lunedì 31 maggio 2021

Benny Loves You (2021): hai un amico in me (weeeeeeeeeeeeeeee!)

Ci sono quelle persone che impegnate in più faccende finiscono per perdere tutto, dal cellulare alle chiavi di casa, ma per fortuna io non sono mai stato così. Non ho mai perso niente in vita mia, anche se sono cresciuto con la colpa di aver “perso” tre dei miei G.I.Joe preferiti quando ero bambino.

In realtà le virgolette lassù non sono state messe a caso, di fatto Flint, Bazooka e Crankcase sono spariti dopo la classica festicciola di compleanno a casa mia, dove per qualche ragione imprecisata ho dovuto invitare tutti, anche quegli amichetti (o presunti tali) che di norma non passavano già tutti i pomeriggi a giocare con me. Sta di fatto che dopo questa festa, la mia collezione di G.I.Joe è stata alleggerita (da qualcuno che forse riteneva necessario farlo) di tre dei miei preferiti, in particolare Flint cazzarola, era quello che mi piaceva di più!

I sospetti io li avevo, anzi ancora oggi posso dire che se [NOME CENSURATO] mi attraversasse la strada sulle strisce pedonali mentre sono alla guida io [CENSURA] per poi scendere e [CENSURA], perché in maniera del tutto montessoriana i miei genitori, mi hanno continuato a ripetere per una vita che io quei tre G.I.Joe li avevo persi, alimentando un senso di colpa abbastanza micidiale lo ammetto. Questo mi ha reso il sociopatico che sono oggi? Sarà la scienza medica (oppure la giurisdizione penale) a stabilirlo, di sicuro mi ha reso molto ben predisposto a storie di vendetta e giocattoli, comunque ci tengo a rassicurare tutti, attraverso aste al cardiopalma e difficili trattative, Flint, Bazooka e Crankcase sono tornati a casa, quindi sono dell’umore perfetto per parlarvi del film di oggi, “Benny Loves You”.

Yo Joe! (traumi infantili risolti)

Presentato all’ultimo Trieste film festival e da qualche giorno disponibile sulle principali piattaforme streaming, “Benny Loves You” è un gioiellino che unisce cultura nerd e sbudellamenti, la tradizione di Chucky la bambola assassina applicata ad una commedia britannica, per 94 minuti (durata perfetta) assolutamente spassosi, in grado di portare qualcosa di fresco alla tradizione delle bambole e dei giocattoli assassini nel cinema horror, settore già piuttosto affollato ammettiamolo.

“Benny Loves You” si apre con un prologo dedicato alla viziata bimba Ashley e al suo non tanto tenero orsacchiotto, un inizio che sembra omaggiare volutamente Dolls, per un film che da quello di Stuart Gordon sembra aver imparato l’amore per le soluzioni artigianali. Già perché “Benny Loves You” è scritto, prodotto, diretto, interpretato e vitaminizzato al computer con effetti grafici che risultano artigianali tanto quanto quelli pratici che popolano la pellicola, da Karl Holt, per un film che sa davvero di torta fatta in casa, basta dire che la mamma di Holt senza nessuna vera esperienza, ha ricoperto il ruolo di tecnico del suono del film (storia vera).

Karl Holt, l'eroe di cui non sapevamo di aver bisogno.

“Benny Loves You” è la storia di un trentacinquenne che tutti credono più vecchio (malgrado lui ricordi a tutti la sua vera età) di nome Jack interpretato come detto da Karl Holt, uno di quei nerd che dopo anni si ricompra i G.I.Joe perduti per risolvere i suoi traumi infantili vive ancora a casa con i genitori, uno che parla citando le frasi dei film e che sul posto di lavoro, non brilla nemmeno se per guadagnarsi da vivere progetta giocattoli.

Quando dico che Jack parla per citazioni, intendo proprio dire che comunica con quelle che io chiamo “citazioni involontarie”, quando hai visto così tante volte un film che i dialoghi diventano parte della tua parlata quotidiana. Infatti per mettere in guardia la bella Dawn (Claire Cartwright) sul pericoloso Benny, Jack dice che non si può trattare o patteggiare con lui citando Terminator e più avanti, si esibisce in un «Get away from her you bitch!» citazione che se non avete riconosciuto, potete lasciare immediatamente questa Bara per sempre.

Citazioni, le stai facendo bene.

La vita di Jack cambia il giorno del suo compleanno quando al lavoro il suo odioso capo minaccia di licenziarlo e i suoi genitori lo lasciano orfano, morendo in un incidente domestico di rara stupidità. Jack di colpo si ritrova a dover affrontare tutto quello che ha sempre ignorato, ovvero gli orrori della vita adulta, fatta di lavatrici, spesa oppure rate del mutuo da pagare.

Il nostro bambinone (e parliamo di uno che si fa luce temendo di avere i ladri in casa, usando la replica di una spada laser) dovrà mettere via i giocattoli e crescere, tutti, anche l’amatissimo pupazzo Benny, un coso che per tutto il film viene definito orsetto, anche se non lo sembra per nulla anche perché "parla" con tre frasi registrare, una è il titolo del film, l’altra è il suo gioioso grido di battaglia «Weeeeeeeeee!» che è già diventato un mio piccolo culto personale, forse anche una “citazione involontaria”.

“Benny Loves You” unisce il romanzo di formazione di un personaggio che è stato un bambino per 35 anni e lo intinge nel sangue e nelle dinamiche da Slasher movie. Il modello di riferimento, non solo geografico visto che parliamo di film inglesi, resta sicuramente Shaun of the Dead di cui questo film non ha ovviamente la stessa geniale potenza, ma Karl Holt è un dritto, uno che ha fatto i compiti e infatti la regia e il montaggio di “Benny Loves You” sono una delle sua migliori armi a disposizione, se pur ispirati entrambi al lavoro di Edgard Wright, non mancano di una personalità propria e rendono questo piccolo film girato in casa (e in famiglia), un vero gioiellino che non dovreste perdervi.

Se senti il "Weeeeeeee!" non perdere tempo e... scappa!

Ovviamente in molti momenti sembra di guardare una parodia horror di Toy Story, perché Benny vuole davvero bene al suo (non più tanto) piccolo padroncino, solo che dopo essersi animato mostra il suo amore come se fosse un bambino a cui non è mai stata spiegata la differenza tra bene e male, tra vita e morte, un po’ come accadeva in “Bad Milo!” (2013) ma con risvolti meno scatologici d’ispirazione Troma e molto più sangue e budella, perché gli omicidi di "Benny Loves You" sono tanti, variegati e spassosissimi.

Sto continuando a snocciolare nomi anche di alto e altissimo livello, ma vi assicuro che Karl Holt pur citando i classici (assistiamo anche ad un accoltellamento alla caviglia che strizza volutamente l’occhio a Evil Dead) non risulta mai davvero urticante, perché mosso da sincero entusiasmo e poi soprattutto perché il suo film, sta in piedi sulle sue gambette proprio come fa Benny, animato un po’ con vecchi trucchi pratici “vitaminizzati” da un po’ di CGI casalinga che regala momenti davvero riusciti, come lo scontro tra l’analogico Benny e il tecnologico robot, sulla carta progettato per diventare la nuova strenna Natalizia di tutti i bambini.

Anche se io per Natale preferirei Ninja Benny.

Ci sono momenti di genuino amore per il cinema, non solo Horror in questo film, perché i pupazzi “uccisi” da Benny utilizzando gli spaghetti cotti in scatola come budella esposte resta una trovata brillante, che può funzionare solo in un film che abbraccia il sangue e la commedia trattandoli entrambi con grande intelligenza. Le gag ricorrenti poi non mancano, in un film che potrebbe essere, se non destinato a diventare un piccolo culto, almeno a farvi passare 98 minuti in compagnia di un pupazzo psicotico a suo modo irresistibile e a quintali di amore per i trucchi vecchia scuola, quelli che hanno reso grande il cinema che piace a questa Bara.

Scrivere di un film come “Benny Loves You” è un rischio, perché la voglia è quella di raccontare tutte le scene e le trovate divertenti, quando invece un film così curato e artigianale nel suo piccolo, va al massimo scoperto e suggerito, quindi fate anche voi la conoscenza di Benny e ricordatevi che i giocattoli non si buttano via, soprattutto perché… potrebbero ritornare!

24 commenti:

  1. Chissà perché mi ha ricordato Pupazzo criminale di Lillo & Greg..

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    1. Perché Lillo & Greg sono due geni, anche se qui nessuno si esprime in calabrese estremo ;-) Cheers

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  2. Ciao, sono Pasquale Dianomarina, campione mondiale di calabrese estremo. Vabbè mi avete sgamato... Sono Lillo😉

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  3. Visto che adoro Chucky e adoro anche i film inglesi, questo sembra fare proprio al caso mio! Grazie!

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    1. Figurati sono qui per questo, penso che ti piacerà ;-) Cheers

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  4. Solidarietà per i 3 desaparecidos da uno che perse la testa del Baron Karza TRE giorni dopo averlo comprato ... è rimasto decapitato per vent'anni! :D

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    1. Sono sofferenze che posso comprendere... Bro-fist! Cheers

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  5. Ho visto la locandina del film pubblicata su qualche sito e mi ha subito ispirato, ora che ho letto la tua recensione correrò a gustarmelo! Sei stato fortunato a recuperare i gi Joe rubati e a risolvere il tuo trauma... Un possibile serial killer in meno in giro per le strade... Forse...

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    1. Esatto... forse, a meno che [CENSURA] non mi attraversi sulle strisce pedonali, weeeeeee! ;-) Cheers

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  6. Visto l'anno scorso proprio durante il Festival di Trieste in streaming, sono stato più cattivo con il film, perché l'idea è ottima ma mi è sembrato un ossessivo ripetersi di uno stesso schema per 90 minuti: come quasi ogni altro film del festival, anche questo aveva tanto l'aria di un cortometraggio di cinque minuti ripetuto per novanta.
    Non sono riuscito a lasciarmi trascinare dal palese gioco dell'assurdo, dove cioè l'autore non dà alcuna spiegazione dei fenomeni totalmente illogici che avvengono e quindi non sai mai quali siano le regole da seguire - se cioè hanno ancora valore le leggi naturali del nostro universo o vale tutto! - ma dopo l'entusiasmo dei primi minuti mi sono ritrovato a guardare continuamente l'orologio. Sicuramente è fra i film tecnicamente migliori del festival e con citazioni da applauso, però per me ha troppo l'aria del solito cortometraggio allungato/annacquato.

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    1. Avevo dimenticato il tuo post, però rivedendolo ora mi hai ricordato che devo ancora vedere "Boys from country hell", prima o poi ci riuscirò ;-) Holt dopo il prologo ignora volutamente ogni regola, i giocattoli diventano vivi quando il loro padrone cerca di separarsene, un'idea che per assurdo, funziona meglio applicata a quel bambinone che è il protagonista, quindi ho semplicemente evitato di chiedermi altri, l'artigianalità del film ha avuto la meglio su di me ;-) Cheers

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    2. Dimenticavo, proprio l'aver perso dei giocattoli da piccolissimo mi ha traumatizzato così tanto che anch'io sono uno di quelli che non perdono mai niente! Sono l'unico di tutto l'ufficio ad avere ancora la stessa chiavetta della macchinetta del caffè dal 2003! :-D
      Ricordo ancora marchiati a fuoco nel mio cuore quei Goldrake di gomma che ho perso in prima elementare, perché stupidamente li ho voluti portare a scuola, dove la situazione sarebbe stata troppo caotica per tenerli sott'occhio, e la testa del Micronauta nero che ho perso sotto casa mi perseguita ancora di notte, da allora sono ossessionato dall'idea di perdere qualsiasi cosa, foss'anche un elastico!
      Invece, come il protagonista del film, nella mia vita sono stato costretto ad alcune separazioni dolorose, tipo il Castello di Greyskull che non era più fattibile conservare in casa: un giorno tornerà a rivendicare il suo tributo di sangue! :-D

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    3. Mi hai aperto un mondo, a parte che anche io avevo un Goldrake di gomma con un braccio ballerino, che sono riuscito a non far mai rompere, malgrado l'avessi ereditato già danneggiato e ci giocassi un casino (storia vera). Vuoi vedere che ho capito l'origine della mia ossessione per non perdere mai niente? ;-) Cheers

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    4. "La testa del Micronauta nero" ... Felice di aver trovato un compagno di sventura, Sig. Etruscus :)

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    5. @Cassidy
      I miei non avevno soldi quindi mi ipotizzo che pupazzi di gomma dei cartoni giapponesi costassero molto poco, perché ricordo essermene passati diversi per le mani, intorno al 1980. Di sicuro avevo questo modello Toei del 1978, le cui braccia erano attaccate con lo sputo e bastava guardarlo perché si sbrindellasse: in mano a un ragazzino di sei anni che ci giocava dieci ore al giorno era impossibile che rimanesse sano. Un modello simile, ma "tutto d'un pezzo" l'ho perso alle elementari - o forse in qualche dopo scuola - segnandomi a vita: da allora posso aver dato via dei giocattoli, posso averli rotti per giochi troppo impetuosi, ma non ne ho più persi. E pensa che negli anni Ottanta la scatola piena di Masters la portavo pure al mare! In decenni non ho mai perso neanche una ciabatta di He-Man! :-P

      @J_D_La_Rue_67:
      All'incirca in prima elementare (1980 o giù di lì) mi comprarono Baron Karza (mai saputo si chiamasse così, l'ho scoperto poi nell'epoca di internet!) con cui ho giocato fino all'adolescenza: essere palesemente una versione non ufficiale di Jeeg Robot lo rendeva perfetto ai miei occhi, senza quei colori sgargiandi ma un più sobrio nero. Un giorno giocavo sul banco del fioraio sotto casa (non ho idea del perché!) e la testa si staccò finendoci dentro: malgrado le tante proteste di mia madre, il fioraio si rifiutò di aprire il banco (o almeno così la ricordo io dopo quarant'anni!) e così il povero Barone è rimasto decapitato, ma ho provveduto mettendo un siluro al posto della testa: ci faceva un figurone decisamente più gagliardo ^_^
      Di sicuro avevo il cavallo e l'altro personaggio fosforescente, ma poi quando nel 1983 sono arrivati i Masters i Micronauti hanno dovuto lasciare spazio nel mio cuore.

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    6. Ottimo! Io ci misi un accrocchio di Pongo con una sferetta d'acciaio che acchiappasse la calamita! :D

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    7. Uh, ad averci pensato all'epoca! Avevo il DAS, anche se ero una schiappa totale a usarlo, magari una sorta di testa personalizzata sarei riuscita a tirarla fuori :-P

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  7. Si, ne ho sentito parlare. E parecchio bene, anche.
    Mezzi a disposizione scarsissimi e inventiva a mille. Piu' citazionismo piazzato ad arte e nient'affatto in modo pretestuoso o gratuito.
    Segnato.
    Diciamo che ho anch'io i miei "rimpianti di gioventu'" a cui conto di mettere una pezza, prima o poi.
    Il fatto e' che tramite l'internet e la baia non sarebbe nemmeno troppo difficile recuperarli, se non fosse che ormai e' tutta roba con su etichettato VINTAGE e te la vendono all'equivalente di un rene perfettamente funzionante.
    Se uno pensa che all'epoca le ha pagate quattro lire (che gia' era una bella cifra, facendo i dovuti paragoni), visto che le lire c'erano ancora...

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    1. Incredibilmente poi, questo film è uscito anche da noi giusto giovedì scorso, quindi bisogna approfittare di certi miracoli della distribuzione nostrana ;-) Cheers

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  8. Purtroppo caro Cassidy, anche io sono un barista con gravi turbe mentali, quindi, sebbene anche io abbia perso alcuni giocattoli d'infanzia, proprio perché il fratello Lucius, i miei genitori non avevano grandi disponibilità, tutto ciò che mi è stato regalato dopo i sette anni, l'ho conservato gelosamente e dovrebbe essere ancora in cantina da qualche parte... Pertanto l'idea di separarmi dai miei cimeli e che questi possano prendere vita per il dispiacere di essere abbandonati, mi sembra non solo plausibile ma direi oltremodo realistica! Purtroppo capisco che questa smania del possesso, unita alla paura dell'abbandono ha qualcosa di estremamente sbagliato, però mi sembra di essere in buona compagnia!
    In ogni caso non avevo sentito nulla di questa pellicola, ma il pupazzo mi ispira una naturale simpatia e il protagonista nerd ricorda il me stesso di qualche anno fa, prima delle responsabilità famigliari...
    Grazie, come sempre, per queste simpatiche proposte! 👋

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    1. Non è stata pubblicizzata quasi per niente ma è già un mezzo miracolo che sia stata distribuita anche in uno strambo Paese a forma di Scarpa, quindi tanto vale approfittare ;-) Cheers

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    2. Caro fratello Daniele, la "salvezza" della mia famiglia è stata di non aver mai avuto una cantina, altrimenti avremmo ancora ogni singolo oggetto passato per casa nostra: tra me e mia madre siamo due accumulatori seriali che solamente la carenza di spazio impedisce di trasformarci nei "monnezzai" che in realtà siamo :-D
      Scherzi a parte, essere cresciuto in una casa minuscola mi ha costretto più volte a dover fare una Scelta di Sophie tra i miei giocattoli, semplicemente perché quelli nuovi non potevano più coesistere con quelli vecchi, perciò si doveva "svecchiare" il parco giocattoli. Quelli piccoli era più facile cercare di conservarli, ma quelli ingombranti hanno conosciuto la falce del tempo: sono sicuro che un giorno un Micronauta verrà da me a chiedere di pagare il mio pegno di sangue per averlo abbandonato...

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    3. A parlare di vecchi giocattoli mi è venuta la voglia di andare a recuperarli, anche solo per valutare le condizioni generali. Prima o poi lo faccio e ti dico cosa ne viene fuori! Un abbraccio da un accumulatore a un altro.

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