giovedì 15 aprile 2021

Banshee (2013-2016): c'è un nuovo sceriffo in città

Nel folclore Irlandese, le Banshee sono spiriti femminili, generalmente considerate malefiche, vengono rappresentate con gli occhi perennemente arrossati dal pianto, che spesso si confonde con il rumore del vento che in quell'isoletta non manca davvero mai. Insomma è meglio non mettersi contro una Banshee, figuriamoci poi mettersi contro un’intera cittadina (immaginaria) della Pennsylvania, che di femminile ha davvero solo il nome.

Tra il 2013 e il 2016, quasi qualunque canale via cavo americano aveva in produzione una sua serie, il mercato ormai era esploso e per rispondere alla sempre crescente richiesta del pubblico, era più semplice ed economico finanziare una serie nuova, piuttosto che acquistare i diritti per replicarne uno che il pubblico già conosceva a memoria. Ecco perché Cinemax, una sorta di canale “fratello” di HBO con palinsesti interamente dedicati al pubblico maschile, ha pensato bene di affidarsi a David Schickler e Jonathan Tropper, per lanciare una serie che ha potuto contare su Alan Ball nel ruolo di produttore esecutivo.

Per convincermi finalmente a vederla mi è servito la spintarella di un post del Zinefilo e proprio il nome di Ball, uno che vabbè, ha su una mensola di casa un Oscar per la miglior sceneggiatura di “American Beauty” (1999), ma che nel tempo ci ha regalato quella divertente menata di “True Blood”, una sorta di Twilight molto più satirico, grondante sangue e soprattutto carico di ormoni. Ma soprattutto quella meraviglia di Six Feet Under, la più bella serie di cui nessuno parla mai.

Titoli di testa cazzuti ne abbiamo?

Mi sono detto che se a casa Cassidy, la Wing-Woman ed io siamo riusciti a tritarci sette stagioni di vampiri che a turno cercavano di sucarsi Sookie Stackhouse, potevamo buttarci anche su questa, per essere una serie così spudoratamente maschile alla fine è andata piuttosto bene, infatti abbiamo terminato le quattro stagioni che compongono “Banshee” in un tempo ridicolmente breve. Colpa della Wing-woman, quando si prende per una serie mi fa fare le nottate.

Istruzioni per l’uso: se amate i personaggi estremamente sfaccettati e approfonditi, che risolvono le loro dispute seduti ad un tavolo davanti ad una tazza di tè, “Banshee” potrebbe non fare al caso vostro, io ve lo dico, poi fate voi. Immaginate una spremuta di testosterone e situazioni tipiche di tutti i film d’azione che avete visto nella vostra vista, su tutto poi aggiungeteci donne nude, scene di sesso, sparatorie e ammazzamenti brutali, altre donne nude, qualche altra scena di sesso, una spruzzata di situazioni da film Western e per finire, delle donne nude e un livello di violenza che sta due o tre spanne sopra la media di quasi qualunque altra serie abbiate in testa. “Banshee” non si guarda per il “cosa”, quello è piuttosto banale e stereotipato, “Banshee” si guarda per il “come” e quello ad essere davvero azzeccato. Ma anche le donne nude hanno il loro peso bisogna dirlo.

Primo minuto del primo episodio, l’unico momento tranquillo della serie. Da qui in poi è tutta una rissa.

La storia è quella di un tizio senza nome, che arriva in una cittadina violenta e diventa lo sceriffo. Non so voi, ma questo archetipo narrativo possono raccontarmelo in ogni salsa e a me continuerà a piacere, anche se la “salsa” di “Banshee” è decisamente piccante. Si perché il nostro straniero senza nome (lo resterà per tutta la serie, ma ad interpretarlo è Antony Starr, il Patriota di The Boys) esce di prigione dopo quindici anni, è finito dentro per alcuni diamanti rubati alla persona sbagliata, ovvero Mr. Rabbit (Ben Cross) e per proteggere la donna che ama. Appena uscito dal gabbio il nostro protagonista fa quello che ci si aspetterebbe: sesso con la prima cameriera sexy che incontra e poi un lungo piano sequenza fatto di sparatorie, moto rubate e camion che finiscono fuori strada. Siamo a circa venti minuti dall'inizio del primo episodio e “Banshee” sfoggia già più azione delle ultime otto serie prodotte da Netflix che avete visto. Se non fosse così, vi devo una birra.

Lucas Hood (o qualunque sia il suo nome) prenderebbe a calci anche Homelander.

Arrivato a Banshee per ritrovare la sua donna, qui la serie diventa una barzelletta: il nuovo sceriffo viene ucciso al bancone di un bar dopo circa otto secondi, era alto, biondo e nessuno lo aveva mai visto in faccia, il nostro protagonista senza nome, con la connivenza del barista, l’ex pugile Sugar Bates (il mitico Frankie Faison, che diventerà quasi la coscienza del protagonista, oltre che il principale fornitore di Whisky), deciderà di prendersi l’identità e la stella diventando così il nuovo sceriffo Lucas Hood. Malgrado la quasi omonimia non diventerà certo il “Robin” che riporterà la giustizia in città, o per lo meno lo farà sì, ma a modo suo, perché il nuovo Lucas Hood è insofferente ai regolamenti e profondamente convinto che con le cattive, si possa ottenere tutto.

"Whisky?", "Ma sono le dieci del mattino", "Non in Russia"

Per Banshee forse ci vuole uno così, la cittadina immaginaria della Pennsylvania è una polveriera a cielo aperto, da una parte ci sono gli Hamish, proprio come nel bel film di Peter Weir, “Witness - Il testimone” (1985) che viene apertamente citato, che non vanno per nulla d’accordo con la tribù di nativi locale, i Kihano capitanati da un gigantesco capo chiamato Chayton, un omaccione con cresta e tatuaggi che odia gli uomini bianchi e nulla mi toglie dalla testa, che non sia stato l’ispirazione per il Genny Savastano di ritorno dal sud America di Gomorra.

"'Mo ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost'" (tipico proverbio Kihano)

A proposito di personaggi coloriti, il boss locale di Banshee e l’ex Hamish in rivolta di nome Kai Proctor (Ulrich Thomsen), un serpente a sonagli addolcito solo dalla presenza accanto a lui dell’altra Hamish in fuga dalla comunità, la bella Rebecca Bowman (Lili Simmons). Ma non pensate che sia finita qui, perché oltre alle fazioni criminali in lotta, Banshee ha più suprematisti bianchi che ad un raduno di elettori di Trump, infatti viene da pensare che ogni tanto in questo postaccio, ci sia anche qualche cittadino normale, anche se probabilmente resta tappato in casa per la paura di mettere il naso fuori.

Perché con un utilizzo extradiegetico della… se vabbè buonanotte, addio didascalia che nessuno leggerà.

Di sicuro Lucas Hood (o qualunque sia il suo nome) è molto interessato a riconquistare la moglie del sindaco, che di fatto non è altro che la donna della sua vita, che si è rifatta una vita e un’identità, ora di fa chiamare Carrie Hopewell, ad interpretarla è la tostissima Ivana Miličević, non potete mancarla, è quella che vendeva lingerie a Will Smith in Nemico Pubblico.

“Non vorrei smorzarvi l’entusiasmo ma non è la prima volta che mi puntano numerosi mitra addosso”

“Banshee” non perde tempo in chiacchiere, tutti i personaggi sembrano cesellati sul modello maschile di personaggio pronto a bere Whisky a qualunque ora del giorno, perso nei suoi pensieri maschili e pronto a menare le sue mani maschili come qualcuno che era già stato allenato da tana delle tigri prima di imparare come utilizzare forchetta e coltello. In questa serie ogni personaggio è un’arma letale in grado di utilizzare ogni fucile o pistola costruita dall'uomo, oppure di uccidere anche solo a mani nude, in compenso i personaggi femminili non sono da meno.

Si dividono tutte più o meno tra “femme fatale” o generiche strappone che si aggirano mezze nude per gli episodi, quando non vengono uccise (spesso in maniera del tutto estemporanea) solo per motivare i personaggi maschili alimentando il loro tormento interiore e il loro desiderio di vendetta. Insomma tra maschietti e femminucce, tutti i personaggi sono dei cliché a cui però diventerà impossibile non affezionarsi.

I duri non guardano le esplosioni (nemmeno quando sono loro a scatenarle, come ama fare Kai Proctor)

Ad esempio Job (Hoon Lee), si carica sulle spalle tutte le svolte della trama che prevedevano l’utilizzo di un computer: ti serve un’identità nuova? Ci pensa Job? Devi sbloccare una serratura? Ci pensa Job. Un “Mumbo Jumbo” informatico vivente non a caso rappresentato dall’unico personaggio orientale della serie, che però è anche omosessuale, quindi due minoranze in un colpo solo. Altrove direi che è il modo più pigro per spuntare due categorie con un solo personaggio, ma in questa serie Job è talmente mitico da guadagnarsi la simpatia del pubblico. Con il suo stile esagerato e sopra le righe, ogni sua entrata in scena è una sfilata, nella cittadina di Banshee è del tutto fuori luogo, ma proprio per il suo aspetto è l’indiscussa regina di Banshee, anche se Job odia questo posto con tutte le sue forze.

"The library is open" (cit.)

Tutta la serie poi è popolata di personaggi esagerati e sopra le righe, da Clay Burton (Matthew Rauch) il maggiordomo, spalla e guardia del corpo di Kai Proctor, uno che sembra la versione bianca e sadica del Brother Mouzone di “The Wire”, ma non si può non citare il laidissimo Albino, un energumeno particolarmente degenerato che rende la vita carceraria del futuro Lucas Hood un inferno. Compare solo in un episodio ma è talmente malvagio, da motivare quanto basta il nostro protagonista, se per il resto della serie lo vedremo resistere a colpi mortali, pestando tutti come un fabbro, è perché se è sopravvissuto ad uno come l’Albino, tutto sommato gli altri potrebbero essere quasi una passeggiata. Ho detto quasi eh?

Si perché di fatto l’uomo che impareremo a conoscere come James Hood (anche se non si chiama così), è un’icona di resistenza umana. Non ho idea di quale sia il suo vero nome, anche se potrebbe venire fuori dall’anagramma delle parole “Mai una gioia”. Si perché, spogliato di tutto, “Banshee” è la storia di un uomo che ha amato intensamente la sua donna, per poi perderla per quindici anni, e aver attraversato un inferno carcerario solo per ritrovarla con la nuova identità di Carrie, tra le braccia di un altro uomo.

Anche se bisogna dire che Hood ha saputo consolarsi.

La loro storia tragica anima tutta la serie e i personaggi, in nome di quell’amore durato pochissimo e finito con una rapina andata nel modo peggiore, il nostro protagonista è pronto a sopportare qualunque cosa. Certo nel frattempo si consola con tre quarti della popolazione femminile di “Banshee”, ma questo non cambia la natura di un personaggio che è stato felice dieci minuti nella sua vita, e da allora non ha mai smesso di sanguinare, prendere botte, dare pugni e uscire dalla risse a testa alta. Perché proprio i momenti d’azione sono la parte migliore di “Banshee”, il famoso “come” a cui facevo riferimento lassù.

Che siano lunghi piani sequenza di lotta, oppure sparatorie, ogni episodio di “Banshee” ha almeno un momento d’azione girato come il Dio del cinema Action (che io immagino con le sembianze di Arnold Schwarzenegger) comanda. Ognuna di esse è ben studiata, ben coreografata e molto ben eseguita, se le trame possono essere spesso riscaldate, l’azione in “Banshee” è di primissima qualità, basta dire che un intero episodio (1x08) vede Ivana Miličević fare a botte con un personaggio di cui non vi rivelerò l’identità per non rovinarvi la visione, ma l’episodio è davvero tutto così, ogni colpo mortale fa cominciare un flashback e ogni flashback serve a dare motivazione alla lotta dei due personaggi.

A Banshee ogni posto è buono per menarsi, figuriamoci al pub.

La sparatoria gigante con tanto di colpi di Bazooka che conclude la prima stagione è una meraviglia per gli appassionati dell'azione, ma più gli scontri tra personaggi sono sentiti, più risulteranno sporchi, violenti e coreografati alla grande. “Banshee” è una serie (e una città) basata sulla violenza senza tirar mai via la mano, ci sono episodi dove personaggi si menano senza nemmeno averne troppe motivazioni, come fanno Clay e la bella nativa americana Nola (in realtà la cubana Odette Annable), si pestano e si massacrano di botte nell’episodio 3x03 e lo spettacolo è davvero garantito!

Provate a sfotterlo per il farfallino, vi sfido.

L’azione in “Banshee” è talmente curata che persino quando una ragazza, mena uno grosso tre volte più di lei, mai viene da sospettare che sia qualcosa di improbabile, il problema a lungo termine diventa la ripetibilità di questo giochetto, infatti la quarta stagione a mio avviso non regge il passo con quelle precedenti.

La trama di Banshee termina con lo scontro con Mr. Rabbit, dopo questo punto di non ritorno i personaggi hanno praticamente concluso il loro arco narrativo. La terza stagione grazie al gigantesco indiano Chayton fa ancora in tempo a giocarsi un episodio vagamente ispirato a Distretto13, prima di rendersi conto di aver strizzato i personaggi come limoni. La quarta stagione infatti ha il fiato corto fin dai primi episodi, certo si gioca una complessa rapina ai danni dei militari che resta una scena piuttosto notevole, ma la struttura ormai risulta logora quindi l’ultima stagione è quella che mette in chiaro che “Banshee” resta una gran cavalcata, ma destinata a finire presto.

La posa classica degli eroi della Bara Volante.

Si perché non so se lo avete notato, ormai a Casa Cassidy è una regola per quando si decide di affrontare una nuova serie tv: le scene di sesso di solito sono tutte nei primissimi episodi, una trappola per gonzi che serve ad accalappiare lo spettatore. Ecco “Banshee” è una serie dove le scene di sesso continuano per almeno tre stagioni, superando questo pruriginoso banco di prova. Guarda caso la qualità della serie cala quando le scene di sesso iniziano a latitare, ovvero nell'ultima stagione. Insomma, mentre qui a Casa Cassidy tentiamo di dare un nome a questo teorema, sappiate che “Banshee” è fatta di tutta un’altra pasta rispetto a qualunque altra serie tv.

Sarà anche grossolana nelle trame e spudoratamente orientata ad un pubblico maschile, ma di serie più cazzute di così, nel panorama d’azione occidentale, difficilmente le troverete. Si arriva a Banshee per la sua fama e si resta per lo spettacolo che viene garantito, provare per credere.

18 commenti:

  1. Io ho letteralmente perso le diottrie per Lili Simmons! Ne vado fiero!

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    1. Ad inizio serie ho pensato che non era stata scelta per la sua capacità di recitare. Però bisogna dire che il suo personaggio e la prova di Lili Simmons cresce con il suo personaggio quindi funziona alla perfezione, che sia bellissima poi è oggettivo, le chiacchiere stanno a zero. Come le diottrie. Cheers!

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  2. Una serie davvero potente che doveva durare tre stagioni. La quarta è una sciagura insensata.

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    1. Davvero, la terza tiene ancora botta la quarta boh, però che figata è stato andare in visita a Banshee ;-) Cheers

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  3. Mi hanno ven(d)uto cose per molto meno.
    Un peccato non ci sia su Netflix :/

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    1. L'ho pescata su Sky Atlantic, ringrazio l'abbonamento necessario per vedere il Basket che torna utile anche per questo ;-) Cheers

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  4. Altra coincidenza, la sto recuperando adesso insieme ad altre, scoprirai settimana prossima, comunque Bro che Figata (in tutti i sensi :D) questa serie ;)

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    1. Non vedo l'ora di leggerti e qui ci sta tutto: Bro-Fist! ;-) Cheers

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  5. Ho adorato tutte le cose di Ball che hai citato, ovviamente American Beauty e poi True Blood e l'ingiustamente ignorato Six Feet Under. Forse sotto sotto ho un debole per quelle che tu chiami serie maschili? Chissà, comunque mi ispira anche questa! Amo anche le serie dove parlano davanti al tè, ma anche i film dove qualcuno ti uccide con la tazza del tè...

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    1. Anche “True Blood” nella sua scemeria sapeva essere più brillante di parecchia altra roba, inoltre la tazza da tè è un’arma mortale, chiedilo ad Alice (non quella di Resident Evil) ;-) Cheers

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  6. Contento di averti nel gruppo di quelli che sono andati giù sotto di brutto per questa serie. L'ho vista parecchi anni fa su consiglio dell'amico Stephen Gunn e sono bastati pochi episodi per subirne assuefazione. Trovare in TV roba così forte, sotto ogni punto di vista, è davvero difficile: la qualità delle stagioni non sarà omogenea, purtroppo qualche scelta narrativa non è stata felice, ma ad avercene di serie così cazzute :-P

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    1. Stefano Pistola parlare con lingua diritta, livello di assuefazione bello alto ;-) Alcune scelte non sono proprio di alta qualità, ma l’azione, le coreografie, da quel punto di vista non avrei mai voluto lasciare Banshee! Cheers

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  7. È stato il mio guilty pleasure per 4 anni, trovo strano anch'io dirlo ma in queste scazzottate, in queste scene bollenti e in questi personaggi tagliati con l'accetta, c'ho sguazzato felice.
    La prima stagione non si batte, poi ci si affeziona a questi protagonisti feriti e alle dinamiche di episodi in cui le botte da orbi non mancano mai. Job e Sugar nel mio cuore.
    Sì, la quarta stagione la ricordo molto stanca e ormai superflua, però c'era una puntata giocata tutta sulle telecamerine in missione che mi aveva entusiasmato (sbaglio? Era nella terza? Ormai è tutto confuso).
    Banshee un posto tranquillo non lo era di certo, ma di sicuro la noia non mancava!

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    1. Ci sarà un motivo se andiamo d’accordo ;-) Era la quarta, però dici bene, la prima e buona parte della seconda sono al massimo della forma, i personaggi conquistano, ora sarà difficile trovare qualcosa con cui comare il vuoto, perché non credo sarà semplice trovare un’altra serie così. Cheers!

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  8. Non avevo bisogno che la vendessi così bene per sapere che era già prenotato un mio giro di giostra su questo telefilm molto chiacchierato. Se poi metti azione fatta bene, belle ragazze e personaggi cui affezionarsi, rendi impossibile la mancata visione. Purtroppo, anche ragionando quadrimensionalmente, ho molti problemi di (o con) il tempo, nel senso che manca proprio! Speriamo che arrivi a transitare su Prime in un futuro non troppo lontano... 👋

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    1. Anche io ci ho messo molto, ma vale la pena, serie che crea dipendenza ;-) Cheers

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  9. Adorata. Ricordo che mi stupivo di come la mandassero in onda. Una roba di violenza e sesso spanne sopra qualsiasi altro prodotto. Donne bellissime: Lili Simmons, Carrie, la annable, siobahn (la mia preferita). La terza stagione con quell'assalto al distretto e l'agente nazista pentito è ancora un ottimo prodotto. La quarta gira a vuoto e non ci credono neppure gli attori.

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    1. La quarta davvero svogliata, ma fino alla terza tutto figo, peccato un po' per il nazi pentito che non ha avuto abbastanza episodi per respirare come personaggio, un po' come la vice Siobahn ma malgrado i difettucci la serie è davvero grande e ci si affeziona a tutta la banda ;-) Cheers

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