venerdì 11 settembre 2020

My soul to take (2010): el condor pasa (e si porta via questo film)

If I should die before I'wake / I pray the Lord my soul to take.
Ed ora che abbiamo citato anche la preghiera dei bambini americani che dà il titolo al film, non mi resta altro che darvi il mio benvenuto a… Craven road!
Dopo aver diretto Red Eye, zio Wessy non è certo rimasto con le mani in mano, basta dire che nel 2006 è uscito “Pulse”, remake americano dell’horror giapponese Kairo, che Craven non ha potuto dirigere (perché impegnato con il bagno di sangue produttivo di Cursed) limitandosi a scriverne la sceneggiatura.

Ma nel 2006 il maestro di Cleveland ha trovato il modo di dare un po’ di sfogo alla sua volontà di esplorare generi differenti rispetto all’horror, quello che gli ha portato la fama, infatti in quell'anno era tra i tanti nomi blasonati nel film collettivo Paris, Je t'aime, in buona compagnia di signori come i fratelli Coen, Alfonso Cuaròn, Alexander Payne e Gus Van Sant, in un film composto da cortometraggi tutti dedicati alla città francese.

“Père-Lachaise” vede come protagonisti un bisticcio tra innamorati tra Emily Mortimer e Rufus Sewell, due turisti americani in visita al cimitero di Parigi che dà il nome al cortometraggio, famoso per essere il luogo che ospita l’ultimo riposo di poeti come Jim Morrison e soprattutto Oscar Wilde che è proprio lo spirito che verrà in soccorso della coppia (quasi) in crisi. Dimenticatevi le persone sepolte vive di Il serpente e l’arcobaleno, non sperate nemmeno in apparizioni spettrali da spavento, in cinque minuti Craven firma un corto che fila alla perfezione, ma non ha niente della sua solita iconoclastia ed è anche difficile da collocare tra le tematiche classiche della sua filmografia, in ogni caso, resta mille volte meglio di A Nightmare on Meryl Streep.

“Io non ci volevo venire a Parigi”, “Zitto o ti costringo a vedere La musica del cuore”, “Bellissima Parigi!”
Nel 2006 esce anche il remake del suo Le colline hanno gli occhi diretto da Alexandre Aja, un buon successo commerciale che nel 2007 porta ad un seguito, questa volta sceneggiato dallo stesso Wes Craven insieme al figlio Jonathan, anche se, in tutta onestà, il risultato finale non è proprio esaltante, Le colline hanno gli occhi II non porta bene a Craven, inutile ostinarsi!

Quando nel 2010 zio Wessy è tornato a farsi sotto con “My Soul to Take”, un minimo di attesa era legittima, arrivati a questo punto della rubrica dovrebbe essere chiaro che gli alti (altissimi) e i bassi (spesso abissali) in cui si muoveva la filmografia di Craven lo hanno reso un regista unico nel panorama horror.

Il professor Craven torna dove aveva cominciato... a scuola!
Per Wes Craven, “My Soul to Take” rappresenta il primo film scritto e diretto dai tempi di Nightmare nuovo incubo, il film è stato prodotto dallo stesso Craven, da Anthony Katagas e da Iya Labunka, moglie di zio Wessy, alla sua prima esperienza come produttrice. Insomma, tutte le premesse per una certa dose di libertà creativa, no? Certo, ma i problemi non sono mancati lo stesso.

Le riprese del film cominciarono nel Massachusetts attorno al 2008, ma dopo le prime tiepide reazioni durante i test di prova, per tentare di correre ai ripari si decise di optare per una trovata sinistramente di moda in quel periodo: il 3D, vecchio trucco rilanciato da “Avatar” (2009) di James Cameron.

Problema: possiamo dire peste e corna di “Avatar”, ma quello era un film pensato e girato per il 3D nativo, sulla sua scia sono arrivati, però, un’infinità di pellicole girate in 2D (come “My Soul to Take”) e poi riconvertite giusto per cavalcare la moda del momento e gonfiare il prezzo del biglietto. Ma posso essere brutale? Forse le reazioni freddine durante le proiezioni di prova erano dovute alla trama e non al suo formato?

Persino i personaggi del film commentano la scelta con un sommesso facciapalmo.
“My Soul to Take” negli Stati Uniti racimola ventuno milioni di fogli Verdi con sopra le facce di altrettanti ex presidenti defunti, ma essendone costato venticinque milioni per via della riconversione in 3D viene bollato come flop tanto che qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa, il film non ha visto nemmeno il buio delle nostre sale, ma è uscito direttamente per il mercato dell’home video.


Un trattamento un po’ ingiusto considerando che in sala escono centinaia di horror con adolescenti come protagonisti? Forse, ma devo confessare che ho un problema tutto mio con “My Soul to Take”, beccami gallina Condor americano se riesco a ricordarmi di che parla!

Forse parlava della storia degli Slipknot? Avete capito, no? Slipknot, nodo scorsoio... Ok, la smetto.
Sul serio, quando è stato il momento di rivederlo per questa rubrica, io ero certo di averlo visto nel 2010 alla sua uscita, ma ricordavo solo un assassino, dei ragazzi e un Condor, eliminando il pennuto dall'equazione, insomma, avrebbe potuto essere qualunque altro film di Craven con un assassino e degli adolescenti, una specialità che il maestro di Cleveland conosce bene.

“My Soul to Take” comincia anche benino, con un prologo forse un po’ lungo, ma sfizioso come premessa: nella cittadina di Riverton, un tizio affetto da un caso grave di schizofrenia (parla con le sue personalità nemmeno fosse Gollum) di nome Abel Plenkov, capisce di essere il famigerato mostro di Riverton di cui parlano tanto i giornali, senza più controllo sulle sue personalità uccide la moglie a coltellate e prima di potersi gettare con violenza belluina sulla figlia, la polizia interviene e lo fredda, bang bang!

Nello stesso momento nel vicino ospedale, vengono alla luce sette bambini tutti contemporaneamente, non si sa come Plenkov è già al corrente di questa notizia (la città è piccola, la gente mormora) e prima di fuggire nella notte giura di tornare ad uccidere i sette neonati.

Un film di Craven è come una tavola ben apparecchiata, non deve mai mancare il coltello.
… non so voi, ma anche mentre scrivevo il riassunto del prologo avevo più dubbi che certezze. Cosa gli dovrebbe fregare a Plenkov dei sette bambini? Ma poi io dico tutti insieme? Nove mesi prima a Riverton per caso era avvenuto un grosso blackout, uno di quelli che ti lascia senza corrente, tv e wi-fi tanto da dover passare il tempo alla vecchia maniera? Boh, vai a capirlo.

Quello che Craven cerca di dirvi in un modo piuttosto confuso è che i sette ragazzi, cresciuti e ormai adolescenti, sono la reincarnazione delle sette personalità multiple di Plenkov (anche se nel prologo se ne conta una sola, due al massimo). In un rito scaramantico, ogni estate i ragazzi si radunano per la loro personale versione del 5 novembre: prendono un mamozzo con le sembianze dell’assassino e lo accoltellano, per impedirne il ritorno.

… a pochi chilometri da Riverton, il meteorologo televisivo Bill Murray viene inviato a fare un servizio sulla tradizionale ricorrenza del giorno della marmotta. No, forse sto facendo un po’ di confusione, andiamo avanti.

“Siamo adolescenti che stanno in un bosco in un film horror, cosa potrebbe mai andare storto?”
L’assassino che ritorna, un po’ alla Freddy, ma molto meno appariscente (diciamo più Ghostface che Horace Pinker, zio Wessy aveva capito la lezione), gli adolescenti abbandonati a loro stessi nella provincia americana, con genitori assenti, costretti ad aggiustarsi da soli e che spesso entrano nelle camere degli amici passando dalla finestra, mentre sono attanagliati da incubi ricorrenti, puro Craven al 100%, oppure qualcuno che prova a scimmiottarlo portando in scena tutte le trovate classiche del suo cinema, forse il problema di “My Soul to Take” è tutto qui.

Per la sua prima sceneggiatura completa dai tempi di Nightmare - Nuovo incubo, zio Wessy più che provare a riappropriarsi delle tematiche che lui stesso aveva lanciato nel 1984 con il primo Nightmare, sembra mettersi in competizione diretta con Kevin Williamson senza nemmeno le trovate metacinematografiche di Scream, a ben guardare anche in “My Soul to Take” (appesantito dal solito sottotitolo italiano inutile “Il cacciatore di anime”) ha degli omicidi che avvengono mentre qualcuno ascolta dall’altro lato del telefono e allo stesso modo, l’identità dell’assassino è sconosciuta, in modo che il pubblico possa giocare all'investigatore.

Zio Wessy, severo arbitro di una combattuta gara di morra cinese.
Il problema è che di suo “My Soul to Take” non sarebbe nemmeno male, girato con mano ferma da un regista con un’esperienza e un mestiere con pochi altri eguali nel campo dello slasher e dell’horror, ma i personaggi sono tutti talmente piatti da diventare figurine identiche a mille altri adolescenti in altrettanti horror: la rossa fanatica religiosa, il Quaterback bullo, lo sfigatello e via così, per un film che non riesce mai davvero ad attirare l’attenzione dello spettatore se non nei suoi passaggi più bizzarri. Inoltre, qualcuno mi spieghi perché sulla locandina del film ci sono otto ragazzi, ma non erano i sette di Riverton? Sono certo di essermi perso qualcosa, questo film proprio non riesco a seguirlo, svicola talmente nella modalità “pilota automatico”, tanto da scivolarmi mia dai neuroni anche mentre lo sto guardando.

“Stanno per fare la camminata in parata nel corridoio come in Mean Girls, presto nascondiamoci!"
Per assurdo, uno dei momenti più memorabili di “My Soul to Take” resta la piccola vendetta dello sfigatello sui bulli che lo perseguitano a scuola: in fissa totale con il Condor americano, il ragazzo sfrutta il compito di scienze per portare in aula un enorme costume da... Beh, Condor e mentre descrive con dovizia di macabri dettagli tutte le capacità del pennuto, improvvisamente “vomita” della robaccia verde sui suoi aguzzini. Non ho mai capito cos'abbia a che fare con il film, ma è anche una delle poche scene che riesco a ricordarmi quando arrivo ai titoli di coda. Quindi, oserei dire che el condor pasa, ma si porta via anche ogni ricordo di questa trama.

Gli avvoltoi tutti su di noi / Piano piano volteggiano (cit.)
Nel finale, la rivelazione sull'identità dell’assassino non è nemmeno male, una scena bella tesa che, però, poi scivola in un finale consolatorio che non aiuta proprio, specialmente se fino a quel momento zio Wessy non è riuscito a farci affezionare a nessuno dei personaggi del film. Vederli blaterare per ore su: "Sei tu l’assassino! No non sono io!". Ad un certo punto, ma chissenefrega ne abbiamo visti duecento di film come questo.

La sensazione con “My Soul to Take” è che Wes Craven abbia messo dentro un sacchetto tutte le trovate classiche del suo cinema, lo abbia mescolato e come la Tombola con i parenti a Capodanno, abbia pescato: "Adolescenti abbandonati a loro stessi! Assassino con identità misteriosa! Ragazzi che entrano dalla finestra!". Dopodiché ha messo in ordine tutte queste trovate pescate a caso dalla borsa dei trucchi e ci abbia aggiunto un Condor, non è un brutto film (specialmente se siete fanatici di Condor americani), ma è talmente anonimo che spero di conservarne una qualche memoria ora che mi sono deciso a scriverne.

Una delle scene più memorabili del film, o almeno credo.
Per Wes Craven il flop al botteghino di “My Soul to Take” poteva voler dire solo una cosa, era ora di tornare ancora una volta a Woodsboro che, poi, è anche l’ultima fermata di questa lunga rubrica dedicata al maestro di Cleveland, tra sette giorni qui… non mancate!

14 commenti:

  1. Ah ah!! L'avvoltoio del mitico trio! Fantastico.
    Senza offesa per la buonanima dello zio Wes...ma qui le uniche cose che funzionano sono quelle non inerenti al film!
    D'altra parte spiegatemi voi come deve fare un povero cristo a tirar fuori materiale decente per un post da un film talmente banale che non ci si riesce nemmeno a riderci sopra!
    Come dico sempre io...se ti rendi conto di aver buttato i soldi almeno mettiti a sparare fesserie, se la sala e' talmente vuota da consentirlo.
    Male che vada, ti diverti lo stesso.
    Ma qui manco quello si puo' fare, temo.
    Complimenti e massimo rispetto, Cass.
    Non dev'essere stato per niente facile.
    No, questo non l'ho mai visto. E nemmeno sapevo della sua esistenza.
    Ma a occhio e croce non devo essermi perso poi molto.
    Vero, comunque. Avatar, che possa piacere o meno, ritengo sia stato l'unico film a piegare il 3D alle sue esigenze e a dare una sensazione di immersivita'.
    L'unico a non usarlo come scusa per farti pagare due euri in più.
    Su tutti gli altri...lasciamo perdere. Una roba davvero orrida.
    Tra San Valentino di Sangue che era una roba talmente brutta che si sarebbero vergognati a trasmetterla in prima serata su Antenna3, e Saw 3D dove le persone sembravano sagome di cartone.
    Meno male che e' finita.
    A proposito, la preghiera che si legge all'inizio e' la stessa che fa Nancy nel primo Nightmare?

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    1. Ma sai che ora che dovrò rispondere ai commenti, sono in difficoltà perché non lo ricordo mica così bene questo film, e l’ho visto poche settimane fa! (storia vera). Ora sbircerò dal post, però sono contento che ti sia piaciuto, una sudata scriverlo ;-) Si è quella, per i bambini americani è quasi una tradizione, la preghierina prima di dormire, l’hanno usata anche i Metallica, si sente in “Enter Sandman”. Cheers!

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  2. Ah, ecco...bella anche la citazione de Gli Avvoltoi, da parte di un vecchio fan degli 883.
    Visto che ci sono...domanda che non c'entra nulla: per caso ti e' capitato di vedere HOOPS?
    Divertente, anche se forse vorrei veder un po' di basket giocato in piu'.
    La scena dove il coach da' le palle da bowling ai cestisti per rinforzargli le braccia mi ha fatto morire.
    Coi deficienti che si mettono a palleggiare fracassando parquet e canestri (e ossa, pure).

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    1. "Hoops" è diventato la mia serie tormentone del momento, ne parleremo a breve, il tempo di preparare il post sulle serie tv, me la sono divorata ;-) Cheers

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  3. All'epoca odiato come pochi, proprio non mi piacque, il finale, che penso di ricordare, soprattutto.

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    1. Non è proprio un titolo in grado di farsi amare, quello no. Cheers!

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  4. Giuro, mai sentito nominare! Bene o male, anche se non seguivo il genere slasher comunque i titoli li sentivo citare, giravano, poi magari non li vedevo ma mi capitavano davanti: questo lo scopro oggi, qui! E mi sembra chiaro che non lo vedrò, ma almeno ora l'ho sentito citare ^_^
    Povero Wes, finito a fare la figura del registino che crea film somiglianti ai classici: da come lo descrivi sembra un film Asylum che cerchi, malamente, di imitare Wes Craven...

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    1. La sensazione è spesso quella, un monito a chi invoca il ritorno di alcuni grandi nomi, se davvero non hai altro da aggiungere, forse non è il caso di farlo, questo non è nemmeno un film brutto, ma proprio anonimato totale, scompare dalla mente e come mi hai illustrato tu, tende anche a nascondersi, forse si vergogna? ;-) Cheers

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  5. Nada... Non credo di averlo mai visto e nemmeno mai sentito nominare. Ma da quanto leggo non ho perso poi molto... Ultimi colpi di Wes, tutte buche da parte mia. Pure quello di venerdì prossimo per quanto mi riguarda è un "mai visto".

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    1. Metti le mani avanti allora, ormai siamo alla fine della strada, un po' dissestata ma si va ;-) Cheers

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  6. Anche io me lo sono perso... Povero zio, da grande inventore di un genere, ridottosi a riciclare idee e situazioni. Magari era giunto davvero il momento di smettere o cambiare completamente registro. Insomma diciamo anche che non è mai stato così fortunato, quando aveva completa libertà creativa gli è venuta la pigrizia mentale che ha tarpato le ali a questa pellicola. Magari, mi azzardo, era anche una questione di età e di non riuscire più a stare al passo delle nuove generazioni... Ovviamente tutte mie congetture e speculazioni. Anche io ricordo di aver visto il quarto scream ma nel contempo non ricordo quasi nulla del film... Ma è vero che arriverà un quinto nel 2022? 👋

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    1. Si il quinto capitolo è stato annunciato. Penso che ci sia una differenza tra essere vecchi ed essere sorpassati, per assurdo "Scream 4" parla meglio del tempo che passa di questo film qui, che invece voleva essere solo leggero e horror, qualcosa con cui divertirsi solo che purtroppo, non diverte, nemmeno con il trucco del 3D. Cheers!

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  7. L'ottava sagoma della locandina dovrebbe essere la sorella del protagonista.
    Purtroppo sì, la scena del condor vomitante è la più memorabile del film, che non è brutto ma decisamente con poca personalità. Peccato perché lo spunto del killer con disturbo di personalità poteva essere interessante.

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    1. In effetti hai ragione, potrebbe essere lei. Anche secondo me il film ha parecchi spunti interessanti, peccato siano sfruttati tutti abbastanza maluccio. Cheers!

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