giovedì 22 ottobre 2020

Phantasm IV - Oblivion (1998): L'uomo alto fuggì nel deserto e il gelataio lo seguì

Ottobre prosegue e con lui questo viaggio nella saga di “Phantasm” di Don Coscarelli, oggi tocca ad uno dei capitoli più interessanti, quello che fa da spartiacque tra i curiosi e i “Phan” di questa serie.

L’oblio, fin dal titolo il quarto capitolo sembra rassegnato a ricordarci dove questa saga ha rischiato (e rischia ancora) di restare. Un oblio produttivo apparentemente infinito come gli incubi del Tall Man, i “Phan” della saga si sono abituati ai tempi d’attesa in stile ritorno a casa di Ulisse, a cui Don Coscarelli ci ha abituati, incredibilmente tra il terzo film e quello successivo sono passati solo quattro anni, un contributo fondamentale è arrivato dalla spintarella creativa ricevuta da Roger Avery, come abbiamo visto la scorsa settimana la sua sceneggiatura (mai realizzata) per un “Phantasm 1999 A.D.” è stata un bello stimolo per il “Don Cosca” che inizialmente questo capitolo voleva intitolarlo “Phantasm Phorever” prima di rinsavire, comprendendo da solo che sarebbe risultato ridicolo, sarebbe sembrato il capitolo diretto da Federico Moccia con un titolo del genere.

“Certo che la qualità delle comparse è molto calata ultimamente”, “Che pretendi con il budget di questo film?”

Ormai lontano da case di produzione importanti, Coscarelli per il quarto capitolo torna alle origini, mettendo un po’ da parte gli eccessi splatter e comici che avevano caratterizzato il secondo e il terzo titolo. Esattamente come il film del 1979, Coscarelli torna a dirigere un capitolo minuscolo e girato tra amici e parenti, basta dire che “Phantasm IV - Oblivion” è costato 650 mila fogli verdi con sopra facce di ex presidenti spirati ed è stato realizzato in 23 giorni girando tra la Valle della Morte (molto appropriata con il Tall Man in giro) e Lone Pine in California. Basta dire che uno dei nani, quello a cui Reggie spara in faccia con la sua “Quadroppietta” era interpretato dalla piccola Wendy Coscarelli, figlia del regista (storia vera).

Lo zen e l’arte di arrangiarsi, la canzone che si sente sui titoli di coda “Have you seen it?” è cantata e suonata da Reggie B & The Jizz Wailin' Ya' Doggies, ovvero il gruppo di Reggie Bannister, anima e cuore di questa saga, ma quando si tratta di fare arte arrangiandosi, Don Coscarelli è un vero maestro.

Per “Phantasm IV - Oblivion” il Don Cosca recupera moltissimo materiale girato e mai utilizzato nel montaggio definitivo del primo capitolo, il modo in cui qui lo utilizza per integrare le nuove riprese è davvero impeccabile, si ha quasi l’impressione che Coscarelli avesse pianificato tutto già nel 1979, quando non è stato affatto così e proprio per questo, il risultato finale è ancora più apprezzabile, perché il trucco c’è, ma non si vede, come dovrebbe essere sempre al cinema.

Una delle tante scene che “Formichina” Coscarelli aveva messo da parte per l’inverno del DTV.

Il film comincia, infatti, con i giovani Mike (Michael Baldwin) e Reggie (il solito Reggie Bannister) come li abbiamo incontrati nel 1979, uno un ragazzino e l’altro pieno di capell… Ehm no, vabbè Reggie è sempre Reggie, una roccia. Anche se il destino e gli eventi del terzo capitolo hanno separato i due amici, Reggie si libera delle Sentinelle del Tall Man che lo avevano appeso alla parete con un quadro di Teomondo Scrofalo, mentre Mike vaga alla guida di un carro funebre, in compagnia della voce del Tall Man nella sua testa. Ve lo dico subito: la continuità interna nei vari capitolo di “Phantasm” è garantita dagli attori, dalla volontà del regista di proseguire, non di certo da una logica cartesiana, se cercate il classico causa/effetto, in nessuno dei film di “Phantasm” lo troverete. Il primo capitolo cavalcava in maniera riuscita le atmosfere oniriche di un incubo, in cui non tutto deve tornare in modo logico per spaventare, gli altri capitoli, invece, spesso hanno optato per non spiegare, a mio avviso, una scelta sensata perché è molto più facile (e anche divertente) lasciarsi coinvolgere da atmosfera e personaggi, piuttosto che capire tutto di questo lungo incubo incastrato dentro un incubo, racchiuso da un altro ancora più grande.

“Lunga questa spiaggia, sono tre ore che cammino ancora non si vede il mare”

Le strade dei due amici in questo quarto capitolo sembrano procedere lungo le due anime di questa saga: Reggie incarna i passaggi più splatter e caciaroni, mentre Mike si muove in atmosfere da incubo a ritroso, nel tempo, nello spazio e nel suo misterioso legame con il Tall Man. Da un certo punto di vista potrebbe quasi sembrare che i due personaggi siano quasi consapevoli di appartenere ormai all'immaginario e facciano quello che il pubblico si aspetta da loro. La saga di “Phantasm” è unica perché si apre a questo tipo di riflessioni, il multiverso creato da Coscarelli non pone davvero limiti alla fantasia, quindi, lo ribadisco ancora una volta, come dovrebbe sempre fare il cinema.

Reggie viene attaccato per strada da una sorta di sbirro zombie che ormai rappresenta l’abitante medio del pianeta Terra da quando il Tall Man ha imposto il suo dominio sul pianeta. La scena è articolata e spassosa, ci sono spari, esplosioni, Reggie che saluta con il dito medio e lo zombie che in tutta risposta gli vomita addosso liquami arancioni, alla faccia del distanziamento sociale e dello starnutire nell'incavo del braccio.

Reggie Lives Matter.

Insomma, Reggie è come sempre impegnato sul fronte più slapstick e verace della saga, infatti non manca nemmeno il solito inseguimento a bordo della ‘Cuda, la Plymouth Barracuda nera del 1971 presente in tutti i capitoli, così come la bella di turno, questa volta si tratta di Jennifer, una bionda con cui Reggie (solito vecchio marpione) cercherà di andare a segno con una sorpresa che non vi rivelo che vi farà ridere nella misura in cui siete ormai invischiati con questa saga e i suoi personaggi. Vi dico, invece, che ad interpretare Jennifer troviamo Heidi Marnhout, la stessa che abbiamo poi ritrovato in un ruolo simile anche in Bubba Ho-Tep, insomma un’altra entrata a far parte della famiglia di attori di Coscarelli che come Coach Pat Riley alla partita porta dodici giocatori, gioca con cinque, ma si fida di tre.

Greg Nicotero con i suoi effetti speciali era in vena di scherzi (per altro, Nicotero ha partecipato al film perché vecchio amico di Coscarelli, in nome dei vecchi tempi. Storia vera)

Sono le porzioni di film dedicate a Mike quelle che oltre a far muovere “Phantasm IV - Oblivion” in territori da incubo simili a quelli del primo capitolo, aggiungono qualcosa all’iconografia di questa saga. Molto bello vedere Michael Baldwin muoversi sullo sfondo degli scenari offerti dalla Valle della Morte, anche se bisogna dire che alcuni passaggi sembrano presenti nel film solo per arrivare al minutaggio minimo garantito di 90 minuti (durata perfetta per un film, lo dico sempre). Bisogna anche dire che Coscarelli ha così tanto occhio che davvero gli bastano un attore, la Valle della Morte e la fotografia Chris Chomyn per dare lustro anche ad un film uscito dritto per il mercato dell’Home Video degli Stati Uniti e in uno strambo Paese a forma di scarpa… Nisba, nada, zip, zero. Almeno fino all'uscita del cofanetto della Midnight factory con tutti e cinque i film. Giuro che non mi pagano per fare pubblicità, se volessero farlo non mi dispiacerebbe, ma lo dico solo per informare chi di voi volesse affrontare tutti e cinque i capitoli della saga.

La Bara Volante con i suoi comodi interni, è un posto ideale per gli amanti della lettura.

Mike nel suo viaggio cerca prima invano di uccidersi («La morte non è una vita di fuga da me» gli tuona il solito spettrale Angus Scrimm nei panni del Tall Man), ma poi trova il modo di viaggiare tra i mondi come un personaggio uscito dalla saga della Torre Nera di Stephen King, arrivando a scoprire qualcosa delle origini del sinistro becchino che lo perseguita dall’infanzia. In una scena ambientata durante la guerra civile americana (dove tra i soldati, compare anche Roger Avary in costume, il numero uno dei “Phans”. Storia vera), qui facciamo la conoscenza del dottor Jebediah Morningside, sempre interpretato dal solito Angus Scrimm, ma questa volta con modi molto più gentili e bonari. Anche se, bisogna dirlo, dopo quattro film ogni apparizione di Scrimm, anche se sempre più antico (perché ormai siamo l’oltre essere semplicemente anziani) è ancora capace di far saltare lo spettatore sulla poltrona, anche quando sta seduto sul portico di casa, illuminato dal sole e in compagnia della madre, una sorta di sosia della Sora Lella che fa il suo esordio proprio in questo capitolo. Chissà se Don Coscarelli conosceva la Sora Lella? Vabbè, sono ben altri i quesiti sollevati da questa saga!

"Senti st'olive, sò greche" (Cit.)

Jebediah Morningside è un dottore che con i suoi esperimenti ha scoperto un passaggio verso altri mondi, i famigerati portali che hanno fatto spesso capolino nel corso della saga. Coscarelli non spiega molto, ma ci lascia intendere che nei suoi viaggi Morningside potrebbe aver liberato qualcosa, oppure peggio, essere diventato prima il corpo ospite e poi le sembianze umane (da cambiare come i completi neri da becchino) con cui il Tall Man è arrivato nel nostro mondo. Tutto questo ci viene giusto suggerito, perché risposte precise la saga di “Phantasm” non le fornisce, se volete salire a bordo di questo lungo incubo, preparatevi a sacrificare il modo di pensare canonico in favore di un giro in giostra capace di strappare brividi.

Vieni con me se vuoi vivere", "No grazie, credo che aspetterò un T-800"

“Phantasm IV - Oblivion”, come dicevo, separa i curiosi dai veri “Phans”, ma è anche un film che funziona come una cartina al tornasole per chi ha una certa predisposizione naturale a trovare l’arte (e perché no, anche un tocco di poesia) anche in un DTV costato 650 mila fogli verdi. Le scene mai utilizzate per il primo film sono montate ad arte qui per sottolineare come “Phantasm” sia sempre stata anche una storia di amicizia, Reggie dopo il suo scapestrato viaggio trova il modo di tornare proprio quando Mike ha più bisogno di lui, lo fa indossando il completo bianco e il gilet nero da gelataio con cui lo abbiamo conosciuto, in quella che è a tutti gli effetti la vestizione dell’eroe. Se vedrete l’antieroe fare questo, oppure se vi si smuoverà qualcosa nelle budella quando Mike dirà all’amico «Grazie per essere al mio fianco Reggie» ho una notizia per voi: siete dei Phans. Questo non mi porterà fama e rispetto, ma di sicuro vi ha permesso di perfezionarvi nell'arte della pazienza, fondamentale per affrontare le lunghe attese tra un capitolo e l’altro.

Come avrete intuito, a questo punto, “Phantasm” chiede al pubblico pazienza, ma tratta gli spettatori con rispetto, bisogna essere pronti a cogliere al volo quello che Don Coscarelli getta nel mucchio e se nei primi film il sospetto che tutto fosse un sogno (o un incubo?) di Mike, qui il Tall Man utilizza una frase poco rispettosa, ma importante nei confronti di Reggie, l’umano che lo sfida con coraggio (e “Quadroppietta”): «Uomo dei gelati è tutto nella tua testa». Quasi un passaggio di testimone, oppure un’investitura sul campo di quello che potrebbe essere il vero protagonista della saga di “Phantasm”. Ma di questo parleremo in maniera approfondita la settimana prossima, quando sarà il momento di affrontare l’ultimo capitolo, non mancate tra sette giorni, anzi tra VII giorni, così giusto per restare in tema con i numeri romani che tanto piacciono a Coscarelli.

20 commenti:

  1. Applausi per la citazione alla leggendaria opera omnia di Re Stephen di Bangor.
    Ecco, e da qui in poi ci si addentra in lande sconosciute, almeno per me. E anche per restare a tema.
    Mai visto. E nemmeno sapevo della sua esistenza. Ma da come ne parli sembra meritare.
    Notevole, visto che in genere i grandi numeri non portano fortuna agli horror.
    Si sa, piu' gli episodi aumentano piu' la qualita' dei medesimi va a farsi benedire.
    Qui cala solo il budget, in quello che appare un gustoso ritorno alle origini.
    Con le due anime del film che convivono alla perfezione.
    Quella piu' slapstick e fracassona del mitico Reggie, e quella piu' evocativa ed intimista di Mike.
    Con gli scenari naturali gentilmente dagli states che danno il loro robusto contributo.
    Confermo personalmente per via di un viaggio sul suolo statunitense effettuato ormai sedici anni or sono.
    Effettivamente sui monumenti realizzati dall'uomo non e' che gli yankee abbiano molto da dire.
    Ma su quelli appartenenti a madre natura...tanto di cappello.
    La Death e la Monument Valley, IL Grand Canyon e il Bryce Canyon (il mio preferito)...
    E direi che il cinema ne sa ben qualcosa, specie il genere Western.
    Buona giornata!!

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    1. La convivenza tra le due anime del film è un punto cardine di tutta la saga e lo sarà anche nell’ultimo capitolo, in arrivo la prossima settimana. Coscarelli sa cavare sangue dalle rape, metti uno con il suo ottimo occhio per la regia nella valle della morte (molto appropriata per il Tall Man) e mezzo film lo hai portato a casa. Buona giornata anche a te ;-) Cheers

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  2. Non ne ho visto nemmeno uno della serie, ma ora sono curioso... anche per la foto delle "bocce"🤔

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    1. L'autostoppista di Reggie è una costante in tutti gli episodi ;-) Cheers

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  3. Quindi un Phantasm on the road, che fa anche promozione turistica agli States. Sembra meritevole e anche divertente. Anche questo lo mettiamo in lista, in attesa di completare i primi tre (sono ancora colpevolmente fermo a meno della metà del primo, ma conto di recuperare). Comunque, lo ribadisco sempre ma ci tengo a farlo anche qui, Reggie è veramente uno di noi, un amico sempre presente e soprattutto che combatte per noi e insieme a noi. Avercene!! 😜

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    1. Reggie è del popolo: uno di noi! Reggie uno di noi! Uno di nooooooiii! ;-) Cheers!

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    2. Reggie for President, avrebbe anche l'età giusta, ormai!

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    3. Molto meglio di quello in carica ;-) Cheers

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  4. Fare un film con 650 mila dollari è impossibile, a meno che non tu abbia un cuore grande e tanti amici: mi sa che è proprio questo il caso :-P

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    1. Quello di Coscarelli fa provincia. In questo giorni mi sto tritando i contenuti speciali del cofanetto di Phantasm, come contenuti extra del terzo film (quello considerato meno succoso dai “Phan”) si trova poca roba, giusto Coscarelli che dopo vent’anni, racconta di come hanno girato il vero stunt del salto, affidandosi allo stuntmen di fiducia (un pazzo), hanno fatto volare per otto metri in altezza e venti in lunghezza un carro funebre rosa (storia vera). Dovresti vedere Coscarelli come lo racconta, orgoglioso mostra i segni lungo lo spesso asfalto della Mullholland, dove ancora si vede il punto esatto in cui il carro funebre ha impattato. Se tutti i film venissero realizzati con la cura e l’amore con cui Coscarelli si è preso cura di tutti i film della saga, solo con i suoi amici e un pugno di dollari, vedremmo film infinitamente più belli. Cheers!

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  5. Domanda: ha senso iniziare a guardare la saga partendo da questo film? In attesa di recuperare gli altri?

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    1. Fiuu! Domanda da 650 mila dollari. Se fosse stato il quinto, ti avrei detto categoricamente no. Questo, con le due dritte che hai già letto qui sugli altri film, è ancora comprensibile se pur come avrai intuito, realizzato davvero con lo zen e l’arte di arrangiarsi. Diciamo un approccio non lineare ad una saga che comunque lineare non lo è mai stata, secondo me potresti farcela, consapevole anche che gli altri capitolo sono, un po’ più ricchi (il secondo) e più riusciti grazie all’atmosfera da incubo (il primo). Cheers!

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    2. L'approccio non lineare non mi spaventa, mi interessa che il film funzioni e mi faccia venire l'acquolina e la curiosità per gli altri, che non sia una roba che solo il fan sfegatato può apprezzare ecco.

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    3. L'unico Phan-film é il quinto, Coscarelli ha sempre gestito la saga consapevole del fatto che "Phantasm" é sempre stato per pochi appassionati, ma non ha mai ceduto all'auto celebrazione. Cheers

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    4. Questo 4° è quello che mi aveva creato più aspettativa già prima di vedere la saga, dal fatto che nell'articolo parlavi di come il materiale inutilizzato del 1° andasse ad incastrarsi bene.
      Anche per questo ho rivisto il 1° film e poi questo, il che mi ha creato un piacevolissimo "effetto sequel".
      Si espande ulteriormente la mitologia, e il rapporto tra Mike e il Tall Man, ma anche a Reggie viene data una gran dignità nella sua testardaggine e lealtà verso gli amici. Lo stile "on the road" che aveva assunto la saga qui è di nuovo coerente e fa procedere la storia.
      Si vede che è fatto con 2 lire, ma con un amore sconfinato per la saga e i personaggi, perchè si è lavorato di fino sul montaggio, dilatando i tempi nelle scene giuste e creando una storia nella storia basata sul vecchio materiale perduto.
      Coscarelli lo sapeva che poteva essere il capitolo finale, ce l'ha messa tutta e si vede.
      Michael Baldwin l'ha descritta come la sua prova più difficile da attore, ma il risultato è stato ottimo.

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    5. Il modo in cui ha ripreso la scena dell'impiccagione quasi non fa notare gli anni passati, l'illusione é che fosse tutto programmato. Coscarelli ha una passione e un talento incredibile. Cheers

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  6. Più ripenso a questo film é più mi viene da ribadire un concetto già espresso: estrapolare le cose buone del terzo e miscelarle a quelle altrettanto buone di questo e avremmo avuto un capitolo finale non buono, ma ottimo... e nemmeno eccessivamente lungo perchè il III (a mio modesto parere) meritava sforbiciate in quantità, a differenza del IV che, appunto, recupera molto del fascino misterioso originario.
    Il paragone con LA TORRE NERA ammetto di averlo fatto anch'io.
    Riguardo il materiale vecchio recuperato é indubbio che sia stata un'alchimia notevole, anzi impressionante. Certo che di materiale in più ce n'era davvero tanto, perché negli extra del primo ci sono altre scene non utilizzate neanche quì.

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    1. La famigerata scena dell’impiccagione, per fortuna Coscarelli è stato formica! I soldini del terzo e le idee buone del quarto, si sarebbe potuto chiudere una trilogia alla grande, sempre restando ad Ovest dell’impero di Hollywood, ma alla fine sono contento così, con questo lungo incubo in cinque parti.
      Coscarelli con i soldi oppure Richard Stanley, sarebbero ancora i miei preferiti dietro alla macchina da presa per un film sulla Torre Nera che tanto non vedremo mai, di sicuro non diretto da loro. Sarei già felice di vedere il Drive-In di Joe R. Lansdale diretto da Coscarelli, quello mi piacerebbe proprio ;-) Cheers

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  7. Splendido quarto capitolo che riprende parte delle atmosfere (nonché del girato scartato, usandolo con saggezza) del primo: non che lo splatter dei due precedenti non ci stesse bene, inteso, ma rischiava forse di legarlo troppo alle "mode" del momento, dove invece una delle principali caratteristiche del Tall Man è proprio il suo essere fuori dal tempo e dallo spazio. Quello spaziotempo che il geniale dottor Morningside ha osato sondare con la propria macchina, solo per trovare qualcosa capace di cambiarlo per sempre nell'essere che abbiamo imparato a temere: tra le sue altre cose, molto suggestiva la sequenza della moltitudine di portali nel deserto... Ah, e ovviamente quella frase di Mike mi ha smosso qualcosa nelle budella (il Don li conosce bene i suoi phans) ;-)
    P.S. Visto il tipo di marchingegno che lo sfortunato Jebediah aveva costruito, mi sono trovato più di una volta a pensare se per caso il Tall Man non si fosse mai imbattuto in un certo Dottore con il suo Tardis (oltre al fedele cacciavite sonico, tarato magari per mandare in tilt le micidiali sfere)--- ;-)

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    1. Tra le mille particolarità di “Phantasm” anche il suo dualismo, da una parte atmosfere oniriche (da incubo) dall’altra lo splatter cacciarone, le donnine poco vestite e i ciocchi fortissimi in auto, insomma tutto molto bello ;-) Il non spiegato fa galoppare la fantasia: Morningside è uno scienziato Lovecraftiano che si è spinto troppo in là liberando un male antico che si è impossessato di lui, oppure il male ha preso le sembianze di Morningside (questo spiegherebbe i tanti Tall Man pronti a sostituire quello defunto precedente), il che sarebbe ancora più sinistro, se il Tall Man ha preso le sembianze di Morningside, il buon dottore che fine ha fatto? Certo che una sfida tra dottori non sarebbe niente male ;-) Cheers!

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