lunedì 13 gennaio 2020

6 Underground (2019): B(A)Y-Team (La porti un bacione a Firenze)

Quando si tratta di Michael Bay non ci sono mezze misure, nei suoi film proprio no, ma anche fuori. Perché il mondo si divide in due: chi vuole bene a Michele e chi lo odia con tutto il suo cuore,  considerandolo la peggior piaga mai capitata al cinema dai tempi di J.J. Abrams delle interruzioni pubblicitarie.

Per quello che mi riguarda, l’unico modo per negare il fatto che dietro alla macchina da presa Michael Bay è un drago, è essere nati ipovedenti, oppure tanto tanto miopi, ma vi riconosco tutte le attenuanti generiche. Bay è un tamarro, al quale spesso la narrazione non interessa quasi per nulla, se escludiamo la saga dei Transformers (con cui io stesso ho un rapporto combattuto di amore e odio), i suoi film sono spesso operazioni che sacrificano TUTTO sulla composizione delle immagini, che siano le più stratosferiche, ultra patinate e, soprattutto, sparate ad un ritmo forsennato dritte giù per le cornee degli spettatori.

Michael Bay e la sua classe da vero tamarro di periferia.
Quando Michele Baia tiene a bada (o almeno ci prova) il suo incontrollato bisogno di far roteare la macchina da presa, bombardando il pubblico con un montaggio sincopato fatto di singole inquadrature che durano al massimo tre secondi l’una, prima di passare subito a quella successiva, vengono fuori film, esagerati quanto volete, ma comunque di culto, roba come i due “Bad Boy”, oppure The Rock.

Se la pensate come Scorsese e lamentate l’assenza di autori in un cinema americano contemporaneo, fatto sempre più in massa, in cui la figura del regista è un nome intercambiabile quasi secondario alla riuscita della pellicola, vi posso capire, però dovreste avere almeno l’onestà intellettuale di riconoscere che Michael Bay non è certo un anonimo presta nome, ma ha i tratti dell’autore vero e proprio, uno che ha iniziato la carriera come alternativa giovane di Tony Scott (entrambi sono stati a lungo sotto l’ala protettiva di Jerry Bruckheimer), ma è anche l’unico che da quello giusto di casa Scott ha imparato il meglio: estetica immediatamente riconoscibile, montaggio sincopato applicato ad una realtà che sul grande schermo risulta spesso patinata, ma sempre amplificata.

Qualcosa mi lascia intendere che Michael Bay è arrivato in città.
Se Tony Scott con la sua post produzione digitale filtrava i colori della realtà per “vitaminizzarla” sul grande schermo, Michael Bay è il potere di Tony Scott, senza il fardello della responsabilità che quello giusto di casa Scott ha sempre dimostrato di avere, anche nei suoi lavori più Yankee nel midollo, lui che malgrado il berretto da Baseball, americano non era e forse la differenza è davvero tutta qui a voler semplificare.

Michael Bay è innamorato perso dei suoi tramonti pacchiani da cartolina, dei suoi elicotteri che volteggiano immancabili nei suoi film e delle bandiere a stelle e strisce che svettano sullo sfondo, a tutto, poi, applica le cose che ama vedere al cinema: esplosioni grosse, inseguimenti adrenalinici, belle figliole il più delle volte inquadrate ad altezza “Lato B” e trovate che vanno dall’umoristico al caramelloso, secondo un gusto tutto suo, il più delle volte imbarazzante. Devo stare qui a dirvi che tutto quello che piace a Bay è anche di mio gradimento? No, perché io stesso di tutte queste cosette piallerei via più di una buona metà, però è innegabile che Bay abbia una personalità e un punto di vista da autore che sta sotto il naso di tutti, è il tipo di personaggio che ti aspetti di vedere arrivare su un pick-up fiammante con i colori della bandiera americana, mentre spara fuochi d’artificio dal cassone e dalla casse pompo «America… FUCK YEAH!» mentre tira due sgommate in un piazzale, salvo poi scendere giù dal mezzo, in camicia a fiori, bermuda e calzini bianchi di spugna indossati con i sandali. Poi, magari, uno così ti offre anche da bere perché gli va di farlo, eh? Resta comunque imbarazzante, ma di cuore, sopra le righe e impossibile da ignorare. Prendere o lasciare.

Una delle poche certezze della vita: Gli eroi di Bay, camminano in parata!
Quando decide di stare lontano dai Transformers e scende dal letto con il piede “action”, arrivano i già citati “Bad Boys” e “The Rock”, la sua idea di fantascienza (parola da usare con le pinze qui più che mai) è “Armageddon” (1998), oppure “The Island” (2005), mentre se ingoiando Alka seltzer riuscite a digerire il fatto che per quanto riguarda la politica Bay potrebbe far passare Donald Trump per un moderato, “13 Hours” (2016) resta un film solidissimo, capace di mostrare un conflitto dove spesso non si capisce proprio chi ti sta sparando addosso, buoni o cattivi restano ben distinguibili solo nei discorsi elettorali, non nei campi di battaglia.

Il problema che riscontro sempre più spesso è che chi riconosce del talento sotto tutta quella tamarraggine diffusa, è già disposto a farlo, tutti gli altri, invece, non si smuovono di un millimetro dalle loro posizioni e molto spesso trovano i film di Bay solo delle enormi fagiolate in grado di provocarti un attacco epilettico, oppure una gran noia da accumulo immotivato di roba su schermo. Ecco perché penso che il suo film migliore sia ancora “Pain & Gain” (2013), perché è quello dove diventa chiaro che Bay sa utilizzare i simboli (anche pop) dell’America contemporanea spingendoli al massimo per raccontare una storia, quello è l’unico film in cui Dwayne “The Rock” Johnson sembrava ancora un attore in grado di recitare dei personaggi e non solo la parte di se stesso (in perenne campagna elettorale, per altro). Decisamente il suo film più “spendibile”, passatemi il termine, quello in cui per una volta Bay ha provato a fare il narratore, non solo il generatore di immagini ultra patinate, per certi verso quello che “6 Underground” NON è quasi per niente.

Amplificatore sempre a undici, come gli Spinal Tap.
Parlando di un altro nome molto controverso che fa storcere nasi, Netflix, l’ex servizio streaming più amato da tutti ora paragonato alla peggior cosa capitata al cinema dai tempi di J.J. Abrams Michael Bay le interruzioni pubblicitarie quelli che masticano il Pop-Corn rumorosamente. È chiaro che il canale di streaming le stia pensando tutte per cambiare la percezione presso il grande pubblico dei film prodotti con la grande “N” rossa, considerati (anche giustamente) il più delle volte delle belle fregature.

Se Netflix non ha battuto ciglio nel consegnare una valigetta piena di 150 milioni di fogli verdi, con sopra le facce di altrettanti ex presidenti passati a miglior vista a Martin Scorsese, per permettergli di fare quello che voleva (anche ringiovanire i suoi amici con la CGI), la stessa politica (e lo stesso budget) è stato applicato anche a Michael Bay che, infatti, ha fatto quello che voleva libero anche dai vincoli della censura, questo spiega tutto il sangue, i morti ammazzati e gli occhi staccati che trovate qui.

La faccia di noi spettatori, durante i primi venti minuti di “Sei sottoterra”.
“6 Underground” non è il film che vi farà cambiare idea sul regista perché è Michael Bay al 100%, se vi piacciono delle cose (o tutto) del suo cinema, vi alzerete dal divano esaltati, se vi faceva schifo anche prima, statene tranquillamente a distanza, anche se i primi venti minuti sono da cineteca, parafrasando Indy dovrebbero stare in un museo, se non fosse che in un museo Bay ci entra proprio. Con una Alfa Romeo verde fluorescente, a 150Km/h in derapata e con una versione tamarrissima della classica “O Fortuna” in versione remix.

Qualcuno attraversa i musei con un audioguida, altri con un auto e basta.
Deadpool senza maschera (che per convenzione chiameremo Ryan Reynolds, ma l’allitterazione nel nome lo conferma come personaggio dei fumetti vivente) interpreta “Uno”, uno (ah-ah) che un giorno ha deciso che si può fare di più come cantavano Morandi, Ruggeri e Tozzi e per farlo, decide di inscenare la sua morte e utilizzare i soldi delle sue geniali invenzioni per risolvere i torti del mondo. Insomma Ryan Reynolds Deadpool senza maschera è Bruce Stark Tony Wayne che assembla la sua squadra di ultra specialisti, chiamati con enorme fantasia Due, Tre, Quattro e via dicendo, per sottolineare che la trama sarà anche stata scritta dai due tipi che ci hanno regalato Zombieland (e il suo seguito), ma i personaggi a livello di caratterizzazione non vanno oltre la complessità dei loro nomi di battaglia.

Avete presente i reduci del Vietnam, accusati ingiustamente, evasi che vivono in clandestinità pronti ad aiutare il prossimo con il loro furgone fiammeggiante e i loro mitra che fanno le scintille dell’A-Team? Stessa cosa, Bay filma la Bay-Team che nelle budella si porta qualcosa dei personaggi con caratterizzazione dello spessore della carta velina e i nomi posticci di La Casa di Carta (infatti tutto si risolverà con un Paese che nel giro di nove secondi decide di seguirli nella loro rivoluzione perché lo dicono loro).

Gli sceneggiatori del film (Un giorno capirò perché Bay è in fissa con i cani brachicefali, compaiono in quasi tutti i suoi film)
Originalità sotto i tacchi, applicata a principi molto Yankee. Sì, perché Deadpool senza maschera ha la possibilità di fare qualunque cosa per risolvere i torti del mondo e cosa decide di fare? Il solito: andare in [PAESE-MEDIORIENTALE-CHE-FINISCE-PER-STAN] a portar loro la democrazia in puro stile Yankee, rovesciando il dittatore attuale, per far salire al potere uno deciso da lui, però buono e bravo e anche di bell’aspetto, perché Bay non ha tempo di caratterizzare personaggi, quindi il dittatore cattivo è un ciccio bastardo pelato con lo sguardo iniettato di sangue, mentre suo fratello (descritto come “amante della Democrazia” fine della caratterizzazione) è un signore che potrebbe far affermare alla casalinghe di Voghera «Ma che bell’uomo», un generico Carlo Cracco senza i meme imbarazzanti.

I personaggi attorno a Deadpool senza maschera, sono la bellissima “Due” (Mélanie Laurent che buca lo schermo per il semplice fatto di esistere, se le facessi una foto io con lo smartphone, mi troverei un buco nel telefono, quindi immaginate cosa può diventare diretta da Bay) un’agente della CIA da quanto sappiamo di lei dalla scritta in sovraimpressione, che nel poco tempo libero si orizzontalizza “Tre” (Manuel Garcia-Rulfo), una sorta di sicario sì, ma simpaticone che fa molto del lavoro sporco.

Mentre mi parlate del millenario odio per i Francesi io aggiungo solo: Mélanie Laurent.
“Cinque” (Adria Arjona) è la dottoressa del gruppo, anche se ammazza più gente di quella che rattoppa, “Quattro” (Ben Hardy) è l’esperto di parkour, disciplina che permette a Bay di inventarsi le inquadrature più matte, mentre “Sei” è Dave Franco con dei capelli tinti imbarazzanti, a mio avviso, un tentativo di renderlo una parodia dell’altro Ryan (Gosling) in “Drive” (2011), ma tranquilli il fratello di James resterà sullo schermo il tempo di prendere parte alla porzione migliore del film, per poi lasciare spazio a “Sette” (Corey Hawkins) il cecchino che rappresenta la quota “Soldati americani con la testa sulla spalle” nei film di Bay. Mi rendo conto solo ora che i personaggi si chiamano tutti come i vecchi pupazzi delle reti Mediaset (allora Finivest), Four, Five e Uan. Un giorno scopriremo che anche Bay è cresciuto con “Bim Bum Bam”, il che spiegherebbe tutto, di Bim, BOOM e soprattutto BAAAM nei suoi film ne troviamo sempre tanti.

Solo che diretto da Bay il programma si sarebbe chiamato Bim BOOM! BANG!
Se dico sempre che i primi cinque minuti di un film ne determinano tutto l’andamento, quelli di “6 Metropolitani” sembrano Bay che prende questo concetto alla lettera, applicandolo alla sua idea di cinema esagerato e sopra le righe, quindi i primi cinque minuti lievitano fino ai primi venti minuti e sono oggettivamente stratosferici.

Bay ci presente i pupazzi Five, Four e UAN in corso d’opera, nel mezzo di un’operazione disastrosa in una generica città toscana che è in parti uguali Siena e Firenze. Agli amici toscani che vorranno lamentarsi di questo uso indiscriminato delle location voglio solo dire che in “Giallo” (2009) Dario Argento trasformava la topografia della lineare (e a pianta Romana) Torino in un casino mai finito di luoghi storici distanti tra loro, mescolati assieme, quindi avete tutta la mia solidarietà, ve lo ricordate che mezzo disastro era “Giallo”? Ecco, dài, poteva andarvi peggio, insomma.

I portatori della democrazia in azione (perché tanto gli Yankee sono sempre in guerra, oggi più che mai)
L’inizio del film è la prova che quando si tratta di comporre l’immagine, pochi al mondo sono più virtuosi di Michael Bay, una capacità invidiabile di dare forma al caos (delle situazioni del film) gestita con un rigore mostruoso. Provare a contare il numero di stacchi di regia è un’impresa folle, termini adrenalinico e muscolare si sprecano per una scena così, la strapotenza visiva di Bay al suo meglio, lontana ancora anni luce dalla capacità di George Miller di raccontare una storia usando solo l’azione, ma se parliamo di azione pure fine a se stessa, difficile trovare qualcosa di meglio in circolazione oggi, se gli inseguimenti al cinema sono il sale del cinema, Bay ha rinunciato alle diete povere di sodio.

Il montaggio viene totalmente sconvolto dalla mania di Michael Bay di non far durare ogni inquadratura più di tre secondi, eppure il numero di dettagli che balzano letteralmente agli occhi in una scena così aumenta esponenzialmente e, poi, se “O Fortuna” dei Carmina Burana è da sempre sinonimo di epica allo stato puro, della sua versione Remix Michael Bay fa dell’epica tamarra al cinema, come solo uno come lui potrebbe fare.

Ti prego Michael, vieni a girare un remake di “Un colpo all’Italiana” (uno bello però) a Torino, voglio veder saltare per aria i monopattini!
Il resto del film è una serie di momenti più o meno comici, in base a quanto vi sta simpatico Deadpool senza maschera, oppure determinati da quello che Bay trova divertente, tipo i travestimenti da tennisti famosi con tanto di naso di gomma, roba che probabilmente fa ribaltare dal ridere Bay, a me un pochino meno, ma ormai lo conosco il vecchio Michele, quindi so anche cosa aspettarmi.

La scena iniziale esagerata a Firenze Siena in Toscana è il modello che viene replicato all’infinito per tutto il film, nella girandola di luoghi in cui la trama si sposta (alla moda di xXx per capirci), ogni nuovo posto del mondo visitato richiede una scena d’azione grossa, quindi si fanno fuori i generali del dittatore cattivo a Las Vegas e poi si vola ad Hong Kong per salvare Carlo Cracco il fratello buono dal suo attico che è una prigione con piscina.

Ve lo giuro, non è una puntata di Master Chef.
“6 Underground” è un frullatore di generi che passa dal thriller di spionaggio all’Heist Movie senza soluzione di continuità, ma resta il fatto che la scena di estrazione del fratello buono è un altro trionfo visivo in cui Bay alza ancora una volta l’asticella dell’azione, anche perché dopo la piscina sull’attico svuotata in testa ai cattivi, l’unico modo per andare ancora più su, è inventarsi la trovata dei magneti sullo Yacht («Mi sento un Jedi!»).

In definitiva “6 Metropolitani” è un film che predica ai convertiti, se Michele Baia vi è anche solo simpatico probabilmente vi divertirete un casino con un film che ha tutto per essere brutto (e discutibile anche a livello etico), che sarà strapieno di smarchettate per assecondare gli sponsor paganti, ma risulta uno spasso e, soprattutto, una gioia per gli occhi lo stesso.

Avevate paura non ci fossero vero? Tranquilli, gli elicotteri nei film di Bay non mancano mai.
Se, invece, Michael Bay vi fa schifo questo film non vi smuoverà di una virgola rispetto alla vostra attuale posizione, se facevate parte di #Bay-Team buon divertimento, perché lasciatmi aggiungere un’ultima cosa, forse siamo davanti ai primi veri candidati per il ruolo di concorrenza a Toretto e famiglia, anche perché appeso al muro Deadpool senza maschera aveva messo nove potenziali bersagli, ma con questo film sono riusciti a mandare KO solo il primo, quindi abbiamo il potenziale per altre nuove missioni, con altrettante nuove aggiunte alla squadra, volete che perdano l’occasione per intitolare i prossimi film “7 Underground”, “8 Underground” e via dicendo? Per quello che mi riguarda, potrebbe anche andarmi bene!

36 commenti:

  1. Concordo, lui più di tutti ha assimilato le innovazioni introdotte da Tony nel cinema moderno. Volendolo paragonare è come un Tony super mega pompato (questo per via del suo esplosivo ego). Ho sempre ammirato le sua qualità come regista sul campo, tener banco su così tanti aspetti in un film è una cosa che non riesce a molti.

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    1. Pensare che per un po' sono stati "rivali" (virgolette obbligatorie) nella scuderia di Jerry Bruckheimer, i suoi cavalli migliori forse sarebbe più corretto dire. La capacità di Michele Baia di costruire e tenere sotto controllo scene così articolate è notevole, Tony però, anche se non gli ha mai fatto difetto il carattere, era un autore meno megalomane e di sicuro meno tamarro ;-) Cheers

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  2. Hai detto tutto te. Michelino Baia ha un'idea di cinema, che piaccia o meno, e la porta avanti fino alle estreme conseguenze. Non è sempre il mio pane quotidiano e anzi non lo è quasi mai, ma mi sento di stimarlo per questo. I primi venti minuti di 6U sono un cocktail (anzi, uno shot servito in un boccale da un litro) di adrenalina e testosterone tanto assurdo quanto tecnicamente mostruoso. Stranamente mi è piaciuto!

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    1. Grazie capo! Si, molti elementi del suo cinema sono molto poco condivisibili (se non per nulla) ma a livello di spettacolarità non è secondo a nessuno, ed è subito riconoscibile, basta uno dei suoi velocissimi fotogrammi per capire che si tratta di lui, un po' come il tocco del grande chitarrista. Cheers!

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  3. Good Job Cassidy ������

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  4. Eh già. Grande lavoro e ne avevo parlato già tempo fa da me. Certo deve essere preso per quello che è senza cercare il film d'essai. Film da popcorn, birra o cocacola e rutto libero.

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    1. Devo aver visto il tuo post pubblicato prima delle ferie, ma appunto causa ferie, devo averlo saltato, rimedierò giuro, ed in ogni caso si, i film d'essai quando passa Bay si spostano ;-) Cheers

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    2. Ma guarda che avevi risposto anche... Grosso modo abbiamo detto le stesse cose nel post

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    3. Perdonami, sono fuso oggi (più del solito), però almeno sono fuso in maniera coerente ;-) Cheers

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  5. Carabara, Mike B. è stato mio ospite qualche tempo fa - scrocca sempre una branda quando è in città per una retrospettiva di Pete Greenaway o Marco Ferreri che sono le sue muse come immagino avrai dedotto - e mi ha detto che è rimasto molto colpito dal Renato Jones di Kaare - quantomipiacifrenmiller- Andrews. " Mi piacerebbe dirigere qualcosa del genere " ha detto davanti alla solita tisana " senza però il sottotesto politico e blandamente punk ".
    Sono rimasto colpito, ma non stupito - Mike ama i comics e principalmente i G.I. JOE di Ron Wagner che fisicamente ha qualcosa di Mike - e confesso che mi aspettavo uno Zorro combo del Fantasma dell'Opera nel futuro di Rollerball quando, da quello che ho letto altrove e nel tuo pregevole post, si tratta dei ragazzi di Danny Ocean nelle Wacky Races come un Losers di Diggle /Jock sotto acido. Credo sia un altro tentativo di Mike B. di omaggiare un altro dei suoi eroi e cioè Martin Scorsese e precisamente gli ultimi adrenalici minuti di Goodfellas con il montaggio alternato di preparazione del ragù e dell'arresto di Ray Liotta. Dal nulla non nasce nulla. I film dialogano.
    Ciao ciao

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    1. "Renato Jones" è tra le mie prossime letture (storia vera) Kaare Andrews ha sicuramente il poster di Frank Miller in camera, un po' come Bay quello di Marco Ferreri, ma forse anche di più ;-) Un G.I.Joe scritto da Ron Wagner e diretto da Michael Bay sarebbe a metà tra "13 Hours" e "Sei sottoterra", ed in effetti i "Losers" di Diggle avevano molto dell'A-Team, perché come diresti tu, le note sono sette. Cheers!

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  6. Il problema di coerenza Bay è che non si mette mai in discussione. Io non lo odio, anzi ritengo abbia fatto anche dei film decenti, ma potrebbe ogni tanto confrontarsi con qualche collega, stile Tony Scott con Tarantino, magari potrebbe fare qualcosa di diverso, sempre rimanendo fedele alla sua cifra registica. Certo è riconoscibile e riconosciuto come autore, anche a me è piaciuto Pain & Gain, però dopo che sono uscito con il mal di testa dalla visione del primo Transformer, ho deciso di non vedere più nulla al cinema di suo... Però le parti comiche del suddetto Transformer, quando Withwicki presenta la bella figliola ai genitori e i robot si nascondono in giardino, sono molto divertenti e lo stesso si può dire in Armageddon, mi sono piaciute più le parti comiche di quelle action, quindi le capacità per costruire qualcosa le ha, peccato che siano mischiate alla tamaraggine più becera, alla Richard Rawlings per intenderci, per quanto mi sia molto simpatico. 👋

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    1. No proprio mai, "Pain & Gain" con la sua ironia, è il film con cui Bay ha aperto al grande pubblico, i "Transformers" invece sono la sua sfida al mondo, la saga con cui dimostra a tutti di averlo più grosso (il talento). Poi che sia un tamarro, su quello non ci piove, Alfa Romeo verde fluo, il che è tutto detto ;-) Cheers

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  7. Io avrei voluto vedere Michael alla regia di un Fast&Furious. Occasione mancata.

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    1. Sarebbe stato figo, ma Bay è un nome troppo grosso per dirigere un capitolo e basta, il suo (super) ego gli ha imposto di crearsi il SUO "Fast & Furious" ;-) Cheers

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  8. Non posso dirmi odiatore di Bay, visto che The Rock è Vangelo e il suo stile visivo mi piace: il problema è che dirige sceneggiature che mi dànno l'orticaria! È lo stesso problema che ho con Paul W.S. Anderson (che fine ha fatto? Prima tutti lo adoravano ora non lo cita più nessuno!) cioè un genio visivo che rovina tutto con pessimi copioni.
    Il concetto di "autore" a cui pensava Scorsese sicuramente si riferiva a quei (pochi) registi che hanno anche qualcosa da dire, e scrivono (o si fanno scrivere) testi un po' più complessi di "scappa e spara", ma ormai è chiusa quell'epoca.
    I primi venti minuti dei 6 metropolitani sicuramente sono intriganti (anche se l'umorismo esageratamente forzato non mi è proprio piaciuto) ma poi cominciano dieci ore di chiacchiere che mi hanno ucciso e ho smesso la visione, perdendomi le ultime 120 ore di film. Un po' come "The Island": non ho mai trovato una settimana di tempo per vederlo tutto, considerando che ha una sceneggiatura di mezza pagina.
    Tony Scott almeno aveva sceneggiature decisamente più corpose, che almeno riempivano il film: non sempre azzeccate, ma almeno c'erano. Temo che Bay prima gira cento ore di macchine che esplodono e elicotteri, poi chiama uno sceneggiatore e gli dice: inventati qualcosa :-D

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    1. Comunque Paul W.S. può vantarsi di aver nella filmografia un certo Soldier. Che fino ad oggi è l'unico film (assieme a BR 2049) ad essere ambientato nell'universo di Blade Runner.

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    2. Il "seguito" (perché ambientato nello stesso universo) di "Blade Runner" che in pochi ricordano, tanto meno quelli che dicono di amare alla follia "Blade Runner" ;-) Cheers

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    3. Ho perso dai radar Paul W.S. Anderson dopo quella roba inutile di "Pompei", a proposito di film con trame da orticaria ;-) Tony Scott aveva la testa molto più sulle spalle, e malgrado il suo cinema (e il suo look con berretto da Baseball) lo facesse sembrare americano, non lo era, a differenza di Bay, che nelle trame riassume spesso il peggio degli Stati Uniti. Bay ha un estetica strapotente, è riconoscibile al 100%, ma nella gara tra chi è più autore tra lui e quello giusto di casa Scott, non ho alcun dubbio ;-) Quando ha anche una sceneggiatura e riesce a dosare il suo umorismo, vengono fuori cosette come "Pain & Gain" che è esagerato, ma ha anche delle cose da dire. Solo che sembra che a Bay, il più delle volte non interessi minimamente, sicuramente non qui con "Sei sottoterra" ;-) Cheers

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    4. Già! Li prendeva proprio on giro lo status da americano.

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    5. Esatto, era un'altra cosa. Cheers!

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  9. Michael Bay io non adoro e non disprezzo, ma una cosa è certa, io vedo un suo film e non stacco gli occhi dallo schermo, non tutti ci riescono ;)

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    1. Anche tu hai gli occhi bionici, gli stessi con cui dirige Bay ;-) Cheers

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  10. Io mi sono divertito un mondo. E se questo è l'inizio di un nuovo franchise o "universo" (il "Bayverse" giusto per stare in tema J.J.?) mi lecco i baffi. Due ore di testosterone a mille con la Toscana messa a ferro&fuoco nei primi 20 minuti. Cosa si può chiedere di più?
    Bay alza l'asticella dell'action e lancia la sfida alla Toretto Family e alla The Rock Family che per forza devono rilanciare ulteriormente. Voglio vedere cosa ne esce da sta faida...

    Comunque questo film di Netflix è il succo concentrato di Michele Baia. C'ha tutti i suoi difetti ma pure tutti i suoi pregi. Quando l'ho visto a dicembre mi sono dovuto bere 4 tazze di camomilla e due Valium per addormentarmi... E gli occhi mi sanguinavano tipo "statua della Madonna" ma ne è valsa la pena!

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    1. Voglio "7 Underground" a Torino, remake ufficioso di "Un colpo all'Italiana", e poi voglio lo scontro Family vs Rock vs Underground, dove si firma? ;-) Avevo il post pronto da un po' ma ho aspettato a pubblicarlo, perché so che Gennaio è sempre un mese tosto, preferisco avere più post in bozza che meno, sta di fatto che questo film non ci prova a piacere, è Bay che fa Bay al massimo, il regista sembra dire, se ti piace benvenuto, altrimenti smamma, non ci sono mezze misure. Cheers!

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    2. Che poi Deadpool, pardon Ryan Reynolds, c'è pure nella The Rock Family con tanto di tatuaggio sul petto... Ci sarà un derby?
      Ah, mi sono dimenticato sulle stranezze dei film e la toponomastica. Sull'ultimo film di Indy mai fatto (giusto?), quando sono a Venezia passano allegramente da un lato all'esatto opposto della città. Idem per l'ultimo Spiderman...

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    3. Ci diranno che quello era Deadpool con il volto temporaneamente curato ;-) Quello a Venezia è l'ULTIMO Indy, io ho fatto l'esempio di "Giallo" di Dario Argento, dove Brody copre chilometri di Torino in un attimo, quindi se guardiamo questo quasi tutti i film sono pieni di errori. Cheers!

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  11. Ok. Piccola premessa.
    vuoi combattere i malvagi che mettono a rischio la pace, la libertà e la democrazia? Perfetto.
    Allora non hai bisogno di andare in un paese medio - orientale tra le natiche dei lupi.
    Vai in parlamento (quello americano, eh). Li trovi tutti lì, seduti belli comodi.
    Allora, che dire su Bay…
    Cresciuto all'ombra di una quercia secolare chiamata affettuosamente IL TONY, da cui ha appreso l'arte. Ma che purtroppo non ha mai messo da parte, così come il mestiere.
    In molti hanno paragonato questo film a Domino. E non lo ritengo per niente un complimento, visto che lo considero il film meno riuscito dello Scott giusto.
    Un gran casino, salvato solo dalle scene d'azione.
    E può un film basarsi solo sulle scene? Per me no.
    Il Michael Bay ultima versione continua a non convincermi. E Six Undergorund, com'era prevedibile, non mi ha fatto cambiare idea.
    C'è tutto quello che ho imparato a odiare di lui. Vale a dire l'estetica fine a sé stessa, talmente ultra-patinata da diventare grezza e tamarra.
    Se esageri con i brillantini anche la roba più chic diventa un pugno in un occhio.
    Ok, il tasso di violenza é superiore alla media delle sue opere, ma...a momenti persino il sangue luccica, qui!
    Quando é troppo é troppo.
    Dicevamo...qui c'é tutto quello che detesto di Bay, a partire da Armageddon in poi. A proposito...il mio portafogli grida ancora vendetta.
    E non c'é niente di quello che all'inizio apprezzavo, con The Rock e i due Bad Boys. E che mi faceva ben sperare.
    Scene ad alto tasso di testosterone. E non mi riferisco solo alle esplosioni e alle inquadrature multiple. Quelle te le faceva anche IL TONY con la metà delle cineprese.
    Parlo della caratterizzazione dei personaggi, che fanno robe fighe e dicono frasi fighe al momento giusto spaccato, e che si intendono al volo senza tante parole inutili.
    Cinema da uomini per gli uomini, insomma.
    E' chiaro che lo stile di un autore si evolve, nel tempo. E che dopo una fase di accumulo voglia tornare all'essenziale. Ma qui Bay ha lavorato a rovescio.
    Ha scremato la polpa e ha tenuto la buccia.
    Poi ho potuto notare un certo vezzo a imitare il brand super-eroistico Marvel/Disney, approccio tra l'altro già adottato anche da F&F.
    Facciamo fare i supereroi ai protagonisti senza mettergli i costumi.
    La scena della maschere fluo la dice lunga.
    E poi non manca il solito americanismo imperante e propagandistico.
    Quasi ho rivalutato l'obsolescenza di Rambo III.
    Persino Sly si é dato una svegliata, in quel senso. E andiamo.
    Se Bay pensa che l'abilità del Tony dipendesse dal numero di inquadrature di una scena, e che mettendone il triplo possa fare meglio di lui...allora non ha capito ancora niente, mi spiace.

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    1. Con il doppio delle macchine da presa vorrai dire ;-) No, Bay rappresenta tutta l'america che non mi piace, quella di Mr. Arancione ma per fortuna non devo condividere le idee politiche con un regista per godermi le sue storia. Il paragone con "Domino"? Lo avranno fatto in tanti, ma tanti hanno preso una vacca per le balle secondo me, a parte il colore fluo della Giulietta, non ci vedo nessun paragone ;-) Tony è Spider-Man, ha il potere e la responsabilità, Michael Bay è Superior Spider-Man, stesso potere, diverso uso della responsabilità, e molta più arroganza, ma nello scontro tra Spider-Man e Superior Spider-Man sappiamo com'è andata a finire ;-) Cheers

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  12. Boh boh non lo so, il film ovviamente me lo sono guardato tutto, alla fine mi piacciono le sgommate, le sparatorie, le scazzottate e le belle pulzelle quindi me lo sono goduto, però un pò la mancanza di trama l'ho accusata... anche se non è proprio una mancanza di trama, mi va anche bene che sia ridotta all'osso, purchè sia un minimo credibile e qua forse sta il suo problema, troppo forzata.

    Unico errore di cast per me il cecchino, è l'attore nero del momento ma non mi convince per nulla.

    7 su 10 in generale

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    1. Sono tutti sopra le righe e giocosi, lui sembra quello l’amico serio che ti ricorda che domani bisogna andare tutti a lavorare e ammazza l’atmosfera della serata. La trama, se così possiamo chiamala, è una bozza, nei film di Bay spesso si ricordano le azioni e non le motivazioni, è chiaramente un limite, un difetto grosso, ma non ci credo che Bay proverà mai a risolverlo, di sicuro non con un film come questo. Cheers!

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  13. Chiedo scusa per l'off-topic, anche se in parte è collegato al fatto che Bay ha diretto il primo e forse anche il secondo, se non ricordo male, però ho appena letto le recensioni di Bad Boys for Life e non sembra essere così male, ovvero muovono le stesse critiche rivolte a Bay, anche se qui la regia è diversa, ovvero poca trama, personaggi un pò stereotipati, però a livello action sembra fatto bene e anche l'alchimia tra gli attori sembra funzionare. In più, come direbbe Redferne, il cattivo è ben caratterizato e anche recitato e questo è già un'ottima premessa per rendere il film vedibile. 👋

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    1. Ricordi bene, quindi stanno muovendo le stesse critiche che hanno mosso a “Bad Boy” e “Bad Boys II” in pratica? Ok, per me va bene ;-) Cheers

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  14. al mercatino delle pulci di monmcalieri ieri ieri ho comprato ( A UN EURO ) IL DVD

    mi sono visto il primo pezzo a letto. sono arrivato fino all'estrazione di carlo cracco.

    che dire le scene d'azione sono super . il resto sufficente-

    ps: il film migliore di bay è armageddon


    rdm

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    1. «Le scene d'azione sono super. Il resto sufficente». Potrebbe essere la definizione valida per tutti i film di Michele Baia ;-) Cheers

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