Faccio parte di una generazione che molti dei grandi film, quelli cosiddetti della vita, li ha scoperti, visti e rivisti sulla televisione di casa, per questo il grande revival dei film degli anni ’80 mi ha travolto, ma sono convinto che la cresta della grande onda dei ricordi non sia ancora stata raggiunta, anche se abbiamo avuto un sostanzioso antipasto. Ad esempio sono rimasto intontito due minuti quando ho realizzato che “Donnie Darko” è uscito vent’anni fa. Ma come vent’anni? Io l’ho visto mercoledì scorso!
In realtà “Donnie Darko” ha fatto un giro lunghissimo, non lo considero tra i miei film della vita, avevo già macinato parecchi chilometri (di pellicole) quando ho fatto la conoscenza di Donnie e del coniglio Frank, ma questo non cambia il fatto che sia stato un titolo di culto e così per molte altre persone, di sicuro è stato il film della vita di Richard Kelly.
Tanti nella storia del cinema si sono ritrovati appiccicata sulla fronte l’etichettona con su scritto se non proprio “Enfant prodige”, almeno “Grande speranza”, è successo anche a Richard Kelly che dopo un paio di cortometraggi, apparentemente dal nulla, forse da una dimensione parallela, ha attraversato le specchio per sganciare sul mondo un film che è stato considerato complesso da buona parte del pubblico, ma che secondo me ha colpito tante persone, così tante perché era coerente, compatto sotto tutti i punti di vista e con una sua precisa idea di cinema, talmente precisa e chiara che l’uomo con un nome al posto del cognome, sembrava destinato ad una luminosa carriera. Non è andata proprio così.
“Vuoi un consiglio per il futuro? Stai lontano da The Rock e Justin Timberlake” |
Perché il primo film, fumetto, romanzo, lo prepari tutta la vita, per il secondo invece hai solo pochi mesi, “Donnie Darko” funziona perché ancora oggi, a vent’anni dalla sua uscita, sembra una storia assemblata pescando oggetti dai cassetti della memoria, questo forse spiega la sua coerenza stilistica. Ma questo film è diventato di culto senza però essere davvero scimmiottato, certo abbiamo avuti parecchi costumi da scheletro ad Halloween e qualche tatuaggio con Frank oppure qualche conto alla rovescia (28 giorni 6 ore 42 minuti 12 secondi) su alcuni avambracci, ma nessun film palesemente ispirato.
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Il singolo fotogramma più odiato dai tatuatori di tutto il mondo. |
“Donnie Darko” resta un’opera nerd fino al midollo che sfrutta la fantascienza e qualche vago richiamo Horror per parlare di adolescenza, penso che ancora oggi ci siano in giro ben pochi film capaci di portare sullo schermo quel costante stato confusionale, misto a istinti di ribellione alternati a lunghe fasi depressive, che risponde al nome di adolescenza. Un film che ancora oggi sembra vivere nella sua bolla, intrappolato nei giorni che vanno dal 2 al 30 ottobre (del 1988), che abbiamo seriamente rischiato di non vedere mai.
L'ambientazione durante il mese più figo dell'anno è un punto a favore del film. |
Si perché in realtà nessuna casa di produzione era disposta a rischiare soldi su una storia che, cosa sarebbe esattamente? Un Horror? Fantascienza? Un film drammatico forse? Nessuno era pronto a rischiare, anche se la mitologia di questo film, tramanda la leggenda per cui sul set di "Charlie's Angels"(2000), Richard Kelly e Drew Barrymore si accordarono: per quattro milioni e mezzo di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, la casa di produzione della Barrymore, la Flower Films, avrebbe prodotto il film con l’attrice nel ruolo dell’unico adulto del film minimamente positivo, ovvero la professoressa Karen Pomeroy, che facendo leggere in classe Graham Greene, non solo offre spunti (di distruzione) al protagonista, ma è anche l’unica a ribellarsi all'oppressivo sistema scolastico della vita di provincia. Anche se io vorrei sapere come ci era finito Richard Kelly sul set di “Charlie's Angels”, lo ha portato un “Wormhole” o che altro? Su questo vige il generale silenzio.
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Drew dopo aver realizzato di aver lanciato la carriera di Richard Kelly. |
Sta di fatto che con Drew Barrymore a bordo, la dinamo “Donnie Darko” ha iniziato a girare incamerando energia, Mary McDonnell e Holmes Osborne vennero scelti per il ruolo dei coniugi Darko, anche se Kelly avrebbe voluto Tim Robbins per la parte del padre (storia vera). Alcune facce quasi famose come quella di Noah Wyle nei panni del professore incaricato degli “spiegoni” più nerd, cominciarono ad aggiungersi al cast mentre pare che Patrick Swayze, l’unico che davvero aveva già fatto la storia in tanti film degli anni ’80, sia andato a ripescare vecchi vestiti dal suo armadio personale, per impersonare l’irritante Jim Cunningham, aggiungendo così un altro titolo di culto alla sua filmografia già di culto.
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Anche se qui sembra Troy McClure, lui li conosceva bene gli anni '80 (ciao Patrick, manchi un botto) |
Ma se volete qualche altro nome, preparatevi a tre soggetti che vi faranno sollevare un sopracciglio (se non entrambi), ma che mi servono per esprimere un concetto chiave, rifiutarono la parte di Donnie nell'ordine: Vince Vaughn per motivi di età, Jason Schwartzman per precedenti impegni lavorativi e “Marky” Mark Wahlberg, perché volevo recitare tutti i dialoghi borbottando. Secondo voi uno di questi sarebbe stato adatto per la parte? Proprio no, perché “Donnie Darko” è uno di quei film in cui se anche un solo elemento fosse stato fuori posto, non sarebbe diventato il titolo di culto che è oggi.
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Allitterazioni che sarebbero piaciute a Stan Lee. |
Non si può immaginare un universo parallelo dove Donnie Darko non ha la faccia un po’ da labrador bastonato di Jake Gyllenhaal, un attore che a mio avviso è migliorato tantissimo nel corso degli anni e qui, non era nemmeno a metà della scalata verso la vetta del monte del suo talento. Eppure con quell'aria mesta ma furba, le spalle curve di chi sta portando sulle spalle il peso del mondo, rende alla perfezione il modo esatto in cui si sente qualunque adolescente del pianeta. Inoltre non mi risulta che nessuno dei tre marmittoni citati lassù disponesse di una (sensualissima) sorella attrice come Maggie Gyllenhaal, a completare alle perfezione il quadretto della famiglia Darko.
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Gyllenhaal, i vicini di casa che tutti vorrebbero avere. |
Si perché sono stati i cambiamenti anche in corsa a rendere mitico questo film, per la scena del cinema, Richard Kelly nella sceneggiatura aveva scritto che Donnie e Gretchen (Jena Malone, un'altra lanciata da questo film) avrebbero dovuto andare a vedere “C.H.U.D.” (1984) ma l’unico a concedere i diritti fu quel sant’uomo di Sam Raimi - uno che conosce bene le difficoltà dei giovani registi - ed ecco che il film in sala è diventato di colpo Evil Dead (storia vera). Per altro si può calcolare il tempo impiegato da Donnie per stare in giro a far danni, solo guardando le scene sullo schermo del film di Raimi, sono sicuro che qualcuno lo abbia fatto, questo film è stato studiato e analizzato fotogramma per fotogramma.
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Groovy! (cit.) |
A proposito di cambiamenti che hanno favorito il film e la sua atmosfera sospesa nel tempo, Richard Kelly (facciamo una colletta per comprare un cognome vero a quest’uomo?) non ha avuto problemi solo per i diritti del film “C.H.U.D.” ma anche per le canzoni presenti nella colonna sonora. Il numero di ballo delle ragazze era stato coreografato sulle note di “West End Girls” dei Pet Shop Boys, cambiato in corsa con "Notorious" dei Duran Duran (più anni ’80 di così non era possibile). Ma forse il cambio in stile cestistico più clamoroso è stato l’eccessivamente costoso “MLK” degli U2, finito in panchina in favore di “Mad World”, non nella versione originale dei Tears for fear (loro si sentono con “Head over Heels” in un momento abbastanza “videoclipparo” del film), piuttosto con la cover di Gary Jules. Ora vi sfido a citarmi la seconda canzone più famosa di questo cantante, basta dire che entro natale 2003 la sua versione di “Mad World” era tra i pezzi più richiesti nelle classifiche, non di Spotify perché ancora non esisteva (storia vera).
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Un po' di musica per il vostro balletto. |
Ma quando sostengo che ogni scelta ha influito sul risultato e sullo stato di culto del film, intendo dire anche le sfortune, perché in fondo i film come le persone sono anche il frutto delle loro sfighe e “Donnie Darko” ne ha avuta una sola, però enorme. Sempre stando alla mitologia della pellicola, Richard “serve un cognome” Kelly ha girato il film in 28 giorni (occhiolino-occhiolino), ma il film completo vide il buio della sala solo il 19 gennaio del 2001, di una sala per la precisione, quella tra le montagne dello Utah del Sundance Film Festival, dando il via al suo giro dei festival, tra cui il Torino Film Festival il 22 novembre del 2001, ma a quel punto il film era già uscito nelle sale americane, in pochissime copie il 26 ottobre del 2001 incassando la bellezza di… niente, i cinema che decisero di trasmetterlo quella sera, forse fecero più soldi vendendo i pop-corn. Si perché parliamoci chiaro, secondo voi quanti americani, con la tragedia dell’undici settembre ancora fresca negli occhi, avevano davvero voglia di andare al cinema a vedere un film che inizia con un motore di aereo che distrugge la casa del protagonista?
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Direi che con gli aerei per un po' meglio evitare, che dici? |
Il suo stato di culto “Donnie Darko” se lo è costruito negli anni, per passaparola e sentito dire e anche per questo, resta un film a suo modo unico, perché forse è stato uno dei pochi titoli a fare la gavetta alla vecchia maniera, senza poter contare sull'enorme megafono di Internet, non come lo intendiamo oggi almeno. Ecco perché alla faccia di quella lungimirante proiezione al Torino Film Festival, uno strambo Paese a forma di scarpa trovò il modo di distinguersi ancora, facendo uscire il film in sala solo a settembre, ma del 2004.
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Le facce allegre dei miei amici in sala nel 2004 ed io,
sorridente in disparte. |
Quando andai a vederlo con i miei amici, guarda caso avevo vent'anni (simmetrie), anche se sono poco più giovane di Jake Gyllenhaal in quel momento ero il fratello maggiore di Donnie, forse anche per quello mi ritrovai molto nel personaggio, tante lettrici e lettori più giovani di questa vecchia carcassa impegnata a battere sui tasti mi capiranno, di sicuro non mi capirono i miei amici, che per un mese mi lanciarono anatemi per averli costretti a vedere quel film definito “matto” da uno di loro, che poi è il miglior complimento che si possa fare, ad una persona e ad un film. Sono tentato, mi lascio tentare? Aggiudicato… Classido!
Ve lo dico subito così ci togliamo il dente, i danni grossi “Donnie Darko” li ha fatti dopo la sua uscita, per giustificare il successo tardivo, con una maldestra operazione commerciale venne messa in vendita la stramaledetta “Director’s cut” da 133 minuti (contro i 113 della versione originale), la prova che Richard Kelly non solo non ha un cognome, ma a quel punto della sua carriera non era già più in grado di distillare il fulmine dentro la bottiglia come aveva fatto nel 2001.
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Un libro finto, per la collezione di Lucius. |
La versione estesa, in quei 20 minuti aggiuntivi contiene solo spiegoni illustrati in maniera didascalica, presi dalle pagine del libro finto “La filosofia del viaggio nel tempo”, di Roberta “Nonna Morte” Sparrow, un tedio mai finito, un modo pedante di spiegare il trucco, urticante come uno che fa una battuta che non fa ridere e poi continua a ricamarci sopra. Non la sopporto proprio quella versione, l’ho vista una volta e la ritengo inutile e pedante.
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"Donnie, che cosa ti ha detto Roberta Sparrow?",
"Di ignorare la Director’s cut" |
Si perché la versione vista in sala forniva già al pubblico tutti i mezzi per capire il (non) mistero della trama, una storia che funzionava perché Kelly (secondo me ha ancora bisogno di un cognome), ha saputo creare le regole interne della storia, spiegarle al pubblico senza tediarlo troppo, ma lasciando aperta la porta dell’interpretazione in modo sincero e privo di paraculaggine. Di fatto “Donnie Darko” è un lungo episodio di “Ai confini della realtà” in cui l’elemento fantascientifico serve a portare in scena uno spaccato di America di provincia, che sembra uscito dai ricordi giovanili del regista e in cui, per molta parte di pubblico è facile ritrovare un po’ della propria adolescenza.
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Attraverso lo specchio, dritti dentro il nero dell’adolescenza. |
Donnie è un ragazzo tormentato che soffre di episodi di sonnambulismo, i casini che ha combinato in passato non ci vengono spiegati per filo e per segno ma sono chiari, non è nemmeno difficile intuire che il suo tormento deriva da un ambiente estremamente oppressivo: sua madre Rose è amorevole ma non riesce a trovare un punto di contatto con il figlio, il padre invece sembra più interessato alle elezioni in cui tifa spudoratamente per il candidato repubblicano Bush (senior), un modo spiccio ma chiaro per inquadrare la situazione a casa Darko.
Proprio il sonnambulismo salva Donnie la notte in cui il motore di un aereo precipita proprio sulla sua camera, nessuno sa da quale volo di linea si sia staccato, ma è l’inizio di un film circolare (l’universo tangente) annunciato dalla comparsa di Frank, un inquietante costume da coniglio alto due metri. Se Jimmy Stewart aveva l’amichevole “Harvey” (1950), il nostro Donnie deve accontentarsi di Frank che gli annuncia che tra 28 giorni 6 ore 42 minuti e 12 secondi, il mondo finirà.
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"Un buon non compleanno a te? A me?" |
Un'altra visione per un ragazzo già in cura dalla psicologa? Uno talmente sfigato e considerato strambo, da avere come nome un’allitterazione («Donnie Darko, strano sembra il nome di un super eroe») e da essere perseguitato dal più improbabile dei bulli. Sul serio chi ha Seth Rogen come bullo? Per altro ci tengo a sottolineare che nel suo primo film da attore, Rogen esordisce pronunciando la sua prima battuta: «Mi piacciono le tue tette» riferita a Jena Malone. Poi ditemi che la carriera di Rogen non è stata coerente fin da subito.
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Peggior. Bullo. Di sempre! |
Tra discorsi sui Puffi, poesie di Graham Greene e frasi di un famoso linguista (in realtà è stato Tolkien a dirlo, storia vera) per cui “Cellar Door” è la più bella parola della lingua inglese, “Donnie Darko” dissemina ovunque i suoi indizi. Anche a rivederlo oggi resta un film che scopre le carte poco alla volta, ma è onesto nel suo fornire al pubblico tutti gli elementi necessari per capire le regole imbastite da Kelly, a volte è quasi didascalico nel farlo (come quando Donnie pronuncia le parole «Deus ex machina», proprio mentre un Deus ex machina gli salva la pelle), ma non ha mai la spocchia del primo della classe o di chi cerca di sollevare una cortina di fumo per sembrare più sveglio (veeeeero Nolan? Si Sto parlando male di Nolan, gne gne!). Ogni spettatore può arrivare alla sua soluzione anche se Kelly ci guida per mano verso la sua, il risultato finale resta simile al mistero dell’unicorno di Blade Runner, una teoria che resta sul fondo della storia, che serve ad alimentare il mito di un film, permettendo al pubblico di lanciarsi in mille teorie, ma i personaggi non ne sono (quasi) toccati, impegnati a completare la loro storia. Ad esempio io ho la mia di spiegazione, ve la riporto qui, non è SPOILER, ma lo segnalo lo stesso.
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Ha chiamato il Cobra Kai, rivogliono indietro il costume di Halloween. |
Alla fine “Donnie Darko” è davvero la storia di un ragazzo che affronta la fine del mondo, la fine del suo mondo per certi versi. Una scappatoia fantascientifica fornisce a Donnie meno di un mese per sistemare qualcosa che è andato storto, provare a lasciare un segno che faccia la differenza (lo smascheramento di Jim Cunningham, che non a caso piange anche se impunito nel finale, sulle note di “Mad World”). I 28 giorni e qualcosa dell’universo tangente nato dal varco aperto dal motore, sono ore di vita aggiuntive per qualcuno che è già morto come Donnie, un’anima che infatti non si mette ad urlare al mondo che la fine sta arrivando, perché un adolescente lo sa che la fine è dietro l'angolo. Di sicuro ne é consapevole Donnie, che trova il coraggio di fare cose che prima non avrebbe mai fatto, come conoscere Gretchen oppure dire una parola buona alla bistrattata Cherita («Un giorno le cose andranno meglio»), o magari dimostrare di aver imparato una lezione, comportandosi da “distruttore” contro una società che vive di apparenza. Perché parliamoci chiaro la Kitty Farmer interpretata da Beth Grant è la migliore versione in carne ed ossa della signora Lovejoy di Simposiana memoria.
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“Vorrei far notare a tutti che Cassidy non sta pensando ai bambini, perché nessuno pensa a Cassidy che non pensa ai bambini!?” |
Dopo essere andato attraverso lo specchio e aver seguito il coniglio Frank giù nella sua tana, Donnie ha un’ultima occasione per un giro di saluti finali, ma anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, in questo senso gli anni ’80 del film pur rappresentando la società oppressiva (e dell’apparenza), risultano molto più realistici e sensati di tanti anni ’80 di plastica, che sono stati idealizzati dal mondo dell’immaginario.
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It's the end of the world as we know it (and I feel fine) |
Ora posso scriverlo, fine della parte che non è SPOILER ma che ho deciso di chiamare così lo stesso.
Anche a (gulp!) vent’anni dalla sua uscita, “Donnie Darko” ha ancora il fascino di un episodio di “The Twilight Zone”, ma anche una buona dose di malinconia di fondo incredibilmente efficace. Un film che riesce ancora a rimetterti in connessione con l’adolescente depresso e incazzato che sta in ognuno di noi, che in fondo non è mai andato via per davvero, ma ha lasciato un segno prima di sparire nel suo universo tangente. Un film immerso ancora nella sua bolla che il tempo pare non aver scalfito, certo fuori da quella bolla è successo di tutto, sono passati (gulp!) vent'anni e per quanto Padre Tempo con il suo logorio, possa averci trasformati tutti nei personaggi che ruotano attorno a Donnie, piuttosto che al protagonista (Drew Barrymore nel caso migliore, Beth Grant o Seth Rogen in quello peggiore), quello uscito peggio resta sicuramente Richard “Urge cognome” Kelly.
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Sono vent'anni che me lo chiedo Frank, io ne volevo uno da Godzilla. |
Dannato a vita dalla maledizione del film d’esordio perfetto e impossibile da replicare, da lui stesso ma anche da chiunque altro, volete due parole sul seguito ufficiale “S. Darko” (2009)? Fa schifo. Sono due parole no? Per Kelly è stato impossibile tornare ai livelli dell’universo tangente che aveva così onestamente saputo creare, non voglio sprecare parole sul resto della sua filmografia perché sarebbe come sparare sulla croce rossa, dirò solo che Richard Kelly sarà stato anche Donnie, ma ora è come Roberta Sparrow, uno che continua a fare avanti indietro dalla buca delle lettere, sperando di trovarci dentro qualcosa. Anche questa se volete, è una delle distorte simmetrie che hanno reso unico “Donnie Darko”.
Saluti dall'universo tangente dove la carriera di Richard Kelly ha mantenuto le aspettative. |
When people run in circles it's a very, very mad world.
Ma davvero S.Darko può essere considerato il seguito di Donnie Darko? L'ho visto e l'ho rimosso completamente perché ad una regia fiacca (non più di Kelly) univa una storia che non ti prendeva nemmeno se ti legavano come Alex DeLarge in Arancia Meccanica. Io l'ho trovato piuttosto un bieco tentativo di cavalcare il successo tardivo del capostipite.
RispondiEliminaIl seguito uscito per il mercato del videonoleggio in un periodo in cui Internet non era ancora così a portata di mano (e di telefono cellulare) come oggi, non solo aveva ben pochi legami con “Donnie Darko” ma era proprio una roba pezzente e molto, tanto tardivo. Cheers
EliminaCarabara, mi pare di aver letto da qualche parte in rete che Memento e DD sono stati presentati insieme - forse ad un festival,forse al Toronto Film Festival, I don't remenber/ I don't record - e Memento è stato preferito, ma Nolan ha richiamato l'attenzione sul film di Kelly, notandone la peculiarità. E qualche anno dopo Maggie è stata l'interesse amoroso di Bruce Wayne in due Bats. Proprio running in circles.
RispondiEliminaIo apprezzo ancora oggi il titolo fumettoso. Pensa cosa ne avrebbe ricavato Claudio Chiaverotti da Donnie Darko e varianti. Qualche suggerimento per il papà di Morgan Lost che so essere sempre di pattuglia intorno alle bare volanti: 1) Don Brasco in the dark: il protagonista è un pilota di un aereo che sta per schiantarsi sul set di un video anni ottanta e precipita ( ! ) in una allucinazione in cui è un undercover agent così bravo da essere diventato un padrino 2) Mad Worm: antologico alla Twilight Zone con animali antropomorfi ed uno Zio Tibia/narratore che nella nostra realtà di solito è infilzato all'amo da un pescatore 3) Kelly Dickens: un politico in una società opprimente e corrotta rifiuta una tangente, è considerata dai "probivirus" un granello di sabbia nell'ingranaggio e si ritrova lost in translation in un villaggio asettico in un universo tasca parodia di un mondo migliore e non matto.
Le possibilità sono infinite. Ciao ciao
Se posso essere onesto, ha fatto solo un gran danno a Maggie affidandole quel ruolo da damigella in pericolo, non solo perché non ha utilizzato la sua sensualità ma perché l’ha esposta alle critiche di mezzo mondo, però i gradi di separazione sono meno dei canonici sei. “Don Brasco in the dark” di Claudio Chiaverotti lo vedrei subito, anche solo perché alimenterebbe la confusione già esistente tra cinefili quando parlano di Donnie, Darko? No Brasco (e viceversa). Cheers!
EliminaQuesto film mi riporta ai tempi in cui non avevo ancora a disposizione internet,la mia principale fonte di informazione era il mio videotecaro di fiducia o al massimo le riviste di cinema.Sulla carriera(cortissima)di Richard Kelly,vorrei comunque spezzare una lancia a favore del suo adattamento del racconto di Matheson"THE BOX",che a me piace molto,che è ancora fonte di discussioni(io contro tutti),e poi io sono convinto che ogni film che abbia al suo interno Frank Langella(che mi garba parecchio da sempre)riesce sempre a guadagnare punti extra.
RispondiEliminaProprio un film che arriva da quell’epoca tramontata, sono molto d’accordo su Frank Langella meno su “The Box”, un modo per complicare una storia efficacissima proprio perché essenziale, non serviva aggiungere tutta la roba che ha messo Kelly, vittima dell’etichetta “Quello che fa i film strani”. Cheers!
EliminaBe kelly e sempre stato complicato,sicuramente l approccio scelto ha complicato molto la narrazione di The Box.Nonostante tutto pero era glacialissimo e davvero avvertivo tantissimo la totale impossibilita degli umani di ribellarsi a i visitatori venuti dall alto,la loro schiacciante superiorita,ambizioso lo era parecchio,scombinato tantissimo ma nonostante tutto lo preferisco a molti dei film di Nolan(forconi in arrivo per me).
EliminaSu quello senza ombra di dubbio, quindi consolati, siamo in due contro i forconi ;-) Per la mia passione per passione per Matheson parla e si fa sentire, il Maestro era riuscito a trasmettere lo stesso senso di ansia senza tutta quella roba di cui ha avuto bisogno Kelly, per questo resto con la versione cartacea della storia. Cheers
EliminaParlando di Matheson il mio adattamento cinematografico preferito resta Radiazioni BX(in fondo curo lui stesso il copione risultando comunque estremamente cinematografico unito poi al talento di Jack Arnold).
EliminaParleremo presto di Matheson, "Radiazione BX" mi piace molto, ma il libro "Tre millimetri al giorno" é uno dei miei libri preferiti di sempre. Cheers!
EliminaQui urge re-watch.
RispondiEliminaAnche perché non ho mai capito quanto è se mi piaccia.
È l'ora della resa dei conti!
Sono curioso di scoprire l’esito dello scontro finale ;-) Cheers!
EliminaVisto di recente per la prima volta nella versione directory cui.
RispondiEliminaÈ una bufala gigantesca che usa un tono finto alternativo con tocchi di depressione emo dark per darsi un'aura di originalità che nasconde solo l'inconsistenza contenutistico, di una pellicola che si trascina con sommo tedio per dire come in realtà l'esistenza sia un mero travestimento schifoso per vivere in una società falsa e priva di certezze, per perdersi in realtà alternative quando in realtà essa è unica ed è uguale a sé stessa.
Visto oggi è un film risulta anche invecchiato precocemente, salvo solo registicamente il primo ingresso a scuola, la scena al cinema, l'inquadratura in campo lungo iniziale, chi sia meglio votare tra Bush e Dukakis ed il dialogo sul grande Puffo che si ammazza di seghe.
Sinceramente non so neanche se rivederlo, ho il cofanetto della Midnight Factory, che ha anche la versione cinematografica.
Memento di Nolan aveva detto l'anno prima le medesime cose in modo molto più fatalista, pessimista ed efficace.
Sembra la descrizione di un film a caso di Nolan. Tranne per il Puffo, sui personaggi di Peyo Nolan sarebbe più pedante di quanto non lo sia Donnie in questo film ;-) Cheers
EliminaMah, Memento ne vale 2000 di Donnie Dario e tra l'altro è un film capibilissimo.
EliminaComunque no, era la descrizione di Donnie Darko che l'ho visto con aspettative a 1000 in realtà, poi è subentrata una mezza delusione divenuta astio; peccato che il film non abbia sviluppato quelle 4 scene interessanti citate sopra, invece si ripiega in sé stesso e stronzate su realtà parallele che vogliono razionalizzare scientificamente ciò che dovrebbe essere lasciato al mistero, il risultato è la perdita di vista del vero focus su cui il film si sarebbe dovuto concentrare. Kelly si perde dietro alla costruzione perdendo di vista l'essere umano.
Dici che la versione cinematografica me lo renderebbe migliore come considerazione? Ho letto in giro e qui sopra che ulteriori visioni ti cambiano opinione.
AH, se non gradisci Maggie in TDK, in Secretary comunque è migliore di qui oltre che molto bella ed indicata nel ruolo. Quello è un vero film antisistema.
EliminaPrometto di non fare battute su “Interstellar” :-P No scherzi a parte, “Memento” mi è sempre piaciuto, così come “Donnie Darko” anche se è un film molto più facilone e meno compatto di quello di Nolan. Sempre considerati entrambi comprensibilissimi fin dalla prima visione e non sono uno di quelli che si pensa di essere un genio anzi, in certi momenti della giornata rispondo alle domande in stile Carlo Verdone.
EliminaQuesta faccenda del “Devi vederlo otto volte prima di capirlo”, Nolan l’ha sfruttata per costruirci su la sua fama presso il pubblico, motivo per cui non mi è troppo simpatico anche se ho scoperto che apprezziamo lo stesso capitolo di “Fast and furious” (storia vera). Non mi piace perché secondo è un discorso che vale per chi va al cinema ogni tanto o che guarda i film come passatempo, cioè se mi dici che devi vedere “Memento” o “Donnie Darko” otto volte per capirlo, “Primer” (2004) o “La montagna sacra” (1973) quante volte vanno visi? 872 come minimo ;-)
Secondo me la “Director’s cut” di Richard Kelly andrebbe riposta nel più profondo dei cassetti, anche perché la versione cinematografica non ha tutto quel bisogno di spiegare ogni dettaglio, ma comunque resta comprensibile, non so se potrebbe cambiare la tua percezione sul film, ma non ho dubbi su quale tra le due versioni sia quella migliore. Cheers!
No Maggie la gradisco sempre, in realtà dovrei che la trovo un po’ sprecata, sottoutilizzata, in TDK fa tutto giusto, ma è pochino per lei quel ruolo, secondo me Maggie rende al meglio in ruolo che prevedano un po’ di sesso, tipo la serie tv The Duece oppure Secretary dove è incredibile. Cheers!
EliminaEh, ma sei stato sfigato a conoscerlo nella sua director's cut che sta sulle palle anche a chi il film l'ha adorato. E mi spiace, ormai ti sei rovinato la prima impressione con la versione giusta.
Eliminap.s. Donnie Darko e Memento hanno in comune solo l'essere circolari, per il resto siamo su distinti universi (per restare in tema)
Un pò la testartaggine di Kelly,un pò la mancanza di fiducia nei suoi confronti da parte di tutti,ed anche la sua molto corta filmografia, gli ha di certo impedito di crescere come regista ed evolvere il suo linguaggio cinematografico.Ed è un vero peccato secondo me,perche pur con i suoi difetti la sua visione del cinema potrebbe avere molte potenzialità.Un regista di polso in fondo direbbe che nel corso della sua carriera c'è sempre qualcosa da imparare!
RispondiEliminaSi, però a vederlo da fuori sembra che abbia anche una bella tendenza al suicidio artistico. A voler provare ad interpretare, credo che gli sia rimasta incollata l’etichetta di “Quello dei film complicati”, che poi “Donnie Darko” così complicato non è (a mio parere), quindi vittima delle aspettative ha puntata a scrivere film sempre più pasticciati, infatti era un discreto pasticcio anche Domino ;-) Cheers!
EliminaGran pezzo as usual Cass, su Donnie Darko "chettelodicaffare"...cultissimo.
RispondiEliminaMuchas gracias ;-) Cheers!
EliminaNon ricordo quale versione avrò visto, di certo so che indigesto sempre stato questo film, e pensare che adoro il tema spazio-tempo e via dicendo, ma in questo caso non è bastato.
RispondiEliminaSono sempre più convinto che questo film si è costruito il suo universo tangente durato meno di 28, visto prima o dopo può solo perdere, anche perché il resto della filmografia del regista non lo sostiene. Cheers!
EliminaUn film visto più volte in tutte le sue sfaccettature. Più che piacermi, diciamo che lo guardo perché continua a incuriosirmi
RispondiEliminaBravo, gli riconosco un certo fascino, perché i difetti ci sono, però lo trovo abbastanza sincero e ha saputo cogliere un momento in cui ci si può ritrovare. Cheers
EliminaPensa che noi l'abbiamo visto ad una proiezione di mezzanotte..puoi solo immaginare il trip che mi sono fatto vedendolo :D Anche per questo, per me rimane un vero titolo CULT
RispondiEliminaCon qualcuno vestito da coniglio in sala? Etichetta meritata ;-) Cheers
EliminaRapporto strano il mio con DD... L'ho odiato alla prima visione poi l'ho amato, poi ancora odiato (quando tutti c'avevano la fotta di "Donnie Darko") e poi, infine, apprezzato ma non più "amato" come prima. Forse perché ho una semi-repulsione verso quel periodo. Tanto "amo" il finto-revival degli anni '80, tanto "odio" tutto ciò che riguarda il periodo '95-2005. Tutto tranne il brit-pop... (ho visto l'altro giorno "Blur vs Oasis" su Sky Arte... Mi sono sorpreso di come conoscessi ancora a memoria TUTTE le canzoni! Sono malato, lo so).
RispondiEliminaNon ricordo se lo vidi al cinema o a noleggio (oppure ancora via, ehm... Mulo!), ricordo però la sensazione di spaesamento, del non averci capito una mazza. Rivisto dopo, più volte, man mano apprezzai tutto il contesto che poteva essere un metaforone sul diventare adulti (con tutto ciò che comporta) o un film sui viaggi nel tempo e i wormhole. Entrambe le ipotesi sono ugualmente valide e stanno in piedi. Quello che fa invece più paura e che inquadra perfettamente il periodo è lo spaccato dell'America di quegli anni, con quella patina di buonismo e politicamente corretto che è mille volte più agghiacciante di Frank e del sonnambulismo di Donnie.
Non lo rivedo da un po' e non so che effetto possa avere una revisione nel 2021 dopo che mille altre opere (più o meno paracule/riuscite/sbagliate, da J.J. a Nolan, giusto per citarne due a caso dal mazzo) hanno provato a fare altrettanto. Tutto sommato, preferisco averne un buon ricordo e tanto affetto per DD e Richard Kelly.
Mi è andata bene di averlo beccato subito, di averlo apprezzato solo io tra i miei amici e poi di essere passato ad altro quando tutti stavano in fissa, quindi nemmeno mi sono accorto di come sia piaciuto a tanti (molti più giovani di me) questo film.
EliminaAncora oggi non ci vedo paraculaggine, perché se quello spocchioso di Nolan le prova tutte per passare per quello che fa i film complicati (la sua ultima ciofeca è un ottimo esempio) Richard “senza cognome” Kelly ha fatto qualcosa che secondo me si capisce (a patto di aver un po’ di predisposizione per la materia), solo che tutti gli hanno detto: «Urca che film complicatone che hai fatto!» e lui non ci ha capito più niente.
Se avesse voluto atteggiarsi come Nolan (sempre seguendo il tuo esempio) non avrebbe sfornato una “Director’s cut” in cui sembra dire: «Raga vi spiego tutto tuttooooooo!». Boh, magari sbaglio ma Kelly lo vedo puro nei suoi intenti, forse un po’ tonto e mentalmente confuso a giudicare da cosa ha diretto dopo, però non ci vedo quella malizia di chi vuole fare il primo della classe a tutti i costi, anche perché poi il resto della sua carriera è stata un deragliamento ;-) Cheers!
Secondo me DD funzionava dannatamente bene per due motivi: al netto della sfiga d'essere uscito post 11 settembre, riusciva a raccontare quell'atmosfera anni '80 prima che fosse una moda, e lo faceva in modo spontaneo. Il secondo è anche il momento della vita in cui lo vedi, quelli di noi che l'hanno visto tra l'adolescenza e i vent'anni l'hanno preso in un modo che, ad una prima visione tardiva, non ti può arrivare.
EliminaNon è che il film sia invecchiato. E' tutto il resto che va avanti. Fosse uscito l'anno scorso non avrebbe fatto lo stesso effetto a noi che non abbiamo più 18 o 20 anni. Ci ha fatto effetto perchè usciva in quell'anno lì, e noi eravamo di quegli anni lì. Come un serpente, o un wormhole, che si morde la coda.
Sono perfettamente d'accordo aggiungo un dettaglio, in questo film nessuno utilizza i Walkie Talkie oppure pedale sulle BMX, questo per dire quanto sia libero dalla moda della malinconia anni '80 che ormai ci perseguita da anni. Cheers!
EliminaAnno 2001, l'intera popolazione romana fissava lo schermo in cui era proiettato "Donnie Darko", non esisteva trasmissione televisiva che non ne parlasse, non esisteva via cittadina senza una sua locandina: c'era solo un unico romano che camminava per strade deserte, l'unico romano a disinteressarsi del film, e tutti lo chiamavano Leggenda. Indovina chi era? :-D
RispondiEliminaQuesto è uno di quei film che la gente mi piombava in casa passando per la finestra, urlando istericamente "Devi vederlo, è un capolavoro!" Poi a un paio d'anni dall'uscita me lo vedo, pronto ad integrarmi negli ultracorpi: non voglio essere Leggenda, voglio essere baccellone! Niente, arrivo alla fine e divento io quello che piomba a casa della gente, soprattutto quella che me l'ha consigliato, e chiedo "Ora mi spieghi che cazzo vuol dire quel film?" Nessuno mi ha risposto. Negli ultimi vent'anni non è mai apparsa una recensione come la tua, tutti si sono limitati a fissare il vuoto e ripetere con voce afona "E' un capolavoro" ma era il baccellone a parlare, perché interrogati su cosa rendesse il film un capolavoro, e su cosa significasse la sua trama, nessuno ha mai risposto per vent'anni. Ora sei tu Leggenda :-P
P.S.
Continuo a disinteressarmi totalmente a Donnie Darko: per me l'unico vero coniglio fantasma al cinema è Bruce Willis in "Genitori cercasi" (1994) ^_^
Ti ringrazio di cuore per questo commento e per aver citato il coniglio più rovinato e stropicciato della storia del cinema, altro che Frank ;-) Mi rendo conto di essere andato controcorrente con questo titolo, mi è piaciuto subito, e mentre il mondo coltivava il culto di questo film, io boh, forse stavo guardando film di Carpenter o giocando a Basket chi lo sa. In tutta onestà io questa complessità nella trama non l’ho mai trovata, il film mi ha affascinato per altro non per il solito rodato giochino complicato = capolavoro. Basta, vado a rivedermi “Genitori cercasi” ;-) Cheers!
EliminaSai che non l'ho mai visto?
RispondiEliminaPenso che prima o poi lo recupererò più che altro per il suo attore protagonista, da Brokeback Mountain a Zodiac, da Prisoners a Lo sciacallo Jake davvero non ha fallito un film. Spero che presto conquisti la statuetta.
Qui era perfetto per il ruolo ma lontano dal talento che sfoggia oggi, potrebbe farcela, anche se ama ancora ruoli strambi ;-) Cheers
EliminaHa me era piaciuto parecchio in Source Code di Duncan Jones. Li lo trovai molto equilibrato.
RispondiEliminaBello quel film mi era piaciuto. Cheers!
EliminaGyllenhaal è un attore straordinario e credo ancora troppo sottovalutato. Ha fatto tanti ruoli e personaggi diversi, si è sempre messo in gioco con script vari, a volte rischiosi e complessi, altre volte più ordinari. Penso sia il prototipo dell'attore che fa solo roba che trova interessante.
EliminaDuncan Jones è un altro regista che è riuscito a sfornare due film interessanti "Moon" e "Source code" e poi l'abbiamo perso per strada. Anche se io spero sia ancora recuperabile.
Bel colpo, Cass.
RispondiEliminaMa guarda cosa mi hai tirato fuori.
Non dico il classico coniglio dal cilindro perche' sarebbe scontata.
Piuttosto il cilindro dal coniglio, vedendo com'e' ridotto il coniglio...
Ok, la smetto.
Visto al cinema, sull'onda dell'entusiasmo generale. Ricordo che XL ci aveva fatto una promozione esagerata.
Beh...posso dire che mi ha colpito.
Anzi...riporto pari pari un'affermazione di mio fratello che rende l'idea alla perfezione.
"E' uno di quei film che non sono fatti per piacere o non piacere, non e' questo il punto. Sono fatti per rimanere impressi. E' per quelli, che vanno visti."
E in effetti, se proprio devo esprimere un giudizio...MI E' RIMASTO IMPRESSO.
E' non e' forse lo scopo primario di un film, di un libro, di una canzone o di un videogame (beh, certo. Oltre a quello di far guadagnare soldini a chi li ha fatti, possibilmente)?
E da quel punto di vista Donnie ha ottenuto perfettamente il suo scopo.
Mi ha fatto lo stesso effetto di alcuni film di Lynch (Strade Perdute su tutti) o di certi episodi "a scatola cinese" di Dylan Dog (quando valeva la pena leggerlo. Mi riferisco a episodi come "Morgana" o "Storia di Nessuno". Oppure "Caccia alle streghe", che si concludeva in modo spiazzante).
Vale a dire quelle storie in cui veniva data totale liberta' di interpretazione.
Diciamo che l'aver visto un certo film di Adrian Lyne ha avuto un certo peso, e mi ha aiutato non poco.
Anche perche' certe teorie spiegate all'interno del film piu' che chiarire incasinano ancora di piu' il tutto (tipo la famosa teoria sui viaggi del tempo, che non ho mai compreso fino in fondo. Forse per via di una localizzazione non proprio impeccabile?).
Una mia idea me la sono fatta, comunque. E la ritengo tutto sommato valida.
Non l'ho mai piu' rivisto, da allora.
Forse perche' me lo voglio ricordare cosi' com'e'. Incastonato in una bolla, in una capsula del tempo. In una goccia d'ambra.
Inoltre, giusto per ricollegarsi al discorso di qualche giorno fa, quando lo vidi ero in una fase particolare della mia vita.
Oggi come oggi temo che non avrebbe piu' il medesimo impatto emotivo.
Ci sono film che forse vanno visti, almeno una volta. E ritengo che per Donnie valga proprio questo discorso. Forse piu' che per altri.
Proprio per la natura del film in se'.
Ha sempre dato anche a me l'idea di quelle cose che riescono una volta sola. Frutto dell'ostinazione del suo autore, che evidentemente sentiva di avere qualcosa di speciale tra le mani.
E quando ci credi e ti sbatti tanto, alle volte il destino ti fa la grazia che va tutto liscio.
Il film in se' e' impeccabile: interpreti belli e bravi, atmosfera inquietante il giusto e mi e' piaciuto il modo in cui tratta temi come l'adolescenza (periodo che sa essere bellissimo quanto bruttissimo) e il bullismo. Con dialoghi che al buon Quentin sarebbero piaciuti (quello sui Puffi mi fece scompisciare).
Per il medesimo motivo non ho mai annusato il seguito. Anche se da quel che sento in giro non mi devo essere perso poi molto.
A suo modo ha lasciato un segno indelebile.
Il seguito non esiste, per fortuna vivo in un universo tangente dove é stato dimenticato, per il resto mi piace la tua definizione ;-) Cheers
EliminaNel mio universo tangente non è mai uscito. Da noi è uscito "S. Danko".
EliminaAhahah voglio il poster in soggiorno di "S. Danko" il Santo che dimezza arti finti, solleva sassi roventi e moltiplica quello che viene usato contro lo stress, la Vodka ;-) Cheers
EliminaPenso sia come dicevate a proposito del Liga col suo Radiofreccia.
EliminaAlle volte hai solo una carta da giocare, in tutta la vita. L'importante e' giocarsela bene.
E qui per fortuna lo hanno fatto.
Decisamente giocata bene ;-) Cheers
EliminaIn effetti il paragone con Radiofreccia ci sta sul "one shot" di uno che riesce a fare il film della vita, quando nessuno se lo aspetta, e non riesce a replicare le aspettative dell'opera prima.
EliminaPer quanto mi riguarda però, un film capace di toccare le giuste corde vale più di tante altre opere ben confezionate ma più ordinarie che non ti lasciano lo stesso segno.
Puoi passare tante giornate tranquille nella tua vita, quelle che ti restano però sono quelle fantastiche o quelle di m...
Anche perché il primo film lo prepari tutta la vita, per il secondo hai pochi mesi. Cheers!
EliminaUn regista che come Kelly ha avuto un esordio fulminante(anche se molto meno menzionato)seguito da pochissimi film,ma che al contrario di lui e rimasto molto solido(tenendosi basso col budget) e decisamente il canadese Vincenzo Natali,i suoi 3 film di fantascienza li rivedo spesso con grandi soddisfazioni.
RispondiElimina"The Cube" resta una bomba a mano ;-) Cheers
EliminaGiusto ieri mi è capitato di vedere il suo nome alla regia della settima puntata di The Stand. Che stia tornando? O forse è questa la sua dimensione.
EliminaNo aspetta, la prima puntata di "The Stand" è diretta da Josh Boone, lo so perché anche io l'ho vista proprio ieri seria (storia vera). Vincenzo Natali è alla regia degli episodio finali, ma il canadese di origini Italiane ha diretto molti episodi di tante serie tv, da "Hannibal" a scendere. Cheers!
EliminaChe dire che tu non abbia già detto... io forse lo vidi in un'età più "propizia", ma davvero, è una delle visioni indispensabili nella mia vita di cinefilo ❤
RispondiEliminaGrazie Genius, penso che il tempismo con questo film sia tutto, vederlo nel momento giusto conta parecchio. Cheers!
EliminaÈ un po' come leggere Happy Popper.
EliminaComunque, l'atmosfera che c'è qui non l'ho trovata altrove...
Direi di sì, sarà un film facilone per certe trovate, ma quell'atmosfera resta unica, per me ha saputo davvero portare al cinema quella depressione malinconica che sa di adolescenza. Cheers!
EliminaNo ce la faccio, troppi ricordi!
RispondiEliminaEd è passato pure troppo tempo dalla visione di questo film, che non ho potuto godere al cinema ma che ho scoperto per quel "ne parlano tutti andando in bus a scuola" noleggiandolo in videoteca.
Eh, la gioventù!
Poi il DVD l'ho pure comprato, ed è diventato uno di quei film da guardare con gli amici per vedere se lo capivano/che teorie si facevano.
Grazie per questo post nostalgia che mi svela un sacco di retroscena che non sapevo. :)
Sul signor Kelly (o Richard? che foto triste ha su wikipedia, poi) ho ancora ben presente il malessere che mi ha provocato Southland Tales, cercare di non addormentarci, di non soccombere al fastidio, mio dio. Però The Box, con la sua idea iniziale, mi era pure piaciuto, ma ricordo vagamente che finiva perdendo ogni appeal... dovrei rivedere pure quello, ma la precedenza va senza dubbio ad altro.
Mad World in ogni compilation che si rispetti da vent'anni a questa parte, e che colpo scoprire la versione originale così diversa, così meno incisiva.
Sì, sempre una questione di età.
Di nulla figurati, mi sono reso conto di aver apprezzato il film subito saltando tutta l'esplosione della sua popolarità, perché beh, mi sono distratto ;-) Richard (o Kelly?) é finito proprio male, Southland Coso era un pasticcio pur avendo un cast variegato pieno di nomi notevoli. Per quello che riguarda "The Box" fatti un regalo e leggiti il racconto originale di Richard Matheson, ci vuole meno tempo che rivedersi il film ed é molto meglio. Il pezzo originale dei Tears for fear ha un testo molto malinconico che la cover ha portato a galla, per il finale del film é proprio la versione giusta ;-) Cheers
EliminaUno dei miei cult in assoluto, peccato che la carriera del regista sia andata in discesa
RispondiEliminaPrecipitosa discesa oserei dire. Cheers
EliminaGran pezzo Cass.
RispondiEliminaE' proprio uno di quei rarissimi casi in cui c'è una convergenza di elementi uno più giusto dell'altro e viene fuori un film irripetibile.
La colonna sonora fa un lavorone, ed è stata anche la "mia" colonna sonora per molti anni, senza contare che, per la sua natura circolare, a volte lasciavo la vhs dentro il videoregistratore e me lo rivedevo e rivedevo.
La director's cut era inutile perchè tutto quello che contava era già stato detto, mentre S. Darko mi sono rifiutato di vederlo e non lo vedrò mai.
S. Darko é più inutile della director's cut, giusto per darti un'idea. Grazie Bro, penso che questo film sia legato ad un momento così come la sua realizzazione, é una scheggia proveniente da un universo tangente. Cheers!
EliminaTra l'altro non vorrei dire cazzate, ma proprio dai contenuti speciali della director's, se non ricordo male, la versione che abbiamo visto qua in Europa era tagliata diversamente rispetto a quella cinematografica USA. La director's infatti si basava sulla versione originale più una manciata di scene estese MA la versione per i cinema americani era molto più simile alla director's, sia nel montaggio diverso delle musiche che in alcune scene.
EliminaSto andando a memoria, ma la versione "nostra", quella europea, era parecchio lontana da quella originale, a prescindere dalla director's.
Mi pare di ricordare dei tagli sulla parte dell'aereo, anche sensati per il mercato americano nel periodo in cui il film è uscito, però dovrei approfondire. Cheers!
EliminaBuongiorno caro Cassidy, commento con un giorno di ritardo, in questo periodo va così, non ho molto controllo sul tempo, a differenza di Donnie, e senza aver letto gli interventi altrui, come faccio di solito.
RispondiEliminaChiedo scusa se inserisco spesso eventi personali nei miei post ma servono per far capire il contesto in cui ho visto la pellicola e i motivi per cui mi ha toccato tanto. Quando ho visto il film ero un giovane un pò più grande di te, ora mi avvicino all'età di Patrick Swayze ai tempi, anche se non potrei mai aspirare ai suoi livelli di coolness. Avevo lavori precari, pochi soldi, problemi con le ragazze, nel senso che non ne avevo, insomma una fase abbastanza depressiva acuta, tra l'altro dormivo pochissimo, come il protagonista della pellicola e mi sembrava spesso di non riuscire a distinguere la realtà dal sogno (se te lo stai chiedendo, non facevo uso di droghe!). Quindi ero della predisposizione giusta per identificarmi nel tribolato Donnie, anzi, devo ammettere che proprio il modo in cui agisce, sebbene mi avesse messo un pò in crisi sul momento, ha avuto un effetto catartico nei miei confronti, spingendomi ad andare avanti, nella ricerca di momenti più favorevoli, mentre come scopriamo nel film, il nostro Darko non ha la possibilità di andare oltre, solo di fissare le cose. Altro punto del film che ha sempre avuto un appeal particolare è proprio il rifarsi alla possibilità di tornare indietro e sistemare qualcosa di sbagliato che abbiamo fatto, ma non tutto. Quanto sarebbe bello poter rimediare ai propri errori, anche solo a uno, almeno una volta nell'esistenza! Ma qui andiamo su discorsi metafisici (o metà fisici?) quindi meglio non spingersi troppo in là. Comunque è stato il film giusto al momento giusto, almeno per me, quindi ti ringrazio molto per questo bel pezzo che mi ha riportato a galla tanti ricordi e anche il fatto che tutto può cambiare. 👋
Invece a me i tuoi post di vita vera vissuta mi piacciono perché comunque hanno un senso, grazie ;-) Cheers!
EliminaGrazie a te! Bro-fist!
EliminaNon si può scrivere la parola Bara senza scrivere la parola Bar, che è un pò come si chiacchiera qua sotto nei commenti, perciò parlare di piccoli episodi personali ci piace, anche perchè senza leggere i commenti degli altri hai detto quello che pensiamo tutti: film giusto al momento giusto, pure nell'età giusta (che poi è sempre relativa), e per un film che parla di tormenti personali ci sentiamo tutti un pò coinvolti.
EliminaP.S. una nota di solidarietà, i problemi con le ragazze non sono quando non ne hai nessuna, iniziano quando ne hai qualcuna qualcuna ;-) E non è sessismo, penso che qualunque donna la pensi allo stesso modo.
Ti ringrazio molto, ho riscontrato spesso che mi ritrovo nei commenti degli altri baristi, sarà che siamo "cadaveri" molto simili, per età e formazione, quindi mi viene facile parlare anche di eventi personali, perché mi sento tra vecchi amici che possono capirsi. Sul discorso problemi con le donne mi sa che hai ragione: I problemi veri sono arrivati dopo che mi sono sposato!
EliminaPenso che il profilo della Barista e del Barista medio abbia tratti piuttosto comuni, meglio così è uno dei motivi per cui siamo in volo ;-) Cheers
EliminaHo già parlato da me di questo film, di come mi piaccia e di come sia stato importante per me per il momento precisissimo in cui è arrivato, perciò non mi resta che ringraziarti per questo bel nuovo Classido e sottoscrivere ogni tua parola. Tra l'altro qualcuno ha scritto una frase di Mad World su un muro cui passo davanti ogni giorno ("...and I find it kinda funny, I find it kinda sad") quindi questo film è davvero sempre con me :)
RispondiEliminaDirei che il suo impatto sulle persone è facilmente quantificabile, grazie a te passerò a leggere il tuo post, me lo sono perso ma rimedierò. Cheers!
EliminaWoh! Woh, woh, woh!
RispondiEliminaFermi tutti.
Me lo sono rivisto stasera dopo anni.
Visione con upgrade cerebrale.
SPOILER!
SPOILER SPOILER SPOILER
Cose mai notante prima:
all'inizio del film, quando Donnie torna a casa di prima mattina incrocia una specie di corvette rossa, che è l'auto di Frank! (cioè, l'avevo notato in passato ma non gli davo lo stesso significato della visione odierna).
Il finale è una specie di "sliding doors" sull'amore tragico tra Donnie e Gretchen. E' un dover scegliere da un universo e l'altro.
Donnie porta il corpo di Gretchen con sè in macchina fino al punto in cui verrà inghiottito dal wormhole, perciò: in una versione della storia, Donnie muore e Gretchen è viva. Non può esistere una versione della storia in cui uno dei due sia vivo!
Nella versione in cui Donnie muore, i due non si conoscono. Nella versione in cui si conoscono, è Gretchen a morire. Ragion per cui quando lei muore, Donnie la porta in braccio e in auto, fino alla collina dove tutto è iniziato (o finito) per "rovesciare" il tempo.
Nell'universo in cui Donnie muore, non conoscerà mai Gretchen ma lei sopravvivrà.
E' una lettura del finale a cui non avevo mai pensato.
D'altra parta ha un nome da super eroe no? Lo diceva proprio Gretchen. Se non fosse stato per l'universo tangente non si sarebbero mai incrociati per quella terra franca spazio-temporale, una Casablanca di 28 giorni e qualcosa, solo che Frank non suona il piano come Sam. Cheers
EliminaCoerente e plausibile la tua spiegazione dell'universo tangente (in effetti, così si riesce a dare un senso compiuto al tutto in termini di spazio e di tempo) ;-)
RispondiEliminaSe dal fantascientifico poi dovessi virare all'horror metafisico, il tempo "in prestito" per poter fare la differenza pur con un destino già segnato mi farebbe affiancare il Donnie Darko di Jake Gyllenhaal al pilota Keller di Robert Powell, protagonista in "Survivor - L'aereo maledetto" (1981)... probabile che Kelly lo abbia visto (o, in alternativa, abbia letto il romanzo di James Herbert da cui era stato tratto il film).
Bravissimo, perché dentro "Donnie Darko" esiste un secondo film non raccontato: cosa é successo all'areo? Il dramma del pilota, dei passeggeri a bordo (noi ne conosciamo solo due), di fatto una puntata di "The Twilight zone" che ricordo molto "Survivor", altro che director's cut ;-) Cheers
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