lunedì 29 giugno 2020

Swamp Thing di Alan Moore (1984-1987): le piante sono l’evoluzione dell’uomo

La costante in qualunque testo, saggio, recensione oppure commento relativo al lavoro di Alan Moore è sempre il constatare quanto i suoi lavori, abbiano rivoluzionato per sempre il mondo del fumetto, ma forse la rivoluzione più dirompente del Mago di Northampton è quella orchestrata sulle pagine di Swamp Thing.

Il nostro “paludone”, creato nei primi anni settanta da Len Wein (testi) e dal maestro Berni Wrightson (disegni) è sempre stato un personaggio di culto ma relegato alla nicchia, per certi versi ostracizzato da critica e pubblico per la sua natura di fumetto horror, ancora oggi dopo il passaggio di Alan Moore non rientra tra i fumetti considerati rivoluzionari per davvero, anche se è proprio grazie alla cura dello scrittore inglese che Swampy è uscito definitivamente dalla sua palude, diventando anche protagonista di una Serie TV (nata già morta).

Una tavola del maestro Berni Wrightson, rifatevi un po' gli occhi.
Attorno al 1976 le vendite della serie originale erano così basse, che la DC comics decise di chiudere baracca e burattini, dimenticandosi per sempre della cosa della palude, almeno fino a quando il personaggio non guadagnò nuova popolarità in un modo abbastanza inatteso per la Distinta Concorrenza. In quel periodo un ex professore passato al cinema, era in cerca di affermazione come regista, per dimostrare che poteva dirigere qualunque cosa, ma davvero qualunque cosa, scelse quella della palude.

Il film di Wes Craven del 1982 è la perfetta fotografia di come venivano considerati i fumetti (e quelli di “Swamp Thing” in particolare) in quel periodo, un giocattolone con dissolvenze bizzarre, che però convinse la Distinta Concorrenza a rilanciare il nostro amico paludone, un rilancio in grande stile che prevedeva il talento di Alan Moore.

La colazione dei campioni di Alan Moore.
Moore si era fatto notare in patria grazie al successo di V for Vendetta, quando uno dei creatori del personaggio, Len Wein, gli propose di collaborare alla serie, affiancato dai disegnatori americani Stephen Bissette e John Totleben, Moore accettò ma ovviamente alla sua bizzarra maniera, ovvero inviando una lettera di presentazione, in cui questo strampalato Inglese dimostrava di non avere acredine accumulata per quella storiella di guerra civile tra le due nazioni, vi riporto le sue esilaranti parole direttamente dalla lettera scritta da Moore nel maggio del 1983: «Non avendo mai vissuto prima l'esperienza, sicuramente traumatica, di lavorare con degli abitanti delle colonie, ho pensato che fosse il caso di cogliere l'opportunità di scrivervi due righe, presentarmi e farvi sapere che non vi porto rancore per il fatto che durante la guerra i vostri padri siano venuti qui a fare sesso con le nostre madri adescandole con cioccolato e calze di nylon. Al loro posto probabilmente lo avrei fatto anch'io.»

Messi da parte i vecchi rancori, Moore era pronto a rivoluzionare “Swamp Thing” per sempre, partendo da un rinnovamento stilistico: via i punti esclamativi alla fine delle frasi (necessari a dare enfasi! Ma considerati naif), dentro lunghe didascalie descrittive al posto dei classici “baloon” del pensiero, e grazie alla prosa di Moore e ai disegni di Bissette e Totleben, “The saga of Swamp Thing” diventa un fumetto d’autore, l’etichetta in bella vista stampata sopra il titolo, descrive alla perfezione il nuovo corso: sophisticated suspense.

L’idea di sofisticato che abbiamo qui alla Bara Volante.
Ora, nella storia del fumetto americano ci sono stati autori che hanno preso personaggi anche molto popolari, adattandoli alla loro poetica e cambiando per sempre la percezione di tali protagonisti a fumetti presso il grande pubblico, sto pensando al lavoro fatto da Frank Miller per Daredevil oppure Batman, ma forse il primo autore a rivoltare come un calzino un personaggio – per di più “minore” come Swampy -, trasformandolo di colpo in un fumetto di serie A è stato di sicuro il Mago di Northampton.

Con la storia d’esordio “Loose Ends”, Moore conclude velocemente le sotto trame rimaste aperte, le questioni in sospeso del titolo appunto, per sganciare subito la sua bomba sul protagonista Alec Holland, ma anche sui lettori della serie. Se in Watchmen, Alan Moore ha utilizzato spesso la figura dell’orologiaio per descrivere il modo in cui è stato in grado di smontare e rimontare la figura del super eroe, in “Swamp Thing” Moore si diverte ad aprire in due il personaggio, per scoprire com’è fatto dentro, infatti la storia intitolata “La lezione di anatomia” è il singolo racconto più importante per la vita (editoriale ma non solo) di Swampy.

La singola storia più importante di Paludone, comincia con un omaggio a Saul Bass.
Comincia con una frase lapidaria, potente quanto «Questa notte è morto un comico a New York», la frase in questione utilizzata in apertura e in chiusura al numero 21 di “The saga of Swamp Thing” (febbraio 1984) è: «A Washington piove stanotte…».

La storia fino a quel momento conosciuta, ovvero quella dello scienziato Alec Holland, scaraventato in una palude da un’esplosione e trasformato in una sorta di enorme Bigfoot però ricoperto di muschi e licheni, cambia completamente. Uno scienziato assoldato per comprendere il mistero di Paludone lo disseziona scoprendo la verità: Swamp Thing non è Alec Holland, ma è solo una creatura composta interamente da piante mutate, che hanno assorbito parte della coscienza e dei ricordi dello scienziato, parafrasando un altro caso di Body Horror notevole, potremmo dire che Swamp Thing è una pianta che ha sognato di essere un uomo, ma ora il sogno è finito.

Il racconto, tutto in flashback, conferma quando la scelta dei nuovi disegnatori sia azzeccata, quando Swampy scatena la sua furia, non sembra il solito mostrone verdastro che abbiamo visto in tanti numeri precedenti della sua serie, ma riesce a risultare anche intimidatorio. Moore invece sottolinea la distanza del personaggio con la sua umanità, facendogli pronunciare una sola (algida) frase per tutto il numero. In una sola storia, Moore ha rivoluzionato per sempre il personaggio, trasformandolo di fatto in un elementare della Terra destinato a fare i conti con la sua nuova espansa coscienza, connessa con il verde del pianeta.

Due occhi che promettono parecchie atmosfere horror.
Quando uno sceneggiatore con mire autoriali, punta a modificare per sempre la percezione di un personaggio presso il grande pubblico, dovrebbe correre a rileggersi “La lezione di anatomia”, di sicuro lo ha fatto Grant Morrison per il suo ciclo sulle pagine di “Animal Man”, ma questo per Moore è comunque solo il primo atto della rivoluzione, il colpo di genio dello scrittore inglese arriva nei numeri successivi della sua lunga gestione (ristampata pochi anni fa in tre volumi dalla Planeta), dopo aver tolto l’umanità al protagonista, Moore comincia a scrivere storie che parlano proprio di umanità, ma dal punto di vista di una pianta che ha appena scoperto di essere qualcosa di più.

“The saga of Swamp Thing” nelle mani di Moore mescola filosofia e antropologia, ma con parecchie sortite lisergiche e una conoscenza enciclopedica del mondo del fumetto, ma riuscendo ad essere anche una riuscita storia horror, brutto?

V for Vendetta Swampy.
Quando hai un personaggio interamente vegetale, il suo ideale nemico non può che essere qualcuno che rappresenta in pieno la capacità della razza umana di inquinare e consumare il pianeta, ecco perché l’uomo floronico di Moore passa dall'essere una mezza tacca ad una vera minaccia (anche per l’ecosistema). Il modo di prendere le distanze dal resto dei fumetti della Distinta Concorrenza, trattando argomenti adulti e d’attualità utilizzando un fumetto, è stato l’imprinting che ha portato alla creazione della linea “per adulti” della DC, ovvero la Vertigo a cui dobbiamo un’infinità di classici del fumetto.

L'uomo floronico di Leonardo Manera Alan Moore.
Quando Moore è costretto per direttive di scuderia, ad utilizzare i super tizi in calzamaglia della Distinta Concorrenza, li descrive come potentissimi ma distanti anni luce delle esigenze vere del pianeta, per certi versi la descrizione di alcuni membri della JLA (Flash viene descritto come uno che corre così velocemente che la sua vita è una galleria infinita di statue), anticipa per certi versi la descrizione che Miller avrebbe fatto dei Vendicatori sulle pagine di Rinascita.

Lo Swamp Thing di Moore è così connesso con il pianeta, i suoi bisogno e i suoi abitanti, che la sua piccola palude perduta diventa il centro del mondo, molto più delle gigantesche Metropolis oppure Gotham City, che Paludone visiterà per salvare la sua amata Abigail Arcane, per altro facendo fare la figura del bigotto al suo cittadino più famoso, quello con il mantello e le orecchie a punta.

Batman zittito dal più classico dei: «Sì, tu e quale esercito?» (Stacce!)
Piuttosto che con gli eroi, Moore preferisce che il suo personaggio se la faccia con i tipi loschi dell’universo DC, ecco perché nel primo “Annual” da lui scritto, Swampy diventa il protagonista di una versione locale di “Canto di Natale” di Dickens, in cui i tre fantasmi sono Deadman, Etrigan il demone e lo straniero fantasma.

Ma quando si parla di loschi figuri, il contributo di Moore è fondamentale perché proprio sulle pagine di “The saga of Swamp Thing”, lo scrittore fa tornare in azione (già protagonisti delle prime due incarnazioni degli antologici "House of Secrets" e "House of Mystery") Caino e Abele, personaggi che ripresi da Neil Gaiman diventeranno fondamentali sulle pagine di Sandman, anche se il più losco di tutti non può che essere John Constantine, l’anti eroe tabagista disegnato con le fattezze del cantante Sting in “Quadrophenia” (1979). Il personaggio che diventerà protagonista della storica serie “Hellblazer” e che niente e nessuno mi toglie dalla testa, abbia influenzato la moda della nostrana Bonelli, di ispirarsi ad un attore famoso per le fattezze fisiche dei suoi personaggi.

I don't drink coffee I take tea smoke cigarettes my dear (Quasi-cit.)
Ma sulle pagine di “Swamp Thing” Moore permette al fumetto di fare un balzo in avanti qualitativo, proprio sfruttando le caratteristiche proprie del mezzo, la tenera (e struggente) storia intitolata “Pog” (Swamp Thing n. 32 del gennaio 1985) è un omaggio a Pogo, l’opossum antropomorfo delle strisce a fumetti di Walt Kelly, che Moore trasforma in un piccolo alieno in visita al nostro pianeta, che si esprime con una lingua beh… del tutto aliena!

Il piccolo alieno Pogo e la sua storia (tenete i fazzoletti a portata di mano)
Come già sperimentato in “La ballata di Halo Jones”, Moore anche qui inventa una lingua aliena con le sue regole grammaticali che ricorda un po’ le parole macedonia, quelle che utilizzava Humpty Dumpty in "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò" (1871) di Lewis Carroll.

Ma trattandosi del Mago di Northampton, ovvero di uno che ancora oggi dichiara di aver evocato un Dio serpente Azteco (che per altro viene citato costantemente nei suoi fumetti di “Tom Strong”), secondo voi Moore poteva perdere l’occasione che solo un protagonista completamente vegetale interconnesso con la natura ti può offrire? «Giammai!» (cit.), ecco perché nel racconto “Il rito della primavera”, Moore trova il modo di regalarci la prima scena di sesso inter-specie tra Abigail Arcane, bella rappresentante della razza umana in carne e ossa e Swampy, enorme vegetale convinto di poter soddisfare tutti i bisogni (molto umani) della sua amata.

La nonna diceva di non accettare caramelle dagli sconosciuti, ma non ha mai parlato di tuberi lisergici da creature della palude!
Da vecchio Punk con una certa esperienza del lavoro di Timothy Leary ma anche di alcune ore passate a sperimentare con cosucce tipo acidi ed LSD, Moore fa fiorire sul corpo di Swampy una di quelle patate americane (quelle dal colore particolarmente arancione) che una volta divorata da Abigail, le permette di fare un viaggio mistico con relativo appagamento sessuale, un “trip” reso su carta che costringe lo spettatore a ruotare il volume che contiene la storia, visto che le vignette sono disposte in circolo, un po’ come se anche noi lettori ci fossi calati un acido, uno di quelli belli potenti. Anche perché se mentre leggi un fumetto, cominci a farlo ruotare su sé stesso, beh se qualcuno ti guarda mentre lo fai, diventa anche un po' complicato da giustificare.
Psichedelia, tutte le teste ti porti via, tutti i neuroni ti porti via (Cit.)
Nella parte centrale della gestione Moore, le storie di “Swamp Thing” rendono omaggio alle origini stesse del personaggio, nato come fumetto dell’orrore, infatti attraverso la rivisitazione di alcuni mostri classici (come vampiri e licantropi), Alan Moore porta in scena alcune storie in cui i mostri sono quasi sempre gli umani e il nostro articolato modo di farci del male tra di noi.

La storia dei vampiri che vivono nella città sommersa dalle acque, potrei annoverarla tra i racconti più in grado di mettere addosso al lettore la cara e vecchia strizza (quella che non dovrebbe mai mancare in un racconto dell’orrore), mentre i licantropi di Moore è un peccato che non sia stati esplorati fuori dalle pagine di questo fumetto. Si perché lo scrittore Inglese mette in connessione il ciclo mestruale femminile, le fasi lunari e la licantropia, in un modo che ai tempi, fece urlare molti allo scandalo, anche il grande Jim Shooter, allora capo della Marvel Comics, da sempre in rotta con Moore per quella vecchia storia riguardo a Miracleman (ex Marvelman) e al nome del personaggio.

Ad Ovest di Joe Dante e John Landis, nessuno aveva osato tanto per i lupi mannari.
Moore utilizza i mostri classici per parlarci dell’orrore della razza umana, ad esempio i fantasmi in “Swamp Thing” sono quelli dei lavoratori di colore di una vecchia piantagione di cotone, che tornano a perseguitare alcuni attori venuti a recitare una soap opera in costume. Sono storie in cui Swampy aleggia come una presenza senza per forza essere il protagonista (scelta stilistica che Neil Gaiman ripeterà identica sulle pagine di Sandman), dove Moore può permettersi di prendere posizioni progressiste contro tutto e tutti, lo scrittore punta il dito contro l’inquinamento, il sessismo, il razzismo ma anche la diffusione delle armi negli Stati Uniti, in tempi non sospetti, senza nessuno che possa accusarlo di moderno “buonismo”, anche perché le sue storie sono una più cattivella dell’altra.

L’ultima parte del ciclo di storie di Moore, risente un po’ del fatto che lo scrittore in quel periodo, stava già iniziando a lavorare a Watchmen, impegnato a gestire una popolarità che – da buon misantropo –, lo avrebbe portato ad un isolamento degno del miglior J. D. Salinger. Le ultime storie di Swampy scritte da Moore sono spesso dei “riempitivi” che permettevano ai disegnatori di esibirsi e a Moore di respirare un po’, eppure anche qui troviamo storie molto potenti.

Ho letto storie tappabuchi ben peggiori di questa, credetemi.
Swamp Thing ormai a tutte gli effetti un elementare della Terra, impara di poter ricrescere in nuove forme e nuovi “corpi” (ovviamente vegetali) come un Baby Groot ante litteram. Dopo il suo feroce scontro con la setta della Brujeria, quelle che potremmo definire “porte della percezione” di Paludone sono talmente aperte da permettergli di germogliare anche fuori dal pianeta. Qui arrivano tre storie, caratterizzate dall'uso di altrettanti colori. Per la storia “rossa”, Swampy incontra Adam Strange, utilizzato in una trama che sembra mutuata dai racconti di John Carter da Marte.

Ma di questa ultima fase da cowboy dello spazio del personaggio, forse il racconto più interessante è quello “blu”, in cui Swampy colto da malinconia, ricrea il suo piccolo mondo blu (da sempre il colore che incarna questo sentimento) per certi versi anticipando il Dottor Manhattan di Watchmen.

Blue moon (you saw me standing alone).
Con la sua ultima storia, “Questioni in sospeso bis” (n. 63 "loose ends reprise"), Moore riprende il titolo del suo primo racconto di Swamp Thing per chiudere il cerchio, consegnano il personaggio ad una nuova generazione di scrittori come Morrison e Mark Millar, che ne hanno seguito le orme mantenendo Swampy un personaggio di culto, ma senza rivoluzionarlo ulteriormente come fatto dal Mago di Northampton nel suo glorioso ciclo di storie.

Insomma, tra le opere che hanno fatto fare un passo in avanti al fumetto, mettendo in chiaro quanto questo mezzo narrativo possa essere anche sperimentale, “Swamp Thing” ha un posto d’onore, la conferma che Alan Moore oltre ad una cultura (non solo fumettistica) notevole, ha anche un discreto pollice verde per le piante.

18 commenti:

  1. Carabara, ho molto apprezzato il tuo articolo sul Bardo ed i due mattocchi Steve e John, ma mi permetto di essere l'insopportabile perfettino che nessuna pandemia sradicherà per dire che: 1) Caino ed Abele erano le stars delle prime due incarnazioni degli antologici House of Secrets e House of Mystery. Karen Berger, giovanissima e digiuna di comics ( la ragione per cui fu assunta ! ) , è stata la editor di House of Mystery, quindi riesumare i due personaggi era probabilmente anche un omaggio 2) SBE prende i musi da Cinelandia da sempre ed il primo Tex era Gary Cooper ed il primo Zagor Robert Taylor ( che ha prestato lo sguardo intenso ed i tratti cesellati anche a Diabolik). Galep a Ferri a furia di usare lo specchietto per copiare le proprie espressioni hanno finito per imprimere i loro tratti nei volti dei loro figli di carta 3) Adam Strange " il pendolare dello spazio " e non doc Strange che è il mago supremo della House of Ideas. Sempre nel reparto " perfettino da sopprimere tra atroci sofferenze " puoi rubricare il fatto che il primo doc Strange delle Big Guns è Hugo Strange, nemico di Bats reso celeberrimo nella saga Strange Apparitions di Englehart/Rogers che ai tempi fu salutata da Mamma DC come Ultimate Batman.
    Anche io come te, amo quelle storie da decenni - ho letto Lezione di Anatomia sullo Horror di Comic Art del 1990- ed ancora oggi trovo sottilmente inquietante la storia dell'Uomo Nero e da standing ovation quella della Licantropa, scritta da un uomo e decenni di film come Ritratto di una giovane in fiamme ( ieri sera per Sky ) e praticamente coeva della ancella - su carta -- di Maggie Atwood. Genio. Ciao ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco il tipo di conoscenza enciclopedica di cui avevo bisogno per colmare le mie lacune sulla Distinta Concorrenza: 1) Pago lo scotto di non aver mai letto quella due serie, ti ringrazio per il chiarimento ho corretto la frase nel post. 2) Ho appena terminato un post dove cito di striscio Dylan Dog quindi mi sono messo a pensare a tutti i personaggi recenti della SBE, tipi Napoleone, Julia, Magico Vento e mettiamoci anche John Doe, ma mi sono dimenticato quelli storici, bene mi hai tolto un dubbio che avevo da tempo! 3) Questo è un classico caso di Lapsus Marveliano, ho corretto grazie.
      Anche secondo me i gradi di separazione tra Margaret Atwood e Alan Moore sono meno dei canonici sei ;-) Confesso che questo post era abbastanza complicato, ma tutto sommato sono stato promosso dal professor Crapascolo, bene sarà motivo di vanto per me! Cheers

      Elimina
    2. Davvero un bel articolo. Hai fatto bene, tra le altre cose, a ricordare che è dalla palude che è partita la Vertigo, una linea creata sulla visione di Moore. Anche Gaiman ha ripensato ad uno dei primi episodi del suo Sandman in cui la quest di Morfeo che ha perso i suoi gadgets magici lo porta nella base della JLA, riflettendo sul fatto che "stonava " col resto e Moore ha scritto un pezzo su come far funzionare lo horror in un mondo di metaumani in costumi colorati. Io, per quel che vale cioè less than zero, credo che Vertigo fosse una onda ed un punto di vista e possa pescare a piene mani dal DCU. Vertigo può naturalmente raccontare altro - Preacher, Invisbles, Fables, 100 bullets - e Constantine o l'Urlo Americano o Daniel erede di Morfeo possono essere citati in serie non Vertigo come The Spectre, The Demon o la JLA. DCU e Vertigo sono arrivati persino al crossover ( lo Starman di Robinson ed il Sandman Mystery Theatre di Wagner/Seagle/Davis ). La vertigine continua anche oggi, per esempio in alcune serie Image.

      Elimina
    3. Lo penso anche io, ha cambiato il punto di vista si personaggi a fumetti americani, al momento è l'Image a portare avanti la torcia, chi lo avrebbe mai detto negli anni '90, quando Image e Vertigo sembravano (quasi) opposte nello stile. Cheers!

      Elimina
  2. Sono andato a rileggermi il post sul film di Wes e... caspita!!! Adrienne Barbeau ha fatto anche un breve cameo nella serie tv del 2020.
    Corsi e ricorsi storici eh...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me la serie tv ha pescato tantissimo dal film di Craven, forse in proporzione più che dal ciclo di Moore che ovviamente viene citato, anche se in maniera un po' forzata a mio avviso. Cheers!

      Elimina
  3. <>

    Assolutamente, ma prima ancora lo aveva fatto con Miracleman. E poi lo ha rifatto con i WildC.A.T.s
    Swamp Thing ancora mi manca, i volumi Lion sono irreperibili, la nuova edizione Panini costa davvero tantissimo T_T

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Erano già un salasso quelli della Lion, per altro pieni di errori piccoli e grandi. Esatto, l'esempio di Miracleman e dei WildC.A.T.s è molto azzeccato. Cheers!

      Elimina
  4. Dall'alto della mia totale e storica NON conoscenza del personaggio non posso che complimentarmi per il grande post: mi hai quasi fatto venir voglia di superare la mia genetica antipatia per la DC e leggero! Quasi, però, perché la mia antipatia è più forte :-D
    Scherzi a parte, la lettera che Moore ha mandato alla DC è geniale: mi immagino le facce di chi l'ha ricevuta!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio moltissimo, avevo voglia di scriverne da un po' alla fine quando mi sono deciso a farlo non riuscivo più a fermarmi ;-) Geniale vero? Moore è pieno di queste storielle, se non fosse il Salinger dei fumetti avrebbe mille storie assurde da raccontare, quelle poche che trapelano sono clamorose. Cheers!

      Elimina
  5. Potrei sbagliarmi ma credo che il dio serpente sia di periodo ellenistico; e non ho dubbi, l'ha evocato: non so cosa voglia dire ma lo amo anche per questo. Alan Moore sa come pochi esprimere il mistero e la magia, legarlo alla scienza ma lasciarlo mistico. Poi mi piace tantissimo come rapresenta la JLA, dèi e semi-dèi, in parte distanti dal mondo e dall'umanità; mi piace soprattutto Superman che vede tutto, tutto il mondo fisico; o quando è preso da una malattia kriptoniana e in preda alle allucinazioni e Swamp Thing, mica pizza e fichi, pensa spaventato "la creatura più potente sul pianeta è impazzita" (alla faccia delle potenze legate a mode e fan, hehe). Per la donna lupa non vedo solo la connessione con il ciclo mestruale ma anche tutta la dominazione imposta nei secoli alle donne, alle adolescenti e alle moglie, dominazione del corpo e dello spirito, (ed è un tema che Ursula LeGuin tratta benissimo ne "Le tombe di Atuan")fa horror, e lo fa alla grande (la donna lupa, i vampiri tra gli altri), mostra il lato negativo e l'orrore in noi senza timore; ma non si respira nichilismo qui, il negativo è una parte dell'esistenza non l'onda nera senza scopo a cui tutto si riduce, cosa che mi sembra molto importante in questo periodo in cui, mi sembra, questa visione patologica stia toccando l'apice. Anche chi vede cosa non va non riesce a fare altro che a descrivere una litania verso l'apocalisse; ma una critica che non è legata ad una capacità propositiva è una selva oscura senza uscita nè speranza. Ma qui, evocare quell'onda annullatrice e disperante consegnandole tutto è quello che ha tentato di fare la brujerìa e viene fermata proprio perchè Swamp Thing comprende e le fa comprendere che positivo e negativo si integrano nel continuare dell'esistenza, e siamo responsabili di ciò che facciamo; agli antipodi, per me sia del buonismo che del nichilismo. Grandissima l'apparizione e l'uso di quel grande capolavoro che è Pogo Possum per metterci un altro specchio in faccia e anche la strana straordinaria storia d'amore. Bene, scusa il delirio, avrò mangiato una di quelle patate.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono pro deliri lisergici, infatti leggo Moore ;-) Esatto, la morte di Alec Holland è la nuova vita di Swampy, un po' il filo (non rosso, direi verde) di tutto il ciclo di Moore, che sfrutta le proprietà delle piante applicandole per davvero al suo personaggi, il resto sono tanto di quelle sfaccettature da perdersi nella lettura. Cheers!

      Elimina
  6. Sono anni che vorrei recuperarla, ma resto sempre confuso tra le edizioni: dove finisce il lavoro di Moore e dove finisce la "sua" serie? E come si rapporta alle edizioni in commercio? Oltre al fatto di non riuscire a beccare tutti i volumi in ordine ecc. Queste cose mi scoraggiano sempre quando devo recuperare qualcosa da zero. Il mio animo nerd muore così.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per questo i tre volumi nella Planeta, Lion o quello che é (mi perdevo sempre con il loro catalogo), erano comodi, ora Paninini che ormai detiene i diritti di tutto, ha ristampato il ciclo di Moore, non ho ancora avuto modo di vedere l'edizione però, avendolo già nella collezione non ho indagato troppo, comunque si trova abbastanza facilmente. Cheers!

      Elimina
  7. Ottimo articolo, non ho mai letto lo Swamp Thing di Moore, è una di quelle cose che rimando sempre a domani... Mi frena il fatto che ho una sopportazione molto limitata per le storie con elementi "psichedelici".
    Comunque devo dirti che Galep si ispirò a Gary Cooper per il volto di Tex già nel '48, ben prima della nascita di Constantine. Si vocifera, ma non è sicuro che l'ispirazione sia per il volto di Zagor che per quello di Diabolik fosse Robert Taylor. Non è Bonelli, ma Chaterine Deneuve ispirò l'aspetto di Zora la Vampira. Uscendo dall'italia, abbiamo anche Barbarella, ispirata a Brigitte Bardot... e sono sicuro che spulciando ne verranno fuori altri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora Moore ha solo seguito una tradizione che già esisteva, grazie ;-) Penso che potrebbe piacerti questo ciclo di storia, gli elementi psichedelici ci sono ma sono sempre funzionali agli eventi e mai gratuiti. Cheers!

      Elimina
  8. Steranko non è mai diventato il boss della Marvel :)
    Curiosità: Lezione di anatomia è bellissimo, ma si basa su una balla scientifica che Moore credeva vera ; quella delle sanguisughe ( o topi, come circolava "nella realtà") che mangiando i loro simili, ne acquisisivano la memoria.
    Penso che pochi fan del fumetto lo sappiano.
    Moore con questo suo lavoro non solo rivitalizza un personaggio mediocre, ma crea proprio uno stile narrativo moderno ( almeno per l'Occidente)da cui tutti attingeranno, Morrisone e Gaiman in primis .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho corretto grazie per la segnalazione, volevo scrivere Jim Shooter invece ho citato il più talentuoso di quelli che hanno lavorato sotto la sua direzione, le stesse iniziali mi hanno fatto sbarellare ;-)
      Morrison e Gaiman hanno pescato a piene mani da qui, nella palude Moore ha sparso i semi da cui poi sarebbe nata la Vertigo. Cheers!

      Elimina