lunedì 8 giugno 2020

Blood Quantum (2020): balla con gli zombie

Solo dopo che l’ultimo albero sarà stato abbattuto, solo dopo che l’ultimo lago sarà stato inquinato, solo dopo che l’ultimo pesce sarà stato pescato, solo dopo che l’ultimo uomo bianco verrà divorato dagli zombie, voi vi accorgerete che il denaro non può essere mangiato. No aspettate… Non credo che fosse proprio così la frase celebre di capo Toro Seduto, però così arrangiata funziona per introdurre il film di oggi.

Presentato anche all’ultimo Torino Film Festival e diretto dal nativo americano Jeff Barnaby, “Blood Quantum” sulla carta riesce a mettere insieme Indiani d’America e zombie, candidandosi a mio prossimo film preferito. Ecco, sulla carta, perché malgrado le ottime intuizioni e una messa in scena molto curata, purtroppo il film non morde come avrebbe potuto, non quanto fanno i suoi morti viventi.

Mi piace come negli horror, i protagonisti siano ricoperti di sangue, ma mai intorno agli occhi. Strane pitture di guerra Indiane.
L’inizio bisogna dirlo, resta piuttosto sfolgorante, con il vecchio Indiano intento a pescare pesci dal lago, che continuano a sbattere la coda, anche dopo essere stati portati a terra e sfilettati con il coltello. La vita nella riserva Red Crow è un microcosmo in cui il regista Barnaby ha l’occasione perfetta per parlare dei nostri strambi tempi moderni, anzi vi riporto le sue parole direttamente dal comunicato stampa del TFF: «Volevo che i temi trattati in Blood Quantum esponessero le frustrazioni insite nel razzismo, che questi argomenti tabù entrassero nella coscienza pubblica in modo imparziale. Non esiste un genere che funzioni meglio dell’horror per affrontare l’ansia della razza oggi dilagante, non c’è miglior figura dello zombie per rappresentare una cultura che si auto consuma. La razza è un argomento difficile: solo la leggerezza e l’iperbole possono renderlo digeribile».

Un tempo cacciavano il bisonte, ora danno la caccia agli zombie.
Gli intenti del regista nativo americano sono sicuramente nobili, la prima parte di “Blood Quantum” (pesci zombie che ballano la “Fish dance” dei Monty Python a parte) è un film abbastanza plumbeo e realistico, qualcosa che potrebbe in qualche modo ricordare l’ottimo Wind River di Taylor Sheridan, almeno fino alla svolta, che arriva molto presto, attorno alla prima mezz’ora di film.

L’invasione di morti viventi, ritratti in maniera moderna, come infetti rabbiosi sputanti sangue (ma rigorosamente bianchi, perché il METAFORONE deve scorrere potente in questo film) sembra diventare solo l’ennesimo problema nella riserva, infatti lo sceriffo locale Traylor (Michael Greyeyes, visto in Togo, stilosissimo con le trecce e la stella appuntata sul petto) affronta tutto come se fosse l’ennesima tegola caduta sulla sua testa, dopo la ghettizzazione della sua gente, ora anche questi bianchi rabbiosi pronti a divorarci, beh tutto normale, in fondo si sono già presi il Paese che apparteneva ai nativi di diritto, quindi perché non anche tentare di morderci!

Western post apocalittico? Si però revisionista, visto che sta dalla parte degli Indiani.
Lo sceriffo Traylor si fa trovare subito pronto, infatti la scena sul ponte con l’ambulanza (un tripudio di motoseghe!) mette subito in chiaro che gli abitanti di Red Crow sono pronto a dissotterrare l’ascia di guerra, anche perché i nativi americani, sembrano essere gli unici immuni ai morsi degli zombie, giusto per ribadire ancora una volta quando i non morti siano una metafora caracollante.

Dopo circa mezz’ora “Blood Quantum”, fa fare un salto in avanti di sei mesi nella storia che cambia tutto lo scenario al film, quello che ci troviamo davanti è una comunità post apocalittica, a metà tra Mad Max e “Balla coi Lupi” (… Balla con gli zombie!) in cui i bianchi superstiti chiedono asilo politico agli abitanti dell’ex riserva, ora forse l’unico posto davvero libero degli Stati Uniti. Gli indiani, non quelli americani, padroneggiano il concetto di Karma, ecco direi che qui è più o meno la stessa cosa.

Sturmtruppen (giusto perché Bonvi è sempre gravito da queste parti)
La seconda metà di “Blood Quantum” però non riesce a mandare a segno trovate satiriche dello stesso livello, la trama si assesta su trovate ultra violente, condite da effetti speciali orgogliosamente vecchia maniera, che sono decisamente una gioia per gli occhi, però per essere un film con questo titolo la “Quota di sangue” (nel senso più squisitamente sociale e politico del termine) non viene propriamente sfruttato a dovere, mi sembra chiaro che l’idea di sfruttare ancora una volta i morti viventi come metafora sia una lezione mutuata da George A. Romero, ma i paragoni con la Leggenda finiscono qui, perché “Blood Quantum” aveva la possibilità di essere l’horror/western che lo stesso Romero sognava, ma si limita a riferimenti cinematografici giusto accennato (il cinema di Romero appunto) oppure più semplicemente, più moderni e alla moda.

Vedere gli Indiani che uccidono lo zombie di Zed, solo per citare “Pulp Fiction” (1994) («Zed’s dead») è sicuramente divertente, ma un po’ limitate per un film che invece poteva aspirare a creare dell’iconografia tutta sua.

L’unica vera invenzione resta il ragazzo con la maschera da teschio, protagonista anche di un paio di momenti realizzati in animazione (per altro bellissima) all'interno del film e poco altro. Purtroppo il film di Jeff Barnaby si limita a ripetere più che decentemente situazioni e dinamiche che altri avevano già portato al cinema in precedenza, senza riuscire a spiccare per originalità.

A volte una vignetta (satirica) spiega un concetto meglio di mille parole.
Nativi d’America immuni ai morsi di razzisti zombie bianchi è uno spunto che viene diluito come la “Quota di sangue” del titolo, peccato però, ci speravo in questo “Redskins of the dead”.

12 commenti:

  1. Uao! Devo vederlo assolutamente.. Finalmente un film di zombie in cui alcune persone sono immuni al contagio...penso sia il primo film del genere..Forse c'è troppa carne al fuoco, vista la virata al post apocalittico.
    Per gli indiani ho sempre simpatizzato, complice De Andrè :)

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    1. Idem, per più o meno le stesse ragioni ;-) L'idea che siano proprio gli indiani a essere immuni é azzeccata, anche se il film avrebbe potuto svilupparsi meglio. Cheeers!

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  2. Perdonami Capo, non ho capito una cosa. E' un horror serio con venature umoristiche (allora può interessarmi) o è una commedia/metaforone/parodia che spinge sull'horror per rimarcare concetti e metaforone?
    Perché se fosse così allora credo che lo salterò o comunque me la prederei comoda per un recupero...

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    1. Metaforone sicuramente, parodia proprio no, direi che fa tutto per essere serio e ogni tanto si gioca qualche tocco di umorismo nero, quindi somiglia più alla prima tipologia che descrivi. Anche se più equilibrio avrebbe giovato al film. Cheeers!

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  3. Piccole chicche che non si possono perdere ;)

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  4. Se avessero tratto un film da quella deliziosa vignetta sarebbe stato sì una bomba :-D

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    1. Lo penso anche io, per quello ho voluto metterla, spiega il titolo del film meglio di mille parole e per certi versi, anche meglio del film. Cheers!

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  5. A me è piaciuto un pelino di più e gli indiani con motoseghe e fucili mi hanno fomentata parecchio, però verso il finale perde un po' e si fa fin troppo melodrammatico. Tutto sommato, ad avercene...

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    1. La parte con le motoseghe è fantastica, certo atteggiarsi per forza a Tarantino non ha aiutato, ho avuto la sensazione che il regista non ci abbia creduto abbastanza, concordo però, ad avercene ;-) Cheers!

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  6. Questo me lo segno! Sai quanto amo gli zombie 😍
    Stanotte la mia signora ha fatto un incubo a quattro riprese, in pratica è durato fino a stamattina, in cui combatteva in morti viventi. Quanto l'ho invidiata... è un po' che non faccio di questi sogni d'oro.

    Peccato non sia riuscito al 100% ma già che non sia una schifezza, mi va bene!

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    1. Cavolo anche la mia Wing-woman mi racconta di incubi fighissimo, una volta mi ha detto che a star con me ha cominciato a sognare roba nerd e mostri vari, in pratica i sogni che vorrei fare io, che invece quando metto la testa sul cuscino sprofondo in fase R.E.M. senza mai sognare (ma nemmeno cantare "Losing my religion") (storia vera). Sono curioso del tuo parere sul film! Cheers

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