venerdì 13 settembre 2019

Venerdì 13 parte VIII - Incubo a Manhattan (1989): Tipo Titanic, ma con più morti

Quanto tempo è passato dall’ultima volta che un venerdì 13 si è manifestato sul calendario? Tanto tempo, ma per fortuna ora ho un’altra occasione per portare avanti l’insana tradizione della Bara Volante, un film della saga di venerdì 13 ogni venerdì 13! Non siete scaramantici vero?

L’ottavo capitolo della saga, uscito trent’anni fa è uno di quelli a cui sono più legato, perché è stato in assoluto il primo film di “Venerdì 13” che io abbia mai visto nella mia vita, avrò avuto boh nove o dieci anni, sono sicuro fosse stato registrato su vhs da mio cugino, durante una replica televisiva della notte prima, sospetto qualche Notte Horror, anzi diciamo che grazie a Lucius sono sicuro.

[Cassidy inspira] “Friday the 13th Part VIII: Jason Takes Manhattan” [Cassidy espira] non è certo uno dei capitoli più brillanti della saga (questo si chiama: eufemismo), ma è uno di quelli che da più enfasi alla maschera di Jason, parte della sua iconografia, quindi per assurdo è un buon modo per fare la conoscenza dell’assassino di Crystal Lake, o per lo meno mi rendo conto che per me lo è stato (questo si chiama: guardare il bicchiere mezzo pieno).

Un po’ come guardarsi in uno specchio, vero Giasone?
Nel tentativo di rilanciare la saga, la Paramount detentrice dei diritti di sfruttamento del personaggio, penso di affidarsi a qualcuno entusiasta, un regista pronto a fare il salto passando al grande schermo, tanti hanno iniziato con un horror in carriera, tanti altri hanno anche finito lì. Rob Hedden appartiene alla seconda categoria.

Peccato, perché tra i motivi di affetto che ho per questa pellicola, anche il suo regista rientra nella conta, Rob Hedden ha esordito in carriera dirigendo “What Is Brazil?” una sorta di brevissimo documentario in cui a turno, attori, cast e anche il suo regista Terry Gilliam, provano a dare una definizione di quello che è uno dei miei film del cuore, oltre che un capolavoro. Lo si trova come contenuti special e in quasi ogni edizione in DVD di Brazil, ed è la prima regia di Hedden insieme a tante altre cosette per la tv, che poi è dove è finito a lavorare dopo la sua esperienza con questo horror. Per certi versi potremmo contare anche lui tra le vittime di Jason Voorhees.

Braziiiiiil, ch ch ch - ah ah ah (vi assicuro che nella mia testa non suona nemmeno malaccio)
Rob Hedden aveva un’idea chiara, portare Giasone lontano dal suo laghetto, i boschi e i campeggi dove scannare i soliti adolescenti, seguendo la strada indicata da Frank Sinatra, se puoi farcela a New York, puoi farcela ovunque, quindi è il momento per Jason di conquistare la Grande Mela!

Gireremo scene ovunque, al Madison Square Garden, sul ponte di Brooklyn, sarà qualcosa di grandi… Rob si sente battere due dita sulla spalla, sono i produttori della Paramount che gli fanno segno di calare le arie. Anche meno ragazzo, va bene la tua idea di girare una specie di Alien su una nave da crociera con Jason al posto di uno Xenomorfo, è una roba che si può fare per un costo ragionevole, ma per New York, fatti bastare una scena a Time Square, vai così che vai bene (storia vera).

Ecco perché la trama di “Venerdì 13 parte VIII - Incubo a Manhattan” è veramente risicata, la classe dell’odioso professor Charles McCulloch (Peter Mark Richman) sta per diplomarsi proprio il giorno 13 (che culo!) come premio l’uomo affitterà una nave da crociera per portarli tutti a New York – il che vuol dire che Crystal Lake ha degli sbocchi sull’oceano Atlantico! – compresa sua nipote Rennie Wickham (la cotonatissima Jensen Daggett), ragazza tormentata che ha intravisto Jason da giovane e da allora è turbata dall’acqua. Per dare un minino di spessore alla protagonista, Rob Hedden anche autore della sceneggiatura, introduce una sotto trama tanto sfiziosa quanto inutile.

Quello che nessuno vuole ricordare degli anni ’80: Le acconciature.
Una delle professoresse, Miss Colleen Van Deusen (Barbara Bingham) accompagnando la ragazza e il suo cane Toby - tenetemi l’icona aperta su di lui, perché è il migliore - alla nave le regala una penna da scrittura antica, dicendole che anche Stephen King ne aveva una così. Ok tutto bello, citare zio Stevie è sempre un buon modo per ingraziarsi i fanatici di Horror, ma Renny fa la scrittrice? Che senso ha un regalo così? Nessuno, perché la passione per la scrittura della ragazza non trova spazio nel film e la penna verrà al massimo usata per accoltellare Jason ad un occhio, in un momento particolarmente concitato, forse utilizzato per citare il Joker.

«La penna è davvero più potente della spada?» (Cit.)
Eppure l’uomo pipistrello aleggia su questo film, durante i titoli di testa del film, nell’unica scena Newyorkese della pellicola, fa bella mostra di se il Bat-logo, dimostrazione della mastodontica campagna pubblicitaria messa su per pubblicizzare il film più grosso del 1989, Venerdì 13 parte VIII Batman di Tim Burton.

Freddy vs Jason? No! Batman vs Jason!
Ma prima di tutto bisogna far tornare nuovamente in vita Giasone nostro, quindi si inizia con la solita coppietta imballata di ormoni che sulla loro barchetta, solcano i sette mari Crystal lake mentre alla radio passa la notizia della città di New York che da il benvenuto agli studenti in visita per il loro diploma. Arrivano così pochi visitatori che bisogna annunciarlo via radio? Beh si, in fondo New York non è poi così grande dai.

Ma Jimmy e Suzi se ne fregano delle notizia alla radio perché sono impegnati ad amoreggiare a bordo, e quando dico che i primi minuti di un film ne determinano tutto l’andazzo, questa regola vale anche per “Venerdì 13 parte VIII”. Una saga che ha fatto la sua fortuna promettendo epidermide femminile a vista e squartamenti sanguinolenti, qui inizia con Susie che mostra cinque sedicesimi di chiappa sinistra mentre Jimmy la molla lì per andare a gettare l’àncora, che no, non è una metafora sessuale non proprio delicatissima, va proprio a gettare l’àncora in acqua e nel farlo centra un cavo elettrico sottomarino (in un lago!?) che regala la scarica di Volt necessari a far tornare in vita Jason.

Jason Voorhees da Crystal lake, risorto per farci pagare i nostri peccati (ho visto religioni iniziare per molto meno di così)
Siccome Jimmy è fenomeno (nomen omen) pensa bene di rientrare con addosso una maschera da Hockey per terrorizzare Suzi, il classico scherzo scemo che ti garantisce di andare in bianco in eterno. Ma il destino dei due è ben peggiore, Jasone risorto cammina sulle acque del lago di Tiberiade Crystal Lake, indossa la maschera da Hockey abbandonata da Jimmy e manda al creatore i due ragazzi. Però nel modo meno sanguinolento possibile, colpito alle budella Jimmy (in quanto fenomeno) sente l’esigenza di sporcare il vetro con la mano sporca di sangue e muore per ferite riportate non inquadrate. Insomma sono passati cinque minuti, Jason è risorto (Hallelujah!) scene di nudo non se ne sono viste e di sangue nemmeno l’ombra, poi chiedetevi perché questo è uno dei capitolo che ha incassato meno di tutta la saga, su cosa volevate puntare? Sulla vostra trama strutturata e sfaccettata?

Tirandosi su a braccia lungo la catena dell’àncora, Giasone sale a bordo della nave da crociera ben intenzionato a tritare anche gli altri compagni di scuola di Jimmy e Suzi, perché proprio loro non è dato sapersi? Una strana voglia di impedire attracchi alle navi chiudendo i porti? Un desiderio di imbarcarsi cargo battente bandiera liberiana? Chi lo sa, sta di fatto che al grido di "Con te partirò", Andrea Bocelli Voorhees s’imbarca. Il risultato è che in nave Jason riesce a fare più vittime dell’Iceberg che ha colpito il Titanic.

Jason, se mi liberi anche di Céline Dion mi faresti un favore.
Un viaggio che parte di venerdì 13 non è visto di buon occhio, infatti a bordo, il classico vecchio inquietante dei film Horror, quello che ti infima ti tornare a casa (e intanto spazza il ponte) dichiara: «Questo è un viaggio sfortunato». Si tratta del bidello e mozzo a tempo perso il signor Porta, di cognome, di nome invec si chiama Sfiga. Fate voi due più due.

Il piano di Rob Hedden è chiaro: Jason uccide adolescenti uno dopo l’altro, con una tensione palpabile, come in Alien, ma su una barca e con Giasone al posto di un alieno dal sangue acido. Solo che povera stella, Rob s’impegna ma il film ha un taglio dannatamente televisivo, e le entrare in scena di Giasone non fanno paura nemmeno per errore. Ogni volta che compare è illuminato troppo, tanto da notare quanto sia fatta di brutta gommaccia la sua “pelle” sotto la maschera da Hockey. Nei momenti in cui gli va meglio, il nostro Jason sembra un maniaco sessuale che spia le ragazzine nei parchi, in quelli peggiori uno che si è perso e sta cercando il modo di tornare sulla terra ferma.

In the navy / Yes, you can sail the seven seas / In the navy (Jason il quinto dei Village People)
Ma in un film che dura anche troppo per la sua trama (100 minuti), ci sono venti morti, due per incidente generico, diciotto piallati da Jason, il che vuol dire circa un morto ogni cinque minuti, una varietà di uccisioni notevole, che però non va di pari passo con la qualità.

La prima a lasciarci e la notevole JJ, una carina Rockettina che con la sua Ibanez rosa degna dei Mötley Crüe vuole girare il video musicale della sua canzone a bordo della nave, diretta da un aspirante cinematografaro in erba di nome Wayne, armato di telecamera e aria da Nerd. Voorhees uccide la ragazza colpendola con la sua stessa chitarra: Il Rock ‘n’ Roll non morirà mai… ma tu sì!

Hey hey, my my. Rock and roll can never die (cit.)
Tra i personaggi più coloriti su questa Love Death Boat, bisogna segnalare la biondina di cui non ricordo il nome (e non ho voglia di cercarlo, tanto non ne vale la pena) che tiene tutti i professori in pugno, e quindi sente di potersi permettere tutto, anche farsi allegramente strisce di coca come uno Yuppie di Wall Street dicendo: «Non sono mica così cretina da farmi beccare», nemmeno il tempo di finire la frase e Renny arriva chiedendo «Cosa state facendo? Vi state drogando?», ma no figurati è aspirina, mica è così cretina da farsi beccare no?

Cacchio ci hanno beccate!
“Venerdì 13 parte VIII - Incubo a Manhattan” spinge al massimo sul messaggio ultra conservatore, quando diciamo che Jason Voorhees è il braccio armato delle associazioni genitori, è a film come questo che si fa riferimento. La biondina seduce il vecchio professore con una (ammettiamolo, ridicola) presunta lezione di anatomia? PIALLATA! JJ fa la rockettare anche se sembra una cosplayer di Jem e le the Holograms? PIALLATA!

Questa è tutta l’epidermide femminile che vedrete nel film, riponete pure gli ormoni fino al prossimo venerdì 13.
Wayne il cinematografaro da strapazzo finisce gettato nella fiamme, i due capitani della nave sono passati al coltello come due filetti di pesce (il famoso Capitano Findus) nessuno sfugge alla furia moralizzatrice di Jason, qui dotato di teletrasporto, perché pare capace di coprire chilometri in un attimo, ma penso che sia solo per via dei tagli di montaggio barbari del film. Nulla sfugge all’occhio giudicante di Giasone, nemmeno lo stile nel vestire.

Tipo "Project Runway", ma qui ad eliminarti non è Heidi Klum ma Giasone.
Ne fa le spese anche la Kaori della pubblicità del Philadelphia, che non è uno stereotipo raziale che sto usando per indicare il personaggio orientale del film, è proprio la Kaori della vecchia pubblicità del Philadelphia, l’attrice Kelly Hu qui al suo esordio cinematografico, prima di arrivare a ricoprire ruoli un po’ più memorabili (ma con ancora meno battute) in X-Men 2.

Con la sua gonna pantalone e le bretelle Kelly Hu Kaori cerca di fuggire, ma nulla si salva davanti a Enzo Miccio Voorhees, la sua gonna pantalone con maglia e righe e bretelle «È un po’ too much» anzi direi «Poco poco» in omaggio a quella vecchia pubblicità. Ciao Kaori, insegna agli angeli a spalmare formaggio su fette di pane.

“Ti strangolo si, ma poco poco”
Ridendo poco - perché ci si annoia anche parecchio con questo film - e ammazzando molto, “Friday the 13th Part VIII” prosegue giocandosi una svolta, per qualche ragione la cotonatissima Rennie ha delle visioni di un bambino deforme, che noi sappiamo essere il giovane Jason Voorhees, annegato anni fa tra le acque di Crystal Lake, anche se a guardarlo con quel suo occhio sghembo sembra più un giovane Toxic Avenger, ma tanto nel corso dei film l’aspetto di Giasone è cambiato così tante volte che nessuno ci fa più caso ormai.

...E guardo Jason dall’oblò, mi annoio un po’.
Le visioni sono piuttosto potenti, tanto da far sospettare che Rennie abbia qualche tipo di potere, una specie di sensitiva come Tina nel capitolo precedente, ma si tratta solo di una trama scema e di una messa in scena frettolosa, perché nel corso del film scopriremo che Rennie è rimasta traumatizzata quando Jason ha provato a tirarla giù con lui tra le acque di Crystal Lake, appendendosi alla sua gamba come fa il mio cane quando vuole farsi pulire le zampe (storia vera). Un voletto in acqua regalo dell’adorabile paparino modello Charles, a cui Jason in tutta risposta ricambierà il favore affogandolo in un bidone pieno d’acqua. La fine del topo, in un bidone pieno di topi morti, quasi poetico direi.

Questa cosa delle visioni del giovane Jason proseguono per tutto il film, tra un’apparizione dietro uno degli oblò della nave e l’altra, tutto pur di allungare il brodo! Dopo un’ora di film, New York ancora non si è vista, figuriamoci la Manhattan del titolo.

Risolto il problema dei passeggeri senza biglietto, assunto nuovo controllore estremamente zelante.
Vi ero debitore di un’icona lasciata aperta, il cane Toby è di gran lunga il migliore, si defila per tutto il viaggio, ricompare in tempo per salire sulla scialuppa di salvataggio con cui i pochi sopravvissuti arriveranno nella Grande Mela (a circa venti minuti dalla fine del film, era ora!) e poi sparisce fino all’ultima scena, dove si rende protagonista del finto colpo di scena più telefonato della storia. Vi dico solo che ai tempi della mia prima visione, mio cugGGgino disse «Jason sta tornando!» ed io conclusi «No è il cane», insomma un colpo di scena che non poteva fare paura nemmeno ad un bambino, non si tratta di un modo di dire, sono la prova vivente perché ho fatto da cavia e posso confermarlo, non fa paura.

Cavalcando l’onda bacchettona che pervade tutto il film, la New York di “Venerdì 13 parte VIII” è un posto lurido e schifoso, roba che a confronto quella di I Guerrieri della notte, sembra pericolosa come Bobbio Pellice. Un postaccio orrendo, che sembra uscito dagli incubi di quei contadini di provincia che vedono la città come il ricettacolo di tutti i mali dell’universo, un posto dove le cameriere sono sciatte e scazzate (anche se la battuta «Senta, la situazione è grave, c'è un maniaco che cerca di ucciderci!», «Benvenuti a New York» è molto divertente) e i teppisti ti iniettano le siringe piene di DROCA!

Quante volte vostra nonna vi ha messo in guardia? Quante!?
Appena i sopravvissuti mettono piede a terra, due tipacci cercano di rapinarli e Rennie si becca una pera di eroina in vena, che invece di stenderla e farla risvegliare in un fosso senza un rene, la fa vagare in preda a Jason-visioni ancora peggiori di prima. Insomma, non proprio il massimo della logica in questo tripudio moralizzatore, ma bisogna dire che si vede che Rob Hedden aveva un film tutto girato a New York nella mente, non dico un bel film, ma almeno qualcosa di vivo, infatti trova il modo di sfruttare tutte le gag possibili che possono nascere dall’idea di Frankie Jason goes to hollywood New York (o magari dovrei dire Debbie Jason does Dallas New York).

Il tipo grosso che viene lanciato contro lo specchio da Jason nel bar, è Ken Kirzinger, proprio colui che nel 2003 finirà ad interpretare Giasone in “Freddy vs. Jason” (storia vera) soffiando il ruolo al mitico Kane Hodder, qui alla seconda ma non ultima sortita sotto la maschera da Hockey, che per altro in questo film, ha una rilevanza notevole.

Freddy vs Jason? No! Jason vs Jason!
La gag di Jason che fissa l’enorme cartellone con la maschera da Hockey come se guardasse la gigantografia di un parente è una scemenza che fa ridere. Sempre in zona scemenze è la scena dei Nazistelli a Tim Squadre, di cui Jason si libera sollevandosi la maschera (di spalle rispetto a noi spettatori) e terrorizzandoli, solo perché non ha il tempo di massacrare anche loro, deve inseguire le tartarughe Ninja Rennie fino nelle fogne.

“Vi ricordate il titolo di quella canzone di Alice Copper?”
Proprio qui sotto va in scena un finale frettoloso, dove Giasone nostro viene ferito da una secchiata di acido, in una versione poverina della scena equivalente di Robocop, ed infine spazzato via da liquami tossici e un’onda anomala di acqua, come se qualcuno avesse tirato la più grande catena del mondo su questo film. Anche perché ammettiamolo, dopo il passaggio dell'onda, ritrovare un bambinello in lacrime (e in mutande) dove prima stava Jason non ha molta logica, potrebbe essere l’ennesima visione di Rennie, ma tanto è tutto girato in maniera così sciatta e televisiva che non serve nemmeno farsi troppe domande.

“Ah! Il collutorio negli occhi no! Fa male!”
Meglio godersi le trovate, tipo l’omicidio di Julius l’aspirante pugile (V.C. Dupree), uno dei più coreografici di tutta la saga. Julius Creed attacca Ivan Voorhees Drago con una serie di pugni al viso alla maschera, destro, destro, destro!

"Io ho combattuto con i migliori e li ho battuti tutti. Ho mandato più gente in pensione io della previdenza sociale!" (Cit.)
Ivan Voorhees indietreggia il gigante sembra in difficoltà, ma Julius resta sfiancato è senza più fiato, Ivan Voorhees con un solo pugno gli stacca la testa di netto spedendola dentro un bidone della monnezza. Tutto quello che lui colpisce, lui lo distrugge, con una notevole propensione per il pugilato, ma anche per la pallacanestro, che mito il nostro Giasone!

"Io ti spiezzo in due" (Cit.)
Che tornerà presto a trovarci, perché il venerdì arriva almeno una volta a settimana (per nostra fortuna) ma venerdì 13 tornerà presto nei nostri calendari e su questa Bara, fino ad allora, vi ricordo lo speciale dedicato alla saga.

Ma non perdetevi i ragguardevoli venerdì (13) del Zinefilo!

16 commenti:

  1. grande cassidy


    visto mille volte su italia uno

    me lo ricordo per caori e per l'omicidio di julius

    aspetto con impazienza la rece di jason x

    david birra ha partecipato a cabal e a jason x grande

    rdm

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    1. Grazie capo! Ero presente (anche se il giorno dopo su vhs registrata) fin dalla prima comparsa del film su Italia 1, non é uno dei capitoli migliori ma sono legato a questo capitolo, il primo Jason non si scorda mai ;-) Cheers

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  2. Il bello dei venerdì 13 sul calendario è che ritroveremo Jason a farci tante coccole col machete ^_^
    «Il Rock ‘n’ Roll non morirà mai… ma tu sì!» questa vale più dell'intera saga di Venerdì 13!!!!!
    Magari se avessero lasciato il regista un po' più libero - cioè con più soldi - e ci fossero state più scene di New York... nahhh mi sa che era uguale. Sicuramente conta il fatto che ho visto da adulto questo film, fuori tempo massimo, ma mi sembra che sia proprio lo stile (oltre che il budget) ad essere sbagliato. La faccia gommosa di Jason certo non aiuta...

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    1. Per fortuna avremo almeno un'altra occasione nel 2019 per farci fare le coccole da Giasone ;-) Come potevo resistere? Quella scena Rock è un assist che non si poteva sprecare! Ti assicuro che anche visto da bambino la paura latita, ha un budget scarso e dei tagli di montaggio più brutali dei colpi di machete di Jason, se non altro nella parte sulla terraferma, si vede che il regista ha voglia di giocare, peccato che prima ci sia un'ora di nulla abbastanza noioso. Cheers!

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  3. Visto e mai piu' rivisto nel corso di una Notte Horror su Italia Uno.
    La cosa incredibile e' che i registi che si affaccendavano di volta in volta si mettevano a girarlo quasi con piglio autoriale, nonostante fosse evidente che la vicenda avesse ormai assunto una piega a dir poco tragicomica.
    Ottenendo risultati tra l'assurdo e l'esilarante.
    La scena dei cazzotti era divertente, anche se dal finale scontatissimo e telefonata dal secondo zero.

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    1. Esatto, il regista aveva anche delle ambizioni, la produzione no però ;-) Cheers

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  4. penso di essermi fermato al VII... mi mancano un po' di ammazzamenti random

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    1. Questo a Macelleria casuale è ben messo, 18 tacche sulla cintura di Jason ;-) Cheers!

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  5. Lo vidi nella "Notte Horror" del '93 (avevo 20 anni ed ero fresco diplomato) nella casa al mare: io e mio fratello, in cameretta, con un televisorino ed un'antenna sistemata in modo da vederlo il meno peggio possibile. Pochi ricordi sopravvissero a quella visione... più il contesto che il film in sè. Poi l'ho rivisto qualche anno fa, e mi sono reso conto di quanto fosse kitch. Volendogli perdonare tutto ancora mi domando com'è che ce lo ritroviamo non più putrefatto e straccione. Forse si erano accorti anche loro che quel look non era poi granché?! Anche se, di contro, quì appare un pò troppo stiloso. E poi... guarda un pò che fortuna: la prima vittima aveva giusto una maschera da hockey nuova di zecca che aspettava solo lui! :-D

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    1. Quella notte horror la ricordiamo bene in tanti ;-) Penso che il piano fosse dargli un aspetto più moderno, ma tanto Jason ha cambiato aspetto ad ogni film, pensa all'occhio sgherro, cambia sempre. Poi dove va, spuntano maschere da Hockey anche in posti dove NON giocano ad Hockey ;-) Cheers

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  6. Bè, ma la Nuova York degli anni 80 era davvero quell' Inferno dantesco mostrato in questo film ( anche se sia chiaro, non tutti i quartieri erano così)
    Non è un caso che tutti i fumetti/film degli anni 80 che dovevano parlare di criminalità e degrado urbano, ambientavano le loro storie a NY.
    Girare a Central Park di notte poi, era un fantastico modo per suicidarsi.
    Pure Frank Miller, che parlava del degrado della città newyorkese nei suoi fumetti, fu rapinato due volte con un coltello puntato alla gola .

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    1. Vero, Walter Hill per proteggere le attrezzature sul set di "The Warriors" pagò delle vere gang di strada (storia vera). Cheers!

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  7. Questo mi manca, ma non ne faccio una tragedia, comunque complimenti per le didascalie, che oggi mi hanno fatto ridere più del solito ;)

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    1. La didascalie di solito mi vengono fuori di getto, ma per un film così é ancora più facile inventare, mille grazie ;-) Cheers!

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  8. Hai messo la foto delle acconciature anni'80 e mi è tornato in mente pure Una Donna In Carriera con Melanie Griffith e Joan Cusack che sfoggiavano proprio delle cotonature iperboliche, nonché il classico outfit style dell'epoca. E nel frattempo Glow passa su Netflix...

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    1. Spalline e capelli esagerati, altro che BMX, la vera estatica degli anni '80 era tutta lì ;-) Cheers

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