Abbandonato nel bosco è stato ritrovato un manoscritto, con le ultime parole dell’esploratore Quinto Moro, partito alla ricerca della strega di Blair, questa è la sua eroica testimonianza, proveniente dall’anno uno-nove-nove-nove (cit.)
DISCLAIMER
Era il 1999. E se siete nati dopo il 1995 forse di questo film avrete
sentito parlare poco o per vie traverse, per i suoi (poco memorabili) sequel.
Se invece siete un po’ più stagionati, quasi cadaverici, coi pezzetti di pelle
macilenta che vi si staccano nell’incedere zombesco della vita di tutti i
giorni (se siete over 30 insomma) avrete sentito parlare di questo film, ché lo
conosceva pure il bidello di scuola del nostro amichevole Cassidy di quartiere.
Visto che il sottoscritto è abbastanza mummificato da ricordare il
clamore suscitato dalla Strega di Blair, dividerò il commento in due parti: la
prima spoiler free per chi non ha mai visto il film. Nella seconda invece
racconterò le cronache di quel 1999 in pieno stile Nonno Simpson, e di cos’ha
significato per i vent’anni successivi alla sua uscita.
![]() |
“La miseria che branco di fessi. Dico sul serio ragazzi, siete fortunati ad essere ancora vivi in un bosco del genere” (Cit.) |
PIU’ VERO DI COSI’ SI
MUORE. E INFATTI…
[*] ZONA SPOILER FREE [*]
Il film inizia con una didascalia che introduce la storia: nel 1994
tre studenti universitari si recano nelle campagne del Maryland, a
Burkittsville (anticamente Blair), per girare un documentario con interviste e
riprese nei boschi in cui si verificarono, dal 1785 in poi, episodi misteriosi
e cruenti, legati alla leggenda di una strega. I tre scompaiono e un anno dopo
vengono ritrovate le registrazioni della spedizione, materiale autentico
montato per distribuire il film e far conoscere la vicenda.
Il risultato è uno dei found footage più puri della storia del cinema.
Tutto è girato unicamente in soggettiva per mezzo di due telecamere, una a
colori e una 16 mm in bianco e nero. Nessun orpello di scenografia, nessun
accenno di colonna sonora, il che può renderlo ostico allo spettatore medio: se
le inquadrature traballanti da camera a spalla vi fanno venire il mal di mare,
difficilmente potreste godervelo. È il filmino amatoriale di un gruppo di
amici, girato con inquadrature a cazzo esattamente come faremmo noialtri,
specie buttati in un bosco in preda alla disperazione perché non funziona lo
smartphone. Pensate riuscireste a fare un’inquadratura decente sapendo che non
c’è campo, niente whatsapp, niente internet? Il panico e l’orrore, quelli veri.
Ma era il 1999 e anche se i cellulari esistevano già, non erano
diffusi come oggi. Siete liberi di non crederci, ma era così. Che tempi bui
abbiamo visto noialtri, ti credo che i film horror non ci spaventano, tsk!
Ma tornando alla storia di questi tre ragazzi (oggi sarebbero quasi
fottutissimi boomer) che non dovevano pubblicare le stories su Instagram in
tempo reale, ma pensavano di farsi una scampagnata e girare del materiale da
montare, beh, ai loro tempi poteva capitare di perdersi nei boschi. Se non lo
pensate possibile al giorno d’oggi non avete mai passato un Ferragosto in
montagna col sottoscritto, ma questa è un’altra storia.
Essendo solo un documentario amatoriale, in “The Blair Witch Project” cade
la costruzione di ogni aspetto tecnico tipico del cinema, salvo il montaggio
del girato: la scenografia sono i boschi, selvaggi e oscuri. La colonna sonora è
il rumore degli sterpi sotto gli stivali e i sinistri rumori notturni. La
sceneggiatura sono le chiacchiere di tutti i giorni che diventano liti e infine
urla di terrore. Ancora oggi ci sono poche inquadrature nel cinema horror che
mi danno la stessa angoscia del semplice allontanarsi dei tre ragazzi
dall’automobile parcheggiata sul ciglio della strada, perché so che non ci
torneranno mai più.
![]() |
Ricercati: ufficialmente morti |
“The Blair Witch Project” è un horror che punta tutto sull’atmosfera e
la tensione che sale inesorabile man mano che il trio si addentra nei boschi. L’efficacia
sta tutta nel realismo delle riprese dei ragazzi, dilettantesche, spesso
confuse, animate dall’angoscia che sale con la paura d’essersi persi, e
d’essere braccati durante la notte da qualcuno o qualcosa che li osserva
nell’oscurità.
Il film restituisce alla notte, al buio, la sua carica di terrore
ancestrale: immaginate di perdervi in un bosco, di sentire rumori, versi che
potrebbero essere animali oppure urla, e la mattina trovare i segnali
inconfondibili di una sinistra presenza fuori dalla tenda, che lascia
mucchietti di pietre come tombe, tante quanti siete voi e i vostri compagni.
Qui la paura più grande non è data dai mostri o dagli schizzi di
sangue, ma che sia tutto vero. Mentre il senso di minaccia e l’angoscia assale
i ragazzi, il loro rapporto si sfalda fra una strada sbagliata e uno sfogo di
rabbia.
Heather, Josh e Mike non sono amici per la pelle, e non sono
personaggi scritti nella sceneggiatura di un horror anni ’80: sono lontani da
tutti gli stereotipi del cinema horror. Il film è soffocante perché getta nella
disperazione tre persone normali come potremmo essere noi, i nostri amici o
parenti. Si scoprono incapaci di gestire l’ignoto e reagire a una minaccia
invisibile, a ritrovare la strada di casa.
Ora, se non avete mai visto il film il consiglio è di fermarvi qui,
guardarlo e tornare a leggerci in seguito. Diversamente, preparatevi a vedere
le streghe!
![]() |
Ciak! Si gira… e dietro vede cespugli spaventosissimi. L’avete capita? Si gira e vede… (La Bara delle Freddure Volanti) |
IL VERO MOSTRO E’ IL
MARKETING
[!!!] SPOILER ZONE [!!!]
Alla sua uscita, il film si basava sulla premessa che tutto sia reale.
La scomparsa dei tre ragazzi è reale, così come il ritrovamento del girato. È l’ultimo
tassello di una leggenda che ha attraversato due secoli. Una donna, la presunta
Strega di Blair, esiliata ritrovata morta. Poi la morte misteriosa di chi volle
esiliarla. Ritrovamenti di uomini adulti e robusti uccisi nei boschi, e i loro
cadaveri poi scomparsi. Uomini che subendo la sinistra influenza dei luoghi – o
della stessa Strega – si trasformarono in assassini di bambini. Una di quelle
leggende folkloristiche cresciute sul terreno fertile delle superstizioni della
campagna americana.
In realtà, la leggenda fu tutta un’invenzione dei registi/autori
Daniel Myrick e Eduardo Sanchez. La brillante idea però non fu tanto la
cronistoria quanto quella di farla bere, anzitutto, ai tre attori ingaggiati
per girare il finto documentario. Gli autori si presero la briga di mescolare comparse
a gente comune (debitamente istruita sulla falsa leggenda) mentre giravano il
falso documentari sulla Strega, così da rendere più vere le reazioni dei tre
protagonisti ai loro racconti. Attori che sono i veri operatori di macchina,
con tutte le loro imprecisioni e incompetenze che fecero gioco alla genuinità
delle riprese. Le pessime riprese iniziali in bianco e nero con la camera a
16mm funzionano benissimo per quanto facciano schifo. E sarà così anche in
svariati altri momenti del film.
Molti potranno trovarlo indigesto, specie se non vi vanno a genio i vari REC, Cloverfield, Paranormal Activity e compagnia brutta, ma “The Blair Witch
Project” non è un found footage qualunque: è IL found footage. Quello che ha
sdoganato definitivamente il genere influenzando i successivi vent’anni di
cinema, coi suoi 80 minuti scarsi che scorrono rapidi e ansiogeni, basandosi
sulla semplice idea che l’orrore e il mistero siano ben presenti nella nostra
realtà, e con un po’ di fortuna – e di sfiga – si possono catturare (la saga di
Paranormal Activity ha campato su questo). E mostrando che con qualche
videocamera e qualche attore si possano fare film a costi relativamente bassi,
capaci di spaventare orde di non-morti.
![]() |
L’Oscar alla regia lo escluderei. E non punterei su quello per i costumi. |
Se oggi vi fate un giro su internet, è facile imbattersi in una
ricostruzione perfetta della leggenda della Strega di Blair, con tanto di
cronistoria, nomi e cognomi degli sfortunati protagonisti, vittime e assassini
ad essa legati. E troverete gente convinta che la leggenda sia autentica e
antica. Io stesso in quel 1999 me l’ero bevuta, e per molti anni ho continuato
a credere che la leggenda fosse vera, anche dopo aver capito che il film era
stata una gigantesca bufala nata, pensate un po’, grazie a internet!
Questo non è certo uno dei miei film preferiti, e i found footage in
genere mi danno l’orticaria, eppure non ho paura a considerarlo un capolavoro
del suo genere. La leggenda della Strega si basa su quell’immaginario
ancestrale che risale ai tempi della frontiera, popolato da culti pagani che
tanto veracemente anima le credenze dell’America rurale. Luoghi isolati colmi
di selvaggi orrori, che affondano le radici nel timor di Dio del puritanesimo e
sopravvivono nei pregiudizi odierni. L’America rurale è un altro mondo,
un’altra epoca, una realtà parallela a quella della grandi metropoli, con le
sue dinamiche sozze e diversamente assassine (vi basti pensare alla prima stagione
di True Detective, o a che tipo di gente ha mandato Donald Trump alla Casa
Bianca).
Contesto realistico, luoghi reali, e tre attori disgraziati da
torturare nei boschi per rendere il tutto più vero. Si perché quei due
mattacchioni di Myrick e Sanchez gettarono i poverini nel delirio. Le riprese
furono un susseguirsi d’inganni e colpi bassi agli attori. Il film funziona
perché i dialoghi tra i ragazzi nel bosco sono spesso autentici, così come
molte delle loro reazioni. La leggenda (del set) vuole che di giorno in giorno
venisse dato sempre meno cibo agli attori per renderli più scontrosi tra di
loro, mentre alcune scene in cui i tre scoprono di aver girato in tondo per ore
(o d’essersi persi), parrebbero autentiche. Autentica è una delle scene
notturne più tese, l’aggressione alla tenda improvvisata dalla troupe, e quel
che finì nelle inquadrature è del tutto casuale: doveva trattarsi di
un’aggressione della Strega, ma le riprese vennero così confuse da risultare
dannatamente buone per restituire il panico del momento. L’orrore peggiore è
sempre quello che non si vede, e alla fine si scelse di non rigirare la scena
per mostrare chiaramente la Strega.
![]() |
No, non è che abbiamo finito le scene dal set. È che ce ne sono parecchie così, una andava messa per coerenza. |
I venti minuti finali sono pura angoscia, con il messaggio d’addio di Heather nella scena più iconica (e parodiata), mentre il ritrovamento della villa con la corsa finale rendono Heather Donahue degna del titolo di Scream Queen nel vero senso del termine.
Ma fin qui abbiamo solo un filmetto girato con due lire che punta tutto sulla tensione crescente, che non sarebbe diventato così celebre senza la più grande campagna truffaldina della storia del cinema. Era dai tempi di Orson Welles e della sua Guerra dei Mondi che il pubblico non veniva ingannato – o non era pronto a farsi ingannare – così bene. Il 1999 era l’ultimi minuto utile per un colpo di coda alla credulità del pubblico, prima della controcultura multimediale di internet e dei social network, del miliardo di voci che gracchiano tutte insieme facendo dell’informazione una continua barzelletta e mettono in discussione tutto perché: hey, non siamo mica stu-pi-di…
Ma fin qui abbiamo solo un filmetto girato con due lire che punta tutto sulla tensione crescente, che non sarebbe diventato così celebre senza la più grande campagna truffaldina della storia del cinema. Era dai tempi di Orson Welles e della sua Guerra dei Mondi che il pubblico non veniva ingannato – o non era pronto a farsi ingannare – così bene. Il 1999 era l’ultimi minuto utile per un colpo di coda alla credulità del pubblico, prima della controcultura multimediale di internet e dei social network, del miliardo di voci che gracchiano tutte insieme facendo dell’informazione una continua barzelletta e mettono in discussione tutto perché: hey, non siamo mica stu-pi-di…
Il film fu ben accolto alla premiere al Sundance, i diritti di
distribuzione furono pagati per un milione di dollari, a fronte di un budget di
60.000 dollari scarsi. Ancora niente in confronto agli incassi che attendevano
al botteghino. Il merito principale va alla strategia del produttore esecutivo
Kevin Feige Foixe e soprattutto Steven Rothenberg (entrato nel mondo del
cinema grazie a un amico dell’università, un certo Roger Corman). Era il 1999,
e i tempi erano maturi per un marketing interamente su internet. Ma non fu una
campagna promozionale come le altre: sul sito del film furono pubblicati falsi
rapporti di polizia e interviste, fotografie e appelli a far pervenire notizie
sui ragazzi scomparsi a chiunque ne avesse. Nel giro di qualche mese il sito
raggiunse 160 milioni di visite. L’incasso mondiale raggiungerà i 248 milioni
di dollari.
Quelli di “The Blair Witch Project” erano i tempi in cui si credeva
ancora alla notizia di un telegiornale e la dittatura dell’opinione non inquinava
ogni singola informazione. C’era la TV, e alla TV credevamo (cosa che non ci
rendeva meno scemi, lo eravamo solo in modo diverso e più… sincero). Alla
notizia dell’uscita di questo film, presentato come un documento autentico,
c’avevamo creduto. Era il 1999 e l’era della post-verità in rete stava per
esplodere con la più grossa bufala della storia del cinema, cui avevano creduto
milioni di persone, e aveva prodotto centinaia di milioni di dollari di
incassi. Nel 1999 era un caso unico, a pensarci oggi fa sorridere.
Io non lo vidi al cinema, lo recuperai in VHS appena uscito, ancora
dubbioso sul fatto che si trattasse o meno di una storia vera, ma visto il film
ero assolutamente convinto. Anche perché guardarlo in VHS faceva un effetto
unico, dava l’impressione d’avere in mano una copia di quel ritrovamento misterioso
nei boschi del Maryland. Un brandello di mistero autentico, credibile perché
non mostrava nulla di surreale.
Già l’idea del falso documentario, ritrovato dopo la scomparsa di chi
l’aveva girato, era stata sfruttata da Ruggero Deodato in Cannibal Holocaust
(1980), storia per inciso sempre di un trio, due uomini e una donna, in un
luogo selvaggio (in quel caso la foresta amazzonica). Ma i tempi non erano del
tutto maturi per rendere spaventosa l’idea del found footage.
![]() |
“Vatténne, questo bosco è nostro, non ci vogliamo ‘e streghe”. Visto che è il 1999, direi che vale come audizione per i Soprano. |
DUE PAROLE SUL FOUND
FOOTAGE E LA SOGGETTIVA
Per quanto Cannibal Holocaust nel 1980 avesse i suoi contenuti di
critica feroce alla società e ai media, era ancora presto perché l’idea del
found footage potesse conquistare il pubblico e i nuovi cineasti. Cannibal
Holocaust era ancora un “cinema costruito”, e non poteva esserci la stessa
identificazione col mezzo – la videocamera – da parte del pubblico. I tempi non
erano maturi, il pubblico non era nemmeno abituato alle videocassette, se
pensiamo che Blockbuster nasceva “solo” nel 1985! C’erano voluti tutti gli anni
’80 e ’90 perché le videocamere cominciassero a diffondersi, facendo provare al
pubblico l’ebbrezza di girare orridi filmini famigliari. Senza contare che solo
un anno prima del progetto della Strega di Blair, un altro filmetto giapponese
(Ringu-The Ring, 1998) aveva messo un altro insospettabile tassello, utile a
sdoganare la videocassetta come elemento horror, oggetto maledetto in grado di
contenere misteri e incubi.
Di esperimenti con inquadrature in soggettiva è piena – non così tanti,
ma ce n’è – la storia del cinema, eppure s’è dovuto aspettare che la tecnica arrivasse
all’horror, da John Carpenter nel primo Halloween (e il suo primo corto CaptainVoyeur), all’uso sempre più frequente fatto da Dario Argento. La soggettiva esplodeva
solo allora come tecnica buona per creare tensione nell’horror, dall’assassino
come minaccia, o lo sguardo della vittima. Se anche George Romero le ha reso
onore con il suo Diary of the dead qualcosa vorrà dire.
La soggettiva costringe lo spettatore ad immedesimarsi con chi tiene
la telecamera: è la parzialità del punto di vista, il mistero di tutto ciò che
è al di fuori del campo visivo e il sonoro assume un significato diverso. Tutto
il non detto e non visto, ciò che non è penetrato dallo sguardo della
telecamera è potenziale minaccia.
Per The Blair Witch Project, in vista del buon responso al lancio
iniziale fu chiesto di girare una nuova versione del finale, più esplicita e
violenta, ma dopo averne girato delle variazioni decisero di tenere quello
originale (visto come si fa, caro il mio Danny Boyle ?).
Il finale lascia interdetti, straniti e irritati se lo si pensa come
un film “costruito”. Ma visto con lo spirito originale, del ritrovamento del
videotape maledetto, era la cosa più angosciante e funzionale allo spirito
della storia. Tanto basta a spiegare anche il clamoroso flop del primo sequel
BW2, girato in modo più convenzionale, e del più recente sequel-reboot BlairWitch del 2016, che non poteva più giocarsi la carta della storia vera, né
mostrava sufficiente inventiva per angosciare il pubblico nuovo con idee
vecchie.
![]() |
Rara foto della Strega che tortura Heater mostrandole i sequel della saga |
La tecnica del found footage è quasi una negazione del cinema come
forma d’arte, ma dà valore assoluto al montaggio: questo film da ottanta minuti
scarsi a fronte di venti ore di girato, è il frutto di otto mesi di lavoro per
costruire un’ascesa di tensione verso l’apice del finale, tagliuzzando ogni
momento superfluo che potesse danneggiare il ritmo o ripetere situazioni già
viste (c’era abbondanza di materiale in cui Heater sclerava o i nostri
poveracci si piangevano addosso).
La sola scena che ho sempre trovato fasulla è l’intervista iniziale ai
due pescatori, un orpello di sceneggiatura che non aveva bisogno di mandare
avanti una storia precisa perché tutto l’orrore stava nell’ignoto. Infatti se
si toglie dal film ogni riferimento alla Strega di Blair, se cominciasse dal
momento in cui arrivano nei boschi, avremmo tensione e angoscia ugualmente forti.
È l’allegra scampagnata che si trasforma in un guazzabuglio di discussioni,
paure e liti che dà realismo e ci fa vivere lo sfaldarsi dei rapporti fra i
protagonisti, l’essere sperduti e indifesi nel nulla, in un incubo che potremmo
ritrovarci a vivere imboccando una strada un po’ fuori mano. Braccati dalle
oscure presenze di un luogo così normale eppure capace di risvegliare paure
ancestrali, e smembrare tutte le certezze del nostro mondo civilizzato,
soffocandole nella paura dell’ignoto.
P.S.
Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito il film!
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate QUI.
Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito il film!
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate QUI.
Ricordo pure che prima di far uscire il film venne prodotto un falso documentario di una mezz'oretta (alla Super Quark per intenderci) dove falsi esperti veniva intervistati in merito alla strega di Blair. Illustravano la storia della vera strega, come aveva vissuto, come l'avevano scoperta e uccisa, quello che faceva nei boschi,... Alcuni bollavano tutto come superstizioni e folklore, però c'era anche un "famoso esperto" satanista o occultologo, non ricordo, che teneva la porta aperta dicendo che qualcosa di strano e inspiegabile era effettivamente successo a Blair. E nel farlo mostrava reperti e prove. Tirava fuori vecchie cronache che parlavano di bambini rapiti, uomini e donne impazziti, i lavoretti col legno che faceva la strega,... Il documentario, assolutamente credibile perché girato in modo moderno e pulito rispetto alla pellicola amatoriale e "sporca", si legava alla finta cronaca che vedeva i tre ragazzi protagonisti spariti realmente (imboscati dai registi per qualche settimana in un motel sperduto) e solo alla fine parlavano del film in uscita al cinema col mistero della VHS ritrovata.
RispondiEliminaOra, non ricordo per quale incastro di eventi ma so solo che questo finto documentario lo vidi a Londra (o a Dublino, non ricordo...) e il tutto rese il film ai miei occhi assolutamente credibile. Oltre a mettermi una fotta bestiale! Poi tornai in Italia ma tutto si era già sgonfiato e quando vidi il film in italiano in sala sapevo che era una paracul@ta incredibile. Anche se la scena finale, pur sapendo che tutto è finto, mette parecchia angoscia. Operazione di marketing geniale e fatta meglio del film in se.
Pur non amando i found footage (anzi, li detesto proprio!) devo ammettere che questo TBWP è perfetto nella sua semplicità. Non mostrando nulla di nulla fecero provare allo spettatore il disagio più assoluto perché con tutto il marketing che fecero, riuscirono a portarci letteralmente dentro al film. Idea giusta al momento giusto e realizzata in modo esemplare. Film semplicemente perfetto! Peccato solo che sia una sorta di "one hit wonder" in salsa cinematografica visto che appena si scoprono le carte il film è inguardabile. Come se ti dovessi sorbire il filmino delle vacanze in campeggio dei tuoi amici fattoni. Loro rideranno un sacco a rivedersi a pezzi, tu vorresti gettarti dalla finestra!
Visto che è un titolo che genera ricordi, per vedere il film, il giovane Cassidy partì dal suo paesello di provincia, per recarsi nel grande cinema storico di Torino (tre “comodi” pullman per arrivarci), insieme a due amici a cui dell’horror non fregava niente, uno dei due credo fosse andato al cinema due volte nella vita, questo per dire di che tipo di pubblicità di era fatto il film.
EliminaA metà della scena finale più concitata, nella sala parte un urlo di genuino terrore (non era io, giuro) da alcune file davanti. Quando si sono riaccese le luci il gruppetto seduto in quella zona stava consolando qualcuno che non aveva retto la tensione (storia vera). Il mio commento è stato: «Ecco perché dicono che fa così paura, ci sono le urla dal vivo in sala». Cheers!
"Perfetto nella sua semplicità" hai detto niente!
EliminaHo voluto scriverne perchè ancora oggi riesce a darmi angoscia.
I primi anni avevo la tua stessa sensazione, che fosse oggettivamente inguardabile una volta svelata la verità, ma considerato che ha influenzato pesantemente il genere, trovo sia ancora oggi il più riuscito ed efficace found footage tra tutti quelli che ho visto.
Mazza, a Londra o Dublino! Comunque pure da noi fu un buon successo. La globalizzazione internettiana del "tutto al momento" era ancora di la da venire.
EliminaIo ricordo il film più per la campagna marketing martellante che per qualità dell'opera. Indiscutibile l'importanza nell'aver sdoganato il found footage, però ricordo che al cinema circondato da persone a cui stava per esplodere il cuore, io ero quasi quasi tentato di prendere un travelgum per la nausea provocata da quelle riprese con camera a mano. Non è un caso che a parte "Cloverfield" e "Rec", che non mi hanno fatto impazzire ma almeno mi hanno divertito, io eviti questo tipo di pellicole. Grande Quinto Moro come sempre, anche se con questa recensione mi ricorda che sono vecchio.
RispondiEliminaCome diceva Indy: non sono gli anni, sono i chilometri ;-) Cheers
EliminaEh, non fa sentire vecchio solo te :-)
EliminaPenso sia stato un passaggio importante nel cinema, e anche nel ruolo di internet per noi che l'abbiamo vissuto in quel periodo.
Oggi sarebbe impossibile fare qualcosa del genere.
A suo modo è stato epocale.
Pure io. Solo quelli dichiarati dichiarati tipo "Zelig" e "This is spinal tap". Devo recuperare quello sui vampiri di Waititi. Comunque oggi verrebbe quasj subito smontata tutta la bufala promozionale. Certo, poi ti chiedi del perché "Paranormal activity" abbia avuto successo! o-O Comunque ricordo anch' io piú la campagna marketing, ma devo dire che ne rimasi piuttosto indifferente. Sarà perché preferivo vedere al massimo i mostri classici della Universal.😂
Elimina"Era una luce...che è stata riflessa da Venere...l'esalazione di un pallone..."
RispondiEliminaNo! Era la strega di Blair! Ed ecco un'altra che ci cascò dentro con tutte le scarpe. Non urlai al cinema, ma ricordo la sala strapiena, l'angoscia di tutti, e il terrore sull'ultima scena. Se ci ripenso, mi si rizzano di nuovo i peli sulla nuca. In tv per me non ebbe lo stesso effetto.
Bei ricordi, è vero questo film ne genera a valanga. Grazie Cassidy, e complimenti a Quinto Moro.
Questo è un ottimo argomento, io sono per la “ripetibilità” del film, e questo è un titolo he visto a casa cambia, a meno che di non guardarlo proprio al buio. Grazie a te! Cheers
EliminaIn tv ti credo che non rende, ma preso in vhs era qualcosa di metafisico: mi sembrava di avere una copia di quel videotape maledetto.
EliminaGrande articolo, questo film che ho sempre spernacchiato deve essere comunque considerato un caposaldo del cinema horror.
RispondiEliminaA volte per giudicare i film al meglio ci vuole anche Padre Tempo, per il resto concordo è il tipo di pezzo che mi piace leggere e sono orgoglioso di poter ospitare. Cheers!
EliminaE' riuscito a portare qualcosa di nuovo, lo dimostra che altri lo hanno imitato, anche se le cose migliori del found footage sono venute dalla fantascienza più che dall'horror. Ma si tratta di un modo di mettere ansia allo spettatore e immergerlo, una cosa in cui spesso i film più strutturati falliscono: immergerti dentro e farti penare per i protagonisti.
EliminaNon seguendo il cinema horror, questo lo conosco di fama, tanto più che nel 1999 ero vivo e vegeto (ora sono vivo e vegetariano, anvedi come si cambia), quindi ho poco da dire sulla pellicola in sé.
RispondiEliminaPosso però fare una postilla interessante: il film è stato "omaggiato" (virgolette spiegate dopo...) da una sequenza del n° 6 di Dampyr "La Costa degli Scheletri". La storia del fumetto parla complessivamente della contesa di un territorio africano minerario tra due Vampiri, ma subito dopo il prologo c'è una scena horror con una telecamera che finisce per filmare il lauto banchetto di un gruppo di esploratori da parte di una tribù, incluso lo sventurato videoamatore...
Le virgolette le ho messe perché, se è vero che il film sulla suocera dell'Ex Primo ministro del Regno Unito risale al 1999, la storia di Dampyr, pubblicata nel settembre 2000, ha una genesi precedente alla pellicola, tenuto conto che l'ultima tavola del n° 1 di Dampyr è datata 1998, e uscito 5 mesi prima dell'albo in questione...
Forse era già nell'aria la notizia dell'uscita del film? Magari la sua campagna promozionale stava già iniziando a lavorare ai fianchi. Cheers!
EliminaLa questione fu trattata in un editoriale successivo a quel numero di Dampyr, dovrei vedere cosa dice il curatore di preciso: a memoria ricordo che dovrebbe trattarsi di una coincidenza, dato che Boselli generalmente omaggia film (magari cult) già usciti e non in lavorazione, anche per evitare ogni bega legale sebbene in buona fede...
EliminaSicuramente, la mia non era certo un accusa, però considerando quanto avessero spinto sulla campagna pubblicitaria ho pensato a questa possibilità. Cheers
EliminaMa, alla Bonelli sono abituati a sviscerare (aggettivo non casuale ;-) le trame degli horror e dei film in genere, penso che Cannibal Holocaust che è il caposaldo dei found footage abbia ispirato gli sceneggiatori di Bonelli in varie salse.
EliminaBlair Witch è stato comunque girato nel 1998, anche se in pochi giorni, ma con una lunga gestazione di montaggio (8 mesi) e un lungo periodo anche di promozione preliminare priama di esplodere.
Non ho letto quell'albo ma a naso opto per le influenze di Deodato e Cannibal Holocaust.
Ricordo pure una puntata omaggio di "Dawson's creek"! Lol
EliminaEd una di X-files stile servizio TV! Non rammento di che stagione però.
EliminaSono abbastanza mummia da averlo visto al cinema, e anche se non sapevo niente della campagna pubblicitaria se non quello che avevo visto nel trailer mi fece una gran paura, vista anche la mia giovane età. Hai ragione, TBWP è il capostipite di un sottogenere, il found footage, che poi però ha dato vita a delle gran boiate come Paranormal Activity,ma anche cose belle come appunto quello di Romero. Di sequel ho visto solo il primo, il libro delle streghe qualcosa, decisamente brutto.
RispondiEliminaQuesto film, “Cannibal Holocaust” e pochi altri titoli hanno dato il film alla tecnica, ma di sicuro TBWP è il titolo che viene indicato sempre come “colpevole”, alla luce del reboot(ante) di qualche anno fa, il secondo film andrebbe rivalutato ;-) Cheers
EliminaI sequel sono evitabilissimi. BW2 lo vidi al cinema e come direbbe Poe: Mai più!
EliminaIl 3° l'ho recuperato giusto in previsione di questo articolo, e credo tu possa farne a meno, come potevamo farne a meno tutti.
Io che sono over 30 (non stiamo a specificare quanto over!) l'uscita del film l'ho vissuta in pieno e con molto fastidio, visto che l'entusiasmo enorme sulla faccenda si trasformava in potente forza repellente per me: solo durante una delle tante ondate di ritorno, nel 2014, ho recuperato questo film e il suo seguito.
RispondiEliminaSono abbastanza vecchio da aver avuto modo di apprezzare in pieno l'esperimento Dogma95, che a parte il found footage è stato ripreso identico dalla streghetta: in quel periodo vidi al cinema "Idioterne" di Von Trier che mi fece quello che nessuna strega di Blair mi avrebbe mai potuto fare, quindi ero particolarmente freddo davanti al fenomeno. Stavo vedendo la versione estesa di "Kingdom" su Tele+, gli altri autori del Dogma95 mi stavano regalando fortissime emozioni - penso a "Festen" (1998) e "Mifune" (1999), in attesa del mio amato capolavoro "Il re è vivo" (2000) - utilizzando lo stesso identico stile di Blair, quindi ho vissuto la cosa un po' male: vedevo quel film horror sfruttare un'idea di altri spacciandola per grande invenzione.
Poi il tempo passa e si smussano gli angoli, diventa chiaro che non importa chi abbia inventato uno stile ma chi sappia sfruttarlo meglio. Continuo a non stimare la strega, ma è innegabile che abbia saputo fondere un'idea del cinema indipendente con le esigenze dell'horror, proprio in un periodo in cui quel genere stava annegando in un mare di slasher. E' stata una mossa che ha funzionato, anche se ha creato davvero una quantità abnorme di filmacci.
Chiudo sorridendo al pensiero di Dan O'Bannon, che da lassù ci guarda e pensa alle registrazioni video che ci raccontano il procedere degli eventi in "Dark Star" (1974): scommettiamo che direbbe di aver inventato lui il genere? :-D In fondo diceva di aver inventato il mostro di Alien...
Martin Scorse ai tempi se ne uscì con l’equivalente di “Non è Cinema”… ricorda niente tutto questo? ;-) Anche io avevo seguito (con angoscia) “Kingdoma” su Tele+ in effetti Con Trier si mette in metteva in tasca il film come ridere, peccato che come sempre quando arriva una novità (oppure qualcuno riesce a vendere al meglio un’idea come tale), chi poi la imita non può che fare peggio.
EliminaStrano che O’Bannon abbia perso l’occasione, in “Sunshine” (2007), Danny Boyle faceva comunicare i suoi astronauti con la Terra proprio come in “Dark Star”, si vede che il vecchio Dan era in altre faccende affaccendato, altrimenti… ;-) Cheers
Nelle ultime interviste Dan sembrava il Benigni de "Il mostro": questo? mio. questo? mio. questo? mio. :--D
EliminaRicordo ancora come Von Trier in "Idioti", per non contravvenire alla regola del "niente colonna sonora", abbia ingaggiato un tizio per suonare il flauto mentre giravano, così c'è la colonna sonora in una scena chiave ma essendo eseguita lì, dal vivo sul posto, per Lars le regole del Dogma erano rispettate. Altri non l'hanno vista nello stesso modo :-P
Ahahaha esatto paragone perfetto :-D Cheers
EliminaDubito fortemente che gli autori di BW abbiano mai pensato di ispirarsi al progetto Dogma.
EliminaLo penso per un motivo anche molto semplice: molti registi squattrinati costruiscono il film basandosi non tanto sull'idea ma sui mezzi che (non) hanno a disposizione. Questi avevano 3 attori e due videocamere. Non vivevano nemmeno sullo stesso pianeta di Von Trier e soci. Anche perchè tutta la maxi campagna è stata studiata in un secondo momento da produttori esterni.
Quello della Strega di Blair è stato un esperimento totalmente diverso per com'è nato e si è sviluppato.
Indiscutibilmente è stato un esperimento diverso, nato per scopi diversi e da scelte diverse (visto che quello del Dogma 95 è stato un impoverimento "indotto", pur avendo mezzi a disposizione, mentre quelli della strega davvero non avevano mezzi), ma il risultato è identico: a parte il found footage, era uno stile che stava infiammando il cinema dal 1995, con autori da ogni parte del mondo (l'elenco dei registi aderenti al Dogma sembra una riunione dell'ONU!) che stavano partecipando all'idea di un film fatto con mezzi di fortuna per mettere alla prova il proprio stile. Quando uscì Blair e venne presentato come la novità assoluta della storia, la cose fu abbastanza stridente. Per carità, sono stati i pubblicitari a dirlo, non gli autori, infatti non mi infastidivano loro bensì il fatto che un'idea figlia dei tempi venisse considerata come nata dal nulla.
EliminaE' come per "Evil Dead", voglio un gran bene a Sam Raimi, adoro il suo film, lo considero geniale e posso anche credere che non conoscesse "Equinox" (1970), ma se qualcuno dice che Raimi ha inventato qualcosa, allora no: ad inventarlo è stato l'autore di "Equinox", Raimi ha semplicemente fatto un lavoro migliore partendo da qualcosa che già esisteva, che ne fosse consapevole o meno.
Il problema di questo film? E' che poi hanno preso la sua tecnica e l'hanno fatta depauperare, perché a parte in certi frangenti, non se ne può più.
RispondiEliminaSono arrivati a farcela uscire dalle orecchie, si questo è proprio vero. Cheers
EliminaL'effetto principale è stato far gridare a tanti giovani registi: posso farlo anch'io!
EliminaGran bel pezzo, complimenti.
RispondiEliminaChe spiega a dovere e che fa riflettere.
Un film che ha fatto epoca, e anche un discreto scalpore.
Tanto rumore per nulla, in un certo senso.
Ma il giochetto funziono' alla grande.
Anche se non era cosi' innovativo ed originale come lo avevano spacciato.
Mi avete rubato il titolo di bocca, letteralmente, citando Cannibal Holocaust. Che guarda caso fu il primo esempio a venirmi in mente, come paragone.
Continuo a ritenere il pubblico e la critica americana un po' piu' faciloni, rispetto ai nostri.
Noi siamo piu' avanti, nonostante la scarsita' di mezzi.
Scoprono roba che dalle nostre parti Hank gia' fatto vent'anni prima almeno, anche se con meno clamore.
E a onor del vero Deodato forse si limito' al classico "ispirato a una storia vera, non certo BASATO SU UNA STORIA REALE...
Blair Witch Project e, in sintesi...L'ORRORE.
Inteso anche come mezzo per ottenere il massimo risultato con la minima spesa.
Puntando sul sensazionalismo (anche se dovrebbe provenire da quel che si vede su pellicola, non dal contorno!), sul coraggio e su una discreta dose di faccia tosta.
Meritano quindi un plauso i registi (i VERI esseri diabolici dietro a questo film, viste le trovate con cui se ne sono usciti fuori) e il terzetto di attori. Che pur anonimi e nemmeno tanto bravi, dimostrano un notevole stoicismo e capacita' sopportazione.
Si saranno fatti grasse risate, vedendo gli avvisi relativi alla loro scomparsa.
Ma di sicuro ne sono usciti coi nervi a pezzi.
L'unico errore, a parer mio, e' che avrebbe dovuto finire li'.
Rimanere una cosa AD UNICUM, senza sequel inutili.
La gente la puoi fregare una volta sola.
Complimenti ancora!!
I complimenti vanno tutti a Quinto Moro ;-) Cheers
EliminaAh, ecco...
EliminaGiusto perche' qualcuno e' entrato in argomento.
Il film in sala genero' qualche malore.
Ma non certo per via delle scene impressionanti, quanto per l'ondeggiare isterico della telecamera.
Uno aveva pure dato di stomaco...
Oppure era parte della campagna pubblicitaria anche quello? ;-) Cheers
EliminaUno dei punti di forza sono sicuramente le scene di VERO panico e terrore, complici anche le vessazioni alla traditora della troupe.
EliminaVero, ma c'era pure una forma di vessazione più psicologica e di stress che rese autentiche molte liti del trio di attori, almeno stando a quello che si riesce a sapere, visto che tutto in questo film e nelle sue storie è a rischio bufala.
EliminaFaccio ammenda... Nella prima infanzia vidi tutto il battage pubblicitario intorno a questo film - compresa una puntata di Dawson's creek a tema... - ma lo recuperai solo intorno ai 17 anni, pertanto non sono mai riuscito a godermelo appieno.
RispondiEliminaVidi però il sequel, ma diciamo che mancarono "veni" e "vicii" 😅
Ahahaha ti voglio bene proprio per queste freddure, riesci a spararle più grosse di me a volte ;-) Cheers
Eliminaio avevo 28 anni me la intagliai e non lo vidi.
RispondiEliminaanni dopo vidi cannibal holocaust di deodato e ho letto la storia di cannibal holocaust .
che dire è un po come albano contro michael jacksomùn : non credo che deodato sia un signore.
non ha fatto causa perchè alla fine non l'avrebbe vinta-
per inciso a me cannibal holocaust è piaciuto.
rdm
Se vogliamo buttarla in filosofia, neppure Deodato si è inventato niente, portava nel cinema un classico che già apparteneva alla letteratura: il ritrovamento di una testimonianza su eventi oscuri.
EliminaCannibal Holocaust ha altri meriti, il senso del film non era certo nel ritrovamento, che era un elemento secondario. Era il documentario in sè il vero centro del film, le azioni compiute da chi lo stava girando.
L'unico contatto tra Cannibal e Blair è il ritrovamento dei nastri, in Cannibal però non è il fulcro della storia. In Blair era il pilastro di tutto il marketing, il grande inganno, e non è nemmeno da ascrivere agli autori originali ma a chi il film l'ha venduto.
In generale, dubito che un autore onesto possa dire di aver inventato qualcosa. Chiunque dotato di sufficiente pazienza potrebbe scavare per smentire chi si vanta di questo o quello.
"Gli artisti non copiano. Rubano." Cit.
Ero molto piccola quando l'ho visto la prima volta (sono dell'85 io come Blockbuster), ma ricordo che mi impressionò moltissimo, proprio perché ero "cascata" anche io nella rete pubblicitaria abilmente e intelligentissimanete intessuta come promozione per l'uscita del film. Il found footage (nonostante Cannibal Holocaust), nasce da qui e, nel bene e nel male (a seconda dei gusti e tralasciando alcune derive orripilanti stile Il Quarto Tipo o Paranormal Activity, ma tenendo alcuni validi esponenti come Rec, Diary of The Dead, Cloverfield e non solo), è comunque un merito non indifferente. Non lo vedo da tanti anni e quasi quasi mi hai fatto venire voglia di rivederlo, ma ho paura che con la "malizia" di chi ha scoperto ormai l'inganno, possa risultare più ridicolo che spaventoso. I seguiti non li ho mai visti e mai li vedrò sinceramente.
RispondiEliminaDagli una chance perchè la mezzora finale mette ancora la sua bella ansia. Sui seguiti confermo, risparmia quel tempo per vedere cose che ti incuriosiscono realmente.
EliminaGrazie per l'ulteriore specificazione, mi hai dato una spinta in più per recuperarlo!
EliminaUna constatazione sui commentatori: tutti over 30 qui. Altro che bara, questo è un fottuto ospizio!
RispondiElimina#noinatineglianni80 #invecchiamoinsieme
Lo puoi scrivere, perché tanto a quest'ora i lettori della Bara sono già tutti a nanna, sai l'età ;-) Cheers
EliminaAhah, effettivamente... siamo in buona compagnia almeno!
Eliminaall'epoca io la mia compagnia del liceo ci dividemmo in chi lo trovava snobisticamente una roba originale e quindi figo solo per questo motivo, e chi invece propendeva per la cagata colossale perché non era avvezzo alla cultura horror.
RispondiEliminaio e il mio nucleo di amici del cuore invece lo prendemmo com'era (per noi...): un horror moderno, giusto per noi e per quegli anni (vedi poi infatti quante parodie ne sono state fatte).
dopotutto, eravamo giovani ma già con Scream imparato a memoria come caposaldo generazionale, BWP era la degnissima conseguenza.
o tempora o mores, grazie Quinto & Cassidy (che è un po' come dire Tango & Cash)
- Andrea
Va beh, se ci paragoni a Tango & Cash non possiamo che gongolare, prima di metterci a litigare su chi dei due deve essere Kurt Russell :-)
EliminaSono sicuro di una cosa, il Revival anni '80 ha coinvolto l' infanzia di tanti di noi, ma quello anni '90 sarà quello delle nostre adolescenze, quindi stiamo pronti perché sarà tosta, cerchiamo di non finire F.O.L.A. ;-) Cheers
EliminaOttimo pezzo del Quinto Moro, lo ricordo molto bene, poiché lo vidi in vhs nel 2000, ma solo dopo che la grande bufala era già stata smascherata, quindi tutto il pathos che avevano costruito era venuto meno. Non so come mai ma probabilmente il motivo per cui era passato senza che me ne accorgessi era che non avevo ancora internet a casa in quegli anni, con un accesso limitato all'università, quindi mi sono perso questi esperimenti mass mediatici. In ogni caso il film era davvero particolare, però mi dava già il motion sickness che poi mi ha reso insopportabili gli epigoni come Cloverfield e compagnia bella. Comunque chapeau agli autori per tutto l'impegno e la genialità dimostrati, che hanno pagato, alla fine. 👋
RispondiEliminaAnche perché sono riusciti a tirar su una specie di carriera nel cinema davvero dal niente ;-) Cheers
Elimina