giovedì 29 aprile 2021

Il petroliere (2007): ci sarà sangue (e nemmeno poco)

Una manciata di film che nel corso degli anni, per via di un metodo di immedesimazione sempre più articolato e complesso, si sono sempre fatti più rarefatti. Fino al ritiro anticipato (rispetto allo straripante talento) per andare a fare lo scarpolino in toscana alla faccia della vita mondana di Hollywood. Siamo qui per festeggiare il compleanno di Daniel Day-Lewis, anche noto in amicizia come Daniele Giorno-Luigi.

Per scegliere il film giusto per fare gli auguri di compleanno a questo illustre baby pensionato, ho avuto pochissimi dubbi e ho scelto “Il petroliere”, che a casa Cassidy è una sorta di titolo di culto, uno di quelli che genera immediatamente una reazione.

Si perché fa parte di quella porzione di pellicole con cui ho tediamo la mia Wing-woman, alcune erano davvero ciofeche inguardabili di cui pagherò pegno a vita (tipo “Speed racer”), altre come questo film invece, la stessa Wing-woman è prontissima ad ammetterne la qualità, ma mi rinfaccerà a vita di averla costretta in un cinema, a vedere un film che inizia con 14 infiniti minuti senza dialoghi (storia vera).

La nascita del personaggio, partorito dalla terra dopo 14 minuti di travaglio.

Ve lo ricordate il 2007? Anno incredibile in cui sono usciti una serie di film che mi hanno colpito molto, Into the wild, La promessa dell'assassino e “Non è un paese per vecchi”. Quest’ultimo per altro girato a pochi chilometri dal film di Paul Thomas Anderson (detto Pitì), i Coen hanno accumulato qualche giorno di ritardo sul loro piano di lavorazione, per via del cielo oscurato dal fumo provocato da Anderson, per la maestosa scena della distruzione del pozzo petrolifero (storia vera).

“Questo farà girare tantissimo i coglioni ai Coen”

Liberamente, molto liberamente, tratto dal romanzo “Petrolio!” di Upton Sinclair, il film sceneggiato dallo stesso Pitì Anderson mette meno risalto sulla componente politica della storia, lanciando però inevitabili strizzate d'occhio al signore che nel 2007, era l’inquilino ufficiale della Casa Bianca, uno che arrivava da una famiglia che di mestiere, faceva la stessa professione del protagonista Daniel Plainview, a cui il titolo italiano del film è completamente dedicato.

“Il Petroliere” non è certo un titolo sbagliato, di sicuro è più diretto e meno evocativo dell’originale “There Will Be Blood”, ci sarà sangue, che di fatto, diventa quasi una promessa nei confronti degli spettatori. Intitolare questo film “Il Petroliere” è un po’ come intitolare “Quarto potere” (1941) qualcosa come “L’editore”, oppure “Tutti gli uomini del presidente" (1976) chiamarlo “I giornalisti”, che comunque sarebbe sempre meglio di The giornalisti, così tanto per dire. Non si tratta di un titolo errato, solo un po’ riduttivo rispetto agli intenti perché “There Will Be Blood”, parla di sangue, che sia esso il sangue nero della terra (chi ha detto Jack Burton?) oppure i legami di sangue, intesi come di famiglia o destinati a finire nel sangue dei personaggi del film. Quindi intitolare un film “Ci sarà sangue” è una chiara dichiarazione di intenti, che Pitì Anderson ha preso dannatamente sul serio nel momento in cui ha scelto come protagonista Daniel Day-Lewis.

"E cioè il petrolio?", "No, sangue nero della Terra" (cit.)

“Il petroliere” è stato il primo film di Anderson senza tracce di Philip Seymour Hoffman nel cast, pare che dopo aver visto “Ubriaco d'amore” (2002), Daniele Giorno-Luigi abbia espresso l’interesse di lavorare insieme a Pitì, i due sarebbero tornati sullo stesso set per Il filo nascosto, ma sono di parte perché “There Will Be Blood” potrebbe tranquillamente essere il mio film di Anderson preferito. La mia Wing-woman mi percula da anni perché finisco per riguardamelo con puntualità sinistra, forse non sarà il miglior film di Pitì in assoluto, ma per me resta un Classido!

Daniele Giorno-Luigi ha avuto un anno intero di tempo per preparare il personaggio di Daniel Plainview è il risultato sarebbe anche riduttivo definirlo da Oscar, premio che l’attore si è portato a casa. Più che altro si tratta dell’ennesima sparizione di Daniel Day-Lewis, all'interno di un personaggio che è tutto tranne che piacevole e con cui l’attore ha dovuto “convivere” per più di un anno. Visto che ho detto la mia sul titolo, fatemi esprimere anche sul doppiaggio del film: Francesco Pannofino è bravissimo nulla da aggiungere, purtroppo la vocina flebile e volutamente irritante che si è inventato Paul Dano per il suo (doppio) ruolo, viene piallata, ma la perdita più grave resta comunque la possibilità di gustarsi il lavoro di Daniele Giorno-Luigi, che pare abbia preso ispirazione per la parlata e la voce del suo personaggio, da alcune vecchie registrazione del regista John Huston. Molto appropriato considerando che nel 1956 il leggendario regista ha diretto uno dei miei adattamenti preferiti di “Moby Dick” e che il personaggio di Daniel Plainview, per come lo interpreta Daniele Giorno-Luigi è una perfetta rappresentazione del capitano Achab, zoppia, ossessione e lucida follia nello sguardo comprese.

“There Will Be Blood” è una storia che parla di America e quindi, di tutto il mondo occidentale. In quanto tale la trama è trascinata per il bavero della giacca da due forze opposte e uguali, da un lato il capitalismo di Daniel Plainview, dall’altra la religione rappresentata dall’aspirante predicatore Eli Sunday, e se ve lo state chiedendo, Paul Dano originariamente era stato scelto per interpretare solo la parte del mite gemello Paul, all'ultimo minuto Pitì ha deciso di rendere i fratelli Sunday (mai in scena insieme nel film) due gemelli, affidando anche il ben più corposo ruolo di Eli a Dano (storia vera).

Vieni Paul, avrai un bel ruolo di tutto riposo, anzi due.

Idea brillante a mio avviso, anche se fa un po’ strano nel film vedere un Dano (nei panni di Paul) molto remissivamente cedere il ricco terreno di famiglia pieno di petrolio a Plainview, e poi ritrovarlo poco dopo, passivo aggressivo nei modi (e nei panni di Eli) dare filo da torcere al petroliere. Perché il film è tutto basato sul loro scontro, capitale contro religione, a loro modo entrambi due fedi, ma solo una potrà trionfare davvero e come in ogni guerra religiosa che si rispetti beh, ci sarà sangue.

L’inizio del film è micidiale, porta all'estremo la famigerata regola (se così vogliamo intenderla) dei cinque minuti iniziali che determinano tutto l’andamento della pellicola, qui i minuti lievitano fino a quattordici (chiedete pure alla Wing-woman, potrà confermare), un tempo extra che Pitì utilizza per introdurre il suo protagonista, impegnato a scavare con attrezzi di fortuna un pozzo e pronto a tutto pur di arrivare all'agognato oro nero, anche di rompersi malamente una gamba pur di assecondare la sua ossessione.

Siamo all’inizio del film e Paul Thomas Anderson dirige la scena come se fosse il climax della sua pellicola, la fotografia di Robert Elswit è perfetta, Daniele Giorno-Luigi sembra già un animale ferito in preda all’estasi dell’oro (mi sia concessa la citazione al Maestro Morricone) e le musiche di Jonny Greenwood, chitarrista solista dei Radiohead a suo agio come compositore, sono a dir poco apocalittiche, lo saranno fino ai titoli di coda, un’atmosfera solenne da vecchio testamento che rende la partitura un memento mori, un continuo ricordarci che ci sarà sangue, tanto sangue.

Avete presenta la scimmia di “2001”? Tranquilli avremmo altro Kubrick più avanti.

L’unico momento di pausa dall’ossessione per il capitale, per il sangue nero della terra di Plainview è suo figlio, che non è nemmeno sangue del suo sangue visto che è un trovatello con un bel faccino, perfetto da portarsi dietro per concludere i suoi affari. Anderson riempie il film di parecchi momenti padre e figlio, brevi, il più delle volte non parlati (vista anche la condizione di H.W. Plainview) ma tutti molto intensi, il bimbo che sfiora i baffoni del padre, il padre che lo abbraccia cantandogli una canzone, mentre quello urla disperato resto sordo dopo l'incidente, in una scena oggettivamente resa straziante anche dall’uso delle musiche di Greenwood. Ci sono tanti piccoli momenti di quasi tenerezza tra padre e figlio che Anderson ci lancia addosso come delle stilettate dritte al cuore, ad esempio dopo la litigata furiosa che arriva prima della conclusione, Pitì piazza quel piccolo Flashback con Plainview che gioca con il figlio, che comunica più di mille parole, mettendo in chiaro i veri sentimenti del petroliere, che in nome della sua ossessione è pronto a sacrificare tutto, perché in fondo sangue chiama solo altro sangue.

Pare che il giovane Dillon Freasier, esordiente totale nel ruolo di Plainview Junior, sia stato scelto tra i timori della madre, quando le hanno detto che suo figlio avrebbe recitato con un tale di nome Daniel Day-Lewis, la signora ha noleggiato il primo film che ha trovato con l’attore, problema: si trattava di “Gangs of New York” (2002) dove Daniele Giorno-Luigi fa il pazzo nei panni di Bill il macellaio. La produzione per placare il panico della signora in tutta fretta, le ha recapitato a casa una copia di “L'età dell'innocenza” (1993), tutto pur di convincerla che un altro Daniel Day-Lewis era possibile (storia vera).

Visto? Un tenerone, tranquilla signora.

Lo scontro tra Plainview ed Eli dura una vita, inizia con il ragazzo che tira su il prezzo della terra e continua come un sassolino che rotola generando una valanga, ma alla fine le grandi faide non iniziano quasi sempre così? Per piccoli attriti che diventano giganti? Plainview odia Eli per quello che rappresenta, per il modo in cui il ragazzo vorrebbe essere considerato, un predicatore che si atteggia come il peggiore dei venditori, uno che utilizza la religione per ribadire il suo potere e la sua presa sulle persone. Infatti è la mancata benedizione al pozzo, formulata non seguendo esattamente le parole indicate da Eli, il casus belli da cui non si torna più indietro.

Di mio sono fondamentalmente laico, anzi proprio ateo oltranzista, quindi per me è istintivo patteggiare per Plainview anche perché ammettiamolo, Eli è un personaggio odioso. Ma il bello di “There Will Be Blood” è il suo chiederci comunque di patteggiare e in qualche modo, portarci a fare il tifo per un personaggio altrettanto esecrabile. Plainview vorrebbe una famiglia ma non guarda in faccia nessuno, nel momento in cui la sua ossessione, il capitale, i soldi, altro petrolio da estrarre, sono messi a repentaglio.

Eppure io penso di avere qualcosa in comune con questo baffone.

Tutta la parte del vero-finto-fratello Plainview mette in chiaro la determinazione del nostro Achab, in un rapporto tra fratelli (si, però Caino e Abele) che per certi versi ritornerà nel finale, infatti ho sempre trovato ironico (di un umorismo più nero del petrolio) il fatto che Eli invocando pietà urli a Plainview «Siamo fratelli!», non un gran esempio Eli, eppure un uomo di chiesa come te dovrebbe saperlo che i fratelli nella Bibbia non fanno una gran fine.

Ci sono tanti momenti incredibili i in “There Will Be Blood”, la già citata scena del pozzo che brucia è un’agonia che ogni volta, mi lascia in tensione, il momento esatto in cui Plainview dimostra che tra il sangue (inteso come legami familiari) e il sangue nero della terra che porta denaro, lui non ha nessun dubbio.

Per essere un film così serio e impostato, quello che adoro di “There Will Be Blood” è il suo sottile umorismo nero, una delle mie scene preferite è il sermone in cui Eli, costringe Plainview a battezzarsi come unica clausola imprescindibile per far passare la tubatura sul terreno di proprietà della sua chiesa. Pitì Anderson girà la scena come un delirio religioso, come un match di Boxe tra i due protagonisti, infatti Eli si diverte un po’ troppo a schiaffeggiare Plainview, che mastica bile ma butta giù il rospo.

Abbiamo capito, a Pitì piacciono un botto le simmetrie centrali.

Quello a cui assistiamo è uno scontro tra pesi massimi dove Eli è impegnato a ribadire la sua superiorità su Plainview, ma il mio momento preferito è la fine della scena: il petroliere accetta questa sorta di umiliazione pubblica ed una volta terminata afferma «Abbiamo la tubatura», poi si alza apparentemente calmissimo, si avvicina ad Eli e Pitì astutissimo, non ci fa sentire cosa il petroliere dice all’uomo di chiesa mentre i due si stringono la mano, però ci mette nella posizione perfetta per vedere la faccia di Paul Dano sbiancare, letteralmente sbiancare dopo aver sentito le parole del suo nemico, che come spettatori non conosceremo mai, ma devono essere state piuttosto chiare considerando l’espressione di Eli. Mi piace pensare che Plainview gli abbia rovinato il finale del film, con una piccola anticipazione dell’ultima scena, quella in cui il sangue promesso fin dal titolo, arriva per davvero.

Non so voi, ma solo il De Niro dei tempi migliori metteva più paura di Daniele Giorno-Luigi.

L’ultima scena è grandiosa, satirica da morire, l’apice di una prestazione incredibile per Daniele Giorno-Luigi, ormai completamente trasfigurato in un capitano Achab, sorto, zoppo, invecchiato incazzato e solo nel suo maniero, come un Charles Foster Kane che ha sacrificato la malinconia in nome dell’astio accumulato negli anni.

Il ritorno in scena di Eli, sembra quello di un pavone impegnato a fare la ruota, nel tentativo disperato di apparire più grosso di quello che in realtà è, ma Plainview ha già fiutato la fregatura e restituisce al suo acerrimo nemico pan per focaccia, o schiaffi e birilli se preferite. Se Eli gli ha chiesto di umiliarsi durante la cerimonia del battesimo, Plainview restituisce il favore moltiplicato da anni di astio accumulata, chiedere ad un uomo di chiesa di urlare «Io sono un falso profeta, Dio è una superstizione» è un attacco quasi blasfemo, una volontà di far trionfare la religione di Plainview su quella di Eli. Una beffa perché il petroliere ha già fatto la sua mossa, con tutto il rispetto per Pannofino, sentire Daniel Day-Lewis in originale, con quella voce folle che si è inventato, urlare «I drink your milkshake!» è umorismo nero allo stato puro, una delle ultime “Frasi maschie” degne di finire su una maglietta del cinema americano contemporaneo.

Classico istantaneo.

La promessa viene poi mantenuta nel finale, il sangue del titolo arriva tutto nel finale e in un film dedicato alla memoria del maestro e ispiratore di Pitì Anderson (Robert Altman, mancato poco prima dell’uscita di questa pellicola), l’ultima inquadratura è quasi Kubrickiana. La frase di Plainview «Ho finito» prima dei titoli di coda ricorda il «Sono guarito» dell’Alex di “Arancia Meccanica” (1971). D’altra parte sempre di anti eroi e di grandi interpretazioni si parla, quindi mi sembra anche sensato.

Un'altra simmetria centrale e... ho finito!

Daniel Day-Lewis si è ritirato dalla recitazione dopo altri quattro film, ma per quello che mi riguarda la sua prova nei panni di Daniel Plainview rappresenta l’apice della sua carriera, per certi versi Daniele Giorno-Luigi ha davvero “finito” dopo questo film, quindi posso dirlo, ho visto conclusioni di carriera ben peggiori di questa.

Ed ora fate un salto a trovare SamSimon e Il Zinefilo, anche loro festeggiano il compleanno del nostro uomo del giorno.

48 commenti:

  1. Mi hai tolto le parole di bocca,strano che nessuno gli abbia proposto "Moby Dick",anche se ammetto che dopo "Gangs Of New York" e "Il Petroliere",interpretare il capitano Achab potrebbe essere una scelta di casting forse troppo scontata,oserei dire quasi classista,un tempo si rischiava facendo casting da zero anche a perfetti sconosciuti,ma dotati di enorme talento.

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    1. Inoltre avrebbe dovuto prima imbarcarsi su una baleniera per almeno sei o sette anni, stando al suo metodo di recitazione ;-) Cheers

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  2. Questo è uno di quei film che mi mancano delle filmografia di Daniele-Giorno-Luigi e nonostante tu me lo abbia venduto benissimo (come al solito!) non sento onestamente al momento l'esigenza di vederlo, sarà che il tema non mi attira più di tanto, nonostante la bravura del protagonista, un attore che giganteggia in ogni parte che fa.
    Personalmente lo ricordo nel giorno del suo compleanno per The Boxer, un film che mi ha davvero segnato e che come fai tu per Il petroliere, riguardo periodicamente, soprattutto per la rappresentazione dello sport come mezzo di comunicazione e di "pacificazione" se mi passi il termine, oltre che per il fatto che amo la boxe, soprattutto per la sua componente di sudore e sangue e anche la storia dell'amore tormentato tra i due protagonisti è resa in modo reaalistico e magistrale, ovvero, come spesso accade nella vita, si parla di solitudini che corrono parallele e si intrecciano ogni tanto ma che non riescono a "quagliare" perché spesso ci sono forze più grandi di loro che impediscono la cosa. Comunque ottimo pezzo e auguri al "nostro" Daniele-Giorno-Luigi.

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    1. A me invece “The Boxer” non ha mai conquistato, malgrado avesse tutto, dall'attore, allo sport fino all'ambientazione per piacermi. Non ti preoccupare, questo film lo continuerò a rivedere anche per te ;-) Cheers

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  3. Un film che ho sempre trovato enormemente frainteso dal pubblico,che i film li guarda girati di schiena! Menzionano di quanto sia cool il protagonista in quanto anti-eroe che ridicolizza un uomo religioso,per tutte quelle persone consiglierei un ripasso dei film diretti da Eastwood che da uomo intelligente quale e,mette sempre i suoi personaggi in dei confronti pnesti con la religione,senza il bisogno di ridicolizzarla,ma piuttosto mostrandone anche i lati piu empatici!La verita e che "Il Petroliere" non e altro che la storia di un uomo orribile nero nell'animo,che quando a trovato la sua fortuna non dovendo piu rispondere a nessuno,hs fatto la cosa piu ovvia per lui,allontanarsi definitivamente dal genere umano legandosi alla religione del dio denaro,compiendo atti meschini verso tutti,il modo in cui allontana definitivamente il figlio adottivo con quelle parole crudeli sono state la sua definitiva presa di posizione sulla sua esistenza,se non sei con lui ed a suo vantaggio,allora sei contro di lui,compreso il figlio!Per questo in fondo e ossessionato dal religioso,in fondo non sono troppo differenti,entrambi hanno dimostrato di essere motivati ognuno a modo suo dall'ambizione piuttosto che da sentimenti altruistici verso il prossimo,solamente per il loro tornaconto personale! In fondo il protagonista e piu legato al religioso che al figlio adottivo,nulla piu di un mezzo per i suoi scopi,che una volta che ha scelto di allontanarsi da lui,ha riversato su di lui,un innocente tutta la sua bile e mancanza di compassione!Il religioso e la persona ha cui e veramente legato,da un sentimento di vendetta,ma sempre un sentimento resta,cosa che non puo dire per la sua finta famiglia!Una volta ucciso il religioso di fatto a tranciato per sempre il suo ultimo scampolo di legame con l'umanita,ottenendo finalmente quello che ha sempre desiderato essere,cioe essere solo con la sola compagnia delle sue ricchezze fredde come lui! Stacco in nero,fine della storia,nessun tifo per lui,nessun anti-eroe,ma solo "Il Petroliere"!.

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    1. Non vedo cosa ci potrebbe essere di eroico (o di anti-eroico) in Plainview, altrove uno così sarebbe il cattivo orribile del film, il bello è proprio questo però, i malvagi hanno storie più interessanti da raccontare, se sei disposto a seguirli ma sappi che ci sarà da sporcarsi, di nero o di sangue. Cheers!

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  4. Simmetrie centrali ne abbiamo, si, ma mai tante quante con l'altro Anderson (Wes)... sarà una questione di cognomi...

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    1. Vero, ci ha pensato il terzo Anderson ad interrompere la tradizione ;-) Cheers

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  5. "Dal cuore dell'inferno,io ti trafiggo,in nome dell'odio sputo il mio ultimo respiro su di te,oh maledetto pozzo di petroliooo!"

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    1. "Dal cuore dell'inferno, io ti trafiggo" poesia. Inizierei tutte le mie frasi così anche se per compare il pane dal panettiere ;-) Cheers

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  6. Tra questo e le bande newyorkesi, ho dei seri problemi a vedere BigD senza baffi 🤣 - e non doppiato da Pannolino.

    Per il resto film immenso. Un vero e proprio macigno di potenza.

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    1. In effetti ha mandato a segno una gran coppia di titoli, ma nell'altro almeno abbiamo ancora Scorsese intento a raccontare tanta altra bella roba, qui Anderson è talmente dedicato al suo protagonista, che Daniele Giorno-Luigi spicca ancora di più. Cheers!

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  7. Sai che ti dico Cassidy,io per Achab proporrei Mel Gibson!

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  8. Tra "drenaggio", "falso profeta", "bastardo nella cesta" qui si è fatta la qualità di buona parte del cinema moderno. Tra i miei preferiti di Paul, senza dubbio. Poi quel pestaggio finale è pura poesia.

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    1. Non potrei essere più d'accordo di così ;-) Cheers

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  9. Ed ora veniamo al gossip :D
    la cosa che mi ha sempre fatto strano di Pitì è che da un regista del suo calibro ti aspetti che si accoppi con una donna di altrettanto calibro. Invece no, sta con una ex comica del SNL che ora fa i filmbrutti con adam "forseunavoltaneiprimianninovantahofattoriderequalcunonelnebraskamapoibasta" sandler. Chissà di cosa parlano la sera a cena...

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    1. Probabilmente di Adam Sandler visto che ha recitato per entrambi ;-) Ma ricordati che uno dei film preferiti di Terence Malick è “Zoolander” (storia vera). Cheers

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  10. Buon compleanno Daniel Day! Ma Day è parte del cognome o parte del nome? X--D

    Gran recensione, come sempre!!! :--)

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    1. Del cognome. Da parte di padre è parente di Mr. Day, quello delle merendine :D

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    2. Direi cognome e ti ringrazio, in ogni caso abbiamo tirato su tutto questo e non lo abbiamo nemmeno battezzato: Daniel-Day-Lewis-Day ;-) Cheers

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    3. Mr. Day ottimo direi. No, forse quello era un altro ;-) Cheers

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    4. Alla fine abbiamo fatto uscire un trittico di recensioni di film tutti diversi e non ci ha nemmeno ringraziato. Che tipo Day Lewis... X--D

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    5. Si sta calando nel ruolo del personaggio che ringrazia, tra tre anni si farà vivo lui ;-) Cheers

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  11. Grandissimo film, mi chiedevo in effetti che fine avesse fatto Daniel Day-Lewis. La toscana tira sempre tra gli americani, pare.

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    1. Chiamali scemi, una delle regioni migliori di uno strambo Paese a forma di scarpa. Cheers!

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  12. Guarda, per fortuna qualcuno c'è che mi ricorda compleanni che non sapevo, questo poi davvero importante, perché di un attore incredibile, pochi film ma buoni, buonissimi, e poi un film come questo, alquanto memorabile ;)

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  13. Devo confessare che quei primi 14 minuti senza dialoghi per me sono stati fatali: ebbene sì, mi sono addormentata.

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    1. Tu non la vedi, ma qui la Wing-woman sta puntando il dito con l'aria di chi dice: «Tu si che parli la mia lingua sorella» ;-) Cheers

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  14. Posso dirlo? Daniele- giorno-Luigi è sicuramente un attore monumentale, ma che io non sono mai riuscita ad amare:troppo manieristico e compiaciuto, gli ho preferito qui Paul Dano (mi lanceranno pomodori adosso) Comunque bel film di Anderson credo che le vette siano "Boogie Nights" e"Magnolia"

    Mariya

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    1. Mi piacciono entrambi i titoli, in quel manierismo ci vedo il vecchio De Niro, quello vero, quando era vivo e faceva tremare il mondo, capace di sparire nei suoi personaggi. Cheers!

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    2. Grande Paul Dano, anche a me piace un sacco (per me sta tra i migliori come Bill Paxton, Lance Henriksen e compagnia bella)!

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    3. Di norma quando lo trovo in un film mi fa piacere, anche se ha tanti titoli di gavetta in carriera da farsi perdonare. Cheers

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  15. Non ho ancora avuto il coraggio di vedere questo film, e dopo aver visto Daniele ne "Il filo nascosto" mi servono almeno un paio d'anni per riprendermi dal trauma :-D
    Però gli faccio tanti auguri e magari tra due anni mi vedo questo suo film :-P

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    1. No, tutta un'altra pasta rispetto a "Il filo nascosto", però prenditi il tuo tempo, più che comprensibile ;-) Cheers

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    2. Siccome Lucius è in silenzio stampa dopo il trauma, mi permetto di rispondere per lui: ha visto "Il filo nascosto" e non gli è piaciuto (storia vera). Cheers!

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  16. "Che possa essere felice col Dio che si e' scelto...".
    Vedendo il finale non ho potuto fare a meno di pensare a quella frase.
    E a differenza di quell'avaraccio di Scrooge, qui non ci sara' mai alcuna redenzione.
    Vivra' come ha scelto, e se ci sara' un prezzo da pagare lo paghera'.
    Fosse in questa, o in un'altra vita.
    E in un altro luogo.
    Non gli importa.
    Il protagonista finisce divorato dalla sua ossessione, ma ne e' pienamente consapevole. E orgoglioso.
    Ha vissuto come voleva. E desiderava.
    Day - Lewis lo ritengo una figura controversa, a suo modo.
    Ha accettato ruoli che nessun'altra sarebbe mai stato in grado di interpretare, facendo sfoggio di un talento e di una classe cristallini.
    E' semplicemente monumentale, quando te lo trovi davanti sul grande schermo.
    Enorme, magnetico, affascinante.
    Col tempo ha centellinato e scelto con cura i suoi lavori.
    Mossa furba, visto che a quanto pare glielo hanno permesso e se lo poteva pure permettere.
    LUI SI, viene da dire. Lui puo'.
    Ma alle volte ho come l'impressione che sia conscio di avere in dote una grazia rara, da usare con parsimonia.
    C'e' poco da fare: tutte le volte che te lo ritrovi davanti, ti strega.
    I suoi pezzi di bravura, anche se e' difficile dirlo perche' non ne ha mai sbagliato uno che e' uno?
    Nel Nome del Padre, Il Mio Piede Sinistro e poi...L' Ultimo dei Mohicani.
    Un grandissimo.

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    1. Alle volte mi vien da sorridere, pensandolo sperduto in un vecchio borgo a fare l'artigiano.
      Anche se ha lasciato detto dov'e'.
      Suona quasi come una sfida.
      "Mi volete? Sapete dove sono, signori. Venitemi a cercare e quanto meno vi staro' a sentire.
      Sempre che abbiate le palle per venire a chiedermi una cosa guardandomi dritto dritto in faccia."
      No, veramente. Ha fatto una cosa che pare uscita da un film.
      Davvero.

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    2. Direi che ha anche sofferto come desiderata ma soprattutto, fatto soffrire. Non mi dire “L' Ultimo dei Mohicani” altrimenti mi metto a correre raccogliendo al volo moschetti. Cheers!

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    3. L’unico film recente (ovviamente prima del ritiro) per cui non si è preso diciotto mesi per entrare nel personaggio è stato “Chicago”, che guarda caso non mi ha mai detto troppo. Cheers!

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  17. Per me un capolavoro. Un film da studiare per scelte estetiche e di montaggio (indelebile il campo/controcampo e inversione nel dialogo tra lui e il figlio ormai grande alla fine del film, quando gli confessa di voler aprire una sua attività). Lo rivedo sempre volentieri e pure per me è il Pitì preferito. Curiosa la lavorazione ritardata dei Coen a causa del fumo di Pitì. Inutile dire che condivido tutto quello che scrivi.

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    1. Anche secondo me, inoltre è il Pitì più accessibile (passami il termine) ma non per questo vuol dire che sia un filmetto, anzi ;-) Cheers

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  18. El Diablo - Condivido completamente il post del Cinefilo Pigro. Anch'io devo rivedermelo almeno ogni anno o 2.Da ateo finisco per parteggiare per il mostruoso Plainview, ma l'Eli di Dano (Bravissimo anche lui)è talmente odioso e ipocrita che nel finale non posso che essere soddisfatto ogni volta. I primi 15 minuti non mi hanno mai annoiato, complice anche la colonna sonora potrebbe sembrare l'inizio di un horror sovrannaturale. E comunque Cass, non sei l' unico ad avere in comune qualcosa con quel simpatico baffone!Hola,
    anzi, HO FINITO!

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    1. Mi fa piacere, pensavo che fosse la mia misantropia ad essere ormai galoppante ;-) Cheers!

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  19. Un filmone e nei primi minuti credevo di fosse rotto il televisore. Però nel nome del padre gli è superiore anche grazie a quel monumento che è postlewait, altro attore di grandissimo talento

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    1. Doppia P era bravissimo, ma era il giorno di Daniele Giorno-Luigi quindi ho scelto un film dove era assoluto protagonista. Cheers!

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