Abbiamo studiato il piano, le uscite sono coperte, due minuti entriamo e usciamo, mi troverete fuori con il motore della Bara Volante in moto, sangue freddo, è il giorno dedicato al nuovo capitolo della rubrica… Sam day Bloody Sam day!
Da tempo Steve McQueen accarezzava l’idea di avviare una carriera come produttore, il tentativo che molti divi del cinema avevano già tentato prima di lui (ma anche dopo), per riuscire a guadagnare per davvero grazie agli incassi dei film in cui compariva, ecco perché insieme a Barbra Streisand, Sidney Poitier e Paul Newman aveva fondato la First Artists. Più controllo avrebbe voluto dire più possibilità di scelta, quella che, ad esempio, era mancata durante la promozione della sua ultima fatica, malgrado l’ottimo rapporto di lavoro sul set con Sam Peckinpah, L'ultimo buscadero è stato pubblicizzato male e distribuito come un grande film d’azione, raccogliendo risate al botteghino.
McQueen era pronto a giocarsi diversamente le sue carte,
questa volta con la sua casa di produzione alle spalle, aveva
messo da poco le mani sui diritti di sfruttamento di “Getaway” (1959), un
thriller dello scrittore Jim Thompson, quello di “L'assassino che è in me”
(1952). I produttori David Foster e Richard D. Zanuck pensavano che il regista
giusto per portare sul grande schermo questo storia fosse Peter Bogdanovich
che insieme a Jim Thompson si mise al lavoro su una sceneggiatura che, però, a
McQueen proprio non piaceva, quindi alla prima occasione utile, il divo fece
valere il suo nuovo potere e affidò il film proprio a Sam Peckinpah, in virtù
del loro ottimo rapporto durante la realizzazione di L'ultimo buscadero.
Potete essere fighi quanto volete, ma non sarete mai fighi come McQueen e Sam Peckinpah con gli occhiali a specchio. |
Bloody Sam, dal canto suo, per decidere di accettare la regia ci ha pensato su… Circa tre secondi (ma pieni, eh?), parliamo di un regista che malgrado le sue condizioni fisiche, una testa matta e uno stato di sbornia quasi costante, tra il 1969 e il 1975 ha girato un film via l’altro, lavorando spesso su due produzioni in contemporanea. Ecco perché Peckinpah ci ha messo davvero un attimo a radunare la banda: la sua assistenza Katy Haber, il suo direttore della fotografia Lucien Ballard, Robert Wolfe e Roger Spottiswoode al montaggio e per finire Jerry Fielding alle musiche, su di lui lasciatemi l’icona aperta, più avanti ci torneremo. Ora abbiamo un’altra faccenda molto importante da affrontare: la sceneggiatura.
La produzione deve partire il prima possibile, McQueen vuole
subito un grande successo al botteghino per risalire in sella, dopo la culata
battuta a terra con gli incassi di L'ultimo
buscadero, l’imbeccata giusta gli è arrivata da Polly Platt, produttrice e
moglie del licenziato Bogdanovich, rimasta molto impressionata dalla
sceneggiatura di un piccolo film diretto da Robert Culp intitolato “La morte
arriva con la valigia bianca” (1972). McQueen accetta al volo il consiglio:
«Chi lo ha scritto quel film? Facciamolo venire a riscrivere “Getaway” forse,
fuori il nome». Il nome era quello di uno destinato a diventare un grandissimo,
uno dei preferiti di questa Bara Volante, signore, signori, date il bentornato
al Re della collina… Walter Hill!
Le prime sceneggiature di Gualtiero Collina sono un territorio inesplorato, ma interessante, pieno di storie di uomini soli contro tutto e tutti, come ad esempio “Detective Harper: acqua alla gola” (1975), ma di quella porzione di film il più citato è ovviamente “Getaway!” perché è quello che ha messo il talento di Walter Hill sulla mappa geografica, inoltre è il film che ha permesso al Re della collina di affiancare quello che sarebbe diventato a tutti gli effetti il suo mentore. Su Sam Peckinpah esiste in quantitativo di materiale impressionante (ma io continuo a consigliarvi “Se si muovono… Falli secchi!” di David Weddle), mentre su Walter Hill come ho avuto modo di costatare anche mentre scrivevo post per la rubrica a lui dedicata, non esiste poi molto. Hill è una sorta di divo del muto, apre bocca solo il mercoledì (e nemmeno tutti), ma quando parla di Sam Peckinpah sembra Magic Johnson quando parla di Michael Jordan, gli si scioglie la lingua e gli brillano gli occhi, anche perché Peckinpah ha amato molto l’adattamento del romanzo scritto da Hill e poi, ammettiamolo, quei due erano fatti della stessa pasta, è normale che Hill abbia appreso molto da Bloody Sam.
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Tra tutti i titoli di testa dei film di Peckinpah, questa scena è sicuramente la migliore. |
Il romanzo originale di Thompson ha un ultimo atto molto strambo, un grottesco e lisergico finale in Messico che prevede rituali e sacrifici umani, una roba che, ovviamente, a Peckinpah (fanatico del Paese oltre il confine americano) piaceva, ma McQueen non poteva rinunciare ad una sorta di lieto fine per il suo personaggio. Era dello stesso avviso Walter Hill che in una delle sue rare dichiarazioni ha ammesso: «Getaway! è uno dei miei film preferiti. È il più fedele alla mia concezione originale. Solo un 10% è stato modificato. […] La storia offriva la splendida possibilità di costruire al suo interno un mondo quasi surreale. La mia idea era di rimanere al di fuori del vero mondo della criminalità; volevo che sembrasse una favola, una storia che narrasse di purificazione dopo un viaggio nelle viscere della terra, non una tragedia, bensì una situazione tragica». A ben guardarlo “Getaway!” è stato fondamentale per la carriera di Hill, sembra quasi un Driver - L’imprendibile molto più parlato, ma il nostro Gualtiero è il primo ad ammettere che se questo film è diventato un classico è stato grazie al magnifico lavoro fatto da Sam Peckinpah.
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Un biondo alla guida, con la sua bella accanto, prove tecniche di scuola guida. |
Per Bloody Sam “Getaway!” era poco più che un modo facile per fare soldi, una rapina in tutti i sensi, ma malgrado questo ha firmato un film che ancora oggi è un modello di riferimento per tutti gli altri film di rapina. Un film di rapina è come saper suonare il Jazz, se sai suonare bene il Jazz, puoi suonare con facilità quasi qualunque altro genere musicale, Sam Peckinpah qui ha girato una rapina, inseguimenti in auto e una tormentata storia di coppie in crisi a cui ancora tanti oggi, guardano come modello di riferimento, insomma ha diretto un Classido!
Per dirvi quanto fosse chiara la volontà di sfornare un film spacca botteghini, per il ruolo della protagonista femminile Peckinpah voleva nuovamente Susan George, dopo averla strapazzata sul set di Cane di paglia, ma alla fine fu preferita Ali MacGraw, alta bella, allergica al reggiseno e fresca dell’enorme successo di “Love Story” (1970). Posso dire la mia sulla MacGraw? Una meraviglia sullo schermo, ma con dentro gli stessi segni di vita che potreste trovare in un manichino esposto in vetrina, perfetta a bucare lo schermo, quello sì, ma il suo ruolo migliore è arrivato la seconda volta che ha incontrato Peckinpah sulla sua strada, ci arriveremo nel corso della rubrica. Per gli amanti del pettegolezzo, galeotto fu il set perché Ali MacGraw e Steve McQueen finirono a fare coppia nella vita e non solo sollo schermo.
Bella presa Steve. |
Cosa dico sempre dei primi cinque minuti di un film? Ne determinano tutto l’andamento, quelli di “Getaway!” sono a dir poco micidiali. Partendo come al solito da un quantitativo immenso di pellicola girata, Peckinpah apre il suo film fatto solo per guadagnare, il più possibile, con quella che è una vera e propria lezione dell’uso del montaggio. Si comincia con alcuni cerbiatti in libertà, per passare subito alla prigione dov'è detenuto Carter 'Doc' McCoy (McQueen), un modo chiarissimo per sottolineare come il protagonista sia un puro chiuso in gabbia, grazie ad un magistrale utilizzo di un montaggio spezzato e serratissimo, Peckinpah ci racconta in contemporanea tante sequenze di vita in prigione, da una parte la routine di McCoy in cella, fatta di partite a scacchi, lavoro manuale e il colloquio con cui gli vietano la libertà vigilata, malgrado il suo comportamento impeccabile. Il ritmo è sincopato, una scena che va in crescendo scandita dalle presse utilizzate dai prigionieri, che senza nemmeno bisogno di una sola parola, rende allo spettatore insopportabile la vita in prigione, tanto quanto lo è per Doc McCoy. Questo ci permette istintivamente di capire l’esigenza di libertà del personaggio, per ottenerla va bene tutto, anche un patto con il diavolo.
Nella foto: il diavolo (segue canzoncina a tema) |
Il diavolo in questione è Jack Beynon (il sorrisone diabolico di Ben Johnson), un ricco uomo d’affari con le mani in pasta e gli agganci giusti per far scarcerare McCoy, ma il favore verrà pagato in due modi, il primo ve lo dico subito, il secondo più avanti, anche perché lo stesso McCoy ci metterà un po’ a scoprirlo. Beynon vuole che McCoy sfrutti il suo talento per compiere una rapina che farebbe guadagnare a tutti bei soldi, quindi la prima parte di “Getaway!” si alterna tra un ritorno alla normalità per McCoy e sua moglie Carol (Ali MacGraw) che Peckinpah ci mostra nella loro intimità, mentre sguazzano felici in un laghetto godendosi finalmente il rispettivo abbraccio e tra i preparativi per la rapina.
Il "Love Story" alla moda della Bara Volante. |
Trovo incredibile e perfettamente riuscito il fatto che Bloody Sam abbia utilizzato il suo caratteristico rallenti in questo film, sia per enfatizzare la violenza ma allo stesso tempo anche per sottolineare l’importanza del rapporto di coppia tra i due protagonisti, raccontato con un perfetto idillio quasi favolistico, esattamente in linea con le parole di Walter Hill sulla trama. Insomma questa è la parte del film in cui ai protagonisti va tutto bene, ora passiamo al resto della tragedia, nel secondo atto del film è la rapina a tenere banco in “Getaway!”.
McCoy è un tipo preciso e metodico, ma i soci che gli
vengono imposti da Beynon non lo sono altrettanto, tra questi spicca Rudy
Butler (Al Lettieri) che sembra l’esatto opposto di McCoy, per stile e
approccio al lavoro (e alle donne). La rapina di “Getaway!” sembra un’unica
infinita scena capace di tenerti sul filo anche se il film lo hai già visto
decine di volte, una scena tesa, incalzante, capace di moltiplicare i punti di
vista (e l’azione) facendo scelte che risultano ancora moderne oggi, anche se
sono stati davvero tanti i titoli ad aver cercato di imitare il modello creato da
Sam Peckinpah con questo film. Una scena di rapina e un bell'inseguimento in
auto, per me sono il sale del cinema, se sai dirigerli come si deve vuol dire
che hai talento, ma tra tutti quelli che si sono distinti in questa specialità,
Peckinpah resta ancora oggi uno dei migliori, scusate se è poco.
Ma voglio fare una cosa speciale / Una rapina che mi salva la vita. |
Ma il bello di “Getaway!” non è solo quel costante senso di minaccia per i protagonisti e il loro essere sempre in fuga (uno dei miei momenti preferiti? Quando alla pausa al fast-food, grazie alla stessa canzone in radio, capiamo che inseguitori e inseguiti sono incredibilmente vicini), ovviamente verso l’amato Messico di Sam Peckinpah, questo film d’azione riesce a brillare quando di tratta di inseguimenti e sparatorie, ma allo stesso tempo, a portare avanti la storia dei personaggi che è a tutti gli effetti il racconto di una storia d’amore, un buon matrimonio a differenza di quello pessimo già raccontato da Peckinpah in Cane di paglia.
Vi ero debitore di una rivelazione, il secondo favore
richiesto da Beynon per liberare McCoy era di natura sessuale. Nel cinema di
Peckinpah è facile trovare riflessi dei tradimenti che hanno costellato la sua
vita, tradimenti di fiducia, ma anche amorosi, per un regista che nella vita da
amanti, collaboratori e amici pretendeva fedeltà totale, ma poi spesso era il
primo a tradire. Il senso di lealtà è una delle tante chiavi di lettura del
cinema di Peckinpah, fin da Sfida
nell'Alta Sierra, McCoy non può accettare il fatto che sua moglie abbia
fatto sesso con un altro, anche se ha ottenuto in cambio la libertà e la
possibilità di tornare da lei, dal canto suo Carol, invece, ritiene che tale
sacrificio, per quanto disgustoso, sia per certi versi la massima prova del suo
amore e della sua fedeltà a Doc.
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Meglio affrontare gli sbrirri che una moglie incazzata. |
A sottolineare la purezza (a loro modo) dei due protagonisti, ci pensa il loro perfetto contraltare, il Rudy Butler interpretato da Al Lettieri è uno schifo d’uomo (non mi vengono in mente espressioni più gentili) che sopravvive per miracolo allo scontro con Doc e per fuggire insidia una coppia in viaggio, costringendo il marito a fargli da autista, mentre si spupazza la consenziente moglie (interpretata da Sally Struthers), un altro esempio di pessimo matrimonio che Peckinpah ci racconta con passaggi grotteschi da commedia nera, nessuno fa mai questo tipo di domande ai fratelli Coen perché tanto anche loro sono due enigmi semoventi, ma non mi stupirei di scoprire che questo film abbia ispirato i due gemelli mancati del Minnesota per molti dei loro titoli.
Da qualche parte nel Minnesota, Ethan e Joel prendono appunti. |
Doc e Carol sono ancora oggi tra i più rappresentativi esponenti delle coppie in fuga lungo le strade d’America, tanti registi hanno provato a dare la loro interpretazione di questo modello da Hill a Oliver Stone passano per David Lynch. Il film è diventato talmente un modello che nel 1994 ne è stato fatto un rifacimento con Alec Baldwin e Kim Basinger che sono abbastanza convinto di aver visto e di cui non ricordo molto, magari lo rivedrò per sfizio, ma sono sicuro che non avrò la stessa tensione, questo matrimonio controverso viene cementato in corsa, tra fughe dalla polizia, sgommate in autostrada e momenti d’azione che lasciano i protagonisti (e noi spettatori) sempre sulla corda. Trovo altamente significativo far compiere alla coppia il più classico dei faccia a faccia risolutivi, dopo essere stati “vomitati” dal retro di un camion dei rifiuti, nel mezzo di una discarica, quando a quel punto del film i due personaggi solo a loro volta due rottami devastati dalla fatica, dalla fuga e dai dubbi nei confronti della persona amata, si siedono sul retro di un rottame (spezzato come il loro rapporto in quel momento della storia) di un vecchio maggiolino Volkswagen e finalmente si chiariscono.
"Un posto molto stretto, come il retro di una Volkswagen?" (Cit.) |
La scena successiva in un altro film, sarebbe quella finale, Carol e Doc mano nella mano che camminano verso il tramonto, quasi romantico se questo non fosse un film di Peckinpah, quindi prima dei titoli di coda, ci aspetta un ultimo “Balletto di sangue”, seguito a ruota da un signore anziano oltre il confine, che sembra il saggio della montagna che in cambio del suo vecchio pick-up, congeda la giovane coppia con alcuni pragmatici consigli su come gestire un buon matrimonio (« Sono sposato da trent'anni, sempre la stessa. Un po’ rompicoglioni ma tutto quello che ho fatto, l'ho fatto grazie a lei»).
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La saggezza che solo gli anni ti possono dare. |
La sparatoria a breve distanza, con rallenti e morti ammazzati, è girata e montata da Peckinpah alla perfezione, come sempre, state pure tranquilli che Walter Hill sul set ha imparato molto dal regista di Fresno, perché le sparatorie violente e a breve distanza, sono diventate una specialità del suo cinema.
La produzione di “Getaway!” fila liscia, Peckinpah non
accumula troppo ritardo sulla tabella di marcia anche se il film richiedeva
svariati spostamenti, per seguire il percorso di fuga dei due protagonisti,
anche il suo problemino con la bottiglia viene tenuto sotto controllo, un sorso
di vodka alla mattina alle sette, per fermare i tremori alle mani e via al
lavoro, con una regola ferrea: nemmeno un goccio fino alle 17.00. Solo che ogni
tanto sul set si sentiva Peckinpah urlare «Chalo! Portami un drink!» e Chalo
(uno degli assistenti dedicati, che sul set si presentava con un secchiello
pieno di ghiaccio e bottiglie di Vodka, scotch e Campari. Storia vera), faceva
notare al capo che non era ancora l’ora, risposta del regista: «Che ore sono a
New York adesso? Le 17.30… Portami quel maledetto Drink!» (storia vera).
Avevo un’icona da chiudere lo faccio subito: l’unico dissidio nella produzione è arrivato riguardo alle musiche di Jerry Fielding, a McQueen non piacevano e per questo decise di coinvolgere una leggenda come Quincy Jones. Decisione che Peckinpah prese male, ma molto male, anche se ha potuto consolarsi con i risultati al botteghino del film.
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Quello che il pubblico vuole da Sam e che a lui riesce benissimo. |
Proprio come Charlton Heston per Sierra Charriba, Ali MacGraw si fece ridurre lo stipendio in cambio di un percentuale sugli incassi del film, sarà stata di sicuro più bella che brava, ma di certo la MacGraw non era stupida, “Getaway!” costato poco più di tre milioni di fogli verdi con sopra facce di alcuni ex presidenti defunti, portò a casa quasi trentasette milioni, pareggiando il successo di “Bullitt” (1968) e doppiando Il mucchio selvaggio. La combinazione tra McQueen di nuovo alla guida e protagonista di un film d’azione, insieme ai “Balletti di sangue” che il pubblico desiderava da Bloody Sam, erano proprio quello che gli spettatori volevano, finalmente Peckinpah aveva un grande successo commerciale nella sua filmografia, anche se all’orizzonte cominciavano a farsi largo i registi della nuova generazione, come Spielberg e Lucas che il cinema lo avevano studiato a scuola, Bloody Sam aveva piazzato un colpo notevole contro i suoi diretti concorrenti: in una manciata di anni aveva mandato a segno più film importanti del metodico, ma lentissimo Kubrick, per livello di violenza aveva eclissato l’odiato (da Sam) “Gangster Story” di Arthur Penn e Mike Nichols, ormai non lo vedeva più nemmeno con il binocolo, anche perché nessuno attirava attenzioni come Sam Peckinpah.
Che dite? Era leggermente atteso questo film no? |
In quel periodo il regista di Fresno era sulla cresta di un’onda altissima, per dirigere “Getaway!” si portò a casa cinquecentomila dollari (che poi sono i soldi con cui Doc e Carol scappavano in Messico) più una grossa fetta sui notevoli incassi. Ma se già il pubblico era attratto dal regista con la bandana, gli occhiali a specchio e il vizio di bere e lanciare coltelli, la sua intervista alla rivista “Playboy” (perché tra le foto di donne nude, ci sono anche alcuni parole scritte note come “articoli”) rilasciata nell'agosto del 1972 confermava il suo stato di celebrità, ormai era arrivato anche lui su quelle pagine dove erano stati intervistati solo nomi come Marlon Brando e Dustin Hoffman, solo che Peckinpah ne approfittò per consolidare l’immagine da “macho” che il pubblico aveva di lui, attraverso alcune dichiarazioni in cu il regista si è senza girarci troppo attorno “dato all’atteggio”. Controverso come sempre, ma poteva anche permetterselo a quel punto della carriera.
Passo successivo? Quando un regista arriva così in alto, si gioca il titolo della vita e per Peckinpah non poteva che essere un western, ma ne parleremo la prossima settimana sempre qui, spero che vi piaccia Bob Dylan.
Intanto non perdetevi la locandina d'epoca dalle pagine di IPMP e un'analisi scacchistica firmata da Lucius!
Bello. GETAWAY e BULLITT nella mia testa viaggiano da sempre a braccetto (onestamente ho una propensione per il McQueen poliziotto che guida la mitica Mustang), tanto che mi pare di ricordare che li avessi "fusi" in un unica VHS da 240. La scena della rapina (anche solo per la preparazione col furgone sul tombino) ha letteralmente fatto scuola!
RispondiEliminaNon li rivedo ambedue da un secolo ma man mano che leggevo il post, mi sono accorto che GETAWAY me lo ricordo ancora discretamente bene.
P.S.: la MacGraw è di una bellezza disarmante...
P.P.S.: hai già preparato il pezzo di venerdì prossimo? Sai che lo sto aspettando da mesi? C'ho pure la storiella personale legata a Bob!
“Bullitt” è quello che mi piaceva di più da ragazzino, il poliziotto, la Mustang, di “Getaway!” tutta la parte di coppia (e coppie) del film mi diceva poco, più cresco (perché dire invecchio pare brutto) più trovo quella parte davvero ottima, il resto poi hai detto bene, manuale di cinema.
EliminaTutto pronto, anzi ti ringrazio infatti ho anche corretto il post. Il prossimo post su Bloody Sam, solo per la prossima settimana, arriverà giovedì e non venerdì, il 27 ho una data importante da rispettare, spero di far cosa gradita malgrado il cambio di programmazione. Cheers!
Carabara, Steve era il divo preferito da mia mamma in gg in cui io bimbo e cinefilo ripieno di pregiudizi trovavo McQueen sempre troppo fedele al suo personaggio, una icona ed una maschera, ma lontano dai tizi del Metodo che 40 anni fa mi sembravano the next big thing. Da tempo ho rivalutato l'attore, ma continuo a pensare che avrei scelto altre attrici per il ruolo di Ali. Avevo letto il romanzo e mi ricordavo una maestrina occhialuta e quindi se Sam lo avesse chiesto a me avrei optato per Sandy Dennis o Julie Harris. Qualche anno dopo avrei detto Holly Hunter. Avrei pensato ad una bellezza non evidente, ad una apparente fragilità. Una Sally Field meno petulante. Non so rendo. Grande film anyway. I Coen hanno sicuramente amato la storia al punto da parodiarla in Arizona Junior dove è la + assurda rapina in banca mai vista al cine. Il finale del libro mi ha fatto pensare al secondo tempo di un film con Tarantino e Clooney in fuga in Mexico con la famiglia di Keitel. Non ci crederai, ma Richard Stark ha citato il passaggio in furgoncino in uno dei suoi ultimi romanzi con Parker. Stesso club. Ciao ciao
RispondiEliminaMcQueen sapeva di essere figo, ma ci ha regalato anche prove molto valide come in “Papillon”, anche se i ruoli più iconici restano quelli in cui poteva bucare lo schermo con lo sguardo. Rendi perfettamente l’idea, infatti a costo di essere criticato, ho sempre trovato che Ali MacGraw fosse la parte più debole, per quanto anche lei era in grado di far dei bei buchi nel povero schermo provato dalla coppia di questo film. Per apprezzarla in pieno, ho dovuto aspettare il passaggio di un convoglio che è destinato ad incrociare la rotta anche di questa Bara.
EliminaSono le domande che nessuno fa mai a Tarantino e ai Coen, questo film e un altro paio di Bloody Sam secondo me li hanno influenzati molto, specialmente i secondi che non parlano poco (alla Walter Hill) e giocano a carte scoperte, Tarantino invece che ha la lingua lunga, anche sei suoi film la passione per Peckinpah l’ha messa in chiaro ;-) Cheers!
Piccola considerazione...
RispondiEliminaMa quanti film a titolo "Getaway" esistono?
Ma come si suol dire, diffidate delle imitazioni.
L'unico, l'originale ed il solo porta la firma di Peckinpah!
Tu pensa che nemmeno lo ricordavo, che lo avesse scritto Hill!
Ma forse neanche lo sapevo.
Diciamo che la visione risale ai tempi in cui al massimo guardavo i registi e gli attori. Solo in seguito (anche se non di molto) ho preso ad informarmi di tutto il resto.
E meno male, se no sarei imploso per eccesso di figosita'.
Peckinpah + McQueen + Hill.
Ma roba che puo' essere paragonata solo mi mettono assieme Shane Black, Bruce Willis e IL TON...
Ah, ecco. Appunto.
Comunque, un trittico che solo i nomi annunciano sfracelli. E che li mantengono appieno.
Un film che e' un paradigma, che di fatto ha dato vita a un intero genere.
Ora, mi pare esagerato dire che Peckinpah abbia inventato il pulp. Ma di sicuro la formula che presenta e' stata ripresa, omaggiata, copiata, riveduta, corretta, ridotta, espansa e qualunque altra operazione vi possa venire in mente.
Ovvero coppia (o gruppo), colpo, fuga rocambolesca (che spesso e' piu' importante del colpo) e soprattutto valigetta.
L'ha fatto Tarantino, anche se nel suo caso ha alzato il tiro all'inverosimile. I Coen. E persino IL TONY.
Nel caso di "Getaway!" (col punto esclamativo, rigorosamente) vi e' un elemento fondamentale.
Il destino.
Ai due protagonisti la vita, e nello specifico quella che hanno deciso di condurre, li ha privati di tutto. Ma non ha tolto loro la cosa piu' importante.
Cio' che provano l'uno per l'altra.
Ed e' quello che li fa resistere ed arrivare alla fine, nonostante e a dispetto di ogni peripezie.
Sono tosti, ma nonostante cerchino di non cadere vittime degli eventi si ritrovano entrambi immersi fino al collo in un casino di dimensioni epocali. Al punto che non possono evitare di finire in balia di tutto quel che gli accade.
Eppure un po' per caso, un po' per fortuna e un po' per ostinazione, riescono ad arrivare alla fine di tutto.
Ammaccato, scassato, feriti nell'orgoglio e non solo in quello ma ancora vivi.
E...concordo in pieno con quel che dice il vecchietto.
Un vero uomo a volte lo pensa, sul conto della sua dolce meta'. Ma si limita a pensarlo. Al massimo lo dice agli altri, o al primo estraneo che passa.
Arriva persino a dirlo alla diretta interessata, ma sempre col sorriso sulle labbra. E da vero uomo, porge l'altra guancia. O il coppino per l'inevitabile scappellotto di turno.
Ma sempre col sorriso.
75 credo e per assurdo quello più pubblicizzato è una schifezza (ma una schifezza proprio) con Selena Gomez e uno sperduto Ethan Hawke. Che poi è tutto un lungo filone, che parte da “Getaway!”, prosegue con “Driver - l’imprendibile” e sfocia in incarnazioni più moderne come “Drive” e “Baby Driver”. Giusto per ribadire quanto sia fondamentale questo film. Cheers!
EliminaPer rifarmi alla tua risposta a Zio Portillo, sai che anch'io temo di non aver apprezzato il film perché visto quand'ero troppo giovane? Ora che non sono più troppo giovane (ammazza che giro per dire "invecchiato"!) sono proprio curioso di rigodermelo. Da come scrivi mi sembra di capire che l'originale è venuto meglio del remake con Alec Baldwin, giusto? :-D :-D :-D
RispondiEliminaCi provo oggi, anche se sono intrippato con "The Crown" (i milioni di miliardi di spot in TV hanno fatto effetto e sono partito dall'inizio della serie, infognandomi di brutto!) e ormai il venerdì è mandaloriano, ma ci tengo anche alla tradizione del Venerdì Peckinpah. Ripasso poi a commentare.
P.S.
«Si comincia con alcuni cerbiatti in libertà». Un giorno qualcuno dovrà studiare il rapporto morboso che hanno gli americani con i cerbiatti, animali che vivono esclusivamente in piccole zone fredde del Nord America ma che il cinema infila OVUNQUE. Per tutta la prima metà del Novecento non è esistito film di Tarzan o comunque di avventure in terre esotiche senza un cerbiatto: ma quando mai si sono visti cerbiatti in Africa o nelle foreste equatoriali? Appena un film si svolge nella natura selvaggia, zac, ci infilano un cerbiatto, che credo a questo punto sia l'unico animale selvaggio socialmente accettato per il cinema americano che "buchi" lo schermo. Un giorno raccoglierò meglio le informazioni e scriverò il primo studio sui cerbiatti al cinema della storia :-D
Per me li ha traumatizzati tutti Bambi, Lucius.
EliminaCompresi Peckinpah e Hill.
Quel film ha fatto piu' vittime di guerre, pestilenze e carestie assortite.
A noi, invece, ci ha traumatizzato il povero Artax (sniff...stupido, stupido cavallo).
Però è del '42, mentre Tarzan già trovava cerbiatti nella giungla molti anni prima in bianco e nero :-P
EliminaTi dirò, appena appena un filino più carino di quello con Alec Baldwin, ma poco eh? ;-) Penso che certi film richiedano un po’ di anni di vissuto per essere apprezzati di più o per lo meno, bisogna rivederli in più fasi della vita. In questa categoria di film normalmente avrei fatto rientrare che so “Il grande freddo”, invece ho scoperto rivedendolo che ci sta anche “Getaway!” ;-)
EliminaIl venerdì è Mandaloriano (anzi tra un po’ vado…), ma “The Crown” chiama visto che sei nel tunnel ti posso dire senza rovinarti la visione: prima stagione bomba, secondo bella ma un po’ meno, la terza non mi ha convinto troppo tanto che (purtroppo) ho anche dimenticato di commentarla qui sopra a differenza della prima due, ma in questi giorni sto guardando la quarta e siamo di nuovi ai livelli della prima stagione, siamo in fissa a casa Cassidy (storia vera). Cheers!
In effetti sarebbe da studiare questa psicosi dei cerbiatti, il saggio di Lucius ci chiarirà il dubbio, titolo provvisorio: tutto quello che avreste voluto sapere sul cerbiatto* (*ma non avete mai osato chiedere) ;-) Cheers
EliminaVisto che ignoro tutto della storia dei nobili britannici, per me la serie è come un thriller :-P
EliminaIl titolo sul cerbiatto te lo rubo subito :-D
Lo è davvero. Nemmeno io so molto, ma per alcune puntate con un tema molto specifico, ho scoperto che leggendomi e informandomi un po’ riesco a godermi anche di più la serie, vuoi anche solo per la cura con cui sono stati ricostruiti gli eventi. Cheers
EliminaRed permettimi un giovanilismo: mamma di Bambi is for boys, Artax is for men ;-) Cheers
EliminaAncora una volta devo essere onesto: tutto bello, tutto apprezzato, tutto giusto... ma durante la visione avevo in testa le immagini di "Driver" di Hill che mi scorrevano davanti, e il confronto è davvero impari. E' come se Hill avesse deciso di prendere "Getaway!" e rigirarlo senza dialoghi, lasciando totale libertà all'epica della corsa, o per dirla in termini musicali "l'arte della fuga". La rapina, i complici infami, la valigia alla stazione, il duello finale: è tutto lì, è come se Hill avesse voluto reinterpretare la storia togliendo dialoghi e aggiungendo rombi di motore.
EliminaSono due bellezze diverse, sarebbe ingiusto paragonarle, e sicuramente Peckinpah giocava in vantaggio perché la storia era ancora nuova al cinema, stava inventando un canone che avrebbe fatto scuola, eppure il guidatore muto di Hill lo trovo maledettamente più affascinante del biondo di Peckinpah, per non parlare dell'epica della caduta a testa alta, molto più presente in Driver che in Getaway.
Non parlo dal punto di vista cinematografico, ovviamente, ma solo di gusto personale ;-)
Ah, lunedì dovrò per forza tornare a parlare di Peckinpah e scacchi, che stavolta non può essere un caso. In quei pochi secondi in cui si vede McQueen giocare a scacchi lo vediamo subire uno scacco bello tosto, con il suo Re messo all'angolo e incapacitato a muoversi. La prende malino, visto che con un pugno spazza via le pedine :-D
P.S.
Il remake con Baldwin è puro stile anni Novanta, con immagini corpose e colarate, primi piani su attori belli belli (all'epoca Alec ancora gliel'ammollava) e un James Woods perfetto nel ruolo del cattivo committente della rapina. L'ho visto solo alla sua uscita e se la storia era quello che era, la fotografia la ricordo con piacere.
PP.S.
Il romanzo di Jim Thompson esce nel 1958 e le prime parole sono il nome del protagonista: Carter "Doc" McCoy. Quasi dieci anni dopo, nel 1966, in TV diventa famoso il Dottor McCoy a bordo dell'Enterprise: sarà una citazione???
Sono perfettamente d’accordo, sono due ottimi film entrambi fondamentali e legati uno all’altro, ma “Getaway!” è la versione di Peckinpah, che qui ci parla di un esempio (abbastanza) positivo di matrimonio, lui che con le donne della sua vita ha sempre avuto rapporti tormentati e al cinema, di coppie assortite anche male ne ha raccontate parecchie, basta pensare a “Cane di paglia”.
Elimina“Driver” è Hill che prende “Getaway!” (scritto da lui stesso), toglie la questione matrimonio, lo condisce con quello che interessava a lui (il cinema essenziale di Melville) e tira fuori un film che anche qui, è come il suo regista, se Peckinpah era in fissa con le donne della sua vita, Walter Hill è un divo del muto che ha sfornato un film silente, ancora più essenziale (in tutti i sensi) di “Le Samurai” di Melville. Mi piacciono tantissimo entrambi i film, impossibile non riconoscerne l’importanza, ma dovessi scegliere di pancia, preferisco “Driver”.
Avevo preparato anche le immagini scacchistiche da mandarti, ma sei già avanti, non vedo l’ora di leggerti ;-) Vorrei rivederlo il rifacimento, ricordo poco o nulla, Jim Thompson è stato saccheggiato, quindi perché non anche da Star Trek? ;-) Cheers!
Caro Cass il tuo blog ormai è diventato uno degli appuntamenti settimanali che attendo di più!!!
RispondiEliminaTe vojo bene assaje (ma tanto tanto bene). Risposta da leggere cantando ;-) Cheers
EliminaImmancabile visione per gli amanti di questa grande arte. Se non sbaglio questo film ha un po' tranciato le carriere di Steve e la MacGraw, il set fu galeotto per loro, dato che la seconda aveva una relazione stabile (matrimonio forse? Non mi ricordo) con un produttore molto famoso ad Hollywood: quest'ultimo non digerì la loro relazione e mise i bastoni tra le ruote nelle loro carriere (stile Orco Weinstein). Per il resto qui è presente uno dei miei cattivi preferiti: il personaggio di Lettieri è fantastico la battuta che fa paragonando Carter a Dillinger durante il meeting prima della rapina è storica.
RispondiEliminaLei era sposata con un produttore, divorziò per mettersi con McQueen (storia vera) sul resto ti credo sulla fiducia, mea culpa non ho mai approfondito molto la carriera di Ali MacGraw, anche se era splendida nell’altro film di Peckinpah che arriverà rombando prossimamente. «Dillinger è morto», «Si ma non durante la rapina» con allusione al fatto che a Doc potrebbe accadere lo stesso, gran scambio che urla “Walter Hill” ad ogni parola. Cheers!
EliminaFilm incredibile scoperto in colpevole ritratto. C'è di tutto: azione, dramma, suspence, commedia e persino un lieto fine che non sa di mieloso ma di libertà. McQueen è un gigante e si sa, ma la vera sorpresa per me rimane Al lettieri, una di quelle facce incredibili che non si trovano più nel cinema, un figlio di p. In senso benevolo che ami odiare e che sprizza carisma alla pari di McQueen e la biondina gallina naturalmente ci casca.
RispondiEliminaSenmayan
Lettieri qui è veramente demoniaco, un personaggio così malvagio nel suo essere comunque realistico, che raramente ho ritrovato così riuscito altrove. Cheers!
EliminaGran bel film, le sparatorie sono davvero da manuale! La MacGraw in quanto a recitazione non era davvero passabile. Però che bella, concordo! :--)
RispondiEliminaScrissi pure io di questo film qualche tempo fa, e a Bullit arriverò presto, spero!
Gran bella recensione la tua, come sempre! :--)
Un film che ha fatto storia, me la sono persa la tua recensione ma passerò a trovarti, grazie ;-) Cheers
EliminaTi dirò, lo vidi in prima superiore e non mi piacque molto - mea culpa, ero giovine. Poi vidi "Cane di paglia" e mi dissi che forse di quel tizio non avevo compreso proprio tutto, e così...
RispondiEliminaDicevamo lo stesso nei commenti qui sopra, "Getaway!" è uno di quei film che richiede un po' di chilometraggio nelle vita per essere gustato di più, a differenza di "Cane di paglia" che parla alla pancia del pubblico, visto che racconta dei suoi (e dei nostri) istinti più primitivi. Cheers!
EliminaParadossalmente vidi prima il remake con Baldwin in cui c'era anche la Basinger (mi sembra che stessero insieme in quel periodo) trascinato dagli amici perché c'erano alcune scene di nudo di Kim reduce del successo di 9 settimane e mezzo. Io, pur non disdegnando la Basinger, ero più interessato a James Woods Che è Un attore che mi ha sempre mandato fuori di testa dai tempi di "Salvador" (a quando una recensione?). Recuperai l'originale solo un paio di anni dopo su una vhs di mio zio registrata in uno dei tanti passaggi in TV. Sempre preferito Bullitt tra i due
RispondiEliminaDovrei rivederlo il rifacimento, ricordo molto senza ricordare poi molto ;-) Cheers
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RispondiEliminaFilm davvero teso che non da e non ha un attimo di tregua, una coppia di protagonisti davvero in palla, cattivi tosti... ecco cos' è allora che mi ha fatto innervosire? Tutta la vicenda di Al Lettieri con la coppia. Una roba camp anni 70 che non capisco cosa centri. Sembra la coppia dell' odiato da SP G'SS, solo che ha sin troppo spazio. Un peccato perché per il resto il film è ancora oggi una bomba.
Il tema del tradimento è un filo rosso che lega molti dei film di Peckinpah, così come il matrimonio, buono o cattivo che sia, quindi ha cittadinanza per questo. Se vuoi un film senza quella sotto trama in particolare, esiste "Driver - L'imprendibile" di Walter Hill ;-) Cheers
EliminaUno dei miei film preferiti. Semplicemente perfetto. Studiato e ristudiato, ma di pecche non se ne trovano.
RispondiEliminaSono totalmente d'accordo, un film che ha davvero fatto scuola ;-) Cheers!
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