Bisogna fare attenzione ai tipi loschi che s'incontrano
ai crocevia di due strade ed oggi che Elm Street torna ad incrociarsi con
Craven Road, mi sembra anche naturale ritrovare il ghigno da Stregatto di Wes
Craven.
Tra la notizia della definitiva (fino alla prossima)
morte di Freddy Krueger e la strategia pubblicitaria basta sull’utilizzo del
3D,
Nightmare 6 - La fine porta a
casa bei soldoni, tanti bei bigliettoni verdi che Wes Craven poteva vedere
soltanto in fotografia. Sì, perché il maestro di Cleveland le ha tentate tutte
per dimenticare Elm Street e il fatto che i tipi della New Line stessero facendo
soldi a palate senza di lui, ha persino tentato di creare il suo Freddy 2.0, ma
con
Horace Pinker non è andata troppo
bene.
Quando si tratta di Wes Craven che parla di Wes Craven,
ricordatevi sempre: zio Wessy amava molto romanzare i fatti che lo vedevano
come protagonista e non è un caso se proprio in questo nuovo capitolo di “Nightmare”
lo ritroviamo con quel suo ghigno da Stregatto nella parte di se stesso, ma
andiamo per gradi, prima bisogna affrontare le voci messe in giro, quindi vi
riporto la leggenda, come viene ancora narrata.
Robert Shaye sente dire in giro che Wes Craven non è
contento del trattamento ricevuto dalla New Line, strano! Zio Wessy ha passato
solo gli ultimi dieci anni dall'uscita del
primo film a lagnarsi! Sta di fatto che i due si parlano, trovano terreno comune
(aprite il libro alla voce: “Soldi”) e si decide che dopo aver fatto dirigere
un “Nightmare” a chiunque, ora i tempi sono maturi per il ritorno del papà di Freddy
Krueger.
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Nel film ci scherzano, ma secondo me l'ufficio di Robert Shaye è davvero così. |
Posso fare la parte del cinico per un momento? Se volete
sapere la mia, Robert Shaye ha guardato il suo calendario da scrivania (che mi
immagino parte dell’infinito merchandising sfornato negli anni su Freddy) e ha realizzato che il
primo decennale del film era alle porte, la popolarità del personaggio stava scomparendo e
quindi anche le idee più bizzarre di zio Wessy potevano andare bene, pur di
sfornare un nuovo Nightmare con il nome di Craven in locandina (infatti il film
s'intitola “Wes Craven's New Nightmare”).
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Il film è meglio dei titoli di testa, questo possiamo dirlo. |
Craven, infatti, che cosa fa? Ripesca quella sua vecchia
idea che si era visto respingere ai tempi di
Nightmare 3 (da cui arriva anche l'idea del pericoloso attraversamento stradale, proposta, ma tagliata nel 1987), ovvero un soggetto meta narrativo che, ovviamente,
questa volta Robert Shaye accetta con entusiasmo, vi ho già detto che sono
cinico, vero? Ok, andiamo avanti.
A questo punto Wes Craven, da buon amante del cinema
colto e impegnato, con ancora “I protagonisti” (1992) di Robert Altman negli
occhi (film dove molti attori famosi interpretano la parte di loro stessi)
prende l’agenda e chiama la sua Nancy, l’attrice Heather Langenkamp, i due s'incontrano a casa di Craven, chiacchierano del più e nel meno, ma soprattutto del
problema che affligge la vita di Heather, perseguitata da un fan troppo
invadente, un vero e proprio stalker che ha a lungo reso un vero incubo la sua
vita, altro che Freddy Krueger. Qualche mese dopo, Craven torna a bussare alla
porta di Heather Langenkamp, per proporle un ruolo da protagonista nel suo
nuovo film, la parte da interpretare? Quella di Heather Langenkamp.
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L’ultima volta dalla cornetta cicciava fuori una lingua viscida. Zio Wessy gioca con le aspettative del pubblico. |
Craven è convinto che essendo passati dieci anni dal
primo Nightmare, anche i ragazzi
terrorizzati da Freddy di allora siano cresciuti, quindi punta a fare un titolo
più adulto dedicato a loro, ma secondo me l’uso del genitivo sassone nel titolo
non è solo un modo per ribadire al mondo che il maestro di Cleveland è tornato,
ogni volta che vedo un regista utilizzare il genitivo sassone in quel modo
penso a Carpenter (lo so, ne sono ossessionato più dello stalker con Heather
Langenkamp), Craven con questo “nuovo incubo” fa un lavoro molto simile a quello
che Carpenter avrebbe fatto solo due anni dopo con
Fuga da Los Angeles.
Craven qui firma un film metanarrativo esplicito, che parla (anche) della realizzazione degli horror, con continui
riferimenti alle favole classiche (che poi sono i primi veri racconti
dell’orrore), in cui gli attori interpretano loro stessi e al picco della
confusione tra realtà e finzione, cominciano a chiamarsi tra di loro usando i
nomi dei loro personaggi (come accade tra Heather Langenkamp e John Saxon,
padre e figlia, ma solo nella finzione del film).
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Papà John Saxon e sua figlia Nancy Langenkamp, ehm, vabbè... Avete capito il gioco, no? |
Carpenter è un pochino più sottile, il suo
Fuga da Los Angeles diventa
metanarrativo solo dalla partita di basket in poi e smaccatamente solo
nell’ultima inquadratura, ma, a ben guardarli, entrambi i film sono stati
accusati negli anni di avere una messa in scena non proprio impeccabile
(specialmente quello di Carpenter e la sua scena di surf) e a loro modo
entrambi utilizzano i terremoti come elemento narrativo, Giovanni Carpentiere
con il “Big One” che separa la California dal resto del Paese, Craven con i
continui terremoti, un metaforone scritto con il pennarellone a punta grossa,
per sottolineare i tentativi di Freddy di ritornare, salvo che negli ultimi
giorni di riprese di “Nightmare - Nuovo incubo”, la produzione ha dovuto fare i
conti per davvero con un terremoto piuttosto grosso (storia vera), un caso di
arte che imita la vita che imita i movimenti sismici pensati da Craven.
In entrambi i film, i due Maestri dell’Horror cercano di
liberare i loro personaggi più famosi dallo schema (cinematografico) in cui
erano incastrati ed utilizzano i loro film per lanciare un monito: quello di
Carpenter è uno sguardo al futuro del cinema, un modo per mettere in guardia
tutti sulla logica dei seguiti (e dei remake, e dei reboot) a tutti i costi
che non fanno altro che riproporre sempre la stessa storia, nel suo caso, la
stessa fuga di Jena Plissken.
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Robert Englund senza trucco fa quasi più paura. |
Craven, invece, qui conferma tutta la sua vena più
autoriale, fornendo a noi fanatici di film horror una risposta colta e ragionata
(il tipo di ragionamento che potrebbe arrivare solo da un ex insegnante
laureato in filosofia e psicologia e prestato al cinema per pura passione) per cui i film horror sono una finestra aperta sugli istinti umani, quelli che
esistono e non possiamo fermare perché se repressi, non possono che fare più
danni. Per questo secondo il professor Craven, i film horror sono così
importanti, perché permettono di sfogare nell'immaginario alcuni istinti, ma
anche ad affrontare alcune paure, come quella di un ammiratore troppo pressante
per Heather Langenkamp.
In “Nightmare - Nuovo incubo” Freddy Kruger rappresenta
paure e bassi istinti che cercano di tornare nella realtà, aver smesso di fare
film su di lui dal 1991 è stata una sorta di censura, per Craven il suo nuovo
incubo è un monito ai censori, d’altra parte da un iconoclasta come lui, non mi
sarei aspettato certo di meno.
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“Bentornati allo show di Freddy figli miei!” |
Quello che colpisce di “Wes Craven's New Nightmare” è un
soggetto di base incredibilmente affascinante che, per altro, permette a tutti i
fan di questa saga, di vedere tutti i propri beniamini interpretare la parte di
loro stessi, un po’ come un grande incontro con i fan ad una fiera di cinema horror, però direttamente sul grande schermo o sulla poltrona di casa.
Purtroppo, la sceneggiatura di Craven non è articolata e curata quanto il suo
brillante spunto iniziale, superato l’entusiasmo di vedere Robert
Englund con gli occhialini da sole stilosi che nel tempo libero fa il pittore
mentre riflette sulla popolarità acquisita, oppure Heather Langenkamp con un
marito esperto di effetti speciali e un figlio (fotocopia di quelli reali che
hanno declinato l’offerta di apparire nel film), quello che resta è un altro
“Nightmare” con una Heather cresciuta ancora una volta impegnata nel ruolo
della “Final girl” di turno.
Quello che forse manca a “Wes Craven's New Nightmare” è
un finale potente quanto quello di
Fuga da Los Angeles, uno stacco netto tra realtà e finzione che, però, forse
Craven nemmeno cercava, perché va detto che il maestro di Cleveland, quando
decide di mescolare realtà e finzione, lo fa alla grande e senza prendere
prigionieri.
Il suo film inizia con una scena fotocopia di quella del
primo Nightmare, le mani di Krueger
intente a costruire un nuovo guanto artigliato (questa volta con cinque artigli
invece di quattro) è l’inizio del film, ma anche l’inizio del film nel film, sì,
perché pronti via, senza nemmeno i titoli di testa, ci porta subito sul set del
nuovo Nightmare diretto da Craven (brillantemente interpretato da Wes Craven),
quasi come se fosse il dietro le quinte di uno dei suoi film.
“Nightmare - Nuovo incubo” ha tutto per affascinare anche
gli spettatori che non hanno mai visto nessuno dei precedenti sei film della
saga, Freddy Kruger qui è talmente un’entità spesso solo citata che, per
assurdo, chiunque potrebbe guardare questo film, senza nemmeno aver mai visto il
volto (ustionato) del personaggio che ha reso famoso Robert Englund. Craven ci
porta idealmente nelle vite degli attori, mostrandoci un dietro le quinte
finto, ma non più di certe interviste rilasciate in fase di promozione di
alcune pellicole, ricordate la regola aurea: mai credere alle affermazioni
degli attori sul loro prossimo film in uscita!
Poi piano piano inclina il pavimento sotto i piedi degli
spettatori sempre di più, per farci scivolare tutti, giiiiiiù in un horror
classico che termina come le fiabe che Heather racconta al figlio prima di
dormire, con un forno (dove bruciare una strega, qui ben rappresentata da
Freddy), in quella che è una riuscita discesa all'inferno con successivo
ritorno a casa. Infatti, nell’ultima scena Craven chiude il cerchio e questa
volta la favola da leggere al piccolo Dylan, è la sceneggiatura del film, con
tanto di dedica di zio Wessy alla sua protagonista («Grazie per aver avuto il
coraggio di interpretare Nancy ancora una volta»).
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“Perché non ho letto tutta la sceneggiatura! Chissà se io mi salverò alla fine!”
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Ecco quindi che Robert Shaye ci porta nel suo ufficio
strapieno di merchandising su Freddy, John Saxon viene richiamato alle sue
responsabilità di padre cinematografico e Wes Craven è quello che gongola più
di tutti, lui che ha sempre avuto la propensione a romanzare se stesso, qui può
anche interpretarlo, non a caso è il demiurgo della storia, che non
perde occasione per cantarsela e suonarsela, il demone Freddy Kruger ha preso
le sembianze che lui aveva descritto nel film del 1984, perché la storia a
detta di Craven (impegnato a darsi meritate pacche sulle spalle da solo) era
molto buona, di fatto è lo stesso zio Wessy a spiegarci le regole del suo film
horror, anticipando i Randy che verranno nella sua filmografia, perché dopo un
film così, era naturale che il passo successivo della carriera di Wes sarebbe
stato puntare tutto sull'intrattenimento metanarrativo con “Scream”, in fondo
Craven aveva iniziato a rendere più sottile la parete tra realtà e finzione già
da tempo, il suo è stato un lungo corteggiamento con
questo tema.
Con “Nuovo incubo”, Wes Craven mette su un affascinante
gioco di specchi cinematografico, in cui tutto deve risultare posticcio, a
partire dal nuovo aspetto di Freddy Krueger che, lo ammetto candidamente, non mi
è mai piaciuto, quel cappellaccio verde lo fa sembrare un pensionato al
mercato, il guanto è un po’ troppo “plasticoso” per i miei gusti così come il
trucco sul volto di Englund che più che ad un’ustione fa pensare a pelle
lacerata (forse nello sforzo di rientrare nel nostro mondo?), però devo avere
uno straccio di onestà intellettuale, se posso dichiarare che la scena del surf carpenteriana è pacchiana, ma del tutto funzionale al messaggio che il regista
voleva comunicare, devo riconoscere la stessa attenuante anche al trucco di Krueger.
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Visto così, sembra uno di quei tipi loschi da evitare, specialmente quando si aggirano nei parchi la sera. |
Dove, invece, riconosco solo il puro talento di Craven è
sicuramente nel modo in cui il maestro di Cleveland ricostruisce intere scene,
riproponendo i classici del suo
primo film, senza risultare mai urticante, ancora una volta vediamo Nancy/Heather
sprofondare fino alle ginocchia nei gradini delle scale che si sciolgono sotto
i suoi piedi. Nuovamente assistiamo ad un omicidio (quello della baby sitter
adolescente che nella prima stesura di Craven aveva un ruolo maggiore, con la
sua fissazione per il film originale, riportava Freddy in questo mondo) con un
corpo strattonato lungo le pareti e il soffitto, ma se volete divertirvi a
scovare le autocitazioni, Craven ne ha sparse ovunque nel film, basta dire che
la mitica Lin Shaye (sorella del produttore Robert) torna nello stesso identico
ruolo che ricopriva nel film del 1984, anzi, qualcuna di queste trovate è anche
stata piallata dal doppiaggio italiano, purtroppo, come quando l’infermiera
chiede a Heather se ha il lasciapassare, il dialogo in lingua originale è lo
stesso che sentiamo tra Nancy e la “Vigilessa” dei corridoi scolastici del
primo film.
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La mitica Lin Shaye non può certo mancare all'appello. |
Sul perché, invece, in sette film, la filastrocca di
Freddy Krueger sia stata tradotta diversamente sette volte, non so proprio cosa
dire, lascio la
parola agli esperti e concordo con Evit, “Freddy fa le prove”? Dove le fa 'ste prove? All'osteria numero
nove? Bah!
Il gioco (meta)cinematografico orchestrato da Carven
affascina ed è pieno di spunti, ad esempio mi fa impazzire il fatto che il
figlio di Heather che, come avreste potuto intuire guardando il film (il suo
nome viene urlato un’infinità di volte) si chiama Dylan ed è interpretato dal
bambino di
Cimitero Vivente, il
piccolo (allora) Miko Hughes che con l’aggiunta del guanto artigliato, spesso
fa più paura di Freddy!
 |
Per me è LUI il vero nuovo incubo del film! |
Inoltre, trovo fantastico che il suo pupazzo preferito, il
dinosauro a cui il bimbo si aggrappa come un totem contro la paura e che
finisce anche per beccarsi un’artigliata da Freddy nella gomma piuma, sia un
dinosauro di pezza di nome Rex che diventa tra i coprotagonisti del film, il
tutto un anno prima del Rex di
Toy Story!
Voi venite qui per un pasto a base di Freddy Krueger ed io come contorno vi
porto “Toy Story” andiamo! Dove lo trovare un altro blog così?
 |
Hai un amico in me / Un grande amico in me (Cit.) |
“Nuovo Incubo” è una favola nera (meta)cinematografica
che mette in guardia i censori e rende nuovamente Krueger l’uomo nero che
terrorizza i bambini (e gli adulti) delle fiabe, la scena in cui come
Pollicino, Heather Langenkamp segue le pastiglie per dormire lasciate
ordinatamente fin sotto le coperte è un’altra delle tante intuizioni visibile
brillanti di Craven, lo scontro finale tra lingue freudiane lunghe mezzo metro
e forni degni di Hansel e Gretel è davvero un nuovo incubo firmato da Craven,
una discesa all’inferno per combattere un personaggio che merita di diritto di
stare tra i grandi “Babau”, sicuramente tra quelli cinematografici.
 |
Infilargli in bocca due metri di lingua, la lingua dell'amore (Cit.) |
Eppure, proprio come
Fuga da Los Angeles, la zampata autoriale di Craven non viene apprezzata,
costato solo otto milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti ex
presidenti spirati, il film ha incassato diciotto milioni, anche meno del
famigerato
Nightmare 5 - Il mito, da
sempre considerato il meno remunerativo di tutta la saga.
“Wes Craven's New
Nightmare” è stato più apprezzato dalla critica e dagli appassionati che al
botteghino, ma è indubbiamente il punto esatto dove comincia la seconda parte
della carriera di Wes Craven, quindi non preoccupatevi perché la Craven Road è
una strada ancora lunga, ci vediamo qui tra sette giorni!
Intanto vi ricordo lo speciale del
Zinefilo dedicato a tutti i film di Nightmare!
Lo so che lo scrivo sempre ma resta uno dei miei film preferiti dell'intera serie, lo trovo intelligente e arguto come pochi, forse non è stato capito dagli amerigani, ma è veramente geniale, come solo Craven poteva essere. Purtroppo non lo rivedo da anni ma prima o poi troverò il tempo di farlo. Tra l'altro non l'avevo visto al cinema ma su Italia1, stranamente ricordo che lo avevano dato in prima serata, forse perché era considerato un horror atipico, quindi penso che sia stato anche pesantemente tagliato. Poi l'ho anche rivisto in videocassetta, sono sempre stato un fan del buon Freddy. Buon venerdì, ora mi metto a lavurà!
RispondiEliminaCredo di averlo beccato anche io in tv, forse proprio quella volta, avevo perso i titoli di testa quindi ad attirarmi fu vedere tutti gli attori interpretare loro stessi, buon venerdì anche a te! Cheers
EliminaVisto al cinema ai suoi tempi. Resta uno dei miei preferiti di tutta la saga, proprio per il cambio di tono.
RispondiEliminaAnche io penso che spicchi molto, forse Craven nel finale avrebbe potuto osare di più, ma è un tipo di operazione che apprezzo molto, anzi ho un altro post simile che arriverà presto, dove avremo modo di approfondire il discorso ;-) Cheers
EliminaConcordo perfettamente: una pellicola interessante e riuscita, ma avrebbe potuto essere decisamente più graffiante (pun intended) ;)
RispondiEliminaChe poi se ci pensi ha lo stesso "difetto" di un capolavoro enorme di Craven come "Il serpente e l'arcobaleno" un finale che per quanto funzionante, forse sembra un mezzo passo indietro rispetto al resto del film. Carpenter in "Fuga da New York" chiudeva con un gesto di rottura (lo sguardo in camera di Jena) mentre Craven nel finale qui riporta la saga su binari un po' più convenzionali. Cheers
EliminaSul look di Kruger hai ragione...e' quasi più un cattivo da "fantasy" che da orrore...Però che gran film..alla fine era l'unico modo per riportare in vita l'icona Kruger. Tempi troppo diversi: così ha funzionato, come fiaba nera.
RispondiEliminaLa spiegazione del perché appaia meno realistico ho provato a darmela, però dici bene sembra uscito da un film fantasy, poi quel cappellaccio verde, sembra un anziano al mercato ;-) Cheers
EliminaForse era proprio per ricordare il Freddy della saga il meno possibile, visto che nel gioco metanarrativo di Craven questo è "solo" il demone che si serve di lui per entrare nel nostro mondo, e un demone mente sempre (anche sul proprio aspetto) ;-) Comunque, l'espediente metacinematografico l'ho trovato perfetto per chiudere il cerchio iniziato nel 1984: qui abbiamo una riflessione su Freddy e sui meccanismi dell'horror, qualcosa di ben lontano da una semplice e banale ennesima resurrezione di un personaggio ormai spremuto più che a sufficienza nei precedenti film...
EliminaSicuramente l'idea era quella senza ombra di dubbio, ma quello che mi piace molto del film è il monito ai censori, serve a ribadire la pubblica utilità dei film horror, questo non lo ha fatto nessun altro regista all'infuori di Craven. Cheers!
EliminaQuesto settimo capitolo va visto di seguito al primo, per poter apprezzare appieno i giochini di zio Wes. Mi piacque da matti alla prima visione, alle successive però perde moltissimo, forse perché dietro un'idea ispirata non c'è un'altrettanto ispirata scrittura.
RispondiEliminaE il piccolo mostriciattolo dà più incubi di Freddy! Ricordo male, o Craven disse che lo aveva chiamato Dylan proprio in onore dell'indagatore dell'incubo? Craven Road diventerebbe circolare, tornando al numero 7! :-P
Però potrei anche essermelo sognato...fortuna che non era un incubo...
Su questa informazione non ho trovato riscontro, "Dylan Dog" è stato sicuramente pubblicato anche negli Stati Uniti ma non so quanti fumetti leggesse Craven, secondo me molto pochi, almeno a giudicare sulla base del suo "Il mostro della palude" (1982). Dici benissimo, ci sono intere scene in cui Craven riprende anche quasi le stesse inquadrature del primo film, ho messo un po' di enfasi sulla didascalia del telefono, ma è davvero un giochino molto divertente che si coglie bene, se si ha bello fresco in testa il film del 1984 ;-) Cheers
EliminaHo apprezzato molto questo gioco metanarrativo. Devo dire però che mi è un po' dispiaciuta la perdita della folle ironia e degli aspetti più comici dei film precedenti.
RispondiEliminaChe poi Craven ciurla nel manico, anche nel film del 1984 Freddy fa la conta affettandosi le dita ;-) Quando il creatore di un'icona cinematografica la butta sul metanarrativo di solito mi piace, ho un altro post a tema in arrivo a breve sulla questione. Cheers
EliminaFilm scritto con il pennarellone: mi aspettavo che ad ogni scena si fermasse tutto, apparisse Craven e spiegasse allo spettatore la metafora di ogni scelta di sceneggiatura :-D
RispondiEliminaComunque una nuova serie di Nightmare con quel ragazzino satanico vincerebbe tutto! Altro che pensionato al parco Freddy, col cappello di kashmir :-D
Una roba tipo "La montagna Sacra" con apparizione del regis... ehm no, in effetti Craven appare per davvero :-P Cavolo si, metteva già fifa dai tempi di "Cimitero vivente". Cheers!
EliminaBeh sì, Robert Englund basta solo nominarlo e fa già paura. Comunque geniale la lingua di due metri, e Lin Shaye era come adesso :D
RispondiEliminaLin Shaye è sempre stata così, vuoi un film dove lei fa davvero paura? "Kingpin" di Peter e Bobby Farrelly ;-) Cheers
EliminaPer me rimane uno dei migliori di tutta la saga, piaciuto moltissimo proprio per o stratagemma metanarrativo, che ci sta alla grande.
RispondiEliminaSenza ombra di dubbio, l'idea del demone che utilizza i "panni" di Freddy mi piace molto, secondo me avrebbero dovuto mettere enfasi su quello, se mai ci sarà un altro "Nightmare" (il remake non lo considero nemmeno) sarebbe un ottimo spunto da seguire. Cheers!
EliminaL'ho completamente perso sto film. Ma la metanarrazione mi piace, per cui lo recupererò sicuramente.
RispondiEliminaP.s.
Anch'io ho dei dubbi sugli extra dei bluray/dvd quando il cast è sempre così entusiasta del film. Il più delle volte è una vera "sola".
E sulla "messinscena non proprio riuscita di Fuga Da Los Angeles non posso che confermare, come sai, che non è uno dei miei film preferiti al contrario invece del primo capitolo.
Questo penso che ti piacerà, metanarrativo a go-go ;-)
EliminaGli attori mentono, anzi recitano, soprattutto quando devono "vendere" il loro nuovo film, fa parte del gioco. "Fuga da New York" è una pietra miliare come il primo "Nightmare", sto sviluppando una mezza teoria in merito, ne parleremo ancora perché ho un post in rampa di lancio, molto simile al gioco di questo film, dove utilizzerò ancora "Fuga da Los Angeles" come metro di paragone. Ti romperò talmente le palle con quel film che dovrai cambiare idea! :-P Oh scherzo eh? ;-) Cheers
Ma è quello con la scena dell'artiglio sul "pacco" del pilota durante un viaggio in automobile?
RispondiEliminaSe è quello l'ho visto al cinema, ed è l'unica scena che ricordo con chiarezza.
In verità a me all'epoca deluse, proprio perché mi aspettavo tutt'altro, ma oggi sono convinto che invece ci andrei a nozze.
Si, l'artiglio esce dal sedile é quello. In effetti ai tempi spiazzò buona parte del pubblico, motivo per cui é stato l'ultimo "Nightmare" girato da Craven. Cheers!
EliminaFanatico com'ero del primo potete ben immaginare l'hype che avevo addosso, quando ho saputo che avevano rimesso lo zio Wes al timone.
RispondiEliminaPoi mi é riuscito di vederlo, e...Beh, si, onestamente non era quel che mi aspettavo.
Perfetto il parallelismo che fai col Maestro John.
Questo e Fuga da L. A. sono prime prove, primi esempi e vagiti di meta - referenzialità.
Quando il termine manco esisteva.
E' un po' questo il guaio. Se non ti hanno ancora fornito i mezzi per interpretarla...é un casino.
Gli attori che...interpretano sé stessi? Boh.
Ho iniziato a vederci più chiaro dopo Mastro Kojima ed il suo Metal Gear Solid 2.
O forse ho capito MGS2 proprio perché ho visto prima i film di Craven e Carpenter. Non capendoci nulla.
Tutti sono bravi ad elogiare per un tentativo riuscito, ma nessuno si ricorda di chi ha messo le mani avanti per primo beccandosi le secchiate di letame.
Il film funziona nell'analizzare il fenomeno Freddie, per certi versi. Indagando sul fatto di trasformare in star un maniaco seriale pedofilo, stupratore ed omicida.
Ma é anche una riflessione sui meccanismi della paura, e sull'arte in generale, non soltanto il cinema.
Partiamo da quest'ultima, l'arte.
EliminaQuando crei un'opra, rischi talvolta di dare vita a qualcosa di cui ti sfugge il controllo. Specie quando poi la devi dare in pasto al pubblico. Per non parlare poi di quando l'opera in questione viene analizzata ed interpretata dal pubblico stesso, o dalla critica.
Tra i secondi che spesso si soffermano su alcuni aspetti (la violenza) e tralasciano il quadro d'insieme. E i primi che possono tramutarsi in fanatici del mostro ancora più del mostro stesso.
Penso al tassinaro che dice "No, non dovevano far morire Freddie. Non dovevano proprio..."
E vale per un libro, per una canzone, per qualunque cosa,
L'autore stesso vorrebbe tanto dire "Ma é solo un film/canzone/racconto!!"
It's just entertainment, già. Ma per alcuni, non é così.
Finisci per veicolare messaggi a cui neanche avevi pensato.
Riguardo alla paura...ricordate la cosiddetta "leggenda nera" dei Led Zeppelin?
Tralasciando i messaggi satanici...molti, riferendosi agli incidenti durante i tour o alle morti che colpivano la crew e la band(in ultimo quella di Bonham) dicevano che tutto quel ricorrere all'occulto, all'esoterismo (i simboli usati da Paige e dagl altri membri, e poi le copertine degli album) aveva finito per attirare la scalogna.
Ci si può credere o non credere, certo. E qui Craven ne fornisce l'esempio estremo.
Perché ci piacciono tanto, gli horror?
EliminaForse perché tendiamo a prendere per plausibile quel che vi accade.
Ci crediamo, entro certi limiti.
Ed é naturale. Se non sei disposto a crederci...ti sembrano tutte fesserie senza senso. E guarda caso é così che la pensano i detrattori.
Intendiamoci, nessuno di noi é stupido. Sappiamo benissimo che alieni e zombie non esistono.
Ma non escludiamo la possibilità.
Pensiamo sia improbabile che accada. Ma non impossibile. E c'é un mare di differenza, tra le due cose.
A furia di fare film su Freddie Krueger...può accadere che egli prenda vita, da qualche parte? O che sia sempre esistito, magari in quell' Iperuranio di cui parlano i filosofi?
In fin dei conti nel primo la barriera tra sogno erealtà si infrangeva senza preavviso. Qui avviene tra la realtà e la pellicola.
La Lagenkamp appare davvero sollevata, quando apprende della fine della saga. Almeno quanto é provata e terrorizzata dal venie a scoprire che dovrà fare ancora un episodio.
Ma é facile intuirne la ragione. Non sapevo dello stalker, davvero.
Englund ad un certo punto se ne frega, e pensa a monetizzare finché può.
Ad un certo punto arriva pure lo zioWes, quasi a voler fare chiarezza.
In realtà non ci capisce molto pure lui, Ma spiega ad Heater che il mostro agisce secondo copione, non può farne a meno. E lo script prevede che si scontri con lei, alla fine.
Comunque vada, non può evitare il duello.
Beh in effetti il concetto esisteva, la metanarrativa non è invenzione di Craven, basta dire che nel post ho già citato in arrivo, porterò un esempio antecedente sia a questo film che a quello di Carpenter ;-) Cheers
EliminaSecondo me il discorso di zio Wes è molto interessante non tanto sulla sua opera, ma proprio a difesa di un intero genere come l'horror, Craven ci sarà anche rimasto incastrato nel mondo dei film dell'orrore (tanto da provare a "scappare" qualche volta) ma è quello che forse li ha difesi meglio, da buon ex professore ne ha dato un valore quasi educativo, ha riconosciuto la loro funzione potremmo dire ;-) Cheers
EliminaQuesta frase di zio Wes mi è sempre piaciuta: «"Quello che fanno i film dell'orrore è funzionare come una follia tollerabile, permettono alla gente di lasciare libero sfogo a tutta la pazzia e rabbia che normalmente reprimiamo. I film dell'orrore portano la gente là dove le loro menti si recano solo durante il sonno o attraverso stati di alterazione. Hanno a che fare con immagini e situazioni che riflettono le ansie che schizzano attraverso tutti noi e la nostra cultura. In questo senso sono film molto importanti». Cheers!
EliminaConcordo appieno con Redferne, gli horror, per quanto spesso basati su eventi soprannaturali, sono lo specchio della parte malata della società, quindi da una parte ci disgustano, dall'altra ci attraggono, perché sono comunque una parte della natura umana, per quanto malata. È un pò il perché il processo su O.J. Simpson a metà anni '90 è stato un caso mediatico, attirando l' attenzione di tanti. Ovvero la pazzia dietro la facciata di uno sportivo dei più amati e idolatrati, l'orrore che è vicino a noi, nascosto fino a quando non scoppia e distrugge famiglia e vite. Craven ha perfettamente ragione: il potere degli horror di farci vedere le brutture dell'animo umano servono anche da monito per le persone a capire che esistono dei limiti che non bisogna superare, soprattutto in un'epoca di decadenza dei valori sociali e morali, come già si stava avviando l'America in quegli anni. 👋
EliminaDa ex Professore Craven ha studiato il suo nuovo terreno, il cinema horror ;-) Cheers
EliminaAncora una cosa e poi chiudo.
RispondiEliminaMa il film com'é, alla fine?
Bah. In certi punti l'ho trovato un po' pallosetto, a mio giudizio.
Freddie rimane quasi sempre una presenza sullo sfondo. Tutti ne parlano, nessuno lo vede. Persino quando uccide a momenti nemmeno appare.
Sembra quel film della Pantera Rosa dove, complice purtroppo la dipartita del grande Sellers durante le riprese, di colpo si tramuta in un documentario con interviste a Niven e agli altri attori (era così, se non ricordo male. ma non chiedetemi il titolo che non me lo ricordo, al momento).
Ci mette una vita ad ingranare. ma poi, nel finale...decolla, grazie al cielo.
E ritroviamo tutto quello che ci ha fatto impazzire nel capostipite.
L'acciaieria, la fornace. gli inseguimenti…
Ansia, tensione e claustrofobia a mille. E poi…
Il Freddie di questo film io lo trovo BELLISSIMO.
Che poi non é Freddie ma sarebbe però il vero Freddie e quindi…
Aah. L'ho detto che la meta - referenzialità va assunta a piccole dosi.
Il make - up é fatto come Dio comanda, e non quello scadente degli ultimi episodi che lo faceva sembrare solo un vecchietto rugoso.
E' tornato ad essere l'uomo nero, l'orco che rapisce i bambini e li porta nel suo regno di terrore per ucciderli.
Malvagio, bastardissimo e di pochissime parole. Anzi, mi sa che non parla nemmeno questa volta.
E' tornato il Krueger delle origini.
Poteva venire meglio, ma se era il modo di Craven di congedarsi dal suo personaggio...direi che ci sta.
E ora di voltare pagina.
Lo zio Wes sta per tirare un altro colpo da maestro, e di prendersi la rivincita su tutti.
Bon, ho finito. Scusate la lunghezza.
Si diciamo che è un'immagine di Freddy usata per tornare nel nostro mondo, poi ci sta è un "New nightmare" quindi nuovo look e nuovo artiglio ;-) Cheers
EliminaDevo essere onesto... non sono mai riuscito a farmelo piacere granché. Lo vidi nella prima televisiva e poi appena l'estate scorsa, quindi dopo un bel pò di anni, ma niente... continua a darmi un senso di lentezza e di prolissità che non me lo fanno apprezzare nemmeno nelle intenzioni, comunque valide. Scusami Wes!
RispondiEliminaNon mi è mai sembrato lento ma didascalico quello si, anche se ho apprezzato il gioco, anche se non tutto fila. Cheers
EliminaEffettivamente "lento" é un'aggettivo inappropriato... però didascalico, come dici tu, é il termine giusto ed é forse questo che mi ha sempre smorzato l'entusiasmo. Diciamo che la serie regolare (compreso il capostipite) ci aveva abituato a ritmi più tesi e frenetici.
EliminaSi quello sì, un film di cui apprezzo molto l'intento e la volontà di Craven di mettere in guardia i censori, in un momenti in cui l'horror stava involvendo, quello mi piace. Cheers!
EliminaOOOOOSTERIA NUMERO 7! FREDDY KRUGER ORMAI È ALLE STRETTE...
RispondiEliminaAhahaha Ooooosteria numero dieci! Freddy Krueger pasta e ceci! ;-) Cheers
EliminaSono in lacrime. OOOOOOOOOOOOOSTEEEEEEEERIA NUMERO UNDICI, FREDDY KRUEGER TI STACCA GLI ALLUCI!
EliminaAhahah ooooosteria numero dodici! Dopo Freddy avrai bisogno dei narcotici! ;-) Cheers
EliminaOsteria numero 13, i sequel son diventati anemici
EliminaAhahaha osteria numero quattordici se fate un altro "Nightmare" non siamo più amici! ;-) Cheers
EliminaScoperto in TV questo film, mi ha sempre lasciato positivamente indifferente. Rimane comunque 4° nella classifica dei miei Nightmare preferiti (1, 3, New Nightmare) ma penso sia più che altro per mancanza di alternative decenti.
RispondiEliminaPenso di averlo scoperto nel tuo stesso passaggio tv, la definizione di positivamente indifferente mi piace moltissimo ;-) Cheers
EliminaIntendevo dire terzo ma fa lo stesso. Quando è in TV e quella sera non ho altro da fare o da vedere allora lo guardo, se non c'è non lo guardo. Ecco cosa vuol dire esserne positivamente indifferente ahahah
EliminaDirei che è la definizione migliore in assoluto ;-) Cheers
EliminaMeta-figata (il film come la tua recensione che lo impreziosisce)!!!
RispondiElimina- Andrea
Grazie mille Andrea, gentilissimo ;-) Cheers!
EliminaIdealmente per me questo è il secondo Nightmare. Cioè, io apprezzo la saga, ma questo pur con i suoi difetti è il seguito che avrebbe meritato il film del 1984. Come scrivi non c'è poi da stupirsi se proprio dopo questa pellicola il nostro caro Wes si sia dato ai due Scream, passando per quel mezzo disastro con Eddie Murphy. Pure io ho trovato il nuovo artiglio un po' plasticoso, ma fa niente, la parte finale in quella sorta di inferno dantesco si fa perdonare ogni cosa.
RispondiEliminaPenso che Wes Craven lo abbiamo pensato proprio così, come secondo capitolo, per fortuna non era ancora nata la moda dei "seguiti che non tengono conto degli altri seguiti", che pare essere già terminate a ben guardare, come tutte le mode, molto breve ;-) Cheers
EliminaIdea buona m ma sviluppata male : il gioco meta narrativo così ben orchestrato , e apprezzato dal pubblico, non funziona in questo film, che specie nei 20 minuti finali, rende Freddy ridicolo.
RispondiEliminaLa mancanza di un Kevin Williamson alla scenggiatura, si fa sentire.
Nel finale viene abbandonato, anche se Kevin Williamson é stato ancora più spudorato ;-) Cheers
EliminaOPS; EDIT del messaggio precedente , altrimenti non si capisce bene cosa intenda .
EliminaIdea buona m ma sviluppata male : il gioco meta narrativo così ben orchestrato e apprezzato dal pubblico in Scream , non funziona in questo film, che specie nei 20 minuti finali, rende Freddy ridicolo.
La mancanza di un Kevin Williamson alla sceneggiatura, si fa sentire.
Ok così é meglio, però avevo capito il senso ;-) Cheers
EliminaTra i miei preferiti di Craven, l'idea è stata resa bene e con originalità. Forse l'unico neo che posso criticare al progetto è forse il bambino, che talvolta è troppo ingombrante. Ma il resto è tanta roba. Spettacolare Heather, che donna!
RispondiEliminaMitica lei, io poi amo le trovate meta, se non sai usarla ti scoppia in faccia, qui invece zio Wes lo ha fatto alla grande ;-) Cheers
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