lunedì 6 luglio 2020

Linea mortale (1990): il Breakfast Club dell'aldilà

Qualche giorno fa, dopo una lunga lotta contro la malattia, Joel Schumacher è andato ad esplorare il grande mistero. Sembrerà da insensibili ricordarlo proprio con questo film, ma trent'anni fa esatti, il buon vecchio Joel aveva radunato la sua personale versione del Breakfast Club, per mandarla in avanscoperta.

Visto che il gusto per il macabro non mi è mai mancato (ma nemmeno a Joel Schumacher se è per questo), ho sempre scherzato sul fatto che in troppi avrebbero aspettato la sua dipartita solo per poter dissacrare la sua tomba, l'eterna colpa di Joel? Aver messo i bat-capezzoli a Batman.

In tutta onestà, ricordare un solido regista come Schumacher solo per i suoi due film di Batman (fortemente debitori di quello di Adam West, ma fuori tempo massimo), sarebbe davvero limitante, ecco perché i trentanni di “Linea mortale” sono l’occasione giusta per omaggiare il regista, anche perché se non fosse stato per un cast azzeccato e in palla, ma soprattutto per il suo lavoro di regia e direzione, col cavoletto che “Flatliners” sarebbe il titolo di culto che è ancora oggi, garantito al limone.

Ore 10: tracciato piatto.
Michael Douglas viene ricordato sempre come figlio del grande Kirk e ovviamente come attore, ma il suo lavoro come produttore cinematografico è spesso dimenticato. Tra i titoli prodotti da Douglas e Rick Bieber, metteteci anche “Linea mortale”, un soggetto nato dalla penna dello sceneggiatore Peter Filardi, dopo che un suo amico gli raccontò la sua esperienza di pre-morte, avvenuta sotto i ferri di un’operazione chirurgica (storia vera).

Per la regia venne scelto Joel Schumacher, molto interessato all’aspetto prettamente horror della trama, visto che il buon Giole aveva già saputo dire la sua, portando aria nuova alla figura del vampiro con un altro suo classico, Ragazzi perduti… Bat-capezzoli tzè! Questi sono i film per cui ricordare Schumacher!

Da ragazzi perduti a medici perduti, il passo è breve.
Proprio da Ragazzi perduti arriva Kiefer Sutherland, al suo secondo (ma non ultimo) film diretto da regista (gli altri titoli? “Il momento di uccidere” del 1996 e “In linea con l'assassino” del 2002). Il figlio del grande Donald (lasciatemi l’icona aperta su di lui, più avanti ci torniamo) qui interpreta la parte dello spregiudicato studente universitario Nelson Wright, convinto di poter trovare una risposta alla più grande delle domande dell’umanità, le donne? No! La vita dopo la morte. Nelson è un novello Prometeo convinto di poter rubare il fuoco agli Dei, pronto a sacrificare il corpo per il suo obbiettivo («La filosofia ha fallito, la religione ha fallito. La scienza deve dare una risposta») e se nel farlo dovesse riuscire a diventare anche famoso, beh, tanto meglio no?

Joel Schumacher dedica proprio al suo aspirante dottor Frankenstein il prologo del film, un’alba diretta con tutta la grazia di cui il regista era capace e un Nelson che spavaldo afferma: «Oggi è un buon giorno per morire». Immaginate tutto questo, con le note dell’ispirata colonna sonora di James Newton Howard in sottofondo e posso garantirvi che ho visto film iniziare peggio di così in vita mia, credetemi.

"Buongiornissimo! Morteeeeè?"
Il resto del “Brat Pack” di Schumacher prevede anche il perfetto contraltare di Nelson, il personaggio pragmatico ed ateo interpretato da un Kevin Bacon stilosissimo, fresco fresco di Tremors. Il suo David Labraccio è l’esperto in rianimazioni e massaggio cardiaco, se il cinema e la televisione (sto pensando a serie mediche come “E.R. - medici in prima linea”) hanno reso il defibrillatore l’attrezzo più cinematografico a disposizione di un dottore, beh il personaggio di Gavino Pancetta porta lo strumento a nuovi livelli di spettacolare tensione. A memoria mia per vedere qualcuno riportato in vita con tempi più lunghi di quelli di “Linea mortale”, bisogna andare a scomodare Ed Harris che riporta tra noi Mary Elizabeth Mastrantonio in “The Abyss” (1989).

"Quasi quasi mi fate rimpiangere i Graboidi"
Per il ruolo di Rachel Mannus, Joel Schumacher ha dovuto incassare il due di picche da Nicole Kidman (che avrebbe poi comunque diretto in “Trespass” del 2011), ma ha avuto l’intuizione di pescare Julia Roberts, un attimo prima del suo botto grosso con “Pretty Woman” (1990). Scelta molto azzeccata perché in questo modo, anche io ho avuto nella mia vita, un film con la sorella di Eric che posso guardare senza smaronarmi, considerate anche questa ulteriore tacca sulla cintura di Joel.

Pretty woman, walkin' down the street / Pretty woman the kind I like to meet.
Per la parte di Joe Hurley, lo stracciamutande con la mania dei filmini amatoriali, Schumacher pesca un Baldwin a caso che non si chiami Alec (impegnato ad inseguire l’Ottobre Rosso), tra i tanti intercambiabili fratelli gli viene affidato William, stoccafisso che sull’essere credibile come belloccio ci ha tirato su una carriera. Completa il quadretto Oliver “spalla comica” Platt, nella parte di quello che riesce a far sembrare un attore brillante anche Baldwin. Il che è tutto detto.

Un Badlwin. Uno dei tanti, alla fine sono quasi tutti identici.
Il gruppo di studenti guidato da Nelson unisce i suoi talenti per provocare la morte al loro biondo leader, solo per poterlo riportare in vita. Clinicamente morto per un lunghissimo minuto e mezzo, che Joel Schumacher ci fa passare in tensione aggrappati ai braccioli della poltrona. Il suo modo di far ruotare la macchina da presa attorno al suo cast nei momenti più concitati, funziona alla perfezione e tiene alto il ritmo.

Ma quello che vede Nelson nell'aldilà, sembra (non si sa bene come) trovare il modo di farsi largo anche nell’aldiquà. In cerca di risposte i ragazzi non si fermano ed osano sempre di più, a turno ognuno di loro viene “ucciso” e riportato in vita, dopo una morte cerebrale sempre più lunga ed è proprio qui che iniziano i problemi, sia per i protagonisti che per il film.

Parto dalla precisazione doverosa sul titolo: l’originale “Flatliners” fa riferimento al tracciato piatto dei macchinari, la roulette russa con cui i protagonisti sfidano la Signora in Nero, l’equivalente italiano “Linea mortale” non è altrettanto tosto, fa pensare ad un collegamento telefonico, tipo la storia di un poveretto che cerca di parlare con il supporto remoto, per un guasto sulla linea Internet (quei momenti che fanno paura per davvero!). Ma il problema di “Linea mortale” non è limitato al titolo, quando più che altro ad alcuni passaggi della storia non proprio limpidi.

Mi ha detto mio cuggino Kiefer Sutherland che una volta e' morto (quasi-cit.)
Dopo il primo ritorno in vita di Nelson, il film si fa inevitabilmente un po’ ripetitivo nella struttura, quello che non è molto chiaro resta come mai anche i personaggi che ancora non hanno affrontato l’esperienza di pre-morte, si ritrovino improvvisamente ad avere strane visioni, molte delle quali nemmeno legate alla morte.

La coperta spessa, insieme al bicchierone di caffè fumante, la risposta americana a tutti i traumi.
Nelson è perseguitato da un defunto ragazzino con cappuccio di nome Billy Mahoney (vi ricordate che voi ed io abbiamo un’icona lasciata aperta? Ecco, vi chiedo ancora un momento poi ci torneremo), mentre Julia Roberts ha visioni del padre, ex soldato anche lui passato malamente a miglior vita. Alec Stephen William Baldwin, invece, quello decisamente più vivo e attivo del gruppo, inizia ad essere perseguitato dalle visioni delle ragazze che ha orizzontalizzato e ripreso di nascosto con la telecamera, tradite nella fiducia e magari anche nell'onore, però vive a tutti gli effetti. Esattamente come la ragazzina nera che inizia a prendere a male parole Gavino Pancetta in metropolitana (perché tutti i grandi film meritano una gran scena in metro e “Flatliners”, non è certo da meno).

“Linea mortale” nel secondo atto sembra durare più dei suoi 115 minuti e si avvia mesto verso il destino di una storiella sulla redenzione, quello che i protagonisti portano indietro dalla loro esperienza di pre-morte sono solo i sensi di colpa per qualche carognata (o presunta tale) fatta in vita, insomma, la trama viene ripassata con due mani di vernice al Karma e via così.

Architetture belle ne abbiamo? Direi di si.
Tanto che il finale risulta una sorta di (teso e tirato quanto volete) ego te absolvo forse non all'altezza delle premesse da Prometeo dei protagonisti. Insomma, “Flatliners” è una storiella che non mantiene proprio tutto quello che promette, ma, in compenso, non si gioca grossolani fantasmi del tutto fuori luogo, come invece accade nel remake di questo film uscito nel 2017, una cosettina del tutto dimenticabile perché a parità di storia un po’ traballante, non poteva contare su un fattore chiave: Joel Schumacher.

Quello che rende “Linea mortale” ancora un film molto riuscito (anche più della sua trama), è proprio l’atmosfera messa su da Joel Schumacher che, grazie alla sua regia, abbinata al comparto tecnico del film, rende questo gioiellino una storiella goticheggiante ancora unica nel suo genere. La fotografia vivida di Jan de Bont insieme alle scenografie di Eugenio Zanetti creano un’atmosfera quasi da film in costume, Kiefer Sutherland sembra un perfetto John Constantine, ma se mai dovesse entrare in scena conciato da vittoriano dottor Frankenstein, non ci sarebbe alcun problema di credibilità.

Constantine, altro che Keanu Reeves!
Le architetture, fotografate alla grande da Jan de Bont, sono ispirate al rinascimento e allo stile dell’antica Grecia, una vecchia fissazione di Joel Schumacher che proprio dalle statue greche aveva preso ispirazione per i famigerati Bat-capezzoli che hanno segnato a fuoco tutta la sua carriera. Senza i continui richiami alla medicina greca, questa storia di novelli Prometeo non avrebbe avuto la stessa gravitas necessaria per diventare un titolo di culto, al resto ci pensano i momenti genuinamente horror che Schumacher fa filare alla grande.

Le apparizioni di Billy Mahoney sono spettrali, ma visto che ci ho girato attorno a lungo, fatemi chiudere quell’icona che avevo aperto lassù da qualche parte: in questo film Kiefer Sutherland è perseguitato da uno spaventoso ragazzino con cappuccio rosso ben calato sulla testa che idealmente va perfettamente a braccetto con la bimba con impermeabile rosso che, in visioni altrettanto orrifiche, perseguitava sua papà Donald Sutherland nel classico di Nicolas Roeg, "A Venezia... un dicembre rosso shocking" (1973).

A Chicago... un Halloween rosso shocking.
Avrei voluto festeggiare i primi trent'anni di questo film di culto in circostanze più liete, ma è chiaro che senza la regia e l’impronta visiva forte, data proprio dal lavoro di Schumacher, "Linea mortale" non sarebbe ricordato con affetto da così tante persone ancora oggi, di questo potete starne certi, quindi se dobbiamo ricordare Joel Schumacher per qualcosa, meglio farlo per un film come questo, piuttosto che per i Bat-capezzoli, no?

Ho avuto il grande onore di inaugurare le pagine di Netflix Magazine proprio con questo post qualche giorno fa, fate un salto a trovarli!

48 commenti:

  1. rip

    i suoi due film migliori ( e i film migliori di colin farrel)

    tigerland ma soprattutto in linea con l'assassino : uno dei pochi film ( altro che venerdì 13!!) che mi ha fatto sussultare sul serio

    grazie joel

    rdm

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    1. Perché oltre ad aver "scoperto" la sorella di Eric, Gioele ha lanciato anche Colin Farrel, oltre a mandare a segno un film che sognava Alfred Hitchcock, senza però essere mai riuscito a girarlo, ovvero uno tutto girato dentro una cabina del telefono ;-) Cheers

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  2. Complimenti Cass per il salto su Netflix magazine. Per il buon Joel, poco da dire. Un ottimo regista, bollato ingiustamente per due pellicole non propriamente riuscite, ma restano comunque tanti altri bei film, come questo. Unica pecca, il tasso di fighettitudine dei protagonisti, sarà che sono invidioso, ma l'ho sempre trovato eccessivamente alto e poco credibile, Oliver Platt a parte. Niente da dire sulla Roberts, era fresca e bella come una rosa, sembrava anche credibile nel ruolo. Sul film concordo con te sul fatto che parta alla grande, generando aspettative elevate, soprattutto per la parte horror, poi si perde sul finale, risultando poco graffiante e troppo buonista. In ogni caso dal punto di vista scenografico e dell'atmosfera risulta un piccolo gioiellino. Se posso fare un paragone, ci sarebbe Dead on arrival, con Dennis Quaid, trama non proprio uguale ma si parla sempre di uno che deve morire, però ha elementi thriller più riusciti. 👋

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    1. Ti ringrazio, mi hanno offerto l'opportunità quindi vedremo come andrà ;-) "Dead on arrival" non era malvagio, almeno nei miei ricordi, ma è passato un secolo dall'unica volta che l'ho visto e temo di confonderlo con alcune scene di "Bringing Out the Dead" di Scorsese, ci starebbe un ripasso di entrambi. IN effetti si, ma il personaggio di Sutherland è sfacciato, un dottor Frankenstein con ambizioni alte, il Baldwin fa la parte del Baldwin mentre Gavino Pancetta era almeno cinque anni più grande (non diciamo vecchio) degli altri ;-) Cheers

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    2. Il problema di Gavino Pancetta è che è sempre stato più vecchio delle parti che gli offrivano, vedi Footlose dove si vedeva che era uno studente molto ripetente! Poi non gira in rete una strana teoria proprio su di lui che mi sembra collegata ai sei gradi di separazione, in ogni caso è quello invecchiato meglio. Guglielmo Vincicalvizia aveva anche fatto dei bei film, tipo Fuoco Assassino, di Ron Howard, con un cast spaziale, tra cui il nostro amico Kurt Russell, poi si è perso nel corso degli anni '90... Keifer è un bravo attore, nulla da dire, lascia sempre il suo tocco in ogni parte che fa, anche se lo preferisco quando fa il cattivo come in Ragazzi perduti.

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    3. La teoria di Bacon, si é come i sei gradi di separazione cinematografici. Cheers

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    4. Intervengo solo per dire che sono stato lì a scervellarmi: e chi è mo' sto "vincicalvizia"? Una volta capito, è mezz'ora che mi rotolo dal ridere :-D
      Comunque il povero Guglielmo probabilmente è finito vittima dell'assolutamente ingiusta macchina del fango lanciata contro l'onesto "Facile preda", il Cobra rifatto con Cindy Crawford al post della Nielsen, che oggi è un filmone ma all'epoca distrusse la carriera di tutti, compreso Joel Silver!

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    5. D'ora in poi suo fratello sarà Stefano Vincicalvizia :-D Cheers

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    6. Che poi, nomen omem, hanno tutti mantenuto i capelli, sti balordi dei Vincicalvizia! Comunque Adam, il non parente, lo ricordo bene anche in Xfiles, faceva il cattivo Kraijceck. Alec non è comunque male, con gli anni l'ho rivalutato. Tanto che non ho mai capito perché gli abbiano preferito Ford. Facile preda lo ricordo bene, ne facevano una pubblicità assurda, ma lo vidi in televisione, mi puzzava un pò il fatto che fosse lanciato in pompa magna. A dire il vero non era nemmeno male, la cosa che ovviamente mi colpì è quanto la Crawford fosse oggettivamente più bella di qualunque attrice avessi visto prima. Però effettivamente il film era un pò la copia di Cobra, solo che Guglielmo sembrava uno che non sapesse bene dove si trovasse, a differenza di Marion Cobretti. 👋

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    7. A difesa del film, "Facile preda" non è come "Cobra": è "Cobra", in quanto proprio come il film con Stallone è tratto da un romanzo action romance di una casalinga disperata, che sognava di essere "protetta" da un veterano del Vietnam. Poi le due sceneggiature vanno per affari loro, ma essendo due film tratti dallo stesso romanzo è chiaro che le similitudini sono tante.
      Purtroppo la serie "The Inside" non ha avuto alcun successo, ma lì Adam Baldwin è mitico come ogni altro ruolo nella sua vita. Oserei definirlo il Baldwin giusto... se il mio cuore non fosse legato al faccione di Stephen Baldwin, Principe della Z :-D

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  3. In tutta onestà i due Batman di Schumacher li ho completamente rimossi dal mio cervello, o quantomeno li ho isolati in un posto meno accessibile, ecco.

    Ed è divertente come molti lo perculino tutt'ora facendo facile ironia su quel dittico dimenticandosi che il povero Joel qualche titolino niente male lo aveva portato a casa. Da "Un giorno di ordinaria follia" (prim film che mi viene in mente se mi nomini Schumacher) a "8mm - Delitto a luci rosse", da "Ragazzi perduti" a "S. Elmo's Fire".

    Colpevolmente dimenticavo "Linea Mortale", ma per fortuna ci pensa il buon Cassidy a farmelo tornare a mente. Credo di averlo noleggiato in VHS all'uscita. Un film per i miei e un film per me, la regola era questa. Non ricordo cosa noleggiai per me, ma ricordo perfettamente "Linea Mortale" con le morti e le rianimazioni in serie, cosa che mi inquietò non poco all'epoca! Così come tutta la parte paranormale. Per quanto mi riguarda il film centrò il bersaglio in pieno.

    Il remake del 2017 l'ho saltato a piè pari, questo originale sarei curioso di rivederlo con gli occhi da adulto.

    Capo, in bocca al lupo per la tua nuova rubrica! :-D

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    1. Il remake scivola malamente, non prova nemmeno a sistemare i difettucci del primo film, ti assicuro che è meglio rivedersi questo, anche solo per le architetture che tanto stavano a cuore a Gioele, che arrivava dalla moda e nei suoi film si vede. Grazie capo! ;-) Cheers

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  4. Come sai io adoro quei due famigerati film e li difenderò fino alla morte... e oltre, per restare in tema😀😀😀.
    Ho sempre ritenuto che la frase pronunciata da Kiefer all' inizio del film assuma una sonorità decisamente migliore in lingua originale, come un gioco di parole: "Today is a good day to die".

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    1. Visto che va di moda la “Snyder’s cut”, proprio in questi giorni pare essere tornata alla luce la versione più oscura di “Batman Forever” del buon Gioele. Che però era diviso, sembrava fosse pronto a dirigere un film gotico ispirato ai fumetti di Miller, ma anche a dare a Batman e Robin un tocco… credo che si dica “Queer” ultimamente. In ogni caso non lo hanno fatto lavorare come voleva, il che resta assurdo, prendi un regista con estro e poi gli chiedi di fare il compitino? Logiche che non capirò mai. Anche secondo me funziona meglio in originale, di solito i film li guardo così, ma se posso riporto le battute in Italiano per evitare di inserire anche la traduzione, sono giù abbastanza lunghi i miei post ;-) Cheers

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  5. morto ennio morricone


    rip

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  6. Tanto mi entusiasmo l'inizio di questo film (visto al cinema, il giorno della sua uscita italiana) che presi un'impermeabile stile Nelson e, ogni mattina all'alba prima di andare a lezione, ripetevo: oggi è un buon giorno per morire!�� È durata un bel po'.

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    1. Non esito a crederci, grazie per il ricordo ;-) Cheers

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  7. Complimenti per Netflix Magazine, Cass.
    Da buon fruitore di Retepellicole gli daro' un occhio.
    Purtroppo i due Batman di Schumacher mi hanno dimostrato che anche un film su Batman puo' venire brutto.
    Ma da qui a condannarlo per due film...se c'e' una cosa che ho imparato sui film, e' che non e' colpa sempre del regista. Anche se la colpa se la piglia sempre lui.
    Senza contare che con molti dei suoi film ci sono cresciuto, e li ho apprezzati parecchio.
    Questo poteva vantare un'ottima atmosfera, ed un cast di tutto rispetto.
    Con gente che sembrava pronta per spiccare il volo nell' Olimpo di Hollywoo (senza la D) da un momento all'altro.
    Poi qualcuno ci e' riuscito (la Roberts), altri meno, ma...Kiefer e Kevin, quando si sono impegnati sul seriio, hanno sempre saputo ritagliarsi un posto speciale nel mio cuore.
    Gli e' solo mancata la grande occasione per fare il salto definitivo, ecco tutto.
    L'unica pecca del film e' che tira il freno quando dovrebbe dare l'accelerata decisiva.
    Avrebbe potuto essere il monito perfetto sul non superare certi limiti, e che le malefatte prima o poi si pagano. E con gli interessi.
    Ma alla fine, per i nostri, le pene saranno lievi. Giusto per insegnar loro a non far piu' marachelle (all'anima delle marachelle...).
    Dovro' rivederlo.

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    1. Grazie capo! ;-) Il film alla fine dice che più che l'aldià, conta quello che fai nell'aldiquà, anche se dopo aver creato tutte quelle aspettative fa un po' strano, ma cast e regia tengono su il film, che si merita la sua aurea di culto. Cheers!

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  8. Un vero peccato che un regista così bravo venga ricordato solo per due capezzoli. Ricordo vagamente questo film, in particolare mi aveva davvero inquietato la prima parte. La seconda l'ho rimossa... :-D

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    1. La seconda è la più debole, ma le architetture, le atmosfere gotiche, la fotografia azzeccatissima, merita ancora un ripasso ;-) Cheers

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  9. Complimenti per l'onore che hai avuto per Netflix, bravo e bella recensione ;)
    Comunque visto poco tempo fa e sono convinto anch'io che senza Schumacher alla regia ed a tutto il comparto tecnico il film sarebbe stata poca cosa, come per esempio il remake.

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    1. Grazie mille capo! ;-) Togli Schumacher a questo film e quello che ottieni è... il remake :-P Cheers

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  10. Congratulationi per l'approdo su Netflix Magazine!
    "Linea mortale" ce l'ho ancora in vhs da passaggio in tv, e per un certo periodo andò in loop nel videoregistratore, sperando, con più visioni, di esorcizzare il senso di angoscia e di impotenza che si respira nella prima parte del film. Invano. Quell'ombra col cappuccio rosso mi metteva una fifa del diavolo. Forse anche per questo non mi dispiace la seconda parte buonista: si respira di nuovo con sollievo. Attori davvero in parte, con Kiefer che svetta su tutti. In ogni caso da rivedere.
    E comunque, anche se non faccio testo, a me William Baldwin non è mai piaciuto. Ha troppo la faccia da pesce bollito! Di tutti i Baldwin (ma quanti accidenti ne sono?!? :-D), e senza contare quello che ha interpretato l'unico vero Jack Ryan, il mio preferito è l'apocrifo Adam.

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    1. Grazie, non so bene come sia successo ma ormai ci sono ;-) Il vero Jack Ryan (Harrison Ford... MUTO!), poi ci sono Stephen, Daniel e William. Adam è il migliore, ha fatto "Firefly". Concordo in pieno Kiefer testa e spalle sopra tutto, anche se Gavino Pancetta gli tiene ottimamente testa. Cheers!

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    2. Santa salvatrice delle trasmissioni televisive del natali passati ^_^
      Credo che sin dagli Ottanta i Baldwin tentino di far entrare Adam in famiglia, perché è sempre stato chiaro che è il miglior Baldwin della storia, ma lui si ostina a non essere parente! Io l'ho conosciuto con "Le strade della paura" (1988), film che dimostra che David Bowie era un principiante: il vero mai-invecchiabile è Adam Baldwin!

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    3. In effetti è rimasto identico, gli altri Baldwin per Adam, sono l'equivalente del quadro con il ritratto tenuto in soffitta, soprattutto Daniel ;-) Cheers

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    4. @Cassidy
      Dunque: Stephen sarebbe quello della Z di Lucius, Daniel sarebbe quello di Vampires del Maestro, giusto? Okay ci sono, stasera per addormentarmi conterò i Baldwin! XD
      Non è che perché uno ha gli occhi azzurri automaticamente acquista fascino. Che poi magari va a finire che di persona William ha talmente tanto carisma che gli cadrei ai piedi anch'io! Fino a quando non lo incontro però continuerò a preferirgli Adam, conosciuto tramite X-Files, strano ritrovarlo in Chuck, ma apprezzatissimo in Firefly.
      @Lucius
      Arriverà anche questo film, non so come, non so quando, ma arriverà...

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    5. Perfetto, hai riassunto alla perfezione la spartizione dei Baldwin, impeccabile come sempre! Cheers

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    6. Un'ultima considerazione: "Linea mortale" come titolo forse non è azzeccatissimo, e non rende il significato dell'originale "Flatliners", ma è sicuramente meglio di "Tracciato-piattisti" che mi è venuto in mente da quando ho iniziato a leggere l'articolo, e non riesco a mandarlo via! :-P

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    7. Se non sbaglio era la prima puntata della sit-com "Spin City" in cui Michael J. Fox, che interpretava il segretario del sindaco di New York, entrava in ufficio mostrando una rivista che lo proclamava il più sexy della città, al che una collega lo guardava incredula e diceva: «Possibile che nessuno dei fratelli Baldwin viva a New York?» Giusto per ricordare che nei primi Novanta erano simbolo di attori "belli belli in modo assurdo".
      Dopo i "terrapiattisti", i "tracciato-piattisti" sono i nuovi eroi dell'anti-cultura pop :-D

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    8. Spin City! Sempre vista a spizzichi e bocconi. Sarebbe da recuperare anche questa, ma neanche con un'altra vita a disposizione ce la posso fare...
      Niente, a me William Baldwin non fa sangue, eppure ho gusti semplici: Harrison Ford in "Una donna in carriera", lo stesso Kiefer Sutherland in "24", Antonio Banderas in tutte le sue forme, Adam Baldwin...ma prometto che se incontro il caro William sarò un giudice imparziale! :-P

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    9. So che Bill Baldwin, lettore abituale della Bara, sa farà trovare pronto per il vostro incontro ;-) Cheers

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  11. Complimenti per il passaggio su Netflix Magazine! E' una soddisfazione grandissima, sono felicissimo per te. Complimenti!!!

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    1. In effetti non me lo aspettavo, cercherò di contribuire al meglio, grazie Nick ;-) Cheers

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  12. Sappi che ormai sei l'Araldo dei Morti: stando fuori dai social, per sapere chi vive e chi muore vengo sulla Bara! :-D
    Scherzi a parte, mi spiace per Joel e davvero è stato ingiusto ridurre una grandissima carriera a qualche scelta che può piacere o meno, ma non intacca una visione artistica che glie piaceresse a quei registini giovani senza visioni.
    Questo film non l'avrò visto tante volte ma l'ho amato tanto, all'epoca il trailer era di una bellezza unica e ogni immagine della pellicola una piccola opera d'arte di inquadratura e fotografia. E' un film da amare a scatola chiusa, e l'incipit di Kiefer è pura storia del cinema.
    P.S.
    Complimentissimi per Netflix e mi raccomando: fagli tirar fuori le edizioni italiane di vecchi film!!! :-D

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    1. Sarà che il destino uno lo ha nel nome (del Blog), vorrei portare notizie migliori credimi! ;-)
      Cavolo si, incipit micidiale e insieme a Jan de Bont il vecchio Gioele ci stava alla perfezione. Cercherò di mettere una buona parola per quel poco che posso "spostare", grazie! Cheers

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  13. Flatliners ha davvero una bella cinquina di protagonisti: due di loro sono anche diventati moschettieri pochi anni dopo! Scherzi (ma non freddure) a parte, come ho già detto a me Batman & Robin piace. Ma passando a cose serie davvero, complimenti per Netflix Magazine Cassidy!

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    1. Film dei moschettieri, visto anche al cinema alla sua uscita (Storia vera), in quello Oliver Platt aveva un ruolo in cui spiccava a differenza di questo film ;-) Grazie mille cara! Cheers

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  14. Ricordo la rivalità con il più "serio" Risvegli visto che uscirono nello stesso anno, ma io preferivo il film del buon Joel.

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    1. Lo ricordo anche io, siamo in due a preferire questo Bro ;-) Cheers

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  15. Io non ho mai fatto caso a chi fosse il regista dei vari film che mi sono piaciuti ( tranne quei 2 o 3 iper noti), grazie a questo blog spesso scopro che molti sono degli stessi! Riflettendo la cosa è anche normale, però mi stupisce parecchio!

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    1. Di solito quando mi capita così, diventa il momento in cui capisco che quel dato regista mi piace molto, quindi sono felice di contribuire a mio modo ;-) Cheers

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  16. Ma io mi concentrerei sulle architetture belle.
    Ma quanto cazzo è magnifica la scenografia?
    È la Gotham di Schumacher prima dei suoi Bats.

    Moz-

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    1. Oh bravo! Ci volevi tu per notarlo, per me questa è la coerenza di un autore che gratta la porta per farsi notare ;-) Cheers

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  17. Ultimamente stai mettendo uno dopo l'altro i film della mia adolescenza .
    Questo film mi piaceva all' epoca, ma mi chiedevo come un ragazzone come Shuterland si facesse mettere sotto da un ragazzino come Bill.
    Fosse accaduto a me, gli avrei dato tante di quelle pedate nel ....

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    1. Infatti dopo un primo sbandamento iniziate dettato dallo shock poi opta proprio per quella soluzione, ci pensa Gavino Pancetta a fermarlo ;-) Cheers

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