Ogni tanto me ne esco con questa stramba teoria, se mi
leggete qui sulla Bara spesso, l’avete già sentita, quindi mi scuso per la
replica: ci sono storie di cui mi piacerebbe vedere il “controcampo” al cinema.
Un po’ come ha fatto Clint
Eastwood con “Flags of our fathers” e “Letters from iwo jima” (2006).
L’esempio più lampante sarebbe “Sentieri selvaggi” (1956)
dal punto di vista degli indiani, ecco per certi versi “Greyhound” (appesantito
dal solito sottotitolo Italiano - Il nemico invisibile) è un classico film di
sottomarini, raccontato in “controcampo”, ovvero dalla superficie dell’acqua
dove naviga la Greyhound del titolo, che poi in Inglese vuol dire Levriero. Il
fatto che gli U-Boot nazisti che si muovono minacciosi sotto le onde, abbiano
delle teste di lupo ritratte sulla fiancata, è un dettaglio che volevo farvi
notare, qualcuno riuscirebbe a tirarci fuori uno spunto particolarmente
brillante, da questo scontro tra un Levriero e tanti lupi cattivi.
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"Cappuccetto rosso? Su, apri la porta. Su, apri! Non hai sentito il mio toc, toc, toc?" (cit.) |
Tratto dal romanzo del 1955 “The Good Shepherd” scritto
da Cecil Scott Forester, “Greyhound” è il tentativo da parte del canale Apple
TV+ di sfondare con un titolo di richiamo, che a ben guardarlo ha tutte le
caratteristiche del cinema occidentale moderno: ad una prima occhiata sembra
una grossa produzione di seria A, quando in realtà si sfruttano le idee che
normalmente si trovano nei film di serie Z.
Una sola location (come direbbe Alessandro Borghese),
ovvero la Greyhound, un cast di illustri sconosciuti tutti molto giovani tra cui
spiccano solo Elisabeth Shue – moglie del protagonista e sua principale
motivazione, resta in scena tre minuti netti – e il primo ufficiale che ha il
faccione di un incredibilmente quieto Stephen Graham. Per il resto il film è
tutto sulle spalle di Tom Hanks, che per 91 minuti, titoli di coda compresi,
guarda il mondo da un oblò, non si annoia un po’ perché gli U-Boot lo tengono
impegnato, ma è sostanzialmente tutto qui.
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Vi avviso, si vede più Elisabeth Shue in questa foto che in tutto il film. |
Alla fine è proprio il buon vecchio Tommaso, come Orietta Berti a far andare
la barca (in tutti i sensi) di questo film, anche autore della sceneggiatura,
Hanks si porta dietro oltre a tutto il suo blasone d’attore, anche i suoi
trascorsi cinematografici, diciamo quelli alti, il tempo passato
con il “casinaro” Hooch, in questo film
non gli serve a molto, a meno che di non voler cavillare sul fatto che tra
Levrieri e Dogue de bordeaux, sempre di cani stiamo parlando.
Qui Tom Hanks e di nuovo un po’ “Captain Phillips”
(2013), un po’
Sully ma anche un po’ il
protagonista di “Salvate il soldato Ryan” (1998), perché comunque quando Hanks
incontra la seconda guerra mondiale nella sua filmografia, di solito si impegna
anche più del solito. Sto pensando alla bellissima serie che aveva prodotto
insieme a Spielberg, “Band of brothers” (2001).
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"Non è che tu per caso ti chiami Ryan, vero?" |
1942, il capitano di corvetta Ernest Krause (Tommaso), a
bordo della sua Greyhound si trova alla testa di una flotta di 37 navi
alleate, impegnate nel complicato attraversamento dell’Atlantico del nord,
minacciate dagli U-Boot Nazisti, che da sotto la spuma dell’acqua giocano a
battaglia navale con le vite dei soldati.
Iniziamo dai difetti: Tom Hanks per la parte del capitano
di corvetta alla sua prima attraversata, risulta davvero un po’ troppo avanti
con l’età. Certo la storia giustifica la sua grande esperienza, inoltre parlandone
con il Signor Cassidy Senior, la trovata delle pantofole potrebbe essere letta
in due modi alla luce dell’età di Hanks. Ma forse il problema principale è
proprio quello, se non vi “attizza” l’idea di un film dove, Hanks guarda fuori,
comunica con i suoi uomini, elabora nella sua testa ragionamenti che sono
frutto della sua esperienza e poi tuona ordini su come schivare la morte per
affogamento nelle gelide acque dell’Atlantico, beh lasciate perdere. Se invece
volete 91 minuti di tensione quasi costante e macro sequenze d’azione
lunghe e molto ben realizzate, prego, siete invitati a salite a bordo.
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Tom si prepara, per poter fissare fuori dall’oblò. |
La regia di Aaron Schneider riesce a tenere il pubblico
sulla corda per tutta la durata del film, gli effetti speciali digitali
lavorano bene in coppia con la vivida fotografia di Shelly Johnson, il risultato
è una lunga partita a scacchi tra Tom Hanks e gli U-Boot, giocata sul filo della
tensione e scandita dalle miglia navali ancora da attraversare, in quella
porzione di mare in cui ogni nave alleata, risulta essere un bersaglio facile.
Come vi dicevo Tom Hanks si porta dietro il suo bagaglio
di personaggi, solo vedendolo viene istintivo associarlo al cinema di Steven
Spielberg – infatti anche qui un minimo di caramello nel finale arriva, ma
ormai il film aveva già abbondantemente fatto il suo dovere -, quindi permettetemi
il paragone un po’ ardito: la tensione di “Greyhound” fa pensare un po’ a
Lo Squalo, perché il nemico non si vede
mai, ma la sua presenza è costante e si avverte nelle morti e negli affondamenti
che sono il modo degli U-Boot di “mordere” le loro vittime.
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“Secondo i miei calcoli, dovremmo essere qui, vicino a questa linea tratteggiata” |
Quando i Nazisti iniziano a farsi sentire via radio,
ululando ai loro bersagli minacciose frasi per demotivarli e farli prendere dal
panico, a tenere dritta la barra della sua nave e del film ci pensa Tom Hanks,
uomo normale in circostanze straordinarie - eccolo che torna Spielberg! -, che
guardando un punto fisso nel vuoto è l’unico che “vede” la minaccia chiaramente
e sa cosa bisogna fare per evitare siluri che potrebbero arrivare da ogni
direzione e in ogni momento, risultando fatali.
Mi rendo conto che il set deve essere stato un cast di
attori bardati per il gelo, davanti ad infinti schermi verdi, ma guardando il
film finito la magia del cinema fa il suo dovere, a salvare questo film dal
baratro della serie B (se non proprio della Z, visto che ne utilizza gli stessi
trucchi ma con più soldi a disposizione) ci pensa proprio il carisma e il
vissuto (artistico) di Hanks.
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Lo sguardo di Tom è così intenso che ha frantumato l'oblò. |
“Greyhound” è costruito su piccoli momenti, che siano il
rapporto tra il comandante e i suoi uomini, un cameratismo fatto di solidarietà
maschile alternata ad alcune scene d’azione che rompono la tensione (oppure la
fanno scatenare), perché di fatto la nave non può “vedere” gli U-Boot (e
viceversa), tutto questo gioco di sonar, si traduce in una cecità cinematografica
che è anche un po’ la nostra, da spettatori non vediamo mai la minaccia, ma
sappiamo che è lì in attesa, infatti quando si manifesta le scene d’azione sono
ancora più coinvolgenti. Perché come in un horror, l’assassino quando te lo
trovi davanti fa paura perché vuole ucciderti, ma è quando non sai dove si trova che devi avere ancora più paura.
Come gli inesperti marinai a bordo della Greyhound,
dobbiamo fidarci delle visioni del comandante e quando gli U-Boot fanno
capolino, viene voglia di aggrapparsi ai braccioli della poltrona, alcune scene
sono talmente ben coreografate che appena l’azione passa nella parte emersa
delle acque, quella visibile, diventa subito chiarissimo che Tom Hanks aveva
ragione ed ogni siluro evitato anche di striscio, diventa come sfuggire dai
denti di
Bruce per il rotto della
cuffia, oppure come evitare una coltellata di
Michael Myers per un pelo. In “Greyhound” ogni manovra navale deve
essere ponderata per tempo, era dai tempi di
Pacific Rim che non si percepiva una così palese pesantezza e
difficoltà nell’eseguire ogni manovra, proprio per questo ogni virata a babordo
oppure tribordo diventa una scelta con un peso enorme, da prendere in una
manciata di secondi.
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"Gianni Togni levati, ma levati proprio" |
In fin dei conti “Greyhound” funziona malgrado sia un
film di serie Z con i soldi e uno dei più grandi attori del mondo, proprio per
questo, perché non cavilla troppo sulla situazione ma vive della tensione del
momento, di quella filosofia per cui quando sei nella… si può dire cacca
parlando di un film con Tom Hanks? Ma si ormai l’ho scritto, quando sei
nella cacca o ti metti a piagnucolare per come ci sei finito, oppure stringi i
denti e fai quello che puoi per uscirne. Prima di un minimo di pietismo nel
finale, “Greyhound” riesce a raccontare alla perfezione, la storia di una
generazione che si è ritrovata ad affrontare il male, stringendo i denti e
tenendo la schiena dritta. Quando è il momento bisogna fare il proprio dovere
per poter sperare di tornare a casa, e questo film il suo dovere lo fa alla perfezione.
Ci sono modi più tranquilli per passare 91 minuti con un film, ma ci sono anche modi cinematograficamente peggiori, ve lo assicuro.
Non leggo nulla!
RispondiEliminaCe l'avevo in lista per la settimana scorsa ma una serie incredibile di fattori me l'ha fatto scalare, spero, a dopodomani. I'll be back!
P.S.: ma la tua Wing Woman non ti propone mai serie che vorresti farti togliere due denti al posto di guardarle? Così giusto per capire se solo mia moglie c'ha gusti di merda oppure siamo tutti fratelli in un comune destino di sofferenza... (sto giro: LITTLE FIRES EVERYWHERE)
Hahaha vista tutta quella serie... non senza fatica😂😂😂
EliminaAspetto il tuo parere allora ;-)
EliminaMah tutto sommato credo che siamo nella stessa barca (come direbbe Tom Hanks), la mia Wing-woman ha voluto vedere la seconda stagione di “Baby”, ma per una settimana l’ho tediata con “Gangs of London”. Su “Yellowstone” è anche più infognata di me quindi tutto sommato non mi posso lamentare ;-) Cheers!
"Fuocherelli ovunque" ho visto la pubblicità, ma non so dirvi altro ;-) Cheers!
Elimina@Bobby: Fantozzi quando andava al cineforum aziendale a vedere "La Corazza Kotiomkin" era in vacanza rispetto a me e a sta serie. 'Na mattonata! Che poi il marito della Whiterspoon gliel'aveva detto subito "Cazzo fai? Affitti la casa ad una barbona? Ma sei fuori? Mandala via o chiamo gli sbirri!" (più o meno...).
Elimina@Cassidy: non iniziarla nemmeno. Disdici l'abbonamento a Prime e paga le consegne di Amazon piuttosto di correre il rischio. "Baby" ho guardato la prima puntata. Mi puzzava troppo di Moccia e non ho approfondito...
No è anche ben peggio, recitazione ai massimi livelli del canile, audio impossibile (perché le produzioni italiane non possono permettersi più di un microfono e l’audio in presa diretta) e altre amenità varie. Cheers!
EliminaTom Hanks, mare, nazisti... davvero quando è uscito pensavo ci fosse la regia di Spielberg, pensa te...
RispondiEliminaMa Alessandro Borghese sta cominciando ad infiltrarsi anche sulla Bara?
Figlio di cotanta mamma, quando leggo la parola "location" ormai lo faccio con la sua pronuncia, per questo cerco di scriverla poco ;-) Direi che mancava solo zio Steven all'equazione, anche se lui avrebbe potuto contare su budget molto più importanti. Cheers!
EliminaAnch'io vorrei vederlo, prima che mi scade Apple TV+ :D pertanto ho letto il meno possibile...
RispondiEliminaSono rimasto sul vago come sempre, gli "spoiler" grossi li anticipo per tempo, però sono curioso del tuo parare ;-) Cheers
EliminaSai che ho letto il titolo cantando? :D
RispondiEliminaComunque se c'è Tom Hanks non si può assolutamente evitare di vederlo ;)
Ahaha ci speravo di ottenere questo effetto ;-) Cheers
EliminaSono curioso di vedere come hanno adattato Forrester, un autore amato dal cinema ma spesso in salsa un po' troppo patriottica e monodirezionale. Il suo celebre Hornblower non è certo paladino del rispetto fra nazionalità diverse :-D (non importa la situazione: nel dubbio, i francesi andrebbero sempre sterminati!)
RispondiEliminaDi suo anni fa ho letto "Affondate la Bismarck" e "La regina d'Africa", da cui celebri film, e non ricordo una sola parola: però la curiosità di leggermi questa versione del "Duello nel Pacifico" mi attira. Anche magari per capire quanto quel celebre episodio di Star Trek con Kirk contro il "sottomarino romulano" possa rifarsi a questa storia :-P
Ho trovato un po' di Kirk, ma più che altro il patriottismo a cui fai riferimento spunta fuori nel finale, quando ormai il grosso del film ha già fatto il suo dovere. Di sicuro ci sono tutti i precetti del film di serie, se non Z almeno B, però la messa in scena e il protagonista evita l'effetto U.S.S. Nick Cage ;-) Cheers
EliminaVisto ed apprezzato, però a volte la CGI è fin troppo evidente, ma tutto sommato è un film che intrattiene e non annoia mai.
RispondiEliminaA tratti si, ma non mi ha tirato fuori dalla storia come invece di solito mi accade altrove, quindi un successo alla fine ;-) Cheers
EliminaNon so se vederlo o no. Tom Hanks sta flirtando troppo con i disastri per i miei gusti...
RispondiEliminaIn che senso? cit.
EliminaIn base alle scelte cinematografiche dici? Beh ora che me lo fai notare si ;-) Cheers
EliminaL'aereo di Sully, la nave del capitano Philips, ora gli U-Boot ;-) Cheers
EliminaTom è un grandissimo attore che a me è piaciuto in modo particolare in Forrest Gump, Il Miglio Verde e Salvate il soldato Ryan. Nella sua carriera però ci sono parecchi film in cui viene coinvolto in disastri come Sully, il Capitano Phillips, Apollo 13, Cast Away... Insomma se me lo trovassi accanto durante un viaggio mi preoccuperei ;-)
EliminaSe in aereo vedi salire Tom Hanks... scendi! ;-) Cheers
EliminaLa sua, quella di Tom Hanks, deve essere proprio una passione profondissima per il tema della Seconda Guerra Mondiale. Comunque questo tipo di film, che giocano con i dialoghi per creare tensione (senza rivolgersi ad altro mezzo), a me sono sempre piaciuti. Mi ricordano un po' lo "stile" di A Prova di Errore di Lumet, con le dovute distanze ovviamente.
RispondiEliminaAnche secondo me, di sicuro si impegna un po'di più. Il paragone direi che ci sta tutto ;-) Cheers
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