mercoledì 9 dicembre 2020

L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente (1972): Chuck Norris può fare tutto (tranne battere Bruce Lee)

In quanto occidentale sento qualcosa in lontananza, come un urlo, il verso di una pantera, ma prima di iniziare a preoccuparmi sul serio, vi do il benvenuto al nuovo capitolo della rubrica… Remember the dragon!

Dopo aver mandato a segno un enorme successo ai botteghini di Hong Kong e poi aver replicato, con un film manifesto in grado di scatenare l’orgoglio di un’intera nazione, il terzo film di Kung Fu di Bruce Lee non poteva mancare ed era invocato a gran voce da tutti, ma il Maestro sapeva che doveva puntare ad occidente, però alle sue condizioni.

Le storie degli scontro sul set tra Lee e il tronfio regista Lo Wei sono entrate nella leggenda, come ogni elemento della vita di Bruce, ma quei due proprio non si sopportavano ormai più, tanto che Lee rifiutò di essere nuovamente diretto da Lo Wei, anche se il suo nuovo film sarebbe stato un poliziesco girato negli Stati Uniti intitolato Massacro a San Francisco, per altro ricordato come uno dei primissimi ruoli da attore di Chuck Norris, nei panni del baffuto cattivo, ma lasciatemi l’icona aperta, perché il buon vecchio Chuck più avanti tornerà buono.

Le vacanze romande del Maestro Bruce Lee.

Questa volta il suo nuovo film Bruce Lee lo avrebbe scritto, diretto e coreografato oltre che interpretarlo, ma era necessario prima trovare i fondi e un Paese che fosse disposto a fare da testa di ponte per la conquista dell’occidente di Lee, vi do un indizio: negli anni settanta era in fotta per i film di arti marziali, inoltre è fatto a forma di scarpa. Questa è la storia di come Bruce Lee sbarcò in Italia, a Roma per la precisione.

Una parte dei soldi arrivava dalla casa fondata dal Maestro, la Concord Production Inc. insieme alla solita ricchissima Golden Harvest, mentre il resto del denaro venne fornito dal produttore Riccardo Billi, che per altro se siete amanti dei pettegolezzi, finì per sposare la bellissima attrice modella Malisa Longo, che in questo film interpreta la prostituta che si porta in camera Chen, garantendo anche la quota “bocce” nella pellicola (storia vera).

Uno sguardo piacionico. Piacionico sarebbe… Acchiappesco. Come a dire, “poi te sdrumo!” (cit.)

Il titolo del film è cambiato più volte di quante si cambiano i calzini in una settimana, tra le varie scelte quella che piaceva di più a Bruce Lee era “Enter the Dragon”, che avrebbe avuto senso visto che avrebbe rappresentato il suo arrivo nel cinema occidentale, ma venne modificata all'ultimo in “Way of the Dragon”, ben più logico visto che nel film, Bruce Lee osa mettere le mani sul sacro Kung Fu cinese mostrando a tutti la sua via, ma andiamo per gradi.

Il titolo “Enter the Dragon” venne messo in un cassetto per il futuro, ma come al solito, in uno strambo Paese a forma di scarpa abbiamo contribuito a rimescolare le carte come solo noi sappiamo fare. Malgrado il mite contadino cinese con l’istinto del freddo assassino sbarcato a Roma, impersonato da Lee nel film, si chiamasse Tang Lung (come si vede benissimo anche nei titoli di coda), la Titanus che distribuì il film dopo la morte di Lee, sostituendo il proprio logo a quello della Golden Harvest, pensò bene che visto che il protagonista era lo stesso, così come buona parte degli attori coinvolti (la bella Nora Miao e Wei Ping-Ao, in un altro ruolo da viscido collaborazionista), questo doveva essere un seguito diretto dei primi due film di Lee e il nome Chen, era il modo più facile per ribadire la continuità, aggiungeteci la moda tipica di quel periodo, di sfornare titoli chilometrici perfetti per presentare il film al pubblico ed ecco “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente”, talmente azzeccato da diventare un modo di dire, sostituendo di volta in volta il soggetto.

Uno dei tanti titoli di lavorazione del film: Return of the Jedi dragon.

Se pur molto orgoglioso del risultato finale, Bruce Lee sapeva benissimo che il suo film non era ancora all’altezza degli standard minimi richiesti dal pubblico americano, infatti il film venne distribuito massicciamente solo dopo la prematura scomparsa del Maestro e bisogna essere onesti, [Cassidy inspira forte] “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” [Cassidy espira forte] ha delle ingenuità legate un po’ alle mode del periodo in cui è uscito, ma ha ancora un grosso legame con l’oriente da cui proviene, d’altra parte Bruce Lee aveva dei conti in sospeso, in patria tutti lo chiamavano Maestro, ma i maestri fedeli alla tradizione del Kung Fu lo disprezzavano, considerando a livello di blasfemia le sue innovazioni portate con il Jeet Kune Do.

Ma a dirla proprio tutta, Lee aveva anche dei conti in sospeso con gli americani, che lo vedevano come un allenatore di VIP come James Coburn e Steve McQueen con mire da attore, gli stessi che avevano preso la sua idea di un cinese girovago in grado di raddrizzare i torti nel selvaggio West nella serie "Kung Fu", e avevano affidato il ruolo a David Carradine, che non solo non sembrava per niente cinese, ma non sembrava nemmeno un marzialista. “Way of the Dragon” rispecchia la condizione di Bruce Lee in quella breve porzione della sua carriera, un uomo troppo moderno per la sua patria, me non abbastanza grande per i razzisti Stati Uniti. Prendete un po’ il mappamondo (so che ne avete uno a portata di mano), provate a mettere in dito su un posto che sta a metà tra Hong Kong ed Hollywood, e capirete che l’Italia era il posto giusto per Bruce Lee.

"Perché questi cortili romani sono pieni di sassi?" , "Credo si chiamino ruderi" (Cit.)

“L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” porta in scena idee che Lee non era riuscito a “vendere” agli americani, ma anche una versione abbozzata di quello che Bruce Lee voleva raccontare della sua idea di arti marziali al cinema. Il Jeet Kune Do è troppo moderno e controverso, meglio continuare a chiamarlo Kung Fu anche se la filosofia di Lee era già chiarissima, il cinese con i pugni nelle mani (cit.) invece che vagare per il selvaggio West qui diventa giramondo e in quello che in teoria avrebbe dovuto essere la sua prima avventura, va a sistemare torti a Roma, in cui il cliché del ristorante (ovviamente cinese) minacciato dalla Mafia locale è l’ennesimo espediente per arrivare a mostrare Bruce Lee, fluido combattente capace come l’acqua di adattarsi, ai rigidi dogmi del Karate Giapponese, rappresentato da tre Maestri di questa disciplina affrontati uno via l’altro in sequenza, in uno struttura che oggi chiameremmo “da videogioco”, ma era quella che Lee sognava di poter raccontare e avrebbe fatto solo in parte in “Game of death”, se il destino non avesse parato i suoi colpi.

Parliamoci chiaro, “Way of the Dragon” è un film che ci mette una vita ad ingranare giocandosi momenti stupidotti di pura commedia, non era ancora l’idea di cinema che Lee sognava ma comunque, contiene il più clamoroso combattimento della settima arte e un Bruce Lee carico a molla, quindi già solo per questo si merita un posto tra i Classidy!

Bruce Lee Tang Lung Yen Chen sbarca a Fiumicino ed è subito disagio. Un’anziana signora lo fissa come se fosse caduto da Marte e anche mangiare è un problema visti i problemi linguistici e la differenza di culture, ad esempio al ristorante l’affamato Chen incapace di leggere i caratteri latini sul menù, ordina come si farebbe dalle sue parti, quattro o cinque portate invece del primo e secondo (con dolce, caffè ed ammazzacaffè) come si fa da noi, ritrovandosi a scodellarsi cinque zuppe alla velocità della luce nemmeno fosse Son Goku. Tanta zuppa vuol dire tanta pipì, il dato più significativo per descrivere “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” a chi non lo avesse mai visto, è che nei primi 23 minuti di film, Chen chiede di andare in bagno tre volte (storia vera).

“Spero tu non voglia mangiarla con le bacchette tutta quella zuppa”

Nora Miao lo porta al ristorante, obbiettivo dei criminali che non possono proprio vivere se non ne faranno il centro nevralgico delle loro attività losche, in compenso in questo ristorante si fa tutto tranne che mangiare (poi chiediamoci perché i ristoranti cinesi ancora oggi qui da noi, non godano di ottima fama), ad esempio i camerieri nel tanto tempo libero si allenano con il rigido Karate giapponese, e qui Bruce Lee inizia a snocciolare un po’ della sua filosofia di arti marziali applicate alla vita: se una tecnica di combattimento può insegnarti qualcosa e salvarti la pelle in una rissa, tu devi impararla e farla tua, anche se per la dimostrazione pratica bisognerà far scorrere altri minuti di film, il Maestro Bruce Lee aveva già cominciato la sua lezione.

Per utilizzare le parole nel film, quando “il drago agita la coda” i primi sgherri mandati ad intimidire i ristoratori vengono stesi da Chen senza difficoltà, anche se a ben guardare, uno potrebbe lanciarsi in una spericolata chiave di lettura alternativa, per cui “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” sia la storia di come Bruce Lee si sia opposto al cattivo gusto, tra sgherri con camicie inguardabili e il tappeto di peli sul petto di Chuck Norris, Bruce Lee prende a pugni, tutti i pugni negli occhi estetici forniti da questo film. Tra ristoranti risollevati e consigli estetici, non capisco perché i film di Bruce Lee non vengano replicati a ripetizione su Real Time, sarebbe un notevole miglioramento del palinsesto di quel canale. Ok ho caSSeggiato abbastanza, torniamo al film!

Quelli vestiti male verranno picchiati per primi (non si salvo nessuno…)

Se gli sgherri attaccano Chen con un winchester che sembra un rimasuglio di uno dei Western di Giuliano Gemma, lui risponde dando lavoro a tutti i dentisti di Roma utilizzando non uno, ma due Nunchaku e mi fa sempre un’estrema tenerezza lo sgherro che nel tentativo di non farsi rifare i connotati, afferra uno dei due Nunchaku lanciati via da Chen, ma poi è talmente incapace di usarlo che finisce anche lui sulla poltrona del dentista.

Quando un uomo con il fucile...

… Incontra un uomo col Nunchaku. Sapete già come va a finire (per quello con il fucile)

Se il film successivo di Bruce Lee ha un’impronta smaccatamente Bondiana per certi elementi, complice l’ambientazione Romana mi è sempre risultato difficile non vedere un collegamento tra questo film e quelli di Bud Spencer e Terence Hill. L’eroe buono che risolve tutto a scanassoni, il cattivo che coinvolge campioni locali sempre più forti, forse era solo il gusto popolare dei primi anni ’70, ma per certi versi “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente”, sembra una versione seria di “…altrimenti ci arrabbiamo!” (1974), solo che qui ad arrabbiarsi è uno dei più grandi artisti delle arti marziali che l’umanità abbia mai visto, quindi ci scherzerei poco.

"... Anzi, siamo già arrabbiati!"

Se i primi venti minuti comici del film, dimostrano che Bruce Lee poteva cavarsela perfettamente anche con un registro comico che nel tempo ci siamo abituati a vedere addosso ad uno come Jackie Chan, è nell’ultimo atto del film che “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” si guadagna di diritto il suo posto nella storia del cinema. A finire a terra sono prima il campione di Karate giapponese (interpretato dal coreano Ing-Sik Whang) e poi a ruota lo “sfregiato” Bob Wall, che come ci ha brillantemente raccontato Lucius Etruscus (e se vi siete persi il suo speciale su Chuck Norris, fate sempre in tempo a recuperarlo) è finito nel film perché ha accompagnato a Roma il suo socio, colui che Bruce Lee voleva nel film… Enter the Chuck!

Niente barba ma un incredibile stile anni ’70 per Chuck Norris.

Chuck Norris era il campione americano di Karate, Bruce Lee lo ha voluto proprio per questa ragione, anche se tra le mille voci che ruotavano attorno alla vita di Lee trasformandosi in leggende, girava anche quella per cui il Maestro volesse studiare i suoi calci da vicino per migliorare il suo Jeet Kune Do, ma sono dicerie, la verità è la porzione di telefonata tra i due che vi riporto, ringraziando Lucius per la fonte ghiotta: Chuck chiese «Ah, quindi tu batterai l’attuale campione del mondo di karate?», e Bruce Lee rispose «No, io ucciderò l’attuale campione del mondo di karate!» (storia vera).

Lo scontro finale nel Colosseo è uno di quei momenti trionfali che solo la celluloide può creare, così mitico che infatti molto di quello che vediamo è ovviamente finto. Malgrado la ferma convinzione di molti è chiaro che gli esterni, tra cui la mitica scena del “pollice verso” di Chuck Norris a Bruce Lee, sia stata girata nel vero anfiteatro, gli interni invece sono stati ricostruiti (anche non proprio alla grande, bisogna dirlo) in uno studio ad Hong Kong, dove Bruce Lee ha tenuto tutti in ostaggio per tre giorni di lavoro, dove ha ossessivamente curato tutto, gli angoli d’inquadratura (tra il “duello” tra lui e Norris e la camminata verso il tramonto sui titoli di coda di Chen, gli echi Western si sprecano) e tutte le coreografie di combattimento fino all'ultimo dettaglio.

Ave Cesare Chuck morituri te salutant.

Se Ing-Sik Whang viene battuto per maggiore flessibilità del Jeet Kune Do sul rigido Karate giapponese, Bob Wall finisce a terra perché il combattente secondo Lee, deve anche saper sfruttare il terreno intorno e qualche “trucchetto” per avere la meglio, ma lo scontro con Chuck Norris è il manifesto programmatico della filosofia di arti marziali applicate alla vita del Maestro Lee.

Bisogna essere onesti, con tutte i Chuck Norris facts ad alimentare il mito sull'irsuto attore, rivedere “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” per quanto invecchiato e con il suo finto Colosseo posticcio, diventa ogni anno più mitico, di fatto Bruce Lee ha la meglio su uno che nel frattempo è diventato una leggenda vivente, anche se il più peloso sul set non era Chuck Norris, ma il gattino. Ho visto e rivisto questo film tante volte, ma una spiegazione al micio che assiste al combattimento proprio non l’ho mai trovata, se non il parallelismo tra il felino Bruce Lee che prima del combattimento scioglie la schiena facendo il classico movimento del "gatto", ma più che questo non saprei dirvi, anche perché il resto del combattimento è veramente degno di analisi, quello sì.

Il buono, il brutto, il gattino.

Chuck Norris in questo film si presenta senza la sua caratteristica barba, ma in compenso tra torace e schiena sembra un tappeto umano, roba che Chewbacca levati, ma levati proprio! Infatti uno dei momenti caratteristici è quando Chen si ritrova con un pugno di peli del suo avversario nel pugno, mi sono sempre chiesto se tra le scene eliminate del film, ci fosse anche una con il gattino, intento a sputare una palla di pelo di Chuck Norris, chissà se è stata mai girata?

"Vieni qui che ti rimando in Texas, Walker"

Lo scontro tra Norris e Lee e quello tra occidente ed oriente, tra la rigidità e le regole inflessibili del Karate, contro la flessibilità e la capacità di adattarsi del Kung Fu non puro di Lee, che infatti per avere la meglio deve tenere fede alla massima, che tutti credono una sua frase (quando si trattava di una citazione), ovvero “Be water by friend”, adattandosi e “sporcando” la sua arte marziale prendendo qualcosa in prestito dalle altre, nello specifico la Boxe, dove il movimento di piedi, che come in molte discipline è fondamentale.

Bruce Lee inizia a muovere i piedi tenendoli costantemente in movimento, così facendo può intercettare meglio i colpi avversari diventando più veloce. Proprio come il povero malcapitato che tentava invano di imitare Chen usando il Nunchaku, anche Chuck Norris tenta la tecnica dei “piedini ballerini” ma è tardi, quindi ricordate, i “Chuck Norris facts” ci hanno insegnato che Norris può fare tutto… Tranne battere Bruce Lee!

Lo scontro tra culture, ben prima di zio Sly.

Gli ultimi minuti di “L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente” servono più che altro a concludere le trame lasciate aperte, l’apice del film è già stato raggiunto nello scontro con Chuck Norris che rappresenta il manifesto programmatico di Bruce Lee, per essere un film sbalestrato capace di adattarsi (come l’acqua) come fa Chen, passando da commedia spicciola a dramma da combattimento, il risultato finale non è ancora quel grande film che Bruce Lee sognava per entrare ad Hollywood dalla porta principale, dimostrando all’interno pianeta la sua filosofia di vita applicata alle arti marziali, ma è ancora un film in equilibrio tra oriente e occidente, però talmente grande da finire per sfondare tutti i botteghini del mondo alimentando ulteriormente la leggenda di Bruce Lee.

La prossima settimana, l’asticella del mito si alzerà di un altro metro abbondante, stiamo per entrare nella cultura popolare quella vera, a colpi di calci volanti, non mancate!

32 commenti:

  1. In effetti l'analogia con Altrimenti Ci Arrabbiamo ci sta. Ah... era evidente il Colosseo finto

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    1. Anche secondo me, ma molti hanno dubitato ;-) Cheers

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  2. Il buono, il brutto e il gattino mi ha steso....Che scena iconica

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    1. Il micio andava affrontato, uno dei grandi misteri del Cinema, testimone oculare di uno scontro un filo epico, ma proprio due righe ;-) Cheers

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  3. Altro film mitico e recensione mitica, grazie per le citazioni ;-)
    Sono di Roma e ti lascio immaginare quanto i romani amino il Colosseo... ma a distanza. Infatti ho conosciuto davvero persone convinte che lo scontro fra Bruce e Chuck si sia svolto nel vero Colosseo: ma ci sono mai entrati? Fino agli anni Novanta era gratis, ci si andava pure in gita con la scuola: come si fa a pensare che quelle mura di polistirolo siano l'interno del vero Colosseo? :-D
    Fa impressione quella scena a piazza Navona, con "strizzatina d'occhio", perché quasi cinquant'anni dopo il posto è rimasto assolutamente identico. Chissà se pensava a questo film Tsui Hark, quando a piazza Navona ha ambientato una scena di "Double Team" con Van Damme e Dennis Rodman :-P

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    1. Doverose, anzi da qui alla fine della rubrica sarai citato sempre più spesso, il materiale Zinefilo è prezioso ;-)
      Pensa che ci ero andato in gita scolastica anche io ai tempi (storia vera). Io invece sono certo che Tsui Hark si sia rifatto a questo film (e a “Il prigioniero) per “Double Impact”, anche lì, finale nel Colosseo un pochino meno posticcio, ma con i distributori della Coca Cola da far esplodere messi in fila ;-) Cheers!

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  4. Altro classico imperdibile, lo scontro finale poi è storia del cinema. Mi ero scordato del micino, ma forse vista la particolarità del film è un richiamo come dici tu. Tipo il film di Jackie Chan, quello chiamato Il serpente all'ombra dell'aquila anche lì viene citato un gatto durante lo scontro.

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    1. Non sono riuscito a trovare altri paragoni se non i movimenti di Lee, però dici bene, imperdibile ;-) Cheers!

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  5. Delle 4 pellicole con Lee, questa è quella che ho visto di meno. Ad eccezione del combattimento finale con Norris che invece riappare spesso nei video.

    Ora attendo impazientemente la settimana prossima. Già pregusto il tuo post che sarà inevitabilmente zeppo di aneddoti.

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    1. Già pronto e in rampa di lancio, sono a buon punto con la rubrica, mi "scrocchio" le nocche come Bruce Lee prima di scrivere ;-) Cheers

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  6. Altro film entrato nel mito.
    Come tutti quelli con in ballo Bruce Lee, che fosse presente o meno.
    Perché non bisogna dimenticare l'ignobile sfruttamento postumo del suo nome dopo la morte,apiccicato a qualunque filmaccio pur di vendere.
    Anche qui, iconografia a pacchi.
    Su tutti il leggendario duello finale al (finto, almeno in interni) Colosseo col grande Chuck Norris.
    Un film che prende dal suolo italico i toni da commedia e da poliziottesco. E in effetti lo considero il film più "scanzonato" di Bruce.
    Ma se mi passate il termine...scanzonato non fa rima con scazzato o cazzone.
    E infatti quando c'é da menare, come sempre si mena sul serio. Ed in modo impeccabile, come da tradizione del grande Bruce che non tralasciava neanche una virgola.
    E poi...l'umorismo ci sta. Persino nei film con Maurizio Merli, ogni tanto, c'erano scene che strappavano due risate.
    Col contagocce, ma c'erano.
    Personalmente il mio preferito e quello dove Chuck, in evidente difficoltà dopo la partenza a razzo,nell'ultimo e disperato tentativo di ribaltare le sorti dell'incontro si mette maldestramente ad imitare il protagonista.
    Con scarsi risultati, purtroppo.
    Non é che una tecnica la si impara in cinque minuti!
    Ecco. Ora vorrei avanzare una piccola cosiderazione.
    Con tutte le cautele, eh. Perché a mettere in dubbio l'immagine di Lee come combattente invincibile, la gente va su tutte le furie.
    Basti vedere la reazione della figlia Shannon dopo il film di Tarantino.
    E ti credo. La memoria del padre é l'unica fonte di introiti che ha.
    Su Bruce Lee attore, filosofo, atleta niente da dire.
    E' stato una mente brillante e sagace, e ha sempre guardato a 360 gradi senza pregiudizi o idee preconcette.
    E ha sempre sperimentato e lavorato tantissimo. In primis su sé stesso e sul suo stesso corpo.
    Questo é innegabile.
    Ma sul Bruce insegnante e combattente, beh...negli ultimi anni l'ho ridimensionato parecchio.
    Leggevo che Stallone, parlando di Lundgren in Rocky IV con la consueta umiltà (perché Sly passa alla storia come divo vanesio ed egocentrico. Ma sa essere umile, quando vuole), diceva "Vinco io perché é solo un film. Nella realtà, avrebbe vinto lui."
    E qui penso che si possa applicare il medesimo discorso.
    Norris, tra titoli americani e intercontinentali, ha un curriculum marziale che levati.
    Bruce si stufò ben presto di fare l'insegnante, preferendo il ruolo di personal trainer per VIP.
    In sostanza, andava in giro a raccontarsela ai ricconi che di arti marziali capivano poco e niente.
    Un venditore di fumo, dunque? In parte suppongo di si.
    Ma siamo negli states, gente. Il suo era un prodotto. E un prodotto...lo devi saper vendere.
    E Bruce sapeva venderlo, sicuramente.
    E' pur vero che si era fatto un sacco di nemici e di antipatie. Vuoi per via degli USA dove il razzismo era ancora forte, e pure in oriente dove non gradivano che andasse in giro a spiattellare cose che nella testa dei locali erano e dovevano restare ammantate di segretezza e misticismo.
    Insomma, la frase "E' meglio che ti stai zitto!!", nel caso di Bruce, valeva in entrambe le direzioni. Soprattutto per lui.
    Parere mio, ci mancherebbe. Come sempre. E poi si sa che nelle arti marziali le dicerie fanno parte di quel mondo. E di pallonari ne girano parecchi.
    Sta di fatto che le (pochissime) volte che Bruce ha davvero fatto a botte con qualcuno, le ha solo prese.
    Tipo un paio di scontri per strada ad Hong Kong, stando alle cronache dell'epoca.
    Pure con Norris, che dopo ripetute insistenze una volta lo ha convinto a fare sparring. E lo ha steso dopo un paio di colpi (o almeno così la racconta suo fratello).
    Insomma...tutto é il contrario di tutto. E ognuno dice la sua.
    A ben guardare, pure Rocky Balboa é stato inserito nella Hall of Fame della Boxe, quindi...
    Resta il fatto che col tempo ho imparato ad apprezzare di più quelli che sul ring a versare sangue e sudore ci sono finiti per davvero.
    Ma lo ripeto...parere mio. Tutto qui.
    Ognuno é libero di pensarla come gli pare.

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    1. Bah, di sicuro Lee era arrogante e attaccabrighe ma da qui a dargli del pallonaro, appure di approvare la ridicola versione portata in scena da Tarantino ne passa. Ho rivisto "C'era una volta ad... Hollywood" domenica, ho saltato una sola scena, ti lascio immaginare quale (storia vera). Lungi da me dare ragione a qualunque membro della famiglia Lee, anche loro hanno fatto cose indifendibile per dice dere quella che hai giustament definito la loro unica fonte di reddito ;-) Cheers

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    2. Penso che la verita' stia un po' nel mezzo, come nella maggior parte delle cose.
      C'e' chi ritiene che cinture e trofei non significhino nulla.
      Ma penso che qualcosa vorranno pur dire, almeno per chi li ha ottenuti.
      Bruce, a riprova della sua abilita', ha giusto film e filmati di repertorio.
      E ricordiamoci anche che...
      "Lo specchietto retrovisore del pick-up di Chuck Norris non si limita solo a riflettere. Trae anche conclusioni!!"

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    3. Beh chiaro, parliamo comunque di film quindi posticci per loro natura. Cheers

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  7. Questo è il solo film di Bruce Lee che ho visto per intero ed è stata una bellissima sorpresa! Pensavo fossero solo botte, invece è davvero molto divertente, proprio come Altrimenti ci arrabbiamo, condivido. Che bello vederlo passeggiare con la sua bella per Roma: se non erro, passeggiano così tanto che arrivano addirittura fino a Ostia antica!

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    1. Non sono esperto della logistica della capitale, ma nei film è normale, girano nei luoghi più significativi e poi montando tutto insieme, sembrano vicinissimi anche quando non lo sono. Oppure li ricreano di cartone come in questo caso ;-) Cheers

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  8. Eh, un pezzo di storia, l'epico scontro tra Bruce e Chuck, che è un'incarnazione ipermascellata dei Beatles.
    Credo che come duello puro e semplice questo sia il mio preferito della sua filmografia, anche perchè contrariamente al solito è "ad armi pari", si menano a calci e pugni (e tirare di peli sul petto) senza armi come spesso accade negli altri film, tra spade, coltelli e finte mani artigliate.

    Il buono, il brutto, il gattino... ma ti vengono anche da sobrio? :-)

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    1. Chuck è il quinto Beatles, ha scritto lui tutte le canzoni. Anche perché nessuno avrebbe il coraggio di dichiarare il contrario ;-) Giuro che scrivo prevalentemente la mattina, mettere le didascalie è sempre la parte più facile del lavoro anche da sobrio! Cheers

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  9. Ti racconto un aneddoto a proposito del film, una mia ex conoscente romana ai tempi della nostra frequentazione giurava e spergiurava di aver conosciuto il figlio segreto di Bruce Lee nato da una relazione che l'attore avrebbe intrattenuto con una cameriera della capitale durante le riprese. Il nome del pargolo?
    Ma Brusie ovviamente (SIC)
    Insomma la tipa era un po...come dire, ahem cazzara! XD

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    1. Guarda, leggende metropolitane a parte, non mi stupirebbe affatto! Era risaputo che Bruce era un farfallone, nella sua vita ci ha provato con ogni persona di vago aspetto femminile abbia incontrato, e l'essere stato trovato morto nel letto di un'attricetta dell'epoca non depone certo a suo favore. Nei film-biografia di Hong Kong è sempre ritratto come attacca-brighe sciupafemmine, perché evidentemente è quello il gusto locale del "tipo tosto". Invece da noi è Linda Lee a comandare, quindi abbiamo resoconti di un romanticone innamorato della moglie e tenerone, tipo quel film falsissimo chiamato "Dragon" :-P

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    2. Immagino che l'idea di un Bruce Lee in giro per Roma, abbia incendiato le menti più frizzanti ;-) Cheers

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    3. Esatto, in occidente (terrorizzati dall'urlo di Linda) ci é stato raccontato un Bruce Lee che si vestiva da mago Zurlí per i figli a Natale, in pratica un santo laico. Dall'Oriente arrivavano storie di persone con cui aveva fatto a botte, come giustamente sottolinei, nemmeno l'attricetta ha aiutato, insomma ogni elemento della vita di Lee, vero o presunto é diventato materiale per leggende anche urbane. Cheers

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  10. Ho iniziato a rivedere i film di Bruce Lee praticamente in concomitanza con la rubrica settimanale che hai iniziato (e si è trattato di un puro caso); non vedevo questi film da almeno sei lustri e farlo ora, con la mia attuale esperienza e sensibilità, mi ha dato delle sensazioni inaspettate: in effetti tutti i vari cloni di Bruce si sono semplicemente limitati a farne un modello da imitare creando momenti ad hoc per menare le mani. Nei film di Bruce Lee si deve sempre pazientare per vederlo in azione e per rendersi conto di quale abile atleta fosse, ma non basta: era un magnete per la macchina da presa. La presenza scenica di Bruce Lee ben difficilmente trova eguali. Ebbene la sua prima regia direi che è abbastanza scialba, forse perchè non riusciva a decidere quale tono tenere, forse perchè aveva bisogno di esprimere le sue idee sul JKD, forse perchè ancora inesperto, ma è innegabile che avesse fiuto nel cogliere le mode del momento, nello scegliere le facce giuste da mettere nel posto giusto e, soprattutto, una certa dose di rispetto che in pochi hanno notato: è notorio che fosse un attaccabrighe ma si noti il rispetto che vi è tra Bruce e Chuck. Norris, durante il combattimento, sorride soddisfatto in quanto ha finalmente trovato un avversario degno di questo nome e Bruce gli tributa un doveroso omaggio quando, alla fine del combattimento, torna indietro per coprire con il kimono e la cintura il corpo esanime del nemico. Per il resto un film abbastanza didascalico e semplicistico ma puro intrattenimento che, in fondo, è una della anime del cinema.

    Nizortace

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    1. Penso che di tutte le caratteristiche sviscerate negli anni del Maestro Bruce Lee, la sua capacità di bucare lo schermo, con una mimica non indifferente, sia quella che viene data più per scontata, cosa che non è affatto, visto che molti attori (anche non marziali) ucciderebbero per avere lo stesso tipo di magnetismo sullo schermo. Cheers!

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  11. ma perché quel gattino così minuto poi? Mi sarei aspettata più un gattone alla Romeo er meglio der colosseo!
    Chissà come l'ha presa Lo wei per questo film

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    1. Lo Wei ha fatto anche dei buoni Wuxia, il gatto invece è il più grande mistero della storia del Cinema per me. Ora sogno la scena mancante degli Aristogatti, con Bruce Lee e Chuck Norris che si menano sullo sfondo. Tutti quanti, tutti quanti, tutti quanti voglio fare il Kung-Fu! ;-) Cheers

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    2. Sarebbe un classico di Natale ;-) Cheers

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  12. Un film che non smetterei mai e poi mai di veder e rivedere

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  13. TRUE STORIES
    Ero un cucciolo di drago, seduto sul sedile posteriore della macchina assieme a mia sorella (maggiore di 2 anni), parcheggiati nelle vicinanze del Colosseo. Ignoro perché fossimo lì, ma erano i '70 e nessuno sfondava il finestrino di una macchina chiamando gli sbirri se due ragazzini erano lasciati in attesa del papà che sbrigava una commissione. Giocavamo con questi Nunchaku finti, fatti in casa (già de piccolo me ne ero costruiti di tutti i tipi). All'esterno della macchina, passa un cinese, ci guarda e all'istante si mette nella tipica posizione di difesa del wing chun. Io e mia sorella, spaventatissimi, ci mettiamo a urlare verso di lui "nooo non ci uccidere, sono finti" e il tipo se ne va sogghignando.
    Non ho modo di conoscere esattamente l'anno, ma Lee doveva aver già girato il film ed essere già morto. Quello magari era un suo emulo (somigliava maledettamente al piccolo drago) o una comparsa rimasta a vivere a Roma, o il cameriere di uno dei ristoranti cinesi della zona.
    Però, nella mia mente ho sempre immaginato di aver incontrato quel giorno il vero Bruce Lee, che usciva dal Colosseo un paio di riprese in esterni. Anche quel gesto faceva parte del suo tipico senso dell'umorismo.
    D'altronde, tra realtà e mito, vince sempre il mito.
    marcopac(da un altro PC)

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    1. Tra la verità e la leggenda, vince sempre la seconda e ti ringrazio per questa bella storia di vita, non potevo iniziare l'anno con un racconto migliore ;-) Cheers!

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