Penso che un remake sia una sfida spesso anche maggiore rispetto a dirigere un nuovo soggetto, lo so che ormai viviamo in un periodo in cui escono remake, reboot e recosi ogni tre minuti (con risultati spesso molto rivedibili) per un regista magari esordiente un remake, può essere l’occasione per un po’ di visibilità, ma per un autore? Quanto dev'essere complicato affrontare non solo il confronto diretto con il film originale, ma anche mantenere il proprio stile? Sarà per questo che pochi autori affrontano la sfida e ancora meno sono stati in grado di vincerla alla grande.
Nel 2008 Tony Scott un remake se lo sentiva sulle punta
delle dita, in realtà, aveva due titoli in mente, per uno inizia anche una lunga
ricerca sul campo, lasciatemi l’icona aperta, più avanti nel corso del commento
ci torneremo. Il film che quello con le maniche tirate su di casa Scott decide
di rifare è un classico come Il colpo della metropolitana, un film per cui Tony aveva già dimostrato una certa
propensione e qui tocca fare un saltello indietro nel tempo, metto un punto e
poi saltiamo.
Il primo a nasare il talento di quel ragazzo dalla parlantina
a mitragliatrice di nome Quentin Tarantino è stato proprio lo Scott giusto che
era molto interessato a dirigere quella cosetta con dei rapinatori che portavano
i nomi dei colori che finivano a sbranarsi tra di loro. Solo che Tarantino “Le
Iene” (1992) se lo era scritto tutto in interni, per poterlo anche dirigere un
giorno, sapete com’è andata a finire. Tony e Quentin si sono accordati per Una vita al massimo che è stata la
scelta migliore per tutti, ma mi piace pensare che quello giusto di casa Scott
abbia capito il valore di Tarantino cogliendo al volo quell’omaggio a Il colpo della metropolitana.
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Il Conte Tony Scott Mascetti, impegnato a dare indicazioni: Qui, tutto giù. Qui, giù! |
Questo spiega perché nel suo “The Taking of Pelham 123”, i
rapinatori che prendono ostaggi sul vagone della metro, non si chiamino più tra
di loro Mr. Blue, Mr. Green, Mr. Grey e Mr. Brown, anche perché dopo i “Cani da
rapina” di Tarantino, per assurdo, sarebbe sembrata una scopiazzatura. Non ci
trovate qualcosa di molto ironico anche voi in tutto questo?
La prima stesura della sceneggiatura del nuovo colpo in metropolitana
viene affidata a David Koepp che s'impegna molto a portare una storia ambienta negli anni ’70 nel nuovo millennio,
tenendo conto di tutte le nuove tecnologie, questo forse spiega un po’ tutta la
parte del ragazzo con il portatile in metro e della sua ragazza che pretende
una dichiarazione d'amore, mentre quello è con la faccia a terra e i mitra puntati (eh vabbè),
serviva qualcuno che trasmettesse in diretta immagini dall’interno del vagone,
la scelta è ben poco elegante, ma raggiunge l’obbiettivo.
A Tony Scott la prima bozza non fa impazzire ed ecco, quindi,
salire a bordo del Pelham 123 Brian Helgeland lo stesso che aveva scritto Man on fire. Perché lo Scott giusto è un
po’ come Coach Pat Riley: alla partita porta dodici giocatori, gioca con
cinque, ma si fida di tre. Helgeland dà una sistemata a tutto e rende i due
personaggi un tempo interpretati da Walter Matthau e Robert Shaw due opposti sì, ma anche due con qualcosa in comune,
argomento su cui il capo dei rapitori cercherà più volte di fare leva nel corso
della storia.
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“Mi stai tradendo con un’altra? Cosa vuol dire che hanno i mitra!? Non è una buona scusa per non essere romantici!” |
Sempre per la filosofia alla Pat Riley di cui sopra, tra i
tre di cui si fida Tony, mettete sicuramente dentro Denzel Washington al suo
quarto, ma non ultimo film diretto da quello senza le mire da filosofo di casa
Scott. Denzel diventa il nuovo Garber che un tempo si chiamava Zachary, mentre
in questa versione prende il nome di Walter, proprio in onore a Matthau. Metà
film lo abbiamo messo in cassaforte, Denzel è di nuovo dei nostri, soldi in
banca!
Il terzo di cui si fida Tony è un altro suo pretoriano, uno
che nel frattempo è diventato un grandissimo (non è una battuta sul suo peso lo
giuro!), James Gandolfini con il ruolo del sindaco di New York qui, arriva
anche lui a quattro collaborazioni con lo Scott che conta, se vogliamo contare
anche la sua parte (non accreditato) in L’ultimo Boy Scout. Altra grande scelta,
perché anche in Il colpo della metropolitana, il personaggio del sindaco
interpretato da Lee Wallace aveva la sua importanza nel rappresentare gli
ingranaggi (spesso inceppati) della burocrazia, qui Gandolfini risponde alla
grande, con un sindaco che viaggia in metro e così facendo nei sondaggi
appare più alla mano, ma è a fine mandato e si trova con una bella rogna per le
mani, solo che lui non ha nessuna voglia di fare il Rudy Giuliani della
situazione, il fatto che abbia anche un mezzo scandalo sessuale alle spalle,
poi, lo mette quasi sullo stesso piano di Walter, uno con un’accusa di tangenti
da giustificare sul curriculum. In ogni caso, un altro bel pezzo di film lo
abbiamo messo in cassaforte.
Per il ruolo del capo dei rapinatori che prende il nome di
Ryder (come nel romanzo originale), Tony Scott aggiunge un altro grosso nome,
alla già nutrita lista di grandi attori che sgomitavano per lavorare con lui.
Il John Travolta di questo film è parecchio (tanto!) sopra le righe, non come
quando faceva il cattivone nei film di John Woo, però con il suo look da motociclista,
baffoni a manubrio e tatuaggio sul collo, diciamo che si è disegnato un bel
mirino sulla fronte, specialmente perché arrivava da un aspetto ancora più
esagerato in “Hairspray” (2007) film che ai tempi fece scaldare parecchie
tastiere ai giornalisti. Se non altro, qui per il buon John nessuna parrucca, anzi,
via anche il solito parrucchino brutto con cui si ostina ancora oggi troppo
spesso a recitare: rassegnati John, i capelli sono andati!
A proposito di parrucchini e recitazione con il volume della
radio molto alto, la prova di Travolta è stata criticata (non da me, più avanti
ci torniamo), ma pare che tra i candidati per la parte, fosse stato valutato
anche Nicolas Cage (storia vera). Quindi la volontà era proprio quella di avere
qualcuno che facesse parecchio rumore nel ruolo, il che lo trovo perfettamente
sensato, può sembrare un pugno in un occhio se confronti la prova di Travolta
con quella di Robert Shaw (un animale a sangue freddo, calcolatore e
pericolosissimo), ma in un film ambientato nel 2009, in cui le motivazioni di
Ryder sono state aggiornate e rese al passo con i tempi (tenendo conto anche di
alcuni notevoli film della stessa
tipologia) ci vuole qualcuno che faccia rumore. Ryder fa uno spettacolo
personale, da una parte si gode la sua rivincita restando a carte coperte,
vuole che si sappia che si tratta di una vendetta e quindi gongola (come quanto
racconta di come si spupazzava la “culista” sulle nevi in Islanda), ma allo
stesso tempo fa più casino possibile per mandare in confusione e distrarre
tutti dal suo piano
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Niente paura, niente paura, niente paura c'è |
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“Madonna quanto sono bravo. M'impressiono da solo per quanto sono bravo" |
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… Capelli, capelli. Sono andati via, e non torneranno mai
(Cit.)
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L’altra faccia della medaglia è il Walter Garber di Denzel
Washington che, ammettiamolo, è il classico personaggio di Denzel, in cui lui ha
ragione è solo questione di tempo dimostrarlo, di fatto è quasi identico al protagonista
di Déjà Vu, ma con un’aria molto più
dimessa, il look è un po’ eccentrico per ricordare le giacche impossibili di Walter
Matthau, ma il modo di fare è quello di uno che si è beccato un’accusa
infamante ed è stato retrocesso mentre è in attesa di giudizio. Ora gestisce
partenze e arrivi alla consolle della MTA (Metropolitan Transportation
Authority), ma prima era un pezzo grosso, uno che ha fatto tutta la gavetta e
che conosce il sistema, insomma, proletario fino al midollo, malgrado navighi in
brutte acque.
Nemmeno il solito ridondante sottotitolo italiano
appesantisce l’inizio di “Pelham 123 - Ostaggi in metropolitana”, Tony Scott
parte a cannone, ci porta nella frenetica New York sulle note di “99 problems”
di Jay-Z e ci presenta personaggi e situazioni in corso d’opera, avremo 106
minuti per appassionarci ai protagonisti e alla vicenda.
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Un, due, tre… |
La tecnica di regia è ormai una macchina ben oliata, grazie
alla post produzione digitale Tony scandisce il conto alla rovescia con le
solite scritte che compaiono in sovraimpressione sullo schermo e, come sempre,
moltiplica i punti di vista usando i tanti “occhi” della Grande Mela. Il punto
di vista è quello della console di Denzel, con le sue lucine che mostrano i
treni in partenza, le telecamere di sicurezza delle varie stazioni (a cui
Travolta dà le spalle quando minaccia con la pistola il conducente del Pelham
123) e, ovviamente, anche la webcam del computer del ragazzo. Tony, come al
solito, utilizza il suo cinema muscolare ed estremamente visivo per portarci nel
mezzo dell’azione, rendendo dinamica anche una trattativa con ostaggi che si
svolge via radio e in un vagone fermo sotto terra, non proprio la più briosa
delle situazioni.
Il modo in cui ottiene la nostra attenzione è un po’ lo
stesso di Ryder alzando il volume della radio, ad esempio, l’entrata in scena
del negoziatore professionista, quel “pizzaiolo” di John Turturro come viene
definito nella pellicola (strizzatona d’occhio a “Fa’ la cosa giusta” di Spike
Lee, tanto per stare a New York) rappresenta il momento in cui l’uomo comune
rappresentato da Denzel viene messo in panchina. BANG! Primo morto! Denzel
abbiamo ancora bisogno di te, Turturro, grazie per essere passato.
“Pelham 123” mantiene un ritmo costante che poi aumenta
quando la trattativa si fa più complicata e il tempo stringe. La corsa contro
il tempo, il filo rosso che lega tutti i film di Tony Scott qui tiene banco, è
chiaro perché abbiano voluto fare un remake di Il colpo della metropolitana, già solo per questa ragione. Qui, però,
Tony Scott aumenta la posta in gioco, i milioni chiesti da Ryder passano da uno
del film originale a dieci e se nel film del 1974 l’auto della polizia che
portava di corsa il denaro aveva un incidente a rallentare il tutto mettendo in
pericolo gli ostaggi, Tony aumenta il numero degli incidenti (che diventano
tre, uno più grosso dell’altro e tutti diretti a distanza ravvicinata).
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Qui si "escherza" con Jesus Turturro. Si fa anche della facile ironia. |
Se Walter Matthau indagava per risolvere la situazione, Denzel
Washington deve scendere lui stesso in campo, con tanto di pistola alla mano in un
faccia a faccia finale con John Travolta. Una scelta decisamente meno elegante
rispetto al film originale (ma più vicina al romanzo originale), ma la colpa è imputabile più che altro ad una
sceneggiatura competente, ma senza guizzi, un buon compitino che viene
migliorato dalla regia di Tony Scott che, invece, è sempre una gioia per gli
occhi.
La sua versione di “The Taking of Pelham 123” ha i muscoli,
ma anche personaggi più sfaccettati, è quasi un peccato che nell’ultimo atto
tutta l’umanità dei personaggi venga un po’ sprecata dalla storia stessa, ma
non cambia il fatto che “Pelham 123” é un film a cui si può criticare poco, ti fa aggrappare ai braccioli quando serve restando in ansia per
i protagonisti e riesce nell’impresa di confrontarsi con un titoli di culto
come quello del 1974, uscendone comunque decentemente.
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“Ne ho trovato un altro senza biglietto vidimato, che faccio sparo anche a lui in faccia o gli faccio solo la multa?” |
Il botteghino risponde di conseguenza, dei cento milioni di
fogli verdi con sopra facce di altrettanti ex presidenti mancati, il film che
porta a casa più di cento cinquanta, insomma l’ennesimo solido film di Tony e
Denzel, uno di quelli che si andava a vendere sicuri di passare un paio d’ore
al cinema alla grande, ai tempi lo avevo visto in sala con la mia Wing-Woman,
lo abbiamo rivisto sul divano di casa in vista di questa rubrica, non ha perso
un colpo, avercene di remake con dentro questo ritmo e questa cura, non tutti
gli ultimi rifacimenti di classici degli anni ’70 che ho visto avevano proprio lo stesso brio, ecco.
Vi ero debitore di un’icona da chiudere, lo faccio subito.
Per tutta la rubrica ho sottolineato i punti di contatto tematici tra Walter Hill e Tony Scott, “Pelham 123”
li mette sotto gli occhi di tutti essendo ambientato tutto in una metropolitana
come tanti classici di Gualtiero Collina.
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"C'è da spostare una macchina" (cit.) |
L’altro titolo che quello giusto della famiglia Scott aveva
intenzione di rifare era proprio IL film che mi ha portato a credere che tutte
le grandi pellicole dovrebbero avere almeno una scena in metropolitana, ovvero
I guerrieri della notte. Può sembrare
una bestialità l’idea di rifare “The Warriors” e forse lo è, anche se temo che
prima o poi a qualcuno questa brillante idea verrà (mi auguro che la capacità
di Hill di passare sempre sotto traccia, per una volta giochi a suo e a nostro
favore), però penso che una versione niente male di “The Warriors” nuova, Tony
Scott avrebbe potuto regalarcela.
Aveva iniziato anche a fare parecchie ricerche, il suo piano
era spostare l’azione tra la bande di strada della Los Angeles contemporanea,
il che avrebbe già garantito almeno uno spunto di partenza comune, ma differente
(d’altra parte si chiamano re-make, ri-fare. Non fare-uguale), sono abbastanza
sicuro che Tony ci sarebbe arrivato prima o poi, il destino ha voluto
diversamente, il capolinea anche per questa rubrica dista solo sette giorni, è
l’ultimo treno, quindi non mancate, ma prima, vi lascio con il solito schemino
della “Scottitudine”.
Pelham 123 (2009)
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“Il fratello di chi? Dai vediamo se hai il coraggio di ripeterlo” |
Se lo avesse diretto Ridley?
Avete presente le lodi sperticate per l’ardire di confrontarsi
con un classico degli anni ’70? Invece lo ha diretto Tony, quindi è una roba con
dei vagoni, in ritardo come un treno delle FS.
Nel paragone diretto,
resta comunque molto meglio di:
Aspettate che controllo, ma quanti remake ha diretto Ridley
nella sua carriera? Nessuno? Ma come Ridley? Vabbè, sarebbe stata un'onta per un
regista della sua caratura mettere le mani sul lavoro altrui per rifarlo, con
il rischio di rifarlo anche peggio.
Ah beh, allora perché ha rimaneggiato le vecchie idee di O’Bannon,
H.R. Giger, Walter Hill e David Giler per sfornare roba come Prometehus e Covenant? Ora venite a dirmi che cento (ventitrè) “Pelham 123” non
sono meglio, dai venite a dirmelo.
Risultato parziale
dopo il quindicesimo Round:
PLIN-PLON!
Si avvisano i signori viaggiatori che il Ridley789 viaggia
con quaranta minuti di ritardo, suggeriamo di salire a bordo del vagone di
Tony, lo Scott giusto!
questo l'ho visto diverso tempo fa, mi è sembrato uno dei film minori diretti da Tony Scott, John Travolta mio idolo d'infanzia, mi è sembrato giù di corda
RispondiEliminaTravolta ha un po’ un mirino puntato addosso in questo film (e non solo quello dei cecchini), lui va parecchio sopra le righe di solito, qui il doppiaggio lo aiuta, ma non è una delle sue prove più scintillanti. Ma non ne farei una colpa al buon John, il problema del film è una sceneggiatura solida ma tutto sommato ordinaria. Cheers!
Eliminail film merita certo non è quello con walter matthau.
RispondiEliminaprendo la palla al balzo e ti chiedo la rece di " from paris to love" che a me è piaciuto.
il concetto è : travolta sia che faccia il cattivo o il buono è uguale.
grazie e buon week end .
rdm
Quello era molto più brillante. Ma quello con il vecchio Walter del ’74 scintillava, migliorava anche il romanzo. Anche se bisogna dire che questa versione per molti passaggi è più simile al romanzo originale (storia vera).
EliminaTravolta va sempre sopra le righe e di solito aggiunge look pazzi, “From Paris to love” visto, ma ricoso solo il suo aspetto da terrorista pelatone ;-) Buon fine settimana anche a te! Cheers
Ecco, finalmente.
RispondiEliminaDopo due performance un po' incerte, IL TONY torna ai massimi livelli.
Personalmente lo considero il film piu' "alla Mann" di tutta la sua carriera.
Ci sono sparatorie, inseguimenti, burocrazia, situazioni di stallo e uomini con le palle che ad un certo punto le tirano fuori, vedendo che chi dovrebbe combinare qualcosa non combina niente.
E poi c'e' la citta'. Che e' New York, non Los Angeles. Ma va bene lo stesso.
Conta che ci siano i palazzi, e le strade. E i binari.
Asfalto, cemento e rotaie.
Ma il colpo di genio e' il NON DETTO, come sempre.
Qui e' lo stesso che ho trovato in quella micro - bomba ad orologeria chiamata THE GUILTY.
Ma e' possibile che Denzel, con quella faccia li', faccia il controllore?
No. Non e' possibile. Non ci crede nessuno. E' li' perche' ha fatto una cazzata, e' chiaro. E non mi riferisco alle mazzette.
Non per incompetenza o stupidita'. Magari ha dovuto fare una scelta che nessuno si voleva prendere la briga di fare, ha sbagliato e l'ha pagata. Ok, si e' intascato i soldi, ma quello e'venuto dopo. Lo hanno fottuto, e allora si e' messo a fottere pure lui, finche' non lo fottono.
Ma vuole rimediare, e noi non vediamo l'ora di vederglielo fare.
Perfetti sia Turturro che Gandolfini. L'arma vincente del Tony sono i comprimari. Ha i suoi fedelissimi, che al momento giusto non tradiscono.
E poi Travolta. Che a fare i cattivi si diverte un sacco, e ci mette una perfidia assolutamente unica.
Forse il suo piano qui e' un po' inverosimile ma su presenza, carisma e recitazione non si discute.
E poi di aspetto sembra il Manny interpretato da Jon Voight in A 30 SECONDI DALLA FINE (ci stava gia' pensando, ad UNSTOPPABLE? Che poi, lo vedo proprio come un remake di quel film).
E ritorna il confronto tra veri uomini. Denzel e John si annusano, e capiscono di essere fatti della stessa pasta. Sanno gia' come andra' a finire, senza tanti giri di parole.
Non cederanno di un millimetro. Sono due treni, in viaggio sullo stesso binario. Diretti uno contro l'altro, in rotta di collisione.
Come Maverick e Iceman. Cole e Rowdy. Oppure sempre Denzel con Gene Hackman.
Si rispettano, ma devono scontrarsi. E quando avverra'...SALTERA' TUTTO PER ARIA.
Film memorabile.
Lo avrei voluto anch'io, il suo remake sui guerrieri.
E...si. Siamo quasi alla fine della pista, purtroppo.
Ti direi di posticipare l'ultimo fino all'anniversario della sua scomparsa, in modo da dedicargli una giornata apposta. Ma...si puo' fare, amigo?
Gran pezzo, comunque. Complimenti.
Non a caso Mann è l’altro grande fissato con le metropolitane ;-)
EliminaA me piace un sacco la scena della confessione di Denzel, Ryder lo mette alle strette e lui confessa la sua accusa infamante che aveva sempre negato, eppure ne esce con la schiena più dritta di prima.
Jon Voight era “come una bestia feroce” per citare Ed Bunker che con Runaway Train ha più di un legame. Travolta gongola di più, se non altro entrambi hanno avuto esperienza carceraria!
Dovrei aspettare fino ad Agosto, no va bene, chiudiamo in orario tenendo fede al tema dei treni e delle metropolitane. Ti ringrazio molto, mi dispiace solo aver finito di leggere il romanzo (scovato per puro caso, storia vera), dopo aver completato questo post, avrei potuto fare qualche paragone in più, ma sono felice che ti sia piaciuto. Cheers!
Non potete immaginare quanto mi sono sempre identificato con Denzel in questo film, soprattutto quando lavoravo in un'azienda privata. Ero quello più esperto, anche per i tanti anni maturati, quello che faceva la differenza durante gli audit perché ti presentava il report "giusto" al momento giusto, quello che sapeva trattare le grane e riuscire (spesso) a dipanarle. Eppure non ero quello paraculato, ero messo sempre in ombra da un boss che voleva le attenzioni e i meriti su di lui e teneva i collaboratori nel cassetto.
EliminaEcco, Denzel, in questo film, riesce veramente a esprimere le emozioni e le sensazioni che si provano quando si ha la consapevolezza di meritare di più e ci si trova a dover fare un lavoro da passacarte. Quando si capisce che si poteva arrivare in alto ma, almeno nel suo caso, ci si è giocati il destino e la carriera per una scelta sbagliata. Questo, unito alla sua voglia di riscatto e di fare qualcosa di buono (per sé stesso, per la città, per le persone) dà la spinta giusta a questo film, che non è uno dei miei preferiti del TONY ma rimane comunque ben fatto e anche un bel remake dell'originale, ovviamente attualizzato ai tempi nostri.
Discorso Travolta: a me piace sempre, sia quando fa dei ruoli che gli permettono meno di gigioneggiare, sia quando tira fuori tutta la sua capacità istrionica e la sua tamarraggine come in questo caso, unite però sempre a una certa malinconia che traspare dalle sue corde.
Tornando al discorso "From Paris with Love", oltre a stare meglio glabro, picchia come un novello Bruce Lee nella scena super galvanizzante contro la banda di cattivoni (tanto che se non ricordo male lo dice pure).
Ma lavoriamo nello stesso posto? ;-) A me fa impazzire come sottilmente (ma nemmeno tanto) ci venga suggerito che uno abituato, diciamo a vivere in seria A (resto sul vago per non rovinare la visione a nessuno) abbia abbracciato la vita e il look da galeotto come fa il personaggio di Travolta qui, ci sono stati ruoli dove risultava più incisivo (e altro dove invece ancora più tamarro) ma secondo me il suo personaggio non è niente male, e poi il monologo del Carlino è una figata ;-) Cheers!
EliminaSolido e compatto remake di Tony. Come scrivi a peccare è la sceneggiatura più he la messa in scena. L'ultimo atto brucia molte delle sfumature dei vari personaggi ed è un peccato, si disinnesca quella feroce critica al mondo bancario incarnata da Travolata. Resta un thriller teso, che si guarda e in cui la qualità della confezione supera di molto il contenuto. Peccato che stiamo arrivando al capolinea, sono quasi maliconico al pensiero.
RispondiEliminaL’ultimo atto passa come pialla su tutte le sfumature dei due protagonisti, concordo il personaggio di Travolte è quello che ne esce peggio, si poteva mordere molto di più, ma hanno voluto addolcire, se penso anche alla stretta di mano finale con il sindaco. Tutta la parte migliore del film è farina del sacco di quello giusto di casa Scott, purtroppo siamo vicini all’ultima stazione, e visto che ho iniziato questa rubrica sull’onda della malinconia, mi dispiace proprio concluderla. Cheers
EliminaBuon film d'azione ma non mi ha lasciato chissà quali ricordi.
RispondiEliminaRiguardo al "The Warriors" di Tony Scott, è una di quelle cose che avrei davvero voluto vedere, peccato.
Paga un ultimo atto un po’ fiacco in fase di scrittura, ma resta un lavoro solido.
EliminaPenso che il film di Walter Hill sia perfetto, ma se qualcuno avrebbe potuto raccontare qualcosa di diverso e interessante allo stesso modo, sarebbe stato proprio Tony, che aveva più di un punto in comune con Gualtiero, il che per me resta tipo il più grande complimento che si possa fare ad un regista ;-) Cheers!
Insomma, non male, gran cast, Travolta qui sorprendentemente in parte ;)
RispondiEliminaAnche secondo me funziona, ha tutti gli occhi addoso ;-) Cheers
EliminaConfesso di non aver apprezzato questo film alla sua uscita (non conoscendo ancora l'originale) ma dopo quest'altra fulminante puntata del Ciclo Giusto ormai devo rivedere tutte le mie convinzioni ;-)
RispondiEliminaTi ringrazio gentilissimo ;-) Lo trovo sempre abbastanza solido malgrado l’ultimo atto. Ti racconto questa, sai la solita cesta del prendi un libro porta un libro di cui ti ho parlato? Ecco, giovedì scrivo il post di “Il colpo della metropolitana”, venerdì scrivo questo su “Pelham 123”, sabato sono a spasso con i cani butto un occhio nella cesta e torno a casa con il romanzo “Il colpo della metropolitana” di John Godey (storia vera). Quando l’universo manda i segnali giusti io li colgo ;-) Cheers
EliminaSono d'accordo con te, è un ottimo remake e non denatura il materiale originale.
RispondiEliminaTiene più conto del libro, senza avere tutti quei personaggi, la scena finale del romanzo somiglia più a quella di questo film, ma con il tocco ironico del film del '74. Cheers!
EliminaDi solito mio caro io evito i remake soprattutto quando l'originale mi piace e mi ha convinto. Questa pellicola la ricordo molto, e trovo i protagonisti ancora meglio della prima versione. Sicuramente la mano del" direttore d'orchestra " ha lasciato un grande segno e non me ne stupisco per niente.
RispondiEliminaL'ho rivisto non molto tempo fa e la mia tensione è rimasta inalterata soprattutto in questo periodo dove trovo difficile essere entusiasta per qualche produzione cinematografica o musicale che sia.
Un grande grazie adorabile amico mio..alla prossima!
Sempre un piacere leggerti cara e direi che la mano del regista qui si vede, non sarà il suo film più migliore, però ti dirò, anche io resto sulla corda ogni volta fino alla fine ;-) Cheers!
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