Non ve lo aspettavate, eh? Sì, perché questa rubrica avrà molte deviazioni lungo il percorso, quindi benvenuti al capitolo a sorpresa della rubrica… Above and beyond!
Stuart Gordon è stato un autore orgogliosamente legato al cinema di genere, i suoi film sono sempre rimasti appena sotto i radar permettendogli di restare indipendente nelle scelte e nei contenuti, ma questo non vuol dire che il regista di Chicago non abbia avuto contatti con il mondo del cinema chiamiamolo "commerciale", anche se è un’espressione che suona sempre un po’ spocchiosa.
Lo abbiamo visto con Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi o con esperimenti bizzarri come Kid Safe, lo vedremo ancora nel corso
della rubrica (anche molto presto) e secondo me nulla toglie al talento o
all’integrità artistica di Gordon, quando sei bravo è normale che tutti ti
vogliano e dopo aver (quasi) diretto Arnold Schwarzenegger, Gordon è arrivato a tanto così dall’aggiungere alla
sua filmografia un passaggio quasi di rito: il rifacimento di un classico del
cinema.
La passione del nostro Staurdo per i classici è cosa nota,
ma un remake vero e proprio nella sua carriera manca, anche se all’inizio degli
anni ’90 ha avuto la possibilità di rifare L’invasione degli ultra corpi di Don Siegel per la Warner Brothers. Anche se qui la
faccenda diventa un pochino fumosa perché la narrativa su Gordon latita un po’, bisogna unire i puntini, quindi andiamo per gradi.
Gli ultracorpi ci invadono... per la terza volta! |
La storia è farina del sacco di Larry Cohen e Raymond Cistheri, ma la sceneggiatura porta la firma di Stuart Gordon e del fidato Dennis Paoli, anche perché originariamente il nostro Stuardo, questo rifacimento avrebbe anche dovuto dirigerlo, cosa sia accaduto nel mezzo, però, resta un mistero che solo la Warner conosce, quindi salto in avanti, la sceneggiatura di Gordon passa da un regista esperto di body horror e di grottesche storture della razza umana, ad un altro autore con la stessa carica anarcoide, Abel Ferrara, che fa revisionare il copione al suo sceneggiatore di fiducia Nicholas St. John e poi si lancia nell’impresa.
“Ultracorpi - L'invasione continua” con il suo orrendo
titolo italiano, gode di una pessima fama, ha raccolto risate al botteghino,
non piace quasi a nessuno, se non al critico Roger Ebert che alla sua uscita lo
considerò anche meglio della versione di Philip Kaufman del 1978 (storia vera). Sicuramente essere la terza versione in
ordine di tempo della stessa storia non ha aiutato la popolarità del film,
inoltre, il vostro amichevole Cassidy di quartiere continua a preferire la
versione del 1978 per efficacia e impatto culturale, ma “Body Snatchers” ha dei
numeri, non molti, ma li ha.
Di sicuro ha anche Forest Whitaker. Su questo non ci piove. |
Se Philip Kaufman, rispetto alla versione di Don Siegel e al romanzo originale di Jack Finney del 1955, aveva allargato il campo da gioco, dalla piccola cittadina di Santa Mira alla grande città di San Francisco, Gordon e Ferrara riportano tutto ad una dimensione più ristretta, anzi, a ben guardare, a due piccole comunità: la famiglia Malone e la base militare di Ford Daly in Alabama, dove stanno per trasferirsi. Perché gli horror che iniziano con un trasloco sono più delle stelle nel cielo, quelle da dove arrivano i bacelloidi.
I Malone all’inizio del film sembrano l’evoluzione della
famigliola di Dolls, ma con figlia grande a carico, papà Malone (il mitico Terry
Kinney della serie OZ) è uno scienziato convocato dai militari che si porta
dietro per lavoro la moglie Carol (Meg Tilly), il figlio piccolo e la giovane
figlia che come una tipica adolescente c’ha lo scazzo alla risposta stile Vodafone,
infatti Marty (Gabrielle Anwar) mal sopporta tutti perché di fatto i Malone
sono già allo sbando, prima di imbattersi in militari, bacelliodi e ultracorpi.
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Il paparino sta pensando che forze gli ergastolani di OZ non erano poi così tremendi. |
Cosa c’è di più comune in un horror del trasloco? I nefasti incontri durante il viaggio dei protagonisti. Nemmeno una mezza aggressione in un’area di sosta da parte di un pazzo delirante impedisce i Malone di raggiungere Ford Daly, qui trovano un mezzo disastro chimico in stato avanzato, il monito di Collins, il dottore della base militare interpretato da Forest Whitaker, ma soprattutto l’atteggiamento passivo aggressivo (ma facciamo anche aggressivo e basta) del Generale Platt, ovviamente interpretato da R. Lee Ermey perché le convenzioni vanno rispettate, quindi un militare che urla deve avere il faccione del sergente Hartman.
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"I tuoi genitori hanno anche figli non umani?" (quasi-cit.) |
Cosa sappiamo ormai a memoria di Stuart Gordon, spero anche un po’ grazie a questa rubrica? Che con il suo stile, il regista di Chicago sapeva prendere personaggi stilizzati, visti e stravisti, utilizzandoli al meglio per far emergere tutte le bruttezze dell’animo umano e della nostra società, quindi la storia avrebbe funzionato benissimo se fosse stata diretta da lui, ma per certi versi, nelle mani di un regista con l’anarchia nel cuore come Abel Ferrara, tutto sale ulteriormente di livello.
Ad una prima occhiata “Body Snatchers” soffre di problemi di ritmo, tutta l’infatuazione di Marty per il bello figheiro della base militare, con tanto di sortita al bar che pare uscito da Top Gun, non brilla proprio per brio, ma è chiaro che Abel Ferrara, qui alle prese con un film su commissione, non rinuncia a quel suo tocco anarchico nemmeno per errore, non limitandosi a fare un compitino e ad incassare un assegno, ma come un guastatore dietro le linee nemiche, armato di coltello tra i denti, striscia sotto il filo spinato (… devo darci un taglio con queste metafore militari) e porta il suo attacco al cuore di non una, ma due istituzioni, classiche dei film americani e di quelli con invasioni aliene in particolare: la famiglia e l’esercito.
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"Il primo che si mette a cantare Take My Breath Away e giuro che me ne vado" |
Sì, perché negli ultimi cinquant'anni, i film americani dalla Pixar a Fast & Furious ci hanno martellato con l’importanza della famiglia, i personaggi possono avere tanti problemi, ma prima dei titoli di coda verranno abbracciati e accettati da un’ideale famiglia pronta ad accettarli e comprenderli. Pensate a molti dei film con invasioni aliene e a tutti quei personaggi in cerca dei loro cari, poi dimenticateli, perché “Body Snatchers” non prende prigionieri.
La famiglia di questo film era già a pezzi prima di scoprire
dell’invasione già in corso, i personaggi di Don Siegel cercavano di combattere per preservare una comunità
aggredita (anche nello stile di vita) da una minaccia rossa esterna e
aliena, quelli di Philip Kaufman tentavano
di lottare per mantenere la propria individualità all'interno di una società
già abbastanza alienata, Abel Ferrara, invece, alza ancora di più la posta in
gioco e il livello di dramma, l’umanità per un anarchico come lui ha già
fallito, la famiglia è a pezzi e i militari, quelli che di solito nei film di
fantascienza arrivano come la cavalleria a salvare i sopravvissuti, qui si
organizzano per trasportare e diffondere da una base all’altra i baccelli, in
una critica anti militaristica evidente (che deve aver fatto colpo su Roger Ebert)
piuttosto evidente, anche perché tra un soldato che esegue gli ordini senza discutere
e un ultracorpo senza più sentimenti di umanità, non so voi, ma io avrei qualche problema a riconoscere la differenza.
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La cavalleria si è data al giardinaggio, meglio non contare su di loro. |
Quando tutto, poi, è ormai perduto, il film riporta attenzione su un dettaglio che diamo per scontato, come umani passiamo metà della nostra vita dormendo, abbiamo organizzato le nostre vite e la nostra società attorno a questo bisogno, per noi è del tutto normale tanto da non considerarlo di certo una debolezza, infatti è proprio qui che gli invasori colpiscono, come Freddy Kruger quando siamo più indifesi e non cito il personaggio di Wes Craven a caso, visto che anche qui la scena in una vasca da bagno diventa il momento più horror di tutto il film, anzi più body horror.
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Come quando in gita qualcuno si addormentava per primo e gli altri gli facevano gli scherzi. |
Kaufman aveva reso esplicite le assimilazioni degli alieni invasori, ma “Body Snatchers” anche qui alza l’asticella e la scena della vasca da bagno è puro body horror dove diventa impossibile non notare lo zampino di Stuart Gordon, ma in un film con così tanti padri illustri, diventa davvero difficile distinguere la paternità delle singole trovate.
Le inquadrature spesso volutamente sghembe, con quegli
angoli assurdi della macchina da presa, sono sicuramente farina del sacco di
Abel Ferrara, il suo modo per suggerire a livello inconscio allo spettatore
quanto il mondo dove si muovono i protagonisti sia ormai totalmente distorto.
Mentre, in tutta onestà, non riesco a capire se l’abbondante tasso di Eros (non
Ramazzotti) nel film sia più un’idea di Ferrara oppure un riflesso della
sceneggiatura di Gordon, in ogni caso resta la trovata più azzeccata di tutto
il film.
Nelle precedenti incarnazioni della storia scritta da Jack Finney, i personaggi una volta sostituiti ed assimilati, perdevano la loro umanità e quella “luce” che li faceva percepire come ancora vivi. Anche la bella Brooke Adams nel film del 1978 una volta assimilata torna in scena completamente nuda, ma il suo corpo non ha più nulla di attraente, Kaufman lo mostra privo di vita, poco più di un manichino, Ferrara, invece, fa brillare le sue attrici rendendole quasi erotiche sì, ma dopo la loro resurrezione come bacelloidi alieni.
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Ora ho capito perché li chiamano ultra corpi! |
Gabrielle Anwar che interpreta Marty Malone è una bella ragazza, ma dopo essere “ritornata” con i capelli sciolti e la regia di Ferrara ti fa pensare «Urca!» e poi un momento dopo «… ehi aspetta un attimo». Non è certo un caso, ma una scelta voluta, perché Abel Ferrara dedica la stessa cura anche a Meg Tilly che dopo l’assimilazione guadagna due quintali di “sesso a pile”, ma diventa anche colei che per Ferrara è destinata ad enunciare il discorso funebre dell’umanità: dove scapperai? Dove ti nasconderai quando non ci sarà più nessun altro come te?
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"Ah Ah" (cit.) |
L’umanità, la nostra società e la razza umana raccontata da Ferrara in questo film, ha già perso in partenza, non ci saranno famiglia o militari pronti a salvarci, gli alieni vengono ad invadere un mondo che ormai è già allo sbando e anche in questo, le tracce del lavoro di Stuart Gordon in fase di sceneggiatura si vedono tutte. Certo, il finale convince poco, gli elicotteri che sparano (per altro con effetti speciali discutibili) mi hanno sempre convinto poco, ma forse sono l’ultimo (inutile) colpo di coda di una società che a distruggere tutto, non ha mai saputo fare a meno e, forse, anche per questo abbiamo perso.
“Body Snatchers” dura 87 minuti, per tutto il secondo
atto pare durare molto di più, resta un film a tratti scricchiolante, ma con
alcune idee anarchiche molto chiare, non sapremo mai come sarebbe stato se lo
avesse diretto Stuart Gordon, ma sappiamo che il regista di Chicago ha evitato
una bella pallottola. Perché il piano originale della Warner Brothers era di
distribuire questo remake come film di Halloween per l’ottobre del 1992, ma
spaventati dagli altri titoli in cartellone, pensarono di farlo uscire solo
nel 1993, per altro in pochissime sale, dove incassò poco o nulla accumulando
recensioni negative.
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#releasetheFerraracut |
Il piano era rischioso, ma chiaro: un horror a basso costo, quasi d’autore, da lanciare nella grande distribuzione, l’indecisione dell’ultimo minuto lo ha ulteriormente penalizzato, ma è l’ennesima conferma di quanto la Warner non sia nuova a bizzarre strategie di mercato.
Noi, invece, con questa rubrica dalla prossima settimana torneremo nei ranghi, dopo il capitolo a sorpresa, è il momento di un altro viaggio in Italia con Stuart Gordon, ci vediamo qui tra sette giorni, non mancate altrimenti vi dovrò considerare dei bacelloidi.
A me era abbastanza piaciuta questa versione degli anni 90,da un punto di vista strategico ha senso che l'invasione dei baccelloni parta e venga diffusa dai militari,avendo a disposizioni i mezzi,le armi e l'autorita sui civili di cui dispongono,possono diffondersi molto piu rapidamente.
RispondiEliminaSto pensando ai tanti respiri di sollievo che ho sentito tirare, quando la faccenda vaccini è stata affidata ad un militare. Lo dico solo per fare un esempio pratico eh? ;-) Cheers
EliminaStavo pensando a quello che hai detto sul restare orgogliosamente legati al cinema di genere,da alcuni etichettato col termine dispregiativo di "cinema commerciale" oppure "cinema mainstream"! Io dico per prima cosa che il cinema di genere resta il mio preferito in assoluto,quello che piu' ho a cuore,quello che di fatto ha generato la mia cinefilia.Concludo dicendo a tutti coloro che disprezzano questo tipo di film,dicendogli che la settima arte e solo grazie al cinema di genere che esiste,ed inoltre richiede un livello di creativita',di talento e di immaginazione tale,da poter essere tranquillamente indicato come i film piu' belli in assoluto,di certo lo sono per me!
RispondiEliminaIl cinema nasce di genere, poi a me certi paletti intellettuali non piacciono, pur avendo una predilezione per il cinema di genere esistono solo due tipi di film, quelli belli e quelli brutti ;-) Cheers
EliminaIo mi sono sempre immaginato un film sugli ultracorpi,in cui per mostrare gli alieni urlanti che ti beccano per strada,si tiravano fuori una tonnellata di camei del cinema di genere sia sul lato registico,effettistica e recitativo in stile John Landis!
RispondiEliminaIn effetti Landis sarebbe uno indicato a regalarci la sua versione. Dante un po' lo ha fatto con "Looney tunes back in Action". Cheers!
EliminaUumhn...vediamo cosa guardiamo,un dramma multipremiato su una madre single che lotta contro i pregiudizi della societa',oppure un fighissimo film di alieni ripugnanti e bavosi che ti si inchiappettano? Chissa cosa scegliero'! Un saluto alla giuria dei vari festival in stile Sundance,nemici giurati del cinema(migliore)di genere!
RispondiEliminaChe poi Bergman (per fare un nome grosso) è il padre nobile del cinema di genere, quindi questi paletti esistono spesso solo nelle menti dei cinefili. Cheers
EliminaCome non dimenticare il famigerato caso del film "creature del cielo" di Peter Jackson,che fu salutato dalla critica togata come il promettente esordio di un grande talento,con il grande Jackson che non resistette alla tentazione di far fare una figura da scemo del villaggio,facendogli notare di essere il regista di "Bad Taste" e "Splatters",che la medesima critica etichetto' come spazzatura priva di gusto!
RispondiEliminaHanno dimostrato che anche i granchi hanno il naso e qualcuno può utilizzarli come comoda maniglia ;-) Cheers
EliminaSulla questione della sessualita e delle belle figliole,e davvero difficile trovare le differenze,sia Gordon che Ferrara non ci sono mai andati leggeri su quel fronte!
RispondiEliminaEsatto, infatti la paternità di quella trovata non riesco a capire se è di Gordom, di Ferrara oppure più semplicemente di entrambi. Cheers!
EliminaSul fronte degli anni 90,mi hai fatto tornare alla mente il film "The Faculty" di Robert Rodriguez,letteralmente una fusione tra gli ultracorpi e "la cosa", e un sacco di tempo che non lo vedo,me lo ricordo piuttosto divertente!
RispondiEliminaIdem, sia per il tempo trascorso sia per il ricordo. Cheers!
EliminaFilm che ho visto una sola volta a fine anni '90, probabilmente su Italia 1, non mi lasciò ricordi spiacevoli, anzi era forse più (body) horror dei suoi precedenti, che avevano una componente psicologica sicuramente più marcata, mentre qui emerge tutto lo spirito critico di Ferrara, anche se bisogna fare attenzione a cogliere le sue "picconate". D'altronde se non è la polizia come istituzione è l'esercito che viene preso di mira dal regista newyorkese, ora in pianta stabile a Roma. Sicuramente è tutto molto più pane di Gordon, che ha, a mio avviso, inciso parecchio sul risultato finale. Comunque mi sono sempre piaciuti i bacelloidi!! Buon venerdì.
RispondiEliminaLa zampate di Gordon si vedono, d'istinto tutto questo (bel) Body Horror sembra farina del suo sacco, poi resta un film con problemi di ritmo, ma siccome ero nel mezzo del ripasso ultracorpo(so) e nella rubrica su Gordon, questo film non poteva mancare su questa Bara ;-) Cheers!
EliminaIo mi immagino una invasione oggi di baccelloni! Dopo tot tempo le persone si accorgono che i leoni da tastiera dei social internet sono diventati insolitamente pacati ed educati oltre ovviamente ai social rimasti desertici visto che per la maggior parte fungono da sfogo per i sospetti casi di minus abens,in effetti se accadesse oggi sarebbe difficile non notarlo il cambiamento,l'estinzione del cyber-bullismo!
RispondiEliminaNotizie straordinarie!!!i malati mentali dei manicomi di tutto il mondo sono diventati improvvisamente sani!Pronti per il rientro in societa'nella migliore delle condizioni,ovvero uniformati e totalmente privi di qualunque pensiero critico e senza piu'il bisogno di sviluppare tratti caratteriali autonomi ma al contrario abbracciando il pensiero di massa!Ok puro delirio Lovercraftiano-Carpenteriano a parte,siamo sicuri che non siamo gia' stati invasi dai baccelloni?
EliminaSono fra quelli che vogliono bene a questo film, anche se onestamente non mi spingerei a fargli scalare posizioni: l'essere al terzo posto della trilogia dei baccelloni mi sembra più che giusto.
RispondiEliminaUscì che io ero in piena venerazione di Ferrara quindi non ho potuto che amarlo sin da subito, anche se devo confessare di averlo rivisto pochissimo, preferendo le opere più intime di Abel. Sai che ignoravo fosse un film nato per altri? E addirittura che fosse coinvolto Gordon, il regista che in pratica è stato protagonista del meglio della sua epoca pur non riuscendo ad apparire come meriterebbe.
Anche secondo me, uscito per terzo resta per terzo, l’originale e la versione del 1978 restano stabilmente in vetta ;-) Esatto, Gordon pare quasi sempre ad un passo da tutto quello che conta, un pioniere dimenticato lo definirei. Cheers!
EliminaA parte il film, che dovrei probabilmente rivedere, l'immagine che cambia nel post è inquietante :D
RispondiEliminaAspetta di vedere la scena del film allora! ;-) Cheers
EliminaCredo di averlo visto un paio di volte, una sicuramente su Italia 1, all'oscuro di tutto, l'altra anni dopo aver recuperato "Scent of a woman" ed essermi "innamorato" della Anwar (so che i film sono praticamente coetanei, ma quello con Pacino l'ho "boicottato" per anni...).
RispondiEliminaDi questo film di Ferrera he ho un ricordo vago ma non malvagio. Della serie: ho letto le peggiori film su di un film tutto sommato onesto e con qualche tocco di classe (come il body horror parecchio inquietante). Naturalmente il film non può reggere il confronto con quelli di Siegel e Kaufman, ma non è così pessimo. Anzi. Quasi quasi vedo se riesco a recuperarlo...
Come dicevamo qui sopra, Siegel e Kaufman saldamente in vetta, ma questo film ha dei numero, averlo rivisto in pandemia globale poi ha un valore aggiuntivo notevole. Cheers!
EliminaSi, mi ricordo pure questo.
RispondiEliminaE il mio primo pensiero fu "Ma ce n'era veramente bisogno?"
Beh...dopo averlo visto, posso dire di se.
Ferrara, a suo modo, dimostra di aver qualcosa da dire.
Ma non sapevo che ci fosse dietro lo zampino di Gordon, giuro!
Tuto sommato é una rilettura abbastanza interessante, specie per la scelta di mettere al centro l'esercito.
Nel capostipite era quello a salvare l'umanità, come nel più classico e scontato dei finali buonisti.
Nel remake successivo era inutile sperare nel loro intervento. Mentre qui...
Qui saranno loro stessi a scavarci la fossa.
E' piaciuta anche a me la trasfigurazione che subiscono certi personaggi dopo essere stati "rimpiazzati".
Specie quelli femminili, ovvio.
Quasi come se la contaminazione possa risultare in qualche modo auspicabile, per la prima volta.
Come se gli ultracorpi fossero la soluzione per un'umanità allo sbando, e nella loro nuova forma possano tirare fuori il meglio da ogni soggetto.
Un pò come i cari vecchi Meganoidi di Daitarn III. Che volevano si assoggettarci, ma non con la conquista violenta. Bensì con una massiccia opera di persuasione.
Dimostrandoci quasi quanto fosse bello diventare immortale, super - forte, privo di debolezze umane.
Qui fanno uguale.
Sembra quasi che dicano ULTRACORPO E' BELLO!!
La venuta degli invasori sembra quasi portare l'ordine e la compostezza in una società senz più punti di riferimento validi.
Il finale, nella sua evidente forzatura, risulta però interessante.
Quasi mostra una possibile convivenza, tra i "nuovi umani" e i vecchi superstiti.
Non sei obbligato a diventare come loro, ma...cosa farai, quando non ci sarà più nessuno come te?
La risposta é fare come hanno fatto loro, all'inizio.
Mimetizzarsi. E colpirli quando meno se l'aspettano.
I sopravvissuti, di fatto, diventano la nuova minaccia. Gli outsiders.
Merita, nonostante tutto.
Piccola nota a margine che non c'entra nulla: trovo anch'io che in situazioni di emergenza sia utile affidarsi ai cari, vecchi marmittoni dell'esercito.
Almeno il loro dovere lo fanno.
Non lo so, il Romeriano in me scalpita ;-) Cheers
EliminaEh. In effetti quando interviene l'esercito, nei film del grande Romero, e' il momento in cui finisce tutto a schifio.
EliminaAppunto ;-) Cheers
EliminaNon lo vedo da secoli, ma non lo ricordo malaccio.
RispondiEliminaCerto, ha più senso che i baccelloni invadano prima una base militare in modo di avere armi e autorità per rendere l'invasione più veloce , piuttosto che una popolatissima città , dove ti possono scoprire in poco tempo ( come in quello di Kaufman ).
Anzi, perché non sostituirsi da subito ai potenti del mondo, come politici, industriali e magnati vari ?
Eco, ho dato l'idea per il prossimo, inevitabile remake .
Peccato resterà inascoltata, sarebbe troppo logica. Anche perché il remake numero quattro già uscito nel 2007, era ancora più campato in aria. Cheers
EliminaTanto campato in aria che dovrebbe essere considerato un prodotto parallelo ai tre film precedenti, non avendo praticamente niente a che fare con loro...
EliminaQuesto terzo capitolo, pur rimanendo qualche gradino sotto quello di Kaufman, ne porta avanti in qualche modo la visione pessimistica riguardo al destino dell'umanità intera: laddove, a fine anni '70, freddezza e indifferenza nei rapporti umani stavano iniziando a intaccare il tessuto sociale aprendo quelle crepe in cui gli ultracorpi si insinuavano (senza far troppa fatica, anzi), negli anni '90 lo sfascio è totale tanto che il loro arrivo può davvero quasi essere visto come un nuovo inizio... il genere umano ha giocato e perso, punto, e ora spetta ad altri dettare le regole (il finale molto difficilmente potrà mai cambiare la sostanza o la direzione del processo in corso).
Va da sé, poi, che le zampate body horror del qui sceneggiatore -nonché regista mancato per poco- Gordon si facciano apprezzare eccome ;-)
Quello che colpisce è proprio il cinismo, insieme a tutto quel bel body horror, tutta roba che non era semplice trovare negli anemici anni '90. Cheers!
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