mercoledì 26 maggio 2021

...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà (1981): quarant'anni vagando nel mare delle tenebre

Posso farmi accusare subito di lesa maestà? Non credo molto a questa storia di Lucio Fulci il terrorista dei generi, so bene che è un’etichetta che il maestro sfoggiava con orgoglio ed è anche un nome di battaglia notevole.

Personalmente non credo ci fosse vero terrorismo iconoclasta quando Fulci dirigeva musicarelli come “I ragazzi del Juke-Box” (1959) oppure Franco e Ciccio in “00-2 agenti segretissimi” (1964), anche “Zanna Bianca” (1973) è piuttosto noto che Fulci non sprizzasse proprio gioia da tutti i pori all'idea di dirigerlo. Ma questo rientra anche nella narrativa di tutti i nostri registi di genere, tutti quelli che hanno lavorato tra gli anni ’60 e gli anni ’80, hanno firmato ogni tipo di film, dai musicarelli ai peplum. Credo invece fermamente che solo Lucio Fulci abbia saputo emergere per arrivare, con una manciata di film in una filmografia lunghissima, a poter essere considerato al pari degli altri maestri come Bava e Leone, qui vi assicuro che sono serissimo.

“...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” arriva a coronare un anno, come il 1981, che per Fulci è stato uno dei picchi della sua creatività, lo sanno anche i neofiti del cinema horror che questo film completa la cosiddetta “Trilogia della morte”, tre film tutti interpretati da Catriona MacColl, a partire da “Paura nella città dei morti viventi” (1980) per finire con “Quella villa accanto al cimitero” (1981). Anche se come diceva Shakespeare il secondo atto è sempre quello più drammatico infatti, “...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” rispetta alla perfezione questa regola.

Una delle più iconiche foto mai scattate ad un regista sul suo set.

L’idea per il soggetto fu di Fabrizio De Angelis che partì proprio dal titolo, che è solo la prima delle tante e continue aggressioni di questo film agli spettatori. E tu vivrai nel terrore, con punto esclamativo a ribadire un concetto che viene rivolto direttamente al pubblico e quei tre puntini di sospensione iniziali, che fanno pensare quasi di essere capitato nel mezzo di una storia più grande e già iniziata (d’altra parte è il secondo capitolo di una trilogia tematica), ma che lascia intuire che ci possa essere anche altro in quell'aldilà, appiccicato in corsa al titolo perché sui mercati esteri, questo film era stato venduto come “The Beyond” (storia vera). Poi ditemi quello che volete, a completare l’opera poteva esserci solo una meravigliosa locandina del Maestro Enzo Sciotti, che ci ha lasciati da poco (gran brutto modo per concludere una domenica sera per altro...) e che è solo uno dei tanti elementi scintillanti che possiamo trovare in questo film.

Affidato a Dardano Sacchetti, la sceneggiatura venne scritta si vocifera, in dieci giorni prendendo ispirazione da “Il giro di vite” di Henry James, solo dopo venne rivista da Giorgio Mariuzzo e dallo stesso Fulci e non esisto a credere che sia stata buttata giù in tempi da record, la storia di un hotel maledetto, costruito sopra una delle sette bocche dell’inferno sparse sulla Terra. Sul serio, “...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” si guarda davvero per la sua trama? Non scherziamo dai.

L'alternativa era l'Overlook, fate un po' voi.

Continuando lungo la pericolosa china che ho deciso di abbracciare, cominciando con il mettere in dubbio il nome di battaglia di Fulci, mi espongo ad altro sguardi d’odio, ma ci vuole l’onestà intellettuale di riconoscere che il film del Maestro è profondamente debitore di “Inferno” (1980) di Dario Argento, anche qui abbiamo un libro finto al centro della trama (il libro di Eibon, derivato dai miti di Cthulhu, un’invenzione attribuita a Clark Ashton Smith) ma anche molti altri passaggi della storia trovano corrispondenze nel film di Argento uscito solo un anno prima.

Bisogna anche aggiungere che il terzo atto con i suoi cadaveri caracollanti è stato un’imposizione dei produttori a cui il regista avrebbe fatto volentieri a meno, ma ormai Fulci era quello degli zombie, quindi due morti viventi bisognava metterli anche qui (storia vera). Eppure tutto questo passa in secondo piano davanti alla riuscita dell’opera, diventa facile ammetterlo anche per uno “scettico” come me, uno che di norma resta affascinato dalla solidità di una bella trama ad ingranaggio, dove tutti gli elementi si coordinato alla perfezione gli uni con gli altri.

Quando l'idraulico che hai chiamato per quella perdita, non accetta critiche sul suo lavoro.

Eppure la bellezza del cinema sta anche in questo, a volte, in qualche caso raro la forma è maggiore della sostanza a patto di avere qualcuno dietro alla macchina da presa che sa il fatto suo e Fulci ammettiamolo, in questo era davvero Maestro. Su “...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” sono stati scritti saggi, libri, non credo esista un singolo film horror italiano più analizzato e preso come esempio di questo film, quindi in occasione del suo quarantesimo compleanno, scrivere qualcosa di davvero originale su un film del genere, equivale più o meno ad essere come i protagonisti del film, con la loro minuscola speranza di uscirne vivi.

Con la serena rassegnazione di chi non ha nulla da perdere posso dirvi invece questo, ogni cinéfilo nell'era dell'Internét che utilizza la parola “visionario” per ogni regista che smarmella la fotografia e dirige inquadrature sghembe, dovrebbe ricevere dritto dall'aldilà, un sonoro schiaffone sul coppino dallo spirito di Lucio Fulci, in modo da vivere (e scrivere) nel terrore, o per lo meno dovrebbe essere costretto a rivedersi questo film, per capire davvero com’è fatto un film visionario per davvero. Classido? Senza ombra di dubbio!

“...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” comincia con una scena ambientata dell’albergo in Louisiana nel 1927, un incipit che in alcune edizioni del film è stato tagliato perché scambiato per il trailer di un’altra pellicola (storia vera). Con la sua fotografia virata al color seppia, un gruppetto di paesanotti armati di torce fa giustizia sommaria di Schweik, un pittore accusato di essere uno scrittore che senza troppa pietà viene crocefisso nello scantinato e ricoperto di calce viva. Pronti via, Lucio Fulci ci è già saltato addosso con il coltello tra i denti e lo spirito di chi non ha nessuna intenzione di prendere prigionieri.

Salto in avanti alla Louisiana del 1981, Liza Merril (la solita bellissima Catriona MacColl) eredita l’albergo e i problemi iniziano fin da subito. Ristrutturare è difficile, se lo avete mai fatto in vita vostra lo sapete, ma di norma gli operai non muoiono cadendo malamente dalle impalcature, ma nemmeno gli idraulici chiamati a riparare le perdite nello scantinato, di norma non vengono aggrediti malamente, in ogni caso i traslochi nei film dell’orrore sono sempre presagio di sventure.

Specialmente quando in cantina hanno crocefisso qualcuno.

Una menzione speciale la merita il personaggio di Martin, per il ruolo dell'architetto, Fulci voleva una faccia nuova, dopo il provino ritenne che quella di Michele Mirabella fosse la più azzeccata, ma il futuro presentatore di programmi Rai dedicati alla salute, nascose i suoi trascorsi nella pubblicità e per questo, fece incazzare due righe Fulci, uno che sul set non si è mai fatto problemi a strapazzare gli attori per raggiungere il risultato desiderato (storia vera). Ma ora permettetevi di infilarmi gli occhiali per un secondo e di accendere la pipa, questo film richiede di percorrere strada non convenzionali, quindi sotto!

Fulci più volte intervistato su questo suo capolavoro, definiva il film con l’aggettivo “artaudiano” in riferimento al teatro della crudeltà di Antonin Artaud, un tipo di rappresentazione in cui la crudeltà non era intesa come sadismo, ma come sacrificio di qualunque elemento che si imponesse come un limite alla rappresentazione. Secondo Artaud il testo si era imposto in modo tirannico sulla narrazione ed ora fatemi togliere questi dannati occhiali e spegnere questa pipa puzzolente per dirvela a modo mio: su “...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” è stato detto e scritto tutto, ma il film di Fulci resta un labirinto in cui trovare l’uscita pare piuttosto semplice considerando la trama di partenza così esigua, ma è solo un'illusione.

Immagini che puoi sentire nella tua testa.

Il labirinto Fulciano apre porte su nuove stanze, ci riporta al punto di partenza come a Monopoli, gli imprevisti sono pastori tedeschi fedelissimi un momento prima e pronti ad azzannarti alla giugulare quello dopo (ennesima strizzata d’occhio ad Argento, in questo caso ad una scena di Suspiria) e in tutto questo, la colonna sonora di Fabio Frizzi, diamante incastonato nella corona di questo capolavoro, ben salda sulla testa di Fulci, resta un tema musicale in grado di spiazzare proprio come il film: inizia con un tema ossessivo, cambia tempo e direzione più volte e spesso non sembra nemmeno di stare più ascoltando la stessa colonna sonora. Esattamente come il film spiazza completamente, facendoci perdere in una storia che è una spirale (d’orrore) che inizia con un quadro e finisce con i protagonisti che si perdono in quello stesso quadro, il famigerato mare delle tenebre che è un piccolo capolavoro creato dallo scenografo Massimo Lentini, che prendendo ispirazione dai dipinti di Fabrizio Clerici, ha saputo creare un infinito aldilà in cui vagare ciechi e folli in mezzo ad echi Lovecraftiani.

A me gli occhi (e tutto il terrore che siete capaci di provare)

A proposito di Lovecraft, ad ovest di Stuart Gordon, uno dei pochi ad avere l’ardire di affrontare adattamenti diretti dei racconti del solitario di Providence, Fulci qui è stato uno dei pochissimi in grado di evocare quel tipo di orrore ancestrale che oggi per comodità e per pigrizia, visto che è diventato un altro di quegli aggettivi abusati dai cinéfilo nell'era dell'internèt, definiremmo “Lovecraftiano”, che in pochissimi sono stati in grado di portare sul grande schermo. Chi altri ci è riuscito? Di sicuro il Maestro John Carpenter e anche qui, i punti di contatto tra Il seme della follia e “L'aldilà” non mancano, purtroppo chi è pagato per scrivere di cinema e ha la fortuna di intervistare Carpenter, il più delle volte è impegnato a chiedergli per la miliardesima volta di come ha composto il tema di “Halloween”, piuttosto che fare le domande davvero interessanti, quelle che potrebbero mettere in chiaro ancora di più, quanto Fulci sia venerato all’estero e come al solito, quasi ignorato in uno strambo Paese a forma di scarpa, ad esclusione ovviamente degli appassionati di Horror.

Siccome affronto questo post con il destino già segnato dei protagonisti del film e di tutti quelli che si sono lanciati prima di me, nell’impresa di scrivere qualcosa su questo capolavoro, il rito di passaggio inevitabile è citare le parole del Corriere della Sera, che all’uscita del film lo recensì in questo modo: «Il primato il film lo tocca solo nello stomachevole. E siamo sinceri: a tale livello è più tollerabile la pornografia». Stesso destino capitato anche a Carpenter quello di essere paragonati ai pornografi, perché chi scrive per mestiere di cinema a volte non ha il tempo di soffermarsi e i film non capiti alla loro uscita, sono quelli che davvero danno una spallata alla storia del cinema.

Nemmeno la posa da Dylan Dog e Groucho potrà aiutarvi.

Di davvero Lovecraftiano in questo film, trovo la sua capacità di scardinare le mie certezze ad ogni visione, come uno dei personaggi scritti dal vecchio H.P. ogni volta che vado a rivedermi il film (attività in cui mi esibisco abbastanza spesso, lo ammetto) ho la spocchia di credere che questa volta troverò la soluzione al rompicapo e forte della mia passione per le trame solide, cartesiane, in cui tutti gli elementi trovano il loro posto, finisco per godermi questo spettacolo, questo labirinto di specchi pieno di false piste per quello che è, uno spettacolo che non va compreso o capito, ma apprezzato e goduto in ogni suo fotogramma, pensato per fare quello che i film horror spesso si dimenticano di fare: spaventare e disturbare le certezze degli spettatori.

No cari signori del Corriere della Sera, non è pornografia questa ma precisa volontà di turbare il pubblico, perché di davvero terroristico qui abbiamo la regia di Lucio Fulci, un preciso, spietato e costante attacco alle cornee degli spettatori, che non a caso sono spesso il bersaglio della violenza portata in scena da Fulci, che si “cita addosso” ricreando la scena dell’occhio di Zombi 2, non una, ma bensì due volte, ed ogni volta più cattiva e violenta della precedente.

Una delle scene più evocative di “...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” resta senza ombra di dubbio l’incontro con la non vedente Emily (Cinzia Monreale) lungo quella lunga, apparentemente infinita strada che sembra uscita da un sogno (anzi da un incubo) e anche se nel film appare per pochi secondi, ha saputo diventare iconografica fin da subito. Dove poterà quella strada? È un posto reale? Risposte il film non ne fornisce, ma ci chiede di consegnare il nostro sguardo al regista, che non farà altro che sacrificarlo utilizzando la violenza (e qui l’aggettivo “artaudiano” torna di moda) per metterci esattamente sullo stesso piano dei protagonisti.

Non abbandonare il tuo cane in tangenziale (pubblicità progresso)

Emily cieca e con i suoi occhi bianchi (sul pianeta Terra) è la custode di una delle porte, gli occhi sono il bersaglio principale di Fulci che qui si, da vero terrorista attenta al nostro sguardo. Come nei peggiori incubi il ritmo del film e delle singole scene sembra bloccato, congelato di fronte all’orrore, il fermo immagine sul primo piano della bambina urlante nell'obitorio, paralizzata dalla paura davanti al sangue che cola e avanza sul pavimento. Fateci caso, ogni singola scena di questo film pare durare il triplo del necessario e spesso i protagonisti, invece di fuggire restano immobili, lo stesso identico tipo di immobilismo che si prova negli incubi, quando il nostro cervello scaricando le scorie (o la peperonata della sera prima) decide di regalarci qualche visione da incubo.

Si intitola "...e tu vivrai nel terrore!" mica nella pace e nella gioia.

Quella paralisi di terrore per Fulci diventa una cifra stilistica, i morti viventi procedono lentissimi e saranno pure stati imposti dalla produzione, ma pur essendo una manciata di comparse fanno trasparire la sensazione chiara che là fuori, ora che il male è uscito dalla sua scatola, possano esserci solo cadaveri da cui non sarà possibile scappare perché esattamente come per i protagonisti, il nostro destino è segnato.

Lo stesso Michele Mirabella potrebbe scappare davanti alle tarantole (molte vere e altrettante palesemente posticce) ma resta inchiodato come noi davanti ad una replica di “Elisir” dedicata alla sciatica. I registi che si sono abbeverati alla fonte di Fulci poi sono stati tanti, basta dire che Sam Raimi ha inserito il fotogramma ravvicinato della tarantola nell’incubo del suo Peter Parker in Spider-Man, inoltre tutti quegli occhi strappati malamente, sono stati omaggiati da Tarantino in “Kill Bill” (2004), questo solo per citare due nomi, perché Fulci non è stato profeta in patria, ma Maestro del cinema all'estero di sicuro.

“In questa nuova puntata di Elisir parleremo delle punture di ragno”

“...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” evoca un orrore ancestrale, con la sua straordinaria capacità di rendere materiale da cinema l’imponderabile come quella sensazione di terrore che ti resta addosso dopo che ti risvegli da un incubo, oppure che ti attanaglia mentre leggi un racconto di Lovecraft. Lucio Fulci ha firmato uno spaventoso gioco di specchi in cui è facilissimo restare invischiati perdendo le proprie certezze (cinematografiche), con questo film si finisce come Liza e John, ciechi e folli in una valle oscura in cui la diritta via è sicuramente smarrita. Perché anche quando il tanto agognato aldilà non è più un luogo di pace, non esiste nessun poste dove tu possa nasconderti.

Fulci forse ad inizio carriera non era (ancora) il terrorista dei generi, ma qui il suo piano iconoclasta era decisamente al suo massimo e il compianto Giannetto De Rossi, anche lui scomparso da poco per altro a pochissima distanza dal Maestro Sciotti, era il suo alfiere più agguerrito, autore di tutti i trucchi e gli effetti speciali necessari ad accanirsi sulle nostre cornee, con la precisa intenzione di distruggere il nostro sguardo, facendo saltare per aria con il tritolo ogni nostro punto cardinale cinematografico.

Se non è uno dei più grandi finali di sempre questo, non esistono grandi finali.

Non lo fanno più cinema così povero ma pieno di trovate, arrabbiato ma con una precisa missione, uno alla volta stiamo anche perdendo tutti i grandi Maestri che con il loro talento questo cinema hanno saputo crearlo e renderlo leggendario. Fulci, De Rossi, Sciotti, molto meglio quando erano talenti di questa portata a farci volutamente vagare ciechi e pazzi in un cinema così sovversivo, spaventoso (come dovrebbe essere sempre l’horror) e anarchico, piuttosto che in tanti filmetti contemporanei per cui uno cieco, vorrebbe esserlo davvero sì, ma per non doverli vedere mai più.

Il minimo che possiamo fare dopo quarant'anni dall’uscita di un capolavoro così, resta ricordare la sua grandezza, il talento di tutte gli artisti coinvolti e ricordarci che nel cinema horror è bello perdere le proprie certezze e restare destabilizzati, dimenticarlo sarebbe imperdonabile ma ammettiamolo, anche impossibile, Giannetto De Rossi vive, Enzo Sciotti vive e soprattutto… Fulci vive. Noi invece, continueremo a vivere (e vagare) nel terrore.

36 commenti:

  1. Uno di quei film in cui l'ipotetica non-trama nel senso classico del termine in realta funziona a livello subliminale! Il concetto in fondo e semplice,sotto l'albergo e presente una delle 7 porte dell'inferno,aprendola il male attraversa il passaggio annullando di fatto il confine tra mondo reale e mondo soprannaturale,in pratica i personaggi di fatto e come se fossero sin dall'inizio del film in questo mondo di orrori,dove in in attimo da una stanza di ospedale ti ritrovi all'improvviso in tutt'altro luogo,senza capire il perche,persi letteralmente in un maligno labirinto di follia demoniaca privo di una via d'uscita,nulla ha senso,nulla e certo,nell'inferno non c'e posto per la logica narrativa,sei sballottato qua e la da una situazione all'altra senza soluzione di continuita,puoi solo abbandonarti e subire il terrore!

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    1. Infatti i personaggi non hanno scampo fin dai titoli di coda, ma Fulci diabolico, ogni volta offre l’impressione che sia possibile trovare un senso e un’uscita, la trovo un film capace di togliere i punti di riferimento allo spettatore e più lo guardo, più ne resto affascinato. Cheers!

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  2. Non ricordo sinceramente i motivi per qui,ad un certo punto sullo stivale si e perso interesse nel cinema di genere,privilegiando commedie,o al massimo l'ennesimo film sulla mafia nostrana! Forse proprio il fatto che gli horror nostrani erano apprezzati prevalentemente all'estero,forse un semplice cambiamento culturale negli italiani,forse solo ignoranza cieca dei produttori,davvero non ho mai capito del tutto cosa e successo! E il paradosso dell'Italia definita la patria mondiale dell'arte,dove in realta gli artisti sono letteralmente l'ultima ruota del carro,gente come Giannetto De Rossi che per poter continuare a fare il suo lavoro si e trasferito in Francia,da sempre grande amante degli horror fulciani!

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    1. Sicuramente è arrivato un cambiamento (in negativo) troppo facile da identificare con la popolarità dei canali tv non targati Rai, sarebbe una semplificazione enorme, il problema vero è che in questo strambo paese a forma di scarpa si è sempre spremuto il limone di un genere, dai “sandaloni” agli spaghetti western fino all’horror, per incassare subito senza un minimo di programmazione. Motivo per cui Fulci e Bava, Sciotti e Giannetto De Rossi qui non dico che siano nomi sconosciuti, ma quasi. Cheers

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    2. Un bel giorno sono arrivati Boldi e DeSica a determinare la nuova rotta del cinema italiano ed ecco che tutto cambia... In peggio

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    3. Ilo problema è che a un certo punto, negli anni 80, la tv , quella berlusconiana in particvolare si è mangiata tutto : i film al cinema non dovevano più essere troppo violenti in modo da essere venduti alle tv.
      Se poi i film li finanziavano compagnie con un piede nelle tv, come Cecchi Gori e Medusa... e infatti Fulci, Bava e e compagni furono messi sotto contratto per la Mediaset per realizzare film di emme che vennero poi lasciati marciare in magazzino.
      In pratica , li avevno "bloccati " contrattualmente perché non lavorassero più da nessuna parte.
      Deetto questo, i film horror di Fulci li trovo uno più stupido dell' altro : questo Aldilà, incensato da tutti come un capolavoro, l' ho sempre trovato una ga++ta senza senza senso, soporifero in più punti.
      Taccio su Zombie 2.
      E ora, appendetemi al muro .

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    4. Bravissimi, i cinepanettoni si sono divorati tutto :-/ Cheers

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    5. Bene per l'analisi storica, malissimo per quella cinematografica, fa piacere aver scritto un post intero dove mi sono sforzato di andare oltre la mia passione per le sceneggiature cartesiane per vedere che lo sforzo è valso a qualcosa, sono soddisfazioni ;-) Cheers

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    6. Di cartesiano con il grande Fulci c'è ben poco, lui era più per il non euclideo in pieno stile lovecraftiano e un capolavoro come “...e tu vivrai nel terrore! - L'aldilà” lo dimostra in pieno: e la trama poi è comprensibilissima, a patto però di decifrarla con l'aiuto del Libro di Eibon ;-)
      Visionario e artaudiano (la poetica della crudeltà di Artaud si sposa perfettamente con le prostetiche ripugnanze di Giannetto De Rossi), senz'altro, dove i termini NON sono assolutamente usati a sproposito. Per gli spropositi, in primis proprio il non capire come Fulci avesse colpito nel segno, bisognava rivolgersi agli esimi critici del Corriere, sulla stessa lunghezza di presunti giornalisti dediti agli scoop farlocchi su presunti spettatori svenuti in sala durante le proiezioni dei film fulciani...
      Un capolavoro, dicevamo, un incubo a occhi aperti dove non c'è scampo per nessuno, nemmeno per chi una delle malefiche porte fra il mondo dei vivi e quel cieco Aldilà l'ha forse già varcata da molto tempo (quando Liza si rende conto che i passi di Emily NON fanno rumore... e, del resto, come poteva essere apparsa all'improvviso su quella strada?) solo per essere dannata in eterno, assieme al proprio compagno a quattro zampe. E poche cose rendono così bene il concetto di eterna dannazione come quel disperato finale, del tutto degno di entrare nella storia del cinema.
      Ah, e ancora oggi io considero questo inarrivabile Fulci superiore al collega Argento con il suo precedente e più convenzionale "Inferno" ;-)

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    7. Lo penso anche io, con tutto che "Inferno" mi piace, Argento avrà anche avuto per primo certe idee ma secondo me tra i due Fulci ha saputo sfruttarle meglio, poi vabbè potessimo sempre stare qui a dover scegliere tra titoli così ;-) Cheers

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  3. Che bella sorpresa! Ci tenevo tanto a sapere il tuo parere sull'opera più visionaria del Maestro! Ottima analisi!

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    1. Non potevo perdere questo compleanno importante, ti ringrazio molto spero che l'attesa sia valsa a qualcosa ;-) Cheers

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  4. Mi pare proprio il caso di parlare di un argomento a me molto caro,ovvero le locandine cinematografiche e l'incredibile arte che c'era dietro! Persone come Enzo Sciotti,oppure il mio prediletto Drew Struzan ed altri ancora prima di loro,incredibile come quelle locandine fossero piu efficaci dei trailer,ora quelle maledette locandine realizzate in serie intercambiabili col photoshop sono a dir poco deprimenti! Una delle mie locandine preferite in assoluto e quella del film "Grizzly-l'orso che uccide",ma potrei stilare una lista biblica!

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    1. Uno che ha omaggiato questa vecchi arte ormai soppiantata da photoshop? "The Mist" (2007), Frank Darabont uno di noi ;-) Cheers

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  5. cito: “visionario” per ogni regista che smarmella la fotografia e dirige inquadrature sghembe. Ho visto un film di zombie ultimamente che appartiene a questa categoria visionaria XD XD XD Ad ogni modo è la seconda volta nel giro di poco tempo che commento una recensione di questo film, di norma non lo farei ma la bara è ormai una seconda casa e quindi bando alle ciance. Scrivi giustamente che affrontare il film è l'equivalente del destino segnato dei protagonisti, concordo pienamente, allora siccome io non voglio finire in quella landa desolata di dico cosa sia per me "...e tu vivrai nel terrore". Semplicemente Fulci in totale e anarchico controllo sul mezzo porta sul grande schermo un incubo, una lunga strada a senso unico che scava nel profondo di un animo nero. In questo film non esiste il giorno, c'è la luce si, ma è sempre e comunque notte. L'unico modo per sopravvivere all'incubo è non vederlo, diventare ciechi, in quel finale poetico e assolutamente portentoso.

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    1. Ogni riferimento a fatti, cose, persone o Zack Snyder è puramente voluto ;-) Sappi che sei sempre il benvenuto, detto questo, scrivere qualcosa di questo film dopo quarant’anni che viene studiato è un mezzo suicidio, si finisce come i protagonisti, inevitabile! Cheers

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  6. Grandissimo film.
    E qui vorrei ribadire il solito concetto trito e ritrito, ma dolorosamente necessario.
    Solo qui da noi siamo ancora alle prese col decidere se rivalutare una certa filmografia. Di cui dovremmo essere orgogliosi, e invece quotidianamente disdegnamo.
    Perche' fuori dai nostri confini, il cinema italiano e' QUESTO.
    Fulci e' considerato un maestro, negli USA. Guai a toccarglielo.
    E sai che ti dico? Hanno ragione, porca miseria.
    Avessimo noi un briciolo di tutta la riconoscenza e il rispetto che mostrano da quelle parti.
    Ma pure in Giappone vale il medesimo discorso, eh.
    Un sinistro maniero con gli zombi dentro...vi dice niente?
    Ok Romero, ma Mikami ha ammesso tranquillamente di aver preso spunto da Fulci.
    Era questo, il cinema italiano all'estero.
    Perche' erano prodotti di ampio respiro, e pensati per un pubblico internazionale.
    E di fatto era grazie ai loro incassi che si tirava su la grana necessaria a fare quei film che tanto mandavano in visibilio i nostri critici con la pipa.
    Ingrati, ecco cosa sono.
    Degli autentici ingrati.
    Fulci, come tanti altri, si e' arrabattato con mille lavori (e regie).
    Senza vergognarsene, perche' era tutta gavetta. Utilissima quando poi trovo' finalmente la sua dimensione artistica e creativa. Con l'horror.
    E' inutile. Certe cose vengono cosi' bene perche' uno c'è le ha gia' dentro.
    O ce le hai, o non ce le hai.
    Una volta su aveva piu' spirito pionieristico. Oggi non si ha piu' il coraggio di uscire da quel dannato tinello.
    Gran recensione, Cass.
    Complimenti.

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    1. Il continuo ostinarsi Italiano ad ignorare l’horror non si limita a quello nostrano, ma a tutto quanto gli esempi purtroppo sarebbero tanti, inoltre nel tempo per chi i film vuole farli per davvero, non è cambiato nulla, al massimo è peggiorato. Grazie capo gentilissimo. Cheers!

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    2. In America Fulci lo fanno addirittura studiare nelle università e nei college di Cinema insieme a Bava, Leone ed altri... fate un pò voi.

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    3. Su Fulci e Bava mi fido perché non ho tali conferme in merito, su Leone sicuramente è così (storia vera). Cheers

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  7. Pochi giorni fa ho parlato di lui, e questo film, che tuttavia conosco in parte, è nella lista dei suoi e tanti altri prossimi, ma non so quando ;)

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    1. Ti ho letto ;-) Ci arriverai e non vedo l'ora di sapere la tua in merito. Cheers

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  8. L'ho visto una sola volta anni fa, durante un tour de force di recuperi horror (parecchi di Fulci), anche se non ricordo molto mi sono rimaste impresse un paio di immagini e scene. E' in lista per la seconda visione.

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    1. Migliora con il tempo, nel senso che ha una certa fama e quindi alla prima visione potrebbe non sembrare all'altezza delle aspettative, ma troo che si un film in grado di diventare più ipnotico ad ogni visione. Cheers!

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  9. Festeggio con piacere quest'altro film che compie gli anni, ma non sono un fan del mio omonimo, che per tanti anni ho provato a farmi piacere ma forse ho scoperto troppo tardi. Questo film l'ho visto durante le mie ricerche "pseudobibliche" e quindi le parti che preferisco sono quelle che ruotano intorno ai "libri falsi", così come sicuramente il finale ha una potenza visiva che sbaraglia tutto e tutti ancor aoggi, ma non lo metto nei film da rivedere. Comunque, di nuovo, auguri! ^_^

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    1. Ci sta, so che non sei grande appassionato del tuo omonimo, però almeno riconosci i meriti del film, tanto di cappello e continuiamo i festeggiamenti ;-) Cheers

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  10. Più Classido di così si muore. Bel post per un film che sta bene in qualsiasi mia top 5.

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    1. Ti ringrazio molto, potrebbe essere uno dei miei horror italiani preferiti, sono felice di averlo finalmente tra i Cassidy ;-) Cheers

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  11. sono anni che minaccio mia madre aracnofobica ad honorem,di fargli vedere questo film che non ha mai visto e di qui non conosce certi dettagli......,mi sento proprio un figlio modello!

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    1. Ah pensavo la minacciassi di farle vedere Elisir o qualche altro programma con Michele Mirabella ;-) Cheers

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  12. Capita a fagiolo! Proprio questo mese sulla rivista cartacea "Nocturno Cinema" sono uscite due belle e lunghe (supongo le ultime realizzate dai due) interviste a Giannetto De Rossi e a Enzo Sciotti i quali parlano approfonditamente del loro rapporto con Fulci. A parte la vexata quaestio su Auretta Gay, in particolare de Rossi si era detto certo che al regista romano non piacesse girare horror ma che lo facesse solo perchè si "trattava di lavoro".

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    1. Non ho ancora letto l'ultimo numero di Nocturno ma lì sono Fulciani Doc ed ero certo non avrebbero perso il compleanno. Esatto, proprio quello che intendevo sulla questione del terrorista dei generi. Cheers

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  13. Penso che la colpa della scomparsa dell'horror italiano sia da addebitare piu' ad un sistema di pensiero commerciale che ai cinepanettoni o alle reti Mediaset (ricordiamoci la famosa "Notte Horror" su Iltalia 1. E' che ad un certo punto ci si e' accorti che l'italiano medio aveva bisogno di piu' dello svago ridanciano che di restare con le unghie ficcate, per il terrore, in una poltrona di velluto rossa. E' successo..e questo, purtroppo e' quanto. Per fortuna stiamo assistendo ad una inversione di tendenza, ma questo mi porterebbe fuori tema.Detto cio', il maestro Fulci non si discute; "L'aldila'" ti tiene ossessivamente incollato allo schermo, ipnotizzato dalle amosfere oniriche e nebbiose di un ambiente tetro e malsano. Amo la fotografia di questi film. Qui non c'e' scampo per nessuno, fino all'ultimo degli ultimi, legati al filo di una speranza illusoria che viene del tutto infranta nel finale ( un quadro di Dali', un incubo di Lovecraft). Meraviglioso. Ciao a tutti.

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    1. Sono d'accordo sull'inversione di tendenza non so, credo che il bisogno di disimpegno (chiamiamolo così), avrà sempre la meglio e anche questo fa molto paura. Cheers

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    2. @Guy Montag
      La Mediaset commissionò pure 3 film horror per tv ( una notte al cimitero, la casa dell' Orco, a cena col vampiro ) ed erano delle bambinate innocue.
      Poi, a notte horror facevano vedere spesso film horror poco violenti e/o censurati.
      E si trattava cmq o di film famosissimi ( come Nightmare ) o trashate di serie B comprate a pochi spicci ( the Ticks) o che guarda caso erano della Medusa ( che a sua volta appartiene a Mediaset ).
      Insomma, sempre meglio comprare roba già fatta che spendere soldi nel produrla.
      P.S. Come mai un mio messaggio precedente su Fulci è sparito ?

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    3. So che Blogger ha avuto qualche problema in questi giorni, ora che me lo hai detto ho controllato gli Spam ma non ho trovato niente anche perché non ho moderazione sui commenti. Cheers

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