mercoledì 26 agosto 2020

Blue Steel - Bersaglio mortale (1990): quando un uomo con la pistola incontra una donna con il distintivo...

Come dovrebbe essere una donna? Alta o bassa, ma non troppo. Magra o formosa, ma nei limiti importi dall’alta moda. Casta, almeno a quanto dice la chiesa. Ma a ben guardare la risposta giusta alla domanda ci è stata data da Kathryn Bigelow: come dovrebbe essere una donna? Come strac@&%o vorrebbe essere lei.

Nel 1990 sono usciti tre film che hanno riscritto le donne al cinema, tre titoli che hanno in comune oltre alla data di uscita, anche il taglio di capelli delle tre protagoniste, quindi vi do il mio benvenuto al primo capitolo della... trilogia della donna tosta con i capelli corti in un film che compie trent’anni nel 2020!

… se dovesse venirvi in mente un nome più breve per la trilogia, accetto molto volentieri dei suggerimenti.


Quante volte su questa Bara, ho già espresso il mio punto di vista, su quanto trovi assurda la frase fatta “Kathryn Bigelow è una donna che dirige come un uomo”? Credo di averlo fatto ogni volta che ho trattato uno dei suoi film. Quindi possiamo fare finta di aver già sviscerato la questione, in modo da poter passare al passaggio successivo? Una cosetta che mi sta comunque a cuore, perché se un uomo dirige un film d’azione, tutto spara-spara, nessuno si impegna troppo a fare della dietrologia - infatti spesso il cinema action viene considerato troppo poco -, mentre se a dirigerlo è una donna, allora cambia tutto lo scenario.

Dopo aver diretto un bellissimo western farcito di vampiri (ma mai chiamati usando la parola con la “V”) come Il buio si avvicina, in coppia con lo stesso sceneggiatore del film precedente - Eric Red lo stesso di quella bomba di The Hitcher -, Kathryn Bigelow ha firmato “Blue Steel”, e tanto per cacciare subito l’elefante fuori dalla stanza, Derek Zoolander non ha nulla a che spartire con la trama. Ciao Dumbo è stato carino rivederti.

Katrina e Jamie Lee, troppa grazia per una sola immagine.
Credo che qualunque regista, uomo o donna che sia, quando scrive e dirige un film, ci metta dentro qualcosa della sua storia e del suo vissuto, con “Blue Steel” è più facile notarlo perché la protagonista Megan Turner è una donna - anche di bell'aspetto visto che è interpretata da Jamie Lee Curtis, sempre sia lodata -, che “fa un lavoro da uomo”, ovvero la poliziotta, infatti alcuni passaggi della trama, non fanno altro che sottolineare con il pennarello a punta grossa questo concetto, infatti il padre di Megan, durante la cerimonia di consegna del distintivo afferma: «Ho un dannato sbirro come figlia».

Hai il diritto di rimanere in silenzio (e farti arrestare da Jamie Lee)
Ricordo una bella intervista di Kathryn Bigelow, in cui la regista dichiarava che da ragazza era una delle più alte della scuola e proprio per questo, guardata (dal basso) con sospetto dai ragazzi, che non gradivano molto andare in giro con una alta dieci centimetri più di loro (Sigmund Freud analyse this). Con la sua passione per l’arte (Jackson Pollock il suo preferito), un certo grado di solitudine e un punto di vista sopraelevato su tutti gli altri, la nostra Katrina nell’intervista dichiarava di aver imparato ad osservare, i semi della sua futura professione erano stati sparsi.

“Blue Steel” inizia con Jamie Lee Curtis già nella posa che utilizzerà per quasi tutto il film (due mani sul calcio della pistola), intenta a fare irruzione durante una situazione con ostaggi, che si rivela un trucco anche per noi spettatori, un’esercitazione all’accademia di polizia dove Megan impara ad osservare tutto, perché quando avrà un distintivo, osservare e notare i dettagli, farà la differenza tra vivere e morire. Ora che Kathryn Bigelow ha impostato un discorso sullo sguardo (che sarebbe diventato centrale nella sua filmografia), può far iniziare davvero il suo film con i titoli di testa, che sono la precisa presa di posizione della regista, oltre a rientrare perfettamente nella mia astrusa teoria per cui i primi minuti di una pellicola, ne determinano tutto l’andamento.

"L'occhio che uccide", Michael Powell e tutta quella bella robina lì, nella versione di Kathryn Bigelow.
L’affermazione chiara e potente di Katrina è che una donna, può fare tutto quello che fa un uomo, anche i film d’azione. Infatti i titoli di testa sono composti da dettagli ravvicinati sulla pistola, sul tamburo e in generale sull’arma della sua protagonista - da qui il titolo del film, l’acciaio blu dell'arma - che altro non sono che un modo di omaggiare ma anche di impossessarsi dei più bei titoli di testa di un film, forse di sempre, quelli di Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan, un film scritto da John Milius, di cui a lungo ho creduto che la Bigelow fosse la figlia illegittima, anche perché hanno diretto i due migliori film sul surf mai visti al cinema.

Quando anche i titoli di testa di un film, sono una presa di posizione.
Se Dirty Harry poteva iniziare il suo film sfoggiando la sua pistola, allora può farlo anche Megan Turner, che non paga, come conclude i titoli di testa del film? Indossando la divisa, i guanti e il cappello, ovvero la vestizione dell’eroe, un classico dei film d’azione che qui diventa, la vestizione dell’eroina. Stanno ancora scorrendo i titoli di testa e Katrina si è già impossessata di due classici del cinema “macho” facendoli suoi, ho visto film iniziare peggio in vita mia, ve lo assicuro.

"Io giuro che non ammazzo nessuno... seeeee!"
Al primo giorno da poliziotta, Megan osserva e osservando si salva la vita, ma soprattutto, può affrontare un altro classico del cinema muscolare americano: la rapina al mini market da sventare, un classico per ogni eroe d'azione degli anni '80, appena terminati poco prima dell' uscita di questo film.

Il rapinatore è l’attore destinato a diventare il feticcio di Katrina, ovvero Tom Sizemore, al suo esordio cinematografico. Il battesimo del fuoco di Megan ci viene raccontato dalla Bigelow con una regia che tiene la macchina da presa inchiodata sulla sua protagonista, facendosi avvertire tutta la tensione del momento, fino allo sparo liberatorio, con cui Megan impallina come un tordo Sizemore, defenestrandolo.

Un altro primato di questo film: essere l’esordio cinematografico di questo ragguardevole personaggione.
Il co-sceneggiatore Eric Red ha contribuito a tenere i toni bassi, per lui “Blue Steel” non è altro che una versione al femminile di The Hitcher, che onestamente non è affatto una brutta etichetta per un film. Bisogna dire che però la pellicola tende davvero troppo a reiterare certi messaggi: il concetto di una donna in un ambiente di soli uomini, qui viene sottolineato a volte in maniera un po’ grossolana (tutte le scene del padre violento ad esempio). Johnathan Demme un anno dopo avrebbe fatto meglio, però trovo interessante il fatto che l’unico a supportare la protagonista, sia uno che di norma siamo abituati a vedere nel ruolo del cattivo, il mitico Clancy Brown che d’istinto (e per trascorsi cinematografici) non è molto rassicurante e forse anche per questo, accentua la solitudine di Megan.

“Venite a vedere, mi fanno fare il buono per una volta”
Ci sono poi momenti in “Blue Steel” dove la logica viene messa parecchio da parte, la protagonista invece di perdere il lavoro e venire denunciata (ripetutamente) per le sue azioni, può continuare ad agire abbastanza indisturbata, il gioco al gatto con il topo, allo sceneggiatore Enrico il Rosso era riuscito decisamente meglio in The Hitcher, ma “Blue Steel” è ancora una bomba, proprio grazie alla regia di Kathryn Bigelow e a Jamie Lee Curtis, che si carica tutto il film sulle spalle.

Il critico cinematografico Roger Ebert, uno dei pochi ad apprezzare un film che incassò ben poco alla sua uscita nella sale cinematografiche, notò al volo come Jamie Lee, fosse di nuovo alle prese con uno stalker dopo Halloween, ma questa volta non bisogna aspettare il dottor Loomis con la pistola, Megan che si difende da sola e la pistola sembra quasi un personaggio nell'intreccio del film.

L’unica Magnum che vedrete in questo Blue Steel (e Derek Zoolander… MUTO!)
Si perché dopo aver sventato la rapina nel mini market, Megan viene accusata di essere solo una recluta (per di più donna!), che alla sua prima uscita in servizio si è fatta prendere la mano, sparando ad un tizio disarmato, già perché l’arma del rapinatore è misteriosamente scomparsa. A prenderla è stato Eugene Hunt, interpretato dall'azzeccato e qui viscidissimo Ron Silver, che ha battuto la concorrenza di nomi ultra famosi per il ruolo, tra cui Michael Keaton, Ron Perlman, Jeff Bridges e Bruce Willis… insomma la parte dello yuppie assassino l’hanno proposta a mezza Hollywood.

Bret Easton Ellis avrebbe firmato il suo fulminante (e fulminato) romanzo d'esordio solo un anno dopo, ma il personaggio di Hunt per certi versi, anticipa quello di “American Psycho”, anche se per Kathryn Bigelow il folle Hunt (nome omen) comincia la sua caccia con Megan per intenti differenti. Quella dello yuppie pazzoide è una volontà di potere, un desiderio tutto maschile che non a caso è rappresentato da una pistola, non serve essere il padre della psicologia Freud per considerarla un surrogato, una pistola per il pistolino (ah-ah).

“Cazzo di ferro!” (questa cit. la capiranno solo i lettori di Preacher)
Megan è una donna che nella testa di Hunt, diventa potente, perché gli compare davanti come una visione di forza, una donna armata che uccide un uomo. Nella testa malata del riccone qualcosa scatta, prendere la pistola del rapinatore e iniziare il suo assurdo corteggiamento alla donna, diventa il suo modo di prendere quel potere e farlo suo, questo spiegherebbe il nome “Megan”, scritto su ogni proiettile caricato nel tamburo dell'arma. Una contorta e deviata trovata sessuale a suo modo.

Il loro rapporto diventa sempre più morboso nel corso del film, un assurdo corteggiamento condito da parecchia violenza. Si potrebbe intravedere quasi uno scambio di ruoli se vogliamo, in tal senso, i capelli da “maschietto” di Jamie Lee Curtis che ha sfoggiato fin quasi dall’inizio della sua carriera (in Halloween 2 ha dovuto indossare una parrucca, storia vera), aiutano a rendere Megan affascinante ma ancora più mascolina, insomma una tentazione irresistibile per la mente contorta di uno come Hunt.

"Coraggio... fatti ammazzare" (Cit.)
La loro sfida a distanza diventa un’ossessione, legata ad un oggetto freddo e meccanico come una pistola, a cui viene attributo un potere immenso... negli Stati Uniti? Dove anche i bambini girano armati? Naaa perché, ma figurati! In questo senso Kathryn Bigelow è bravissima a rendere algido tutto attorno alla sua protagonista, questo film non poteva proprio intitolarsi in un modo diverso da “Blue Steel”, perché tutto nel film è blu acciaio, dalla fotografia dell’esordiente Amir Mokri (diventato il preferito di Michael Bay e finito ironicamente a fotografare i suoi Transformers, anche loro fatti d'acciaio), fino alla colonna sonora glaciale, quasi meccanica di Brad Fiedel che arrivava da Terminator, tanto per stare in tema di freddo metallo.

Capite che un film così poteva avere solo questo titolo.
Ma se la sua protagonista tiene testa ad un uomo apparentemente intoccabile, allo stesso modo Kathryn Bigelow prende possesso del cinema considerato storicamente per maschietti a tutto tondo, non solo sforna un poliziesco vecchia maniera, ma lo conclude nell’unico modo possibile, con un duello da film Western, ovvero il genere da uomini per eccellenza, e se siamo spesso qui a disperarci del fatto che John Carpenter non ha mai diretto un Western classico, uno con i cavalli e i cappelli a tesa larga, io aggiungo che uno diretto da Kathryn Bigelow, l’avrei guardato altrettanto volentieri.

Nel finale Megan si gioca il tutto per tutto, per affrontare il suo avversario ha comunque bisogno di due freddi pezzi di metallo, una pistola e un distintivo, in cui il secondo è importante quanto la prima, perché definisce il suo ruolo. L’inseguimento ci garantisce una veloce scena in metropolitana (perché tutti i film davvero validi dovrebbero averne una!) per poi concludersi in strada, un duello, una sfida all’O.K. Coral in cui se la Bigelow non è la figlia illegittima di John Milius, allora deve esserlo di Sam Peckinpah, perché è la regista che ha capito meglio di tutti la lezione di “Bloody Sam”.

Il vecchio Sam sarebbe stato orgoglioso di Katrina.
Ogni volta che arriva la sparatoria finale di “Blue Steel”, io cambio posizione sulla poltrona e mi godo una sparatoria, in cui ogni colpo è un tuono e lo scontro tra i sessi viene definito utilizzando i canoni del cinema d’azione e di quello Western: vetri rotti, tamburi di pistole ricaricate al volo e rallenty per enfatizzare la violenza dei colpi. Sul serio, qui la questione non è mai stata relativa al fatto che Kathryn Bigelow diriga film “come un uomo” (qualunque cosa voglia dire), Kathryn Bigelow dirige come si fa in paradiso. Punto!

“Tutto quello che serve per fare un film sono una pistola e una donna” (Jean-Luc Godard)
“Blue Steel” non ha incassato molto alla sua uscita, anche se le prove dei due protagonisti Jamie Lee Curtis e Ron Silver, hanno raccolto applausi per la loro intensità. Per alcuni mercati inoltre, il film è stato più pubblicizzato per il nome del produttore Oliver Stone, piuttosto che per la pellicola in sé (storia vera). Inoltre il film è rimbalzato tra diverse case di produzione prima di finire nelle mani della Metro-Goldwyn-Mayer, e venire riscoperto solo dopo il grande successo di Point Break. Ma resta il fatto che nel 1990 Kathryn Bigelow ha frmato una dichiarazione d’intenti chiarissima, quasi un manifesto programmatico: le donne toste (e con i capelli corti) erano arrivate ed erano anche più toste di molti uomini.

Sembra che le donne toste siano state inventate al cinema negli ultimi cinque anni, in realtà le figlie di Ellen Ripley esistono da sempre e la prossima settimana, faremo la conoscenza di un'altra di loro, non mancante!

34 commenti:

  1. Innanzitutto un saluto a Enar😂😂😂.
    Questo film l'ho trovato in qualche abbinamento editoriale su un dvd a doppia faccia dove sull'altro lato c'era un altro film. Beh è stata una bella sorpresa perché di solito in quei casi i film sono dei mezzi pacchi e invece...

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    1. Ad Enar ci ha pensato Jamie Lee, click... Bang ;-) Film incredibilmente sottovalutato, ha qualche difettuccio sono il primo ad ammetterlo, ma i lati positivi superano di gran lunga i piccoli problemi del film che resta una discreta bombetta. Cheers!

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  2. Carabara, ricordo di averlo visto al cine con la mia ragazza di allora e di aver pensato che ogni tanto qualcosa grippava. Sono un fan del Ron Silver del Mistero Von Bulow, ma credo che fosse come era "scritto" il suo personaggio. Tutto sommato mi pareva quadrasse la caratterizzazione di Jamie Lee, ma lo yuppie ed il suo feticcio - anche all'interno delle logiche di un action - mi sembravano un abbozzo. Naturalmente sono passati 30 anni e non ho mai rivisto il film. Concordo con la tua riflessione sul luogo comune della donna che dirige come un uomo. Immagino ne abbia sofferto anche Gail Simone quando scriveva i Secret Six della DC con piglio simile al collega Andy Diggle sui Thunderbolts della Marvel.

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    1. Ci sono vari passaggi che grippano anche nella costruzione del personaggio di Megan Turner, diciamo che è scritto per accumulo, però alla fine quel finale liberatorio (e “sparatorio”) permette di far quadrare un po’ di logiche. Si lo penso anche io, forse giusto Ann Nocenti un po’ è riuscita ad evitare l’etichetta. Cheers!

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  3. Ho un vago ricordo di aver visto questo film, ma non potrei giurarlo... certo che ti sei scelto un titolo per la rubrica lungo come gli articoli!

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  4. Lo avevo visto, ai tempi, senza sapere che fosse della Bigelow.
    Diciamo che il "ciclone" Point Break non era ancora arrivato. Dopo, esplose di botto l'uragano Kathryn e lo sapevano tutti, chi era.
    Ciclone, uragano...si, ok. Lasciamo perdere.
    Dicevo...visto prima di scoprire che era realizzato da quella che e' forse la mia regista preferita di sempre.
    Ciononostante...mi era piaciuto.
    E parecchio, anche.
    Un bel thriller poliziesco teso, vibrante, sul filo del rasoio.
    Dove, come spesso avrebbe fatto in seguito...la nostra Kat si leva un paio di sassolini dalle scarpe e non le manda a dire. Anticipando i tempi.
    Verissimo. Una donna puo' ottenere gli stessi risultati di un uomo, in certi ambiti. Se non meglio.
    Perche' deve sbattersi il quadruplo.
    Deve impegnarsi molto di piu', rispetto ai maschietti, per veder riconosciuti i propri meriti. Senza contare che la sottovalutano, e al primo errore la demoliscono.
    Anche se non tutti i maschi sono ottusi. Kat e' una persona intelligente, e lo fa capire proprio con un suo collega, l'unico dalla sua parte.
    E poi...il discorso sulle armi e sulla violenza e' troppo complesso, per riassumerlo in due righe.
    Ci si dovrebbe dare tutti una calmata, ed essere meno impulsivi. Specie se si porta una divisa e una pistola.
    Ma dipingere tutti i poliziotti come assassini dal grilletto facile e' sbagliato tanto quanto sparare senza motivo.
    Fai un lavoro infame, mal pagato, pericoloso, con situazioni critiche a pacchi e pochissimo tempo per decidere.
    Ma la gente vede solo il cadavere a terra e trae conclusioni da quello.
    Mi aveva colpito, comunque. Un po' perche' dove ci sono sfondi e ambienti neri e bluastri non puo' che piacermi.
    Si vede che Kat viene dalla scuola di Cameron.
    E poi, la bravura degli interpreti.
    Jamie Lee...gran bella donna, che ha pure la bravura dalla sua. Capace di passare dalla casalinga sciatta alla bomba sexy. E ha un fisico da urlo.
    Dicevi che i registi si scambiano spesso gli attori.
    Sara' un caso che la ritroviamo in True Lies? Ma chi gliel'avra' consigliata, a Jimmy?
    Bravissimo anche Silver. Che ho sempre considerato un po' come il cugino povero del grande Rickman, visto che si somigliano. Ma anche lui e' un cattivaccio coi fiocchi.
    Gran bel film. Da riscoprire.

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    1. Se chiedi a Kat è Jimmy che viene dalla sua di scuola ;-) Certo che si scambiano gli attori, "Near Dark" ha tre quarti del cast di "Aliens", ma mi sembra anche normale Hollywood è più piccola di quello che sembra. Cheers

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  5. " Una donna puo' ottenere gli stessi risultati di un uomo, in certi ambiti. Se non meglio.
    Perche' deve sbattersi il quadruplo ". Herr Starr - un personaggio della saga di Preacher apprezzata da Carabara la pensa esattamente così e quando è in addestramento anti terrorismo spiega che la donna in un commando è la prima alla quale spara perché è sicuramente quella che si è impegnata di + x essere lì.

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    1. Il pragmatismo teutonico di Herr Starr non si batte, al massimo lo puoi mutilare per 66 numeri di serie regolare ;-) Cheers

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    2. Vero, verissimo.
      Dimenticavo...grandiosa la citazione di Preacher.
      Un'altra perla di saggezza da parte del nostro pelatone preferito.
      "Mi perdoni, ma credo lei abbia frainteso. Percio' ritengo sia opportuno mettere le cose in chiaro, onde evitare equivoci di sorta. Io sono qui esclusivamente per FOTTERE. Non ho alcun interesse a conoscerla meglio, o a stabilire un qualsivoglia tipo di relazione o impegno duraturi."
      "...Altro vino?"
      Una meravigliosa summa di autentico e concentrato egocentrismo maschilista.
      La versione raffinata del "S.....i, ti diro' poi" di luttazziana memoria.
      Anche se, a dire il vero...e' il discorso che qualche volta avremmo voluto fare nei confronti di una tipa tanto desiderabile quanto insopportabile.
      Siamo uomini, che ci vogliamo fare.
      Un gran personaggio anche lui.
      E pazienza se in mano sua il Graal, che esiste praticamente dall'alba dei tempi...e' durato CINQUE MINUTI.
      In effetti gliene capitano di ogni, da quando si mette sulle tracce di Custer.
      Ma non si arrende mai. Anche se, come comandante supremo...a parer mio se ne puo' discutere.

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    3. In una classifica di grandi nemesi, Herr Starr vincerebbe perché ucciderebbe tutti gli altri candidati ;-) Cheers

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  6. Le tipe toste ci piacciono un sacco, sempre siano lodate ;)

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    1. Per altre due settimane avremmo ospiti di livello su queste Bare ;-) Cheers

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  7. Gran bella iniziativa, e ovviamente vai dritto al cuore visto che sono film che ho amato già alla loro uscita. In realtà di questo "Blue Steel" mi sono piaciuti molto i vari elementi ma non l'insieme: rivisto l'anno scorso sulla compianta CineSony (da cui ho catturato pure la scena scacchistica di Ron Silver che mette il pistolone davanti alle pedine!), ho ritrovato il senso di delusione provato all'epoca per la sceneggiatura, che onestamente mi sembra non sia buona come le singole parti. Dopo la vestizione dell'eroe - tipica maschile e rivendicata con orgoglio dalla protagonista - dopo un Ron Silver titanico e una regia da applauso ad ogni scena, certe trovate mi sono sembrate un po' forzate, un po' "cattivo da fumetti". Ma sono sottigliezze, resta un film importantissimo e basilare per quella nuova èra che si stava aprendo: il 1990 ha cambiato tante cose in modo profondo, su tanti fronti, quindi non vedo l'ora di leggere le altre donne forti che hai scelto ;-)
    P.S.
    In una puntata di "Star Trek: Enterprise" l'equipaggio accetta l'invito a scendere sul pianeta gestito da Clancy Brown... ma io dico, non lo vedete che ha eternamente la faccia da infame? Forse si sono lasciati ingannare da quest'unico suo ruolo da buono :-D

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    1. Volevo mandarti la citazione scacchistica ma sei più avanti dell'avanguardia ;-) Sono totalmente d'accordo, per quello non è arrivato il "Classido", la trama butta dentro tanti elementi, molti li dimentica (il padre maltrattante) quindi i singoli elementi sono buoni, se non proprio buonissimi, ma non tutti funziona nell'insieme, è il problema del film che però quando funziona, lo fa alla grandissima. I prossimi due mercoledì sono blindati ;-) Di sicuro avranno visto questo film, forse sul computer dell'Enterprise era caricato solo "Blue Steel" e non il resto della filmografia di Clancy Brown ;-) Cheers

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  8. Ammetto di non aver mai visto questo film, ma dire che con il tuo post mi hai fatto venire un po' di voglia di dargli un'opportunità...

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    1. Yeah! L'intenzione era un po' quella lo ammetto, ma sono di parte Katrina è da sempre una delle mie preferite. Cheers

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  9. Argento (Silver) e Acciaio (Jaime Lee), grande accoppiata! Il primo per intensità recitativa e una certa somiglianza con Andy Garcia. Inoltre lo ricordo sempre in Timecop. La seconda perché oltre a essere stata eletta miss seno america è davvero brava a caratterizzare di molteplici sfumature ogni sua caratterizzazione. Peccato che il buon Ron ci abbia lasciato prematuramente e la Curtis sia un pò uscita dal cinema di serie a, ma si sa, per le "vecchie" non ci sono molte parti a Hollywood. In ogni caso mi permetto di pronosticare una Theresa Russell all'orizzonte, anche se non voglio fare spoiler.
    Comunque concordo con te che Clancy Brown, anche quando fa il buono, si porta dietro l'ombra del Kurgan, che lo rende poco credibile come personaggio positivo... 👋

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    1. Theresa Russell nome interessante, lo scoprirai nel corso delle due prossime settimane ;-) Cheers

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    2. Capperi, mi sono ricordato che Pretty woman è uscito nel 1990... Chissà se... 👋

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    3. Accetto ogni supposizione e teoria per i prossimi mercoledì, tanto i post sono già pronti ;-) Cheers

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    4. Scusa ma i toto post sono uno dei miei giochi preferiti. Mi diverto con poco, lo so! 😜

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    5. Ma io mi diverto a leggere le teorie, anche perché se toccasse a me, non indovinerei mai, ma mai nella vita proprio ;-) Cheers

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    6. Allora siamo in due, anche io non ci azzecco mai!!

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  10. Due sono facili, questo e quello di Besson. Il terzo titolo ammetto che mi ha lasciato spiazzato... Vediamo cosa tiri fuori dal cilindro.

    Torniamo a questo BLUE STEEL della Bigelow, scoperto solo dopo il super-botto POINT BREAK. Ovviamente comprato in vhs con qualche rivista e ovviamente visto ad ogni suo passaggio tv (spesso sulla solita Italia1). FIlm godibilissimo, violento e teso il giusto con una protagonista tosta e azzeccata. Ammetto che non lo rivedo da un bel po' ma l'ho visto talmente tante volta da ragazzino che me lo ricordo parecchio bene.

    Sarebbe divertente vedere le differenze se uscisse nel 2020... Troppe pippe mentali oggi giorno o troppa "innocenza" nel '90? Secondo me buona la prima.

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    1. Da stamattina aspettavo i pronostici di Zio Portillo ;-) Secondo me se uscisse oggi sarebbe ancora più smarmellato, il titolo perfetto che ha mostrato una donna in un ambiente maschile è arrivato nel 1991, diretto da Demme, oggi anche “Blue Steel” sarebbe ancora considerato troppo poco corretto politicamente per certe soluzioni. Cheers!

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  11. Che bella idea Cassidy, un modo originale, serio e non modaiolo di celebrare le brave donne che il cinema ha sempre avuto in tutti i ruoli, anche prima che ci venissero infilate a forza e a volte anche a sproposito. Jamie Lee Curtis mi è sempre piaciuta, lei gli uomini se li è sempre mangiati, penso ai divertentissimi Un Pesce di Nome Wanda e True Lies, senza rinunciare a essere sexy, anzi! E Kathryn Bigelow mi ha completamente conquistata con The Hurt Locker, oltre naturalmente al classicissimo Point Break. Non vedo l'ora di scoprire le prossime eroine!

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    1. Jamie Lee e Katrina sono due istituzioni su questa Bara, spero ti piaceranno anche le prossime protagoniste. "Un pesce di nome Wanda" ho già dato, ho delle cosette da scrivere prima, ma vorrei affrontare anche "True Lies" un giorno ;-) Cheers

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    2. Mi prenoto già per True Lies, altro film preferito nella mia scala digitale!! 😜

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    3. Tranquillo, ho tutta una scaletta, abbi pazienza, arriverà ;-) Cheers

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  12. Questo film lo adoro. Certo non è il film capolavoro della Bigelow e non è nemmeno quello che preferisco tra i suoi, ma ha la mia adorata J.L.C. e tanto mi basta. Solo occhi a cuori per lei (magari oggi un po' meno, ma il tempo non è stato molto clemente). Ad ogni modo la Bigelow mostra già che il piatto successivo della sua filmografia sarà una bomba, ma questo non è che sia poi proprio da meno.

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    1. Per lo meno è una che sta invecchiando, senza paura di farlo, considerando cosa combinano attori e attrici per provare (invano) a fermare l'azione di Padre Tempo, lo apprezzo ;-) Esatto non è il migliore ma resta un altro solidissimo film in una filmografia di tutto rispetto. Cheers

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