giovedì 31 ottobre 2019

3 from Hell (2019): Troppo noiosi per l’inferno

Non avete idea di quanto io sia contento di aver quasi completamente smesso di fare uso di trailer, non sono caduto in tentazione nemmeno davanti a quello di “3 from Hell”, il ritorno dei famigerati reietti del Diavolo di Rob Zombie, che in queste settimane sono stati ospiti qui alla Bara.

Eppure un po’ di puzza di bruciato si sentiva anche da qui, il film è stato presentato al festival di Sitges, mentre negli Stati Uniti di Yankeelandia è già uscito sul mercato dell’home video. Qui da noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa, ciccia!

A tre anni dal suo ultimo sfizioso lavoro intitolato 31, e a ben quattordici dalla loro dipartita ultima sortita in The Devil's Rejects, Rob Zombie ha pensato di trasformare in trilogia le avventure dei Firefly, capisco perché l’abbia fatto, la volontà di continuare a produrre film tra amici, ad esempio è un ottimo spunto, ma al netto del risultato, era davvero necessario?

La foto di Natale Halloween, della famiglia Zombie.
Badate bene, “3 from Hell” non è affatto un brutto film (per almeno due atti tiene botta) ma non aggiunge poi molto all’iconografia di Baby Firefly (Sheri Moon Zombie), Otis Driftwood (Bill Moseley) e al Captain Spaulding (il compianto Sid Haig). Inoltre è un film che si gioca un paio di trucchetti da poco, un po’ per far fronte ad alcune difficoltà maggiori, ma anche un po’ per pigrizia bisogna dirlo. Nel dubbio da qui in poi SPOILER!

Senza aver visto il trailer, sulla base del bellissimo finale del film precedente, e del titolo di questo seguito, mi ero fatto tutto un film nella testa, per cui i tre reietti del Diavolo – in quanto tali – non avrebbero passato molto tempo con il satanasso laggiù, andiamo sono o non sono reietti? Pensavo ad una svolta esoterica, se non proprio satanica (argomento che al nostro Robertino Non Morto piace sempre molto) per i tre protagonisti invece niente, anche questa volta la mia versione immaginaria del film era ben più complicata della soluzione scelta da Zombie: avete presente i tre protagonisti morti alla fine del film precedente? Ecco, non erano morti.

Un’immagine presa da “3 from Hell”, la versione che mi ero fatto io nella mia testa (malata).
Togliendo già parecchia poesia a quel finale, ma aprendo scenari interessanti, Rob Zombie ci racconta con una tecnica da falso documentario datato 1978, di come Baby, Otis e il Capitano siano sopravvissuti a una serie di sforacchiamenti di pallottole, finendo prima in rianimazione e poi in carcere. Forse la mia versione che li immaginava demoni in fuga dall’inferno era un po’ meno pigra, voi che dite?

Bisogna dire che anche la sfortuna non ha aiutato il nostro Rob Zombie, il peggioramento delle condizioni di Sid Haig ha costretto il regista a modificare la storia, giusto in tempo per dedicare al vecchio Sid un ultimo monologo da recitate nella scena della prigione, dove con quel suo notevole faccione da pazzo, il Capitano Spaulding viene condannato alla pena di morte.

Tanto vale andarsene con una risata (ciao Sid, ci vediamo nei film!)
Roberto Non Morto si guarda bene dal prendere una posizione in merito alla pena capitale - non credo che nemmeno gli interessi - però nei primi minuti di film si gioca una carta mica male, i tre reietti del Diavolo diventano oggetto di culto, che siano giovani donne attratte da Otis, maschietti calamitati dalle mossettine sexy di Baby, oppure semplici contestatori, al grido di «Free the Three!», i nostri “3 from Hell” diventano delle icone, un po’ come accaduto a Charles Manson tanto per capirci.

Un tema sfizioso che però Rob Zombie abbandona molto presto, Baby dichiarata fuori di melone (perché gli altri come sono? Sani?) finisce dritta al manicomio, mentre Otis ai lavori forzati, almeno fino al 2 ottobre del 1988, dove fugge in diretta tv, vendicandosi di una vecchia conoscenza (Danny Trejo che riprende il suo ruolo nel film precedente per ben… due secondi!) e introducendone un’altra. Si perché ad aiutarlo ad evadere ci pensa Winslow Foxworth "Foxy" Coltrane, anche noto come Midnight wolfman, interpretato da quella faccia da matto col botto di Richard Brake. Non avete mai sentito parlare del fratellastro dei Firefly? No sul serio, il film è iniziato da dieci minuti e Zombie si è già giocato due trucchi da prestigiatore, nemmeno uno di quelli bravi.

Eppure io li ricordavo un po' diversi gli ZZ Top.
Ora, io capisco perfettamente che Richard Brake sia un sostituto chiamato a colmare l’assenza di Sid Haig, mi piace il cinema di Terry Gilliam, nessuno più di me apprezza un regista che fa fronte alla sfiga senza abbandonare la sua opera. Inoltre Brake era fenomenale in 31, bucava letteralmente lo schermo con quella sua faccia da Tom Petty in versione assassino seriale, peccato che il suo personaggio non abbia uno straccio di caratterizzazione, si ritrova in fuga con i nostri protagonisti perché è loro parente (e di conseguenza anche lui un pazzo criminale), ma il film non fa davvero nulla per farci affezionare a Wolfy, il che è un gran peccato, visto che Zombie era riuscito a fare un lavoro incredibile da questo punto di vista in The Devil's Rejects.

Tocca quindi riportare in scena anche Baby, bisogna dire che in un film che dura 111 minuti, un’enorme porzione di minutaggio Zombie la dedica a sua moglie Sheri Moon, il che potrebbe essere un bene oppure un male, in base alla vostra percezione della bionda moglie del regista.

Ve lo dico subito così depenniamo dalla lista delle cose da fare questo punto: niente inquadratura “a posteriori” sulle parti migliori di Sheri, gli anni passano per tutti, fatevene una ragione. In compenso la sua Baby sfoggia un’infinità di tatuaggi da galeotta, e tra vocine, sguardi da matta, ammiccanti ed esplosioni di violenza, Sheri Moon dopo 31, si conferma a tutti gli effetti la zia di Harley Quinn, soprattutto quando entra in scena sulle note di “The wild one” di Suzi Quatro.

Bella maglietta Baby (non ci sto provando, si chiama Baby che ci posso fare?)
Il sistema per far evadere dal manicomio Baby, come descriverlo? Avete presenti i piani usati dal coyote per catturare Beep-Beep? Molto più solidi della sceneggiatura prevista da Rob Zombie. L’idea sarebbe quella di coinvolgere l’avvocato baffuto interpretato da Jeff Daniel Phillips, di fatto la trovata è talmente surreale che è meglio non pensarci.

Per fortuna il secondo atto di “3 from Hell”, anche se più di una volta ti fa venire voglia di guardare l’orologio, ancora qualche carta sa come giocarsela. Mentre si guarda questa porzione di pellicola, è abbastanza inevitabile trovarsi a pensare: «Esattamente, cosa sta cercando di raccontarmi Zombie con questo film?». Forse proprio nulla, ma l'omaggio, e il suo modo di giocare con i generi cinematografici, se non altro tiene in piedi questa porzione di pellicola.

Otis e il nuovo arrivato Midnight Wolfman, tengono in ostaggio e torturano i loro carcerieri trasformando la loro cena tra amici in un incubo, in cui si trova incastrato anche un clown di passaggio. Perché un clown dovrebbe presentarsi truccato a casa di alcuni professionisti adulti e maturi? Non si sa, però sotto il trucco è impossibile non riconoscere un mito come Clint Howard (fratello proletario di Ron), quindi non mi pongo domande e mi dichiaro felice lo stesso.

"Dovremmo avere dei fucili per cose di questo tipo", "Ma noi abbiamo dei fucili”
La cattiveria dei “3 dall’inferno” tiene banco, e Rob Zombie con un montaggio alternato passa agile dalla sua versione psicotica di “Indovina chi viene a cena?” (1967) ad un omaggio ai film carcerati, anzi alle WIP (Women in Prison) con la mitica Dee Wallace ad interpretare la viscida secondina Greta (nome di sicuro non scelto a caso), e Sheri Moon Zombie nella parte della carcerata ribelle e con l’omicidio facile. Niente di particolarmente originale ma che comunque regge, anche se il film pare girare a vuoto.

Che poi, per uno che ha diretto Werewolf Women of the SS, mi sembra anche coerente.
Dove la coperta di Rob Zombie comincia a diventare davvero corta è nel terzo atto, la fuga dei tre cattivoni dall’inferno prosegue come da copione, anche perché se i film ci hanno insegnato qualcosa, é che se qualcuno sta scappando dall'autorità, dove andrà? Facile, sulle note di “Ride the wind” di James Gang, si va tutti in Messico!

Qui il nostro Roberto Non Morto ammonticchia tutte insieme una serie di robe fighissime: locali truccati per festeggiare los dias de los muertos (ufficiale: Zombie ha visto Coco e voleva dire la sua sull’argomento), Sheri Moon che fa amicizia con un nano e poi si mette a ballare sulle note di “In a gadda da vida” degli Iron Butterfly (che come il nero, sta bene con tutto), Otis e Wolfy che si intrattengono con alcune nudissime Señorita locali, scolandosi tequila e decantando le lodi di vecchi classici come “Il gobbo di Notre Dame” (1923) con Lon Chaney. Ma anche una gara di lancio del coltello, copricapi indiani, arco e frecce e tipo il cugino di Danny Trejo (con foto di “Machete” sul muro, nemmeno fosse zia Antonietta con il calendario di frate Indovino) deciso a vendicarsi.

Sheri pensaci tu, prima che la Disney rifaccia in “live action” anche “Pocahontas”.
Quando nel mucchio (selvaggio) si uniscono anche una banda di pericolosi assassini messicani, con maschere da luchador sul volto (una citazione di Rob Zombie al suo film d’animazione, il mattissimo “The Haunted World of El Superbeasto” del 2009) l’unica domanda che mi sono sentito di pormi è stata questa: perché con tutta questa bella robina, mi sto annoiando lo stesso?

No sul serio, dovrebbe esserci una legge per impedire di annoiarsi quando dei luchador sono coinvolti!
Lo scontro finale è ancora una volta Rob Zombie che guarda al cinema di Sam Peckinpah, però con decisamente meno brio, anzi lo scontro finale se devo dirla proprio tutta, mi è sembrato strizzasse un po’ l’occhio all’ultima scena di Ricercati: ufficialmente morti, però con tipo cento volte meno figaggine e voglia di vivere nel cuore.

La scena finale, con delle fiamme in primo piano che fanno quasi tenerezza, e i “3 Infernali” che se ne vanno sulle note del solito Terry Reid (“Faith to arise”), in teoria dovrebbe essere un'epica camminata verso il tramonto, in realtà è un'uscita di scena piuttosto misera da un terzo atto (se non da un intero film) con poche idee, che rispetto al capitolo precedente non aggiunge davvero nulla e risulta anche abbastanza noioso.

"Saranno pronte le costiciole?", "Ma non so, nel dubbio butta sul fuoco altra salciccia"
Capisco e apprezzo la volontà di continuare a portare avanti il proprio cinema, quasi come se si stesse lavorando tra amici, ma più che una bella rimpatriata con omaggio a Sid Haig, sarebbe stato necessario avere anche qualcosa da raccontare, quello purtroppo qui manca quasi completamente.

10 commenti:

  1. Basta, devo assolutamente seguire il tuo consiglio e farmi la trilogia di Firefly: ci ho messo vent'anni a decidermi a vedere la serie TV omonima, adorandola, farò lo stesso con i film di Zombie :-P

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    1. Firefly è un nome che porta bene. Cioè non porta bene, considerando cosa è successo alla serie e ai protagonisti, però diciamo che fa bene al cuore di noi appassionati, quello sì ;-) Cheers

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  2. Urca che botta! Peccato veramente... Ovviamente non l'ho ancora visto, lo farò (per completezza) quando lo beccherò decente da qualche parte.
    Peccato perché dopo un primo, promettente, capitolo e dopo un seguito molto ben fatto, qua mi pare di capire che siamo dalle parti della "putt@nata" fatta solo per tirare a campare. Idee confuse, mal-reciclate e pure fuori tempo massimo. La non uscita in sala da noi mi pare comprensibile a sto punto.

    P.S.: Teodosic ha già rotto le palle! Incomprensibile come sia da voi a giocare la coppetta al posto di essere in un top team di Eurolega...

    P.P.S.: hai mai tratto il video di "Thriller" di Michael Jackson? Ce ne sarebbero di cose da dire su quel capolavoro di Landis...

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    1. No, in realtà non è così brutto, però davvero non aggiunge niente e cade a pezzi nell'ultimo atto, occasione mancata, ma forse era l'occasione per fermarsi al secondo capitolo. Era stato anche in NBA, ma il suo posto sembra questo. Il video di "Thriller" verrà trattato al momento opportuno, ho sempre nella testa una rubrica su Landis. Cheers!

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  3. Fermo restando che gia' i primi due sarebbero stati piu' che sufficienti, anche per l'aficionado piu' sfegatato.
    Non so. L'escamotage iniziale lo trovo assurdo, e nemmeno tanto originale visto che e' gia' stato impiegato da altri. E con risultati migliori, aggiungo.
    Io pensavo a una sorta di "Natural Born Killers" in salsa hprror, coi tre che con la complicita' dei media e della rete diventavano super - star.
    E che magari potevano rimanere pure morti, gia che c'erano.
    Giusto per rimanere in tema di Joker...Zombie avrebbe potuto giocarsi la carta di un terzetto di imitatori, o di yn sacco di gente che prendeva a scatenare sanguinosi disordini.
    Invece qui, efferatezze e omaggi al povero Sid Haig a parte...rimane ben poco. Solo un film che funziona a meta'.
    Peccato.

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    1. Impiegato anche male per altro. Anche io speravo in un "Natural Born Killers" Horror, ma qui è giusto l'occasione per salutar Sid Haig. Cheers!

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  4. Completamente d'accordo, un film deludente. Si spera che con un eventuale sequel, Robbie bello si rifaccia :)

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    1. Io ci spero in un altro capitolo, Richard Brake va utilizzato meglio di così. Ho visto che ne hai scritto anche tu, appena ho un minuto passerò a leggerti. Cheers!

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