Ve lo ricordate
Train to Busan? Si che ve lo ricardate, è stato uno di quegli horror che dopo
aver fatto il giro di tutti i festival cinematografici giusti, è riuscito ad
arrivare anche in sala guadagnandosi una certa visibilità. Si perché il genere
zombie sarà anche svalutato, ma quando arriva un bel titolo con i morti
viventi, siamo tutti felici di gustarcelo, anche se quelli di “Train to Busan”
erano tecnicamente persone infette, che correvano come centometristi incazzati.
Yeon Sang-ho, il regista coreano ha dimostrato di avere in
testa dei piani precisi per i suoi zombie virali, già nel 2017 aveva diretto il
prequel d’animazione “Seoul Station”, ed ora con questo seguito dimostra di aver
studiato la lezione: ogni “numero 2” ha il compito di espandere il mondo
presentato nella prima pellicola, ma siccome il primo capitolo era quasi tutto
ambientato su un treno, diventa anche abbastanza semplice allargare il tiro.
“Peninsula” (anche noto come “Train to Busan 2 -
Peninsula”) è ambientato esattamente quattro anni dopo gli eventi del primo
film, sfruttando l’espediente di un talkshow americano, noi spettatori veniamo
aggiornati sui fatti: Busan era un luogo sicuro solo sulla carta, il virus
scappato di mano si è sparso e tutti i rifugiati in fuga dalla Corea del Sud,
sono stati caricati su navi cargo dirette verso Hong Kong, almeno fino alla
chiusura delle frontiere (per la gioia di Salvini), la Corea del Sud in quanto
penisola è diventata terra di nessuno, popolata da morti viventi e qualche
povero Cristo che non è riuscito ad andarsene, come vediamo nel prologo del
film, quello che serve a presentare il protagonista Jeong-seok (l’attore Gang
Dong-won) e i suoi sensi di colpa.
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“Ma io ho i sensi di colpa!”, “Si però in silenzio, altrimenti diventiamo cibo per zombie” |
Il problema di “Train to Busan 2 - Peninsula”? Nel
tentativo riuscito di espandere il mondo in cui è ambientata la storia, Yeon
Sang-ho getta nel mucchio un sacco di influenze - tutte piuttosto riconoscibili - che rendono il film molto meno teso del precedente, ma decisamente più nutrito
per quanto riguarda le scene d’azione, insomma Yeon Sang-ho è sceso dal lato
Jimmy Cameron del letto, applicando al suo seguito la lezione di
Aliens - Scontro finale, il che per
quello che mi riguarda non è affatto un problema, voglio metterlo in chiaro.
Jeong-seok e il suo compare baffuto di cui non ho capito
il nome (il mio Coreano è piuttosto arrugginito) e che nel dubbio chiamerò
Beppe, non sono visti tanto di buon occhio, in quanto provenienti dal Paese da
cui si è diffuso il virus, sono gli ultimi degli ultimi e per questo accettano
una missione suicida: tornare sul suolo della penisola Coreana per recuperare
un camion con il suo carico, venti milioni di fogli verdi, con sopra le facce
di altrettanti ex presidenti defunti, abbandonati sul posto dagli Yankee. Al
gruppetto di disperati, verranno fornite armi, visori notturni e un telefono
satellitare da utilizzare per organizzare l’estrazione, in cambio, un paio di
quei milioni tutti per loro per sistemarsi e magari, zittire qualche senso
di colpa del passato.
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"Shhhh! Ho detto zittire non urlare!" |
Immagino abbiate colto il riferimento, almeno io penso
proprio che Yeon Sang-ho non possa davvero non averci pensato, il suo piano
iniziale sembra quello di mettere su una sorta di
Vite Vendute (oppure
Sorcerer
di William Friedkin se preferite) però con i morti viventi, il tipo di film che
io vedrei tipo… ieri!
Ma più che prendere il classico di Henri-Georges Clouzot
ed intingerlo in salsa George A. Romero, Yeon Sang-ho si concentra molto
sull'azione, infatti il tentativo di recupero del camion si trasforma in una
fuga disperata da orde di zombie, perché la penisola del titolo non è popolata
solo da ex-vivi, ma anche da una parte di popolazione che si è inventata tutto un nuovo modo di vivere, per cercare di non finire divorata dagli zombie.
Tra i personaggi che spiccano, sicuramente la famigliola (strettamente
legata all'arco narrativo del protagonista), in cui le migliori a mani basse,
sono le due ragazzine, che guidano come piloti di formula uno e sanno come
distrasse gli zombie, radiocomandando rumorose macchine elettriche.
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Per altro la macchinina, emette gli stessi suoni di quelle pistolette rumorose della mia infanzia (storia vera) |
Ma a ben guardare “Train to Busan 2 - Peninsula” si gioca
un’ambientazione post-apocalittica che fa istintivamente pensare ad un
Mad Max ambientato in Corea, anche se a ben guardare sempre
a casa di zio George “Amore” Romero dobbiamo restare, perché più che la città
militarizzata di
Land of the Dead, “Train to Busan 2” sembra l’adattamento
cinematografico del fumetto scritto da Romero,
Empire of the Dead, perché tra i
sopravvissuti (come ogni buon film di zombie ci ha insegnato) non ci sono solo
brave persone, ma anche qualche losco figuro che governa la penisola con il
pugno di ferro, divertendosi ad organizzare lotte con gli zombie, in un’arena
improvvisata, proprio come accadeva nel fumetto scritto da Romero.
Ecco perché il povero Beppe, diventa involontario
protagonista di una delle scene più memorabili del film, costretto a cercare di
portare a casa la pelle, nella versione con zombie del panem et circenses degli
antichi romani.
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La partita a Rubabandiera più sanguinaria di sempre.
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Insomma, già dal secondo atto, “Train to Busan 2 -
Peninsula” è riuscito a gettare nel mucchio così tanto materiale da poterlo
donare ai film meno fortunati, il problema vero del film resta il ritmo che
purtroppo procede a strappi, quando invece il primo capitolo era molto
più compatto e di conseguenza teso per tutta la sua durata.
I 116 minuti del film si alternano tra momenti necessari
per delineare i personaggi e le loro dinamiche, e le scene d’azione, che
sembrano quelle che interessano di più a Yeon Sang-ho, che infatti non lesina
su inseguimenti e fughe in auto (tutte in CGI mascherate dall’ambientazione
notturna) e altre di sparatorie a breve distanza, però spesso coreografate come
le scene di lotta in un film di arti marziali, altrimenti non mi spiego la
mania degli sgherri del cattivone, di attaccare il protagonista sempre
rigorosamente uno alla volta, invece che tutti insieme per sopraffarlo.
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“Uno alla volta per favore, questo è un massacro educato!” |
Se
Train to Busan
poi, vi aveva appassionato per la sua capacità di farci tifare per i
protagonisti, restando in pena per il loro destino, il seguito prova nel finale
a giocarsi la stessa carta, con una scena drammatica che però anche a livello
logistico non ha la stessa forza (e logica), di quella del padre che doveva raggiungere la
scaletta del treno per mettere in salvo sua figlia.
Senza anticiparvi nulla della trama, i sacrifici dei
protagonisti in “Train to Busan 2” non hanno lo stesso impatto, sembra che il
regista fosse molto interessato a girare scene di auto sgommanti in CGI, forse
per candidarsi alla regia di uno dei prossimi
Fast and furious? Chi lo sa, di sicuro a fine visione le scene con
le auto sono quelle che ricorderete, il che in un film sulla falsariga di
28 giorni dopo, bisogna ammetterlo, è
parecchio anti convenzionale, se non proprio anti climatico.
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"Sta zitto e sali Boomer, e non dimenticare la cintura" |
Anche se mi sento comunque di spezzare una lancia a
favore di Yeon Sang-ho, che avrebbe potuto semplicemente riproporre lo stesso
identico film, cambiando il mezzo di trasporto - non riesco a non pensare ad
operazioni come “Speed 2” del 1997, con la nave da crociera al posto
dell’autobus - invece ha voluto espandere la trama mostrandoci il mondo fuori
da quel treno, il risultato finale perde in originalità e non ha lo stesso
impatto del primo capitolo, però se siete affascinanti da società post
apocalittiche che non prevedano solo mascherine e distanziamento sociale,
sicuramente riuscirete a divertirvi con questo seguito. Anche se ho qualche
dubbio su quanti altri capitoli possa ancora spremere fuori Yeon Sang-ho, forse
la sua storia di zombie è già finita su un binario morto.
Quanto mi è piaciuto il primo, peccato che questo sia meno interessante. Credo che gli darò comunque una possibilità.
RispondiEliminaHa il pregio di espandere il "mondo" in cui la storia ambientata è di non essere una fotocopia del primo, ma non credo conquisterà la stessa fetta di pubblico su cui sapeva fare colpo il primo capitolo. Cheers!
EliminaE' già uscito? Il primo fu una bella sorpresa, ed anche se non lo sarà anche questo, vedrò certamente ;)
RispondiEliminaFresco fresco, un po' lo stavo aspettavo lo ammetto ;-) Cheers
EliminaIl livello di ghiottitudine delle situazioni penso possa garantire uno spettacolo appropriato. Ne sarà felicissimo mio padre, zombie-addicted perso che ha "scoperto" il primo Busan e ne va fiero: spero ci siano almeno i sottotitoli italiani per dargli quest'altra emozione zombie. (Purtroppo il cinema non è abbastanza veloce a sfornare film zombie per soddisfare le esigenze di mio padre, che ne vorrebbe uno al giorno: è l'unica persona al mondo a lamentarsi che ci sono troppo pochi film di questo genere!)
RispondiEliminaAlcune schermate mi fanno pensare al cinese "Zombie Fight Club" (2014), la cui somma di ottime idee non dava un grande risultato, ma era intrigante gustarsi appunto le singole idee.
Devono averlo visto anche gli autori di questo film "Zombie Fight Club" mi viene da pensare ;-) Per la gioia di papà Etrusco ti confermo che almeno i sottotitoli in Italiano sono disponibili, quindi almeno per un giorno potrai sfamare la sua fame, più vorace di quella degli zombie. Cheers!
EliminaVidi il primo per caso in un cinema a Parigi mentre ero lì a visitare amici. Ne rimasi folgorato! Mi hai incuriosito abbastanza per recuperare anche questo seguito (e il prequel! Che non ho visto!)!
RispondiEliminaIl primo è davvero capace di creare colpi di fulmine, il prequel mi è piaciuto, ma soprattutto per l'animazione, a questo punto ti ho consigliato una doppietta per una serata a tema ;-) Cheers
EliminaAppena li trovo e la mia dolce metà ha un impegno serale me li sparo! :--D
EliminaBene, aspetto il tuo parere ;-) Cheers
EliminaAnch'io mi accodo agli altri che hanno commentato prima di me. Il primo, visto con colpevolissimo ritardo, mi piacque parecchio. Se riesco a recuperarlo in qualche maniera, un'occhiata a questo seguito la dò volentieri.
RispondiEliminaAvevo il post id "Tenet" pronto ma ho puntato su una novità, perché sapevo che molti erano interessati. Ora spero di poterlo vedere in sala (seeeee!) oppure di poterlo aggiungere alla collezione di film, intanto mi sembrava giusto fargli un po' di pubblicità ;-) Cheers
EliminaC@zzo devo ancora riuscire a vederlo...
EliminaHai un cassetto dei calzini da sistemare? Dai priorità a quello ;-) Cheers
EliminaQuindi come avevo letto, non ricordo dove e quando, non c'è la bambina dell'altra volta qua cresciuta. E' tutto un altro fatto. Però ovviamente dopo aver visto e apprezzato molto il primo non potrò esimermi dal guardare anche questo.
RispondiEliminaNo, cambia tutto se non la situazione, aspetto il tuo parere sono curioso ;-) Cheers
EliminaBè dai, se Speed 2 era Speed 1 con la nave al posto del bus, Speed 1 è un episodio dei Thunderbirbs con il bus al posto dell' aereo.
RispondiEliminaCio'è l' idea di Speed l'avevano già fatta in 100 prima di lui ( pure Jeeg robot e Trider G7!)
Tornando IT, Busan mi era piaciuto, vederemo questo seguito come sarà
Ci sta, ma non ho trovato un paragone al volo su un film fotocopia che cambia il mezzo di trasporto e poco altro, quello é il primo a cui ho pensato. Cheers!
EliminaMaronn o' Carmine che strunzata, davvero :/ no, in realtà mi sono pure divertito, ma a parte la CG non c'è nulla del genio del primo film. Nulla. Perfino il prequel animato lo batte.
RispondiEliminaSe questo film fosse uscito prima degli altri due, anche di quello animato, non staremmo qui certo a parlarle. Divertente a tratti ma dimenticabile ;-) Cheers
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