Tutti dovrebbero voler ben a
Larry Fessenden, qui alla Bara Volante il vecchio Larry gode di
totale stima. Attore
un po’ ovunque,
per il suo pupillo
Ti West, ma anche
per Scorsese, Jim Jarmusch oppure in “Cabin Fever 2” (2009) dove era fenomenale.
Sceneggiatore, produttore, montatore, uno dei primi a parlare di
surriscaldamento globale quando Greta Thunberg
andava ancora all’asilo, ma soprattutto regista, sempre nella zona delle
operazioni in parecchi horror indipendenti.
Se uno così decide di regalarci la sua versione di Frankenstein
io mi fido, anche se la creatura del celebre dottore (e di Mary Shelley) è tra
i classici più svalutati, esce una nuova versione di Franky, non lo so, ogni sei
mesi? Ultimamente ci hanno provato anche
Max Landis, ed un’altra vecchia volpe dell’horror come
Bernard Rose, con risultati che forse sarebbe meglio dimenticare.
L’idea di un Frankenstein tutto suo, gironzolava nel testone
di quel matto di Larry da diverso tempo, forse già da “No Telling” (1991, anche
noto come “La sindrome di Frankenstein”) un piccolo film con un grosso
messaggio contro la vivisezione. Si perché i film di Fessenden sono tutti così,
possono essere microscopici come
Beneath
– sua ultima fatica risalente a ormai sei anni fa – ma hanno sempre qualcosa da
dire, anche “Depraved” risponde perfettamente alle caratteristiche.
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"Fermi, fermi così fermi... Si. Può. Fare!" |
Realizzare una versione moderna del classico di Mary Shelley,
con un budget con cui altri di solito pagano il catering, girando l’intero
film in 24 giorni a Brooklyn (storia vera), non è certo un’impresa per tutti,
il rischio di scadere subito nel ridicolo specialmente nella resa visiva della
creatura, è dietro l’angolo, ma il vecchio Larry è uscito a testa alta anche da
questa sfida.
Ad aprire il film ci pensano Alex (Owen Campbell) e la sua
ragazza Lucy (Chloë Levine) alle prese con una mezza litigata quasi risolta,
almeno finché un tizio misterioso per strada, accoltella il ragazzo a morte,
pronti via, un inizio tranquillo insomma.
Il risveglio sarà dei peggiori, all’interno di un nuovo
corpo ripieno di cicatrici e parti non sue (infatti ad interpretarlo è un
bravissimo Alex Breaux) la creatura si risveglia caracollante e incontra Henry
(David Call) novello dottor Victor Frankenstein che lo ha riportato in vita, in
quello che sembra essere il suo appartamento adibito a laboratorio.
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Quando chiedi che ti diano una mano, e quelli te ne danno una nuova attaccata al braccio. |
Larry Fessenden gioca a carte scoperte, mettendo in chiaro
tutti i riferimenti fin dall’inizio, è lo stesso Henry a definire una scelta
banale il nome appioppato alla creatura, Adam. Ma la direzione del film è molto
chiara, Fessenden scrive dei personaggi sfaccettati che saranno anche ricalcati
suoi corrispettivi nel libro di Mary Shelley, ma risultano tutti credibili e
ben motivati, ed essendo anche un attore oltre che un regista, dal suo cast di
semi sconosciuti tira fuori ottime prove.
Henry è un medico di guerra con un disturbo post traumatico
alla base della sua ossessione di sconfiggere la morte, ad ogni costo se
necessario. David Call è molto bravo a rappresentarlo in bilico tra
responsabilità e traumi passati, senza mai scadere nella macchietta dello scienziato
pazzo. Allo stesso modo Polidori è un personaggio più profondo rispetto a
quanto il suo ruolo di finanziatore dell’operazione lascerebbe intendere, Joshua
Leonard (quello dell’originale “The Blair Witch Project” visto di recente in
Unsane) è perfetto nel giostrarsi nell’arco
narrativo di un personaggio che inizia comunque come un personaggio a suo modo
positivo, lo “zio” figo che porta il suo particolarissimo nipotino fuori a far
serata, sperimentando alcolici negli strip club della città, per finire a
paragonarsi lui stesso ad Igor, l’assistente di Frankenstein.
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“Io credevo che si pronunciasse Eye Gor” |
Quante incarnazioni ha avuto il vecchio Franky solo al
cinema? Incalcolabili, James Whale ha definito per sempre l’iconografia del
personaggio nel suo capolavoro del 1931, Kenneth Branagh nel 1994 lo ha reso
barocco e roccocò come il suo super ego gli imponeva, ma se ignoriamo
volutamente porcheria come “I, Frankenstein” (2014), persino
Scuola di mostri sapeva bene che la
creatura del Dottore è una figura tragica, in grado di attirarsi la compassione
del pubblico.
Larry Fessenden anche in questo non sbaglia un colpo, vediamo
letteralmente crescere Adam come se fosse un bambino davanti ai nostri occhi, ogni
giorno impara qualcosa di nuovo, e le strane lucette colorate che si accendono
sullo schermo sono il modo del regista di mostrarci le sinapsi di Adam che si riattivato, conquistando conoscenze e ricordi delle vite passate. Il punto di vista
personale e azzeccato di Fessenden è quello di raccontarci il suo dottore come
un padre recalcitrante, che si trova papà di uno che da vivo, avrebbe più o
meno la sua stessa età.
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“Adesso papà ti ricuce, così puoi tornare a giocare” |
Questo permette a Fessenden di mettere su un bel discorso
relativo al creatore e alla sua “opera”, in questo senso Polidori diventa quasi
il “produttore” che porta Adam a scoprire la bella vita, ma anche l’arte al
museo, dove in un tripudio di lucette e sinapsi che ripartono, proprio lui parlando
della razza umana, ci regala la frase che da il titolo al film. D’altra parte è
sensato no? Se molti registi una volta raggiunta la fama, decidono di lanciarsi
nella loro versione di Pinocchio, uno nato e cresciuto nell’Horror non può che
scegliere di portar in scena Frankenstein, una sorta di Pinocchio horror.
Adam poi funziona alla perfezione, il trucco sul volto e sul
corpo di Alex Breaux è ben fatto e non così esagerato da farlo sembrare (troppo)
grottesco, ma soprattutto cambia e attraverso capelli che ricrescono e cicatrici
che diventano progressivamente meno evidenti (per quanto possibile) anche il
passaggio del tempo sul personaggio viene reso piuttosto bene. Al resto ci pensa
Alex Breaux con una prova davvero azzeccata, che funziona anche nei passaggi più
a rischio risate involontarie.
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“Niente borchie di metallo sul collo e testa piatta, è già un passo avanti” |
Larry Fessenden è molto bravo a gestire tutti i registri,
nel primo atto del film ci fa affezionare a tutti i personaggi partendo proprio
da Adam, dopodiché come in una versione ridotta – ma non per questo meno
rivoluzionaria – dei turbamenti adolescenziali del suo protagonista diversamente vivo, ci conduce per mano attraverso
tutte le fasi della vita della sua creatura con un mestiere e un talento
notevole, l’uso della frase «gravity is my friend», pronunciata con identica
cadenza da Breaux in due momenti diversi del film, ci fa capire quanto sia cresciuto questo
strambo bimbo, a cui in 114 minuti ci siamo anche un po’ affezionati.
Alcuni passaggi di questo piccolo film poi sono la prova del
talento di Fessenden, la sortita al bar di Adam porta nella pancia gli echi dei
vecchi incontri tra la creatura di Frankenstein e qualche personaggio innocente,
provenienti dalle vecchie incarnazioni del personaggio al cinema, ma anche declinate con
una comicità perfettamente riuscita, difficile da ottenere se il tuo
protagonista è un cadavere rianimato che incontra al bar una bionda di nome Shelley (Addison
Timlin e no, il nome del personaggio non è stato scelto a caso).
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“Non sei minorenne vero?”, “E tu non sei morto… vero?” |
Gli scarti tra un momento comico e uno drammatico poi, sono
quelli che ti aspetteresti da un adolescente problematico come potrebbe essere
Adam, ma il bello del film è vedere come con un budget infinitesimale Fessenden
abbia portato la storia che tutti conosciamo, da un vecchio castello gotico alla
realtà delle Start-up, con Polidori a ricoprire il ruolo del diabolico
produttore.
Il fatto che questo film fosse forse il più desiderato di
sempre da Fessenden, lo si vede dall’aderenza all’iconografia, in “Depraved”
ritroverete tutti i fiumi ghiacciati, gli incendi e gli scontri che hanno reso
popolarissimo il romanzo di Mary Shelley, però adattati in chiave moderna, ma anche
un discorso sul creatore e la sua opera che per uno che bazzica il cinema da
tanto tempo, non può essere indifferente.
Insomma nemmeno questa volta Larry Fessenden delude, il
risultato finale è talmente sentito, coerente e riuscito nel suo farti
affezionare ad Adam, da funzionare proprio bene, anche se la storia è ultra
nota e anche piuttosto svalutata. Forse ci voleva uno come lui, abituato ad
occuparsi di ogni parte della produzione di un film, per dare beh, nuova vita alla
creatura di Frankenstein.
Vediamo se ora riesco a farmi riconoscere dalla Bara, che ho una crisi di identità :-D
RispondiEliminaSaper dire qualcosa di nuovo (o che sembri tale) è un grande pregio, quindi sicuramente regalo al film un pollice in su sulla fiducia ^_^
Eccoti, direi che ci sei ormai, hai abbattuto le fastidiose difese di Blogger ;-)
EliminaIl film è piccolissimo come quasi tutti quelli di Larry, però funziona riesce ad essere moderno, divertente e a tratti malinconico, un vecchio maestro dell’Horror che non sbaglia il colpo. Cheers!
Alice Cooper approva la citazione! 😄 E' uno che gode forte o no? (cit.)
RispondiEliminaLa tua capacitù di cogliere le citazioni attraversa tutti i media ;-) "noi non siamo degni, noi non siamo degni, siamo cacchette!" (cit.) Cheers!
EliminaNon saprò un po' troppe cose per essere solo un semplice roadie? 🤣😂
EliminaMai sottovalutare i roadie, lo dico sempre ;-) Cheers
EliminaGrande Dave, sei il miglior citazionista che conosca!! Purtroppo non trovo nulla di livello appropriato per inserirmi nel giogo giogo delle citazioni, quindi concludo con un "Ohh, for God's sake! He's got an arm off!" collegandomi anche all'immagine di sopra!!
EliminaIt's not hip-hop, it's Electro. Prick ;-) Tanto ormai abbiamo scollinato nell'altro post. Cheers
EliminaAhaha ciao Dan!! Ben ritrovato! 😃
EliminaComunque riguardo a Fessenden (che sembra il nome di un medicinale 😂😂) non ho visto nessuno dei suoi film, questo mi sembra un ottimo titolo per cominciare! Me lo hai venduto benissimo, Cassidy!
Sono qui anche per questo, ma il vecchio Larry non mi paga giuro, sono volontario ;-) Cheers
EliminaDi solito i film di Larry Fessenden si dimostrano sempre dei piccoli capolavori, vediamo se sarà così anche stavolta! :)
RispondiEliminaMettiti nei miei panni, un film con Larry Fessenden e Frankenstein insieme, come resistere? Per me è promosso anche questa volta il vecchio Larry, fammi sapere cosa ne pensi tu ;-) Cheers
EliminaInteressante. Non sono un fan di Fessenden visto che dei suoi film non credo di aver visto qualcosa (come attore invece l'ho visto parecchio in giro!). Però il fatto che abbia avuto qualcosa di nuovo o originale da dire su un tema stra-saturo come quello del mostro di Frankestein, beh... Una possibilità mi sento di concedergliela. Quando le idee vanno oltre la realizzazione, per quanto possibile, è giusto premiarle.
RispondiEliminaSi finisce per patteggiare davvero per questo personaggio che di banale ha solo il nome, è un film piccolino come tutti quelli di Fessenden, però si lascia guardare ;-) Cheers
EliminaA proposito di "parteggiare per questo personaggio": Joker a quando?
EliminaFacile, a quando riuscirò ad andare a vederlo, un affare meno semplice di quello che si potrebbe immaginare, in questi giorni non so se sto arrivando oppure se sto andando via. Cheers!
EliminaEcco un autore di cui non sapevo nulla.
RispondiEliminaE da quanto leggo, oltre ad essere un regista capace di tirar fuori il massimo col minimo, e' anche un artigiano tuttofare come Dio comanda.
Uno della vecchia scuola, quindi.
Mi piace. Da vedere alla prima occasione.
Decisamente vecchia scuola e decisamente meritevole, potresti iniziare da "Depraved" ma ti consiglio anche "The last winter", ancora quello che preferisci di Larry. Cheers!
EliminaSembra veramente interessantissimo, me lo segno assolutamente.
RispondiEliminaIl vecchio Larry merita, e questo è un buon modo per fare la sua conoscenza. Cheers!
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