mercoledì 30 ottobre 2019

Shining (1980): Shine On You Crazy Jack!

Vi abbiamo mai fatto mancare niente su questa Bara? Non avete sempre trovato un posto caldo dove sdraiarvi e qualcosa da leggere per passare il tempo? Allora potevamo forse negarvi un post scritto da Quinto Moro tutto dedicato a “Shining”? Stendete le gambe, mettetevi comodi e godetevi la lettura, non sarà una cosa breve.

Shining. Ne ho sentito parlare per tutta l’infanzia, e quando sono riuscito a vederlo verso il 2000 me lo aspettavo più eccessivo e spaventoso, ma l’idea che mi ero fatto si avvicinava molto al tipo di pellicola, basata su tensione e paura piuttosto che sul vero e proprio horror. Almeno non quello più caciarone e splatter con cui ero cresciuto, dagli incubi su Elm Street alle pessime estati a Crystal Lake.

Mi affascinò enormemente, specie in un paio di scene che ancora oggi mi danno i brividi. È diventato uno di quei film che rivedo regolarmente, ancora oggi non riesce a stancarmi, come dimostra la doppia visione per questo commento tra la cara vecchia vhs (che ha l’oro in bocca, come il mattino) e per la prima volta al cinema, in versione estesa (all dubbing and no cuts make Jack a dull boy).
Il problema di Shining è che tutti ne hanno già parlato. È stato aperto e smontato pezzo per pezzo. Ma l’uscita di Doctor Sleep era l’occasione giusta per farlo dentro la cara Bara. I claustrofobici possono tenere il coperchio aperto.

Visto che non vogliamo clonare un articolo di wikipedia, nelle prossime 237 pagine parleremo di quello che ci pare. Criticheremo cominciando dai critici. All’uscita nei cinema Shining fu da subito amato dal pubblico ma snobbato dalla critica. Il nostro Special K c’era già passato con “2001: Odissea nello spazio”, ma qui si arrivò alla lesa maestà, con la nomination ai Razzie Awards per la regia di Kubrick. Critici. Brutta gente. Specie quelli di professione (quelli veri, non come noi spiantati che cianciamo su infernet) misurano il cinema su quanto hanno già visto. Innovazioni e bizzarrie raramente vengono accettate e certi capolavori vengono fatti a pezzi (l’avete capita? Accettate… fatti a pezzi…)
Per fortuna, se Jack Torrance è come Ralph, il tempo è come Felix, aggiusta tutto.

“Un’altra battuta così e ti metto alla porta, poi la apro a modo mio!”, “Non ti scaldare Jack, la smetto con le freddure. Se mi cerchi sono nel labirinto” (tripla battuta con doppia citazione carpiata e spoiler finale)
I “vecchi” critici tirano le cuoia come tutti gli altri. Alcuni sono duri a morire, ciondolano un po’ come gli zombi, sbranando pellicole senza sentirne più il gusto. Poi ne arrivano altri che sono stati giovani – perfino vivi – quando un film è uscito, l’hanno amato e visto con occhi diversi. Molti critici cercano invano il futuro e non lo riconoscono quando gli passa sotto il naso, tanto sono concentrati a giudicare il cinema presente con quello passato. Ma chi viene dopo legge la società e i contenuti in modo diverso. Altri autori citano e imitano, così arrivano le riabilitazioni, gli osanna e i cherubini che squillano le trombe. Proprio Shining ha goduto del fantastico omaggio di Spielberg in Ready Player One, inno alla cultura pop di un trentennio, prendendosi un altro pezzetto d’immortalità presso un pubblico più giovane. Ma era già leggenda, perché come diceva il buon vecchio Stephen HawKing, se sei apparso nei Simpson, ti fai una ragione di non aver vinto il Nobel per la fisica (o per la letteratura).

Famiglia Cristiana Americana
Ho una teoria sociologica (eeeeeh i paroloni) sul perché Shining sia rimasto così attuale. Non mi vengono in mente molti vecchi film con padri maniaci che vogliono massacrare la famiglia. Dal 1980 ad oggi, la società si è sempre più ribellata al guscio di omertà sui maltrattamenti domestici, perciò la follia di Jack Torrance non sembra più tanto irrazionale e soprannaturale. Il nuovo millennio ha sdoganato la presa di coscienza verso generazioni di padri violenti. È stato abolito il delitto d’onore (anche se a molti bisogna spiegarlo), i divorzi sono più veloci e non fanno più scandalo, mentre le denunce per i maltrattamenti, beh, finalmente si fanno. Si parla di femminicidi, c’è il reato di stalking e la legge sul codice rosso. Nel mondo cinema c’è stato il #metoo, e qui bisogna aprire una parentesi se King per primo definì misogino il trattamento che Kubrick aveva riservato al personaggio di Wendy. Ma nell’idea di un inferno domestico la cosa ha perfettamente senso.

Shining è un horror con elementi soprannaturali, ma è un credibile inferno casalingo. Merito più di Kubrick che di King, che infatti non ha mai apprezzato il film, non tanto per i cambiamenti al finale ma proprio nel modo in cui Jack era stato cambiato. Che io trovo anche comprensibile, perché quando scrivi un personaggio gli dai un pezzetto di te stesso, ma empatizzare col mostro non avrebbe reso il film così efficace.

“Lo vuoi capire, che questo è il MIO film, la MIA responsabilità! O vuoi vedermi a girare commedie di natale, o i video dei matrimoni? È questo che vuoi per me?”
Il Jack Torrance di King è un insegnante fallito con problemi di alcolismo, e l’alcolismo è il demone intorno a cui ruota buona parte del romanzo (come il sequel Doctor Sleep). L’alcolismo prima, e le influenze maligne dell’Overlook poi, andavano a “giustificare” la follia di Jack.
A Kubrick, dell’alcolismo di Jack non fregava assolutamente niente. Le scene in cui beve non servono a mostrare il cattivo influsso del “demone nella bottiglia". Kubrick ha colto l’orrore di Shining: una famiglia in cui l’elemento paterno, che dovrebbe essere protettivo, diventa la minaccia numero uno. L’Overlook Hotel è la metafora perfetta di un ambiente domestico tossico: isolato, senza poter chiedere aiuto al mondo esterno.

L’altro colpo a segno è stato tenere il focus su Danny, là dove il romanzo dava spazio ai vari personaggi, restando più saldamente su Jack. Ma Shining funziona per la continua identificazione dello spettatore con Danny, specie nella prima parte. È Danny che ci introduce all’elemento soprannaturale, è attraverso lui che ci sentiamo minacciati dalla follia del padre. La parabola di Jack Torrance è vista con distacco, e se nel romanzo ci sta a cuore anche il destino del tormentato Jack, nel film è difficile empatizzare con lui, eretto a minaccia assoluta. Non c’è un solo istante in cui Jack paia lottare con le forze oscure dell’Overlook, o cerchi di redimersi, e noi non ci speriamo nemmeno.

“La gente pensa che io sia una persona strana. Non è vero. Ho il cuore di un ragazzino. Si trova in un vaso di vetro, sulla mia scrivania” (Il vero Jack Torrance. Guardatelo bene, è uguale! Vuol nascondersi dietro gli occhiali ma io non ci casco)
A differenza del nostro amichevole Cassidy di quartiere, che tutto legge e tutto sa del Re, gli unici due libri che ho letto di Stephen King sono Shining e il suo seguito, Doctor Sleep. Ho letto il romanzo molti anni – e molte visioni – dopo il film.

Per me, i film più interessanti non sono quelli più fedeli ai libri, letteratura e cinema hanno tempi e modi di raccontare diversi, ma possono completarsi. Shining è uno degli esempi perfetti (un altro che mi viene in mente è Fight Club), che si discosta dal romanzo quanto basta per rendere il film un’opera a sé, rispettosa entro i limiti che non danneggino l’intrattenimento in sala.

1997: Fuga dalla lucentezza (“volevi dire luccicanza!?” Cit.)
Vi avevo avvertiti, parliamo sì di Shining, ma dei suoi dintorni sozzi e scuri, come sobborghi in cui si compiono empi riti di blasfemia. Tipo la miniserie tv del ’97. 
Erano anni d’oro per il buon Stewie King. Qualsiasi cosa uscita dalla sua penna veniva schiaffata in tv, da “It” in giù gli adattamenti si moltiplicarono come neri ratti appestati, col vello arrossato e reso ispido da sangue rappreso. Ma tra tanti prodotti più o meno validi, spuntò l’orrore di “The Shining” (1997).

Non fatevi ingannare, è tipo l’unico fotogramma degno della miniserie.
Sarò onesto, non avrei retto ad una seconda visione completa, perciò mi sono rinfrescato la memoria con l’avanti veloce. Penso abbia avuto uno dei peggiori casting tra gli adattamenti kinghiani: Mr. Halloran sembra un jazzista barbone, Wendy una biondona uscita da Playboy, mentre quel bambino… quel fottuto bambino coi capelli a scodella, suscita un odio più profondo delle viscere di Cthulhu. Sorvoliamo sulla drammaticità della mazza da roque (alzi la mano chi l’ha visto ed è riuscito a non pensare a The Mask), non vi sto a dire quanto è ridicola la scena della porta sfondata. Anzi ve lo dico, perché c’è lui che si butta a martellare, imitando vagamente la posa di Jack Nicholson, e quel martellozzo di legno che rimbalza sulla porta graffiandola appena, poi stacco frontale su un foglio di compensato da tre millimetri. Imbarazzo e facciapalmi a go-go. Il bulletto Harry Bowers col coltello a scatto mi faceva ben più paura. Poi c’erano delle perle negli effetti speciali, tipo la “manichetta serpente”: mi ricordo la mia reazione alla prima visione di quella scena, metteva subito in chiaro che sarebbe stata una boiata. E infatti, tra siepi animalesche e le maschere nel party dei morti fu davvero una brutta roba. Ma King era soddisfatto, e i torti di Kubrick vendicati. Contento lui.

Room Rum 237 – Ubriachi complottisti interpretano Kubrick
La scomparsa prematura di Kubrick ha portato alla celebrazione del suo mito nel ventennio successivo. Ed era già celebrato prima, forte di un trentennio in cui i registi raggiungevano lo status di superstar. Ma nell’epoca del complottismo da social media, c’è chi è mentalmente disposto ad accettare qualsiasi supposizione (l’avete capita? Accettare mentalmente, nel senso, accette, e non seghe… mentali. No Jack, nooo, metti giù l’ascia, la smetto!)
Nel 2012 è uscito il documentario “Room 237”. E perché non “Redrum 237”. O soltanto “Rum 237” visto il tasso di alcolico insito in certe teorie. Oh, poi non manca di lanciare spunti interessanti e nuove chiavi di lettura, ma ci sono forti eccessi. A turno, Shining diventa: un film sullo sterminio dei nativi americani, la confessione di Kubrick per aver girato il finto sbarco sulla Luna, un film sull’olocausto, e le incursioni del piccolo Danny col triciclo sintetizzano una proiezione ortogonale in cui si può decodificare il lato B del genoma umano e le sue traslazioni intrinseche basate sul moto dei pianeti che hanno portato gli antichi egizi a posizionare in linea le piramidi di Giza. Pare che grazie al film sia stato fondato un istituto professionale per l’addestramento di operai abili nell’uso di motoseghe mentali, con cui estrarre dal legno dell’accetta di Jack Torrance una resina che curi per il cancro al cervello dei piccioni.

Complottista 1: “Visto? Non siamo mai andati sulla Luna!” Complottista 2: “E’ una prova schiacciante!” Io: alzo lo stereo e canticchio “Rocket maaaaaan / burning out his fuse up here alone”
Di “Room 237” condivido l’idea che Shining sia l’opera di un genio annoiato, che dal romanzo prende le cose che gli interessano. Il vaffanculo di Stan a Stewie arriva nella tormenta che riporta Mr. Halloran all’Overlook Hotel, col cuoco bloccato nella tormenta per via dell’incidente a un Maggiolino Volkswagen rosso. Il maggiolino rosso era l’auto originale del romanzo, mentre nel film di Stan l’auto di famiglia è un Maggiolone Giallo. Sottigliezze da genio o seghe mentali di chi cerca il pelo nell’uovo, ma tra le tante ipotesi e indizi nascosti, veri o presunti, questo ha senso se Kubrick spende un’intera inquadratura per il Maggiolino rosso.

Tutta la faccenda sulle lattine con la faccia dell’indiano mi è parsa ridicola, gli arredi dell’albergo sono pregni dell’arte nativa, ma da qui a leggerci una critica storico/politica ce ne vuole. Anche perché l’Overlook è costruito su un cimitero indiano e nell’economia del racconto, del luogo maledetto che vuole uccidere i suoi occupanti, preferisco associare questo elemento in chiave più sovrannaturale.

Un Vero Americano non piange mai sul sangue versato, se non è il suo.
Molti discorsi vengono fatti sulle scene tagliate, il che ha anche poco senso se si va a cercare significati su qualcosa che di senso, per il regista, non ne aveva abbastanza da finire nel montaggio definitivo (su questo ci torniamo).

C’è poi la manna dei cospirazionisti: il castello di neve riguardo al falso sbarco sulla Luna. Che sono pure divertenti da ascoltare, come le accette mentali di Roberto Giacobbo, che saprebbe trovare indizi sul Santo Graal nella moquette dell’Overlook. Per me il semplice gusto estetico di Kubrick ha prodotto delle cose fuori dal comune (come la scena di Danny col maglioncino dell’Apollo 11 che mi ha sempre affascinato). La versione più credibile della storia è che sì, Kubrick abbia girato lo sbarco sulla Luna, ma era così pignolo che volle girare il tutto sul posto.

“Sheeelley, dobbiamo ripetere la sceeena”, “Stan! Ti prego! Nooo!”
Si scrive Shining, si legge casting. 
Avere Jack Nicholson aiuta, ma quando devi ingaggiare un bambino puoi incorrere in un grande successo o un brutto flop (chiedere a George Lucas). Ma spesso i bambini nei film horror sono una rivelazione, e il piccolo Danny Lloyd (“salve Lloyd” cit.) fa spavento. Dal suo volto il terrore fluisce allo spettatore, con quegli occhi sgranati e il respiro sospeso rende angosciante e terribile il “dono” della luccicanza.

Shelley Duvall è il personaggio più lontano dalla controparte cartacea, dimessa, minuta e fragile. 
John Carpenter ha praticamente inventato la figura della final girl, ed è un dato di fatto che identificare un protagonista positivo “che ce la farà” abbia via via tolto forza ai vari cattivi del cinema moderno. Il cattivo emerge schiacciando la forza del buono, altrimenti non rappresenta una vera minaccia. E se il buono non ha forze, il cattivo è minaccia assoluta. La Wendy voluta da Kubrick è una donna schiacciata, distrutta dalla disperazione. Jack non arriva mai a picchiarla o metterle le mani addosso, ma dall’umiliazione verbale e le urla passa all’accetta. La sua condizione d’inferiorità esalta la negatività di Jack, come pure Danny che nonostante i suoi poteri resta un bambino indifeso (quando i bambini non erano armi di distruzione di massa stile Stranger Things).

Nel “Making the Shining” di Vivian (figlia di) Kubrick, si vede tanto il rigore e la severità di Stan nella direzione, quanto lo sfinimento di Shelley Duvall in certe situazioni, con alcuni rimproveri del regista nei suoi confronti. La fatidica scena della scala, venne girata per i celeberrimi 127 take, che non vuol dire rifare tutta 127 volte ma è comunque un fottìo di riprese. Pare Kubrick volesse una Wendy totalmente distrutta ed esasperata. Direi che per il film ha funzionato, per la Duvall un po’ meno, ma pare che anche Nicholson fosse rimasto provato dalle riprese, nonostante appaia all’apice del suo talento. Nel documentario troviamo anche la genesi di una delle scene più iconiche, con Kubrick che si sdraia per provare l’inquadratura di Nicholson che dà di matto dietro la porta.

La mia inquadratura preferita di tutti i tempi [Anche la più citata nella storia del cinema, Nota Cassidiana]
C’è poi il discorso del “final cut”. Vanno di moda le versioni estese, più per ragioni commerciali che artistiche. C’è chi ha costruito mezza carriera sulle versioni estese, da George Lucas che le fa per hobby, a Ridley Scott che con Alien e Blade Runner ha fatto pure qualcosa di interessante (coincidenza: tagliando da BR proprio il girato sulle montagne rocciose riciclato da Shining!)
Kubrick, dopo l’uscita del film ha pensato di mettere mano all’accetta e togliere tutto il superfluo, cambiato pure tono alla vicenda. Mi spiego: il discorso sull’alcolismo di Jack sparisce insieme a certi passaggi delle sue bevute al bar. Il racconto di Wendy sull’alcolismo già nei primi minuti identificava Jack come il cattivo. Senza quella scena, la follia di Jack è più subdola e senza nome, perciò più spaventosa. Togliendo parte del background oscuro al protagonista, appare la sola figura paterna che diventa minaccia.

La scena in cui Danny è “assente” e Wendy prende la mazza per andare a parlare con Jack toglie pathos alla scena madre della scala. Nella versione tagliata invece la troviamo smarrita nel salone, con la mazza baseball che ho sempre interpretata come una paura generica, anche verso la donna che aveva aggredito Danny (e gli spettri dell’Overlook), piuttosto che la minaccia specifica di Jack.
Gli altri tagli servono più che altro a snellire la narrazione.

p.s.: sulla “versione estesa” ridoppiata stenderei un velo pietoso. Nonostante Giannini abbia doppiato Nicholson, è l’unica voce familiare, e sarebbe stato meglio tenere tutto in lingua originale. I cambi di voce in scene tanto lunghe sono davvero fastidiosi.

Quando leggo la Bara Volante. Vi fa lo stesso effetto?
Chiudiamo levandoci il cappello per tutto il comparto sonoro, musiche ed effetti con note e suoni distorti prolungati che creano una tensione pazzesca, e valorizzano le singole inquadrature. Altra cosa che spicca è la fotografia, con quella sua luce diffusa in cui mancano quasi del tutto le ombre. L’assenza del buio è atipica in un film horror, ed è curioso che in uno dei più famosi e importanti della storia, sia stato completamente ignorato. Poi ho capito: la luccicanza! È la luccicanza che illumina tutte le scene! Ah, che genio Kubrick, che genio! Ha messo la luccicanza sotto i nostri occhi per tutto il film!

Lo so. È stato un commento romanzo piuttosto lungo, ma avendo a che fare con Stephen King non volevo far brutta figura. Prossimo delirio: Doctor Sleep!

P.S.
Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito il film!
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate QUI.

68 commenti:

  1. ottima recensione grazie.

    l'ho visto una volta per intero e un a volta a pezzi.

    per me non un gran film cosa che penso anche di 2001 odissea nello spazio .
    ma kubrick è kubrick e può permettersi di tutto.

    molto ma molto meglio il libro di king .

    saluti

    rdm

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quinto Moro si è superato questa volta ;-)
      Kubrick è uno dei miei preferiti, e il libro originale molto bello, uno dei più personali di zio Stevie, quello (insieme a Tommyknockers) in cui ha raccontato forse la sua paura più grande, vedere la sua dipendenza consumare lui e i suoi cari. Per quello il finale cinico del film (puro Kubrick al 100%) lo ha così indispettito. Cheers!

      Elimina
  2. Che bella recensione...certo è difficile parlare ancora di un film così cult, ma ci siete riusciti benissimo :) Questo è uno dei film che mi hanno fatto più paura nella mia vita, e in pratica non si vede quasi nulla

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo è uno dei film che fa strizza sul serio. Gli applausi vanno tutti a Quinto Moro ;-) Cheers

      Elimina
    2. Grazie, grazie, siete un pubblico magnifico.
      Di questo film si è parlato tanto negli anni, specie data la sua "riabilitazione" dovuta al passare del tempo, e dell'amore istantaneo del pubblico dell'epoca. Sono fenomeni sempre interessanti.

      Elimina
  3. King lo ritengo un caso emblematico.
    Le sue opere hanno un taglio molto cinematografico, e all'apparenza dovrebbero costituire dei soggetti ideali.
    E infatti molti fanno copia e incolla dal libro al film, dando vita a roba veramente pallosissima.
    Sulla carta certa roba funziona, su pellicola no.
    Va un po' meglio con i romanzi che la buttano un po' meno sui mostri e piu'sul lato psicologico.
    Oppure con quei grandi registi che, pur mantenendo lo spirito dell'originale, riescono ad infondere un tocco personale.
    Del resto King sara' pure un patito, ma per conto mio di cinema in senso di mestiere capisce poco e nulla. Clive Barker, ad esempio, lo ritengo piu' ferrato.
    Qui Kubrick trasforma la storia della casa infestata in un viaggio attraverso la follia. Sia dell'ambiente individuale che quello famigliare.
    Jack (Nicholson) qui e' gia squilibrato ancora prima di mettere piede all'hotel.
    Saranno poi gli spettri a fornirgli la spintarella che ancora gli mancava.
    Ma nonostante la furia, Torrance resta un personaggio insulso. Sua moglie, per contro, quando si ritrova a proteggere sia la vita di suo figlio che la sua...diventa una belva. E a momenti lo mette fuori gioco dopo il primo assalto.
    Kubrick decide ( e a ragione, per me) di evitare certe scene tipo gli animali semoventi fatti di erba nel prato, che sarebbe ridicolo.
    Un film dalle atmosfere e dal finale assolutamente gelide. In tutti i sensi.
    Con una musica che pare una marcia funebre.
    Pare comunque che King volesse Jon Voight, nei panni di Torrance. Forse gli sembrava piu' credibile nei ruolo del padre di famiglia normale ma che d'improvviso sbotta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Clive Barker ha diretto "Hellraiser" (1987), "Cabal" (1990) e "Il signore delle illusioni" (1995).
      Zio Stevie ha diretto "Brivido" (1986) a cui voglio tanto bene, ma è sempre "Brivido" ;-) Cheers

      Elimina
    2. CABAL L'HO VISTO QUALCHE ANNO FA IN UN CINEMA DITORINO IN UNA VERSIONE SUPER ESTESA E NON MI è DISPAIACIUTO.

      HELLRAISERE CREDO DI AVERLO VISTO MA MI IRCORDO SOLO IL TIPO CON I CHIODI IN FACCIA.

      cassidy mi dai un voto secco ( da 0 a 10 ) al signore delle illusioni?

      grazie

      rdm

      Elimina
    3. Non sapevo di Voight, grazie ! molto interessante. Una curiosità: Polanski aveva fatto un provino a Nicholson per Rosemary's baby ed era rimasto molto colpito dal talento dell'attore che oltre tutto si era presentato sul set dopo aver imparato a memoria anche le parti degli altri personaggi, ma a malincuore aveva dovuto bocciarlo perché gli occorreva qualcuno che sembrasse il tipico americano medio che cambia man mano che la vicenda progredisce...e Jack sembrava semplicemente un pazzo !

      Elimina
    4. Spero di coprire "Cabal" (versione estesa) entro la fine dell'anno, il primo "Hellraiser" è un capolavoro. "Il signore delle illusioni" è figo ma non bello come gli altri due titoli, però merita secondo me, ma nel caso, cerca la versione "Director's Cut" da (mi pare) 120 minuti, l'altra è stata massacrata dalla censura. Cheers!

      Elimina
    5. Vero, Polanski e Nicholson sono rimasti compari. Pare che il vecchio Jack fosse alla stessa famigerata festa, quella della minorenne e di quel fattaccio del regista (storia vera). Quando succedono queste cose Jack è sempre nella zona delle operazioni. Cheers!

      Elimina
    6. Rilancio Capo. Il fattaccio di Polanski (fattaccio per non dire peggio...) fu compiuto proprio a casa di Jack nostro.

      Elimina
    7. >>>gli occorreva qualcuno che sembrasse il tipico americano medio che cambia man mano che la vicenda progredisce...e Jack sembrava semplicemente un pazzo !

      e ci credo! qualche anno fa ho visto l'originale "piccola bottega degli orrori" e lì un giovane Nicholson agli esordi (se non proprio all'esordio!) sembrava comunque sul punto da un momento all'altro imbracciare un'accetta e gridare "Sono il lupo cattivoooo!"

      Elimina
    8. In genere, a parte proprio IL SIGNORE DELLE ILLUSIONI (che non mi ha convinto molto) la filmografia di Barker funziona meglio di quella di King.
      Molti film sono belli, per merito soprattutto del regista.
      Tipo Shining, Carrie, Christine.
      Molti sono fallimenti. Ed e' un peccato, visto che i libri a cui si ispirano mi sono piaciuti.
      La lista e' bella lunga.
      It (la seconda parte), Tommyknockers, L' Ombra dello Scorpione, La Meta'Oscura, Cimitero Vivente...solo per citarne alcuni.
      Funzionano meglio quelli basati piu' sul drammatico che sull'horror.
      Il Miglio Verde, Le Ali della Liberta', L' Allievo, Stand By Me, Misery (soprattutto questo).
      Quoto in pieno per Cabal. Ma mi sento di consigliarti pure CANDYMAN, anche se non lo ha diretto Barker.
      Molto bello. Una storia d'amore, in mezzo al sangue e agli orrori metropolitani. Con delle scene assolutamente terrificanti.

      Elimina
    9. A me "La metà oscura" è piaciuto. "Christine" insomma e "Carrie" un pò datato.

      Elimina
    10. Beh, in effetti spesso ci si dimentica de La zona morta e La metà oscura. La metà oscura mi piacque moltissimo, e la prima volta che lo vidi non ero ancora un romeriano zombofilo. La zona morta è di Cronenberg, e mi piacque quando ancora non ero un cronenberghiano organico. La zona morta ha la sfiga nera di rappresentare una variazione sul tema Taxi Driver (nel senso ammazza il politico) ma mi è sempre piaciuto.

      Elimina
  4. Consiglio per chi desiderasse approfondire un concetto apparentemente innocuo come il nome Overlook Hotel - anche se nulla è innocuo quando si tratta del mio amico ed ex allievo Stan Kay - il Castoro dedicato al regista da Enrico Ghezzi.
    Detto questo, per quanto possa valere, mi ritrovo in parte della recensione, ma aggiungo che per me Shining è un film sulla sindrome della pagina bianca che colpisce sia chi non ha nulla da dire sia chi ha detto già tanto ed opera una inconscia autocensura. Stanley Kappa è un autocensore: filma solo quando ha qualcosa di nuovo da dire e continua il discorso del precedente lavoro ( si veda ancora il castoro di Ghezzi ndr ), King non ha nemmeno un editing vero e proprio da quando è un bestseller e cioè da Carrie in poi quindi da sempre, ma è un autore di cassetta con una prosa non proprio da Ray Carver o Papa Hemingway e non parla di balene bianche o di castelli e processi e travet che si svegliano enormi blatte. Kappa contro Kappa quindi. Stan autoironico - la tirata di Jack sulla necessità di non disturbarlo qualsiasi cosa faccia o non faccia nello studio - e critico sottile e feroce nei confronti di Steve - la luccicanza è trattata come un mojo di intensità da zero a di che segno sei ?. E' l'Amleto di Stan: irrisolto, eccessivo e quindi aperto a tutte le interpretazioni e per questo probabilmente ha lasciato un segno nel pubblico anche mainstream superiore a cose cesellate come Barry Lyndon.
    Termino il mio sproloquio con la considerazione che ho sempre apprezzato il lavoro di Giannini che cerca di riprodurre financo il modo in cui Nicholson pronuncia parole come Torrance che rimbalzano negli ampi spazi dello hotel come la eco della idea che nel vuoto nessuno ascolta una idea che vorrebbe urlare e a stento bisbiglia. Shining è una stanza fredda e pulita in cui un creatore di universi - non lo siamo forse tutti ?( scusa Alan Emme per la quasi cit. ) - si arrende all'idea che tutto rischia di perdersi come lacrime nella pioggia.
    Ciao ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Enrico Ghezzi ha sempre avuto gusto per i film giusti ;-) Tra le due "K", uno scontro tra opposti, se il film fosse uscito oggi, i social-cosi sarebbero pieni cinefili più matti di Jack Torrance, pronta a dire che il regista ha "nobilitato" un libercolo popolare, quasi un parco a tema (occhiolino-occhiolino). Ma è proprio dalla differenza si sensibilità che questo film è diventato il titolone che tutti conoscono (e temono) anche chi non lo ha mai visto e lo conosce per fama ;-) Cheers

      Elimina
    2. Giannini è stellare, ha praticamente recitato insieme a Nicholson. Purtroppo le scene "aggiunte" benché doppiate da lui fanno sentire lo stacco, 40 anni sul groppone si sentono, e io non avrei ritoccato il doppiaggio di Jack nel labirinto (che era stato lasciato in originale all'epoca ma funzionava meglio).

      Elimina
  5. Domani passa in tv, me lo rivedo sicuro ;)

    RispondiElimina
  6. Concordo sulla demenzialità dell'elogiare la versione estesa. Il montaggio europeo è quello che Kubrick ha fatto dopo aver visto il film negli USA, mica lo hanno fatto i distributori "censurando" Kubrick. Non gli piaceva e a sua detta (e chi siamo noi per contraddirlo?) il montaggio europeo è superiore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti, ci sta volerlo "promuovere" come versione estesa, ma il director's cut era la versione corta. Inoltra con le scene aggiuntive è quasi un altro film, la faccenda dell'alcolismo di Jack cambia molto, mentre le scene aggiuntive di Mr. Halloran spezzano il ritmo nel momento in cui tutto si fa più teso.

      Elimina
  7. Oddio quella produzione tv era davvero oscena.
    Ma come può pretendere King di far dimenticare lo Shining du Kubrick?
    Il problema di King è che le sue opere non sempre sono filmabili (per gusto, parlo). Infatti non è raro che se ci si mette un buon regista, i film sono meglio (vedi Stand by me).
    Comunque, Shining top, e ora aspetto di saperne di più su dottorslìp.

    P.s. Kubrick con l'hotel anticipa il Great Norther di Lynch... infatti l'opera di Lynch prosegue la denuncia di Kubrick, tra esoterismo e storia americana (ma generale, non sugli indiani)

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, per altro il set dell'albergo, era stato costruito sopra il pozzo delle anime di Indiana Jones. Spielberg ha dovuto attendere i tempi infiniti da certosino di Kubrick, prima di poter iniziare a girare (storia vera). Questo per concludere l'angolo in stile Booking sugli alberghi ;-) Cheers

      Elimina
    2. Io beccai prima la miniserie e rimasi poi spiazzato dal finale del film! o-O XD

      Elimina
    3. Ehehe vedi tu quante cose nasconde l'albergo!^^

      Moz-

      Elimina
    4. La miniserie è una roba di rara bruttezza, potrebbe piacere solo ad un King inviperito ;-) Cheers

      Elimina
  8. Film che vidi completo molto tardi. Prima non ero pronto e quelle volte che lo beccai non riuscivo mai ad andare oltre a qualche scena. Semplicemente non ero pronto e quelli che me lo avevano elogiato, ahimè, me lo avevano caricato di troppe aspettative. A memoria credo di averlo visto ben oltre il 2000 ma quando lo vidi per intero rimasi folgorato. Non paragono il film al libro (che lessi subito dopo aver visto il film ma di cui ricordo pochino...) perché due media differenti non vanno (quasi) mai d'accordo.

    La pellicola, a parte che mette una strizza assurda pur non mostrando praticamente nulla, ha una tensione e un pathos che si fa fatica a respirare. Kubrick, ma non lo scopro io, è un maestro. Sai che "scoppierà" tutto e quando lo farà sarà clamoroso ed assordante. Ma intanto la vicenda avanza, lenta e inesorabile. Ogni inquadratura, ogni ripresa che si snoda tra i corridoi di quel posto da brividi che è l'Overlook è un pezzo fondamentale. Nulla è stato fatto a caso. Tra visioni, giri nei corridoi, stanze maledette e faccende quotidiane. Jack è una maschera e con questa interpretazione si erge nel gotha dei migliori attori di tutti i tempi, ma vogliamo parlare di quel fascio di nervi della Duvall? Occhi di fuori, tremori, paura del "mostro" che si manifesta. Spesso non viene citata ma fa veramente scopa con quel mostro di Nicholson. Capolavoro.

    Bel pezzo Quinto Moro, bravo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gracias.
      E vedo che siamo sempre in più a dire che media differenti non andrebbero paragonati.
      Il libro mi era piaciuto più di quanto mi aspettassi, e per motivi diversi dal film (ovviamente).
      La prova della Duvall migliora col tempo, perché è molto sopra le righe in certi momenti. La scena in cui disturba Jack che scrive e deve subire la sua sfuriata è uno dei suoi momenti migliori, insieme al post-intrappolamento nella dispensa.

      Elimina
  9. Capolavorone! (ma Kubrick è uno dei pochi per cui userei la parola Genio)
    Rivisto al cinema pochi Halloween fa, mi colpì il sonoro pazzesco: il clack clack del triciclo di Danny sul parquet dell'Overlook mette inquietudine abbestia (in una scena apparentemente serena: l'hotel è aperto e pieno di gente...) Quello, e la scansione temporale coi titoloni che Shaymalan ha 'preso in prestito' per The visit...
    Vabbè, poi c'è il buon Jack in overacting totale (colloquio di assunzione, inarca un sopracciglio, lancia uno sguardo da folle, esclama 'Non si preoccupi signore, sono perfettamente equilibrato" e te sei li che ti chiedi chi m**a cura la selezione del personale all'Overlook!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho visto selezioni del personale anche peggiori, quindi posso crederci ;-) Kubrick curava così tanto ogni dettaglio dei suoi film, da aver fatto scuola in tutti i reparti, il lavoro duro e l'attenzione ripagano sempre. Cheers!

      Elimina
  10. PS se vi capita c'è un documentario delizioso intitolato 'S is for Stanley': una lunga intervista a un signore italiano, emigrato in UK, che fu per anni autista e tuttofare del regista... Uno che può vantarsi di avere nel salotto di casa i tappeti dell'Overlook, perché 'erano praticamente nuovi' :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quello è molto bello, era piaciuto un sacco anche a me, diciamo che dopo anni passati a far passare Kubrick per un pazzo, quello seriva a capire che era solo molto ma molto ossessivo con le sue cose ;-) Cheers

      Elimina
  11. Qui colpisci al cuore Bro...Shining è nella mia top 5 cinematografica da sempre...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ed è nella mia top 1 :-D

      No dai, top 3, in buona compagnia di Apocalypse Now e Scarface. Ma il bello è che Shining ha scalato la mia classifica mentale anno dopo anno.
      Spero che Doctor Sleep non deluda, non potrà essere all'altezza di Shining, ma non è neanche obbligato ad esserlo.

      Elimina
  12. La donna della doccia, il tipo vestito da orso O-O, le gemelline ... mamma mia! Atmosfera a mille!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso fosse un cane sai? Però ci siamo capiti... Brrr ;-) Cheers

      Elimina
    2. Aha, ok. Una delle scene più inquietanti! XD

      Elimina
    3. Il bello che nel libro ha tutta una (lunga) spiegazione, Kubrick ha segato via tutto, lasciano la parte più inquietante. Cheers!

      Elimina
  13. Grande post , grande tempismo...stavo per chiedere quando sarebbe arrivato il tempo di un post su quello che per me è IL film horror, per quanto abbia stima infinita per molti altri registi/film. Quando ho visto per la prima volta Shining si è aperto un mondo e allora ho continuato con Kubrick. Tutti i film del regista, specie da 2001 in poi, hanno un pò quel che di "freddo" che gli si rinfaccia ma è questo il suo bello. Shining è bello ed emoziona perchè propone le sue immagini e personaggi inquietanti in modo quasi asettico, non giudica mai veramente quello che succede. Il romanzo non è male ma resto legatissimo al film...E con i precedenti di Doctor Sleep libro, per me terribile, non mi aspetto molto. Come da Terminator: Dark Fate ma questa è un'altra storia. P.S Grande l'omaggio in gif ad uno dei più bei making of in assoluto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come ho spiegato nel commento, non sono un lettore kinghiano, ma leggendo Shining e Doctor Sleep uno di seguito all'altro mi sono trovato davanti ad un abisso.
      La ragione per cui Doc Sleep mi incuriosisca è proprio il fatto che il libro mi abbia abbastanza deluso, e il film impegnandosi a omaggiare Kubrick possa in qualche modo puntare almeno sulla nostalgia. Che di solito è un'operazione che detesto, ma qui sono disposto a soprassedere.

      Il "making of" di Vivian Kubrick è una piccola perla, non è una roba promozionale fatta per i contenuti speciali home video, come si fa oggi. C'erano istanti di vera cronaca, brevi ma molto significativi, su com'è nato il film e alcuni istanti iconici.

      Elimina
  14. Grazie per il post. Amo così tanto questo film che non so nemmeno più che cosa dirne quando ne parlo. É nella mia top 0, perché il top 1 potrebbe, prima o poi, essere superato da qualcuno. Lo zero no

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi che a gradimenti, è un filmetto che più o meno piace dai ;-) Cheers

      Elimina
  15. Appassionata recensione. Mi sento di sottolineare la grandezza di Room 237, film che ho fatto vedere a più persone, perché trovo che sia una delle cose più divertenti degli ultimi anni. Da crampi nella pancia.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quinto Moro lo ha descritto alla grande, l'ho visto a puntate perché è nel catalogo di Sky, non ci potevo credere fosse vero ;-) Cheers

      Elimina
    2. "Room 237" è l'equivalente di una lezione di cinema diretta da Roberto Giacobbo. Mancava solo il Santo Graal e il campionario delle teorie era completo.
      Mi ha fatto pensare a molti aspetti del film, molti dei quali avevo già notato e interpretato, e certe robe che hanno detto in quel documentario mi hanno lasciato basito, perché erano pure seri mentre le dicevano.

      Elimina
  16. Il libro non l'ho mai letto. Il film mi era piaciuto molto e non avevo mai notato il particolare della fotografia molto luminosa che, forse ironicamente, Quinto Moro dice che dovrebbe rappresentare lo Shining del titolo. In effetti anche le scene notturne nel labirinto sono chiarissime. Sarà proprio così? Tuttavia la traduzione italiana "luminanza" mi ha sempre lasciato un po' perplesso a causa del termine decisamente fuori dal linguaggio comune. Mi fa un po'l'effetto del "petaloso" di qualche anno fa ecco...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "Luccicanza", ma la mia era una battuta che giocava sul fatto che un horror senza buio fosse anomalo.

      Elimina
    2. Azz è vero, luccicanza che è ancora più desueto. Lapsus mio.
      Comunque è vero che la fotografia è molto luminosa

      Elimina
    3. MI sono rivisto un pezzetto di film ieri, e non riuscivo a pensare ad altro che all'idea della "Luccicanza" come fonte della fotografia del film, alla faccia dei registi che usano il buio per coprire le magagne ;-) Cheers

      Elimina
  17. Arrivo tardi ma giusto in tempo per fare i complimenti a Quinto Moro ^_^
    Il film l'ho visto nel mio momento di massimo amore per King e mi ha lasciato totalmente indifferente, se non addirittura annoiato. Dimenticato velocemente, ho invece molto apprezzato il romanzo, anche se non lo metterei fra quelli di Zio Stephen che ho amato di più.
    Sono contento che esista il film solo perché ha dato vita ad uno dei migliori episodi dei Simpson di sempre :-P

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche secondo me il libro non è tra i migliori di King, ad esempio "Misery" è cento volte meglio, ma tutti ricordano prima "Shining" di quello. L'episodio dei Simpson è genio pure, vale più dell'Oscar mai vinto da Kubrick ;-) Cheers

      Elimina
  18. Ottimo post! Certo che la gente a volte a una fantasia veramente assurda.

    Per quanto riguarda il film personalmente l'ho sempre trovato più interessante del romanzo da cui è tratto. La figura di Jack è sicuramente più inquietante nel film.

    Kubrick poi è sempre stato attento ad ogni singolo dettaglio, se non ricordo male la scena dell'accetta è ripresa da un vecchio film muto (se non ricordo male svedese).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi pare di ricordare qualcosa del genere, ma così su due piedi non ricordo il titolo. Anche io penso che il film faccia ben più paura. Cheers!

      Elimina
    2. "Il carretto fantasma" mi pare.

      Elimina
    3. Bravo! Proprio quello esatto ;-) Cheers

      Elimina
  19. Io avevo sentito un altra storia sui tagli : il film non andò benissimo ai botteghi USA, e Kubrick, temendo un flop da noi , decise di alleggerire la versione europea di 25 minuti .
    Per il resto, i cambi del film al romanzo credo siano fatti anche in base alla teconologia effettistica dell'epoca : Kubrick amava la perfezione, e se gli effetti non erano perfetti, non li faceva.
    Infatti Shinig ha zero effetti speciali, e per questo è invecchiato benissimo.
    Io però, dopo aver saputo che per uscire da un labirinto ( non importa quanto complesso) basta seguire sempre la stessa parete, non riesco più ad accettare le storie dove uno ci si perde dentro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il perfezionismo di Kubrick era cosa nota, io sapevo che quella versione non gli piaceva, che poi è un po’ il motivo per cui si, “Eyes Wide Shut” ha avuto la sua approvazione per il montaggio che abbiamo visto, ma era accaduto anche per “Shining”. Cheers!

      Elimina
    2. Beh, riguardo al labirinto, vallo a spiegare a uno matto come un cavallo che rincorre un bambino brandendo un'ascia...

      Elimina
  20. Ma poi la frase del cuore ne barattolo, non era di Bloch ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quinto Moro che cita Bloch "doppiato" da King ;-) Cheers

      Elimina
    2. Bellissimo film. Lo adoro ed è stato il mio primo incontro con l'horror(Non che ne abbia visti tanti,avendo 14 anni). Ci credete che mio padre ha preferito la prova di Danny Lloyd a quella di Giacomo di Nicola?

      Elimina
    3. Cuore di papà, si è lasciato intenerire dal piccolo del film ;-) Cheers

      Elimina
    4. Ahah però Lloyd era davvero bravissimo peccato che abbia smesso subito

      Elimina
    5. Si, ma dopo Kubrick, posso anche capirlo ;-) Cheers

      Elimina
  21. Per imparare ancora qualcosina su questo film c'è pure il Cerbero:
    https://www.youtube.com/watch?v=0_5FIE_Z6CE&ab_channel=CerberoPodcast
    L'iconica scena della porta buttata giù con l'accetta Kubrick l'ha rubata da un film del 1921! Non si finsice mai di scoprire...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che fosse una citazione lo sapevo, appena avrò un po' di tempo lo guarderò grazie ;-) Cheers

      Elimina