giovedì 26 settembre 2019

The Karate Kid - La leggenda continua (2010): Per far vincere Jackie Chan

Quando questo film uscì nel 2010, non avevo nessuna voglia di vederlo, anche se poi ho finito per farlo. Oggi, malgrado la rubrica di ripasso su Karate Kid, potete immaginare che voglia avessi di rivederlo, ma sono vittima del mio personaggio e se inizio qualcosa, cerco di farla al meglio, quindi eccoci qua, sotto con questo remake!

Un tempo Will Smith era uno tutto sommato simpatico che popolava i pomeriggi televisivi con il suo principe di Bel-Air. Ci siamo divertiti con il vecchio Willy, abbiamo abbattuto alieni, dato la caccia ad altri alieni, poi qualcosa si è rotto (il preservativo?) è diventato papà ed è tutto finito. Da allora una crociata verso il titolo di “MIGLIOR PADRE DELLA STORIA” in cui ha sacrificato la sua filmografia, i nostri maroni di spettatori ma anche il figlio.

Non è ben chiaro se sia stato il figliolo Jaden Smith ad esprimere la volontà di seguire le orme paterne, sta di fatto che non è capace, proprio negato per la recitazione, inoltre si porta dietro l’aurea di chi è protagonista del film solo perché papà è uno molto famoso. Bisogna dire poi che papino ha voluto insistere in tutti i modi, la vittima più illustre resta M. Night Shyamalan, mamma mia che roba brutta era “After Earth” (2013).

Per prima cosa so leggere il labiale, seconda cosa anche tu mi stai sulle balle figlio di papà.
Quando è nato Jaden, persino il non proprio memorabile Karate Kid 4 era ormai un film datato, quindi qui collidono varie volontà, quella di papà Smith (anche produttore) di lanciare il figliolo, ma anche quella della Columbia Pictures di continuare a spremere il limone della saga di Karate Kid, il tutto, in un periodo storico in cui il cinema americano ha imparato a dover fare i conti con un nuovo fattore: l’oriente.

Roba come Star Wars in quella parte del mondo non attacca più di tanto, specialmente in Cina, dove con storie di allievi e maestri sono cresciuti più di noi con il palinsesto “di menare” di Italia 1. L’idea di rifare l’originale Karate Kid, con Jaden Smith nel ruolo di Ralph Macchio e la Cina nel ruolo della California è una tale [Cassidy pondera attentamente la prossima parola da usare] stronzata [bravo, si vede che ti sei impegnato] che verrebbe voglia di mettere in moto il rullo compressore e passare sopra tutte le persone coinvolte in questi piano ridicolo.

“Lo sai che il mio papà ha recitato con Michael Mann?”, “Se per questo anche con Muccino… Due volte! Ora sta zitto”
Come fai a fare Karate Kid in Cina? Il Karate è Giapponese, al massimo si suddivide con quello di Okinawa, ma resta una roba che appartiene agli odiati nemici giapponesi e che ai cinesi fa platealmente schifo, non dico che lo considerino proprio una roba alla stregua del Pilates no. Il Pilates penso sia tenuto in maggiore considerazione.

Bisogna dire che per il mercato Cinese, questo film è uscito con il titolo di “Kung Fu Kid” (da non confondere con il Panda) almeno quello per fortuna! In occidente e qui da noi in uno strambo Paese a forma di Kimono d’oro scarpa invece è rimasto “Karate Kid” (con l’aggiunta dell’inutile ed immancabile sottotitolo) conferma del fatto che cinesi, coreani, giapponesi, thailandesi, tutto uguale. Nove euro “all you can eat” finché non ti scoppia la pancia, tanto è tutto uguale.

La pellicola viene affidata ad Harald Zwart, uno che di solito dirige commedie e non rompe tanto le palle, ad occuparsi della sceneggiatura è invece Christopher Murphey, che tanto non fa altro che ricalcare il primo film, inserendo strizzate d’occhio ironiche (sulla carta) al film originale, come le mosche prese al volo con le bacchette, oppure il calcio della gru mimato in solitaria davanti allo specchio.

Il regista che dirige con la maglia della salute, ma di cosa stiamo parlando!?
Il protagonista Dre Parker (ovviamente Jaden Smith) con sua madre fatta a forma di Taraji P. Henson lascia Detroit in favore della Cina per motivi che possiamo solo intuire – perché tanto non ci vengono spiegati – qui i problemi di integrazione di Daniel LaRusso vengono amplificati dalla distanza, dalla nuova lingua e dal fatto che Dre è il più nero nel raggio di chilometri, anche se al campetto da Basket il meglio che riesce a tirare fuori, è un tiro alla Patrick Ewing si, ma dopo che i Monstars gli hanno rubato il talento, e per essere sicuro di fare totalmente la figura della pippa, un attimo dopo si fa anche polverizzare da un vecchio al tavolo da Ping Pong.

Da questo punto di vista Dre Parker è irritante e fuori luogo tanto quanto LaRusso, inoltre bisogna sopportarlo in una scena dove sfoggia gli addominali e fa spaccate come se Jaden Smith si fosse messo in testa di essere il Jean-Claude Van Damme nero (ma anche no!). Ogni volta che entra in scena, è impossibile dimenticarsi del fatto che lui è il figlio di un famoso divo di Hollywood, che qui cerca di passare per il povero spiantato sfigato che potevamo essere noi alla sua età. In tal senso Ralph Macchio vinceva a mani basse, quando si parla di aria da sfigato, resta il campione indiscusso.

“DING! Intervallo!”
Subentra poi un problema mica da ridere, se l’originale Karate Kid era un film per ragazzi, con un ragazzo come protagonista, questo remake cosa sarebbe esattamente? Venendo a mancare qui il rapporto maestro-allievo, che sostituiva quello padre-figlio del film originale, e con tutta la parte su bulli e bullismo decisamente meno riuscita, dubito fortemente che questo “Karate Kid 2.0” abbia qualcosa per affascinare il pubblico giovane, intendo qualcosa in più al semplice rivedersi il classico originale di John G. Avildsen.

Con il suo protagonista dodicenne, questo film è completamente fuori target anche per gli ex ragazzi cresciuti con il film originale, quelli che alla sua uscita improvvisamente si sono ritrovati da coetanei del personaggio principale, a suoi possibili padri e zii. Per questa porzione di pubblico – di cui casualmente faccio parte anche io – cosa può interessare per davvero di questo film? L’unica cosa che davvero funziona: Jackie Chan.

“Fermi, fermi tutti! Mi tocca salvare anche questo film”
Parliamoci chiaro, di vedere delle “Supercazzole” su sguardi che ipnotizzano i serpenti, e delle belle immagini di repertorio che sembrano patrocinate dall’ufficio per il turismo della Cina, non importa molto a nessuno. Jackie Chan ormai è l’uomo immagine della Cina bella, brava e buona da esportare nei film, ecco perché ci tocca sopportare tutta la sotto trama della ragazzina pucci pucci e la visita guidata alla famosa città proibita di Pechino, che ormai di proibito ha solo il nome.

Con il Cobra Kai che non si chiama mai così, ed è sostituto da alunni in kimono rosso facenti-funzione di-Cobra-Kai, Jackie Chan resta l’unico motivo per dare una possibilità al film, oppure una seconda possibilità come ho fatto io. La risposta del vecchio Jackie è una prova cinque stelle extra lusso.

"Mi ricorda quando papà si allenava per recitare in Io sono legg...", "Completa la frase e ti picchio con un libro di Matheson, sta zitto"
Il suo Mr. Han non è il vecchio Maestro Miyagi, e già questa è una buona notizia. Han (Solo?) con la sua aria stropicciata sembra uno con problemi di alcolismo, cioè io lo so che nel primo film Miyagi si prendeva una ciucca clamorosa sfondandosi di Sakè, ma tra i due quello alcolizzato sembra comunque Han.

Sta di fatto che a parità di “Ruolo drammatico intimista” legato a moglie (e qui anche figlio) scomparsi, Jackie Chan tira fuori un dramma che dal Buster Keaton delle arti marziali non ti aspetteresti mai, e per il resto del tempo i suoi battibecchi con Dre funzionano («Migliori combattimenti sono quelli che evitiamo», «E se voglio evitare di farmi fare il culo?», «Non dire culo») anche se ovviamente mancono della mistica da Maestro Yoda che a Pat Morita veniva naturale. Inoltre il doppiaggio Italiano del film fa un lavoro inaspettato, sono riusciti anche ad inventarsi un gioco di parole decente su L.A.P.D. che qui diventa la lega atletica della polizia.

Dopo Danny e Arnold, anche a Jackie tocca il R.D.I. (Ruolo drammatico intimista)
Poi ci sarebbe la questione arti marziali, tappandosi naso, bocca, occhi, orecchie (e mi fermo qui!) sul titolo “Karate Kid”, Jackie Chan ha tutto il vissuto artistico e l’esperienza marziale che a Morita mancava. Se conoscete Chan solo per le repliche di Italia 1 di “Terremoto nel Bronx” (1995) di sicuro vedendolo qui avrete una percezione di lui, se lo conoscete per “Drunken Master” (1978), "Project A - Operazione pirati" (1983) e “Police Story” (1985) ne avrete di certo un'altra. Vogliamo dire che questi titoli non solo erano più divertenti, ma avevano giusto un paio di scene d'azione in più, di tutti gli episodi di “Happy Days” in cui è comparso Pat Morita prima di diventare Miyagi? Si dai, diciamolo.

“Lo sai che il mio pap…”, “Di un po’ ragazzì, devo fare al tuo braccio quello che tu hai fatto alle mie balle?"
Diventa quasi automatico pensare che forse tutta la faccenda del appendi giacchetto, prendilo, mettilo a terra e via così, probabilmente è quello che hanno fatto fare a Jackie Chan la prima volta che si è avvicinato al Kung Fu, e se anche così non fosse, più sorprendente della buona prova drammatica dell’attore, resta il fatto che questo passaggio del film riesca a sorprendere.

Si perché quando Jackie Chan aiuta Dre contro i bulli del Cobra-Kai-che-non-è-il-Cobra-Kai, e letteralmente li fa picchiare tra di loro (anche perché non è bello vedere un adulto picchiare dei bambini) dentro ci sono gli echi delle coreografie tutte matte delle sue vecchie pellicole. Anche se questo film ricalca con la carta carbone l’originale del 1984, dopo ore di appendi giacchetto, prendilo, mettilo a terra, raccoglilo e via così, quando Dre si ritrova davvero a fare qualcosa che sembra del Kung Fu, la sorpresa è la stessa del «Dai la cera, togli la cera» di allora, solo che qui ad allenarti è Jackie Chan, brutto?

"Conosco il Kung Fu" (Cit.)
Ecco, se solo poi a tutto questo, si fosse aggiunto anche un film, e non una sbiadita copia carbone, le cose sarebbero andate meglio. Tutto il romanzo di formazione, la ricerca di un padre assente, la rivincita contro i bulli che rendevano il film originale un’adorabile puttanata impossibile da prendere sul serio, ma con un sacco di cose per arrivare ai ragazzi, qui resta una puttanata, adorabile a tratti grazie ad un Jackie Chan con il cuore lanciato oltre l'ostacolo - e le musiche di James Horner davvero bellissime - ma con dentro davvero poco altro. Attenuante generica: nemmeno i seguiti ufficiali di Karate Kid sono mai riusciti a replicare la mistica di quel primo film di culto, questo bisogna dirlo.

Resta il fatto che al torneo finale si arriva sulle note prima di “Back in Black” degli AC/DC, con i ragazzini che si atteggiano e fanno le pose come se fossero al Torneo Tenkaichi di “Dragon Ball” (passatemi il paragone, anche se è un fumetto giapponese), ma quando Dre inizia a carburare, a sorpresa parte “Higher ground”, non l’originale di Stevie Wonder, ma la versione dei Red Hot Chili Peppers di quanto erano al meglio e facevano ancora sentire il Funkie nella loro musica.

Avevo un compagno di squadra a basket che faceva lo stesso gesto, lo chiamavamo massima estensione (storia vera)
Ora, se voi utilizzerete ogni momento della pellicola in cui compare la ragazzina puccettina che piace a Dre, per concedervi fisiologiche pause (pipì, popò, acqua, sigaretta), e i momenti dedicati alle panoramiche sulle bellezze della Cina per mettervi a giocare con il cane (o il gatto, la fidanzata, l'amante oppure il vostro ombelico), una volta arrivati al momento del torneo, vi ritroverete a pensare: «fatto trenta, facciamo trentuno!» sappiate che da lì i titoli di coda sono dietro l'angolo, anche perché le parti «Spezzagli la gamba» e la vittoria finale, sono state filmate su carta carbone.

Anche meno Jaden, tiratela anche meno.
Insomma, questo nuovo “The Karate Kid - La leggenda continua” non ha fatto continuare nessuna leggenda, sicuramente non quella di Jaden Smith, al massimo quella di Jackie Chan che emerge come un signore. Quindi per quello che può valere, questo film potrebbe convincere qualcuno ad approfondire la conoscenza delle sue vecchie pellicole, quello è l’unico modo che questo film ha per continuare qualche leggenda.

24 commenti:

  1. Film che vidi in aereo e non mi abbioccò (solo perché in aereo, ahimè, non riesco a dormire!) ma mi fece solo due maroni grossi così. Sai quei film che trovi eterni, poi guardi l'ora e sono passati appena 90 minuti ed esclami "Echeccazz! Mi sembrano passate 4 ore dall'inizio!", ecco, questo "Karate Kid" mi ha fatto lo stesso effetto.

    Vuoi sapere per chi è stato fatto sto film? Te lo dico subito perché l'ho scoperto qualche tempo dopo. Sono in palestra e sulle mille tv appese alle pareti parte un video di Justin Bieber con spezzoni di concerti e ragazzine adoranti e piangenti. Ad un tratto, nel bel mezzo della canzone appare il figlio di Will Smith che canta e balla con Bieber e le ragazzine al concerto escono fuori di testa. Lì capii due cose. La prima è che "sono vecchio per queste stronzate" e la seconda è che il buon padre di famiglia Smith ha pensato a tutto per suo figlio: film, ospitate e featuring famosi. Facendo 1+1 il target di "Karate Kid - La leggenda..." non sono più i ragazzi ma le ragazzine urlanti under 14.

    (non ti allego il video sempre per due motivi: 1- non voglio che certe cose appaiano nella mia cronologia. 2- non ti voglio così male!)

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    1. Un film che è proprio così, tutte le parti con la ragazzina cinese puccettosa e le infinite carrellate su «Guardate quanto è bella la Cina!» (salvate solo dalle musiche di James Horner) me le sono riviste lasciando scorrere il film sullo schermo di casa, mentre facevo altro. Vederlo in aereo è una sorta di “Incubo a seimila metri” per citare il maestro Richard Matheson che aleggia su questo post. Ti ringrazio, il genere di roba che mi fa capire che Roger Murtaugh ha sempre ragione. Cheers!

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    2. "Sono troppo vecchio per queste stronzate"
      Ecco, diciamolo tutti insieme: siamo troppo vecchi per queste stronzate. Stiamo diventando dei vecchiacci immondi che odiano il mondo orribile in cui vivono i gggiovani, che crescono con remake orrendi, in cui si scambia il karate con il kung fu!
      E lo so, lo so che un giorno un cinefilo dodicenne mi dirà "eh, ma guarda che ai tuoi tempi era un remake pure il Cape Fear di Scorsese, o lo Scarface di De Palma"

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    3. Ci teniamo alla nostra roba da vecchi, è protezionismo nei confronti delle prossime generazioni, non possono crescere con 'sta roba dai! ;-) Cheers

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  2. Sostanzialmente e' un costosissimo regalo di compleanno. O di promozione, o che altro. Tanto e' uguale.
    Will Smith che finanzia una boiata per accontentare suo figlio che vuol giocare a fare l'attore.
    Non ce ne puo' fregare di meno.
    Ho apprezzato molto di piu' Never Back Down, uscito credo due anni prima.
    Una sorta di Karate Kid in salsa MMA, visto che e' chiaramente per adolescenti (meglio Warrior, da quel punto di vista), ma l'ho trovato molto piu' valido.
    A proposito, visto che me ne parlavi ieri...la serie Warrior sarebbe quindi Kung Fu come l'aveva progettata Bruce Lee all'inizio?

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    1. Lo dicevamo anche da questa parti con Lucius, “Never Back Down” è il miglior remake di “Karate Kid” anche se non ufficiale ;-) Più o meno si, anche se è stata modificata per il 2019, ma se hai pazienza ancora un paio di giorni avremmo modo di parlarne con dovizia di dettagli. Cheers!

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    2. Concordo appieno con quanto scrivi, Cassidy-kid, film veramente insulso, a partire dal protagonista, completamente fuori contesto e anche lievemente insultante per cinesi e giapponesi, a partire dal titolo. Unica cosa che si salva è il sempre grande Jackie Chan, scazzato quanto basta ma in grado di salvare la baracca, almeno per quanto riguarda la figura del maestro di vita. Piccola nota: forse anche Jaden Smith ha capito che la recitazione non fa per lui ed è (era) principalmente il sogno di papà. Forse perché non è cresciuto molto, forse perché alla fine non è così antipatico come lo dipingono, ma ha preferito seguire le orme musicali, sempre tracciate dal padre, ma almeno questo gli viene un pò meglio. Da questo punto di vista meglio Scott Eastwood, almeno non ha usato il cognome paterno per fare carriera, almeno all'inizio. Poi ovviamente quando è diventato di dominio pubblico ha cominciato, ma come dargli torto...
      Altra piccola nota, cosa strana, sono tanti i figli di celebrità molto più piccoli di statura dei padri: da Jaden Smith, a Scott Eastwood, passando per Scott Caan, Kiefer Suthetland, Josh Brolin, miles Robbins, ecc.

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    3. Il salto generazionale ;-) Però anche Scott si è giocato la carta paterna lo infilano in tutti i film famosi anche in ruoli minuscoli, non si chiamasse Eastwood non credo accadrebbe. Mi sta bene così, io non ascolto le canzoni di Jaden (ne faccio volentieri a meno) lui non infesta i miei film. pari e patta ;-) Cheers

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  3. La Cina sta puntando moltissimo sulla propaganda e basta che una percentuale di film la devolvi a mostrare le sue bellezze ti riempiono di soldi, pure se fai il remake cinese di Furyo! :-D
    Ricordi un recente film francese subito copiato dagli italiani, "il nome del figlio"? Francesi ebrei che chiamavano il figlio Adolf... Ecco, parlare di karate in Cina è molto simile. I giapponesi li hanno invasi e nella "notte di Nanchino" hanno fatto ai cinesi cose che farebbero vergognare un gerarca nazista, nei film marziali cinesi chi fa karate è sempre un infame bastardo, i giapponesi sono sempre cattivi, traditori e tutti applaudono quando Bruce Lee li mena. E tu vai a fare Karate Kid in Cina??? Per fortuna ciò che viene mostrato è un minestrone scotto di roba vaga, con pochi richiami a veri stili marziali...
    Comunque hai ragione: è incredibile come Will si sia distrutto la carriera nel vano tentativo di trasformare il figlio in ciò che palesemente non è.

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    1. Si me lo ricordo ottimo esempio, l’idea alla base è ridicolo e vergognosa in un modo che qui da noi fa ala massimo sorridere, quando invece non fa ridere proprio per niente. Jackie Chan ormai è “l’hombre del partido” rappresentante della Cina bella e brava, qui ancora ci regala qualcosa, ma stava già per discendere lungo quella china (non Cina). Il modo barbaro di perpetuare la sua candidatura a miglior padre del mondo, vorrei poter dire che è tutta colpa di Muccino, ma ci ha messo molto del suo. Cheers!

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    1. Ahaha esatto! Il vecchio Kurtz torna buono oggi ;-) Cheers

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  5. Che dire? E' sicuramente un film inutile, però bisogna ammettere che Jaden, per quell'età che aveva, era pazzesco.

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    1. Era più in forma lui allora che molti di noi oggi :-D Cheers!

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  6. Film che inaspettatamente ha fatto paccate di soldi! Strano non ne abbiano fatto un seguito.
    Chiaramente target under-13. Infatti me ne sono tenuto alla larga. XD L' originale si può vedere anche a 90 anni invece.

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    1. Mai sottovalutare gli incassi Cinesi, smuovono il mondo (del cinema). Cheers!

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  7. Mi sono sempre rifiutato di vederlo.
    Però posso dire che le pose di Jaden ( da queste foto ) coreograficamente sembrano più credibili di quelle di Macchio? :-P

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    1. Tutti quelli che hanno ereditato il titolo, anche la Swank, sono stati TUTTI meglio di Macchio ;-) Cheers

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  8. Beh, pensavo tra i commenti pensavo di trovare almeno un’altra persona a cui sia piaciuto e invece mi sa che sono l’unico! XP
    Io lo rivedo sempre con piacere, mi fanno sempre divertire le scenette tra Dre e Mr. Han, peccato solo che il torneo finale duri poco perché da punto di vista delle mazzate è fantastico!

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    1. Le scenette tra Dre e Han filano via bene, grazie soprattutto a Jackie, lo trovo troppo aderente al modello originale, l'unico personaggio con delle variazione è proprio Han, infatti il migliore del film. Però la parte del giacchetto è ottima, ti fa sospendere l'incredulità quasi quanto il primo Karate Kid. Cheers!

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  9. Cass, vogliamo una rubrica con tutti "lo sai che mio papà…" di Jaden Smith e Jackie Chan che gli risponde. Tipo subito.

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    1. Eheh didascalie che mi sono venute fuori dal cuore solo guardando le facce di Jackie (storia vera). Cheers!

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  10. Film non bruttissimo,anzi dignitoso per ragazzi , ma vuoi perché il protagonista è un piccolo raccomandato , vuoi per l'ignoranza sulla Cina e soci ( il Karate al posto del Kung FU ecc..) e il solito razzismo yankee ( piccolo americano mena cinesi stronzi . E meno male che il protagonista è nero, altrimenti, con un bimbo biondo e dagli occhi azzurri, la cosa sarebbe stata ancora più marcata ! ), si fa abbastanza odiare.
    E infatti non lo ha visto nessuno.

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    1. Ha dei momenti in cui sorprende, ma i difetti sono maggiori dei pregi, molto maggiori ;-) Cheers

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