martedì 5 maggio 2020

Fuga da Absolom (1994): Mad Maxima sicurezza

Il 5 maggio del 1940 nasceva a New York uno dei preferiti di questa Bara, il leggendario Lance Henriksen. Per festeggiare i suoi primi ottant'anni, insieme al Zinefilo abbiamo organizzato un piccolo Blogtour a tema.

Il film che ho scelto, pescando nella sconfinata filmografia di Henriksen è un classico dei palinsesti di Italia 1, immagino che anche voi abbiate visto e rivisto “Fuga da Absolom” un milione di volte, eppure questo film ha una particolarità: il regista che lo ha diretto… Lo odia!

Sembra universalmente riconosciuto che per il neozelandese Martin Campbell, “Fuga da Absolom” sia stato il titolo grosso che lo ha messo sulla mappa geografica, anche se in molti dimenticano l’appassionante “Legge criminale” (1988), con lo scatenato avvocato Gary Oldman e qualche altro titolo che spero di far atterrare su questa bara a breve. Ma in ogni caso è corretto affermare che “Fuga da Absolom” sia stato il film che ha fatto conoscere al mondo Campbell, quello che gli ha permesso di arrivare a dirigere due volte, due icone del cinema come l’agente 007 e Zorro, ma anche… Lanterna Verde (2011). Lanterna Verde?!? E poi odi “Fuga da Absolom” Martin? Sul serio!?

"Voi lo avete visto Lanterna Verde? Io non ho avuto il coraggio, e giocavo al gioco del coltello con i colonial marines!"
Il fatto davvero divertente per un film così derivativo, è che il titolo originale “No escape”, per i mercati europei è stato modificato rendendo ancora più chiari i modelli di riferimento. Sull’isola di Absolom potete trovare un po’ della mitica serie “Il prigioniero” (1968) e una spruzzata di Mad Max, ma soprattutto potete trovarci 1997: Fuga da New York e “2013 - La fortezza” (1992) del compianto Stuart Gordon.

Eppure malgrado gli elementi così caratterizzanti nella storia, “No escape” ha saputo sgomitare abbastanza per crearsi la sua piccola nicchia di appassionati e di sicuro, un posticino nella memoria collettiva. Anche perché è un film orgogliosamente vecchia scuola, non solo per via dei modelli di riferimento, ma anche per la sua realizzazione. Si perché “Fuga da Absolom” è stato girato interamente nel Queensland del Nord, in Australia, anche i set e gli oggetti di scena sono stati costruiti reperendo materiale disponibile sul posto, un po’ come nella storia hanno dovuto fare i prigionieri di Absolom per costruire la loro comunità. Un tipo di approccio molto “fisico” al cinema che sul grande schermo (e sulla lunga distanza) paga dividendi, infatti il film è invecchiato piuttosto bene, alla faccia della CGI moderna.

Per me la vera anomalia di “No escape” è il suo protagonista, Ray Liotta non è il tipo di nome che ti aspetteresti di vedere in un film di questo tipo, eppure nel 1994 il ragazzo stava sulla cresta di un’onda altissima e aveva un desiderio: interpretare un eroe d’azione. Insomma Ray… Uno di noi! Pensate quanto tempo è passato però, se oggi un divo avesse una pretesa del genere, molto probabilmente dovrebbe accontentarsi di infilarsi dentro una tutina colorata da super eroe e pedalare.

Con quella faccia un po'così / Quell'espressione un po'così / Che abbiamo noi / Che abbiamo visto Genova Ray Liotta
In “Fuga da Absolom”, Ray Liotta interpreta il capitano dei marine J.T. Robbins, pilota di elicotteri accusato di tradimento, anche se per scoprire il passato del personaggio, bisognerà aspettare il suo monologo programmato prima dell’ultimo atto del film, anzi a ben guardarla, la rivelazione rende Robbins un personaggio del tutto identico a quello interpretato da Arnold Schwarzenegger in L’implacabile, che però era ambientato nel 2017, mentre “Fuga da Absolom” nel 2022. Per fortuna una volta non si ragionava in termini di “Universi narrativi”, anche se il materiale per farlo qui non mancava, anzi le due storie hanno un altro punto in comune, quello di essere tratte da dei romanzi, parecchio modificati nel loro arrivo al cinema. Se il film di Arnold “Last action hero” Schwarzenegger era tratto da un romanzo di Stephen King Richard Bachman, quello con Ray “First and last action hero” Liotta trae ispirazione da “The penal colony” (1987) di Richard Herley.

Titoli di testa semplici, ma lapidari.
Si perché nel futuro di “No escape”, la razza umana è costretta in casa da un virus infettivo che ha colpito il mond… No scusate, ho fatto un po’ di confusione. Nel 2022 le prigioni sono la principale fonte di reddito di alcune multinazionali e Robbins, condannato all'ergastolo, si è fatto una fama come maestro delle evasioni. Cosa dico sempre dei primi cinque minuti di un film? Ne determinano tutto l’andamento, qui è la stessa cosa.

In un tripudio di modellini di treno che corrono su futuristiche monorotaie (ah! I trucchi cinematografici della vecchia scuola) Robbins arriva nel carcere di massima sicurezza, la prigione di sesto livello Leviticus (che sembra una delle magie invocate da Harry Potter), dove fa la conoscenza del viscidissimo direttore, una sorta di Dennis Nedry di Jurassic Park interpretato però da Michael Lerner.

"Non hai detto la parolina magica?"
Robbins non sopporta l’autorità, é di pessimo umore e vorrebbe solo farsi gli affari suoi aspettando l’occasione giusta per poter fuggire. Insomma è uguale a me in qualunque giorno di lavoro. Con la differenza che qui il direttore lo vorrebbe costringere a prendere a scudisciate il compagno di cella che lo ha aiutato, occasione perfetta per Robbins per ribellarsi e finire messo KO dalle guardie armate della prigione.

Tanto basta per fargli vincere un viaggetto di sola andata per la famigerata Absolom, l’isola-prigione al cui interno vige l’anarchia più totale, i prigionieri si sono organizzati in bande e le guardie in elicottero, non atterrano nemmeno, ti slanciano dal portellone aperto dell’elicottero stile sacco di monnezza e ciao ciao: benvenuto ad Absolom.

Per essere un esperto di evasioni Robbins, nel giro di quindici minuti viene catturato per tre volte di fila, l'ultima dagli uomini di Walter Marek (Stuart Wilson), un losco figuro che ha creato – come ironizza lui stesso – il suo “centro vacanze” sull'isola, ergendosi a capo degli Esterni, dei tipacci conciati come i cattivi di Ken Shiro (o di Mad Max, tanto l’ispirazione è la stessa) che lui comanda con il pugno di ferro.

"Benvenuto ad Absolom, ti piace?", "Mi immaginavo tutta un'altra cosa"
Ma Robbins non ha voglia di essere comandato più da nessuno, nemmeno da un tipaccio con tre piercing al naso come Marek, quindi con abile mossa lo disarma e inizia la sua fuga. Martin Campbell qui è molto bravo a dare gran ritmo al suo film, tra trappole mortali, e gli uomini di Marek che spuntano da tutti i lati (“Vengono fuori dalle pareti! Vengono fuori dalle fottute pareti!” … Scusate non ho potuto resistere), Absolom è un posto letale, dove nemmeno uno come Robbins potrebbe sopravvivere senza un po’ di aiuto, che arriva sotto forma di… Lance Henriksen!

Qui il nostro Lance buca lo schermo nei panni del Padre, il carismatico leader di una comunità tutto sommato pacifica, che vorrebbe solo farsi i fattacci suoi (come me al lavoro), ma deve tenere la guardia bella alta, perché con Marek in giro, meglio non rilassarsi troppo.

“Marek? Non mi piace. Io preferisco la montagnak” (perdonatemi, non ho potuto resistere)
Posso dirlo? Per me “Fuga da Absolom” sarebbe stato un film molto, ma molto migliore se Lance Henriksen avesse interpretato J.T. Robbins e Ray Liotta il Padre. Non riesco a pensare ad un altro caso simile di scambio di attori, forse in tutta la storia del cinema. Niente da criticare per davvero a Liotta, che fa lo sguardo da duro (o almeno ci prova) e si diverte, ma non ha proprio il vissuto e la faccia stropicciata giusta per la parte. Il suo rifiuto per l’autorità avrebbe avuto bisogno delle rughe e lo sguardo da duro di Lance, infatti il personaggio del Padre funziona proprio perché Henriksen riesce a donargli un certo grado di sospetto, ma anche di introspezione. Può davvero essere pacifico uno con la faccia del vecchio Lance? Anche per questo il suo personaggio monopolizza il film nelle sue entrare in scena.

"Fai il bravo Cass, lascia giocare anche un po' il povero Ray"
Il secondo atto di “Fuga da Absolom” rallenta parecchio il ritmo, ma si guadagna i tratti distintivi che lo differenziano dai modelli a cui si ispira, attorno a Robbins ruotano una serie di personaggi tutti piuttosto riusciti, il giovanotto affascinato dalla sua esperienza, il medico (anche vagamente effemminato) costretto a curare tutti con dei buoni consigli, anche perché le medicine latitano sull’isola, ed è impossibile non citare il capo della sicurezza Hawkins, interpretato dal Ghostbuster Ernie Hudson, che pare abbia accettato la parte per fuggire in Australia, allontanandosi dalla pesante situazione legata alla morte di Brandon Lee (storia vera). Ironico che pochi anni dopo, Hudson sia passato da galeotto a capo della prigione, quella di Oz però.

"Oh, magnifico! Chiederò una riduzione di stipendio!" (cit.)
Tra la spia misteriosa (ma nemmeno troppo) del direttore sull’isola e la minaccia costante di Marek, i sogni escapisti di Robbins ci mettono un po’ ad ingranare, infatti il secondo atto muove i pezzi sulla scacchiera in vista dell’ultimo, dove l’azione torna alla ribalta.

Il piano di fuga di Robbins deve tenere conto dei rivelatori di calore e degli elicotteri armati, pronti ad abbattere chiunque provi a lasciare l'isola. Il motore V8 della Chevrolet è uno degli elementi che devono trovare il suo posto nella trama. Ho sempre trovato molto interessante il personaggio del meccanico, motivatissimo ad aiutare il protagonista nel suo piano, ma non a fuggire, un po’ come lo scavatore del tunnel in “La grande fuga” (1963). Uno che prima fa di tutto per mettere gli altri nella condizione di andare, però poi resta, motivato di fatto da una semplice riga di dialogo, per cui la sua permanenza sull'isola, è il suo modo di espiare peccati che non ci vengono raccontati, ma che possiamo solo intuire. Il tipo di tocco che dimostra quanto “Fuga da Absolom” fosse derivativo, ma anche estremamente curato.

"Un ottimo motore credimi, ne aveva uno uguale anche Max Rockatansky"
Quando poi l’azione esplode (letteralmente!) nel finale, “No escape” si gioca i botti grossi, la resa dei conti con il cattivo, e il “doppio colpo”, perché lo sappiamo tutti e “Scream” (1996) lo ha dichiarato a chiare lettere: i cattivoni al cinema devono essere uccisi sempre due volte, una sola non basta, la seconda è quella definitiva.

Sembra il fucile del Nintendo, ma fa un botto più grosso.
“Fuga da Absolom” è il fierissimo rappresentate di un’era sprofondata, in cui anche uno con la faccia un po’ imbalsamata come Ray Liotta, poteva scendere dal letto e decidere di giocare a fare lo Jena Plissken della situazione. Certo non basta la volontà, infatti a migliorare il film sono tutte le facce giuste attorno al volenteroso (ma fuori luogo) Liotta. In un film così anche in un ruolo di contorno il carisma di Lance Henriksen emerge di prepotenza, ma alla lunga anche questo “No escape” ha saputo diventare un piccolo culto. No sul serio Martin, come fai a non sopportare di aver diretto questo, quando nella tua filmografia hai roba tipo “Beyond Borders” (2003), e fai il bravo su!

La copertina dell’adattamento a fumetti firmato Marvel Comics.
Ed ora, non dimenticatevi di passare a fare gli auguri al grande Lance Henriksen anche sulle pagine del Zinefilo, che sono mesi che si prepara per questo giorno!

26 commenti:

  1. Che?
    Il film di Lanterna Verde?
    Ma esiste ancora?
    Io pensavo che Wade...
    Eh, magari.
    Ci mancava giusto lui, con la JL.
    Assente giustificatissimo, visto che l'esordio non e' stato certo la miglior pubblicita'.
    Speriamo di rivederlo, prima o poi.
    Mi era piaciuto molto anche Legge Criminale, e guarda caso...anche li' ritengo che avrebbe funzionato meglio se i due protagonisti/antagonisti si fossero scambiati i ruoli.
    Coincidenza? Mmh...
    Questo ritorna spesso in tv, e me lo ricordo volentieri.
    E' fatto con mestiere, e con la gente giusta al posto giusto. Attore principale a parte. Ma ci torniamo.
    Scopiazza un po' qua, un po' la', dai titoli che hai gia' citato tu.
    C'e' da dire che in molti devono avere scopiazzato alla gran piu' bella dai film del sor Campbell.
    Riparlando del thriller di prima...impossibile non pensare a Schegge di Paura, che se non erro e' venuto dopo.
    E poi, con questo...niente niente, tolto l'elemento sci - fi non e' che ci ha tratto ispirazione pure Sly per Escape Plan?
    Comunque...interpreti tutti in palla, pure Liotta. Che fa, ci mancherebbe.
    Ma lui non e' Schwarzie. E nemmeno Lambert, che pur con l'espressivita' di un lampione rotto nei ruoli giusti da duro tormentato se la cava anche.
    Liotta non solo non ce lo vedo mel ruolo del duro, ma nemmeno del protagonista. Ancora meno nei panni del buono.
    Credibile almeno quanto lo era Ted Levine in ruoli positivi tipo il detective di The Mangler.
    Comunque me lo ricordo volentieri.
    Anche lui diede il suo contributp alla mia formazione cinof...ehm, cinefila. Anche se in tono minore.

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    1. Ray Liotta è forte, ma qui proprio non sono mai riuscito a capirlo, penso che alla fine quella sua faccia "da lampione rotto" sia la trovata meno azzeccata del film. Per fortuna ci pensa Lance a compensare con quintali di carisma ;-) Cheers!

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    2. In effetti...ha mai fatto ruoli da protagonista ma soprattutto da buono, Liotta?
      Perche' piu' che altro me lo ricordo in ruoli da personaggio secondario, in genere ambiguo.
      Se non cattivo vero e proprio.

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    3. "Una moglie per papà" (1994) con Whoopi Goldberg ;-) Cheers

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  2. Visto alla nausea, come tutti, negli innumerevoli passaggi tv. Ma nonostante l'affetto per i tempi andati, ammetto che non è uno dei miei titoli del cuore. Sarà per Liotta, sarà per il calo di ritmo totale nell'estenuante parte centrale (come dici bene nel post), sarà per la lunghezza della pellicola (quasi 2 ore!), sarà per la trama che sa di "già visto",... Insomma, sarà quello che vuoi ma alla fine FUGA DA ABSOLOM non mi va per nulla di rivederlo.

    Nonostante questo: tanti auguri Lance!

    P.S.: Capo, sai che ti sto aspettando al varco tra 15 giorni quando finirà la serie su Netflix, vero? Il post chilometrico lo esigo, non puoi esimerti. E pretendo pure uno spin-off sul Verme ora! (pagherei oro per essere stato con MJ quando aprì la porta della camera di Rodman per ritrovarsi davanti la Electra nuda che tenta di coprirsi con un asciugamano!)

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    1. Mi fa piacere scoprire di non essere il solo a non aver mai digerito per davvero Ray Liotta, che fossimo in tanti a conoscere il film, non avevao nessun dubbio ;-) Nessun commento su "The last dance" sono in ritiro spirituale. Cheers!

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    2. Ok. Attendo...

      (ti linko solo questo, giusto per farti capire come le menti geniali ragionano all'unisono: https://www.basketuniverso.it/carmen-electra-in-tendenze-su-pornhub-si-impennano-le-ricerche-dopo-lapparizione-in-the-last-dance/)

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    3. Per altro forse quella invecchiata meglio di tutto il documentario. Tranne Pippen, Pippen è sempre identico ;-) Cheers

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  3. In effetti Ray Liotta non ha esattamente la presenza per interpretare un personaggio di quel tipo.
    Però forse proprio la sua inadeguatezza, il suo essere uno qualsiasi ti fa pensare che quello che stai guardando potresti essere proprio tu.

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    1. Ci ho pensato anche io varie volte ad una scelta voluta, ma all'inizio viene presentato come un tipo tosto, quindi i due dettagli fanno a cazzotti. Cheers!

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  4. vero sto film l'ho visto 30 volte su italia 1

    lanterna verde mai visto

    caro cassidy se è per questo lance ( auguri!) poteva fare in maniera superba walter marek

    quando sei carismatico

    rdm


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    1. Lance poteva interpretare tutti i ruoli: "Fuga da Lancesolom" ;-) Cheers!

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  5. ME lo ricordo, l'ho visto più volte e anch'io ho sempre notato come ray liotta fosse del tutto fuori posto!

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    1. Oh meno male! Pensavo fosse solo un mio problema ;-) Cheers

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  6. “Marek? Non mi piace. Io preferisco la montagnak”

    No vabbè, hai vinto tutto, ste cazzate le adoro! :D

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    1. Con me di queste caSSate ne troverai a profusione ;-) Cheers

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  7. Grandissimo film! Ho il ricordo di averlo visto al cinema del mio quartiere ma forse è un ricordo falso installatomi dalla Rekall: di sicuro l'ho visto al suo primo passaggio su Tele+. Non mi ha cambiato la vita, ma insieme a mio padre abbiamo passato 90 minuti di puro intrattenimento, che è ciò che volevamo.
    Ora che lo dici in effetti il faccione pacioccone di Ray Liotta non sembra proprio quello dell'eroe d'azione anni Novanta, ma credo sia solo perché da allora fa solo ruoli da buono o comunque non d'azione. All'epoca l'avevo appena conosciuto con il thriller "Abuso di potere" (1992) in cui faceva un cattivo che metteva una certa strizza, con quella faccia da collezionista di orecchie umane. Diciamo che all'epoca aveva lo sguardo giusto, ma forse non il fisico.
    "Legge criminale" (1988) lo ricordo un capolavoro, con un confronto tra Oldman e Bacon da inserire negli Annali della Storia del Cinema: aspetto con ansia la tua recensione ;-)

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    1. Secondo me Ray Liotta è sempre stato perfetto per il personaggio controverso, anche il cattivo psicopatico, ma l'eroe d'azione proprio no, infatti in "Abuso di potere" era perfetto. "Legge criminale" è un classicone, una volta di queste arriverà ;-) Cheers!

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  8. Comunque la migliore interpretazione di Ray Liotta...

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    1. Beh "Quei bravi ragazzi", "Abuso di potere" e anche in "Cop Land" non mi dispiace affatto ;-) Cheers

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  9. Se non ricordo male subito dopo questo film o comunque nello stesso periodo il buon Ray Liotta era stato anche in predicato di vestire i panni di Batman al posto di Michael Keaton.
    Forse però ricordo male....e meno male che non fu scelto lui.

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    1. Mi pare di aver letto lo stesso, ma per quella parte sono stati contattati TUTTI, anche Steven Seagal (storia vera). In ogni caso Liotta sarebbe stato un perfetto Harvey Dent, forse avrebbe scatenato meno polemiche della scelta di Keaton all'epoca, ma non avrebbe potuto fare meglio del vecchio Michael, proprio no ;-) Cheers!

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  10. Mi spiace dissentire con te, caro Cass, per una volta poi, ma Liotta qui lo trovo azzeccato, un pò pesce fuor d'acqua, d'accordo, ma con ancora fisico e capelli, inoltre dicono che mi somigli, quindi non posso parlarne male a prescindere. Film nato vecchio ma fatto bene, lo riguardo sempre volentieri, Henriksen monumentale come sempre, un uomo una garanzia. Ha fatto davvero tanti di quei film che c'è solo l'imbarazzo della scelta... E non ne ricordo uno in cui reciti male. L'unica cosa che di questo film non sono convinto è l'arma che riporti anche tu... Sembra davvero una zapper modificata, molto ridicola...

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    1. Pensa che a volte la confondevo nella mia testa (matta) con il fucile davvero della Nintendo di "Super Mario Bros.", per il resto concordo, Liotta ti somiglia quindi accetto la tua difesa ad oltranza, anche perché ci troviamo d'accordo su quella sicurezza (umanoide) di Lance ;-) Cheers!

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  11. Gioiellino sopra le righe con personaggi davvero azzeccati come hai scritto.
    Secondo me ci sta anche Liotta che con la sua faccia da schiaffi sa rendere bene il protagonista che non vuole sprizzare simpatia.
    Quello tra il Padre e Marek è un dualismo semplice, ma piuttosto profondo.
    La tribù dei cattivi avrà ispirato Hercules e Xena? XD Quando la vidi la prima volta pensai che si trattasse di un film fantastico. XD
    Il finale... Lol
    Visto certi film che paiono non fermarsi mai come Episodio 7, Il cavaliere oscuro, La maledizione del forziere fantasma... rivedendolo non mi è dispiaciuto affatto questo ritmo pacato nella parte centrale.
    Anche una storia di Zagor, "I dominatori della valle del diavolo", ha come spunto dichiarato il film di Carpenter, però curiosamente la struttura del carcere e la caratterizzazione delle tribù ricordano quelle di questa pellicola!😳 Infatti appena la lessi pensai subito a "Fuga da Absolom". Il romanzo è del 1987, stesso anno di pubblicazione dell' avventura, e quindi a questo punto trattasi di curiosa coincidenza.

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    1. In effetti a ritmo é piuttosto ben messo questo film. Cheers!

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