Siete tutti invitati a questa missione su di un’isola pericolosa, quindi guardia bella alta, oggi tocca al nuovo capitolo della rubrica… Remember the Dragon!
Gli anni ’70 bruciano nella “Bruceploitation”, i film del Maestro Lee spaccano i botteghini e la febbre marziale per i gongfupian (i film con combattimenti a mani nude) incalza, tanto che nemmeno gli americani possono più ignorare il fenomeno. Stanchi di ricevere dalla Cina solo dei Wuxia, pieni di svolazzanti cavalieri erranti, gli americani decidono che è il momento di investire, succede quindi l’impensabile, una grande casa di produzione americana, la Warner Bros. decide di mettere in produzione un film di arti marziali con un orientale come (quasi) protagonista, per farlo vuole il migliore al mondo, che non può che essere il lanciatissimo Bruce Lee.
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Con una mano ti rompo, con un dito ti insegno (quasi-cit.) |
Dopo aver scritto, diretto, interpretato e picchiato
Chuck Norris coreografato un co-produzione messa su con soldi cinesi e italiani, Bruce Lee ha l’occasione di
fare lo stesso ma più in grande, da una parte il denaro della Golden Harvest,
dall’altra i fogli verdi con sopra facce di ex presidenti Yankee defunti messi
sul tavolo dalla Warner. L’occasione è irripetibile, tanto che il Maestro Lee
abbandona il set del film su cui stava lavorando, convinto che al suo ritorno
avrebbe potuto completare la visione di una pellicola che avrebbe messo
finalmente in chiaro la filosofia del suo Jeet Kune Do. Il destino ha voluto
diversamente, ma di “Game of Death” parleremo nel prossimo capitolo della
rubrica, ora era il momento per Bruce Lee di utilizzare finalmente quel titolo
che apprezzava tanto e non aveva ancora avuto l’occasione di usare, era il
momento di andare a girare “Enter the Dragon”.
Trattandosi di una co-produzione americana, il Maestro si
ritrova ad affrontare nuovamente coloro che gli avevano sfilato la sua idea per
la serie televisiva “Kung Fu”, affidandola a David Carradine e per certi versi,
anche in “Enter the Dragon” ci sono piccoli e grandi compromessi che il Maestro
ha dovuto accettare, ma tirando una riga e valutando per bene il risultato
finale, tutto sommato Lee ha fatto un grande affare. Il quantitativo di
iconografia sfornata dai 102 minuti di “Enter the Dragon” è tale, da rendere
questo film una pietra miliare della cultura popolare e senza ombra di dubbio,
un Classido!
Iniziamo dai compromessi minori, nel 1973 nessun americano pagante sarebbe stato disposto a vedere un film con un cinese assoluto protagonista, cavolo non sono ancora pronti oggi quasi cinquant'anni dopo! Ecco perché il nome di Bruce Lee compare prima del titolo del film, insieme a quello di John Saxon, idolo delle platee femminili che in carriera è stato diretto da tutti, ma proprio da tutti, Huston, Blake Edwards, Vincente Minnelli, Otto Preminger, Don Siegel, ma anche i nostri Lenzi, Castellari e Mario Bava, anche se sicuramente lo ricorderete nei panni del padre di Nancy in Nightmare di Wes Craven.
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A sinistra, il papà di Nancy a destra, uno che avrebbe potuto prendere a calci anche Freddy Krueger. |
Il terzo nome di questa “Operazione drago” (invenzione del titolo italiano, tanto sfizioso quanto chilometrico) è una scommessa per la Warner, costretta a trovare al volo un sostituto per il dimissionario karateka Rockne Tarkington, disperso e introvabile al momento di iniziare a girare, che con la sua assenza ha lasciato campo libero a Jim Kelly, tennista ed esperto di Karate Shoryn-ryu, alto, dinoccolato, con la pettinatura afro e soprattutto nero. Un personaggio che da solo è diventato l’incudine sui cui sono stati forgiati tutti i marzialisti neri della Blaxploitation, di norma degli sciupafemmine con il gusto per i pugni e i calci usati per raddrizzare torti. Jim Kelly si è ritrovato a recitare ancora vari ruoli di questo tipo, non sempre con gran fortuna (…anzi!) ma vi invito a riflettere: un personaggio di contorno di “Enter the Dragon”, quasi esclusivamente da solo è diventa il modello per un intero sottogenere, ecco questo dovrebbe darvi più o meno l’idea della dimensione del monolite precipitato sulla cultura popolare che è questo film.
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Beccatevi questo Pantera Nera con l’afro (Wakanda per sempre!) |
Il compromesso più grande che ha dovuto accettare Bruce Lee? A mio avviso passare da un film dove aveva il totale controllo, ad uno dove era diretto da Robert Clouse, uno con una lunga gavetta alle spalle, finito a dirigere tanti film di arti marziali, ma a ben guardare, famosi ma di certo non belli. Anche perché “Enter the Dragon” sembra montato da qualcuno a cui sono stati legati i pollici con il nastro isolante, eppure il film è stato un tale successo, da dare a tutti l’illusione che Clouse fosse anche qualcuno in grado di capirci qualcosa di questa roba cinese con la gente che si prende a sberle, giusto per ribadire quando sia netto il confine tra il prima di “Enter the Dragon” e il dopo.
Ma è inutile girarci attorno, se questo film è grandissimo
lo dobbiamo al Maestro Bruce Lee, basta dire che tutte le facce e i personaggi
comparsi in “I 3 dell’Operazione Drago”, sono diventate delle icone negli Stati
Uniti e di conseguenza in tutto il mondo occidentale, un esempio? L’enorme
sgherro Bolo Yeung è diventato tanto memorabile da guadagnarsi nel tempo un suo
culto personale, che lo ha portato ad incrociare i pugni con Van Damme in “Senza
esclusione di colpi” (1988) e “Double Impact” (1991), questo per ribadire il
fatto che ogni elemento di questo film, amplificato dal megafono di una produzione
e distribuzione americana, in un momento in cui Bruce Lee e la febbre per i
film di arti marziali era al suo massimo, ha avuto un impatto clamoroso sulla
cultura popolare, forse anche più su quella occidentale, che su quella
orientale.
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Nulla mi toglie dalla testa che Bolo abbia ispirato anche Tuono. |
Si perché “Enter the Dragon” era il tentativo di portare
avanti l’idea del “cinese errante” che risolve torti a colpi di Jeet Kune Do
Kung Fu, filtrata da una sensibilità americana, questo spiega perché Bruce Lee
qui interpreta una sorta di James Bond cinese, che grazie ad un pretesto della
trama, si ritrova in una situazione per cui le armi non si possono utilizzare ed è
necessario cavarsela solo con le arti marziali. Ma anche il MacGuffin di “I 3
dell’Operazione Drago” è talmente iconico da essere diventato un classico,
avete presente il cliché dell’isola sperduta, governata con pugno di ferro (e
mai come in questo caso, non si tratta di una figura retorica!) da uno spietato
dittatore che organizza tornei di arti marziali? Ecco, questo modello
proto-Bondiano è nato qui, per finire ad essere utilizzato un po’ ovunque, anche
nei film su Mortal Kombat. In questo
senso, avere anche una colonna sonora in pieno stile anni ’70, firmata dal
grande Lalo Schifrin, non fa che aggiungere tocchi Bondiani a questo classico.
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"James Bond? Mai sentito nominare, non frequento personaggi secondari" |
Per la sua entrata in scena Bruce Lee fa le cose in grande, offrendo enorme visibilità ad un grande nome di Hong Kong, uno che ha sempre preferito occuparsi di coreografie lasciando il palcoscenico ad amici come Jackie Chan, sto parlando di Sammo Hung che ironicamente è diventato celebre come protagonista di una parodia dei film di Bruce Lee (“Enter the Fat Dragon”) e che qui sfida il Maestro, in quello che potrebbe essere il mio combattimento preferito del film, ed è solo il primo!
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Fat Dragon vs The Dragon (Sammo e Bruce, troppo mito per una gif sola) |
Bruce Lee batte Sammo e poi salta fuori dall’inquadratura con un non richiesto ma spettacolare salto, giusto in tempo per ritrovarsi a recitare un ruolo da Maestro dove può snocciolare alcune delle sue massime («Non pensare. Senti! È come un dito che punta alla luna. Non concentrarti sul dito o perderai tutta la gloria del cielo»), il tutto mentre la trama prende forma. Il Maestro di Lee ha allenato anche un allievo passato al “lato Oscuro”, disonorando il Tempio Shaolin, il disgraziato in questione è Mr. Han (Shih Kien che ha recitato in più di cento film, ma tutti lo ricordano solo per questo), lo stesso losco figuro che l’FBI o la CIA, insomma l’agenzia Yankee che assolda Lee, organizza tornei sulla sua isola privata.
Nel montaggio più che spezzettato (se non proprio
psichedelico a tratti), vengono aggiunte motivazioni, legna secca
accatastata vicino al fuoco del Maestro Bruce Lee: Han è inarrivabile, ha
bandito le armi dall’isola dopo un attentato che lo ha quasi ucciso in passato, tra le fila dei
suoi sgherri più fidati, milita anche il maledetto O’Hara (il solito Bob Wall),
che in un flashback inutilmente lungo e articolato, scopriamo essere il
responsabile del suicidio della sorella di Bruce Lee. Sapete come funziona no?
Ci vuole un parente morto facente funzione di catalizzatore, questa volta è
toccato alla sorella.
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“Spero che ti piacciano i Pink Floyd perché sto per abbattere il muro" |
Impossibilitato ad utilizzare i pollici opponibili dal nastro isolante in cui erano avvolti, Robert Clouse spezzetta ancora un po’ il film allungando il brodo con il flashback sul passato di Saxon e di Jim Kelly, che ben prima del movimento “Black Lifes Matter” vediamo infastidito da due poliziotti (ovviamente bianchi), che lo fermano sulla via dell’aeroporto, lui lì manda KO prima di rubare loro la macchina di servizio. Più economico che pagare un taxi no?
Il viaggio per raggiungere l’isola però è lungo, Saxon che
ha il vizio di scommettere su tutto, si gioca soldi anche su una lotta tra
mantidi religiose pur di riempire il tempo, Bruce Lee invece, coglie
l’occasione per utilizzare il film (e il tempo del viaggio) per impartire a
tutti un’altra lezione, quando un rompicoglioni tipo losco a bordo lo
infastidisce in cerca di rissa, Bruce lo convince a sfidarsi non nel poco spazio
della barca, ma su una piccola isoletta e quando il frescone sale a bordo della
scialuppa, Bruce molla gli ormeggi lasciandolo andare alla deriva, un esempio
di quella che lui chiama “L’arte di combattere senza combattere”, che poi è la
prima lezione che ti insegnano a qualunque corso di auto difesa, il miglior
combattimento è quello che riesci ad evitare perché ricordate, il Maestro Lee, sta
sempre insegnando la sua filosofia di vita applicata alle arti marziali (e
viceversa), anche quando sembra non stare facendo niente su una barca, in mezzo
al mare.
All’arrivo sull’isola tutti si distraggono con le prostitute
bellezze locali, ma non il Maestro, lui resta concentrato e per incontrare il
contatto sull’isola, la bella agente Mei Ling (Betty Chung), il nostro eroe
indossa una tutina nera e si aggira di notte per l’isola nei panni di
Diabruceleek.
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Diabruceleek, il re del terrore (dell'occidente) |
Ridendo e scherzando però, se ne vanno via quasi 45 minuti di film e se vi dicevo che ogni dettaglio di questo film è diventato iconografia pura, quando Bruce Lee incontra l’odiato O’Hara per la prima volta, lo vediamo “riporre” la gamba, in una scena che verrà ripresa identica da Neo in Matrix, perché l’elenco dei film influenzato da “Enter the Dragon” è lungo come il vostro braccio, credetemi.
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“Metti subito via quella gambetta se non vuoi scoprire chi è il vero eletto” |
Se il diabolico Mr. Han è un cattivo di stampo Bondiano (con tanto di gatto bianco in braccio da accarezzare), la sua caratteristica principale è quella di una mano destra smontabile, una menomazione che lui ha trasformato in arma, grazie ad una collezione di arti avvitabili notevole, il mio preferito resta la letale “manina grattaschiena” pelosa, anche se mi sono sempre chiesto se Han avesse anche altre opzioni nella sua collezione, tipo la mano scovolino per far brillare le pentole e togliere via lo sporco ostinato, oppure la mano torcia, comodissima per leggere a letto.
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Han è molto arrabbiato perché una volta è andato in bagno dimenticandosi di togliere gli artigli. |
Ma essendo un film anticipatore di mode e strutture, capirete da voi che Lee per arrivare ad affrontare il “Boss finale”, dovrà eliminare prima tutti i suoi sgherri, e se nel finale di Dalla Cina con furore, il doppiaggio Italiano ci aveva regalato una “frase maschia” memorabile, qui molto meno magnanimo, ci toglie una delle frase più iconiche mai pronunciate dal Maestro Lee: quando il maledetto O’Hara per fare il gradasso prima del loro incontro, frantuma una tavoletta di legno con un pugno, Lee in italiano risponde con un fin troppo manicheo e noioso «Morirai O’Hara, morirai», mentre in lingua originale la frase era tanto memorabile da diventare leggendaria, «Boards don't hit back», le tavolette non restituiscono i colpi… Ma Bruce Lee si!
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Una volta ho detto la stessa cosa mentre avvitavo una mensola (storia vera) |
Lo scontro con O’Hara lo ammetto, è il mio preferito del film. Lo so, l’ho detto anche riguardo a quello con Sammo, però è così, di questo film vado pazzo per tutto, basta aspettare la scena successiva per assistere ad un momento ancora più iconico. Bruce Lee umilia O’Hara colpendolo due volte di fila, quando l’americano si incazza, Lee lo stende con uno spettacolare calcio e poi non si lascia nemmeno impensierire quando l’imbufalito O’Hara lo attacca con una bottiglia rotta. Una scena leggendaria in cui il kimono bianco di Lee è diventato il modello per Marshall Law (con due “L” mi raccomando, il risultato cambia altrimenti), uno dei personaggi di “Tekken”.
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O’Hara è talmente infame… |
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… Che si merita di essere menato due volte. |
L’ultimo atto di “I 3 dell'Operazione Drago” è puro Bruce Lee al massimo della sua potenza e concentrazione, lo vediamo liberare tutti i prigionieri chiusi delle celle sotterranee, combattendo con un bastone e poi con i Nunchaku e se avete l’occhio abbastanza allenato, tra gli sgherri mandati a terra da Lee, potreste scorgere anche un giovane Jackie Chan.
Ma è l’ultimo combattimento ad essere il mio preferito in assoluto del film (avete capito l’andazzo no? Sono un caso irrecuperabile), Bruce Lee tra pugni, calci e urla da gatto scopre la stanza segreta tappezzata di specchi di Han, ed ora io mi chiedo, perché il dittatore di un’isola dovrebbe avere una stanza segreta piena di specc… No scusate, fate finta di nulla, preferisco non sapere, a volte l’ignoranza è un bene.
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Quando pensate a quanto è stato iconico il Maestro, ricordatevi di questa immagine. |
Da una parte Bruce Lee, dall'altra Shih Kien con l’artiglio a quattro lame avvitato sul polso, di suo non è un grandissimo combattimento, di fatto si risolve tutto con un paio di calci memorabili, ma proprio due di numero, però è l’ambientazione a rendere memorabile la scena. Bruce Lee con i segni di artigliate sanguinati su guance e addominali è la foto che molti di noi avevano in camera (presente!). Ma la camera piena di specchi è una sorta di appropriazione culturale, di fatto è “La signora di Shanghai” (1947) di Orson Welles, filtrata attraverso la sensibilità dei film di menare, ancora oggi, quando un film si gioca una scena finale ambientata in una stanza piena di specchi (e gli esempi sono tanti, davvero tanti), io sfido chiunque a dirmi che il riferimento non sia diventato nel tempo, più il film di Bruce Lee che quello di Orson Welles, in fondo sempre di grandi Maestri del cinema stiamo parlando.
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“Dal punto di vista diegetico il film migliore è quello di Welleeeeeeeeeee…" CRASH! |
Ancora una volta Bruce Lee porta avanti la sua lezione, l’artista marziale per vincere deve avere il controllo del suo ambiente per utilizzarlo a suo piacimento, seguendo la profezia fatta dal suo Maestro ad inizio film (quasi uno “spoiler” del finale), Bruce Lee distrugge gli specchi annullando il vantaggio di Han, esattamente come farà rompendo i vetri e facendo entrare la luce, letale per il suo avversario in “Game of Death”.
I film di Bruce Lee oltre ad essere puro intrattenimento di genere, sono stati iconografici, ma anche un modo perfetto per il Maestro per portare al grande pubblico la sua filosofia, peccato che secondo la cultura popolare (di cui questo film fa parte), rompere specchi non sia un gesto che porta molta fortuna, infatti Lee non ne ha avuta molta, e nel prossimo capitolo parleremo proprio di questo, abbiamo ancora un gioco a cui giocare, un gioco di morte.
oh wow, un ciclo su bruce lee, grande ^_^
RispondiEliminaNell'anno in cui avrebbe compiuto ottant'anni? Non potevo perdere l'occasione ;-) Cheers
EliminaNel caso di questo film, un tri-ciclo
Elimina(immagino che Lee menasse per battute meno peggio di questa) :-)
Ne sono certo ma ho riso lo stesso, quindi ci avrebbe menati entrambi ;-) Cheers
EliminaTi confermo che anch'io avevo avuto un'impressione di qualcosa fatto un po' a "cazzodicane" riguardo al montaggio. Forse c'era la fretta di farlo uscire sto film...
RispondiEliminaQuella roba brutta lì si chiama Robert Clouse ;-) Cheers
EliminaAltro film entrato ormai nel mito.
RispondiEliminaE come tutte le altre opere di Bruce, regala iconografia a pacchi.
Inutile fare la lista, che e' interminabile. E in grandissima parte ci hai gia' pensato tu.
Basta rivederlo per rendersi conto di quanta gente ha lanciato.
Finalmente rientrano in gioco gli states nella co-produzione, garantendo un budget imponente e visibilita' a livello mondiale.
A prezzo di qualche compromesso, purtroppo.
Si' perche' sembra che il protagonista sia piu' il padre di Nanc...Saxon, che Lee.
Saxon a suo modo se la cava anche bene, venendo da un sacco di gavetta.
E non a caso finira' a farsi un bel po'di poliziotteschi (se gia' non li aveva fatti).
Ma e' piu' impegnato a spupazzarsi belle figliole, tenendo fede alla sua fama.
La parte migliore, e quella che tutti aspettiamo, e' quando Bruce si scatena e inizia a muovere le mani.
La pettinatura afro di Kelly fa da spunto ancora oggi.
C'e' da dire che e' girato con intelligenza, e nulla viene lasciato al caso.
Un bianco, un nero e un orientale (e non e' una barzelletta) , per non far torto a nessuno.
E il nero fa una brutta fine, tanto per cambiare.
Il film prende spunto da 007, tra un combattimento e l'altro.
Col cattivone dotato di isola nascosta e base segreta in stile Spectre.
Ma per la prima volta mostra i mezzi di sussistenza di un'organizzazione malvagia.
Insomma, credete che Tana delle Tigri viva solo del pizzo pagato dai suoi lottatori? O che Blofeld e company campino di rendita?
Per mantenere tutto quel popo' di roba deve garantirsi altre entrate.
E qui si vedono quali.
Fungendo da base logistica per i traffici di droga, armi, tratta delle bianche e mille altre porcherie.
Memorabili i duelli con O' Hara (dove Bruce, in originale, dispensa una variante del suo classico NON SONO MAI STATO ATTACCATO DA UN SASSO O DA UNA TAVOLA DI LEGNO. Ma anche MORIRAI! non e' male, via) e quello finale col boss.
Ma rivedendolo di recente, quello che mi e' rimasto impresso e' quello iniziale con Sammo Hung.
Certo, e' una considerazione col senno di poi. E sorvoliamo che vedere due tizi in slip che si scazzottano in un monastero simil-Shaolin e' una roba assolutamente CRETINA.
Bruce mette in scena un autentico match di Mma, quando nemmeno esistevano!
Con i mitici guanti ad artiglio di drago per favorire le prese, autentici precursori dei guantini a dita libere usati nell' UFC!!
Ma quanto era avanti, quest'uomo?
OK, in realta' era piu' Shooto che Mma, perche' le proiezioni e la leva al braccio sono prese dal Judo, e manca ovviamente tutto il repertorio di lotta a terra tipico del BJJ, il celeberrimo Jiu Jitsu brasiliano.
D'altronde i Gracie non erano ancora saliti alla ribalta.
Ma...fa impressione, davvero.
Gran bel pezzo, Cass. Complimenti.
Grazie capo, il Maestro Lee richiede il massimo impegno possibile ;-) Cheers!
EliminaDue film con Clouse di mezzo, oggi!
RispondiEliminaMa dimmi che anche tu pratichi arti marziali e che quando lo fai gridi come un gatto :D
Giuro che non ci siamo messi d'accordo, anche perché io ho scoperto all'ultimo secondo che c'era Clouse anche da me :-D
EliminaIo al massimo me la prendo con le mensole dicendo loro: «Boards don't hit back», ho fatto Judo però vale? ;-) Cheers
EliminaHo pensato la stessa cosa quando ti ho letto stamattina, senza volerlo abbiamo reso omaggio ad un regista che forse non lo meritava troppo ;-) Cheers
EliminaUn film titanico, purtroppo sfortunato in Italia: credo che la Warner chieda parecchi soldini, infatti in TV sarà passato forse due o tre volte in quarant'anni, quindi da noi è il meno noto dei film del maestro. Tutt'altro discorso nei paesi anglofoni, dove è IL film marziale per eccellenza: nel suo ciclo di interviste Scott Adkins ha sentito tutti i grandi attori dei Novanta, e tutti - ma proprio tutti - rispondevano che hanno pensato al cinema marziale dopo aver visto questo film.
RispondiEliminaSul finire degli Ottanta l'ho ricevuto in dono per la promozione in terza media, e all'epoca la VHS Warner era 4:3: il che significa che al montaggio discutibile e alla regia confusionaria si aggiungeva pure un'inquadratura che tagliava tutte le scene, con personaggi che parlavano al vuoto (perché l'altro attore veniva tagliato dall'inquadratura) e gente ripresa a mezza faccia. Insomma, delirio totale ma è scattato subito l'amore.
Quando nel 1990 è arrivato in Italia "Senza esclusione di colpi!", ero tra i fortunati a conoscere già Bolo, e a battere le mani più al cattivo che al buono del film :-D
Esatto, qui da noi sono noti gli altri del Maestro, ma è chiaro frequentando la cultura popolare americana attraverso i loro libri, fumetti e videogiochi che questo film ha colpito gli Yankee in mezzo agli occhi con la potenza dei calci di Bruce Lee, si trovano elementi presi da “Enter the Dragon” in tutta la loro industria dell’intrattenimento, basta dire che Bolo è diventato leggendario proprio partendo da questo film, anche gli afroamericani che andavano a vedere questo film in sala lo avevano mitizzato (storia vera). Cheers!
Eliminami sono appena rivisto clif both vs bruce lee ( ma la vera vincitrice è zoe bell) è che vi devo dire
RispondiEliminasono convinto che un 20 enne non lo conosce bruce lee e forse grazie a tarantino ha recuperato qualche film
e comunque bruce appare uno duro che sa stare al mondo e cazzo non viene ucciso da clif che per la cronaca è mio vicino di casa!!!!
geppo da nichelino
Io invece sono certo che NESSUNO recupererà un film di Bruce Lee partendo da quello di Tarantino. Non è successo nel 2003 con il primo “Kill Bill”, non accadrà di certo adesso, anche per questo ho voluto questa rubrica, nel mio piccolo dovevo fare qualcosa ;-) Cheers
EliminaPer me un must dei film di Bruce, perfetto nella sua iconografia. Primo e ultimo passo di quella poteva essere la scalata di un orientale più famosa di sempre. Bello che hai citato The Guest, quando mi avevi scritto non sapevo della tua recensione, anche perché è del 2015!
RispondiEliminaAggiungo una sola cosa, Lalo Schifrin alla colonna sonora!!!
Penso sia una delle prima di questa Bara, e siccome ha una scena “specchiata” mi era rimasta in testa da allora, per il resto questo post è stato scritto con Lalo Schifrin in cuffia (storia vera). Cheers!
EliminaAmmetto che non è il mio film di Lee preferito (per questioni affettive sono più legato a "Dalla Cina con furore") ma nonostante ciò, "I 3 dell'Operazione Drago" non manca nella mia collezione e puntualmente me lo metto su con sommo piacere.
RispondiEliminaLa struttura frammentata e il montaggio "traballante" (non voglio andarci pesante...) non intaccano comunque la potenza del film. Lee titanico che in metà scene si auto-scolpisce nel mito.
Questo è quello girato con più soldi, più iconografico per gli americani, ma per i combattimenti e la regia, preferisco anche io "Dalla Cina con furore”. Però di questo film mi colpisce il mito, e vedere il Maestro Bruce Lee forse all’apice della sua difficile scalata. Cheers!
EliminaPiù che "operazione Drago" è l'operazione DEL Drago, Lee che riesce a fare il suo film a Hollywood prendendosi la scena pian piano, si ritaglia i suoi spazietti all'inizio, dice le sue cose, poi diventa protagonista assoluto e mena da matti.
RispondiEliminaA dispetto di tutti i combattimenti e l'iconica scena degli specchi, il momento che per me resta più memorabile è quello della "sfida" sulla barca, quando Lee finge di accettare la sfida di un attaccabrighe: attaccare briga con Bruce Lee? Madornale errore, sì, ma non come si potrebbe pensare. "L'arte di combattere senza combattere" è uno dei momenti più significativi del film e lascia intravvedere un pizzico di quella filosofia che sta dietro al personaggio, che non è solo menare tanto e fortissimo.
Quello per me è il combattimento più bello di tutto il fi… No niente, non sono più credibile, lo dico (credendoci) di tutti i combattimenti di questo film, che sono pochi, veloci e iconici, ma quello è il più importante perché incarna la filosofia di Bruce Lee. Cheers
Eliminap.s. cosa mi hai ricordato: Enter the Fat Dragon.
EliminaSammo è un mito, quello è il suo film simbolo ma è uno che ha fatto di tutto, mi esaltava ad ogni sua apparizione, grande o piccola. Cheers
EliminaImmenso maestro Lee. Ogni volta che rivedo i suoi film mi tornano alla mente i bei tempi in cui studiavo proprio Jeet Kune Doo. Questo è in assoluto uno dei suoi film che più adoro. Per quanto riguarda le varie vicissitudini, amen! Il destino ha voluto che qualcuno gli rompesse sempre le palle
RispondiEliminaLa vita del guerriero è così, chissà quante altre sfide professionali avrebbe potuto ancora affrontare. Cheers!
EliminaPurtroppo conosco solo il mitico rifacimento fumettistico fatto nei primi numeri di Nathan never i cui autori secondo me erano abbastanza fissati con il buon Bruce. Recupererò
EliminaSenmayan
I fumetti sono un altro campo che Bruce Lee ha influenzato molto, quindi li autori un po' li capisco. Cheers
EliminaLa pietra miliare delle arti-marziali, prima degli anni 90' e dei The Raid odierni.
RispondiEliminaLa scena con gli specchi di chiara ispirazione Wellesiana, ma sfruttata in modo meno metafisico in questo film, ma ugualmente efficace.
Il film anche se non ufficialmente è diretto da Bruce Lee, lui aveva molto controllo nei suoi film su vari aspetti della produzione, regia e messa in scena.
Penso che quella scena sia stata sfilata da Bruce Lee dal taschino di Wells per diventare patrimonio del cinema di genere, fa parte anche quella dei quintali di iconografia sfornati da questo film. Cheers!
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