venerdì 26 giugno 2020

La casa nera (1991): vengono fuori dalle pareti, vengono fuori dalle fottute pareti!

Percorrendo una strada è piuttosto normale imbattersi in qualche casa, quella che visiteremo oggi è particolarmente bizzarra, vi avviso, bentornati a… Craven Road!
Non voglio girarci troppo attorno, so che “La casa nera” è un titolo che divide, molti lo considerano un film a suo modo di culto, per altri, invece, è un Craven minore abbastanza truculento, ma non il primo titolo che ti verrebbe in mente da consigliare a qualcuno che volesse fare la conoscenza del cinema del maestro di Cleveland. Da parte mia, ho una posizione chiarissima: se voi mi dite “La casa nera” è facile che io esploda a ridere per riflesso condizionato (storia vera).

La prima volta che ho visto questo film, avrò avuto circa tredici anni, non ero tanto più vecchio di Grullo, il protagonista del film che ho scoperto aver cambiato soprannome in questi anni, dopo il ridoppiaggio del film ora si chiama Matto. Come un ragazzo che giocava a basket con me tempo fa per altro (storia vera).

"Sei strano Cassidy, ma quelli che frequenti non sono certo da meno"
Ai tempi un mio amico ed io (ciao Beppe!) guardavamo film a ripetizione, lui non aveva una gran propensione per gli horror, ma finivamo comunque a guardare titoli grondanti sangue, “La casa nera” lo avevamo registrato in tv pescandolo da qualche passaggio televisivo, uno di quei film di cui non sapevamo nulla della storia e guardandolo... Beh, siamo impazziti. Sì, perché il mio compare per stemperare la tensione di tutte quelle manine che uscivano dalle intercapedini della casa del film, ha iniziato ovviamente a fare battutine, ma secondo voi io potevo essere da meno? Risultato finale: tra un’esultanza per ogni nuovo morto e sottolineando l’innumerevole numero di volte in cui nel film qualcuno pronuncia la frase «Brucia all'inferno!» (ci sarebbero gli estremi per un gioco alcolico), per noi “La casa nera” è diventato un piccolo culto, uno di quei film da citare e ricordare, proprio in virtù del pomeriggio passato con questo film.

Leroy e le sue grandi lezioni di vita.
I buoni consigli di nonno Booker (Bill Cobbs), lo strano cappello e l’ancora più strano destino di Leroy (Ving Rhames), lo strano finale del film con “zombie” in strada come nel video di “Thriller” di Michael Jackson, sono tutti elementi che ci hanno fatto appassionare al film, basta dire che per vicinanza anagrafica con Grullo (o Matto? Vabbè, con il protagonista) la frase di Leroy: «Hai un’età sfigata, troppo grande per giocare, troppo piccolo per scopare, sei fottuto in ogni caso» è diventata una sorta di tormentone per noi, anche se la ricordavo diversa ad essere onesto, come sono piuttosto sicuro che il “mostro” dentro la parete si chiamasse (con buona dose di umorismo nero) Rauco e non Blatta, me lo ricordo perché al mio amico chiesi: «Com’è che si chiama? Glauco?» e da allora è rimasto Glauco, non so se è la mia memoria che m’inganna (probabile) oppure il ridoppiaggio è passato come pialla anche sul povero Glauco.

Possono chiamarti come vogliono, per me sarai sempre Glauco.
Sta di fatto che ho un’affezione particolare per “La casa nera”, un film in cui zio Wessy ha cercato di tirare le fila di molti elementi chiave del suo cinema, applicandoli ad un’atmosfera da favola, perfetta per il cinema horror, perché di fatto le fiabe sono state la prima forma di racconti dell’orrore, quindi il colto professor Craven non ha fatto altro che riportarci all'origine del genere.

Ma le influenze di “La casa nera” sono tante, ormai con questa rubrica abbiamo imparato che zio Wessy era uno a cui piaceva parecchio romanzare i fatti legati alle genesi dei suoi film, ad esempio, per questo stando alle sue affermazioni sembra che Craven si sia ispirato ad un fatto di cronaca (mi sembra il caso di aggiungere nera). Wes aveva conservato un vecchio articolo di giornale che descriveva degli eventi accaduti nel 1978: alcuni scassinatori di colore si infilarono in una viletta per ripulirla, solo per trovarci dentro un paio di bambini costretti a vivere in casa dai genitori senza poter mai uscire. Non ho trovato conferme su questo fatto, ma immagino che Craven fosse un lettore di giornali accanito, uno di quelli che legge tutto fino all'ultimo trafiletto dell’ultimo articolo, visto che aveva già dichiarato che anche l’idea per Nightmare gli era venuta leggendo un articolo di giornale.

'Cause this is thriller, thriller night (cit.)
Bisogna dire che alla sua uscita nel 1991, “La casa nera” è stato anche un discreto successo al botteghino, costato solo sei milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, questa fatica di Craven portò a casa più di trenta milioni restando tra i film più visti per dieci settimane di fila (storia vera). Anche se, fatemi togliere questo sasso dalla scarpa, avranno ridoppiato il film, ma il titolo italiano resta veramente piatto.

Mi rendo conto che sia un classico per il nostro mercato, hai un horror? Tu piazzaci dentro una casa nel titolo e non puoi sbagliare! Ma qui il concetto è proprio stato travisato, la casa nel film è l’unica abitata da una famiglia di bianchi, in un quartiere interamente nero (e poverissimo), quindi al massimo avrebbe dovuto essere “La casa bianca”, forse avrebbe creato un po’ di confusione con l’altra casa bianca piuttosto famosa, ma considerando chi la occupa oggi (uno toccato tanto quanto Wendy Robie e Everett McGill, la mamma e il papà psicopatici di questo film) forse sarebbe stato anche il titolo più azzeccato.

Direttamente dal sottoscala, i titoli di testa del film come da tradizione.
Continuo a pensare che l’originale “The people under the stairs” sia molto migliore, non solo perché quando nella camera di Alice spunta il braccetto pallido che le restituisce la forchetta, da spettatori viene istintivo cambiare posizione sulla poltrona, ma anche perché è proprio il titolo giusto del film. Come abbiamo visto anche in questa rubrica, per Craven l’orrore arriva sempre da un mondo che è adiacente al nostro, spesso molto simile, ma con un piccolo elemento di differenza che genera l’orrore, in L’ultima casa a sinistra era la differenza di ceto sociale tra le due ragazze e la banda di violentatori arrivati dal ghetto, in Le colline hanno gli occhi, le due famiglie opposte si scoprivano identiche nei modi violenti, mentre in Nightmare l’orrore arrivava dal mondo onirico, nel pieno del sonno quando siamo più indifesi.

In “The people under the stairs”, Wes craven (anche sceneggiatore) si diverte a ribaltare completamente la prospettiva, mantenendo fede alla sua idea di orrore che emerge da sotto una facciata di perbenismo. Questa volta i protagonisti sono i poveri che vivono nel ghetto, i cattivi invece sono una famiglia di bianchi ricchi che praticano tra le altre cose cannibalismo e incesto, giusto per non farsi mancare niente.

La delicatezza di zio Wessy, alcune tematiche non le manda certo a dire.
Anche la figura del cane di famiglia viene ribaltata, questa volta il miglior amico dell’uomo è il suo incubo peggiore, se Bestia, il pastore tedesco della famiglia di Le colline hanno gli occhi, difendeva i suoi padroni dai malvagi, qui il Rottweiler è il cane da guardia degli psicopatici dentro la casa. Insomma, l’iconoclasta Wes Craven si conferma ancora una volta, cercando di infilare nel suo film buone dosi di politica e critica sociale: i ricconi che vivono nella casa affamano il quartiere con lo scopo di sbattere tutti fuori di casa, solo per vendere a persone “per bene” (ovvero: persone bianche). Non credo nemmeno sia un caso se alcune delle “persone che vivono sotto le scale”, come intrattenimento abbiano solo un piccolo televisore che trasmette le notizie dei bombardamenti sull’Iraq della prima guerra del Golfo.

Sarà capitato anche a voi di avere una strana famiglia...
“La casa nera” “The people under the stairs” mette subito in chiaro la sua natura di favole (e romanzo di formazione) fin dai titoli di testa, una cartomante legge le carte al giovane protagonista (Brandon Quintin Adams) che avrebbe anche un nome abbastanza normale (per quanto possa essere considerato normale il nome Poindexter), ma che tutti chiamano Matto, “Fool” come la carta dei tarocchi… Che comunque è un nome migliore di Poindexter!

Secondo il galateo è importante utilizzare sempre la forchetta corretta.
Le parole della cartomante ci dicono che se Matto riuscirà nell’impresa a cui è destinato diventerà un uomo e salverà il suo villaggio, solo che Grullo (niente, continua a piacermi di più il nome con cui l’ho conosciuto) è l’eroe di una favola moderna, quindi vive nel ghetto e non se la passa proprio benissimo. Sua madre sta morendo di cancro, sua sorella si prostituisce e nessuno ha un soldo per pagare le cure alla donna, l’unica soluzione per uno così non è vendere mucche per comprare che so... Fagioli magici come il protagonista di una fiaba, ma seguire il consiglio di un cattivo maestro (che comunque rispetto ai tizi nella casa sembra un santo) come Leroy. Il personaggio interpretato da Ving Rhames vuole Grullo per distrarre i ricconi bianchi che affamano il ghetto, per infilarsi insieme al suo compare Spenser (Jeremy Roberts) dentro e portargli via tutto, comprese alcune monete d’oro di cui ha sentito parlare. Trovo molto ironico che il modo in cui Leroy convince Grullo ad esordire con la vita criminale, sia dicendogli che i soldi non pioveranno certo dal cielo, anche se nell’ultima scena (quella ribattezzata alla “Thriller” di Michael Jackson) ci sarà proprio una pioggia di dollari, quindi l’effetto video musicale forse arriva da lì, una roba in stile Hip Hop, sapete no?

Il film è del 1991 è si capisce subito da un dettaglio: Twin Peaks aveva menato il suo colpo più duro sull'immaginario occidentale, anche zio Wessy non ne è stato immune, infatti per la parte dell’uomo e della donna (non hanno un nome, si chiamano solo madre e padre) che vivono nella casa ha voluto che Wendy Robie e Everett McGill riprendessero ruoli molto simili a quelli che ricoprivano nella serie televisiva di David Lynch e Mark Frost, solo vitaminizzati dalla cura Craven.

Loggia Nera? No, direi sangue rosso!
I due attori non recitano andando sopra le righe, direi proprio che le righe le spezzano e poi le danno anche in pasto al Rottweiler. Wendy Robie sembra una pericolosissima invasata religiosa che ad ogni piè sospinto ricorda a tutti quanto è rovente l’inferno (anche quando cerca di fare il bagno alla figlia in una vasca di acqua bollente), ma allo stesso tempo è astuta e scaltra come un cobra incazzato, Everett McGill è il suo braccio armato (di fucile a pallettoni) sempre pronto a sguinzagliare il Rottweiler nelle intercapedini delle pareti, per dare la caccia a Blatta (anche se secondo me si chiama Rauco Glauco), senza farsi problemi a sparare fucilate alla pareti oppure ad andare in giro con una comoda tuta in pelle nera stile sadomaso… E poi il matto sarebbe il povero protagonista che finisce nelle grinfie di questi?

Wes Craven imposta questa atmosfera da favola del ghetto e piano piano inclina il pavimento sotto i piedi di Grullo di Leroy e di noi spettatori, facendoci scivolare in un mondo di follia che sta, appunto, sotto le scale, dietro le intercapedini dei muri della casa, un posto amministrato con regole sue (la statuetta delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo), in cui i figli della coppia perdono un arto se non obbediscono e vengono spediti in cantina, l’unico modo è filare dritto stando alle loro regole come fa Alice (Allison Joy Langer), educata e cresciuta dai due come la figlia perfetta, anche se la trama si giocherà poi alcune svolte sulla sua identità. Bisogna dire che chiamare la protagonista femminile Alice, come quella finita nel Paese delle meraviglie di Lewis Carroll forse è una trovata un po’ pigra, ma che mette ancora una volta in chiaro la natura da favola nera della storia.

Più che Alice nel Paese delle meraviglie, vista così sembra Cenerentola.
Di nero in questo film è un po’ tutto, sicuramente anche l’umorismo, sì, perché se come amate il macabro, in “The people under the stairs” si ride parecchio, Wes Craven sembra essersi divertito ad infilare nel film tutte le trovate più gustosamente grondanti sangue, in particolare legate al Rottweiler di famiglia e alla sua particolare dieta a base di carne umana, quindi rivedendolo oggi, per ripassarlo in vista di questa rubrica, capisco anche perché alla prima visione con il mio compare da ragazzini ci siamo fatti della grasse risate, l’umorismo nero di Craven è ancora tutto qui da vedere.

Tranquilli, non morde... sbrana direttamente.
“The people under the stairs” magari non sarà il primo titolo che viene in mente pensando a Wes Craven (anzi, togliere pure il magari dalla mia frase), ma riesce ad essere molto equilibrato nel gestire le tante anime della storia, in Sotto Shock zio Wessy era motivato a tentare di lanciare una nuova icona horror, andando per lunghi tratti anche un po’ fuori tema, mentre in questo film Craven resta concentratissimo e pur avendo nel calderone parecchi ingredienti, tutto funziona piuttosto bene.

Craven si schiera apertamente dalla parte delle persone povere (e di colore) e grazie all’atmosfera da favola nera, può permettersi di esprimere i concetti in maniera non per forza sottilissima, basta dire che l’unico bianco buono del film è Spenser che, comunque, resta un rapinatore. Una favola come Hansel e Gretel non perdeva certo troppo tempo a illustrarci le motivazioni dei personaggi negativi no? Per certi versi verrebbe da pensare che i genitori dei due bimbi tedeschi della favola dei Grimm, una volta aver disperso i figli tra i boschi, si siano comprati un fucile a pallettoni, un grosso cane da guardia (e magari una tuta in pelle sadomaso) e siano diventato simili alla coppia di genitori di questo film.

Ving Rhames nel cast e loschi figuri in tuta sadomaso., siamo sicuri che Tarantino non abbia pescato a piene mani da qui per "Pulp Fiction" (1994)?
Craven trova il modo di tenere in equilibrio una favola nera per ragazzi (pre-adolescenti) in cui per assurdo, non stona nemmeno il finale lieto e liberatorio (tipico anche questo delle favole) e in cui per tutto il tempo si patteggia completamente per i protagonisti, impegnati a restare vivi cercando di uscire da quella casa maledetta.

Blatta… Rauco… Oh, insomma Glauco! Diventa subito un personaggio per cui fare il tifo perché aiuta Grullo nella sua impresa ed è colui che si muove tra i due mondi, conosce tutti i passaggi nelle intercapedini e malgrado la menomazione fisica subita, continua a sfidare l’autorità rappresentata dalla coppia di psicopatici. Il film funziona proprio perché questi personaggi tanto assurdi sono così immersi in questa atmosfera da favola oscura da sospendere l’incredulità quel tanto che basta per godersi le abbondanti dosi di horror garantite da Wes Craven.

Mamma mia quanto mi manca questo adorabile pazzoide!
Insomma, voi chiamatelo “La casa nera” oppure “The people under the stairs”, il protagonista chiamatelo Fool, Matto oppure Grullo e il suo compare Blatta, Rauco, oppure Glauco, ma questo film pur essendo uno dei titoli minori del maestro di Cleveland, resta sicuramente uno dei più riusciti. Un successo (anche al botteghino) che in qualche modo rilancia Craven, pronto a regalarci un beh… Nuovo incubo. La settimana prossima lo troverete sempre qui, su Craven Road.

Per la locandina d’epoca del film, fate un salto sulle pagine di IPMP!

68 commenti:

  1. Primo: Pointdexter, per me, sarà per sempre l'occhialuto violinista sfigato de "La Rivincita dei Nerds".

    Secondo: ero sicuro di non aver mai visto sto film ma la gif della forchetta... Mhmmm... Resto convinto di non averlo visto lo stesso ma qualcosa è scattato. Forse l'ho beccato di sfuggita o forse tra i millemile titoli visti nel corso degli anni questo è passato inosservato.

    Sapevo che nel ciclo di Creven Road avevo parecchie lacune, ma non mi immaginavo così tante!

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    1. Gif della forchetta voluta e cercata, perché è il singolo momento in cui alla prima visione ho pensato: «Ok, qui la faccenda si fa seria», infatti trovo che ancora oggi sia una trovata (e una scena) molto efficace. Guarda per me saranno sempre Grullo e Glauco ;-) Cheers

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  2. Film che ricordo con piacere, probabilmente preso a noleggio e visto con gli amici, cmq questa caccia e nascondino tra intercapedini, botole e "tracobbetti" mi era piaciuta parecchio.
    Lo dico sottovoce ma, non sapevo neanche fosse di Craven!

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    1. Secondo me è il classico titolo minore in una filmografia, che però può farti appassionare al regista, una situazione tipo: magari il film non è proprio perfetto ma gli voglio un sacco di bene lo stesso, almeno per me è così ;-) Cheers

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  3. Uno dei miei Craven preferiti, anzi, forse il mio preferito, fin da ragazzina! Sarà per la sua aria Twinpeaksiana? :)

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    1. "Twin Peaks" l'ho visto tardissimo dopo varie vicissitudini, ma siamo arrivati allo stesso punti di arrivo da due strade diverse, dovessi citare uno dei miei Craven preferiti, proprio perché legato al periodo in cui l'ho visto, penso che sceglierei questo ;-) Cheers

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  4. Sarà anche un titolo minore, ma è uno di quelli che porto nel cuore. Vuoi perchè quando lo noleggiai ero ancora giovincello e fece molta presa su di me, vuoi perchè è quel horror per "tutti", che puoi guaradare a ripetizione. Non è eccessivamente violento, non ha un'atmosfera costantemente tesa, è estremamente grafico nella violenza, quindi si per me è un horror che farei vedere anche a chi il genere non piace e sono sicuro che si gaserebbe abbestia. Questo perchè proprio come scrivi, prima di tutto "La Casa Nera" è una favola, nerissima ma tale rimane.

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    1. Ha qualcosa di primordiale, Craven ha sempre inteso (e fatto intendere) gli horror come primordiali, qui si rifà apertamente alla violenza grafica delle favole, ci mette dentro tensione, umorismo nerissimo, critica sociale, insomma è molto sfaccettato, è un titolo minore certo, ma non lo cambierei con nessun altro, voglio troppo bene a questo film ;-) Cheers

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  5. A me questo film onestamente piace. Sulle prime non è stato così (sono fra quelli che in un horror vogliono il mostro XD) ma dopo la seconda visione l'ho inquadrato meglio e l'ho apprezzato.
    Non lo rivedevo da anni e quando l'ho cercato ho scoperto dopo i primi secondi la magagna del ridoppiaggio, che mi ha fatto recitare poemetti di versi irripetibili e poco educati, perchè odio quando fanno certe cose: sto ancora aspettando di trovare una versione originale per rivederlo come si deve. Tra l'altro, come dettaglio minore che forse conta solo per me, "grullo" era la traduzione più azzeccata della carta "The Fool". "Matto" è come lo traducono i dilettanti e questo conferma ulteriormente quanto il ridoppiaggio faccia cagare.

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    1. Con le stesa onesta? Anche a me, due film non sopporto di Craven, "Le colline hanno gli occhi 2" e quella roba musicale che non riesco neanche a pensare, non so come farò a scriverne un commento (povero me!). Che poi se proprio vogliamo "Grullo" sta anche meglio come movimento della labbra su "Fool", poi lo sanno tutti che la lingua Italiana è nata in Toscana, quindi Grullo andava benissimo ;-) Cheers

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    2. Già, ora che mi ci fai pensare, anche questo è vero (riguardo al sincrono del labbiale).

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    3. Tante scelte veniva fatte anche per quel motivo, nei doppiaggi moderni molto meno, infatti guardando i film doppiati trovo sempre più popolare l'effetto "Film di Kung fu anni '70" con audio e labbra fuori sincrono pazzesco ;-) Cheers

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    4. Sui canali RAI dovrebbe avere il primo doppiaggio.

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    5. Bisogna tenersi stretto quello allora. Cheers

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    6. Prendete l'edizione Midnight Factory, che ha entrambi i doppiaggi, quello storico e quello scrauso.

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    7. Mi volevo fare questo regalo, anche se avevo messo gli occhi sulla loro edizione di "Il ritorno dei morti viventi" con la copertina disegnata dal maestro Sciotti ;-) Cheers

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  6. Altro pezzo da novanta.
    Due cose si sono perse nei film di oggi, a parer mio.
    Prima di tutto, il fatto di non far muovere più i buoni in un mondo popolato da cattivi, come era una volta.
    E secondo...i cattivi convinti, per l'appunto.
    Cose rende memorabile un cattivo? Il fatto che percorra la strada del male e persegua i suoi scopi malvagi senza pentimento.
    Oggi si cerca l'introspezione psicologica anche del cattivo, ma ad un malvagio...non servono motivazioni.
    E cosa abbiamo qui?
    Un duo di scoppiati (BIANCHI) che tiene sotto il giogo e affama un'intero quartiere (composto da neri e altre minoranze). Che fingono di essere marito e mogli equando in realtà sono fratello e sorella.
    Incestuosi. Cannibali. Che hanno le fondamenta che sono un deposito pieno d'oro da fare invidia a Zio Paperone.
    E che buttano gli avanzi umani a dei ragazzi che vivono in cantina. Dopo averli rapiti, mutilati ed improgionati.
    No, dico...ci rendiamo conto?
    Mi sorprende che non abbia scatenato un putiferio, alla sua uscita.
    Ma é il motivo per cui un film come Essi Vivono é stato praticamente ignorato.
    Lo zio Wes é considerato promettente ma inaffidabile. Il maestro John inaffidabile e basta.
    Quindi...particamente innocui.
    Oggi, due film così sarebbero il manifesto politico di una rivolta sociale.
    Ma che cercava rogne, lo zio Wes?
    No. E' solo una persona colta e intelligente. E a che l'horror é il medium perfetto per raccontare cosa non va, nel mondo sotto forma di metafora.
    Qui ti sbatte in faccia il suo BLACK LIVES MATTER con la forza di un cazzotto. Con trent'anni di anticipo, quasi.
    Più o meno. Perché vede, legge, si informa. E quel che vede non gli piace per niente.
    Se hai la fortuna di raggiungere gli "anta" in un preciso periodo storico capisci che tutto funziona a cicli.
    E i fatti si ripetono. Sempre uguali a sé stessi.
    Chiedere del povero Rodney King, se non ci si crede.
    Un anno dopo hanno messo Los Angeles a ferro e fuoco.
    Ma il film si chiude in modo quasi trionfale, nonostante il tono da fiaba nera, nerissima.
    Trasmette quasi un messaggio di speranza.
    La gente del ghetto si ribella. E così i poveri ragazzi della cantina. Guidati, ispirati dalla più improbabile delle amicizie. Tra un ragazzino proveniente dai sobborghi, l'unica figlia giudicata degna dai due pazzoidi e Rauco, che si sacrifica per salvare entrambi.
    E gli aguzzini vanno incontro alla meritata e sacrosanta punizione.
    Dal punto di vista socio - politico é la più grande opera di Craven, per me.
    Lo zio Wes vola alto, ragazzi. Altissimo e sempre più lontano.
    Cosa manca? Che riprenda in mano il suo personaggio più famoso, ora.
    Ci arriverà, anche se le cose non andranno proprio come previsto.

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    1. La struttura è quella della favola, i cattivi poi hanno le motivazioni più pure e quindi le più pericolose: sono convinti di essere superiori per portafoglio, ceto sociale e soprattutto, colore di pelle. Infatti è ancora un film attualissimo perché (purtroppo) non è cambiato nulla. Cheers!

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  7. Aggiungo una cosa.
    Il finale vuol quasi dimostare che i ragazzi, con un pò di fortuna, non sono gretti e ottusi come i loro genitori. E che nonostante questi ultimi possano tentare con ogni mezzo di tarpare loro le ali (e qui lo fanno addirittura in senso FISICO), sta ai giovani provare a cambiare il mondo.
    Anhce a costo di ribellarsi alle loro stesse famiglie, se ne comprendono tutti i li iti e le contraddizioni.
    Il futuro é in mano loro.

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    1. Resta il finale più catartico mai scritto da Craven, insieme guarda caso, a quello del film che arriverà la prossima settimana, che anche quello a ben guardare, cavalcava un po' la struttura della fiaba. Cheers

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    2. Il guaio e' vuoi per il fatto di cimentarsi principalmente in un genere bistrattato come l'horror, ma a gente come Craven e Carpenter non li hanno mai voluti prendere sul serio, una volta che fosse una.
      Anche quando hanno avuto davvero qualcosa di sensato e intelligente da dire. E cioe' quasi sempre.
      Anche qui il monito e' fin troppo chiaro.
      Sei su di una polveriera. Continua ad esacerbare gli animi a colpi di ingiustizie e privandoli della dignita', che un giorno o l'altro il coperchio salta. E scoppiera' un casino di quelli che si ricordano per un bel pezzo.

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    3. Il problema del genere Horror è che per essere preso sul serio deve sfornare titoli enormi, cosa che fa puntualmente, perché è l'unico genere ancora vivo e creativo, però ancora viene considerato meno degli altri, e i suoi maestri, al massimo sono "Masters of Horror", non maestri di Cinema, che è molto sbagliato secondo me, soprattutto per certi nomi. Cheers

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    4. Ci è voluto "Get out". Boh!

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    5. Esatto, "Get Out" é un altro ottimo esempio di film in cui in tanti si sono ricordati del genere horror. Cheers!

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  8. Ecco da dove ha preso spunto Ryan Murphy per la prima stagione di AHS :D

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    1. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto viene riciclato da Murphy in AHS ;-) Cheers

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  9. faccio outing: per me red eye è un gran film.

    l'ho detto !

    rdm

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    1. Outing preventivo, ne parleremo quando sarà il momento ma anche a me piace quel film ;-) Cheers

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  10. Mannaggia Cass, che brutto diventare vecchi... Purtroppo sono già un pò arterio, sono sicuro di aver visto questo film, anche perché leggendo il tuo post mi vengono in mente le scene, però non ricordo bene dove e quando, mentre di solito so classificare l'esatto momento in cui l'ho visto per la prima volta... Ricordo che era "di paura" però anche molto psicologico, creava una tensione che si poteva tagliare con un machete... Comunque sempre complimenti per l'articolo, non vedo l'ora arrivi venerdì prossimo... P.s. appena letto, non so se sia una bufala o meno, ma sembra che vogliano creare un crossover tra Bad Boys e Beverly Hills Cop... Sono un pò alla frutta, ma potrebbe venire fuori qualcosa di interessante... Ciao

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    1. Deve essere sicuramente una bufala è impossibile che io azzecchi un pronostico, anche perché si era visto in "Bad Boys for life" che i due registi stessero facendo le prove generali per dirigere Eddie Murphy, l'idea sarebbe simpatica ma ormai sono bollite entrambe le serie. A questo punto meglio rivedersi "La casa nera" per restare in tema di "fratelli" ;-) Cheers

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    2. A quando un crossover tra un film scritto bene e uno diretto bene? :-D
      Scusate, non ho resistito...

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    3. Ahahaha per quello credo sia necessario tornare indietro nel tempo, ad un periodo in cui i film venivano curati di più ;-) Cheers

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    4. A me piacerebbe anche un crossover a tre con uno recitato bene, ma anche qui si deve avere la De Lorean che viaggia a 88 miglia orarie...

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    5. Beh però attrici e attori vari ci sono anche oggi, poi bisogna vedere come vengono utilizzati. Cheers

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    6. Sì, hai ragione, ma mi riferivo soprattutto a Will Smith, Martin Lawrence e Eddie Murphy... Peccato perché Eddie secondo me non è male come attore, ma come sostieni giustamente, dipende da come viene utilizzato!

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    7. In "Dolemite" era motivato, Smith è diventato un attore grazie a Michael Mann, Lawrence è un caso irrecuperabile. Cheers

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  11. La prima TV del film risale al 1995 su Italia1 ma forse già era uscito su Tele+ l'anno precedente: non riesco a ricordare in quale delle due occasioni l'ho visto, ma di sicuro sono fra quelli rimasti fregati dal titolo: mi aspettavo qualcosa di "caseario" o comunque dei mostri e quindi Wes mi ha totalmente spiazzato. Da allora non l'ho più rivisto, sicuramente se facessi come Alex più sopra e gli dessi un'altra possibilità mi piacerebbe: dopo questa rece, mi sa che tocca! :-P

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    1. Il titolo italiano è una mezza fregatura (anche un po' più di mezza), quando capisci che è una favola nera, diventa un vero spasso, per certi versi sono le prove generali con la commedia, che poi Craven avrebbe frequentato un po' nel resto della carriera, sembra condita da dosi abbondanti di horror per nostra fortuna ;-) Cheers

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    2. Io lo avrei intitolato " neri che fanno dei bianchi neri "
      Geniale, vero ?

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    3. Io lo vedrei un film così ;-) Cheers

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    4. Comunque meglio di "La casa nera" come titolo ;-) Cheers

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    5. Tra l'altro il titolo suggerito da Sam mi fa venire in mente che ci starebbe bene una possibile parodia di Maccio Capatonda, del tipo "Il sesto scemo"...

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    6. Strano non l'abbia già fatta ;-) Cheers

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  12. Uno dei miei Craven preferiti perchè contiene vari ingredienti cari al mio palato come il tono da fiaba nera, il finale catartico (che, come ho detto in precedenza, é simile a quello de "Il serpente e l'arcobaleno") e una giusta dose di umorismo e leggerezza.
    L'ho rivisto due estati fa, ad anni di distanza dalla prima TV... e l'ho rivisto proprio da quella trasmissione, riversata su DVD: quindi bassa qualità ma con doppiaggio storico!!! ^_____^

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    1. Conservalo e tienilo stretto che ormai è una rarità ;-) Anche io voglio bene a questo film, per le stesse identiche ragioni. Cheers!

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    2. La RAI per fortuna ancora trasmette quello.

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    3. La nuova edizione Midnight Factory ha anche il doppiaggio storico originale.

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    4. Ci speravo, grazie per la conferma ;-) Cheers

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  13. Già la copertina da sola era uno spettacolo!
    Confesso di averlo visto una volta sola, e che ricordo che mi piacque abbastanza.
    Credo di averlo visto in un passaggio televisivo in seconda serata.

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    1. Somiglia un po' a quella di "Ammazzavampiri" bisogna dirlo, ma fa sempre la sua porca figura ;-) Cheers

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  14. Un film che ricordo con piacere, e che mi tenne inchiodato alla poltrona dall' inizio alla fine.
    Ma che era incredibilmente stupido e illogico.
    Intanto, quanto diavolo erano larghe le pareti di quella casa perché dei bimbi ci passassero tranquillamente ?
    Ovviamente non c'erano angoli ciechi e senza uscita, era tutto collegato e pienjo di uscite , manco fosse il Castello di Cagliostro.
    I due padroni di casa, perché tenevano in cantina decine di bambini addottati ?
    Non facevano prima ad ammazzarli ?
    Possibile che nessuno si accorgesse di quanti ragazzi adottati sparissero ?
    Non sentivano rumori dagli scantinati ?
    E diciamocelo, se voi foste una coppia di bianche ricchi e stronzi in un quartiere pieno di soli neri poveri ed arrabbiati, non durereste due giorni prima che quacluno non vi spari/sgozzi/dia fuoco.
    Blatta dove si procurava il cibo ?
    Dove faceva i bisogni ?
    Perché diavolo non è mai fuggito a cercare aiuto invece di stare rinchiuso in casa per anni come un fesso ( vabbè, era anche un pò pazzo, dai..) ?

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    1. I bisogni nel muro facile ;-) Capisco tutto, ma l'atmosfera da favola vince su tutte le domande, inoltre la cattiveria della famiglia giustifica il silenzio del ghetto, un po' come il re malvagio di una favola, inoltre le intercapedini cono così grandi perché sono a misura di bambino, ecco perché "papà" manda il cane ad inseguire tra le mura ;-) Cheers

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    2. Infatti è proprio l'essere una favola nera che, assieme a un ben dosato umorismo macabro, lo fa funzionare alla grande, dando al sottotesto politico/sociale (ancora attualissimo) una forza dirompente che una rappresentazione troppo realistica non avrebbe reso al meglio... visto al cinema, e con il doppiaggio originale ;-)

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    3. Infatti cercare la logica in questo film non ha senso, Craven mette in chiaro la sua natura favole a fin dai titoli di testa con le carte dei tarocchi. Cheers!

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  15. Le domande di Sam qui sopra, in effetti, mettono un po' a nudo i vizietti del film, che dalla tua recensione mi aveva pienamente convinto.
    oh, avercene oggi di fiabe horror come queste...
    Non l'ho visto, ma lo conosco bene: per via della locandina iconica, che nell'estate 1991 campeggiava nella bacheca di uno dei cinema di Pesaro, quello a cui passavo davanti nella passeggiata serale...

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    1. Secondo me fino ad un certo punto, sono dubbi molto logici che però applicati ad una fiaba hanno un po' meno cittadinanza, altrimenti tutte quello che hanno scritto i Grimm non avrebbe logica. Quella locandina è davvero iconica, anche se somiglia a quella di "Ammazzavampiri". Cheers!

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  16. Un gioiellino purtroppo non molto citato. Come detto una fiaba nera affascinante che a volte non ha paura di sfiorare il cartoonesco.
    Davvero avvincente che riesce ad essere ambientato quasi tutto dentro una casa come fosse un labirinto!
    Craven annusò l' aria dei tempi visto quello che stava succedendo negli states in quel periodo ed ancora oggi risulta purtroppo decisamente attuale.

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    1. Concordo su tutta la linea, però chi lo apprezza lo ha sempre ricordato con piacere. Cheers!

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  17. gran film e grande recensione (come al solito), grazie Cassidy!!!
    - Andrea

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  18. Mi sento chiamato in causa dal titolo che hai dato a questo post, ma ammetto di non aver visto il film... però Craven voglio esplorarlo come stai facendo te, in modo sistematico! Prima o poi ci riesco...

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    1. Lo confesso, era un modo per "provocarti" (storia vera). Cheers!

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    2. Tu non mi vedi, ma ho un riflesso di luce sul canino mentre faccio il gesto con il pollice alto ;-) Cheers

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  19. Uno dei migliori di Craven.
    Claustrofobico e politico. " Ora capisco perché al ghetto non abbiamo un centesimo" cit.

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    1. Il modo in cui ammazza quel cane è bellissimo e lì ero contento.

      P.s. siamo in tanti a vedere giustamente questo come uno dei migliori di Craven

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