lunedì 23 novembre 2020

The dark and the wicked (2020): l'assedio dei sette (diabolici) giorni

Quando ho scoperto che questo “The dark and the wicked” era l’ultima fatica di Bryan Bertino mi ci sono gettato a capofitto. Il che può sembrare strano, perché il suo forse non è il nome più caldo nella scena horror contemporanea.

Il suo esordio “The Strangers” (2008), fa ancora discutere oggi, un film con Carpenter nel cuore che riusciva ad essere un buon esempio di “home invasion”, che il suo seguito (scritto ma non diretto da Bertino) non è riuscito in pieno ad eguagliare. Il suo The Monster mi aveva convinto a tratti, ma questo non mi ha impedito di gettarmi comunque sulla sua ultima fatica, perché alla fine, di riffa o di raffa Bertino si è fatto un nome e al momento, posso dire che con questo “L’oscuro e il maledetto” mi ha piacevolmente sorpreso.

Malgrado il virus che sta tenendo banco nel 2020, il film sta facendo il giro dei festival (compreso il 38esimo Torino Film festival) e al pari di Possessor di Brandon Cronenberg, riesce ad essere il secondo film in fila con una sosia di Giorgia Meloni come protagonista. L’onore della somiglianza questa volta tocca a Marin Ireland, non so se sia un problema mio che guardo troppi telegiornali ultimamente, ma una doppia somiglianza alla Meloni in due horror lo trovo un segnale sinistro lo stesso.

“Oddio sono uguale a Giorgia Meloni!”

La storia è quella di Louise (Marin Ireland) e suo fratello Michael (Michael Abbott Jr.), due che ormai hanno preso strade diverse nella vita che si ritrovano nuovamente insieme nella fattoria del Texas rurale dove sono cresciuti, per un’occasione ben poco lieta però, a loro padre (Michael Zagst) ormai manca davvero poco alla fine, questione di pochi giorni da passare insieme, anche solo per dare un minimo di supporto a mamma (Julie Oliver-Touchstone).

L’aria è pesante e la situazione più plumbea di così non potrebbe proprio essere, comprensibile che mamma non sia al suo meglio, un po’ meno comprensibile che decida di scambiare le sue dita con le verdure che sta affettando, in una scena in cui Bryan Bertino riesce a farci fare subito il primo grosso “GULP!”, di un film bello tosto da questo punto di vista.

Lo scandire dei giorni sarà anche una citazione a Shining, ma i 93 minuti di “The dark and the wicked” procedono come una parata funebre dal lunedì alla domenica, ad ogni nuovo giorno succede qualcosa di sempre più sinistro e spaventoso nel vecchio allevamento, tra le pecore e le capre ci avrà messo lo zoccolino anche il satanasso? Bertino non offre una risposta chiara che forse nemmeno serve, il suo film riesce a tenere sul filo anche così.

Tanta bella allegria in famiglia.

A bene guardarlo “The dark and the wicked” potrebbe essere il Vostro solito film sulle possessioni, ma filtrato dall’elemento della famiglia, che è quella che ti forma o ti rovina la vita, un piccolo luogo caldo che nel cinema horror americano non manca mai, a volte è il posto dove si va a rifugiarsi per scappare dall’orrore, a volte è proprio l’origine del male. Per certi versi “L’oscuro e il maledetto” è la versione di Bryan Bertino di Relic, o magari Hereditary, il tema di fondo è stesso, il dover fare i conti con la mortalità di una persona a cui vogliamo bene, solo che il regista e sceneggiatore trova il modo di declinare tutto nel modo più spaventoso possibile.

"Che aspetto ho? Io mi sento bene, ma sento il bisogno che qualcuno mi dica che aspetto ho" (cit.)

Il male si è fatto largo in una situazione famigliare resa oscura e pesante dalla malattia? Lo possiamo solo sospettare come fanno i protagonisti, quando ritrovando il delirante diario materno, iniziano a credere che la donna potrebbe aver perso il senno, costretta in casa giorno e notte a guardare il telegiornale prendersi cura di un marito morente, oppure davvero qualcosa di diabolico sta accadendo. Bertino gioca agilmente nella zona grigia del dubbio, colpendoci con tutto quello che ha a disposizione, piatti, forchette, demoni poco importa, basta che abbiano un lato appuntito o tagliente.

Le apparizioni del padre - di norma allettato - diventano di volta in volta più spaventose ed è frustrante vedere come i protagonisti, non siano in grado di trovare una singola contromisura all’assedio in cui si ritrovano, non ha effetto tentare di negare, ma ancora meno affidarsi alla religione, tanto che anche il prete (Xander Berkeley) passa presto al “Lato oscuro della Forza”, ed è proprio qui che Bertino mena il suo colpo più duro.

"Max von Sydow aveva da fare, quindi sono passato io"

La paura è soggettiva, di mio sono uno che si spaventa “a freddo”, solo dopo realizzo di essermi ritrovato in una situazione di potenziale pericolo (il vantaggio di avere dei neuroni letargici), ognuno però ha il suo “spaventometro” personale, io ormai dopo anni di film horror, trovo che mi colpisca più un’atmosfera malsana più di un classico “Salto paura” (anche noto come “Jump scare” per gli amanti delle parole in Inglese). Ma un elemento che trovo sinceramente sinistro è quando la minaccia non abbia un aspetto pienamente minaccioso, tipo un energumeno con la bava alla bocca e un machete arrugginito in mano, ma quando sfoggia un piccolo grado di stranezza, ad una prima occhiata non pericoloso ma abbastanza per farti alzare le antenne. Ecco le apparizioni demoniache di “The dark and the wicked” sono quasi tutte così, un equilibrio difficile da raggiungere che però Bertino ha dimostrato di saper maneggiare a dovere.

Si finisce per patteggiare per i protagonisti del film (ed in un horror, questo elemento ha un peso specifico notevole) proprio perché prima o poi tutti ci siamo trovati al capezzale di un parente malato ma ancora di più, perché i personaggi sono protagonisti di un assedio in piena regola. Se Bertino aveva dimostrato di apprezzare Carpenter con il suo film d’esordio del 2008, qui fa un passo avanti e porta in scena un assedio (tema caro al Maestro) che prima di essere emotivo diventa anche fisico, l’incedere dei giorni soffoca i personaggi facendo aumentare l’ansia per quello che potrà ancora accadere, anche un po’ a noi spettatori. Un assedio di natura demoniaca, in un vecchio ranch del Texas, si decisamente questo ragazzo ha studiato John Carpenter e questo gioca a suo favore.

“Cosa ha avuto? Malattia?”, “Morta di noia. Quando Cassidy attacca con Carpenter si rischia di fare notte

Bertino non tira davvero mai via la mano quando si tratta di violenza, non è tanto il quantitativo della mattanza a colpire, quanto più che altro la varietà dei colpi mandati a segno, tutti su personaggi con cui in pochi minuti è facile immedesimarsi, quindi un ferro da maglia o un coltello feriscono doppiamente, perché la violenza colpisce un personaggio innocente oppure come apice di un momento drammatico. In tal senso è quasi una metafora della situazione in cui si ritrovano i protagonisti.

Zitto zitto Bryan Bertino sta mettendo su una carriera interessante, quello che mi piace dei suoi film è il modo diligente in cui è chiaro che il ragazzo abbia studiato tutti gli horror giusti, ma invece che citarli pedestremente per far vedere a tutti che anche lui è uno di noi, Bertino sembra davvero averne assimilato le dinamiche. Forse il suo nome non uscirà quasi mai fuori quando si parla di registi horror emergenti, il più silente tra i nuovi talenti in giro, ma se il mio senso di Cassidy mi ha suggerito di fiondarmi al volo sul suo nuovo film, un motivo ci sarà no? Bravo Bryan continua così.

18 commenti:

  1. Visto ieri,davvero notevole...il ragazzo è da seguire con grande interesse! Buona giornata Capo ;)

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    1. Sta salendo di colpi Bertino, invece di imitare, sembra proprio uno che le dinamiche del cinema Horror le ha apprese bene. Buona giornata anche a te ;-) Cheers

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  2. Tra te e la Bolla, ho capito che non posso ignorarlo!

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    1. Non l'ho letto il suo post, ma immagino che se anche lei ha spulciato il programma del Torino Film Festival, l'occhio deve esserle caduto sul nome Bryan Bertino ;-) Cheers

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  3. Piccoli registi d'horror crescono! In fondo raccontare l'orrore in pandemia è sia più facile che più difficile, sia a livello narrativo che distributivo. Mi segno l'autore ;-)

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    1. Il suo "The Stranger" era valido, poi alti e bassi ma con questo mi ha proprio colpito, secondo me una distribuzione la troverà, sulle piattaforme streaming ora è più facile visto il periodo. Cheers!

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  4. Da vedere, se in tanti ne parlano così bene non posso proprio astenermi dalla visione.

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    1. "Possessor" è più autoriale, questo è più dritto e diretto, mi sono piaciuti entrambi, sono più o meno sullo stesso livello direi. Cheers!

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    1. Siamo usciti "vestiti" uguali, possibile che nessuno abbia ancora coniato una parola per questo sincronismo tra blog? Si può dire che siamo in sincroblog oppure sembra troppo un disco dei Police? ;-) Cheers

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  7. Bello! Ben fatto e ben recitato! Anche la Meloni non mi è dispiaciuta in questa inedita veste. Incredibilmente c'erano anche un paio di jump scare non telefonati. Cosa rara! Non gli concedo il massimo dei voti solo per la scena finale, che mi pare il solito modo per finire alla svelta e togliere il disturbo. Regista da tenere comunque d'occhio, a parte l'inutile strage di caprette che non gli perdono

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    1. Caprette imperdonabili,Meloni attrice con gli attributi e sempre molto solida, il finale rientra nella grande tradizione degli horror, ma se ci pensi è in linea con un film che decide di non spiegare la natura del male, Bertino con questo film è salito ulteriormente di colpi. Cheers!

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  8. Questo ha colpito praticamente tutti e io che amo l'horror che sa impressionare raccontando anche qualcosa penso che lo guarderò quanto prima, se non subitissimo.

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    1. Bene, non vedo l'ora di leggere il tuo parere ;-) Cheers

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  9. Hai sicuramente attirato la mia attenzione e questo film mi sa che si rivelerà imperdibile!

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    1. Bene, non vedo l'ora di leggere il tuo parere ;-) Cheers

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