lunedì 27 luglio 2020

57 canali e niente da vedere: Gangs of London, Yellowstone, The Outsider, Eli Roth's history of horror

Torna l’appuntamento dal titolo Springsteeniano con le ultime serie viste di recente, molta carne al fuoco oggi, quindi cominciamo!
Gangs of London
Stagione: 1
Dove la trovate: Sky atlantic

Lo scrivo subito così sbrigo la formalità e mi tolgo il peso dalle spalle? Il padrino e Gomorra. Aaah ecco fatto, finalmente posso iniziare a scrivere di questa serie, si perché sembra che citare questi due titoli, sia una sorta di obbligo contrattuale per tutti quelli che si apprestano a buttare giù qualcosa su “Gangs of London”.

Come si può facilmente intuire dal suo titolo, non è complicato capire il genere e l’ambientazione di “Gangs of London”, di fatto un dramma familiare che comincia con l’omicidio del capo del sindacato criminale Finn Wallace (Colm Meaney, il Capo O’Brien di “Star Trek the next generation”), per mano di due ragazzetti male in arnese, che diventeranno oggetto di una caccia all’uomo spietata. Ad ereditare l’impero criminale toccherà alla seconda generazione Wallace, rappresentata dal primogenito Sean (Joe Cole a cui il ruolo in Peaky Blinders ormai andava stretto) a suo fratello Billy (lo sguardo da pazzo di Brian Vernel) e alla loro astutissima madre Marian (la Michelle Fairley, che replica identico il suo ruolo di Mammà Stark di Giocotrono).

In questi casi è meglio non chiedere: “Hai da accendere?”
Alla riffa di personaggi aggiungete anche Elliot Finch (Sope Dirisu), duro come il marmo e fedelissimo, se non fosse che attorno al suo personaggio ruota una “svolta” (svelata già alla fine del primo, lunghissimo episodio da 90 minuti) che potremmo definire alla “The Raid 2” (2014). Ma non pensiate che io sia uno di quelli che cita Gareth Evans a capocchia, davanti ad ogni audiovisivo dove vola più di un pugno, qui bisogna citarlo per forza, visto che questa serie è curata da Coryn Hardy (episodi 2, 3, 4 e 9), da Xavier Gens (episodi 6, 7 e 8), ma proprio da Gareth Evans (episodi 1, 2 e 5... oh mammasaura l'episodio 5!)

Iniziamo dai lati negativi di questa serie: mammà Marian ci viene venduta come un’abilissima stratega, poi per tutti i nove episodi compie solo scelte discutibili. L’intreccio perde forza (e interesse) con il passare delle puntate, tanto che dopo il fatidico episodio numero cinque, ho davvero fatto fatica a mantenere l'interesse. Le singole interpretazioni sono sicuramente molto intense a partire da Joe Cole ma ancora di più da Sope Dirisu, che ha fatto davvero tutto il lavoro più tosto, anche a livello fisico.

Distanziamento sociale: ecco come rispettarlo.
Ho trovato molto valido il fatto che Billy, sia omosessuale ma questo non sia l’unica caratterizzazione del personaggio, i suoi gusti sessuali ai fini della storia, hanno lo stesso peso che potrebbe avere il suo colore di capelli, inoltre bisogna digerire il fatto che Londra – vera protagonista della serie -, sia descritta come la New York dei Guerrieri di Hill, un luogo senza regole, dove qualcuno può essere appeso a testa in giù da un palazzo e successivamente dato alle fiamme (lui, non il palazzo), senza che nessuno faccia un fiato. Una banda di Nigeriani armati di machete affette le mani ad un gruppo di banchieri? Se va bene ci fanno mezzo servizio alla televisione, in una città dove a dominare appunto, sono le bande del titolo e l’azione, perché le scene d’azione sono la vera attrazione di “Gangs of London”.

Immaginate Warrior, ambientato ai giorni nostra a Londa e con la consulenza di Gareth Evans per ogni scena d’azione particolarmente complicata. Nella prima puntata Sope Dirisu prima deve sgomitare in un Pub, ma non per portare cinque pinte dal bancone al tavolo, più che altro per non farsi ammazzare da una banda di Albanesi molto nervosi, come lo fa? Con tutto quello che gli capita per le mani, che siano freccette oppure bicchieri da spaccare in testa, in una lunga e tiratissima coreografia di combattimento, che è pura gioia per gli occhi di tutti gli appassionati di cinema di menare.

Gareth Evans, arte applicata al menare, prossimamente esposto in tutti i musei più importanti.
Il primo episodio si conclude con una lotta all'ultimo sangue (letteralmente!), tra Sope Dirisu e un energumeno in mutande e accetta, pronto a spuntargli il ciuffo… ed è solo il primo episodio!

Il crescendo d’azione di “Gangs of London” prevede un raid (occhiolino-occhiolino), in un campo zingari come nei sogni bagnati di qualunque elettore della Lega, solo con molti più proiettili e meno razzismo espresso via tastiera. Una lunghissima sequenza di smitragliate e granate che per altre serie sarebbe l’apice, il finale di stagione, per “Gangs of London” è un modo per scaldare i muscoli in vista dell’episodio cinque, che si merita un paragrafo tutto suo.

Questi miei occhi (ex) miopi, hanno visto persone stracciarsi vesti e capelli, dopo che tale Miguel Sapochnik, ha diretto una battaglia (anche piuttosto buia) in un episodio di Giocotrono. Persone che avevano ignorato il suo modesto “Repo Men” (2010), si sono messe ad invocarlo come il nuovo semidio della regia moderna (storia vera… purtroppo). Bene, mi chiedo cosa faranno quando vedranno quello che ha combinato Gareth Evans nell’episodio 1x05, una puntata in cui il Gallese pare dire: «Ok, prenderò parte alla vostra serie tv solo se mi concederete un episodio dove posso fare il c@&%o che voglio». Quando Evans riesce a svincolarsi da una trama che sia più complessa di “Tipo entra in un palazzo e mena tutti” è decisamente il più rovente regista d’azione in circolazione.

London calling.
Il quinto episodio di “Gangs of London” è una storia d'assedio, che si prende alcuni minuti per ingranare, poi al netto di una milizia Olandese armata fino ai denti e alcuni locali impegnati a difendere l’obbiettivo con tutto quello che hanno, resta il singolo episodio più strapotente di una serie, che mi sia capitato di vedere recentemente. Dopo una puntata così, niente può tenere il passo - infatti non lo farà -, però dovreste vedere questa serie anche solo per questo gioiellino di episodio.

Commento in breve: Gareth Evans dedica il suo miglior “Bitch, please” a Miguel Sapochnik.
Chi ne ha scritto meglio di me: I 400 calci, anche se sono stati fin troppo indulgenti. Ma per lo meno sono stati gli unici a scrivere un pezzo dopo aver visto tutti gli episodi, non solo i primi cinque forniti in anteprima alla stampa.

Yellowstone
Stagione: 1 e 2
Dove la trovate: Sky Atlantic

Chi dice che il Western è morto non conosce Taylor Sheridan, l’uomo dietro la sceneggiatura e la regia di western moderni bellissimi come Hell or High Water, Soldado e I segreti di Wind River. Chi invece è sicuro che il Western non sia mai morto ma anzi, ad ogni piè sospinto cerca di riportarlo in auge è sicuramente Kevin Costner, che non credo abbia certo bisogno di presentazioni. Ha fatto delle cosette abbastanza note in carriera, ma anche la pubblicità del tonno.

Questi due cowboy hanno unito le forze al servizio del canale Paramount Network, ma con un ritardo abbastanza vergognoso, Sky ha deciso di portare in uno strambo Paese a forma di scarpa, solo da poco una serie la cui prima stagione è del 2018 e la terza, viene trasmessa proprio in queste settimane negli Stati Uniti.

Kevin "Marlboro Man" Costner.
John Dutton (Kevin Costner) è un moderno cowboy, che gestisce con il pugno di ferro un gigantesco ranch nel Montana, Yellowstone appunto, un quantitativo di terra esagerato che ha ereditato dai suoi padri dopo che loro, l'hanno allegramente portato via agli Americani, quelli veri, quelli che ora vivono nelle riserve, precedenti inquilini degli stessi sconfinati territori del Nord ovest.

Dutton è “padre padrone” di un manipolo di figli che per lui sono tutto, anche motivo di dispiacere, come il prediletto Kayce (Luke Grimes), che però si rifiuta di seguire le orme paterne, dopo aver messo su famiglia con una giovane maestra di origini nativo-americane di nome Monica (Kelsey Asbille vista in Wind River). Gli altri figli? Dei soggettoni mica male: Jamie (Wes Bentley) avvocato al soldo del padre, che però punta alla politica piuttosto che a sellare i cavalli, mentre la figlia Beth (Kelly Reilly) è una specie di drago quando si tratta di pianificare, peccato che sia quasi sempre sbronza come con Cowboy dopo un rodeo, anche se a modo suo è una fedelissima di casa Dutton.

I figli so piezz e core (tipico proverbio del Montana)
A questa Soap Opera di famiglia aggiungete, ricchi imprenditori intenzionati a mettere le mani sulla terra dei Dutton, capitanati da un Danny Huston piuttosto quieto per le sue abitudine, ma anche il tostissimo Cowboy Rip Wheeler (Cole Hauser), incaricato di marchiare e tenere a bada gli scappati da casa arruolati come mandriani al ranch, ma anche una sorta di figlio aggiuntivo per John Dutton.

Se mi passate il paragone ardito, Rip Wheeler sta alla famiglia Dutton come Tom Hagen ai Corleone, ed ora che ho scritto questa “caSSata” a pensarci bene, non ci starebbe nemmeno male Robert Duvall in una serie così. Se riuscite a mettere in conto una certa atmosfera in stile “Dallas”, ma anche alcuni passaggi della trama in cui l’effetto Soap Opera un po’ si fa sentire, “Yellowstone” è una figata cucinata a fuoco lento, infatti non ho idea di cosa stia aspettando Sky a presentare anche la seconda stagione, che è molto migliore della prima!

“Che fai?”, “Niente, aspetto la stagione numero tre”
I magheggi e gli intrighi di questa famiglia di “vaccari” del Montana, tira dentro gli intrighi politici, le gelosie, il razzismo (nei confronti dei nativi), oltre ad una serie di personaggi ben scritti e ben recitati, che lentamente evolvono e crescono sotto i nostri occhi. Basta guardare il ragazzetto ex tossico in cerca di redenzione, che passa da “Renton” a stella del rodeo, diventando un personaggio a cui affezionarsi.

Kelly Reilly può recitare in tutte le serie tv? Si può? Mi fate contento?
Kevin Costner con una serie così è perfettamente nel suo elemento, ma la leonessa è Kelly Reilly, bellissima ed imbalsamata in True Detective 2, qui paga lo scotto di tutte le serie moderne (scene di sesso e di nudo nelle prime puntate per acchiappare i gonzi), ma poi il suo personaggio fa davvero il bello e il cattivo tempo. Non solo è la più tosta di tutta la famiglia, ma ha una capacità di insultare le persone riducendole a dimensioni microscopiche per la vergogna, da rendere ogni suo dialogo uno spettacolo nello spettacolo, per altro, tutti recitati con un accento “Yankee” perfetto per una come Kelly Reilly, che in realtà è Irlandese. Insomma, al momento è la serie che seguo con più piacere. Sono senza speranza lo so, anche perché io volevo godermi la pensione in un ranch anche prima di vedere questa serie!

Commento in breve: niente Yoghi e Bubu purtroppo, ma quello che ho trovato merita una visita al parco.
Chi ne ha scritto meglio di me: ehm, qualcuno ha visto questa serie? La sto guardando solo io?

The Outsider
Stagione: miniserie (10 episodi)
Dove la trovate: Sky atlantic

Ogni appuntamento con il nuovo romanzo di Stephen King resta imperdibile, ma ultimamente faccio una gran fatica a trovare un libro dello zio in grado di convincermi per davvero. Oh! Sulla prosa e la capacità di scrittura niente da dire, zio Stevie è sempre un drago, ma purtroppo faccio fatica lo stesso, è successo anche con il suo “The Outsider”.

Un ragazzino viene trovato ammazzato in un modo vergognoso, malgrado un alibi davvero di ferro, per l’orrendo crimine viene arrestato l’amatissimo allenatore della squadra di Baseball giovanile locale, Terry Maitland (nella serie tv, l’azzeccatissimo Jason Bateman), portato via in manette durante la partita dal rancoroso sbirro Ralph Anderson (Ben Mendelsohn, ormai specializzato in ruoli da bastardone, perfetto per il ruolo visto che è anche il vero protagonista della storia).

“Ecco, preso a male parola anche da Cassidy, che brutta giornata anche oggi”
Richard Price adatta per il piccolo schermo in dieci comodi episodi il romanzo di King, la storia di un uomo palesemente innocente ma allo stesso tempo anche palesemente colpevole, visto che ci sono testimonianze che lo inchiodano e lo scagionano in ugual misura. Terry Maitland può davvero avere un sosia, per di più palesemente malvagio soprannominato con grande sforzo di fantasia IT? “The Outsider” risponde a questa domanda e lo fa in un romanzo diviso: la prima metà è tutta una lunga indagine anche molto avvincente, fino al grosso colpo di scena che modifica lo scenario per sempre, che poi è stato anche il momento esatto in cui ho cominciato a perdere interesse per la lettura (storia vera).

Jason Bateman, dopo essere andato a cena da Pennywise.
Problema: la serie tv si gioca quello stesso grosso colpo di scena, con la metà dell’enfasi, a metà della seconda puntata. Quindi potete immaginare che fatica io abbia fatto per arrivare alla fine di questa miniserie, che scivola in territori che King aveva già visitato, anche se Richard Price tenta di approfondire più gli altri personaggi, in un atmosfera che strizza un po’ troppo l’occhio a quella di True Detective.

Nemmeno vedere entrare in scena Holly Gibney, direttamente dalle pagine della trilogia di Mr. Mercedes mi ha esaltato troppo. Con il libro e la miniserie televisiva, ho avuto la conferma che con certe storie, anche cambiando il formato, la scintilla non scatta lo stesso.

Commento in breve: zio Stevie non volermene, sei sempre il mio preferito.
Chi ne ha scritto meglio di me: sono sicuro che qualcuno questa serie l’ha vista, ci vediamo nei commenti!

Eli Roth's history of horror
Stagione: 1
Dove la trovate: Rai Play

“Ciao mi chiamo Eli Rot…”, “BUUUUUUU!!! BUUUUUUUUU!!”
Calma! Caaaalma! Vi è simpatico Eli Roth? Vi sta sulle palle lui e i suoi film? Calma, anzi «Easy, eeeeasy» (cit.).

In questa serie che è arrivata (con calma) in uno strambo Paese a forma di scarpa anche su Rai Play, Eli Roth non si atteggia a “Masters of Horror”, nelle varie puntate monografiche viene giusto citato il suo “Hostel” (2005), per il resto del tempo Eli si limita a fare quello che farebbe qualunque appassionato di Horror a cui venisse concessa la possibilità di chiacchierare con personaggi del calibro di Greg Nicotero, Stephen King, Mick Garris, Quentin Tarantino, Jordan Peele, Joe Hill e John Landis e tutte gli altri volti noti, impegnati a ricostruire un po’ la storia del genere con più budella e sangue esposto del cinema.

Ospiti di tutto rispetto: Jamie Lee sempre sia lodata!
Gli episodi si dividono in categorie: zombie (episodio 1), Slasher (episodi 2 e 3), possessioni demoniache (episodio 4), mostri e creature (episodio 5), vampiri (episodio 6) e fantasmi (episodio 7).

“Eli Roth's history of horror” non vi racconterà nulla di più di quanto non trovate quasi ogni giorno su questa Bara Volante, ma resta un’ottima occasione per sentire un po’ di testimonianze da parte dei diretti interessati, impegnati a parlare di film che hanno fatto la storia. Difetti? Essenzialmente uno, avendo solo 40 minuti ad episodio, non si può davvero raccontare tutto quello che è necessario sapere su un argomento vasto come può essere ad esempio, i film di zombie. Ho apprezzato, ad esempio, che si siano ricordati di Stuart Gordon, ma ho trovato abbastanza clamoroso che non sia stato citato Il serpente e l’arcobaleno, forse perché fin troppi minuti dell’episodio vengono dedicati a parlare di The Walking Dead. Cose che capitano se hai Greg Nicotero ospite.

Eli ha portato qualche altro amico alla festa.
Forse questo è il vero problema della serie, se hai come ospite Diablo Cody, Catherine Hardwicke e buona parte del cast di “True Blood”, finisci inevitabilmente a dare più spazio a titoli come “Jennifer's Body” (2009) e “Twilight” (2008), quando avresti titoli davvero più, vogliamo dire interessanti? Ma si diciamolo, interessanti, di cui parlare.

Oh, the Candy Man can, the Candy Man can! (cit.)
In ogni caso “Eli Roth's history of horror” si destreggia piuttosto bene tra titoli popolari e omaggi che so, a George A. Romero, rimbalzando tra cinema e piccolo schermo. Il risultato è un’antologia che per i neofiti potrebbe essere un buon modo per approfondire (e magari scoprire) alcuni titoli, mentre per gli appassionati di Horror di vecchia data, un riuscito omaggio al genere, una chiacchierata che lascia fuori molta roba e proprio per questo andrebbe approfondita, una stagione due la guarderei molto volentieri, anche se pare che la serie sia stata riconfermata, quindi avremmo un’altra occasione per lamentarci di qualche titolo mancante.

Commento in breve: Eli Roth uno di noi!
Chi ne ha scritto meglio di me: ma queste serie da pazzo maniaco le guardo solo io? Ditemi di no vi prego!

32 commenti:

  1. Ciao Cass, dei graditi suggerimenti il telefilm sui cowboy e la serie di Eli Roth mi intrigano parecchio, me le segno, si sa mai. I serial su gangster / malavita mi hanno un pò stufato, a dire la verità. Su Prime sto guardando Bosch, dai libri di Connelly, adattato direttamente dall'autore e si vede, è fatto molto bene, rimanendo fedele agli scritti ma con i giusti adattamenti per renderlo più attuale e credibile. Inoltre il protagonista, Titus Welliver, non mi convinceva molto all'inizio, ma mi sono dovuto ricredere. È una di quelle facce viste in numerosi film che non ti lascia molto, ma in questo caso è azzeccato e anche bravo. 👋

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    1. Beh "Gangs of London" più che altro si guarda per la regia di Gareth Evans, inutile girarci attorno ;-) Volevo iniziarla anche io quella ma ho sempre "Justified" che mi aspetta prima. Cheers!

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    2. Hai ragione, la regia fa tutto in una serie e quando è affidata a uno bravo travalica la distinzione di genere, purtroppo nemmeno io ho Sky, quindi la mia riserva è dovuta anche a questa mancanza. Su Justified nulla da eccepire, se la gioca (a mio parere) con Person of Interest come migliore serie del decennio passato, con un monumentale Timothy Holiphant e un Walton Goggins in grande spolvero. Anche qui si vede che il coinvolgimento di Elmore Leonard è stato proficuo!

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    3. Da fan del primo secondo di "Justified" non posso che avvertire Cassidy: occhio che darà dipendenza! Il che vorrà dire che quando svaccherà - e purtroppo sei stagioni sono tante per avere sempre buone idee - la odierai e giurerai che ora basta, non la vedo più, poi ti ritrovi lì a cantare la sigla dei Gangstagrass, «I see long hard times to come», e a fare l'armonica con la bocca per tutto l'episodio :-D
      Goggins è titanico, è la perfetta evoluzione del suo ruolo di "The Shield": un infame bastando capace però di amare e di fare del bene, nel suo modo distorto. Ti basterà il primo episodio per rimanere incastrato in un perfetto western moderno, coi distillatori del Kentucky e i nazisti dell'Illinois, e non riuscirai a smettere fino all'ultima puntata. Sei avvertito :-P
      A me ha detto peggio, perché ho scoperto la serie nel momento esatto in cui è uscita e quindi l'assuefazione è durata sei anni!

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    4. Lascia stare caro Lucius che anche io l'ho scoperta appena uscita ché dovevo scaricarmi le puntate in inglese, manco coi sottotitoli, talmente ero assuefatto! Però è servito per migliorare la mia comprensione dell'idioma di albione, anche perché parlavano con l'accento del Kentucky e dovevo rivederle almeno due/tre volte per capire... Goggings è l'attore preferito di mia moglie, quindi sono riuscito a coinvolgere anche lei, anche se ha preferito poi vederselo in italiano! Comunque è davvero bravo, ha la capacità di tenerti sempre in bilico, anche se alla fine è talmente "candido" nella sua ideologia che ti viene da parteggiare per lui.

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    5. Goggins è un mito, sono contento d'averlo nell'universo alieno, peccato che in "Predators" non abbia molto spazio. Semmai facessero un film sui Colonial Marines, sarebbe perfetto come nuovo Hudson ^_^
      Mi chiedo perché non faccia parte del cast di OGNI serie :-P

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    6. Vidi soltanto il pilota di "Justified" amandolo alla follia, per altro da quanto so il primo episodio è uno dei più aderenti ai romanzi di Elmore Leonard. Poi non ho più avuto modo di trovare il momento giusto per vederla, in questo periodo in cui sto recuperando serie lunghe devo cavalcare l’attimo e recuperare anche quella ;-) Cheers!

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  2. Buongiorno! Tranquillizzo subito il padrone di casa! Eli Roth's history of Horror è appena passata in seconda serata su Rai 4 e l'ho vista anch'io!!! Come hai detto tu, più che la completezza delle informazioni, che è difficile mantenere su 40 minuti, è stato divertente l'aria di familiarità degli ospiti presenti alle chiacchierate!!! Del tipo: chi sarà il prossimo a suonare alla porta? Rob Zombie? Quentin? Lo zio Stephen King?

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    1. Rob Zombie per altro, fa un po' da carta da parati visto che nessun dei suoi film viene citato (qualcuno cattivo potrebbe aggiungere anche la parola giustamente nella frase). Però le testimonianze sono uno spasso, per fortuna Eli è "amico di tutti" come nella canzone degli Elii quindi ha una rubrica piena di facce note da poter chiamare e coinvolgere ;-) Cheers

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  3. Ciao Cassidy, bel quartetto, come sempre! Dunque, Yellowstone lo avrei visto di sicuro se non fosse che non ho Sky, amo il genere western, lo attendo su altra piattaforma prima o poi... Per The Outsider, a breve uscirà un mio post sul mio complicatissimo rapporto con Stephen King, ma di nuovo, piattaforma sbagliata per me... Eli Roth, mannaggia, pensavo di poterlo vedere su RaiPlay ma ci sono solo gli episodi 4 e 5 (!!!) Comunque ho visto il 4, quello sui mostri (cioè il mio pane quotidiano) e l'ho trovato divertente (bello sentir parlare King in persona, ma Diablo Cody, beh...) ma non certo esaustivo né illuminante sull'argomento. Rispetto a Wonderland, ad esempio, non c'è storia! Intrattiene ma niente di più...

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    1. Ad esclusione di "Giocotrono" che si era creata prima i suoi ammiratori, mi sembra che le serie fuori da Netflix e Amazon Prime non abbiano visibilità, dopo la morte di "Ash vs Evil Dead" sono diventato nichilista. Su Rai Play purtroppo tengono solo alcuni episodi per qualche giorno, come server useranno un vecchio Hard Disk portatile probabilmente ;-) Cheers

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    2. Probabilmente su Rai Play la programmazione la gestisce Magalli!! Visto che è cattivo le cose belle le lascia per poco!

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    3. Per il resto della giornata avrò in testa solo l'immagine di Magalli intento a cancellare roba dai server di Rai Play come un orrendo Gremlins ;-) Cheers

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    4. Mi raccomando, se dovessi incrociarlo non devi bagnarlo, tantomeno dargli da mangiare dopo mezzanotte!! ;)

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  4. A parte alcune scelte discutibili (Diablo Cody e Twilight???) ho trovato Histori of Horror caruccia..Gangs of London ce l'ho in rampa di lancio...

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    1. Sono curioso del tuo parere su "Gangs of London". Ma Diablo Cody lavora ancora, ma poi perché è famosa Diablo Cody? Sono anni che me lo chiedo e quello che ha firmato non mi ha fatto cambiare idea ;-) Cheers

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  5. Con The Outsider sono ferma al quinto episodio da "mo"! Una noia abissale, non riesco a trovare il coraggio e la voglia di finirlo.
    Mentre quello di Eli Roth mi intriga troppo, da appassionata del genere penso che non possa perdermelo!

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    1. Hai presente gli schiaffoni in faccia? Sono quelli che mi sono dovuto dare da solo per arrivare sveglio fino alla fine di "The Outsider", a conti fatti avrei potuto scrivere solo questo nel commento ;-) Eli invece è divertente, non insegna niente ai vecchi fanatici di horror come noi, però si lascia guardare. Cheers!

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  6. Malgrado la serie londinese mi sia stata consigliata niente meno che da Zio Portillo in persona, proprio per i motivi che hai ben spiegato, non riesco a trovare la voglia di iniziarla. Ho ancora quelle molto più marziali come "Warrior" e "Wu Assassins" da vedere, in attesa dell'ispirazione giusta.
    Invece quella di Costner mi attira assai. Ricordo quando ho visto la pubblicità in TV, una serie western fresca fresca, ottimo! Vado a vedere... e Kevin manco si ricordava più d'averla girata, per quanto era vecchia :-D In Italia solo roba fresca!
    All'epoca (ti parlo dell'anno scorso!) per puzza c'era la prima stagione, ora che mi dici ce ne sono due e una terza in canna mi sembra il momento di gustarmi il genere per cui Costner è nato.
    Come sai adoro le dichiarazioni dirette degli interessati, quindi la serie di Eli me la sono subito segnata appena visto lo spot in TV. Il problema è che chiamare un esercito di gente per farla stare trenta secondi a testa in video non mi soddisfa: cosa potrà dire che già non abbia detto negli ultimi trent'anni e si trovi già in Rete?
    Ecco come ho visto io la prima puntata, dedicata ad un tema vasto e sterminato come gli zombie, a cui si potrebbe dedicare un'Enciclopedia in cento volumi.
    - "Gli zombie c'erano anche prima di Walking Dead", "Grande serie, Walking Dead", "Walking Dead ha rilanciato gli zombie", "Gli zombie erano morti, poi Walking Dead li ha riportati in vita", "Adoro Walking Dead", "Ragazzi, ma la vogliamo citare Walking Dead?", "Sì, parliamo di Walking Dead", "Pare gli zombie ci fossero anche prima, ma è con Walking Dead che sono diventati famosi", "Scusate, arrivo tardi: avete già parlato di Walking Dead?"
    Non dico che sia così, ma questa è stata la sensazione e mi ha subito bloccato :-P

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    1. Ti dirò, nell’ordine in cui le hai elencato, "Warrior" e "Wu Assassins" mi hanno intrattenuto di più, ma “Gangs of London” per le parti dirette da Evans è due spanne sopra, quindi merita però a fine visione non ricordavo nemmeno i nomi di tutti i personaggi, gasato per l’azione quello sì, ma solo per quello.

      “Yellowstone” per me è la sorpresa, molto classica è quella che mi ha preso di più, la seconda stagione è migliore della prima e sto cercando di seguire la terza, in onda in questi giorni negli Stati Uniti, anche perché se aspettiamo Sky uscirà chissà quando ;-)

      La serie di Eli Roth è tutta così, ogni tanto cita i titoli giusti e quando lo fa è molto divertente, si vede la cura è la passione, spuntano anche delle riflessioni interessanti malgrado i titoli citati siano ultra famosi, però paga il caro prezzo degli ospiti. Se hai Greg Nicotero in una puntata a tema zombie, io gli avrei fatto SOLO domande sul suo lavoro con Romero in “Day of the Dead”.

      Dopo sette episodi della serie mi sono detto: Ok secondo questa serie, “The Walking Dead” è una bomba e “Jennifer's body” un capolavoro per non parlare di “Twilight” oh, fichissimo! Insomma è chiaro che sia obbligatorio ignorare le parti dedicate agli ospiti.

      Infatti i momenti migliori sono quando qualche “famoso” parla del lavoro altrui, quindi Joe Hill (competentissimo), Landis e Dante coinvolti fin troppo poco (avrebbero oscurato tutti con la loro sapienza cinematografica), Mick Garris sempre fan numero uno vero studioso del genere. Insomma bisogna pescare e saper distinguere, non tutto è oro ma qualcosa luccica ;-) Cheers!

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  7. Farò presto un giro a Yellowstone, e forse anche in quel circo degli orrori firmato Eli Roth, ed infine a Londra. Ci son già stato invece a casa King, non mi è dispiaciuto ma poteva essere molto meglio...peccato.

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    1. "The Outsider" è la fregatura del mucchio, bene non vedo l'ora di leggere il tuo parere ;-) Cheers

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  8. Partiamo dalla serie più grossa attualmente in tv: GANGS OF LONDON. Bomba totale! Un po' per il mix tra Gomorra e The Raid (toh, cambio: mix tra 000 e Banshee!), un po' perché a me l'intreccio non è dispiaciuto nemmeno dopo quel capolavoro dell'episodio 5 (vogliamo parlare delle torture compiute da mamma Stark? Vetri rotti, unghie, taglierini e... musica!). La sto guardando su Sky e mi mancano gli ultimi 2 episodi... Se non buttano tutto in malora col finale, sta serie rischia di essere la miglior cosa mai vista in questo pazzo 2020. Nemmeno l'impunità dei crimini a Londra mi lascia perplesso. Le stesse cose (tipo omicidi alla luce del sole o regolamento di conti tra bande rivali) avvenivano pure in Gomorra o in Romanzo Criminale ma nessuno storceva in naso giudicandole impossibili visto che non ci sono forze dell'ordine che indagano. La serie è appunto una serie e la sospensione dell'incredulità per me è mantenuta (pure per i nigeriani armati di machete!). Ultimo appunto: l'hai guardata in originale? Perché la traduzione dice chiaramente che il commando è composto da mercenari danesi e non olandesi... Poi oh, so dettagli!

    Il resto di quello che presenti a sta tornata onestamente non mi attizza molto... Forse (e sottolineo il forse!) un'occhiata veloce a "Eli Roth's history of horror" gliela darò.

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    1. Vista in originale, potrei aver sbagliato la nazionalità ma ai fine della spettacolarità dell'episodio 1x05 cambia poco ;-) Vorrei esserne uscito gasato come te dall'intreccio, diciamo che ci sono passaggi con ben poca logica e molti personaggi non mi hanno preso più di tanto, negli ultimi due episodi non svacca, però i primi cinque episodi sono i migliori. Diciamo che per la regia di Gareth Evans questa serie è il meglio del 2020, per il resto, una valida serie ma nulla da fare le capriole, quelle le dirige Evans al meglio ;-) Cheers

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  9. The Outsider un'occasione sprecata. Riesce ad essere anche inquietante all'inizio e a creare immersione con i suoi ritmi lenti e composizione dell'inquadratura non convenzionale (e non capita sempre in una serie che qualcuno si domandi dove mettere la cinepresa), poi ad un certo punto ti rendi conto che il personaggio da cui si poteva trarre più interesse è morto al secondo episodio, e con lui ogni forma di tensione e ambiguità, e che quello che sembrava un lento crescendo è in realtà una scusa per non andare avanti con la storia. Farla di 10 episodi è stato uno spreco di tempo collettivo.

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    1. Lo stesso problema del libro, arriva la svolta e la storia perde di interesse, solo che nella serie tv la svolta arriva appunto, nel secondo episodio ;-) Cheers

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  10. Yellowstone la sto seguendo fin dalla prima stagione e ieri ho visto la sesta della terza stagione. Ogni puntata è uno spettacolo, un Western puro che guarderei tutti i giorni. Consigliatissimo a chiunque. Uno sguardo e 5 parole 5 di costner valgono interi sproloqui di altre serie. L'unica cosa che non sopporto è come trattano Jamie. Cazzo qualche attenuante bella grossa l'ha. Sua sorella è una stronza mostruosa e quando SPOILER

    la prende a legnate, pur non approvando il metodo, capisco il suo sfogo. Sfido chiunque a resistere

    FINE SPOILER

    gangs of London ha delle scene che più di gomorra a me ricordano banshee. Bella e interessante anche se ha 2 difetti: giocarsi colm meany subito ed è un peccato e far interpretare al figlio uno sbroccato che prima spara e poi pensa. E la madre, stratega di sta cippa, a spingerlo

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    1. Ho fatto esattamente la stessa cosa ieri sera con la mia Wing-Woman, Kelly Reilly e il suo « I am the tornado» è diventata la mia nuova frase di culto della settimana (storia vera). Costner è un animale nel suo territorio, dici bene meglio un suo silenzio che dieci episodi di tanta altra roba più blasonata, per la parte sotto spoiler la pensiamo uguale.

      Pago di non aver mai visto "Banshee", Colm Meany sparisce come lacrime nella pioggia e suo figlio, descritto come un pazzo furioso, mi è sembrato fin troppo lucido. Se la madre è una grande stratega poi, tanti auguri a tutti, non ne azzecca mezza nemmeno per errore ;-) Cheers

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    2. Yellowstone migliora a vista d'occhio e sto apprezzando che stanno introducendo qualche personaggio femminile in più. In questa terza stagione c'è una scena padre figlio fuori dalle rispettive tende con le relative partner che li chiamano che è esilarante. Mi piace anche che è un Western con cavalli, indiani, bestiame e bisonti ma non è anacronistico. In mezzo ci sono i soldi, le finanziarie, la politica. Rappresenta la voglia di resistenza di un mondo che sa che scomparirà ma vuole vendere cara la pelle perché è orgoglioso, duro come la roccia e figlio di sacrifici.

      Banshee è da recuperare e poi ho letto che ti appresto a justified. Ne rimarrai folgorato. Olyphant è un grande e spiace non vederlo più protagonista perché mi è sempre piaciuto dai tempi di deadwood.

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    3. Arrivo giusto dal recupero di "Deadwood" quindi volevo completare l'opera, il western moderno di "Yellowstone" ci sta alla grande tra i due ;-) Cheers

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  11. Proprio ora che sono nella situazione "57 canali e niente da vedere" trovo queste serie che... non ho voglia di vedere.
    Troppo maschie, ok, commento sessista... Troppo distanti dai miei gusti e con opinioni tiepide che non mi hanno fatto cambiare idea (su quella di King che un po' incuriosiva nessuno è riuscito a convincermi a dargli il mio tempo). Adesso posso aggiungerci le tue.

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    1. In effetti sono tutte abbastanza di genere (se vogliamo anche maschile) tranne “The Outsider” che è una delusione e basta. Occhio però a “Yellowstone”, l’ho proposta alla mia Wing-woman sapendo che dopo mezza puntata sarei finito a vederla da solo, invece si è gasata anche più di me, con il western e Taylor Sheridan con me si vince facile, ma è una serie alla fine molto classica e anche avvincente, al momento è la mia preferita del lotto.

      Per il resto sto faticando anche io a trovare serie nuove, infatti mi sono gettato su quelle vecchie e lunghe da recuperare. Cheers!

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