venerdì 1 novembre 2019

Nemico pubblico (1998): Il Grande Fratello (Scott)

Più tecnologia usate più siete rintracciabili, quindi mettete il cellulare nel microonde perché oggi l’argomento del giorno è questo, protagonista del nuovo capitolo della rubrica… Lo Scott giusto!
Il finale degli anni ’90 è stato il regno di Jerry Bruckheimer, l’ultimo doveroso gesto di rispetto è stata la dedica allo scomparso Don Simpson in The Rock, da qui in poi Jerry ha ereditato il regno. Ironicamente un regista che deve moltissimo allo Scott giusto, come Michael Bay è diventato subito il cavallo su cui puntare, ma il nostro Tony non è rimasto certo al palo, “Nemico pubblico” era un titolo che frullava nella testa di Don & Jerry dal 1991, a cui Scott si era preparato, come abbiamo visto, sperimentando con quel mezzo disastro la botteghino di The Fan che ha scelto di dirigere al posto di “The Rock”. Dopo Tarantino, mettete anche Michael Bay nella lista di quelli che devono ringraziare Tony per la loro carriera.

Un regista di minor carattere (e talento), forse, si sarebbe rassegnato a fare il secondo pilota nella scuderia Bruckheimer e probabilmente nel 1998 sembrava davvero così, visto che “Nemico pubblico” al netto di una spesa di 85 milioni di fogli verdi con sopra altrettanti ex presidenti defunti ritratti, ne ha portati a casa 250 e qualcosa (piazzandosi tredicesimo nei migliori incassi del 1998) che, comunque, sono meno della metà di quelli portati a casa dal trionfatore assoluto “Armageddon”, diretto proprio da Michael Bay.

Tony moltiplica i punti di vista, io invece multiplico i titoli di testa.
Il tempo è il miglior critico cinematografico del mondo, ora è molto più facile capirlo, con “Enemy of the State” lo Scott giusto stava guardando al futuro, del suo Paese (e di conseguenza di tutto il mondo occidentale), ma anche del suo cinema. Questo è il film con cui Tony Scott definisce tutta l’estetica e la poetica che verrà, quel modo di rendere immediatamente riconoscibili i suoi film, anche solo dopo un fotogramma qui viene elevato ad arte, il tutto con una critica sociale che era presente anche in L’ultimo Boy Scout, The Fan e Allarme Rosso, ma qui diventa evidente, anzi, a ben guardarlo, sembrerebbe quasi un film Democratico (o come va di moda dire oggi “Dem”. Dem cosa? Demente?) dopo tanti che passavano facilmente per Repubblicani.

“Qui è dove devi iniziare a correre, sui titoli di testa. Devi correre tutto il tempo, fino a quando non saremmo arrivati qui, ai titoli di coda” 
La sceneggiatura è ufficialmente stata scritta da David Marconi, ma in veste di “Script doctors” sono intervenuti anche Aaron Sorkin, Henry Bean e Tony Gilroy (Storia vera) quest’ultimo, non a caso uno dei “papà” della saga di Jason Bourne, quella che ha definito il nuovo standard di eccellenza per i thriller d’azione di stampo serio e politico che, però, deve moltissimo al lavoro di Tony Scott, ricordatevi sempre: il primo inseguimento a piedi su un tetto del cinema americano contemporaneo, lo avete visto in “The Bourne Identity” (2002), oppure quattro anni prima in “Nemico pubblico”?

Per il ruolo del protagonista Robert Clayton Dean, tutto sembrava pronto per la terza collaborazione tra Tony e Tom Cruise che sarebbe stato perfetto per il ruolo (pensate a quante altre scene di corsa avrebbe potuto aggiungere alla sua vasta collezione Tommaso qui), ma siccome il perfezionista Kubrick continuava a girare scene per “Eyes Wide Shut” (1999) Tom ha dovuto rinunciare.

Eppure Tony gli aveva già preparato una bella scena di corsa tutta per Tom.
Per il ruolo di Brill, si vociferava di Sean Connery fresco fresco di The Rock, ma si è parlato anche di Mel Gibson che in “Ipotesi di complotto” (1997) era già stato un perfetto complottista per Richard Donner. Ma lo Scott non sarebbe quello giusto se non avesse le idee chiare, qui ci vuole Gene Hackman, una telefonata dopo e una chiacchierata sui bei tempi andati e il vecchio Gene è dei nostri!

Ora, io ogni volta che finisco per rivedere “Enemy of the State”, penso che Denzel sarebbe stato perfetto nuovamente insieme a Gene Hackman, eppure Will Smith qui (incredibile, ma vero!) non lo fa rimpiangere, anzi, forse riesce a rendere meglio la parte dell’uomo qualunque finito in una situazione più grande di lui, forse anche per via dei suoi trascorsi. Smith nel 1998 arrivava non da uno, ma da due successi pazzeschi, nella sua vita c'era già l’odioso figlio Jaden, però Smith qui funziona perché nei pochi momenti comici è a suo agio, da spettatori riusciamo ancora a riconoscerlo come il vecchio Willy a cui ci siamo affezionati dopo mille mila repliche del suo principe di Bel-Air (un vero “Mr. Smith”, interpretato beh, da Mr. Smith) e, pur interpretando uno che cerca di essere un bravo padre e un bravo marito, non era ancora ossessionato dal diventare il “Miglior padre della storia dell’umanità” sul grande schermo. Insomma: ben prima di Michael Mann, Tony regala a Will Smith il suo primo ruolo impegnato, beccandolo proprio al momento giusto della sua carriera.

“Stammi vicino ragazzo, ti insegnerò due cose su questo mestiere”, “La spia?”, “No, l'attore!”
Ma visto che ho aperto il vaso di Pandora del casting, quello di “Nemico Pubblico” fa continuamente sollevare il ditino allo spettatore in direzione dello schermo, ci sono facce note quasi in ogni ruolo. Jon Voight è perfetto nell’interpretare un cattivo spietato e con motivazioni patriottiche, Lisa Bonet (che per me è sempre quella di “I Robinson” mentre per gli appassionati di gossip è la moglie di Jason Momoa) funziona alla grande come tentazione per il protagonista. La squadra di nerd addetti alle intercettazioni è azzeccatissima, Seth Green, ad esempio, oppure Jack Black che dopo essere stato tagliato dal montaggio di Una vita al massimo e aver recitato ben un secondo in The Fan, qui ha dei minuti, dei dialoghi, quasi un colossal per lui!

La faccia di chi, dopo una vita a provarci, finalmente può dire di aver davvero recitato con lo Scott giusto (Jack Black, uno di noi!)
Tra gli scagnozzi spiccano Barry Pepper e anche due figli d’arte come i dentoni di Jake Busey e il ciuffo di Scott Caan. Rivedendolo oggi è più facile riconoscere Anna Gunn (la Skyler di Breaking Bad) e uno dei miei preferiti di sempre, un giovane, ma già irsuto Jason Lee, qui protagonista di una scena d’azione al fulmicotone, in cui il suo personaggio viene ucciso brutalmente e prima del tempo. In pratica come accaduto alla serie “My name is Earl”.

La paresi incredula sul volto, di chi ha letto "To be continued", alla fine dell'episodio 4x27 (sto ancora soffrendo da allora)
Il cast del film è quasi citazionista, Tom Sizemore nei panni del boss Paulie Pintero sembra uscito dritto da Una vita al massimo (da cui arriva anche il finale del film, ripreso e forse anche migliorato), mentre Gabriel Byrne nei panni del falso Brill è una finta di corpo a cui da spettatori, è facilissimo abboccare. Con una mossa il personaggio si guadagna la fiducia del protagonista, ma come pubblico viene normale credergli, cavolo quello è Gabriel Byrne mica l’ultima delle comparse!

"Beh fossi stato Kevin Spacey, ma visto che sei Gabriel Byrne mi fiderò ciecamente"
Ma senza ombra di dubbio il ruolo più citazionista di tutti è quello di Gene Hackman, c’era un motivo se Tony Scott voleva proprio lui, perché in troppi hanno etichettato quello proletario della famiglia Scott come un tamarro, dimenticandosi del suo buon gusto cinematografico. Allarme Rosso si rifaceva al filone dei film con i sommergibili, mentre “Nemico Pubblico” cerca di portare nel nuovo millennio, un classico come “La conversazione” (1974), il capolavoro di Francis Ford Coppola che nessuno cita mai, perché viene istintivo ricordare gli altri suoi film famosi.

L’esperto di sorveglianza ed intercettazioni, in paranoia per la propria privacy Henry Caul (che proprio Gene Hackman interpretava nel film del 1974) potremmo idealmente ritrovarlo qui, invecchiato e con l’identità fittizia di Brill. Tra i due personaggi i punti in comune sono evidenti, persino “Il barattolo” dove vive Brill è un'enorme gabbia di Faraday del tutto simile al luogo di lavoro di Henry Caul. Tony Scott prende in prestito la scena iniziale del film di Coppola, omaggiandola apertamente nel dialogo nel parco tra Robert e Rachel, mica male per uno universalmente considerato un tamarro.

“Mi stai dicendo che anche io finirò a lavorare con Coppola?”, “No ragazzo, per te abbiamo un altro Italiano. Mai sentito parlare di Muccino?”
A dirla poi proprio tutta: prima o poi in carriera tutti gli autori fanno un film che parla dello sguardo che riflette sul potere delle immagini registrate. Lo ha fatto Romero con Diary of the Dead, lo ha fatto De Palma con “Blow Out” (1981) nella scena iniziale dell’omicidio del senatore registrata dal videoamatore Jason Lee, lo fa anche Tony Scott senza perdere un’oncia del suo stile, anzi facendo fare un ulteriore miglioramento al suo cinema già estremamente visivo e dinamico.

“Nemico Pubblico” ci porta nella vita di un tipo normale, finito in mezzo a qualcosa di più grosso di lui, un po’ come in “I tre giorni del condor” (1975), ma filtrato dall’occhio bionico di un regista con un senso del ritmo micidiale, se per rovinare la vita a Roberto Ford Rossa, Sydney Pollack lo faceva rientrare in ufficio solo per trovare tutti i colleghi di lavoro morti (aah! Quanto vorrei capitasse anche a me, ma probabilmente sarei tra i cadaveri), qui Tony Scott fa lo stesso a Will Smith con una lunga sequenza tiratissima che inizia nel negozio di lingerie e finisce con un adrenalinico inseguimento a Jason Lee in bicicletta. In cui dentro trovate tutto quello che piace allo Scott giusto, bionde alte un metro e ottanta, un montaggio impeccabile in cui è sempre chiaro il movimento dei tanti personaggi in gioco e un ritmo che ti tira via il fiato.

Il filo rosso del cinema di Tony, più dei Ray-Ban e dei cappelli da Baseball: la corsa contro il tempo dei suoi personaggi.
Questo film non molla un colpo, 131 minuti che sembrano durare la metà, in cui Will Smith, inconsapevole possessore di informazioni vitali, viene screditato anticipatamente in modo che non possa usarle. Una discesa a picco nella scala sociale identica a quella di Una poltrona per due, però usando l’action, il thriller e dosi abbondanti di paranoia al posto della commedia. Brutto?

Rivedere “Enemy of the State” oggi matte in chiaro, senza possibilità di appello quanto ci avesse visto lungo Tony Scott e, anche se nel film ci sono ancora le VHS e un TurboGrafx Express (con tanto di logo NEC ben leggibile), è chiaro che abbia saputo intercettare il futuro dietro l’angolo.

Se lo riconoscete, sappiate che il prossimo passo saranno i cantieri da fissare.
Il senatore che vuole far passare una legge che fornisca all’NSA i mezzi per spiare le vite dei cittadini, ufficialmente con lo scopo di prevenire attacchi terroristici, è di fatto il “Patriot act” di cui nel 1998 nessuno aveva ancora sentito parlare, perché lo spazio aereo sopra Washington era ancora considerato inviolabile e a New York si poteva ancora visitare il World Trade Center. Vero è che allora era più facile far credere al pubblico che un computer e una linea telefonica potessero fare tutto, anche generare immagini tridimensionali delle buste dei regali di Will Smith e arrivare a spiare anche dietro gli angoli ciechi, ma ora che la tecnologia che ci portiamo in tasca e in borsa ogni giorno, rende le paranoia di Brill una realtà, questo film era già arrivato a metterci in guardia.

Può fare il pazzo, il bravo ragazzo, il cowboy oppure l'infame: Mr. Jon Voight!
Certo, in alcuni passaggi può risultare naif (Pintero che concede ben sei giorni al protagonista, invece di ucciderlo subito per la VHS incriminata, ad esempio), ma è il film che ha anticipato temi che sono ancora all’ordine del giorno, forse oggi più che mai e che si è fatto trovare pronto quando la rivoluzione digitale stava per cominciare.

Parliamoci chiaro: Tony arrivava dalle pubblicità, uno dei suoi talenti era anche quello di stare al passo con i tempi e “Nemico Pubblico” per lui rappresenta davvero il primo passo nell’era digitale. Ad esempio, per la fotografia abbandona completamente i fasci di luce che caratterizzavano i suoi primi lavori e grazie al direttore delle fotografia Daniel Mindel, rende le immagini immediatamente riconoscibili e più o meno sature a seconda dell’esigenza narrativa.

“Tu lo hai visto il finale di True Romance?”, “Io ci recitavo nel finale di True Romance!”
Le scritte in sovraimpressione già presenti in Top Gun aumentano, i punti di vista vengono moltiplicati come se fossero ripresi dalle tante telecamere di sicurezza sparse per le città, il montaggio diventa ancora più complesso e se il “rivale” Michael Bay non fa mai inquadrature più lunghe di tre secondi, Tony moltiplica i punti di vista, iniziando a lavorare con più macchine da presa in contemporanea, lo renderà un’arte. Tony era già nel nuovo millennio, rivedendo oggi il film è lampante, più chiaro del fatto che qui si parlasse di “Patriot act” in netto anticipo. Dài, dai suoi documenti scopriamo che uno dei personaggi del film è nato lo stesso giorno in cui George Stibitz ha dimostrato che una connessione da remoto, tramite computer e linea telefonica era possibile, nel 1940, di preciso il giorno 11 settembre. Ora, io non vorrei passare per complottista sbraitando come Gene Hackman, però di quante prove avete ancora bisogno?

"Zio Phil? Posso tornare a Bel-Air con te Carlton, Ashley, Hilary e zia Vivian? Qui è tutto una paranoia"
La paranoia abbonda in “Enemy of the State”, anzi, riusciva ad essere paranoico con i cellulari tipo cabina del telefono di allora, inoltre è un film che è rimasto nell’immaginario collettivo, un po’ perché viene replicato in tv abbastanza spesso, ma anche perché per anni, ogni servizio al tg e nei programmi che parlasse di intercettazioni e complotti, pescava le immagini diretta da Tony in questo film. Sì, poi c’era anche l’album dei Blink 182, “Enema of the State” che lo citava sfottendolo, anche quello parecchio popolare.

Grazie alla regia millimetrica dello Scott giusto, la paranoia e l’ansia per il destino del protagonista vanno a braccetto regalandoci un thriller d’azione dal ritmo invidiabile, ma una menzione speciale la merita Gene Hackman che è sempre stato uno dei miei preferiti, ma più lo vedo recitare nei vecchi film, più capisco quanto mi dispiace che si sia ritirato dalla scene.

Gene vorresti tornare a fare un bel film Marv... ok, scusa non te lo chiederò più!
Il suo Brill è paranoico e sempre un passo avanti, Hackman è una presenza intimidatoria che, però, riesce a risultare un brusco angelo custode per il protagonista, orgogliosamente “low tech” per altro (neutralizza temporaneamente le cimici con un pacchetto di patatine, nemmeno fosse lo zio di MacGyver), con Will Smith mette su una coppia male assortita, uno bianco e l’altro nero, che riduce ancora di più i gradi di separazione tra il cinema di Tony Scott e quello di Walter Hill, infatti la conclusione del film non poteva che essere dedicata a lui e a noi spettatori che a fine film guardiamo televisori, telefoni e computer con un'aria un po’ più preoccupata.

Se poi dentro ci mettiamo, inseguimenti a piedi, in bici e in auto (quello con sparatoria tra le rotaie dei treni, è girato come si gira in paradiso) uno meglio dell’altro, davvero non si può chiedere di più ad un regista che ha fatto di personaggi in corsa contro il tempo, una vera e propria cifra stilistica, quasi quanto le immagini patinate e gli occhiali da sole. No, un’altra cosa si potrebbe chiedere, lo schemino della “Scottitudine” per concludere, perché oggi finiamo qui, ma la rubrica torna con altre roba da spie tra sette giorni, non mancate!

Quello che succede se a una appena conosciuta, dite che preferite Ridley.
Nemico pubblico (1998)
Se lo avesse diretto Ridley?
Potremmo ancora sentire oggi i cori di quelli pronti ad invocar Ridley come il profeta che ha anticipato il coraggioso (e paranoico) nuovo mondo in cui viviamo ancora oggi. Inoltre, per tanti sarebbe più facile riconoscere quanto questo film abbia influito anche dal punto di vista estetico, su molti venuti dopo di lui.

Nel paragone diretto, resta comunque molto meglio di:
"Chi protegge il testimone" (1987)? Troppo facile, quello lo abbiamo visto in quattro.
Allora diciamo “Tutti i soldi del mondo” (2017)? A parità di cast nutrito (di cui nessuno sostituito da Christopher Plummer) Tony guardava al futuro, Ridley al passato.

Risultato parziale dopo il decimo Round:
Potete spegnere il cellulare, lanciarlo nell’oceano. Gettare via il computer e disdire la connessione ad Internet, la paranoia vi affligge, avrete sempre sul fondo della testa, una vocina pronta a ripetervi che tra i due fratelli, è Tony lo Scott giusto!

28 commenti:

  1. A proposito di Tom&Stanley, a quando la tua su "Eyes Wide Shut"?

    Comunque questo "Nemico Pubblico" lo vidi al cinema e poi comprai pure la VHS in edicola con Panorama o l'Espresso (o Specchio...?). Bei tempi quando c'erano 3 settimanali che allegavano le videocassette e si doveva fare i salti mortali per decidere quale acquistare. Rarissimo riuscire a fare il jackpot comprandole tutte e 3!.

    Il film mi piacque e mi piace a tutt'oggi. Scott bravissimo ad anticipare i tempi anche se ho sempre trovato un pelo forzata la parte di Hackman. Capisco tutto negli anni '70 come in "La Conversazione" (Grande citazione Capo! Ahimè, io lo scoprii pochissimi anni fa quando Sky (mi pare...) trasmise uno speciale su John Cazale e citò più volte il film di Coppola. Da lì le ricerce e la scoperta di un filmone parecchio dimenticato!), ma a fine anni '90 un tizio super-esperto come Bril/Hackman che vive rintanato in un bunker e non immerso in belle figliole e lusso è una licenza poetica mica da ridere! (quella porcata di "Codice Swordfish" con Jackman e Travolta rende meglio l'idea...).

    Vabbè, nonostante tutto il film ha un ritmo indiavolato e per due ore non molla un colpo. E, pur essendo passati 20 anni, alcune tematiche come il controllo sulle personale o il dialogo sulla rinuncia ai diritti individuali per un bene superiore collettivo (che fa la moglie di Smith) sono più che mai attuali.

    Ancora bravo a Scott!

    P.S.: ma qualcuno sa se il negozio di intimo con le commesse stragnocche si provano la lingerie "per le mogli dei clienti" esiste veramente? Chiedo per un amico...

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    1. Quando farò una rubrica su Kubrick, molto volentieri voglio bene a quel film, e non per i motivi che pensi tu! No non è vero, anche per quelli ;-)

      Bei tempi davvero, questo è un film che guarda al passato (cinematografico, con Coppola) ma ha anticipato il futuro del thriller impegnato e molte tecniche di post produzione digitale, ci vuoleva uno sempre al passo con i tempi come Tony per firmarlo. Credo che esistano, ma l'occhio bionico (anche per le bionde di un metro e ottanta) ha diciamo "migliorato" la realtà ;-) Cheers!

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  2. capolavoro.

    lo vidi sottotitolato al festivalnoir di dourmayeur.

    dopo ali la migliore interpretazione di will smith


    grazie


    rdm

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    1. Citano sempre "Sei gradi di separazione" come primo film "serio" di Smith, ci sta ma qui fa davvero l'attore, Scott lo ha pescato proprio al momento giusto. Cheers!

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  3. Film che ti mette il fiatone solo a guardarlo e spettacolare per le riprese e non dimentichiamo le musiche di Trevor Rabin, che negli anni 80 è stato la chitarra degli Yes

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    1. Bravissimo, tra le tante cose da scrivere mi sono dimenticato di lui! Sul serio, se un Thriller deve essere teso, questo lo é come una corda di violino. Cheers!

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  4. A costo di sembrare eretico dico che secondo me è anche, voluto o meno, il più riuscito tra i film che rimandano ad Hitchcock (almeno quello di film come "I 39 scalini", "Sabotatori" ed "Intrigo internazionale"). Si citano De Palma, Demme, Zemeckis... ma il più riuscito l' ha fatto il buon Tony aggiornandolo, come detto, alle paranoie di fine millennio. Piuttosto sottovalutato.

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    1. Lo penso anche io, ma Tony è molto sottovalutato da sempre, lo schemino della "Scottitudine" serve anche per riflettere (scherzosamente) su questo. Cheers!

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  5. C'è Will Smith, non poteva fare proprio schifo, comunque non uno dei migliori ;)

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  6. Visto che si continua a tirarlo in ballo...avrei voluto troppo vederlo, The Rock girato da IL TONY.
    Nel senso del film, non di Dwayne. Anche se una girata se la meriterebbe.
    All'epoca mi lascio' piuttosto freddino, ma piu' per gusti personali che per il valore del film stesso.
    Di Will Smith iniziavo gia' a non poterne piu' (ok essere il tizio del momento, ma lui TE LO IMPONEVANO. E a furia di fare cosi' me lo avevano fatto odiare), e poi...non sopportavo molto i thriller basati sull'utilizzo della rete per incasinare la vita al protagonista.
    Eh, si. Da bravo giovane vecchio non ne volevo sapere nulla dell'internet che tanto era tutta roba da drogati.
    Quindi ero partito prevenuto.
    Da rivedere e rivalutare, ora che posso farlo a mente lucida. E che un minimo con la rete mi ci sono dovuto impelagare, almeno quanto basta per sopravvivere.
    Per il resto...IL TONY ci aveva visto giusto. E lungo, come sempre. E non tanto con l'uso massiccio dell'informatica, che qui diventa il pretesto per parlare di qualcos'altro.
    In questo caso il diritto che si arroga certa gente di sorvegliare e controllare tutto e tutti in nome della sicurezza nazionale.
    See, come no. Raccontatela al gatto, va'.
    Un fanta - spionistico sul filo del rasoio, teso e coi nervi a fior di pelle. Se pur in veste ultra - tecnologica mi ha ricordato molto FRANTIC di Polanski.
    Spprattutto per la sensazione di straniamento che si prova. Con Will che si ritrova con le spalle al muro, messo alle corde da un nemico invisibile e per questo pericolosissimo.
    Come fai a combattere qualcuno che non hai nemmeno di fronte?
    IL TONY (che immagino la pensasse come il sottoscritto) mostra cosa accadrebbe quando un profano finisce invischiato in un simile casino. Puo' cavarsela solo se qualcuno "dall'altra parte" decide di muovere il sedere e dargli una mano.
    E qui entra in gioco il grande Hackman, con un'interpretazione a dir poco magistrale. Dove dimostra che il vero ribelle, in un mondo dove tutto e' sotto controllo, non puo' scardinare il sistema da dentro. Ma da FUORI.
    Dentro sei un pesce in una rete. Ti lasciano agitare, tanto di li' non puoi uscire. Possono pescarti quando vogliono.
    Ma se sei IRRINTRACCIABILE...allora sei IMPREVEDIBILE.
    Lo dico sempre piu' spesso, ragazzi.
    STAY DISCONNECTED.
    Per il resto...consueto e sontuoso lavoro de IL TONY col montaggio, la regia e la scelta degli interpreti, comprimari compresi.
    Ogni cosa e' al posto giusto.
    Alla fine il pericolo viene scongiurato. Ma...per quanto?
    Non per molto, vedendo come siamo ridotti oggi. Purtroppo LORO, com'era prevedibile, hanno avuto l'ultima parola.
    E allora...forse ha ragione il vecchio Gene.
    STACCHIAMOCI DA LI'. TUTTI QUANTI.
    COSI' LI LASCIAMO SOLI.
    Gran bel pezzo, Cass. Una menzione in particolare per ARMAGEDDON (le diecimila lire peggio spese della mia vita. Se ci penso mi salgono ancora i succhi gastrici per la rabbia. Il fatto che una porcata del genere abbia incassato cosi' tanto e' uno dei grandi misteri dell'universo) e...il PC ENGINE TURBOEXPRESS.
    DIO MIO.
    Lacrime, gente.
    Peccato solo che in pile ti costava l'equivalente di un mutuo.
    E mi fa ricordare che l'anno prossimo esce il Pc Engine Mini.
    'Ste cacchio di mini console sono UNA DDROGA, davvero.

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    1. Grazie capo gentilissimo! ;-) Sarà anche un film che tiene a mente il pubblico e le sue esigenze, perché comunque, prima di essere artistici i film devono fare soldi, altrimenti si resta tutti a casa, artistici e disoccupati. Quindi ci sta che il finale risolva delle cose, ma nemmeno così tanto, un po' di sano dubbio lo instaura, ma non in maniera pretenziosa, oppure esprimendo giudizi populisti, ho sempre apprezzato questo del film, oltre il fatto che è girato alla grandissima ;-) Cheers

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    2. I want a new drug, poi ho scoperto che su pc engine è stato convertito champion wrestlers, ovvero il video gioco di wrestling più giocabile (e giocato) dei primi anni '90... Quindi bisogna poi trovare il modo di ampliare la libreria, già corposa, a dire il vero!!

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    3. Erano altri tempi, noi li ricordiamo bene ;-) Cheers!

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  7. Credo fosse il 2001 o giù di lì. Avevo riallacciato i rapporti con un ex compagno di liceo che abitava vicino casa mia, ed avevamo preso l'abitudine del sabato "pizza e film", che in realtà durò poco. Il problema principale era lui faceva l'università (leggi: "non faceva niente tutto il giorno") mentre io lavoravo, il che voleva dire che al momento del film - affittato in videoteca, il filmone del momento, con Gene Hackman e Will Smith - avevo sulle spalle una giornata di lavoro. Per carità, non facevo mica il minatore, però "Nemico pubblico" è stata una visione dolorosa e sofferta: il sonno era potente e ho dovuto lottare con le palpebre ogni fotogramma del film. Poi quel mio amico era del tipo "vediamo il film a luci spente che si vede meglio" (convinto che il tubo catodico fosse come lo schermo di un cinema) quindi onestamente non so quanti secondi ho visto di questo film prima di crollare in un sonno da coma profondo.
    La serata è stata così spiacevole che non ho più voluto rivedere il film... cioè, "vedere" il film, perché a parte due o tre fotogrammi non credo di aver visto altro. Povero Tony Scott, ho una maledizione che mi tiene lontano dalla maggior parte dei suoi film :-D

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    1. L'amico con niente d fare è un classico, come pensare che un catodico sia come lo schermo cinematografico ;-) Ti capisco perfettamente, anche se è un film che per fortuna passa ancora abbastanza spesso in tv, quindi potresti sempre riprovarci, vale ancora la pena. Cheers!

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  8. Film girato molto bene dal nostro TONY, anche se si vede che è in fase calante rispetto ai suoi lavori migliori. Comunque riesce a rendere bene il senso di impotenza del protagonista che intraprende una fase discendente senza soluzione di continuità e la paranoia di chi sa che la tecnologia può essere molto pericolosa, se usata male. Comunque grande merito per aver ispirato Person of Interest quasi 15 anni dopo che deve molto all'estetica del nostro regista, sia per quanto riguarda la rappresentazione dal pdv delle telecamere, sia per la fotografia, più cupa e spenta rispetto al solito, con una prevalenza di toni (ops!) sul blu. PoI è per il sottoscritto la più bella serie tv degli anni 2010, per storia, protagonisti e tematiche. Buona domenica

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    1. Cavolo se la fase calante è questa, dove si firma? ;-) Ecco bravissimo, "Person of Interest" non sarebbe mai esistito senza questo film dello Scott giusto. Cheers!

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    2. Non fraintendermi, è sempre un signor film, avercene di questi tempi... Però si vede a mio avviso una certa stanchezza, manca secondo me la freschezza e la spettacolarità di un ultimo boy scout o di altre pellicole. Ma forse questo understatement è voluto. C'è anche da dire che Will Smith non è Bruce Willis, Kevin Costner o Robert de Niro... Invece quoto sui caratteristi e soprattutto su Gene Hackman. Mancano entrambi alle nuove pellicole e si sente tanto questa mancanza.

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    3. Behe, io forse la avverto in altri film, ma ci siamo capito, anche perché NIENTE è come "L'ultimo Boy Scout" ;-) Cheers!

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  9. Dimenticavo, riesce anche a rendere sopportabile il buon Will Smith, un altro dall'ego sproporzionato...

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    1. Qui Tony lo ha beccato nel momento giusto, ancora si vede un personaggio, e non Will Smith che fa la parte di Will Smith ;-) Cheers

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  10. Gran bel film, io poi gli sono sempre stato particolarmente affezionato. Ogni volta che mi capita di rivederlo non riesco a non pensare a questo: nel cinema di oggi non ci sono più caratteristi come quelli degli anni 80/90. Ma quanto erano fighi? Di facce come quelle hanno perso lo stampo!

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    1. Perfettamente d'accordo, oggi ci sono i soldi (perché un film deve costare tanto per sperare di incassare tanto) quindi si pagano attori famosissimi (e costosi) per ruoli piccoli, una vola i caratteristi, le facce brutte e quelle giuste, erano l'extra attorno alle grandi Star. Cheers!

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  11. Sono passato direttamente al commento solo per dire che questo dello Scott giusto mi manca, dovrò metterlo in fila!

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    1. Vai che vai sicuro, aspetto il tuo parere ;-) Cheers

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  12. Ricordo perfettamente due cose di questo film. La prima sono le commesse del negozio di intimo. La seconda è che al cinema non fecero nessun intervallo, cosa che trovai sensata perchè avrebbe ammazzato la tensione del film. Visto anche un paio di volte in DVD e pur conoscendo l'epilogo e i colpi di scena, la pellicola non stanca. Ora non lo vedo da una decina di anni e mi chiedo se tutte le sovraimpressioni di mirini vari non siano invecchiate male, ma leggendoti mi hai fatto salire la voglia di rivedere il film

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    1. Da anni aspetto lo spin-off sulle commesse del negozio, altro che i vari "A Star Wars Story", questi sono i film che vorremmo vedere ;-) Detto questo, ottima scelta di non spezzare il ritmo, perché è un film che non molla un secondo, ancora modernissimo, visto che è stato il primo ad anticipare tanto cinema americano contemporaneo. Se non fosse per certa tecnologia nel film, potrebbe essere uscito lo scorso fine settimana. Cheers!

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