A volte basta una vignetta per perdere la testa per un fumetto, ad esempio una delle mie preferite di The Boys è quella in cui Garth Ennis ha deciso di iniziare una delle storie con Billy Butcher, inglese ed orgogliosissimo di esserlo, impegnato a guardare con un sorrisone tronfio sul volto la scena di un film, che nella vignetta in questione non si vede, ma viene evocato da una porzione di dialogo (per altro leggermente differente da quello del doppiaggio Italiano) che ho voluto omaggiare nel titolo del post e che arriva dritto dal film che festeggiamo oggi, 45 anni dall’uscita italiana di “L'uomo che volle farsi re”.
Mi sono già largamente espresso su cosa penso dell’inutile
espressione “americanata”, quei poveri di spirito che la utilizza sottovalutano
un fatto non da poco, lo sciovinismo inglese, un concetto che di norma mi
farebbe accapponare la pelle, ma che in campo cinematografico mi ha regalato
solo gioie perché mi fa pensare ad una manciata di titoli. Potrei quasi tirare
su una mini rubrica, la trilogia dello sciovinismo inglese, nel caso il primo titolo
sarebbe sicuramente questo capolavoro di John Huston, ma comunque anche negli
altri due titoli che ho in testa, recita comunque Michael Caine. Segni di
continuità britannica.
Sembra Mosè ma in realtà è qualcuno di molto più leggendario, il grande John Huston. |
Non credo che un Maestro come John Huston abbia bisogno di presentazioni, è stato il modello di riferimento di tanto registi che a loro volta hanno fatto scuola. Il grande regista ha inseguito a lungo il sogno di portare sul grande schermo il romanzo “L'uomo che volle essere re” di Rudyard Kipling del 1888, per la precisione sin dagli anni ’50, il piano originale era di far interpretare i due protagonisti ad Humphrey Bogart e Clark Gable, per poi passare a Kirk Douglas e Burt Lancaster negli anni ’60 ed infine alla coppia più bionda del mondo, Robert Redford e Paul Newman nei primi anni ’70. Fresco della loro collaborazione in L'uomo dai 7 capestri, pare che fu proprio Paolo Uomonuovo a suggerire al grande regista che per portare al cinema il romanzo di Kipling, servivano due figli di Albione, due che provenissero per davvero da quell’umida isola, fu così che il ruolo dei due soldati di Sua Maestà, Massoni, guasconi e scavezzacollo, vennero affidati a Sean Connery e Michael Caine.
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"Soldato Connery e soldato Caine a rapporto, pronti per l'ingaggio" |
“L'uomo che volle farsi re” contiene tutti gli elementi e le tematiche care al cinema di John Huston, l’amicizia virile, la ricerca di un tesoro e gli umani istinti, che di norma prendono il sopravvento sotto forma di avidità e sete di potere, ma per certi versi è anche uno di quei film arrivato in una porzione della carriera del Maestro Huston, in cui il grande regista non disdegnava essere un po’ più scanzonato. Per certi versi “The Man Who Would Be King” è il fratello colonialista (e Britannico) di L'uomo dai 7 capestri, entrambi i film iniziano in maniera allegra per finire con toni più drammatici, considerando l’abbondante quantitativo di Rudyard Kipling, sembra strano che anche questo film non sia stato scritto da John Milius, ma senza spingermi ad etichettarli come due pellicole della fase “pop” del grande regista (verrei bollato di eresia), ma in ogni caso sono due dei miei Huston del cuore, direi che per rendere onore al rosso delle giubbe inglesi, sfoggio il rosso del logo dei Classidy!
Girato tutto tra il Marocco e le alpi (per le scene in montagna), “L'uomo che volle farsi re” è un classico di avventura con una struttura circolare, comincia e si conclude con un prologo e un epilogo, in cui il personaggio di Michael Caine, il soldato inglese Peachy Carnehan di fatto si trasforma nel narratore, raccontando all’amico Rudyard Kipling (interpretato dal compianto Christopher Plummer) gli ultimi tre anni della sua vita e l’incredibile storia dell’impresa dei due protagonisti.
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Lo scrittore del libro, che diventa narratore e personaggio nel film ma soprattutto, viene interpretato da Plummer (ciao Christopher, ci mancherai) |
Il film sceneggiato dallo stesso Huston a quattro mani insieme alla sua fidata assistente Gladys Hill, specializzata in particolare nei dialoghi, diventa un cortocircuito tra libro e film. Se nel romanzo l’io narrante di Kipling era un giornalista di stanza in India, che su un affollato treno incontrava uno dei due protagonisti, nel film la figura del narratore è esplicitamente identificata con quella di Rudyard Kipling, corrispondente del Northern Star che viene prima semi raggirato da Peachy Carnehan (Michael Caine) e dal suo compare, il baffuto Daniel Dravot (Sean Connery), ma poi finirà per stringere con loro una solida amicizia, posso dirlo? Il botta e risposta tra Plummer e Connery, «Ci siamo incontrati per caso», «Ci lasciamo da amici», resta uno dei tanti bei dialoghi di un film che è un manuale di come si scrivono scambi di battute memorabili, giù il cappello davanti al lavoro di Gladys Hill, che qui ha contribuito a riempire di scambi notevoli, questa sorta di "Cuore di tenebra" tra le montagne del medio oriente.
Professoressa Gladys Hill, severa ma giusta. |
Il Rudyard Kipling di Christopher Plummer, diventa testimone quasi involontario della lucidissima follia di due gonzi britannici così convinti dei loro mezzi, da poter quasi riuscire a trionfare, d’altra parte tra un eroe e un folle, la differenza è spesso minima e Daniel e Peachy se la conoscono, di certo la ignorano. Davvero fantastico vederli entrare a passo di marcia super sincronizzati, evitando abilmente le accuse (tutte legittime!) sulla loro condotta non proprio cristallina in India, semplicemente ribadendo che sono state due “vergogne” come loro a creare il prestigio di questo porco Impero britannico. Insomma Daniel e Peachy dalla loro hanno abbondanti dosi di sciovinismo inglese e due facce quasi indistinguibili dai rispettivi posteriori, nel cuore invece, il sogno di un’impresa folle: diventare re in Kafiristan, l’odierno Nurestan.
Si chiama Kafiristan perché Dovecacchiostan pareva brutto. |
Un sassoso Paese tra le montagne, al confine tra Afghanistan e Pakistan, quasi impossibile da raggiungere e ancora più difficile da conquistare, l’unico a riuscirci è stato Alessandro il grande, un tale di cui Daniel e Peachy non hanno mai sentito parlare («Era un re greco», «Se ci è riuscito un greco ci riusciremo anche noi!»). Il loro piano sembra folle ma ha una sua logica, raggiungere il Kafiristan dall’India, conquistarsi la fiducia di qualche capo tribù locale, offrendo il britannico talento nell’arte della guerra, dopo aver trionfato in qualche battaglia tra le innumerevoli popolazioni locali in eterna lotta, rovesciare il capo banda, procedendo di vittoria in vittoria fino a diventare re del Kafiristan. Vi ho già detto che la differenza tra un eroe e un pazzo è minima vero?
“La buona notizia è che siamo quasi arrivati, quella cattiva è che per Rimini forse, avremmo dovuto svoltare a sinistra” |
Kipling mette la sua firma sul contratto dei due soldati, niente alcool o donne fino alla fine dell’impresa e da qui John Huston ci porta con loro in un viaggio tutto matto, di due aspiranti Don Chisciotte e Sancio Panza britannici fino al midollo osseo, in 129 minuti che sembrano durare la metà, di un film che spegnerà oggi 45 candeline, ma resta cresco come una birra tirata fuori dal frigo perché è il fiero rappresentate di quel grande, enorme genere, talmente gigantesco da essere roba rarissima al cinema: il film d’avventura.
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Col somaro cavalcare (andiamo a comandare) |
Horror, azione, Western, tutto bellissimo, ma tu dammi un
film d’avventura, dove i protagonisti rischiano la pelle per conquistare un
tesoro e farai di me un bambino felice. C’è qualcosa di archetipico nelle
storie di avventura, forse un legame con le fiabe classiche, ma resta il fatto
che un film d’avventura è universale e John Huston in carriera ne ha firmati di
meravigliosi, “L'uomo che volle farsi re” non è da meno proprio perché ci fa
affezionare al destino di due sciovinisti inglesi, talmente convinti e folli,
da potercela fare per davvero.
Gli abitanti del Kafiristan hanno usi e costumi ben diversi dagli inglesi, ma mi colpisce ogni volta come il gioco del Polo, nella versione locale, si un'attività in grado di unire tutti, anche se in Kafiristan di solito si utilizza la testa del precedente capo tribù al posto della palla. In ogni caso, John Huston aveva anticipato anche Rambo III, dopo il gioco a cavallo prevedeva solo una pelle di montone, tzè robetta!
Come tutte le storie di avventura non mancano gli elementi giusti, una coppia di protagonisti che insieme fanno scintille, Daniel e Peachy sembrano due truffatori, pronti a spacciarsi per santoni pazzi (che predicano in una lingua inventata), oppure a prendere possesso di alcuni asini per la loro impresa, sbaragliando la concorrenza di alcuni Afgani armati, solo mettendo in campo l’astuzia britannica, che di fatto è un arrogante sfoggio di superiorità cerebrale, scientifica e tattica, insomma siamo veramente nel campo dello sciovinismo più spinto, eppure sfido chiunque a non patteggiare per questi due impettiti matti.
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“Al servizio segreto di me stesso, mi piace, suona bene. Beccati questa George Lazenby!” |
Anche perché Sean Connery e Michael Caine dimostrano di avere una chimica che fa scintille, grazie a quei dialoghi pieni di brio e parole ormai desuete (nel nostro doppiaggio ma anche in originale), il film è un perfetto “Buddy Movie” avventuroso con due trucidi (nei modi) candidi (negli intenti), in grado di conquistare tutta quella porzione di pubblico meno propensa a riconoscere il fatto che sull’impero di Sua Maestà non tramonta mai il sole. Ogni volta che mi decido a rivedere questo film, il tormentone di Connery «Per le braghe del Padreterno» mi fa rotolare dal ridere e se Sir Sean è quello con il ruolo più complesso, forse la menzione speciale se la merita Michael Caine, il suo Peachy Carnehan non perde mai il suo fare guascone nemmeno nei momenti più drammatici, quando l’amico si monta la testa, pensando lui per primo di essere diventato Sikander secondo, l’erede di Alessandro Magno come lo identificano i locali, Peachy non perde mai la faccia da schiaffi, ricordando all’amico le origini e la (pericolosa) strada fatta insieme.
Per altro l’attrice che interpreta la bella Rossana, futura sposa del re, è stata un cambio in stile cestistico voluto da Huston, che trovava inadatta la precedente scelta, in mancanza di alternative dopo il licenziamento in tronco, metà del set (regista compreso) si voltarono di colpo verso Michael Caine che avrà pensato «Cosa volete da me?», da lui in particolare nulla, ma questo è il motivo per cui Rossana è interpretata da Shakira Caine, l’attuale signora Caine (storia vera).
¿Cómo se llama? Bonita, mi casa, su casa, Shakira, Shakira (cit.) |
Si perché i due protagonisti arrivano a destinazione grazie a notevole caparbietà, ma riescono nell’impresa, solo con grossi colpi di cul… fortuna. L’enorme crepaccio insormontabile superato (letteralmente) a colpi di risate, oppure la freccia che centra la bandoliera di Daniel Dravot, creando il suo (falso) mito di invincibilità presso i locali, sono tutta carte buone servite dal destino, tra i due sarà sempre Peachy quello sempre pronto a ricordare di non forzare la mano, Daniel invece inizierà a subire il fascino dell’impresa, perché quanto tutti cominciano a rivolgerti a te come se fossi una divinità, l’errore più grande da fare è quello di iniziare a comportarsi come tale.
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"Allora chi è lo re?", "Sei tu lo re!" |
I due protagonisti arrivano nel Kafiristan per il rotto della cuffia ma una volta sul posto, agiscono come uomini tra i bambini (vi ho già parlato dello sciovinismo inglese vero?), con i loro fucili e la loro maestria in battaglia non hanno rivali, si presentano dicendo «Non siamo dei ma inglesi, una sorta di vicedei», scena che ogni volta mi provoca lo stesso sorrisone tronfio di Billy Butcher che descrivevo lassù.
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Pesante è la testa che porta la corona (ma anche le balle di chi sopporta il re) |
Quando poi macinando vittorie e conquiste, sul campo Daniel viene creduto un dio ma anche “L'uomo che volle farsi re” del titolo, perché John Huston non perde occasione per piazzare un paio di staffilate, la critica al colonialismo è chiara, ma non soffoca mai la storia e nemmeno la nostra voglia di patteggiare comunque per i due soldati inglesi. L'ingordigia e la volontà di credersi superiori verrà punita, guardando il film è impossibile non pensare a “Il tesoro della Sierra Madre” (1947) perché il tema di fondo è lo stesso, la critica a prendere il sopravvento al massimo è quella rivolta all'avidità umana, eppure anche nel finale, non si smette mai per patteggiare per due protagonisti così affiatati, ben recitati e alle prese con ottimi dialoghi come Daniel Dravot e Peachy Carnehan.
A ben guardarli sono due invasori occidentali, arroganti, non proprio istruiti e per di più anche Massoni, la fortuna aiuterà anche gli audaci ma il destino finirà per punire gli avidi, eppure nel finale, quando il tono da commedia avventurosa, lascerà il passo al dramma e all'epica (proprio come accadeva in L'uomo dai 7 capestri), ma anche qui come spettatori restiamo accanto ai due inglesi, che escono di scena intonando “The Son of God goes forth to war”, petto in fuori, testa alta, schiena dritta, perché non siamo dei, siamo inglesi.
"Questo è il coraggio inglese" (cit.) |
Ed ora tutti in piedi per la colonna sonora composta da Maurice Jarre e pronti a fare gli auguri di compleanno ad un classico, per tutti quelli che non avessero visto il film, sapete che cosa fare, mi ringrazierete dopo.
Mai dimenticare i maestri della vecchia hollywood,e grazie a loro che esistono quelli venuti dopo nonostante vennero realizzati film molto diversi rispetto a prima.Grandi scenografie,tonnellate di comparse,riprese gargantuesche,location grandiose,musiche leggendarie!Se lo chiedi a me,il mio film preferito di John Huston rimane il fondamentale "Moby Dick",un film che sprizza grandiosità leggendaria da tutti i pori,i brividi ogni volta che me lo rivedo!
RispondiElimina«Dal cuore dell’inferno io ti pugnalo!» sai quante volte l’ho visto? Ho finito per citarlo in un post che arriverà la prossima settimana (storia vera). Cheers
EliminaE dai tempi del King Kong del 2005 che fantastico su un nuovo adattamento del classico di Melville ad opera del neozelandese,che secondo me con la sua passione per le ricostruzioni storiche dei film in costume potrebbe essere lo stimolo necessario a far rinsavire Peter Jackson oppure a farlo impazzire come il capitano del Pequod!
RispondiEliminaOk, sto cominciando ad essere ripetitivo, ma parleremo anche di questo molto molto presto, giuro non è una risposta di comodo! ;-) Cheers
EliminaHo gia in mente il protagonista,Elijah Wood nei panni di Ismaele!
EliminaNon sarebbe male. Cheers
EliminaUno dei film preferiti da mio padre che, colpevolmente, non ho mai visto. Dopo il tuo sentito post mi toccherà metterlo tra quelli da vedere necessariamente. Purtroppo il tempo è sempre poco e dedicato quasi completamente alla prole... Buona settimana, staremo nelle nostre bare rosse... 👋
RispondiEliminaCi siamo di nuovo, è di nuovo marzo e tutto si tinge di rosso, infatti oggi mi sono giocato le giubbe dei soldati inglesi ;-) Ti piacerà è un gran film, stammi bene capo! Cheers
EliminaQuesto film mi piace un sacco. E' uno dei tanti film che all'epoca vidi per la prima volta da piccolo, seduto sul divano in mezzo ai miei (che poi è il modo con il quale da giovanissimo ho visto la prima volta diversi di quelli che oggi sono considerati filmoni o cult, ma che all'epoca erano magari ancora in prima visione).
RispondiEliminaSono quei film che se li vedi da bambino magari non li capisci per intero, ma aiutano a formarti uno standard di qualità come si deve.
Un film memorabile, girato in modo memorabile e con due protagonisti ed interpreti memorabili.
Facciamo parte di quella generazione che molti film della vita, li ha visti sulla tv di casa. Dici bene magari da bambino non capisci tutto, ma se non altro contribuiscono alla formazione cinematografica ;-) Cheers
EliminaVisto tempo fa, un vero classico con due enormi attori. Il finale ti spiazza veramente!
RispondiEliminaIl finale è da brividi e la chimica tra i due protagonisti in linea con il film, grande ;-) Cheers
EliminaRicordo per sempre la faccia del personaggio di Plummer alla fine del racconto. Scoperto quasi per caso e me ne sono subito innamorato.
RispondiEliminaPlummer ha il classico piccolo grande ruolo, dici bene il suo sguardo non si dimentica. Cheers!
EliminaEccome, se me lo ricordo...
RispondiEliminaHouston avra' la mia gratitudine eterna per "Fuga per la vittoria", anche se a conti fatti ha realizzato sicuramente di meglio.
Ma che ci volete fare, da ragazzino impazzivo per il calcio, come tutti. E un film sul calcio, con Sly e Pele', e con quella partita li'...per me era il massimo.
Ma ripeto: guardando e scoprendo la sua filmografia, ci si rende conto che quella e' un'opera di cui, messa al confronto con altri, ne si potrebbe anche ridere.
Tipo questo.
Un film sontuoso, trasposizione perfetta di un grandissimo romanzo (guarda caso, di Kipling si potrebbe dire la stessa cosa. Tutti, sentendo il suo nome, pensano ovviamente a "Il libro della giungla". Ma non c'e' solo quello) e con interpreti perfetti.
Connery e Caine fanno scintille anche senza l'accendino.
Presi singolarmente sono talmente grandi che potrebbero reggere un film da solo, ma insieme...sono esplosivi.
Concordo: oggi sarebbe impossibile fare un film cosi'.
Lo si poteva ancora fare quando si riusciva a credere che al mondo esistessero ancora territori inesplorati e non ancora segnati sulla cartina.
Un film a tratti rocambolesco, dove i due protagonisti si lanciano in un'impresa piu' grande di loro e talmente folle che alla fine riesce.
Ci si esalta e ci si diverte. Pur avendo il sospetto che non potra' durare.
Perche' il destino sembra persino dare una gran mano, ai due lestofanti.
Almeno all'inizio.
Ma poi interviene la classica morale di fondo, che di fatto sta alla base di qualunque film e romanzo classico.
E cioe' che ogni malefatte viene punita con gli interessi, prima o poi.
E la sorte, fino a quel momento benevola, volta loro le spalle.
E si smette di ridere, perche' si intuisce che per i due saranno c...avoli amari. Amarissimi.
E paradossalmente a pagare il prezzo piu' salato e' sempre quello piu' assennato.
Uno di quei film che entra nella cerchia degli immortali. Fiero esponente di un cinema e di un modo di fare cinema, che non esiste piu'. E che andrebbe obbligatoriamente studiato da chiunque voglia cimentarsi con quest'arte.
Non a caso sono proprio questi film ad aver gettato le basi per almeno un buon ventennio, dal punto di vista filmico.
Penso a una frase di Re Stephen, dove diceva che uno che vuol imparare a scrivere davvero sul serio non può fare a meno di leggere i grandi classici e la narrativa dell'immediato dopoguerra e degli anni 50.
Idem per la musica, suppongo.
Ci sono cose imprescindibili.
Sarà per quello che da bambino leggevo Kipling e guardavo film di Huston ;-) Cheers
Eliminacapolavoro, che altro aggiungere?
RispondiEliminal'ho visto solo l'anno scorso sotto Natale, ma in precedenza avevo già letto una riduzione a fumetti uscita sul Giornalino (se non ricordo male, ma c'era anche la scena finale con la testa di Connery!) e, comunque, il tema della storia era già stato ripreso da "La strada per Eldorado", capolavoro della Dreamworks quando volevano ancora essere l'anti-Disney...
Comunque, nel romanzo di Kipling (e in questo film) c'è tutto quello che amo dei vecchi film d'avventura e che Carl Barks ridarà loro lustro (e che tramite lui arriverà ad Indy): terre inesplorate e dimenticate dalle mappe raggiunte dopo durissime vicissitudini, popoli "creduloni" per denunciare il colonialismo, ma senza mai essere estremamente didascalico, protagonisti "figli di buona donna" che ne combinano sempre una più del giusto, ma comunque non puoi non parteggiare per loro...
Kipling è il padre di tutta l’avventura e dei personaggi maschili e le loro dinamiche, dalla sua fonte si sono abbeverati maestri come Carl Banks e John Milius, che possono sembrare opposti ma è qui che si misura quando una storia abbia davvero attecchito. Cheers!
EliminaHo riletto qualche mese fa il romanzo originale, sinceramente non mi ha preso molto e l'ho trovato confuso. Sarà che non stravedo per storie in cui si soggiogano popoli e tribù per sfruttarli e metterli contro, contaminandoli con armi fino a quel momento sconosciute, ingannandoli circa la propria identità.
RispondiEliminaQuindi, dato che spesso un film tratto da un libro non lo migliora, nella mia rassegna in corso di film con Sean Connery ho volutamente saltato questo titolo. Vero che peggio di "Zardoz" non credo abbia potuto fare, ma siccome non mi pagano per perdere tempo... 😅
“La lega di quella roba là” secondo me è ben peggio di “Zardoz”, ma in entrambi i casi non per la prova di Connery. Cheers!
EliminaNon ho visto quello che dici tu.
EliminaUn buon attore non basta per la riuscita di un film, ci vuole anche un budget adeguato, se non stai facendo esattamente una commedia romantica o il regista non è Hitchcock che ti tiene su un thriller in un'unica scenografia. Connery per fare "Zardoz" dovette anche firmare per "Una cascata di diamanti", mi risulta: o tutti e due o niente.
Perfettamente d'accordo, intendevo dire che la prova di Connery era valida anche in due film di qualità discutibile. Cheers
EliminaGrande film, ma a questo punto voglio sapere quali sono gli altri due film che per te rappresentano lo sciovinismo inglese. Più in generale ho notato che non hai speso alcuna parola su Caine e Connery, su come hanno reagito a questo film, qualche gossip dal set, qualche considerazione ex post. Insomma io penso che si siano divertiti come pazzi ma è anche vero che immagino abbiano due ego non indifferenti per cui questo può creare una grande chimica ma anche un grande rischio
RispondiEliminaNon lo saprai mai, dovrai attendere il giorno in cui completerà la trilogia, perché ormai mi sono messo la pulce (inglese) nell’orecchio da solo, in ogni caso anche negli altri due film ci recita Michael Caine :-P Non ne ho scritto perché non esiste molto materiale in merito, i due si sono presentati alla prima ridendo e scherzando il che non vuol dire molto, ma in questi casi nessuna notizia di solito equivale a ottime notizie, parliamo di due divi di enorme calibro, al massimo della loro fama, che sfoggiano quella chimica? Secondo me non solo si sono trovati e si sono divertiti, sono stati anche estremamente professionali, altrimenti avremmo saputo delle loro litigate, a meno che il generale Huston non li abbia tenuti a bada, ma non credo sia questo il caso ;-) Cheers
EliminaCarabara, grazie per la info su Newman che consiglia il Monicelli americano di scegliere attori brit. Anche io sono stato un bimbo spettatore dei sette capestri dell'uomo che volle farsi Macintosh - anticipando i gg del sempre connessi - e credo che anche Gianfranco Manfredi abbia visto il film con Caine e Connery perché, secondo me, il Poe di Magico Vento deve qualcosa al Rudy K. di Plummer nella caratterizzazione. Protetto dal nickname, oso affermare che L'Uomo che volle farsi Re ha dei punti di contatto colla Grande Guerra di Monicelli. Ciao ciao
RispondiEliminaSai che ci potrebbe stare ora che mi ci fai pensare? Sia per il film di Monicelli che per il Poe di “Magico Vento”. Cheers!
EliminaFilm che non mi sembra dimostri nessuno dei suoi anni, potrebbe uscire oggi su piattaforma ed essere spacciato per novità assoluta, visto non solo la potenza registica ma il tema trattato. Per non parlare di una leva attoriale che permetteva Caine, Connery e Plummer in uno stesso film, roba da far girare la testa!
RispondiEliminaIl racconto originale di Kipling non è così appassionante come il film :-P
Anche secondo me questo è uno di quei casi in cui il film risulta molto meglio del libro, pensavo di essermi fatto influenzare dal trio di grandi attori, invece siamo già in due a pensarlo ;-) Cheers
EliminaFilm che non passa spesso in tv e che per questo non rivedo da un sacco ma ricordo ancora piuttosto bene. Sopratutto il finale che nonostante la spocchia e l'onore inglese intatto, è amarissimo e durissimo. In una specie di lezione, come fosse la morale delle favole.
RispondiEliminaQua però ci devi dare un taglio perché stai tirando fuori troppa roba e il mucchio dei recuperi è altissimo!
Non mi fermeremo nemmeno con le cannonate, ditelo alla regina, quanti cannoni ha lei, ditele che io ne ho ben dieci! (quasi-cit.). Cheers!
EliminaHo da poco scritto chiaro e tondo cosa pensi di Lazenby, la tua battuta mi ha fatto morire dal ridere! Concordo con te sull'affinità con Il Tesoro della Sierra Madre, due storie di amicizia virile e cupidigia insita nell'animo umano. Ottimo film e ottimo pezzo, grazie Cassidy!
RispondiEliminaLazenby é un ciocco di legno con una storia meravigliosa alle spalle, la battuta mi é venuta fuori da sola, grazie cara! Cheers
EliminaFilm che ho visto una sola volta e tanto tempo fa, ma ricordo mi piacque davvero parecchio! Insomma, un classicone!!!
RispondiEliminaSuper classico, non potevo perdermi questo gran compleanno ;-) Cheers
EliminaFilm meraviglioso, anche se i protagonisti sono veramente infami, specie Caine quando lancia quel poveraccio giù dal treno.
RispondiEliminaÈ quasi impossibile replicare questo tipo di epica avventurosa nel cinema di oggi.
Non sono infami, sono inglesi ;-) Scherzi a parte, sono due colonialisti fatti e finiti, dal film traspare senza il minimo dubbio, ma il bello è il modo in cui ci riesce comunque a far patteggiare per loro, perché si, una volta il cinema amava i personaggi controversi, non dei santini bibedi pensati a tavolino dal reparto vendite, scusa la nota polemiche abbastanza inutile. Cheers!
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