Sono sempre pronto a riconoscere i tratti da autore di un
regista, sul serio, concedo questo beneficio a chiunque anche ad esempio a uno come
Michael Bay, quindi perché non dovrei
farlo per David Ayer?
David e Creeper sono due “Hermanos” di colore diverso, ma
con il cuore (tatuato) dallo stesso lato, il film li segue durante la loro
giornata tipo, fatta di soldi da portare a Wizard, dialoghi da “gangsta”, latine
poppute, e una serie di personaggi poco raccomandabili, tutti descritti con
estrema serietà, credendoci proprio tanto (tantissimo!), in quello che potrebbe
essere l’episodio di Gomorra girato
meglio di sempre, oppure più semplicemente, David Ayer che fa David Ayer con il
pilota automatico inserito.
Sicuramente si tratta di un mio difetto di cinefilo, se
un regista riesce a mantenere una certa continuità tematica nei suoi film, io
non posso che apprezzarlo. Sicuramente “The Tax Collector” è David Ayer al
100%, non solo perché il film lo ha scritto e diretto, quando più che altro per
i suoi temi: amicizia maschile tra tipi tosti, un certo realismo nella messa in
scena (anche delle scene d’azione), uno stile ricercato e una coppia di
protagonisti che parlano del più e del meno, mentre sbrigano i loro affari, che
siano Denzel e Ethan in “Training Day” (2001), Jake e Michael in “End of watch”
(2012) oppure i carristi di Fury.
![]() |
David Ayer impegnato in una difficile inquadratura (oppure a toccare le poppe alla donna invisibile, non è chiaro dalla foto) |
Ecco, bisogna dire però che per quanto io possa
apprezzare tutti questi segni di continuità, e malgrado la sua durata perfetta
(95 minuti titoli di coda compresi), “The Tax Collector” arranca, i difetti
abbondano e a tratti David Ayer sembra firmare il bignami del vostro film medio
di David Ayer, quando un autore inizia a lavorare con il pilota automatico, si
rischia di passare quasi per una parodia di sé stessi, il che non è mai un
bene.
La storia è quella di David e Creeper, due tipi tosti che
lavorano come "esattori delle tasse", per un signore del crimine di
Los Angeles di nome Wizard, il loro compito è quello di raccogliere la quota
dagli utili delle varie bande locali. Il casino comincia quando il vecchio
rivale di Wizard, torna dal Messico per mettere le mani su tutte le attività,
il resto avete già intuito come continua.
Visto che la trama non è certo qualcosa di totalmente
inedito, un film così ha bisogno di due protagonisti a cui affezionarsi, due
bastardi loschi e tatuati per cui però, gli spettatori devono patteggiare e qui
la faccenda diventa davvero grigia: David è interpretato da Bobby Soto, che non
è quello di “Una lacrima sul viso”, almeno a vederlo così, ma vi assicuro che
per come recita, farà scendere parecchie lacrime sul vostro viso di spettatori,
avete presente un palo? Un vuoto pneumatico di carisma? Ecco, da oggi questa
capacità di restituire indietro il nulla cosmico al pubblico ha un nome, non si
dirà più «Quell'attore è inespressivo» ma «Quell'attore è un Bobby Soto».
![]() |
Da una lacrima (tatuata) sul viso, ho capito molte cose (quasi-cit.) |
Per caratterizzarlo David Ayer, lo rende attaccato alla
sua famiglia come lo stereotipo del gangster “Latino”, non aiuta nemmeno che il
film cominci con dei titoli di testa, tipo filmino per il matrimonio (uno di
quelli economici, molto economici!) con bene in vista le parole: Amore. Onore.
Lealtà. Famiglia, e credo anche sole, cuore e amore, il tutto con un bel carattere gotico con cui non si sbaglia mai.
A David Bobby Soto tu la famiglia, devi lasciarla stare,
anche perché fa un lavoro da duro, ma appena uno dei tipi a cui deve estorcere
denaro inizia a piagnucolare di figli malati e mamme doloranti, il nostro David
si scioglie, come un vero cuore di panna.
A cercare di mantenere la quota di “cazzimma” della
coppia di esattori, tocca al Creeper, che è interpretato da uno degli attori
feticcio di David Ayer ovvero Shia LaBeouf, e qui il soffitto non dico che
crolla, ma inizia a scricchiolare mostrando svariate crepe... o Creeper? Vabbè, ignorate questa mia caSSata.
![]() |
Come on baby, don't fear the reaper Creeper (quasi-cit.) |
Shia LaBeouf, cresciuto sotto l’ala protettiva di Steven
Spielberg, ha preso parte ad UN FILM CHE NON ESISTE (tutti d’accordo su questo
no? Anche perché non accetto discussioni), ma è anche quello che ha partecipato ad una maratona masochistica dedicata ai suoi stessi film, una sorta di “Cura
Ludovico” organizzata per espiare molte brutte scelte lavorative. Shia LaBeouf,
colui che può alternare prove di manifesto talento a scelte che su
questa Bara, gli sono valse il soprannome di Shia LaBluff, un attore che quando
si sceglie un ruolo, si cala leggerissimamente nella parte, ecco perché David
Ayer ne ha fatto un attore feticcio, dove lo trovate in giro, un altro tanto
matto da farsi togliere un dente per interpretare uno dei carristi di Fury,
oppure che abbia avuto la bella pensata di farsi tatuare "Creeper" sopra l’ombelico
per davvero, prima di interpretare “The Tax Collector”? E se non ci credete… storia vera.
![]() |
Pare abbia anche una farfallina tatuata sulla caviglia, ma di quella si vergogna. |
Ma siamo comunque nel 2020 no? Un anno in cui i film non
escono più in sala, ma beccami gallina se non sono accompagnati da una sterile
polemica in rete. Quella attorno a “The Tax Collector” è un’accusa di “Brownface”
– perché gli americani hanno una parola per tutto, e se non l’hanno la
inventano –, che ho scoperto essere quando i bianchi fanno appropriazione culturale
pescando, in questo caso dai Messicani, ma anche dai nativi americani.
L’accusa sostiene che Shia LaBeouf non possa interpretare
un messicano, ma il problema non si pone, perché guardando il film è chiaro che
Creeper è un ragazzo bianco, cresciuto tra messicani, uno che ha assimilato la
loro cultura totalmente, a voler fare un paragone potremmo citare il Gary
Oldman di Una vita al massimo, ma
senza gli intenti grotteschi.
![]() |
Ha chiamato Robert Rodriguez, vuole indietro le sicarie dei suoi film. |
![]() |
“Per l’ultima volta no, non siamo parenti” |
Si perché alla fine dopo il dodicesimo dialogo sull’onore,
il rispetto e soprattutto la famiglia, i personaggi cominciano a latitare e
quello che resta è un montaggio “smarmellato” (si, è un termine altamente
tecnico), che ci ricorda che dopo il suicidio artistico di Suicide Squad, David Ayer non è mai più stato lo stesso e chissà se
tornerà ad essere quell’autore completo, che aveva abbracciato storie di uomini
e cinema di genere come non vedevamo accadere dai tempi dello Scott giusto oppure di Walter Hill, giusto per fare qualche
grosso complimento ad Ayer.
Per assurdo Creeper, il personaggio più criticato,
interpretato dal più criticabile dei talenti, è anche l’unico motivo a rendere
un minimo memorabile (ed interessante) questa soap opera messicana, diretta
spesso con un taglio da videoclip Hip Hop intitolata “The Tax Collector”. Con
il pizzetto e i capelli giusti, le orecchie a “cavolfiore” - quelle per fortuna
finte, a differenza del vistoso tatuaggio -, il Creeper di Shia LaBeouf, nella
gara dei personaggi che si atteggiano credendoci tantissimo, è quello che vince
a mani basse, ma anche l’unico per cui viene un minimo voglia di patteggiare.
![]() |
Anche un po' meno di così David, anche meno! |
Senza rivelarvi nulla di una storia, che sono sicuro
avete già capito come si sviluppa (e come termina) solo dalla mia breve
sinossi, quando arriva l’ultima mezz'ora di “The Tax Collector”, da spettatore
dovresti esserti affezionato a tutti i personaggi, dovrebbe importati qualcosa
della loro sorte, invece quando David Ayer finalmente archivia i dialoghi sulla
famiglia e decide di far volare un po’ di pallottole, per quanto le scene siano ben dirette, l’interesse per i personaggi è già scivolato sotto le suole
delle scarpe, il “Fattore BS” (Bobby Soto) colpisce
fortissimo e affonda il film.
Un peccato, perché Ethan Hawke in “Training Day” era il
tipo regolare, l’uomo più bianco d’America, da seguire nella sua discesa in un
mondo a noi spettatori sconosciuto, quello della gang di Los Angeles. Mentre
David e Creeper sono due cresciuti e formati proprio in quel mondo, peccato che
molto nella costruzione dei personaggi sia stato affidato agli attori (o a dei cliché narrativi) e Shia
LaBeouf, che si fa tatuare come Viggo in un film di Cronenberg per la parte,
messo accanto al buco con l’inutilità intorno noto come Bobby Soto, non dico
che possa passare per Marlon Brando, ma almeno per un Mickey Rourke
particolarmente sul pezzo.
![]() |
“Vuoi andare a casa o vuoi andare in prig… no scusate, era la battuta di un altro film” |
Va sprecata anche la sparatoria con sicari con maschere
da teschi e cappelli da cowboy, che ricorda un po’ una versione in piccolo (ma
girata meglio) del finale di 3 from Hell di Rob Zombie,
insomma è bello vedere un autore come David Ayer, che dopo aver preso un sonoro montante seguito a ruota da un destro, sia tornato al cinema che conosce meglio, senza prendere la sua impronta, ma il risultato è comunque un film che sembra
già un titolo minore della sua filmografia.
Peccato, perché da David Ayer io mi aspetto sempre
qualcosa, in un cinema strapieno di super calzamaglie, uno come lui in fissa
con le storie da uomini ci vuole, anche se questa volta é andata muy malo.
Non so... uno che si chiama Bobby Soto dovrebbe starmi perlomeno simpatico e invece mi sa che sto film lo salto. Di Shia hai detto tutto, pure di quel film là dove era un gran figlio di Indiana.
RispondiEliminaSecondo me Steven si divertiva a seguirlo nella serie Even Stevens e l'ha preso per quello. Là almeno era divertente.
Dovresti curare una retrospettiva sul tuo quasi omonimo, ma sarebbe molto breve ;-) Molto probabile che sia andata così, altrimenti non ho altre spiegazioni. Cheers!
EliminaOk, salterò a piè pari anche questo, grazie per il servizio! ��
RispondiEliminaDovere, continuerò a guardare i film di David Ayer finchè non diventerà la promessa che era destinato ad essere, oppure morirò provandoci ;-) Cheers
EliminaLo guarderò lo stesso....comunque Shia peccato per questa sua discontinuità, e quel basso bassissimo..
RispondiEliminaDavvero, ha lo spirito giusto é quando accende l'interruttore sa il fatto suo, il problema é il resto del tempo. Cheers!
EliminaUna cosa è sicura: un regista che fa sembrare LoBuffo come "Mickey Rourke particolarmente sul pezzo" un regista a cui stringere la mano. Oppure, quanto male deve recitare Bobby Soto per far risplendere LoBuffo? :-D
RispondiEliminaAh, quanto umorismo gratuito si potrebbe fare con elementi come questi: mi sa che vedrò il film solo per sghignazzare :-P
Non riesco a capirlo, ma LeBluff dovrebbe mettere a contratto una clausola per recitare sempre accanto a Bobby Soto, a quel punto diventerebbe davvero una sorta di nuovo Brando ;-) Cheers
EliminaOnestamente non so se ce la faccio a reggere un film che si poggia unicamente su Shia LaBeouf. Sorry Capo, ma nonostante Ayer, questo lo salto senza manco pensarci.
RispondiEliminaP.S.: ma la signorina armata pesante della foto n.5 come si chiama? Chiedo per un amico...
In effetti in questo film un paio sono davvero pesantemente armate, nella fattispecie questa é (tieniti forte): Cheyenne Rae Hernandez ;-) Cheers
EliminaMa sei sicuro, Cass?
RispondiEliminaNo, perche' io ne IL DESTINO DI ATLANTIDE non l'ho visto.
Perche' e' QUELLO, il quarto episodio di Indy.
No?
Shia Laboeuf...
Che dire, di lui.
C'era un periodo in cui era davvero lanciatissimo.
Poi ha ben presto stufato tutti, a furia di impersonare il ragazzino a tutti i costi, coi lipidi in sempre piu' imbarazzante aumento.
E adesso? Ha deciso di seguire l'esempio di Wood e di Radcliffe e di mettersi a fare il pazzo fuori di testa?
Mah.
Il problema è che non sta facendo ruoli da matto, io credo che sia abbastanza toccato sul serio ;-) Cheers
EliminaAyer è un regista, ma anche sceneggiatore veramente sopravvalutato. Ancora non riesco a capire dove fosse tutta sta bellezza in "Training Day", che unito a quella piatta regia di Fuqua ne fa uno dei più sopravvalutati polizieschi di sempre. Poi è vero, come scrivi, che lui ha sempre portato avanti le sue tematiche, ed infatti la sua filmografia è logorante.
RispondiEliminaNon vedo l'ora di rivedere "Training day" ai tempi ne feci una malattia per quanto mi piaceva ;-) Cheers
EliminaAddirittura? Io l'ho sempre trovato un film molto gonfiato
EliminaL'oscar a Denzel aveva attirato parecchie attenzioni, da tempo vorrei rivederlo per valutarlo con uno sguardo adulto (o presunto tale). Cheers!
Elimina