lunedì 20 gennaio 2020

Jojo Rabbit (2020): Nazisti... Io la odio questa gente (ma voglio bene a Taika Waititi)

Vi ricordate di Taika Waititi? Quello che tanti di voi odiano per aver diretto Ragnarok, ma che dovreste amare per aver diretto uno dei più geniali film sui Vampiri e... Beh, anche per l’unico film su Thor che ha davvero qualcosa da dire (tiè!).

“Jojo Rabbit”, molto liberamente ispirato al romanzo “Il cielo in gabbia” (2004) di Christine Leunens, era un progetto nella testa dell’attore e regista neozelandese da ben prima di What we do in the shadows, ma per portare al cinema una storia così era necessaria una certa affermazione e la libertà creativa che solo il successo di un parco a tema film della Marvel può darti, perché con buona pace di zio Martino Scorsese, Waititi è uno dei pochi che, fino a questo momento, è riuscito a fare il suo cinema, anche lavorando per i tizi della grande “M” rossa.

Waititi ha il suo modo di rispondere alle polemiche (lo tiene a portata di mano).
Il problema, non di questo film, purtroppo, ma di tutti quanti noi, è che viviamo in tempi veramente bizzarri, dove sembra che qualcuno (anche parecchio altolocato) possa permettersi di inneggiare impunito all’odio verso il “diverso” e invece di essere preso a pernacchie e sputi, trova anche un grande riscontro di pubblico. Assurdo, perché l’altra faccia della medaglia è una società in cui ogni gesto, affermazione e comportamento social(e) viene messo alla berlina dai difensori della morale, dei diritti, delle minoranze e soprattutto dei bambini: un campo minato pieno di nostalgici del ventennio da una parte e signore Lovejoy dall’altra.

In questa polveriera di “…ismi” Taika Waititi entra a gamba tesa con un film che si presenta come una satira sul Nazismo, in cui per non farsi mancare proprio niente, il regista ci mette proprio la faccia, interpretando l’amico immaginario del protagonista Johannes "Jojo" Betzler, un tale di nome Adolf Hitler. Boom! Polemica assicurata! Perché tanto ormai se un film non genera qualche polemica in rete, non viene nemmeno preso in considerazione per la distribuzione. Vi ho già parlato dei tempi bizzarri, vero?

“Ognuno ha l’amico immaginario che si merita”, “A me proprio il Babau doveva toccare?”
Mi ero già espresso sulla questione, ma ci torno perché il caso lo richiede: trovo ammirevole la capacità di quei pochi che possono permettersi di utilizzare la più alta forma di verità (l’ironia) per parlare di tutto, anche dei temi più caldi e, invece di beccarsi gli insulti, riescono a portare a casa risate e approvazione, a patto, ovviamente, di usare questo potere con tutta la responsabilità che da esso deriva. Ad oggi riconosco questa capacità in serie come Big Mouth, nei lavori di Leo Ortolani, nei discorsi ai Golden Globes di Ricky Gervais e... Beh, da oggi anche in Taika Waititi che con “Jojo Rabbit” firma un film bello e quanto mai al passo con i tempi, quelli bizzarri di cui sopra.

Però io "Il monello" di Charlie Chaplin lo ricordavo leggermente diverso.
Parliamoci chiaro: “Jojo Rabbit” ha un inizio micidiale, super satirico che sembra strizzare l’occhio al cinema di Wes Anderson (anche per la trovata visiva delle “farfalle nello stomaco), poi abbraccia un registro molto più canonico e classico di quanto la sua premessa lascerebbe intendere. A volte si incarta un po’ nel ritmo, ma Taika Waititi trova sempre il modo, grazie ad una battuta fulminante (ma che ridere fa la gag sui cloni?), oppure ad un momento toccante e non melenso, di far funzionare un film che viene voglia di consigliare a tutti e che risulta memorabile, perché mai come ora la memoria è fondamentale.

“Lo vedi quel signore laggiù? Si chiama Roberto Benigni, dicevano lo stesso di lui nel 1997”
Ormai ripeto le cose allo sfinimento stile nonno Simpson, ma perché sono vecchio convinto che i primi cinque minuti di un film siano fondamentali, quelli di “Jojo Rabbit” sono al fulmicotone. Ognuno ha l’amico immaginario che si sceglie, Jesse Custer aveva il Duca, Woody Allen aveva “Bogie” e il piccolo Jojo (un bravissimo Roman Griffin Davis, perché recita naturale come un bambino e non come uno strano adulto in miniatura) che crede fermamente nelle dottrina del Führer, può contare sui consigli di Adolf Hitler in persona e la scena della sfilza di “Heil Hitler” è tutta da ridere.

Sulle note di I want to hold your hand Komm gib mir deine hand dei Beatles prima e di quella poesia sghemba che è “I don't want to grow Up” di Tom Waits, assistiamo alla routine del nostro Jojo presso il campo di addestramento della gioventù hitleriana, un luogo da favola filtrato dal punto di vista del giovane e indottrinato protagonista, dove, invece di consultare il manuale delle giovani marmotte, si lanciano libri nel fuoco e si disegnano identikit degli odiati ebrei.

"Quegli imbecilli, che marciano con il passo dell'oca come lei, dovrebbero leggerli i libri invece di bruciarli!" (Cit.)
Tutti i personaggi di “Jojo Rabbit” sono determinati dalla loro aderenza (oppure distanza) dai principi di allineamento cari al Nazismo, il più aderente alla dottrina è proprio Jojo, ma attorno a lui ruotano una serie di personaggi tutti molto riusciti e affidati all’attore o all’attrice giusta (persino Rebel Wilson per una volta funziona, praticamente un evento!), in quello che è un romanzo di formazione tutto sommato molto classico, in cui i dettagli contano e il confronto con il “diverso” alimenta la scintilla per il cambiamento.

Esaurita presto la carica propulsiva (ma irresistibile) di Adolf l’amico immaginario che nel corso del film compare sempre meno man mano che Jojo diventa sempre meno allineato, il film si basa molto sull’incontro e lo scontro (di vedute) con la giovane ebrea Elsa (un’impeccabile Thomasin McKenzie), per assurdo questa che è la parte più importante della storia, è anche la porzione di film in cui Taika Waititi, palesemente fuori dalla sua zona di sicurezza cinematografica, zoppica un po’ di più a livello di ritmo, ma è apprezzabile la volontà del regista di portare il suo cinema fuori dalla commedia pura a cui ci ha abituato, provando altre strade e se riesce ad ottenere così tanto dal suo cast, non è certo un caso, evidentemente essere diretti da uno che è anche un attore (per di più così spigliato) piace parecchio agli attori che rispondono "presente". Oh! Questo è quello che ha fatto sembrare vivo anche quell’armadio dell’Ikea di Chris Hemsworth, anche se odiate Ragnarok questo lo riconoscerete, no?

"Tu conosci quella cieca di Anna Frank?", "Ti sembra il caso di citare film di Kevin Smith?"
Tutti i personaggi oltre ad essere molto ben recitati sono scritti in punta di penna, mai appesantiti da troppe spiegazioni o sovrastrutture, infatti vivono tutti di idee suggerite (ma molto chiare per il pubblico) piuttosto che ribadite e sottolineate con il pennarellone a punta grossa. Ad esempio, capiamo tutto quello che serve sapere sul Capitano K (un Sam Rockwell in grande spolvero), dal modo in cui si sofferma un po’ troppo (per un Nazista) a guardare il suo socio Alfie Allen, il Theon Greyjoy di Giocotrono.

Rockwell riesce ad essere trasandato anche in alta divisa.
Menzione speciale per Scarlett Johansson, attrice sottovalutata e anche qui bravissima, nei panni di una mamma sola (niente battute facili, please!) forse già vedova, alle prese con Jojo, un figlio indottrinato dal Führer, da portare sulla retta via più con l’esempio e le buone maniere che con le brutte («Niente politica a tavola, questa tavola è la Svizzera»), perché a volte si ottiene di più con tempo e pazienza, a patto, ovviamente, di averne di tempo a disposizione. Un po’ come se il Nazismo fosse una fase preadolescenziale che un giorno verrà superata e dimenticata, gran modo di ridimensionare in modo satirico, qualcosa di orribile e fin troppo radicato.

“Due complimenti da Cassidy nel giro di due settimane, oh yeah!”
Taika Waititi arriva in meta (è neozelandese, quello è il LORO gioco) con una serie di momenti uno meglio dell’altro, qualche gag spassosa (come il divertente Yorki e il suo bazooka che mi hanno fatto molto ridere), oppure scene in cui ti ritrovi aggrappato ai braccioli della poltrona (la perquisizione da parte della Gestapo) e al regista basta a volte davvero poco, tipo soffermarsi ad inquadrare un po’ troppo a lungo in una certo momento del film un paio di scarpe, per regalarsi discreti sobbalzi al cuore sullo stesso paio di scarpe, mostrate in un contesto tutto diverso. Quando vedrete la scena capirete al volo, non potete mancarla e poi oh! Mica solo Tarantino ha il monopolio sui piedi al cinema, che cavolo!

"No one expects the Spanish inquisition Gestapo!" (Quasi-cit.)
“Jojo Rabbit” premiato a Toronto e presentato a Torino, pare avere la strada spianata fino al Dolby Theatre di Los Angeles che di solito verso febbraio si popola di gente famosa vestita bene e tappeti rossi. L’aspirazione è un po’ quella, il che può spiazzare visto che la premessa era uno Hitler buffo, ma i fatti parlano di un film che utilizza l’umorismo a volte come ascia, più spesso come fioretto e lo alterna ad una certa dose di delicatezza, tanto da renderlo bello e aggiungerei anche necessario, per chi vorrà e potrà capirlo, per gli altri ci sono sempre le polemiche vuote che lasciano la situazione inalterata.

Sì perché in questo bizzarro e ben poco coraggioso mondo, ci sono fin troppe persone che pensano di avere Adolf Hitler come migliore amico (immaginario), solo che quello che parla nella loro testa non fa battute su Jesse Owens come quello di Taika Waititi, ma gli dice cose ancora meno politicamente corrette. Senza stare a scomodare proprio Charlie Chaplin che aveva tutto un altro spessore e ben più genuina e condivisibile furia nel cuore, Waititi dimostra di aver capito quello che conta davvero, ovvero che solo un pagliaccio armato di ironia, può metterne in ridicolo un altro armato di odio e che la bellezza sta lontana dal famigerato Gleichschaltung, l’allineamento alla dottrina che tanti (troppi) ancora oggi vorrebbero.

Lui tiene alta la quota dei bambini grassi e miopi (sei uno di noi!)
Ultima prima di andare, giuro, qualche minuto prima dell’ultima scena del film, mi sono ritrovato a pensare con un certo grado di sicurezza: «Ora parte David Bowie» (storia vera). Quindi, questo ve lo dico: sì parte un pezzo di David Bowie ed è la ciliegina sulla torta di un film molto bello... Via, filare, andate a vederlo… RAUS!

79 commenti:

  1. Mi è piaciuto tantissimo, e io é dal 2017 che sostengo Waititi come regista, dopo che mi ha regalato il miglior (anzi, l'unico bello) film di Thor, a mio parere perfino meglio di Black Panther. Ho adorato le performance di Davis e McKenzie, così come quelle della Johansson (anche se io spero che vinca l'Oscar per Marriage Story) e di Rockwell. Inoltre, era da tempo che non ridevo così tanto per un film al cinema: la sceneggiatura è davvero una perla e spero vinca anche quella. Comunque aspetto il tuo scontro decisivo (ma non finale) con Doppia J.

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    1. Una settimana passata con Rossella Di Giovanni (doppietta “Marriage Story” e questo) ma anche fine settimana con Sam Rockwell, che compare sia qui che in “Richard Jewell”, resta il fatto che entrambi sono molto bravi, come Waititi di cui sarebbe ora che io recuperassi “Selvaggi in fuga” (2016) sui film che ancora mi manca. Per lo scontro finale con Doppia J, cosa fai di bello domani? Verso le 7.00. Io ammazzo prima di aver fatto colazione (cit.). Cheers!

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    2. Per la filmografia Waititi caro Cassidy ti manca solo:
      Eagle vs Shark (2006)
      Boy (2010)
      Selvaggi in fuga (2016).

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    3. Si esatto, pian pianino li recupererò tutti. Cheers!

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  2. Rebel Wilson è il mio terrore nei film (Attenti A Quelle Due è tremendo), ma siccome in Pitch Perfect aveva fatto qualcosa di buono, penso che le darò ancora una possibilità. E poi se ci sono Sam Rockwell e Scarlett Johansson ci può stare... ti saprò dire dopo la visione.

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    1. Anche in "Non è romantico?" Mamma mia che schifezza di film :D

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    2. Non l'ho visto, ma credo che non lo recupererò 😂😂😂

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    3. In “Pitch Perfect” (ho visto solo il primo, nei seguiti non so dirvi) emergeva come una delle più simpatica, qui ha un ruolo molto piccolo e non fa danni, anzi strappa anche un paio di risate ;-) Cheers

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    4. "Non è romantico?" ho fatto che saltarlo direttamente, devo aver optato per qualche roba con i morti ammazzati conoscendomi ;-) Cheers

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    5. Penso che "Rebel Rebel" funzioni come gregaria, quando è l'assoluta protagonista non regge il minutaggio. Cheers!

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    6. Rebel mi fa simpatia quindi sono più tollerante, ma "Attenti a quelle due" è insalvabile. Già il film è spacciato per remake invece è una fotocopia sbiadita, scena per scena, dell'originale - ma le due simpatiche attrici non possono neanche allacciare le scarpe a Michael Caine e Steve Martin - se poi il sapere già tutto non è arricchito con cose divertenti è davvero il disastro...

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    7. Davvero insalvabile, visto con la Wing-Woman, lei senza aver visto il film originale si è annoiata proprio come me (storia vera). Cheers

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    8. "Attenti a quelle due" me lo sono visto la settimana scorsa in 4 spezzoni perché non riuscivo a proseguirlo da quanto mi facesse piangere. Ma ormai l'avevo iniziato e speravo in un guizzo. E invece...

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    9. Lo hai trasformato in una serie tv, una di quelle brutte ;-) Cheers

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  3. Bof, tra i difetti vari a me Ragnarock era piaciuto.
    Forse il finale era un po' sbrigativo, e magari era pure lunghetto.
    Ma visivamente era stupendo, e mi aveva divertito un sacco.
    Cosa che non mi riesce spesso, di recente.
    Ammetto che questo film mi ha incuriosito. Vuoi perche', da fan di Araki, appena trovo qualunque cosa col nome di JOJO mi suona una campanella...e poi quando ho visto "Mr. belli baffetti" saltellare e fare il buffone ero li' a dirmi "Maccheccavolo...?"
    Se tratta con garbo e ironia una faccenda delicata non puo' che meritare un plauso.
    E non a caso citi il grande Chaplin.
    La sua lezione rimane ineguagliata.
    Il modo migliore per liquidare certa gente? Farli apparire come gli idioti che sono.
    Chissa'...forse la gente se ne accorge. E gli risponde con una pernacchia, invece di andargli dietro a testa bassa.
    Ma forse, quando i tempi sono duri, e' difficile ridere di qualcosa. Meglio farlo adesso che si puo' dunque.
    Almeno, dovesse ricapitare...forse ci si ricorda di come bisognerebbe considerare certe persone. E quindi isolarli e fermarsi in tempo.
    Che ben venga, dunque.
    Non so se mi riuscira' di vederlo al cine, ma...se succede, dici che lo si puo' far vedere ai bambini per via della sua dimensione favolistica (I bambini, mio Dio!! I bambini!! Perche' nessuno pensa mai ai bambini?!)?

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    1. Sono pronto a rivedere “Ragnarok” in magiaro in questo momento, piuttosto che rivedermi anche solo un minuto del primo e soprattutto del secondo Thor ;-)
      Lasciando un attimo da parte il signore a cui Adolfo ha copiato i baffetti, parliamo di un altro genio: I Nazisti dell’Illinois («Io li odio i nazisti dell'Illinois» cit.) che Landis sfotteva in un capolavoro che non ha nemmeno bisogno di essere citato, il tipo di approccio che ancora considero il migliore, Waititi che fa lo scemo (ma non è scemo) ha imparato la lezione. Cheers!

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    2. Si, alle volte l'arma vincente e' l'ironia.
      Persino Spielberg, prima di (giustamente) demonizzarli come meritano in Schindler's List e Salvate il Soldato Ryan, ai crucchi (una volta li chiamavano cosi') con Indy gli fa rimediare continue figure da fessi. Nonostante siano chiaramente cattivi.
      Per non parlare degli Zucker con Top Secret! (capolavoro).
      Ma mi pare che li' siano ai tempi del muro, in piena guerra fredda. Eppure i tedeschi li' sembrano tutti nazisti.
      E pure i fumetti.
      Ovviamente il grande e compianto Bonvi, con le sue Sturmtruppen (si dovrebbe parlare di Kakkientruppen, prima o poi).
      Persino in Jojo, visto che ne parliamo.
      Nella seconda serie, Battle Tendency, ambientata prima della seconda guerra mondiale.
      Li Joseph, il protagonista, si imbatte a piu' riprese in un battaglione di nazisti, che ovviamente vengono sbertucciati a dovere.
      E Preacher?
      Quando il vecchio pellegrino si ritrova vestito come un gerarca ad opera della fanatica Miss Oatlash, l'avvocatessa di quel luridone di Quincannon (adoro la parte di Salvation).
      E parlando di Ennis e Thor...uno dei nazisti che mi e' rimasto impresso e' quello scelto dal Dottor Strange per combattere assieme al Dio del tuono Jaekelsson e la sua orda di zombie.
      E' un brav'uomo. Che ha capito troppo tardi di stare dalla parte sbagliata della barricata.
      "Ci stiamo battendo per un pazzo che si e' venduto l'anima al Diavolo. E che sta trascinando il nostro paese in un baratro. Prima gli alleati vinceranno, prima finira' tutto questo."

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    3. Panoramica perfetta, e la parte di "Salvation" è una delle migliori di "Preacher". Cheers!

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  4. Carabara, so che leggi tanti comics ed è probabile che sia un fan anche Taika Waititi quindi segnalo a tutti e due un fumetto che non ho letto e cioè un vecchio lavoro di Grant Morrison- inedito nel nostro Paese - in cui si ipotizza che Adolf Acca sia nato e cresciuto in un quartiere di un paesino inglese in cui è perfettamente integrato. Mi pare si chiami Le Avventure di un giovane Adolf Acca. Immagino sia una ironica citaz di quelle di Indana Jones.

    Taika Waititi è stato effettivamente uno dei pochi - insieme a Gunn - a poter fare un film personale nello MCU. Il regista di Hot Fuzz stava x sfornare il "suo" Ant-Man e sappiamo come è andata. E' notizia di questi gg che il regista del secondo Doc Strange ha fatto ciao ciao colla manina dopo aver lasciato di suo la - probabile - presenza di Incubo nella storia.
    Io non entro ancora una volta nella polemica scaturita dalle parole di zio Martin nel giorno in cui ho letto della soddisfazione di zio Quentin per un 2019 in cui, a suo dire, i film autoriali - il suo, quello di zio Martin ed il Joker di Joa Phoenix - non sono stati surclassati dai brand come Star Wars e MCU- ma sono disposto a scommettere che anche la Disney stia riflettendo sulla possibilità di affiancare alle cose in stile Russo - costose produzioni con overdose di CGI e zilioni di personaggi in bilioni di locations - anche film a basso budget che si reggono su un concept stratificato e con + domande di quante risposte offrano. Non dico che vedremo un lungometraggio MCU su Foolkiller o Poison ( ciao Steve Gerber ovunque tu sia ora ! ) o sul Monarca delle Stelle in modalità Mumblecore, ma il mercato - qualsiasi cosa significhi oggi considerata la frammentazione dello stesso - deve tutelarsi dal possibile flop - prima o poi statisticamente arriva - di "un parco a tema" che per rientrare dei costi deve incassare denaro sufficiente a sfamare un semi continente per un anno.
    Viviamo davvero nel migliore dei mondi possibili come sosteneva Voltaire ? Mm. Ciao ciao

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    1. Sono sicuro che anche Grant Morrison passasse i pomeriggi con quel telefilm, che poi era la versione estesa della prima scena di “L’ultima crociata”.

      Gunn e Waititi riescono a dribblare, il secondo più del primo, Edgard Wright invece era già un nome troppo grande, Scott Derrickson deve aver alzato la testa troppo presto, in un panorama che sembra la prima scena di “Salvate il soldato Ryan” (oggi sono in modalità Spielberghiana, anche più del solito). Non è facile esprimere un parare perché la situazione è sfaccettata, ma zitto zitto a fare soldi è sempre Giasone Blum, bisognerebbe imparare dal suo metodo, perché se il film costa poco, è più facile che rientri dei costi e vada in positivo. Quindi un bel Foolkiller, budget Giasonico 5 milioni io me lo vedo bene ;-) Cheers!

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  5. Sto cercando di convincere mia moglie a vederlo, ma non ne vuole sapere di storie del genere..vedrò di recuperarlo in seguito! Conconrdo per la bravura di Scarlett, visto ieri Storia di una matrimonio (ne parlerò presto)

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    1. Merita, già solo perché si prendono per il culo i Nazisti ;-) Non vedo l’ora di leggerti, nel giro di due film Rossella ha ricordato a tutti che non fa solo tappezzerie negli Avengers. Cheers!

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    2. Naaa! La loro forza sono i post di coppia ;-) Cheers

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  6. YORKI!!! <3

    Vermante un gran bel film! Capace di bilanciare sentimenti e satira graffiante come non ne vedevo cosi be fatta dai tempi dei Tennenbaum.
    Sicuramente la parte migliore del film è il cast, in particolare Sam Rockwell, a cui voglio bene come se fosse un fratello e che mi piacerebbe vedere recitare in ogni film. Scarlett Johansson è semplicemente perfetta; sono contento che abbia ricevuto la doppia candidatura perché se la merita davvero.
    Waititi sta facendo un gran lavoro sotto tutti i punti di vista, e sono sicuro che ha ancora un sacco da regalarci.
    Questo film mi ha finalmente convinto che è arrivato il momento di recuperare coi film della Marvel per vedere il suo Thor!


    wir sind 138!

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    1. Questo fine settimana ho pensato che fosse così, me lo sono ritrovato qui e in “Richard Jewell” anche lì bravissimo ;-) Sono uno dei difensori del suo Thor, non ti dico di vederti “What we do in the shadows” perché in quanto cultore del genere vampiresco, so che lo conosci già a memoria. Ahaha si esatto sei entrato nello spirito wir sind 138 :-P Cheers!

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  7. La frase iniziale del post "Nazisti... Io la odio questa gente (ma voglio bene a Taika Waititi)" riassume perfettamente il mio pensiero, grande Bro! ;)

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  8. Grazie della dritta: sembra un film che potrebbe piacermi assai ;-)
    Non conosco il regista, tanto per dire non so neanche la differenza fra i due Thor: non mi è piaciuto nessuno dei due! Spero che con queste mie carenze ataviche possa gustarmi lo stesso la sua nuova opera ^_^

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    1. Lui ha diretto il terzo Thor, mi verrebbe da aggiungere, quello bello ;-) Ma passa pure tranquillo a “Jojo Rabbit” perché merita, poi se proprio vuoi ridere forte, dovresti proprio vedere “What we do in the shadows” un finto documentario sui vampiri che è una delle robe più divertenti di sempre. Cheers!

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  9. Visto sabato.

    Davvero un bel film che con arguzia ed ironia tratteggia un contesto complesso e molto più ramificato di quanto allo spettatore dapprima non appaia, così come all'uomo di oggi non sembri essere stato il passato.

    Ho letto dell'associazione del film per toni o dinamiche a Chaplin, così come ai Monty Python: tutte condivisibili e sensate.
    Io voglio spingermi ad accostarlo a Schindler's List, poiché quanto riesce a comunicare Jojo Rabbit è proprio uno spaccato di una realtà che si sta perdendo nell'attuale manicheismo ideologico-morale. Anzi Jojo Rabbit, senza la retorica di Spielberg, riesce ad andare un po' più in là.

    Il vero orrore del periodo non sono stati i suoi picchi di follia, i quali come tali sono aberrazioni fatte e finite, ma la dimensione più quotidiana: coglie bene Waititi con immagini di filmati dell'epoca quell'esultanza diffusa delle persone e del popolo, quasi paragonabile a quella di fan a dei concerti.
    Il punto è non banalizzare il tutto: è troppo facile per i "Social Justice Warrior" moderni, cresciuti a pane e tedeschi=nazisti=cattivi dei quali se ne può disporre alla dozzina, identificare un'intera nazione in un coacervo di sociopatici che sotto sotto sono sempre stati dei mostri e necessitavano solo di un vessillo da issare per dar sfogo ai propri istinti.
    La verità è che invece la germania negli anni '20 e '30 era popolata da disperati. Prima ancora che la "grande depressione" cogliesse l'occidente, l'inflazione in germania del 1923 (collegabile direttamente alla sconfitta nel primo grande conflitto e alle spoglie di guerra richieste dai vincitori) devastava l'intero ceto medio.
    Senza voler fare una digressione di storia economica, di cui di certo non sono un esperto, dicevo prima che il vero orrore è per me pensare a tutte quelle persone lasciate in miseria dalla crisi economica e che hanno trovato in un uomo tutte quelle promesse e (finte) risposte che si aspettavano di sentirsi dire e che bramavano.

    Il vero orrore è pensare che, se i picchi di follia difficilmente potranno mai riproporsi uguali, la dinamica dell'affabulatore che con le promesse giuste si fa seguire dai disperati invece è tremendamente ancora d'attualità.

    Jojo Rabbit riesce anche a dare uno spaccato su questa realtà, rappresentando una cittadina dove i veri nazisti sono solo di due categorie (il "top 1% of the top 1%" (cit.) in ruoli dirigenziali e di comando; e gli ebeti), poi ci sono gli indottrinati (soprattutto giovani attraverso scuola, istituzioni, etc) ed infine gli altri adulti che fanno o "hanno fatto quello che potevano" (cit.).
    In quest'ultima categoria ci metto anche il Capitano K. che - per quello che ci arriva - vedendosi messo da parte dal suo esercito, apre gli occhi ed abbraccia per come può la sua natura fino ad allora repressa (ridisegnando la sua uniforme e non solo) e - ormai consapevole che potrà avere un solo esito il suo destino - anche lui abbraccia la filosofia di quelli che fanno quel che possono.

    L'ho già detto all'inizio: un film davvero bello, che ovviamente mi ammazzato nel secondo tempo... ma sicuramente gli occhi lucidi erano solo colpa dell'influenza!

    Nathan

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    1. Mi vengono in mente fin troppi affabulatori che fanno leva sulle paure (e l’odio mal celato) delle persone. Il capitano K è un gran personaggio, si capisce quando sia poco allineato nel corso del film, la fine del suo arco narrativo è quasi ironica nella sua sfortuna, deve accettare un ruolo che non ha (mai?) sentito suo, per fare la cosa giusta. Gran film cacchio! ;-) Cheers

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    2. Si passa dalla risata, al facciapalmo per la battuta al fulmicotone al rischio lucciconi.
      In sala c'erano momenti con qualche scoppio di risa a momenti di silenzio assoluto.
      Le altalene emotive sono quelle che più ti segnano quando guardi un film.

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    3. Concordo in pieno, tranne per la battuta sui cloni, su quella ho riso solo io (storia vera). Cheers!

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  10. Bucato in sala (sta settimana non ho serate libere!) e già messo in nota per un recupero appena possibile.

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  11. Ho provato ad andarlo a vedere venerdì scorso ma sono stato sabotato perché: « non si mena nessuno e non scoppia nulla ». Questa tua recensione mi ha convinto a riprovarci mercoledì... e stavolta da solo, cristodundio. Ormai la gente sa misurare i film solo sulla scala Bay.

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    1. Non è vero che non scoppia nulla. Anzi buona parte della trama è innescata da una granata tirata male… e nella parte finale ci sono esplosioni in abbondanza.

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    2. In verità potresti dire ai tuoi accompagnatori che ci sono almeno 2 esplosioni notevoli nel film.
      Forse non per impatto deflagrante fisico, ma emotivamente di grande impatto.

      In una c'entra il bazooka citato in recensione da Cassidy; l'altra invece ha a che fare con una bomba a mano tedesca.

      Così giusto per dire ^_^

      Nathan

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    3. «Visto caro amico, ho portato molti più dinamitardi di te!» (quasi-cit.) ;-) Cheers

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    4. Signori, vi ringrazio. Presenterò la conta delle bombe a chi di dovere, ma non credo che possa servire a far cambiare idea a qualcuno che ( mi ripeto) misura l'urgenza di vedere un film con il metro di Michael Bay.
      Onorerò il Sig.Waititi vedendomelo da solo. Grazie a tutti.

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    5. Ci tengo tantissimo alle mie esplosioni nei film, e forse concedo anche troppa priorità ai titoli ad alto quantitativo di tritolo (…naaaaa!). Però limitarsi non lo capisco proprio. Non capisco chi non vuole vedere i film con le esplosioni, ma nemmeno viceversa, quindi fai bene e guardatelo da solo, penso che ti piacerà ;-) Cheers

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  12. Visto proprio ieri pomeriggio. E' riuscito a sorprendermi. Fantastico come riesce a toccare tutte, ma proprio tutte le corde giuste. Ironia e veri momenti da commedia, satira, malinconia e dramma. C'è una serie infinita di battute grandiose, alcune sottilissime, altre poderose, forse la mia preferita è il primo disegno della ragazzina:
    "Ti avevo chiesto di disegnare dove vivono gli ebrei, questo è solo un disegno della mia testa"
    "E' lì che viviamo"
    Che è, non so, ecco, tipo, insomma, un concetto enorme spiegato con una semplicità disarmante.

    Cast fantastico, Scarlett frizzantissima sullo schermo. La McKenzie straordinaria in un paio di momenti, quando Jojo legge la prima finta lettera sembra di vederle spezzare il cuore negli occhi, gran momento. Anche spazzare via l'idea della piccola ebrea vittima, dandole quell'inizio così energico (quasi una bulla!) è uno dei tanti colpi di genio.

    Veramente sorprendente. Mi aspettavo uno di quei film che sfruttano un po' l'idea iniziale e poi si perdono (mi viene in mente Iron Sky), Jojo Rabbit si gioca bene tutte le sue carte, infrange la banalità e racconta tutto con intelligenza.

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    1. Scusate se rispondo un po' in giro quest'oggi :p

      Ma hai centrato perfettamente un punto che avevo notato durante la visione:
      tutto il film, innanzitutto, è a misura di bambino (certe inquadrature, funzionali ad una scena molto potente, sono però non esclusivamente un espediente, ma in primo luogo un ritarare l'obiettivo focale su di una diversa scala) e relazionato alla sua mentalità od esperienza.

      La scena che citi, oltre a stravolgere le dinamiche (sfiorando l'horror), esemplifica perfettamente come potrebbe sentirsi un bambino se si trovasse un estraneo che vive nella sua casa.
      Ancor di più: come potrebbe sentirsi un bambino "convinto" (nella duplice accezione) nazista se scoprisse un baubau che si annida in casa sua.

      L'ho trovato un tocco eccezionale.

      Nathan

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    2. Sulla battuta «È lì che viviamo» mi sono dovuto trattenere dall’esultare (storia vera). Altro gran momento, quando lo disarma e gli dici una cosa tipo «Razza superiore eh?», roba da eroina d’azione quasi ;-) Cheers

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    3. La cosa difficile era mostrare il Nazismo come il parco giochi per un bambino, e poi lentamente far scivolare via tutto verso la realtà, un romanzo di formazione che passa attraverso le scarpe e i lacci, una delle tante frasi chiave è quando a Jojo dicono tu non sei un Nazista, tu hai dieci anni. Cheers!

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    4. La ragazzina tosta è una scelta vincente.
      Ed è vero, è tutto a misura di bambino. Sullo sfondo c'è tutto quel che può cogliere uno spettatore adulto, ma la vicenda parte dall'ingenuità pura e si evolve nella maturità.
      Anche le scene della Johansson danno quel tocco in più, per la complicità tra madre e figlio fatta di tante piccole cose. Gran parte del cast adulto poi si presta bene a questa dimensione dell'infanzia (il personaggio di Sam Rocwell che fa i disegni della sua uniforme dei sogni, o la donnona che alimenta le fantasie orrorifiche dei bambini sugli ebrei).

      SPOILERONI
      Ho apprezzato moltissimo anche l'esitazione di Jojo nel finale, quando ha paura di perderla, e lei che gli tira la sberla. Segno che il film ha cercato di sparare le sue cartucce fino all'ultimo.
      Ma vogliamo parlare della scena in cui Rebel Wilson dice al bambino "vai ad abbracciare quel soldato americano!" e per un attimo pensi che voglia salvare i bambini… mentre invece gli innesca la granata sulla schiena! Mi sarebbe piaciuto vedere la mia faccia dall'esterno, sicuro avevo un MACCHECCAZZO??? stampato in faccia da un orecchio all'altro.

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    5. La barba disegnata con il carbone, per trasformare una litigata in un momento di gioco. Eheh si esatto ha delle pennelleta micidiali, tipo Hitler che si arrabbia da solo pensando a Jesse Owens ;-) Cheers

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  13. Very good Job ������

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  14. Grande la pubblicazione in sync dà sempre soddisfazioni. Film che ho adorato dall'inizio alla fine, la giusta dose di dramma e commedia, e quando c'é da far ridere Waititi non si risparmia affatto!

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    1. Ci sta un Bro-Fist, alla faccia del saluto romano ;-) Waititi sa il fatto suo, gran bel film. Cheers!

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  15. il film è una gigantesca parodia sul nazismo, però vista attraverso gli occhi di un bambino di 10 anni, che grazie alla ragazza ebrea, matura e cresce, mi è piaciuto parecchio, domani forse ne parlo xD

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  16. Anche io faccio outing e scrivo che Ragnarok non mi era spiaciuto, sicuramente meglio degli altri su Thor. Concordo poi con il fatto che se è presente Sam Rockwell il film merita a prescindere, è uno dei pochi attori "moderni" che mette il sigillo (stile Nintendo) sulle pellicole che fa, come sinonimo di qualità. Per quanto riguarda il film trovo assolutamente giusto che si parli di cose brutte anche in toni ironici e sarcastici, sempre con il massimo rispetto e grande intelligenza. È giusto per non dimenticare e anche per le nuove generazioni che non colgono la portata di certi eventi. Io avevo la mia nonnina Cherubina che era la memoria storica della nostra famiglia, mi raccontava tutte le bruttezze del fascismo, senza contare che ho anche avuto il nonno deportato, solo perché "simpatizzante" degli ebrei. Però questo non significa che dobbiamo sempre parlare in toni cupi e sommessi, ben venga quando si tenta di ridicolizzare i meccanismi alla base di tali abberazioni. 👋

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    1. Resta l’unico film in cui Thor completa un arco narrativo, e anche l’unico che mostra davvero tutte le caratteristiche del personaggio, a partire dalla sua “scemeria”, argomento di cui i lettori oltranzisti (o chi conosce il personaggio solo nella versione cinematografica) non vogliono nemmeno sentire citata. Nel momento in cui si decide che non bisogna parlare di certe cose, abbiamo già tutti un po’ perso, noi più o meno facciamo parte ancora delle generazione che aveva un nonno oppure una nonna che il periodo lo ha vissuto sulla sua pelle. Puoi essere un serissimo e posato negazionista, oppure essere Waititi, personalmente non ho dubbi su quale sia l’approccio giusto. Cheers!

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  17. Fan di Waititi dai tempi di Hunt for the wilderpeople (Ragnarok sta alla voce cazzatone Marvel, ma almeno era divertente) visti i vostri commenti entusiasti questo cerco di intercettarlo in sala!

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    1. Il fatto che sia riuscito a mantenere il suo stile anche in un film Marvel, è la prova che il ragazzo ha personalità, questo ti piacerà molto, ne sono sicuro ;-) Cheers

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  18. Jojo Rabbit è molto bello,v visto ieri XD.

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  19. Jojo rabbit? Io l'ho avrei chiamato "Le bizzarre avventure di JoJo Nazista" L.o.l.

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    1. Un giorno dovrò iniziare a leggere "Le bizzarre avventure di JoJo", i lettori di quel manga sono dei discepoli fedelissimi ;-) Cheers

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  20. Non credo di riuscire a trovargli nemmeno un difetto: tutto così bello, così ironico ma pure profondo, così tante risate e ovviamente anche un bel po' di lacrime. E quel finale? Perfetto con la canzone perfetta.
    Ne parlo domani in modo più compiuto, ma lo sto consigliando a chiunque, come mi avevi già avvertito: ho già voglia di rivederlo!

    p.s. Maledetta Scarlett, allacciare le scarpe non sarà più lo stesso per me, adesso.

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    1. Ci ha resto un gesto semplice motivo di traumi. Ma vero? Non volevo sembrare esagerato nel dirlo, ecco forse possiamo dirgli che punta agli Oscar, ma forse se lo meriterebbe anche, avercene di film così. Non vedo l'ora di leggerti ;-) Cheers!

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  21. È un film che mi è piaciuto tantissimo. Una irriverente pellicola sulla follia nazista e di chi cerca ancora di emularla. Secondo me l'elemento più riuscito è il percorso di crescita interiore di JoJo. Mi sono poi piaciute le sottile metafore presenti nel film, come quella inerente l'allacciarsi le scarpe o la vignetta con il coniglietto in gabbia.

    P.S. Io spero che prima o poi esca uno Spin-Off sulle bizzarre avventure di Yorki (il personaggio più divertente dell'intero film).

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    1. La vignetta del coniglia in gabbia è un colpettino di genio, anche per la scelta di usarla proprio in quel momento. Yorki lo vedremo ovunque penso, questo film lo ha lanciato ;-) Cheers

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  22. Ottimo film, spero che vince qualche premio Oscar.

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    1. Questo non lo so, ha tutto per portarsi a casa qualche statuetta di zio Oscar. Cheers

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    2. Secondo te quale statuetta vincerà?

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    3. Lo chiedi alla persona sbagliata, mai azzeccato una previsione in vita mia ;-) Cheers

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  23. Qua saliamo un pochino di livello.

    Parte 1

    Taika Waititi, il regista salito alla ribalta internazionale grazie al tanto decantato, ma a conti fatti orribile per chi ha più di 3 neuroni funzionanti, Thor : Natale ad Asgard (2017), grazie al suo umorismo sguaiato e battute da quarta elementare, in cui era riusicto a fare presa sulla critica ed ottenere il consenso del pubblico, così decide di elevare le proprie ambizioni artistiche ulteriormente tramite Jojo Rabbit (2019), nell'intento di entrare alla notte degli oscar con molte nomination (cosa riuscitagli), ma a conti fatti con un prodotto che durante la sua durata cozza costantemente tra varie anime non sempre legate tra di loro, ma d'altronde già la fotografia di inizio riprese dove mostrava il cineasta travestito da Hitler fare il dito medio al manifesto con l'immagine del dittatore, un atto così da ardito ribelle finto-anticonformista, che in realtà aveva fatto provare a tanti una simpatica pena per il dittatore nazista nonostante i milioni di morti da lui cagionati, tanto da chiedersi in effetti dei lumi sull'effettiva bontà di un'opera che con tali premesse già sembrava cominciare male.
    Tratto liberamente dal libro Cielo in gabbia, il regista neozelandese narra la vicenda del piccolo Johannes Betzler (Roman Griffin Davis), un bambino di 10 anni, figlio di Rosie (Scarlett Johansonn), che lo cresce in assenza del padre cercando di de-ideologizzarlo dalla propaganda nazista, ma il piccolo Jojo, è un fiero sostenitore dell'ideologia ariana e delle idee del fuher, tanto da averlo come vero e proprio amico immaginario, che costantemente gli fornisce consigli su come attuare le sue direttive sull'essere un bravo nazista e fare bella figura al suo ingresso nella gioventù hitleriana, ma un incidente con una molotov, gli cagiona problemi alla gamba e gli lascia in parte il viso colmo di cicatrici. Per Jojo è la fine dei sogni di gloria, nonchè la speranza di venire arruolato nell'esercito di Hitler per via dei postumi delle ferite, uno smacco per chi crede nella totale perfezione ariana, ma il ritrovamento nella soffitta di Elsa Korr (Thomasin Mckenzie), ragazza ebrea di 17 anni (ottima la sua presentazione quasi horror), amica della sua defunta sorella di Jojo, Inge morta di malattia, potrebbe essere l'occasione perfetta per riscattarsi ed entrare nelle grazie del regime, se non fosse per il ricatto messo in piedi da Elsa, che gli impedisce di poter fare qualsiasi mossa, pena il mettere di mezzo anche la madre Rosie, che finirebbe impiccata per tradimento verso il regime.
    Satira farsesca, racconto di formazione, melodramma, commedia drammatica o favola pedagogica? Questo Jojo Rabbit è tante anime insieme, non sempre unite bene tra loro, a causa dell'indecisione di Waititi su quale strada voler intraprendere, perchè ne esce visivamente troppo dolce, dalla confezione caramellosa, dove "il crepuscolo degli dei" della Germania nazista ben poco si nota nelle scenografie fin troppo perfettine, complice in tale giudizio anche il fatto che la figura di Hitler al cinema è stata sviscerata a fondo negli ultimi 70 anni, con tanto di paragoni illustri sin dai tempi in cui il dittatore tedesco era in vita, partendo dal sempre mai troppo citato Grande Dittatore di Charlie Chaplin (1941), fino all'ugualmente noto Vogliamo Vivere di Ernst Lubitsch (1943), i quali però da veri grandi maestri di cinema, univano la commedia ad una rappresentazione si caricaturale del dittatore, senza mai farne venire la titanica crudeltà.

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    1. Parte 2

      Si parte con una canzone dei Beatles che accompagna le immagini di propaganda del regime, nonostante possa impostare il tutto sulla burletta, in realtà riesce a trasmettere l'idea di cosa fosse per il popolo e soprattutto i giovani tedeschi la figura di Hitler, un'icona pop che tutti sognerebbero incontrare almeno una volta nella vita; ma il problema di Jojo Rabbit risiede proprio nell'Hitler messo in scena da Taika Waititi, un Maori fuori forma, che gioca a fare il crudele dittatore tedesco, in un atto di egocentrismo bestiale di chi vuole mettersi in ogni momento possibile in mostra, finendo però con lo stonare di brutto ad ogni apparizione, risultando così ricolo (in senso negativo), buffonesco, gratuito quanto poi recitato e scritto male, in pratica se lui non ci fosse, sarebbe stato già un'opera migliore, visto che poi allo spettatore verrebbe da chiedersi perchè il piccolo Jojo, pur nella fantasia di un bambino di 10 anni, debba immaginarselo così, poichè tra discorsi radio ed immagini, avrebbe dovuto concepirlo si come una sorta di figura paterna distorta, ma anche come una personalità dall'umorismo nerissimo, che non celava per la propria folle natura, caratteristica qui totalmente assente e che invece nelle versioni citate in precedenza, non veniva mai meno.
      Ciccato Hitler, dei problemi sorgono sull'amalgama spesso problematico tra commedia e drammatico, dove spesso le due componenti scorrono secondo compartimenti a tenuta stagna, dove il potenziale di tante scene sulla carta, come nel finale con l'invasione anglo-russa nella città di Jojo (i russi rappresentati sempre come bestie, inaccettabile), viene per la gran parte depotenziato nella sua caduta degli incubi dell'ideologia, con delle discrasie di tono nette quanto imperfette, che incredibilmente vengono meno non tanto con Scarlett Johansonn, personaggio decorativo dalle battute poco ispirate e troppo istrionico (candidatura come non protagonista regalata), nonostante abbia un paio di scene registicamente riuscite grazie ai dettagli delle scarpe, ma grazie al grande Sam Rockwell, nazista disilluso, dall'aria trasandata con un occhio di vetro e dalle probabili tendenze omosessuali e poi grazie alla giovanissima Thomasin Mckenzie, capace tramite la sua recitazione, di far cambiare tono con naturalezza ben più dello stesso regista che dovrebbe avere invece il controllo della messa in scena (fa specie che Waititi debba appoggiare il suo film sulle spalle di un'attrice così giovane), costruendo un interessante rapporto di "dominato" contro il piccolo Jojo, da lei bullizzato e perculato per la sua stupide credenze sugli ebrei, rigettandogli in faccia tutte le stronzate inculcatagli dalla propaganda nazista (in questo senso non ha senso parlare di presa in giro dell'olocausto addirittura, semplicemente la ragazza si mette al suo livello e gli rimanda indietro tutte gli stereotipi in cui il bambino crede), passando con estrema nonchalance dall'ironia tagliente ("Ti avevo chiesto di disegnare dove vivono gli ebrei, questo è solo uno stupido disegno della mia testa", "E' li che viviamo", un concetto complesso spiegato in modo semplice), a battute cazzute ma efficaci da quasi eroina d'azione quando sbatte Jojo sul letto ("La razza più forte eh!") con tanto di discorso delirante in precedenza dai toni quasi sionisti su come il popolo ebraico essendo eletto da Dio sia quello superiore rispetto a chi segue uno scemo con i baffetti, il che dona al suo personaggio quel tocco di energia allontanandola dal ruolo di vittima, che potrebbe esserle attribuito magari in scene più melodrammatiche, come quella della falsa lettera del suo ragazzo.

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    2. Parte 3

      Mckenzie ricorda in effetti un pò Jodie Foster da giovane, se la ragazza prosegue così con tale recitazione anti-sistema (in tal senso le fa onore aver rifiutato quella cagata di Top Gun 2), potrà solo crescere ancora di più e verrà il giorno in cui potremmo metterla tranquillamente tra le più grandi di sempre.
      Una pellicola pedagogica, utile maggiormente ad un pubblico di minori che potrà tranne insegnamento, nonostante le numerose cadute di tono, sprechi ed un finale abbastanza imbarazzante sulle note di Heroes di David Bowie, ma alla fine comunque si è portato a casa l'oscar per la miglior sceneggiatura non originale, che dire... academy certifica, buon per Waititi.

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    3. Oh finalmente so a chi dare la colpa per quella definizione, bello vedere qualcuno che si assume le colpe di quello che scrive sul web ;-) Cheers

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    4. Non voglio i soldi, ma solo il riconoscimento nominale in quanto creatore del marchio Natale ad Asgard si XD.

      Rispetto a Thor, Waititi fa passi in avanti, purtroppo ritornerà con Natale nello Spazio prossimamente.

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    5. Passerà molto tempo lassù, ha in cantiere uno Star Wars, un progetto ereditato da Jodorowsky e pare anche un nuovo Flash Gordon. Cheers

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    6. E' stato bello finchè è durato, una volta morso il formaggio blockbuster quando lo molla più Waititi... Disney paga molto bene.

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    7. Comunque nel film Jojo, Thomasin Mckenzie spacca di brutto più di tutti, adoro sta ragazza, viene da una famiglia di tre generazioni di attori, ha appena 21 anni e sopratutto oltre la passione, conosce bene a livello teorico il cinema. Waititi ha fatto il colpaccio dandole la chance in questa pellicola, il film raggiunge una bella sufficienza piena grazie a lei.

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    8. Waititi ha fiuto, lei l'ha azzeccata in pieno, si è visto anche in "Last night in Soho", ma anche Roman Griffin Davis, ho visto da poco un altro film con lui e pur non avendo il talento della McKenzie funziona, bravo il regista ad assicurarsi una coppia così. Cheers

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