giovedì 19 settembre 2019

John Rambo (2008): La strada verso casa è lastricata di cadaveri

It's a long road / When you're on your own.
Grazie al prezioso contributo di Lucius, non sono stato solo in questa rubrica su Rambo e la lunga strada che ci separa all’uscita di “Rambo: Last Blood” sta per concludersi, ma prima, l’ultimo capitolo dello speciale!

A metà degli anni ’90 la Miramax acquista dalla Carolco destinata a colare a picco, i diritti di sfruttamento sul personaggio di Rambo giusto per passarli alla divisione minore dedicata ai film d’azione della Dimension Films e nel 2005 svenderli alla Nu Image/Millennium Films. Anche perché in tutto questo tempo Sylvester Stallone non aveva nessuna vera motivazione per continuare la guerra personale del soldato John Rambo.

Finito a fare microscopiche comparsate in Taxxi 3 e in qualche “Spy Kids” a caso, come il suo personaggio più famoso zio Sly si gioca il tutto per tutto e con mezzo mondo che gli ride dietro stupisce tutti con Rocky Balboa, un film con un cuore grosso così che rilancia la carriera di Stallone che, proprio come il pugile di Philadelphia e il reduce di Bowie (Arizona), cade, si rialza, ma di sicuro non molla mai, nemmeno la voglia di restare sulla cresta dell’onda.

Ecco perché con un budget di cinquanta milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti presidenti morti, Stallone il film lo scrive – insieme a Art Monterastelli – lo dirige e, ovviamente, lo interpreta. Dopo "Rocky Balboa" Sly non è ringiovanito, le battute sulla sua età sono sempre le stesse, ma i vecchi appassionati tornano in sala fregandosene, tipo il vostro amichevole Cassidy di quartiere, oppure Leo Ortolani che ne approfitta per sfornare anche “Ratto 2 – La vendetta” sulla pagine di Rat-Man Collection n. 71.

Attività preferite dai pensionati: La pesca.
I titoli di lavorazione del film cambiano in corsa, “Rambo IV - Pearl of the Cobra” diventa “Rambo: to Hell and Back” a mio avviso molto adatto, ma poi zio Sly cambia ancora idea e sulla scia di Rocky Balboa opta per “John Rambo” che resta il titolo di produzione fino all’ultimo secondo, in cui diventa solo e semplicemente “Rambo”, in barba a molti mercati europei (Italia, ovviamente, inclusa) dove il primo capitolo venne distribuito con il titolo di Rambo, ecco perché qui da noi in uno strambo Paese a forma di scarpa, il film porta il nome e il cognome del protagonista (storia vera).

Il film incassa decentemente, non un trionfo, ma porta a casa un po’ più del doppio del suo costo, in Italia la prima settimana schizza in testa alla vetta del botteghino, poi sparisce dai radar, dimostrazione che chi voleva vederlo – tipo i vecchi appassionati – lo ha fatto subito. Quello per cui tutti ricordano “John Rambo” è il quantitativo esagerato di violenza, provate a chiedere in giro, molti vi parleranno solo delle secchiate di sangue.

Eppure, “John Rambo” è un’operazione modesta che non manca di coerenza interna, l’idea di sostituire Richard Crenna – venuto a mancare nel 2003 – con Josh Brolin nei panni del colonnello Samuel Trautman, sfiora la mente di Stallone per circa due secondi, salvo poi decidere di lasciar perdere. A mio avviso, un’ottima mossa, perché da Rambo III sono passati vent’anni, per Stallone che ne porta tutti i segni addosso, per noi che di sicuro stiamo meno in forma di Sly e anche per Rambo che di sicuro non è ringiovanito nel corpo, ma nella mente è ancora lo stesso personaggio che conoscevamo, qui sta tutta la forza del film, secondo me.

“Ti scateno un grandangolo che non te sogni neppure”
Dove si era rifugiato all’inizio del terzo film? Tra i monaci Trappisti in Thailandia, un posto tutto sommato pacifico, dove un tipo tosto come Trautman poteva ancora scovarlo. Stallone, cartina geografica alla mano, per questo quarto capitolo sceglie il luogo più pericoloso del pianeta (la Birmania) la prima scena della pellicola serve e spiegare agli Americani che cos'è una Birmania, grossomodo dove si trova e dettagli come il fatto che sia un Paese dilaniato dalla guerra civile più lunga della storia, il tutto scritto un po’ con il pennarellone a punta grossa, ma anche molto logico per il personaggio: un altro inferno che lui chiama casa.

Ricordate cosa si diceva di Rambo III? In quel film il personaggio anche esteticamente, era una versione esagerata di quello (già abbondantemente stilizzato) di Rambo 2 – La vendetta, qui Stallone con i capelli lunghi e la fascia rossa in testa, sembra il vecchio zio Hippie che non si perde un concerto dei Grateful Dead nemmeno per errore. Grande grosso e minaccioso quanto volete, ma che in pochi sono pronti a prendere sul serio, anche se caccia pesci con arco e frecce e serpenti velenosissimi con un legnetto.

Attività preferite dai pensionati: Portare a spasso l’animale domestico.
Stallone non resta mai a torso nudo, non gira in canottiera, non fa mai cose esagerato per uno della sua età, anche se molto in forma – e se vivi nella giungla al confine con la Birmania ti conviene esserlo - ma il fatto che sia ancora lì, con i capelli lunghi e la fascia serve a capire che saranno passati vent’anni, ma Rambo è ancora bloccato, non è mai tornato davvero a casa dal Vietnam, ci ha provato nel primo film, ha provato a fare i conti con la guerra nel secondo, nel terzo ha tentato di sfuggirle, ma è ancora nella giungla, Vietnam, Birmania per lui cambia poco.

Per “John Rambo” oltre al pennarellone a punta grossa, Sly si fa prestare anche i rotoli del plotter su cui scrivere una sceneggiatura che per quanto riguarda la creazione e l’approfondimento di tutti i personaggi che non hanno il loro nome sulla locandina del film, è a dir poco grezza. Ci vuole qualcuno che smuova il protagonista dalla sua routine, a farlo sono un gruppo di aspiranti missionari intenzionati a portare cure e medicinali alla popolazione della Birmania e hanno bisogno della sua barca e della sua esperienza per attraversare il confine. Inutile dire che Rambo ha un altro punto di vista («Avete delle armi con voi?», «Certo che no!», «Allora non cambierete niente», «Be'... È pensando in questo modo che il mondo rimane quello che è!», «Fanculo il mondo»).

Il capo dei missionari è uno spocchioso cagaminchia con la faccia di Paul Schulze, uno che probabilmente da giovane andava ai concerti Punk nei centri sociali inneggiando all’anarchia, ma poi fuori ad aspettarlo per riportarlo a casa aveva l’autista di papà. A convincere Rambo ci pensa la più genuinamente bona idealista del gruppo, Sarah Miller. Pare che Julie Benz sia stata scelta perché Stallone apprezzava la serie tv “Dexter”, considerando il quantitativo di sangue di questo film non stento a crederlo.

Giuro che non farò battute sulla parola “Missionario”, giurin giurello!
Il fatto che Sarah faccia gli occhi dolci al vecchio soldato, secondo me, qualcosa deve aver influito, in fondo lo sappiamo che quando si trova su una barca con una bella donna Rambo si fa a suo modo romantico, sempre in virtù del grosso pennarello e dei foglioni di carta su cui è stata abbozzata la trama, diventa impossibile non notare come il crocefisso regalato a Rambo da Sarah, sia identico al ciondolo di Giada di Co-Bao. Ripetizione? Dabbenaggine? No, coerenza interna, perché Rambo è ancora fermo ad allora.

Con lo stesso machete pennarellone Stallone abbozza tutti, buoni e cattivi, i pirati che attaccano la barca – molto in stile “Apocalypse Now” – con cui Rambo sta portando i missionari dentro il “Cuore di tenebra” della Birmania, sono violentatori con la bava alla bocca che l’ultima donna che hanno visto, forse era Anna Falchi sul calendario di Max nel 1996. Fa un po’ strano vedere il nostro John usare una pistola (prima volta in quattro film), ma l’azione che ne segue non è irrealistica, nemmeno con un protagonista in là con gli anni.

“Metti la pagina di Maggio, veloce o ti ammazzo!”
Missione compiuta: i missionari possono portare le loro cure e Rambo tornare alla sua raccolta differenziata di serpenti velenosi. Sbagliato! Stallone regista ci da dentro a ricordarci quanto la Birmania sia un inferno, dove soldati sadici fanno correre i civili nelle risaie solo per crivellarli di colpi, allo stesso modo l’attacco al villaggio e il successivo rapimento dei missionari è una tonnara: colpi di mortaio, arti staccati che volano in giro, sangue come se piovesse!

Molti di questo film ricordano quasi solo il modo in cui le persone esplodano al contatto con bombe e proiettili, ci può stare, ma non venite a dirmi che la saga di Rambo è sempre stata anemica, nel primo film si ricuciva da solo le ferite come in un horror e nel terzo le cauterizzava con le esplosioni, tutto un po’ portato al limite, ma comunque sempre coerente.

Continuo a battere sullo stesso tasto per sottolineare i difetti del film: i soldati Birmani rapitori sono delle schifezze umane, Stallone ci va giù con la mano pesante nel delinearli, il generale a capo dei soldati minaccia i civili dicendo che trasformerà i ragazzini in soldati e agli altri staccherà loro le lingue e divorerà gli intestini (Sly, anche meno, eh?), ma non pensate che i mercenari occidentali pagati per ritrovare i missionari siano più simpatici.

Tre Sei uomini in barca.
Il soldati di ventura vanno dall’accettabile al decisamente sgradevole, ovviamente nessuno oscura il carisma di Stallone, oppure sfoggia più coraggio di lui, infatti il capo della banda è un “Inglesaccio” della peggior specie che originariamente avrebbe dovuto essere interpretato da Vinnie Jones, salvo poi optare per un Graham McTavish più economico e forse meno sopra le righe dell’ex calciatore inglese.

Per i soldati Rambo è solo un “barcarolo” un po’ tardo, il momento in cui John (e Stallone) si prende il film è quando il veterano più famoso del cinema, tira nuovamente fuori il suo arco, elimina alcuni soldati birmani a colpi di frecce e recita la frase che è valso a questo film la diffida ufficiale da tutti i cinema del tormentato Paese. Sì, perché la frase di Rambo «Live for nothing, or die for something» è diventata l’inno dei ribelli del Karen National Liberation Army, dettaglio che ha reso Stallone estremamente orgoglioso (storia vera). La beffa sarebbe che ora gli Stati Uniti muovessero guerra alla Birmania e che “John Rambo” diventasse storicamente una barzellette come Rambo III, con la propensione a far scoppiare guerre degli Yankee io non ci starei tanto sereno e forse Stallone, come il suo personaggio, era anche lui ancora fermo al terzo capitolo.

Quello che mi ripeto quando finisco la birra, ma il frigo è lontano dal divano.
Da qui in poi il film è un cavalcata, il nuovo compositore Brian Tyler omaggia il tema principale del film di Jerry Goldsmith e s’inventa dei pezzi molto adatti all’ambientazione del film. Stallone, invece, fa scatenare il suo personaggio, i soldati Birmani ci vengono mostrati mentre costringono a far ballare ragazze rapite salvo poi divertirsi a violentarle e il generale a capo delle truppe, in quanto più cattivo di tutti, dev'essere descritto come il più vomitevole, infatti lo vediamo portarsi in camera un giovane ragazzino sicuramente non consenziente.

Rambo è la folgore divina scesa a punirli, al tizio che vorrebbe violentare Sarah pratica una tracheotomia a mani nude, gli altri li uccide a colpi di frecce e coltellate, i mercenari a copertura a volte gli salvano la pelle per il rotto della cuffia (la scena del cecchino, che Stallone riprenderà in maniera ironica nel primo minuto di “i mercenari”, 2010), ma quello che vediamo, per quanto grondante sangue, non è mai irrealistico, nemmeno per un protagonista nato nel 1946, chi dice il contrario secondo me il film non l’ha visto.

Il vizio di prendere a frecciate i soldati nemici non lo ha perso.
Per tutta la pellicola John Rambo compensa la mancanza di atletismo con una potenza di fuoco superiore, la scena della mina Claymore è la più movimentata perché prevede che Rambo faccia una lunga corsa a perdifiato e anche il finale “Uno contro tanti” – un classico di questa saga – avviene con la famigerata scena del fucile mitragliatore montato sul retro di una Jeep, quella che è valsa al film la sua fama quasi da Horror, anche se Stallone si è prodigato a sottolineare quando gli effetti “Splatter” sui corpi colpiti da quel tipo di arma, siano ben meno esagerati che nelle realtà, anzi, nei contenuti speciali del DVD millanta resoconti di guerra di alcuni reduci a sostenere la sua tesi (storia vera).

Il massacro finale è un tripudio di arti mozzati a colpi di proiettili, di bastardissimi soldati Birmani puniti dal Rambo che anche da anziano, fa comunque più vittime di Jason Voorhees. Il protagonista nell’ultima scena è talmente ricoperto di sangue dei suoi nemici che, ironia della sorte, sarebbe ritrovarlo sieropositivo nel prossimo capitolo, anche perché, parliamoci chiaro, mi sembra che ‘sti soldati con la loro vita sessuale abbastanza disinibita, non si curino molto della prevenzione all’HIV.

Scopri con Rambo come donare il sangue, volente o nolente (campagna promossa da AVIS Birmania)
Aumenta l’età anagrafica, diminuisce il dinamismo, aumenta la potenza di fuoco lo abbiamo già visto succedere, ecco perché il prossimo “Rambo: Last Blood” è già stato annunciato come vietato ai minori per la violenza. La trama di “John Rambo” è riassumibile scritta sul retro di un tovagliolo, nella versione originale dura 92 minuti, in quella estesa (che prevede più sangue) 99, mentre nei cinema italiani uscì epurata e ridotta ad 88 minuti che bastano per quello che ha da mostrare: un personaggio immobile per vent’anni che capisce che finirà sempre così, con lui solo contro tanti, la guerra lo troverà sempre, anche nel più pericoloso posto del mondo.

Quando sogna, in questo film, Rambo ha degli incubi in bianco e nero che sono (letteralmente!) spezzoni dei vecchi film, perché tanto il personaggio è ancora fermo lì. Per sopravvivere alla guerra è diventato la guerra, l’unico modo è smettere di esserlo e tornare a casa, per davvero questa volta, ecco perché l’ultima scena prevede una fattoria a Bowie (Arizona) con la buca delle lettere intestata “R. Rambo”. Abbiamo conosciuto il personaggio a piedi lungo una “Long road” per tornare a casa, lo lasciamo qui, nell’ultimo miglio di quella lunga strada, questa volta destinato ad arrivare a casa sul serio, il film è modesto intrattenimento, il sangue non manca, la coerenza interna per il personaggio (e per Stallone) abbonda.

Tornare a casa (facendo il giro lungo)
Molti hanno criticato il cambio d’aspetto voluto da Stallone per il personaggio in “Rambo: Last Blood”, niente più fascia rossa e capello lungo, ma camicia a quadri e cappello che lo fanno somigliare più al vecchio sceriffo Will Teasle. Ma questo cambio serve a far capire che almeno John Rambo si è smosso dal suo immobilismo, se questo quarto capitolo fosse stato un grosso successo, forse Stallone si sarebbe rassegnato, a lasciare andare il suo secondo personaggio più famoso, evidentemente ha bisogno di un “Ultimo sangue” prima di farlo davvero, tra qualche giorno lo scopriremo.

Intanto vi ricordo la rubrica congiunta e preparatoria che ha tenuto banco tutto il mese!

La pagina riassuntiva del Zinefilo

40 commenti:

  1. non vorrei sbagliarmi cronologicamente, ma "la postazione di fuoco fissa" venne riutilizzata anche da Schwarzy in quel film in cui è uno sceriffo al confine col Messico (come si chiamava? The Last Stand mi pare, giusto?) all'incirca nello stesso periodo.

    Questa coincidenza mi ha fatto pensare che è l'equivalente dei motorini elettrici dei vecchi per le vecchie glorie action che non riescono più a deambulare molto bene xD

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    1. Quanto ho voluto bene al film di Kim Ji-woon, mi pare fosse arrivato qualche tempo dopo, a memoria direi 2012, però il principio è lo stesso, riduci la mobilità aumenta la potenza di fuoco. Anche se Arnold aveva il precedente di un’arma molto simile in “Terminator 2”. Cheers!

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  2. Carabara, immagino non mi si possa contare tra i fans di Sly dopo i primi capitoli delle due sue saghe + famose, ma ammetto che la trovata del prossimo film con il prez che dichiara guerra alla Groenlandia e con John Rambo ( R. Rambo sulla cassetta della posta perché in incognito ) che torna in azione per salvare alcuni scienziati USA esperti di combustibili fossili è interessante.
    Tu hai meno chilometri nelle scarpe del sottoscritto e quindi probabilmente non conosci una vecchia barza di prima della caduta del Muro che è la sintesi del perché noi abbiamo Fantozzi e loro R. Rambo, ma io inesorabile te la servo: due siciliani ipotizzano di dichiarare guerra agli USA, uno dei sostiene che gli States perderanno e per le convenzioni internaz dovranno mantenere la Sicilia, ma l'altro, perplesso, si chiede cosa accadrebbe se fosse la Sicilia a prevalere...
    ciao ciao

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    1. Signor Crepascolo buongiorno, sempre un piacere leggerla ;-) Che poi R. Rambo è perfetto per depistare i numerosi nemici sparsi per il mondo (tipo il figlio dello sceriffo Teasle, che vuole anche lui una saga cinematografica come accaduto al giovane Creed). Prima il nostro Rambo li stende tutti e poi dice «No, io sono Roberto Rambo», con gli sgherri sforacchiati che scusandosi per aver sporcato tutto con il loro sangue se ne vanno mortificati in cerca di John. Prevalga la Sicilia mi va pensare alla voce del Fato di Moore: S for Sicilia. Cheers!

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  3. Bella recensione caro Cassidy, very good ������.
    Avanti col ultimo Rambo, al colpo di fucile XD.

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    1. Gracias! In effetto lo aspetto molto, non vedo l'ora di vederlo ;-) Cheers

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  4. Ottimo Cass...io il film l'ho sempre trovato ultra godibile,incazzamento a parte per il fatto che da noi si uscito orribilmente cut.Infatti ho il Blu Ray Estero integrale :)

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    1. Ma poi di tanto, infatti sono un po' preoccupato per "Last Blood" a questo punto, temo il regalino dell'ultimo minuto della nostra distribuzione. Cheers!

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  5. Dici che Last Blood sara' l'ultimo,Cass?
    Mi sa che non ci credi nemmeno tu.
    Molto dipende da come andra'.
    Dunque...dove eravamo rimasti?
    Al punto che non c'era piu' bisogno di quelli come Rambo.
    Almeno fino ad una certa data di Settembre. Da li' in poi il mondo e' tornato ad essere un posto pericoloso.
    E quindi...era ora di richiamare in campo la vecchia guardia.
    Quelli con le PALLE.
    Temevo di vedermelo piombare in Iraq, con questo film. Ma forse John ha imparato che ci sono alcune guerre che vale la pena combattere, per quanto assurde. Altre no. Quella era una di quelle NO.
    Metto le mani avanti: ho trovato piu' riuscito ROCKY BALBOA, di questo.
    Forse Sly avrebbe voluto tanto bissare la doppietta dell'85, ma...certe cose riescono una volta sola.
    La cosa che mi e' piaciuta e' che qui Rambo si avvicina molto di piu' alla figura psicopatica del libro di Morrell.
    E' un misantropo, odia i suoi simili e non li vuole intorno.
    Forse aiuta i volontari per il fattore gnocca, come dici tu. O perche' in fin dei conti sono connazionali,anche se democratici. E come direbbe il Frank Castle in salsa Garth...una volta che attaccano a parlare, va a finire che ti convincono.
    O magari gli serviva un'altra guerra. E loro gli hanno fornito il pretesto.
    Li ha mandati laggiu' solo per poi andarseli a riprendere. E fargli capire due o tre cosucce su come va davvero il mondo.
    Ma quando sbuca alle spalle di un nemico, in questo film...FA DAVVERO PAURA. Sembra un serial killer.
    Film molto piu' cinico dei precedenti, dove non si salva nessuno. Ne' i guerriglieri sadici, ne' i mercenari montati e nemmeno i civili. Che in fondo se la vanno proprio a cercare.
    Rambo e' reso piu' umano del solito. L'abilita' e' quella di sempre, ma l'eta' passa per tutti. Ammazza in modo piu' sbrigativo, non puo' far tutto da solo e alla fine si mette comodo ad un mitragliatore a postazione fissa e falcia tutti.
    Ci sta.
    Eppure, qualcosa continua a non funzionare.
    Forse la violenza e la crudelta', che per quanto presenti a badilate il piu' delle volte sono fini a se' stesse.
    Non c'e' uno scopo a giustificarle, ecco l'impressione che ho avuto.
    Inoltre...fisicamente parlando Sly e' sempre una bestia. Ma quei ritocchini estetici sono inguardabili.
    In certe scene sembra di vedere Renato Pozzetto che fa il cosplayer di Rambo.
    Insomma...alcuni Stallone sono invecchiati bene, vedi Rocky.
    Altri, un po' meno.

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    1. Qui ha imparato la lezione, “Rocky Balboa” ha fatto benissimo a zio Sly e ha applicato a Rambo lo stesso trattamento, tornare alle origini. I ritocchini, sono i lasciti della voglia di essere un divo (un divo giovane aggiungo io, anche la tinta dai) in effetti su Rambo stonano, non ci avevo mai pensato, ma forse perché non li noto nemmeno, li considero cicatrici di guerra. Sarà l’ultimo? Naaaa! Giusto ieri ho letto che Stallone sta pensando a “Rocky VII”, chi lo ferma dai, lui non mollerà mai, lo si ammira anche per quello ;-) Cheers

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    2. Se.
      L'ho sentito anch'io, in giro.
      Pare voglia dedicarsi ai combattimenti clandestini.
      Mah, se esce una roba tipo Jawbone (ma Rock deve fare l'allenatore. Tra parentesi...ma QUANTO CAVOLO E' BELLO, QUEL FILM?) o FIGHTER di Craig Davidson puo' funzionare.

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    3. Jawbone ho ancora i pezzi della colonna sonora nella mia compilation da corsa (storia vera). Anche Fighter bello bello, tutti figli di Rocky, pari quantitativo di muscoli e cuore. Cheers!

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    4. Eh, me la sono fatta pure io.
      E direi che i pezzi di Jawbone ci stanno benone.
      Devo provvedere.
      Per il resto...i pezzi classici di Rocky ci sono tutti. In aggiunta ho messo Danger Zone, Heroes di Bowie (quello e' PAZZESCO. Potresti scalare una montagna, quando lo ascolti) Take me a look around dei Limp Bizkit. Poi qualcuna dei Blink. 182, e un paio dalla soundtrack di TROPA DE ELITE.
      E Kick - Ass di Mika.
      E poi...un paio di chicche da vecchio aficionado dei cartoni.
      Le sigle di JEEG, FORZA SUGAR ma soprattutto ROCKY JOE (oh, SPACCA) e TOUGH BOY dalla seconda serie di Ken.

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    5. Sembra la mia, comprese Forza Sugar e Tough Boy. Pensavo di essere l'unico pazzo con quel pezzo di Mika in cuffia per correre, invece siamo almeno due pazzi ;-) Cheers

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    6. Trovo che Kick - Ass sia un pezzo perfetto, per correre.
      Ha un ritmo ed un crescendo che ti trascinano, falcata dopo falcata.

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    7. Molto d'accordo. Qui ci sta un Bro-Fist gigante! ;-) Cheers

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  6. Ti dirò mi è piaciuto molto al tempo, complice la tua recensione magari lo rivedrò così da poter aver un ponte di collegamento con quello nuovo. La bionda me la ricordavo molto bene, strano, il resto è una bella grand guignol con tripudio di violenza che Sly sostiene benissimo vista la sceneggiatura scritta apposta per il peso divistico del personaggio (un po' come nel film con Hill). Gran bella prova di Massimo Corvo che qui fa il passaggio di voce definitivo per l'attore.

    Bellissini poi le analessi contemplative del personaggio nel quale poi è stato messo pure il finale alternativo del primo Rambo.

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    1. Tu sensibile ad una bionda? Non lo avrei mai detto ;-) Si vero, in quella scena onirica compare anche il finale alternativo del primo Rambo, bravissimo ho dimenticato di scriverlo! Lo trovo un film coerente per l’arco narrativo del personaggio, e orgogliosamente vecchia scuola. Resta un piccolo film, ma fa il suo dovere. Cheers!

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    2. Lo stanno rifacendo proprio stasera, immancabile quarta visione!

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    3. Per una volta dovrò saltare, la settimana del. ToHorror è bella piena. Cheers

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  7. Spettacolare! Qualche tempo fa ho trovato su bancarella il DVD Special Edition doppio disco, e rivisto per bene il film ci ha guadagnato, rispetto alla prima visione che mi aveva lasciato freddino. E vale lo stesso discorso di Ortolani nella prefazione a "Ratto": giochiamo con il personaggio, ridiamo... ma siamo tutti con lui.
    Non ricordo più dove ho letto che nella macelleria finale Stallone voleva reggere in mano la mitragliatrice, e con il peso c'eravamo anche, ma durante le prove in pratica era un ciocco di legno fermo davanti all'obiettivo, così si è preferito rendere la scena più dinamica appoggiando la mitragliatrice sulla jeep.

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    1. Mi pare lo dica anche nei contenuti speciali del DVD, alla fine è stata una scelta cinematografica più che una roba da “macho”, zio Sly è più furbo di quello che gli viene riconosciuto. “Ratto” resta un resto sacro, non sarebbe male aggiungerlo al Blogtour e concordo pienamente con te, è un film che migliora rivedendolo. Forse perché era uscito con delle aspettative, ma trovo che faccia ancora il suo dovere ;-) Cheers!

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  8. Il problema di questo film è che lui è troppo "pompato", altrimenti come action di ammazzamenti e quant'altro malissimo non è ;)

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    1. Più che pompato, è proprio grosso come un armadio, tipo il doppio del più grosso del resto del cast, ma sono sicuro che Stallone sarà stato attento anche a quello ;-) Cheers

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  9. nel 2008 me ne fregai e andai a vederlo ma stavolta passo.


    come passerò se davvero faranno indiana jones 29


    sly sei il mio mito ma sei del 1946 e non ti si può più vedere

    goditi la pensione ed il mito


    rdm

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    1. Se dico Creed e Creed II basta come risposta? ;-) Fuori un nome di un divo Millenial che abbia metà della dedizione di zio Sly. Cheers!

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  10. Questo proprio non l'ho mai voluto vedere perché valutavo Sly fuori tenpo massimo per un film del genere. Ma in compenso ho visto i Mercenari con la scena di lui che corre sul molo... da infarto (per lui)

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    1. Questo è molto meglio dei Mercenari, ma senza ombra di dubbio ;-) Cheers

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  11. Visto al cinema, all'epoca portai pure mia moglie (non so ancora come :D), io mi sono divertito un sacco..lei ovviamente l'ha rimosso!

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    1. Ti sei giocato un bel credito quella volta, spero tu abbia un altro asso nella manica del genere per “Rambo V” ;-) Cheers

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  12. John Rambo? Per me è un po' come uno specchio distorto -ma nemmeno più di tanto- del primo film: invecchiato, cinico oltre che realisticamente disilluso è di nuovo chiamato a combattere una guerra non sua, facendo quello per cui è stato perfettamente addestrato... Niente patriottismi di quarta categoria qui, e nemmeno le "esagerazioni" action/splatter sono fuori contesto (niente sofismi: nemici brutali, reazione altrettanto brutale). Fra i sequel, a oggi, io lo considero il migliore, sempre che quello in arrivo non mi faccia cambiare idea ;-)

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    1. Perfettamente d’accordo, recupera un po’ lo spirito del primo film, “Back to basic” direbbero i nostri amici Yankee, e la tanto chiacchierata violenta non è altro che quella che abbiamo sempre visto nel corso della saga. Dita incrociate, speriamo di dover riscrivere la classifica in positivo ;-) Cheers

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  13. Per questo film vivo di ricordi di una decina di anni fa, ma lo riguardo sicuramente questa settimana per arrivare pronto. Ricordo che mi esaltò parecchio, una trama esilissima, tanti sbudellamenti e Stallone che grida smascellando, insomma, tutto quello che volevo!

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    1. Cosa si può chiedere di più da un film? ;-) Non vedo l'ora di leggerti. Cheers!

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  14. Al sottoscritto piacque parecchio. Cioè non è un film della vita, ma in un periodo in cui il cinema d'azione stava diventanto quello che adesso è la normalità, ossia una valanga di effetti speciali e personaggi cattivi che non sono davvero cattivi e buoni che non lo sono fino in fondo, Stallone piazza Rambo che cancella tutto, riempi lo schermo di sangue e contrasti netti di sceneggiatura.

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    1. Orgogliosamente vecchia scuola, con l’azione che serve a raccontare l’arco narrativo del personaggio, non so come si faccia a non voler bene a questo film. Cheers!

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  15. opinione mia personalissima.
    il primo rambo aveva un'idea, un perche', il disagio dei redui del vietnam, che molti insultavano e discriminavano, chiamandoli assassini.
    poi ovviamente molti l'hanno visto per le scene di azione, e ci sta ( un po' come il primo rocky).
    qui il perche', il messaggio, non lo vedo.

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    1. Questo chiude il cerchio con il primo film, la "Long road" di Rambo lo riporta dolosamente a casa. Cheers

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  16. a proposito, hai già visto "pi, il teorema del delirio"?
    Mi sembra un film adatto a te

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    1. Si, a me piace Darren Aronofsky, quando non esagera con cose come "L'albero della vita" di norma lo gradisco ;-) Cheers

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