Lo diceva anche Terence Hill a Henry Fonda, per diventare davvero leggenda, prima bisogna morire. Oggi parliamo di questo, di un gioco di morte nel nuovo capitolo della rubrica… Remember the dragon!
Con meno di quattro film, il Maestro Bruce Lee aveva conquistato il pianeta, scatenando nel mondo la mania per le arti marziali, anche se gli americani non erano pronti ad avere un cinese protagonista di un loro film (SPOILER: non lo sono ancora oggi), pur di avere Bruce Lee hanno fatto carte false, per I tre dell’operazione drago fecero interrompere al Maestro le riprese di quello che era il suo vero film-manifesto sul Jeet Kune Do. Perché Bruce Lee in una manciata di film ci ha regalato quintali di iconografia, ma è con l’unica pellicola che non ha mai realizzato, ad aver creato davvero il mito, quel film si sarebbe dovuto intitolare “Game of Death”.
Era indossando una tuta rossa (con strisce bianche) che
Bruce Lee per la prima volta, ha avuto la possibilità di spiegare agli
occidentali la sua filosofia di vita applicata alle arti marziali, lo ha fatto
nella serie televisiva “Longstreet” andata in onda tra il 1971 e il 1972, io
che la tuta la indosso giusto quando devo uscire a portare fuori i cani non
faccio testo, ma ogni elemento della vita (e anche dopo la vita!) di Bruce Lee
è diventato leggenda, infatti nelle uniche scene che Lee aveva già girato del suo
“Game of Death”, una tuta gialla (con strisce nere) era il simbolo della sua
non appartenenza a nessuna disciplina in particolare, il guerriero fluido come
acqua, capace di adattarsi, «Be water my friend, be water» che poi era la
citazione usata da Lee in “Longstreet” e assegnata d’ufficio dai posteri al Maestro,
diventando la sua frase simbolo.
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“Abbiamo la tuta ma non abbiamo il cane”, “Non avresti dovuto portarlo tu?” |
Bruce Lee quella tuta gialla l’ha utilizzata solo in un film che non è nemmeno tale, in una manciata di scene per la precisione, ma è diventata parte della cultura popolare lo stesso, ve lo dico fuori dai denti, chi ancora oggi la considera la “tuta gialla di Kill Bill” verrà scaraventato giù dalla Bara Volante, siete stati avvisati. Anche perché tutti citano il film di Tarantino e nessuno si ricorda mai che la celebre tutina era stata utilizzata anche in “Shaolin Soccer” (2001).
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“Citate Uma Thurman a caso e vi arriverà un Nunchaku dritto sul naso” |
Ma di cosa parlava esattamente questo mitologico “Game of Death”? Se volete saperlo con dovizia di dettagli, vi suggerisco il bellissimo documentario realizzato montando insieme materiale ritrovato negli archivi della Golden Harvest, intitolato “Bruce Lee: A Warrior’s Journey” di John Little, lo trovate come contenuto speciale del DVD di "I tre dell’Operazione Drago" (oppure sul Tubo), ma prima di guardarlo vi consiglio quello che è il mio post preferito di sempre del Zinefilo, ovvero la vera storia di “Game of Death” come nessuno ve l’aveva mai raccontata prima, vi piacerà.
La storia di “Game of Death” sarebbe stato basata su un
altro MacGuffin, necessario a togliere le armi dall’equazione, lasciando Bruce
Lee libero di esprimere le sue arti (marziali): un gruppo di criminali per
mettere le mani su tesoro nascosto all’ultimo piano di una pagoda, arruola
Bruce Lee rapendogli la sorella, il nostro armato di calci, pugni, Nunchaku e
tutina dovrà scalare i tre, cinque o sette (non è chiarissimo dai numerosi
appunti lasciati da Lee) piani della pagoda sconfiggendo ad ogni livello un
Maestro di una specialità differente, mostrando al mondo che la flessibilità
mentale di un guerriero è la sua arma più potente. Una trama minimale, per
certi versi da videogioco (prima che questi fossero inventati) che è solo uno
dei campi della cultura popolare influenzati da Lee, tra gli altri mettete
anche il ballo come la Breakdance, la musica, i fumetti e ovviamente i film di arti marziali. Nelle mani di Lee, nel ruolo di
attore, regista e coreografo “Game of Death” sarebbe diventato il suo film
manifesto, se solo il destino non si fosse messo di traverso.
Il Maestro sul set di “Game of Death” mentre consulta i suoi voluminosi appunti. |
La sera del 20 luglio 1973, Bruce Lee si trovava
nell’appartamento di Betty Ting Pei, una stellina cinese che probabilmente
aveva una parte nel film, molto più probabilmente aveva una storia con Lee, poco
importa, di pettegolezzi ne abbiamo avuti anche troppi quindi atteniamoci ai
fatti. Lee in quei giorni era nervoso e più litigioso del solito, essere
diventato il divo più famoso di Hong Kong faceva di lui il pistolero più veloce
dell’West Est, quello che tutti volevano buttare giù pur di farsi un
nome in fretta, in una città dove i legami tra la malavita e l’industria
cinematografica sono sempre stati sempre meno dei canonici sei? Capirete da
soli che si trattava di una polveriera, ma quella sera Lee aveva un problema
più locale, un altro atroce mal di testa, ma l’analgesico ricevuto da Betty
Ting Pei gli è stato letale.
L’autopsia sul corpo senza vita del Maestro ha confermato
una reazione allergica provocata da uno dei principi attivi contenuti nell’Equagesic,
un’allergia di cui Lee non era al corrente, un edema cerebrale ha stroncato a
soli 33 anni la vita di uno dei più incredibili ed irripetibili bipedi che
abbia mai solcato questo pianeta. Il Re era morto, lunga vita al Re ma nel
regno, si è scatenato un pandemonio.
La stampa ha cominciato a sfornare ipotesi assurde sulla morte di Bruce Lee, nessuna teoria complottistica venne lasciata indietro, la posizione delle dita dei piedi del Maestro (contratte come per assestare un calcio) diede adito a grottesche fantasie riguardo ad un attacco dei ninja e altre amenità che preferisco non ripetere, perché si è andate ben oltre il cattivo gusto. In compenso l’industria cinematografica, per rispondere ad una domanda enorme di film di Bruce Lee, senza più il diretto interessato a disposizione, ha fatto fronte comune aprendo le gabbie dove erano ammonticchiati gli imitatori del Maesto, personaggi dai nomi più improbabili, quindi sotto con i vari Bruce Li, Dragon Lee e Bruce Lai, insomma tutta quell’onda anomala di pellicole con il nome Bruce Lee nel titolo, ma nessuna presenza del Maestro in nemmeno un fotogramma, la Bruceploitation alla sua massima potenza.
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La Bruceploitation, quella selvaggia. |
Il funerale ad Hong Kong di Bruce Lee diventa un evento che unisce il Paese, per darvi un’idea, un po’ come se la morte di Maradona fosse avvenuta in un momento diverso da questo 2020 di (presunto) distanziamento sociale e fosse stato celebrato in contemporanea a Napoli e in Argentina, solo moltiplicato per il numero dei cinesi, che sono sempre stati parecchi. Ma la Golden Harvest stufa di vedere la popolarità del loro uomo di punta sfruttata da tutti (tranne che da loro) mena il suo colpo più duro: armati di venti minuti di scene inedite di Bruce Lee in tutina gialla, decidono di produrre un film che non ha nulla a che spartire con l’idea originale di “Game of Death” e che da un punto di vista cinematografico (e di buongusto) è l’equivalente di vedere qualcuno urinare sulla tomba di un vostro caro. Ho usato una metafora un po’ forte? Sappiate che ancora non rende l’idea dello scempio fatto.
Due controfigure di Bruce Lee (ben poco somiglianti) come
Kim Tai Chung e Yuen Biao per alcune scene, vengono assunte e costrette a
recitare la parte di Billy Lo, il più grande divo di Hong Kong minacciato
dalla mafia cinematografica. Se pensate che questa sia una scelta di cattivo
gusto, aspettare di scoprire il resto!
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La mafia cinematografica, quella che oggi pianifica rifacimenti e reboot. |
I sosia per ottanta minuti vengono inquadrati di spalle, da lontano, oppure con degli enormi occhiali da sole in stile Antonello Venditti (anche di notte), mezzucci da poco per coprire il loro volto, utilizzando con un montaggio barbaro, primi piani di Lee pescati dai suoi vecchi film, ma anche la scena di combattimento di L'urlo di Chen terrorizza anche l'occidente, tanto per poter infilare in cartellone anche il nome di Chuck Norris, accreditato senza coinvolgimento un po’ come succede a Gunnar Hansen nei vari seguiti di Non aprite quella porta. Ma pur di mascherare il volto di Lee, sono state provate proprio tutte, compreso far recitare gli attori davanti ad uno specchio, su cui era stato appiccicato un ritaglio di cartone del volto di Bruce, una sorta di brutta maschera di carnevale, un’inguardabile trovata in stile Art-Attack, oggi avrebbero utilizzato la CGI, ma il risultato finale è imbarazzante lo stesso.
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Nemmeno Giovanni Muciaccia armato di colla vinilica avrebbe mai osato tanto. |
La regia di questo crimine contro il buongusto è stata affidata ufficialmente a Robert Clouse, per lo meno per le parti di recitazione con attori occidentali, tra cui la bella Colleen Camp (ricordate la cameriera popputa di “Signori, il delitto è servito” del 1985? Certo che la ricordate, che domande!) che qui interpreta la fidanzata del protagonista Ann Morris, impegnata anche a cantare la canzone sui titoli di coda.
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L'indimenticata Yvette, la cameriera nel film di Jonathan Lynn (ma che scrivo a fare, nessuno leggerà mai la didascalia) |
Mentre la vera regia del “film” (se così possiamo chiamarlo) è stata affidato così come le coreografie a Sammo Hung, che aveva avuto degli screzi con quell’incapace di Clouse sul set di I tre dell’operazione drago e che qui ci regala uno dei pochi momenti decenti del film, prima di quei magnifici venti minuti scarsi finali, ovvero il suo combattimento con il solito Bob Wall, dove Sammo con la sua “panzetta” in bella vista ci dimostra tutto il suo talento e la sua incredibile agilità (malgrado la zavorra), anche da questa parte della macchina da presa.
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Quando vi criticheranno per le maniglie dell’amore, ricordatevi di Sammo. |
Come abbiamo visto durante tutta la rubrica, in uno strambo Paese a forma di scarpa ci abbiamo dentro con la fantasia, quindi “Game of Death” qui da noi è diventato “L'ultimo combattimento di Chen”, in modo da assicurarci con il nome del personaggio in bella vista, una sorta di continuità tra tutti i film di Bruce Lee, anche se poi tocca sorbirci le disavventure di un sosia che per altro si chiama Billy Lo, quindi non aspettatevi la logica, in questa operazione postuma ai limiti del sacrilego non ne troverete molta.
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Questo sarebbe Bruce Lee? Non è credibile nemmeno come sosia di Antonello Venditti. |
Nel tentativo di sfruttare quante più scene già girare da
Lee esistenti, “L'ultimo combattimento di Chen” con un tocco di cattivo
gusto meta cinematografico ci porta sul set di Dalla Cina con furore giusto per farci vedere ancora una volta il
suo epico finale, aggiungendo montagne di cinesi intenti ad allestire il set e
il criminale mandato dalla Mafia cinematografica per sparare al protagonista,
il colpo va a segno ma Billy viene spacciato per morto, in modo che possa
cambiare identità ed essere finalmente libero dai suoi aguzzini, il problema è
che questa scena, con l’attore a terra, la sua fidanzata sul set che urla
disperata e il proiettile a salve scambiato con uno vero, è una sinistra
anticipazione di quanto accaduto sul set del film Il Corvo al figlio del Maestro, Brandon Lee, morto giovane dopo aver
recitato in una manciata di film, per altro esattamente vent'anni dopo il
padre. Di fatto il sogno bagnato di tutti i complottisti del mondo, che davanti
a questo scempio sono gli unici a fregarsi le manine.
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Materiale per tutti i complottisti del pianeta. |
Tutto finito? Billy creduto morto dai nemici è finalmente libero? No, prima meglio far recitare i sosia con il volto bendato in stile Darkman per un po’, dopodiché ci si arrangia con una barba posticcia da Abramo Lincoln, mentre la storia prosegue nel tedio più assoluto. Ve lo giuro, pochi film sanno generarmi un senso intenso di fastidio come questo crimine contro la decenza intitolato “L'ultimo combattimento di Chen”, anche perché la Golden Harvest non si è fatta problemi nemmeno a montare nel film anche scene del vero funerale del Maestro con tanto di bara aperta (storia vera, purtroppo). La tentazione di lanciare fuori dalla finestra questo film, spezzandone il disco del DVD con un calcio volante è fortissima, ma bisogna resistere, tra gli sgherri motorizzati in tutina (nera con strisce gialle), uno indossa quella resa leggendaria da Lee, finalmente la Golden Harvest dopo aver fatto un giro lunghissimo e a tratti osceno, ha finalmente raccordato la sua storia con il girato originale di Bruce Lee, il film può iniziare per davvero.
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“Se non vi dispiace, da qui in poi vado avanti io, che dite?” |
“L'ultimo combattimento di Chen” è dolore e sofferenza, se siete appassionati di Cinema solo brutto da fare male agli occhi, se invece siete cresciuti con il mito di Bruce Lee è un po’ come se gli occhi, ve li prendessero a rasoiate. Per un’ora è il peggior film della storia, per gli ultimi venti minuti, gli unici che contano invece diventa un Classido!
La Golden Harvest sacrifica completamente le scene che vedevano protagonisti i complici di Lee (Chieh Yuan e il solito inossidabile di James Tien), per concentrarsi completamente su Bruce, quindi se anche gli interni sono quelli della pagoda, l’obbiettivo diventa quello di raggiungere il “Big Boss” (mi sembra il caso di dirlo), ma prima bisogna attraversare tre piani, ognuno difeso da un leggendario Maestri, tre nomi che sono pura mitologia: il filippino Dan Inosanto maestro di Eskrima (la cui figlia Diana Lee Inosanto si chiama così, perché porta il nome del suo padrino, storia vera), il secondo è il coreano Ji Han Jae maestro di Hapkido e l’ultimo è il Newyorkese Kareem Abdul-Jabbar, maestro di pallacanestro e di “gancio cielo”. Nella classifica dei migliori marcatori della NBA, al quinto posto troviamo Michael Jordan, al quarto Kobe Bryant, al terzo LeBron James e al primo posto, con 38.387 punti proprio Kareem Abdul-Jabbar, malgrado si sia ritirato dalla NBA nel 1989 (storia vera).
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Che siano filippini, coreani e campioni NBA, Bruce è pronto ad affrontarli tutti. |
Ovviamente Bruce Lee ha la meglio sui primi due, armato di Nunchaku gialli e della solita irriverenza che lo contraddistingue, perché lui è il guerriero “puro”, non assoggettato ai dogmi di uno stile di combattimento, capace di adattarsi a tutto, ecco perché proprio lo scontro con Kareem Abdul-Jabbar diventa il più significativo nell’economica del messaggio che Bruce Lee voleva tramandare con la sua filosofia di vita e arti marziali. Nato Lewis Alcindor prima della conversione religiosa, Kareem Abdul-Jabbar era già il più alto della classe alle elementari, la maestra che lo vide la prima volta durante l’appello, lo riprese perché pensava fosse seduto sul banco (storia vera), il suo tiro in gancio era indifendibile su un campo da basket perché partita dall’estremità del suo braccio, calcolate 2,18 metri più un braccio chilometrico e questo spiega i 38.387 in carriera. Quello che non si spiega è l’irrepetibilità dell’essere umano, un intellettuale nero con la passione per il Jazz, che in carriera ha scritto romanzi e soprattutto, era allievo personale di Bruce Lee.
In lui Lee ritrovava non solo un corpo atletico del tutto unico, ma anche un marzialista privo di ogni precetto dettato dallo stile, infatti la “pedata” (con tanto di orma lasciata sulla tutina di Bruce), rende davvero l’idea di uno scontro tra un uomo di 2,18 contro uno di 1,72 e secondo me il Maestro Lee ha anche lucrato un paio di centimetri, noi maschietti lo facciamo.
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Più sono grossi… |
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… Più fanno rumore quando cadono per terra. |
Il personaggio di Kareem Abdul-Jabbar, nel film chiamato Hakim (o Mantis stando al girato originale) ha una sola debolezza, che poi è curiosamente anche quella dell’attore che lo interpretava, gli occhi, visto che Kareem giocava con vistosi occhialoni sportivi da vista. Hakim invece con gli occhiali da sole è una sorta di vampiro più allergico ai raggi solari di me, una debolezza che Bruce Lee sfrutta rompendo i vetri della pagoda e facendo entrare la luce, come faceva vostra madre quando vi doveva tirare già dal letto per mandarvi a scuola, perché il guerriero fluido é capace di adattarsi come predicava Bruce Lee, padrone anche dell’ambiente che lo circonda.
Ovviamente lo scontro finale con il “Big Boss” che la Golden
Harvest piazza prima della canzone cantata da Colleen Camp non cambia niente, pura appendice, resta un
apostrofo giallo e nero tra le parole “andate” e “a fanculo” (per lo scempio
fatto). Con venti minuti scarsi di girato mai completato per davvero, Bruce Lee
oscura completamente lo scempio, facendocelo dimenticare nel migliore dei
modi possibili.
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Nessuno ha mai difeso così bene su Kareem Abdul-Jabbar. |
Con l’idea di eliminare le armi dall’equazione, lasciando spazio solo alle arti marziali, con un protagonista pronto a combattere nemici su più livelli, Bruce Lee aveva anticipato di quasi quarant'anni “The Raid” (2011), si era candidato a padrino delle arti marziali miste e aveva lasciato questo gnocco minerale che ruota attorno al sole prima del tempo, come Marilyn, James Dean, Jim Morrison e Jimi, icona da esporre sulle pareti delle camerette di tutto il mondo.
Con venti minuti incompleti Bruce Lee è diventato un’icona
di tale portato da trascendere la morte per certi versi, il suo corpo fisico ci
ha lasciati il 20 luglio 1973, ma se siamo ancora qui tutti noi a ricordare il
Drago nell'anno del suo ottantesimo compleanno, beh qualcosa vorrà dire no?
Parafrasando una frase di una serie televisiva famosa: al gioco della morte o
si vince o si muore. Nessuno ha mai battuto la signora in nero, tranne forse
l’uomo con la tutta gialla.
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Oggi a volare qui, non è solo la Bara. |
Splendido omaggio, come purtroppo questo film non è stato. Almeno finché Little non ha trovato il girato originale e ce l'ha presentato in DVD. L'assurdità è che non l'abbia fatto la Golden Harvest dell'epoca, preferendo questa oscena cafonata: d'altronde lo stiamo vedendo da me, la Golden Harvest degli anni Settanta e Ottanta era cintura nera di cattivo gusto, aveva campioni del mondo di cialtronata che si assicuravano di sbagliare tutto ciò che si poteva sbagliare e anche qualcosa in più. Se non fosse stato per Jackie Chan, che non doveva sottostare alle regole di cattivo gusto della casa, temo che la Golden Harvest avrebbe fallito non appena finiti i soldi di Game of Death.
RispondiEliminaDa ragazzino questo era il quarto film dei cicli di Italia1 quindi il più triste, perché voleva dire che era finita la marzialità in TV e chissà quanto si doveva aspettare prima di rivedere il maestro, o una qualsiasi tecnica marziale. Però in noi spettatori ignari di sport rimaneva un senso di meraviglia: ammazza come mena il pilota de "L'aereo più pazzo del mondo" :-D
Ti ringrazio molto, non ci sono scusanti alla cialtronaggine della Golden Harvest non so se la loro idea fosse quella di cavalcare i pettegolezzi, sicuramente altrimenti non avrebbero sfornato tale scempio. Che poi avevano i soldi, i mezzi e tutti gli appunti di Lee, sarebbe stato più facile essere aderenti al suo lavoro ma hanno preferito la strada più grottesca possibile. Sono lanciato con questa rubrica, magari all’inizio dell’anno prossimo aggiungerò qualche capitolo, non voglio che questo titolo sia la fine della marzialità anche qui.
EliminaHai presente quando il ragazzino lo fa arrabbiare perché riferisce del padre, che sostiene che non difende? Questa è la reazione del secondo pilota ;-) Cheers!
comunque, voi due mi state ossessionando con Clouse! :D Ma è ovunque!
EliminaÈ ora che il mondo sappia quanto male ha fatto Clouse al cinema :-D
EliminaPerché gli devi volere male Kuku, devi fare come Rocky e metterti la sua foto sulla specchio come lui faceva con Ivan Drago ;-) Cheers
EliminaEsatto! Bisogna ricordare i danni che ha combinato quell'uomo ;-) Cheers
EliminaOra andrei a vedere tutti i film dove c'entra Robert Clouse per vedere i suoi lavoretti😂😂😂
RispondiEliminaPotresti iniziare da questo, se non altro arrivato al finale almeno potresti rifarti gli occhi ;-) Cheers
EliminaFAntastico articolo per un fantastico personaggio. La storia di come è stato maltrattato questo film sembra anch'essa un film, ma dell'orrore (nel senso peggiore del termine). Di molti artisti marziali ti ricordi che sono bravi e che hanno fatto dei combattimenti spettacolari, ma rimangono ricordi vaghi a meno che tu non sia un appassionato. Di Bruce Lee ci si ricorda benissimo ogni combattimento, e ognuno è diventato icona nel giro di un istante.
RispondiEliminaMille grazie, un post complicato perché per più di metà bisogna affrontare un film orribile che di colpo diventa incredibilmente bello, bisogna essere fluidi come predicava Bruce Lee. Hai ragione, invece il Maestro Lee è tra le più grande icone di sempre, è riuscito a trascendere il genere e per certi versi, anche il tempo e la signora in nero. Cheers!
EliminaVisto per intero una sola volta annoiandomi a morte e, ingenuamente, pensando che cavolo passasse per la testa di chi creò quel collage metacinematografico. Poi informandomi un minimo capii il giochetto e quindi sotto col FWD fino ai punti salienti della pellicola. E là c'è il Mito.
RispondiEliminaP.S.: Anni 2003-2004. Altra vita, altro lavoro. Vendevo abbigliamento e il mio ex-capo strinse un accordo di vendita con una nota ditta di materiale motociclistico che lanciò la linea "Metromoto". Abbigliamento simil-tecnico ma, casual, indossabile cioè tutti i giorni. Non hai idea di quante giacche di pelle gialla con bande nere da donna ho venduto in quel periodo! Tutte le ragazze a dirmi "Bellissima sta giacca. E' come Kill Bill! La tuta di Uma Thurman!". E io ad ogni singola persona "Veramente è la tuta di Bruce Lee che Tarantino ha omaggiato...". Il 99% faceva la faccia da "mucca che guarda il treno che passa".
P.S. 2: so che sicuramente l'avrai vista da giovane: ALWAYS SHOWTIME, VHS che celebra Magic e i Lakers. Irresistibile Darry Dawkins ("Chocolate Thunder", uno dei più bei soprannomi mai sentiti!) che, esasperato dai continui punti segnati da Kareem col suo gancio cielo, si lancia in un "Skyhook, skyhook, skyhook,.... blblblblbl, skyhook!".
Grazie per aver ricordato quel geniale comico con discreto talento sul parquet nato Darryl ma per tutto eternamente Chocolate Thunder ;-) Io avrei messo su un concorso, se citi il riferimento giusto, 10% di sconto sulla giacca giallo-nera, altrimenti sovrapprezzo, avreste fatto gran soldi ;-) Cheers!
EliminaA proposito di tute gialle "alla Uma" e basket, non ricordo se ho già citato When It's Over, videoclip di Sugar Ray dove ogni membro del gruppo si lancia in una propria fantasia: a 2:20 la fantasia del musicista è indossare una tuta gialla e affrontare Kareem! ^_^
EliminaNo Lucius, almeno non a me. Appena visto il video. Non li conoscevo... Pensa che quando ho letto Sugar Ray pensavo fosse il pugile! :-)
EliminaCosa hai tirato fuori Lucius! Lo avevo completamente rimosso ma ai tempi passava in continuazione :-D Cheers
EliminaPer altro sono cresciuto con tanti che mi dicevano che il primo disco degli Sugar Ray fosse più tosto e Rock, ma li ho sempre sentiti solo nei video alla TV dove facevano pezzi più pop, avevo proprio dimenticato questo video. Cheers!
EliminaSul finire dei Novanta Sugar Ray lo si beccava spesso su MTV, credo che la canzone con cui l'ho conosciuto sia Every Morning. Poi ha tirato fuori il video con le citazioni incrociate di Game of Death e Enter the Dragon e capisci che ha acquistato parecchi punti ^_^
EliminaSi, quella canzone aveva martellato parecchio ai tempi ;-) Cheers
EliminaNon sono particolarmente appassionato del genere e dei film di Bruce Lee, però ricordo di aver visto questo film tanti anni fa con mio padre, che ha tutti i suoi film in DVD.
RispondiEliminaHai tutto per mettere su una rubrica a tema ;-) Cheers
Eliminaeh anche questo film è stato trattato male, tralasciando poi il particolare della prematura morte di Bruce Lee. Un film che vedo raramente perché fa davvero molto male al cuore!
RispondiEliminaPenso che sia il film che mi provoca più orticaria in assoluto, poi arriva il finale é faccio pace con il mondo. Cheers
EliminaLa mia teoria complottistica preferita é quella del maestro di Dim - Mak (la disciplina cinese che permette di agire sui meridiani del corpo umano) che ha agito su commissione degli altri maestri. E che si é intrufolato sul set e ha colpito Bruce a tradimento in un punto di pressione, causandogli la morte a distanza di qualche giorno.
RispondiEliminaCome direbbe l'esimia signora Linda (parla lei...), si é fatto un gran parlare della sua morte quando sarebbe meglio parlare della sua vita.
D'accordissimo, ma due parole me la sento di spenderle ugualmente.
Di cosa é morto Bruce?
Presumo che ha tradirlo sia stato proprio quello di cui si fidava di più. Il suo corpo.
Si é sempre spinto sino allo spasimo (pare che secondo l'autopsia fosse in grave stato di disidratazione), senza mai risparmiarsi. Provando su di sé ogni sorta di metodo e di allenamento.
E se forse avesse fatto ricorso a sostanze illecite, pur di riuscire ad ottenere le massime prestazioni?
Sono solo digressioni, eh. Senza contare che quando si parla di edemi, di embolie o di aneurismi sono cose talmente improvvise che é impossibile stabilire ipotesi con certezza.
E' come se giri con una bomba a orologeria nell'organismo. E quando scade il conto alla rovescia, purtroppo...
Sull'uso postumo del suo nome mi sono già espresso, e nel peggior modo possibile. Preferisco non ripetermi.
Così come sulla celebrazione eccessiva.
Tutti ad osannarlo, dopo morto. Anche gente che fino al giorno prima gli sputava fango addosso dandogli del traditore, del muso giallo, del rinnegato e del venduto. E di essere pappa e ciccia con gli odiatissimi bianchi ed occidentali.
Fanno un gran comodo, i morti. Te li puoi idealizzare su misura, e loro non protestano.
Riguardo al film, un'operazione a dir poco esecrabile.
Ok che del maiale non si butta via nulla, ma qui si vede benissimo che é roba fatta con gli avanzi ed i ritagli. Messa assieme alla meno peggio con chili di nastro adesivo.
Come gli ultimi due film de "La Pantera Rosa" girati dopo la morte di Sellers.
Qualcuno potrebbe definirli omaggi. Io li definisco bieca speculazione, e della peggior specie.
Qui, almeno, si salva la parte finale.
Specie il duello con Jabbar, che fisicamente é impressionante.
Mi ricordo che all'inizio del film , in una delle poche scene degne di nota, con un balzo afferra uno e lo scaraventa giù dal primo piano con una mano sola(!).
Vediamo un Bruce che per la prima volta non é invincibile come sempre.
Che nonostante le spacconate suda, sanguina, soffre e ne piglia pure un sacco.
E' sicuramente una delle sue prove più intense e sentite.
Contro un tizio che in quanto a sboronaggine, gli tiene pure adeguatamente testa.
Che all'inizio combatte seduto, con gli occhiali da sole e che gli stampa una fetta direttamente sulla panza.
Senza contare che Bruce, in formissima come sempre, al confronto sembra un nano.
Pare quasi la dimostrazione del vecchio detto che se affronti un tizio molto più alto e più grosso di te, indipendentemente dalle tecniche che conosci...non puoi che ritrovarti sconfitto.
ma Bruce, ovviamente, demolisce questa tesi. A modo suo, come sa fare meglio.
E cioé a suon di botte.
Continuo a ritenere chela morte prematura di Bruce sia stata una grandissima perdita, per il cinema.
Oggi lo avrei visto benissimo come regista e produttore.
Ha lasciato comunque il segno. Una traccia luminosa come una meteora, che in tanti hanno seguito. E a cui si sono ispirati.
Come dovrebbe fare ogni persona che brucia ed arde di estrema passione per qualcosa.
Voglio salutarlo come si deve.
Pugno sul palmo, inchino e...
Xie Xie, maestro.
Grazie di tutto.
E complimenti per l'articolo, Cass.
Credo di aver visto una punta di Ken il guerriero con quella trama ;-)
EliminaIn quella scena Jabbar afferra il tipo come se fosse un rimbalzo in attacco sotto il ferro. Grazie mille capo! Cheers
Questo è stato il primo film con Bruce Lee, o meglio con "un pò" di Bruce Lee che abbia mai visto. La scena del calcio rotante al boss di cera finto suicida è uno dei miei più vecchi ricordi d'infanzia.
RispondiEliminaA rivederlo non mi entusiasma granchè, anche se quel poco che del vero Bruce è stato messo basta a salvare tutto il film e qualcosa vorrà pur dire. Ma preferisco il documentario col girato originale.
Il documentario è oro perché ruota attorno alla parte migliore di questo film, il resto è strapieno di momenti tra l'assurdo e il cattivo gusto. Cheers!
EliminaE dopo questo non lo vogliamo cominciare un bel ciclo sulla Bruceploitation e tutti i suoi derivati... ???!!! Di titoli ameni ce ne sono a bizzeffe per farsi quatttro risate, robe come: "L'ultima sfida di Bruce Lee", "Esce il Drago, Entra la Tigre", "Bruce Lee, il volto della vendetta", "Bruce Lee vive ancora", "Bruce Lee contro i Ninja", "Bruce Lee contro la setta del serpente", "Dragon lives again" e tantissimi altri.
RispondiEliminaSenza dimenticare le orride pellicole biografiche come "Io... Bruce Lee", "Bruce Lee supercampione" e ultimo, ma decisamente non ultimo, "Dragon - la vera storia di Bruce Lee".
Tutta la Bruceploitation no, perché altrimenti dovrei dedicarle il blog, ma la rubrica non è ancora conclusa ;-) Cheers
Elimina