Una mini-rubrica curata da Quinto Moro per restare aggiornati, quando non c’è abbastanza tempo o carne al fuoco per raccontare tutto. Oggi tocca a tre film usciti nel 2019, sedotti e abbandonati. Forse non li avete visti al cinema. Io sì. C’è quello buono, quello brutto e quello che se l’è cavata.
IL BUONO
Dolor y gloria (2019): Pedro Origins
Viene un’età in cui tutti gli Autori di cinema (gli artisti in genere) si misurano col tempo che passa, il rapporto con l’arte e il successo, con la vecchiaia e la malattia, il successo e l’ispirazione. Almodòvar sa essere ficcante e tagliente, ma riesce a farlo con una naturalezza e noncuranza singolari. Parte con una stoccata all’educazione cattolica, poi si flagella nelle sue depressioni per poi passare divertito alle droghe, affrontare la malinconia del passato e ritrovare un contatto poetico con l’infanzia.
Dolori di vecchiaia e glorie di gioventù, ma anche dolori per i rimpianti della giovinezza e la gloria che viene riconosciuta in età avanzata. Almodòvar prende Antonio Banderas e da attore sex symbol lo rivolta come un calzino per farne il suo alter ego: Salvador è un regista omosessuale derelitto e trasandato, alle prese col disfacimento fisico ed emotivo, e Banderas dà una vera prova di maturità mettendoci tutto se stesso.
Almodòvar non la butta sui facili sentimentalismi ma gioca bene con la nostalgia, senza chiudersi in un’autobiografia celebrativa, al contrario. La fotografia accesa e le scenografie coloratissime accompagnano il racconto che scorre lento, le due ore di durata si fanno sentire ma riesce a non essere pesante.
Salvador è un personaggio complesso e non sempre positivo. Il rapporto con l’attore nemico-amico dà una scossa alla vicenda, conflitti vecchi e nuovi scoperchiano ricordi, invidie, gelosie. I flashback sull’infanzia offrono un bell’affresco della Spagna povera, e sono il valore aggiunto che nel finale offre un tocco di classe. Tutta la seconda parte è quella che scorre meglio, quando si scava nei personaggi e i dialoghi dalle frivolezze di tutti i giorni si addentrano in temi più personali.
Facendo i dovuti paragoni di stile e di trama, mi ha fatto pensare a L’uomo che uccise Don Chisciotte di Gilliam, per il rapporto tra un regista e i suoi esordi: film diversissimi ma con un tratto in comune.
IL DISCRETO
Hotel Artemis (2019): porti sicuri per i John Wick da un altro mondo
Lo ammetto, vedere il trailer con Dave Bautista e Jodie Foster faceva strano, ma mi ha incuriosito abbastanza da vederlo in sala.
Siamo in una seconda epoca d’oro per il cinema d’azione: John Wick ha dimostrato quanto ancora si possa fare col genere action “botte e pallottole”. Hotel Artemis è un film modesto e furbo a seguire la rotta tracciata da altri, tratteggiando il suo sottobosco criminale, con toni e personaggi fumettistici ma non privi di spessore. Girato con un budget modesto (15 milioncini), nonostante i nomi di richiamo è stato comunque un flop commerciale incassandone poco più di 12, perciò dubito vedremo un sequel anche se l’idea sembrava progettata per essere riutilizzata (come lascia intendere anche il finale).
In una L.A. devastata dalle rivolte, l’Artemis è un luogo leggendario in cui solo i criminali possono entrare. Girare quasi tutto in interni, il film si basa sulle dinamiche e le storie dei suoi personaggi. Non aspettatevi un’azione sfrenata, la parte action è limitata al finale ed è poca cosa, affidata quasi interamente al personaggio di Sofia Boutella. La bella e letale Sofia ha il physique du rôle per tirare cazzotti e un carisma da femme fatale di tutto rispetto (sogno un multiverso in cui Thanos ingaggia la nostra Sofia per rimettere a posto quella smorfiosa di Brie Larson in tutina da Captain Marvel) [se non le fanno interpretare Elektra mi incateno ai cancelli della Marvel. Nota Cassidiana].
Oltre alla mortale Sofia e i suoi intrighi, il vero (il solo?) motivo d’interesse è Jodie Foster, controcorrente alle attrici che inseguono la giovinezza, Jodie s’invecchia e rinsecchisce per impersonale l’infermiera dell’Artemis. È il suo personaggio ad offrire la parte più interessante della trama. Jodie ci mette tutta la sua intensità, mimica facciale e fisica. Senza di lei sarebbe stato un film dimenticabile, perché tutte le dinamiche tra gli altri personaggi risultano banali e scontate. Poi è sempre bello ritrovare Jeff Goldblum e Zachary Quinto, ma è proprio l’ingresso in scena dei loro personaggi a banalizzare il finale. Ridicola la dinamica della rivolta dentro l’hotel, considerato che finisce in una scazzottata quando prima avevamo visto i cattivoni armati di tutto punto (con tutta la buona volontà, errori di questo tipo non sono perdonabili).
Nel complesso il film scorre, ha una bella fotografia e può contare su un ottimo cast, che lo tiene a galla. Io me lo sono goduto, ma Jodie e Sofia a parte, è poca cosa. La presenza di Bautista ahimè non mantiene quello che promette.
IL BRUTTO
Il Signor Diavolo (2019): c’eravamo tanto Avati
Accusatemi di lesa maestà ma la visione di questa boiata è stata difficile da digerire. M’è sembrata una di quelle robe quasi dilettantesche osannate solo perché l’ha fatta un gran nome. No, non volevo dare del dilettante a Pupi Avati e non conosco la sua filmografia. Ma c’è qualcosa di sbagliato in me (sono posseduto!) o in chi osanna questo film? È tratto da un romanzo dello stesso regista, perciò non ha neanche la scusa d’esserselo fatto rovinare. Sembra girato in fretta e furia, con troppi ciak da buona la prima, che tanto buona non è. Dura 85 minuti, ma è lentissimo e c’è una costante sensazione di assenza di girato. Troppe scene si esauriscono in fretta, spinte da dialoghi mediocri. Sembra un vecchio sceneggiato tv.
IL BUONO
Dolor y gloria (2019): Pedro Origins
Viene un’età in cui tutti gli Autori di cinema (gli artisti in genere) si misurano col tempo che passa, il rapporto con l’arte e il successo, con la vecchiaia e la malattia, il successo e l’ispirazione. Almodòvar sa essere ficcante e tagliente, ma riesce a farlo con una naturalezza e noncuranza singolari. Parte con una stoccata all’educazione cattolica, poi si flagella nelle sue depressioni per poi passare divertito alle droghe, affrontare la malinconia del passato e ritrovare un contatto poetico con l’infanzia.
![]() |
“Giurerei di aver visto una gallina appollaiata sui biscotti. Devo smetterla con la droga…” |
Almodòvar non la butta sui facili sentimentalismi ma gioca bene con la nostalgia, senza chiudersi in un’autobiografia celebrativa, al contrario. La fotografia accesa e le scenografie coloratissime accompagnano il racconto che scorre lento, le due ore di durata si fanno sentire ma riesce a non essere pesante.
Salvador è un personaggio complesso e non sempre positivo. Il rapporto con l’attore nemico-amico dà una scossa alla vicenda, conflitti vecchi e nuovi scoperchiano ricordi, invidie, gelosie. I flashback sull’infanzia offrono un bell’affresco della Spagna povera, e sono il valore aggiunto che nel finale offre un tocco di classe. Tutta la seconda parte è quella che scorre meglio, quando si scava nei personaggi e i dialoghi dalle frivolezze di tutti i giorni si addentrano in temi più personali.
Facendo i dovuti paragoni di stile e di trama, mi ha fatto pensare a L’uomo che uccise Don Chisciotte di Gilliam, per il rapporto tra un regista e i suoi esordi: film diversissimi ma con un tratto in comune.
IL DISCRETO
Hotel Artemis (2019): porti sicuri per i John Wick da un altro mondo
Lo ammetto, vedere il trailer con Dave Bautista e Jodie Foster faceva strano, ma mi ha incuriosito abbastanza da vederlo in sala.
Siamo in una seconda epoca d’oro per il cinema d’azione: John Wick ha dimostrato quanto ancora si possa fare col genere action “botte e pallottole”. Hotel Artemis è un film modesto e furbo a seguire la rotta tracciata da altri, tratteggiando il suo sottobosco criminale, con toni e personaggi fumettistici ma non privi di spessore. Girato con un budget modesto (15 milioncini), nonostante i nomi di richiamo è stato comunque un flop commerciale incassandone poco più di 12, perciò dubito vedremo un sequel anche se l’idea sembrava progettata per essere riutilizzata (come lascia intendere anche il finale).
![]() |
La statura non è tutto: due giganti del cinema a confronto. |
![]() |
La vera Sophie Fatal |
Nel complesso il film scorre, ha una bella fotografia e può contare su un ottimo cast, che lo tiene a galla. Io me lo sono goduto, ma Jodie e Sofia a parte, è poca cosa. La presenza di Bautista ahimè non mantiene quello che promette.
IL BRUTTO
Il Signor Diavolo (2019): c’eravamo tanto Avati
Accusatemi di lesa maestà ma la visione di questa boiata è stata difficile da digerire. M’è sembrata una di quelle robe quasi dilettantesche osannate solo perché l’ha fatta un gran nome. No, non volevo dare del dilettante a Pupi Avati e non conosco la sua filmografia. Ma c’è qualcosa di sbagliato in me (sono posseduto!) o in chi osanna questo film? È tratto da un romanzo dello stesso regista, perciò non ha neanche la scusa d’esserselo fatto rovinare. Sembra girato in fretta e furia, con troppi ciak da buona la prima, che tanto buona non è. Dura 85 minuti, ma è lentissimo e c’è una costante sensazione di assenza di girato. Troppe scene si esauriscono in fretta, spinte da dialoghi mediocri. Sembra un vecchio sceneggiato tv.
![]() |
“Pregate sorelle, la Bara Volante è infestata da uno spirito blasfemo che ingiuria Nostro Signore Avati” |
La cosa più horror è il doppiaggio: molte, se non tutte le scene sono state ridoppiate, si sentono i fruscii del saliscendi del mixer e cambi di tonalità degli attori dentro uno stesso dialogo. Tecnicamente imbarazzante per qualunque cineasta, figurarsi per un veterano.
La qualità della recitazione è discontinua, a volte forzata, ma il vero guaio è la sceneggiatura. Non parlo tanto dell'intreccio ma proprio dei dialoghi e delle battute usate, che suonano stonate, ora banali ora pompose. Si vede e si sente la provenienza da un romanzo, pure troppo se il linguaggio di un bambino anni '50 è così adulto, da libro stampato, togliendo naturalezza a una recitazione più impegnata a “sembrare” qualcosa piuttosto che esserlo.
![]() |
Immagino stia tenendo in mano due crocifissi invisibili e voglia emulare una scena de L’Esorcista… |
La vicenda ruota intorno all’omicidio di un ragazzino da parte di un suo coetaneo: prima nota stonata se il sospettato pare un bimbo di dieci anni e la vittima quasi un ventenne. Ma il vero fulcro è la faccenda del pregiudizio, dell’influenza politica e morale della Chiesa sulla vita delle piccole e grandi comunità. Certa critica lo definisce “un film molto politico” (certa gente andrebbe presa a romerate da qui all’alba dei morti viventi). “Il signor Diavolo” non riesce a fare una critica sociale e politica efficace, se non in modo forzato. Il pregiudizio nella società ignorante e provinciale è un tema potenzialmente devastante da usare contro la società italiana, ma è stato reso malissimo.
Non metto in dubbio che nel romanzo il tema funzionasse, sprazzi dell’intreccio si vedono, ma nella sceneggiatura vengono fuori ad cazzum: l’oppressione politica della Chiesa, che voleva essere motivo d’inquietudine, finisce per dare solo sbadigli. Le scene che dovrebbero mostrare il pregiudizio religioso risultano patetiche: il calpestamento dell’ostia è il momento clou sì, ma dell’imbarazzo. Per non parlare dei rallenty per sottolineare certi momenti.
Il bimbo assassino è rovinato tanto dal ridoppiaggio quanto dalla sceneggiatura, che nella seconda metà del film si dimentica di lui per farlo riapparire nel finale senza alcun senso. Non si sente l’aura sinistra dell’innocente che ha compiuto un crimine. La scena del delitto è girata male. La faccenda del ragazzo coi denti da maiale, su cui ruota quasi tutta la seconda parte, è priva di ogni pathos.
![]() |
Non aprite quello script: “Misericordia! La sceneggiatura si apre! Ma è orribile!”, “Terribile è la parola giusta” (Cit.) |
Le angosce su temi religioso-demoniaci sono stravecchie e in declino, per funzionare hanno bisogno di una realizzazione tecnica impeccabile e accattivante (alla The Conjuring per capirci) o risultano ridicole.
I costumi e gli ambienti sono l’unica cosa apprezzabile, anche il trucco ha il suo perché con personaggi sudaticci ed emaciati, ma non ha senso che lo sia anche il protagonista. Protagonista che poteva anche non esserci, visto che tutta la sua vicenda è inutile, tanto che il finale “ad effetto” mi ha lasciato indifferente.
Ci sono carenze tecniche e logiche per tutti i gusti: la scena della lavanda dei piedi delle suore che l'inquadratura dopo si alzano e vanno via tutte con le scarpe (facciapalmo); la scena della culla insanguinata buttata lì ad cazzum; la pagina sollevata dal fantasma che fa i compiti. Imbarazzo, sbadigli e facciapalmi à gogo.
C’è chi dice che questo film è una rappresentazione del cinema di Pupi Avati. E ‘sticazzi. Aridatece Lucio Fulci. Vivo o morto, redivivo zombi coi vermi che gli colano dall’occhio della cinepresa sporcata da grumi di sangue e pus. Anche così gli verrebbe una roba più guardabile. Aridatecelo. Lui sì che era un Signor Diavolo.
P.S.
Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito i film!
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate QUI.
Ho difeso su altri siti la produzione horror-padana di Avati, che mi è sempre piaciuta molto (in verità gli unici film del regista che non trovo soporiferi). Poi sono andata a vedere questo...e no, è davvero indifindebile... I temi per fare un buon horror ci sarebbero anche stati (perdita dell'innocenza, pregiudizio vs possessione ecc) ma è tutto di un sciatteria impressionante. Ralenti a caso, la CGI della culla talmente brutta da avermi fatto pensare alla Asylum, e attori... il più bravo è Andrea Roncato in un a parte di 2 minuti, fate voi... Ma poi, non voglio sollevare l'annoso tema italiano/dialetti nei film, ma perché farli parlare con quegli accenti orrendi tagliati col coltello....ma manco i miei nonni che erano contadini parlavano così, figurati 'na nobildonna veneziana...
RispondiEliminaLa produzione di Avati è stata attaccata in un modo che mi ha lasciato basito (roba da non crederci), per me merita tutta la difesa, ma questo suo ultimo lavoro, no, proprio no. Cheers!
EliminaInutile girarci intorno.
EliminaL'ultimo film di Avati e' davvero brutto.
Forse si salva giusto l'ambientazione, ma questa e' una cosa soggettiva.
Vale a dire la pianura prima della cementificazione selvaggia avvenuta durante la seconda meta' degli anni 80.
Un mondo che ormai stava scomparendo, ma di cui ho fatto in tempi a vedere gli ultimi scampoli.
Paesini sperduti in mezzo al nulla, con la nebbia che inghiottiva tutto sei mesi l'anno. Ed in quel vuoto era facile vederci qualcosa di orribile...
Ci ho ritrovato i toni di GOTICO RURALE, una raccolta che mi e' piaciuta parecchio. E anche di qualche racconto di Lucarelli.
Ma erano libri, appunto. Come dice l'autore dell'articolo.
E su pellicola non viene altrettanto bene.
E come giustamente fa notare, film come THE CONJURING partono da presupposti simili. Io ci aggiungo anche HEREDITARY e INSIDIOUS.
Che poi e' il motivo che ha scatenato la pioggia di polemiche su Avati.
Io dico che film come i tre che ho menzionato Avati non li puo' proprio fare. E nemmeno li' si puo' pretendere, da uno cosi'.
Sono un altro modo di fare cinema, che non gli appartiene.
Fa i film come ha imparato a farli, punto.
E quello che poteva fare, nel suo campo, lo ha fatto. Togliendosi pure qualche soddisfazione.
Avati e' come Bearzot.
Ha portato a casa un mondiale quando non ci sperava nessuno. E che gliene si vuol fare una colpa, se quattro anni dopo ti fa un mondiale da schifo?
Io me lo tengo cosi' com'e'. Anche se il suo ultimo film e' brutto. Lento, noioso, senza guizzi e recitato da cani. E con l'incipit mezzo riciclato da LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO.
Quindi...persino il final twist non trasmette nulla, visto gia' si capisce dove si andra' a parare.
Va bene cosi', dai. Pero poi basta, eh.
Whoops, ho perso un pezzo.
EliminaIntendo dire che film come The Conjuring, Insidious e Hereditary, pur partendo da concetti simili, sono senza dubbio riusciti molto meglio.
Io partivo da ignorante su Avati e annessa produzione. Non avevo pregiudizi negativi né positivi. Mi sono attenuto alle sole impressioni sul film, che sono state pessime.
EliminaFa rabbia perché il potenziale c'era, ma è proprio la realizzazione a fare acqua.
La questione dei dialetti non mi da fastidio, né la localizzazione geografica. Anzi: l'Italia ha tanti dialetti, tante regioni e diversi modi di vedere, pensare, il che poteva essere un valore aggiunto, ma francamente pure la cornice non è questo granché. La cornice c'è, è il dipinto che manca...
E un po' mi da sollievo qualcuno che conosca e apprezzi Avati ma a cui il film non sia comunque piaciuto. Il fatto è che se un film è brutto, non si devono cercare scuse solo perché l'ha fatto un grande nome.
EliminaQuando ti piace un autore tendi a perdonargli più che ad uno sconosciuto, lo facciamo tutti, lo faccio anch'io.
La scena della culla è stata bruttissima non solo visivamente, ma anche per il momento in cui ci viene sbattuta in faccia, totalmente a casaccio.
Posso passare anche sopra alla recitazione un po' così, ma ci ho trovato errori di grammatica del cinema. Credo sia uno dei film peggio "confezionati" che ho visto in sala. Ci sono film brutti, molto peggiori di questo, ma confezionati meglio, e perciò più godibili.
Diciamo che ad Avati gliela perdono, dai. Anche se ha toppato, stavolta. E di brutto, anche.
EliminaDiciamo che e' da lodare giusto perche' ci ha voluto provare un'altra volta.
Il paragone con Il Nido e' azzeccatissimo.
Quello lo si puo' considerare un horror moderno. Per regia, per impostazione. E, cosa che mi fa ancora piu' piacere, sembra pensato per un pubblico internazionale.
Che e' la cosa che ancora manca, a molte delle nostre produzioni odierne.
Un colmo, considerando che i film di Argento, Lenzi, Fulci erano fatti per garantire incassi anche nel resto del mondo.
Il Nido potrebbe piacere anche al di fuori dei nostri confini.
Torniamo al punto.
Avati avrebbe potuto fare un film cosi'?
Per me no. E' impossibile.
Uno puo' fare anche film a novant'anni, se ce la fa. Ma non puo' imparare a fare film a novant'anni.
Era da un pezzo che non si cimentava piu' con l'horror, e si vede. Ma al di la' di quello, ha un modo di fare film che e' figlio della sua formazione culturale e cinematografica, e da li' non si sgarra.
Vista la carriera...per questa volta gliela abbono, anche se il film e' una ciofeca.
Pero' e' meglio che lasci stare, da ora in poi.
Sul serio.
Per la nuda cronaca "The Nest" è in arrivo su queste Bare, non riesco a trovare un giorno per pubblicarlo ma ho il post pronto da tempo (storia vera). Cheers!
EliminaA me è piaciuto sia The Nest che Il Sor Diavolo, per motivi diversi visto che sono due film MOOOLTO diversi 😂😂 Mi sa che ho dei gusti di me**a!!
EliminaMa no, Dave.
EliminaI gusti sono insindacabili. Quel che piace a me puo' non piacere a te, e viceversa.
Una curiosita': tu LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO lo hai visto, per caso?
Diciamo che io l'ho trovato noioso anche per quello. Perche' il suo ultimo film ricalca in tutto e per tutto quell'opera, per certi versi. Quindi nemmeno il finale mi ha sorpreso piu' di tanto.
Magari, non avendo presente quel vecchio film, puo' piacere.
Ma riproporre un film cosi', sotto mentite spoglie, all'alba del 2019 non ha senso.
Ma ribadisco che Avati non poteva fare piu' di cosi', secondo me.
Ciao Redferne!! Sisi l'ho visto eccome...uno dei miei preferiti insieme a "L'arcano incantatore" che mi piace moltissimo se non di più! Anche Zeder è fico! 😉😊
EliminaDovessi dire il mio preferito in assoluto direi Magnificat, anche se con l'horror c'entra poco.
EliminaMa nonostante quest'ultimo passo falso (a parer mio, eh) Avati resta comunque un grande, con una carriera di tutto rispetto.
Ho notato un accanimento piuttosto eccessivo nei suoi confronti, dopo l'uscita de Il Signor Diavolo (non qui, siaben chiaro).
E mi e' spiaciuto parecchio.
I suoi film possono piacere oppure no. Ma non meritava di certo un trattamento simile.
Good Job ������, very job
RispondiEliminaTutto merito di Quinto Moro, i complimenti vanno a lui ;-) Cheers
EliminaSono l'unico stronzo a cui quello di Avati è piaciuto? :D
RispondiEliminaNo, ne conosco tanti a cui è piaciuto, un film che ha diviso moltissimo. Cheers!
EliminaEcco un altro "stronzo" a cui è piaciuto molto!! 😃😄
EliminaLo sapevo, sono circondato da stronzi! (cit.)
Elimina... Perdonatemi! Ma era tutta la vita che sognavo di dirlo!! :-D Cheers
Ahahahah hai colto la ghiotta occasione e, come disse Cain, "Prova se vuoi e...io ti perdonerò!"
EliminaEra tipo ammazza la vecchia, grazie per avermi fatto realizzare un sogno ;-) Cheers
EliminaNon c'è Cassidy che resista alla voglia di finire «ammazza la vecchia»!!
EliminaGli altri non so, non li conosco tutti, ma questo Cassidy di sicuro no ;-) Cheers
EliminaNo, non sei l'unico stronzo :-) Ci sono un sacco di critici a cui è piaciuto, la rete è piena di commenti che lo incensano, non so se per paura di lesa maestà o per convinzione. Infatti avevo letto solo buoni commenti e mi sono lasciato convincere, perciò quando sono andato al cinema e ho visto questa roba non sono neanche rimasto interdetto, sono rimasto incazzato. Ma come sempre de gustibus. Se avessi conosciuto meglio Avati forse l'avrei giudicato diversamente, ma ci sono dei difetti oggettivi che non riesco a perdonare neanche volendo.
EliminaMa il punto è: vedi un giorno Il Signor Diavolo del veterano Pupi Avati e il giorno dopo Il nido dell'esordiente Roberto De Feo e due cosette su come sia un horror decente ti viene da pensarle...
A me sono piaciuti tutti e due! Ahahah mi sa che, come ho scritto poco più su, ho dei gusti di me**a!! 😂🤣
EliminaTre film che volevo vedere, tre film che mi sono perso...
RispondiEliminaIo invece non ho avuto il tempo di scriverne, però gli Avengers hanno un Hulk, noi invece abbiamo un Quinto Moro! ;-) Cheers
Elimina"Qui non si bada a spese" Cit.
EliminaDa quando ho l'abbonamento del cinema vedo molti più film da spettatore pagante. Hotel Artemis lo consiglio per una serata leggera, Dolor y gloria è u po' più impegnativo.
A me il Pupi è piaciuto...si vede che mi accontento "di poco" ! 😄
RispondiEliminaGli altri due non li ho visti, mi incuriosiva un po' Hotel Artemis se non altro per Goldblum e Foster...Almodovar lo rispetto ma i suoi film sono su un genere che a me non piace, quindi zompo! 😊 Sono un innnniorante!!
La coppia Bautista/Foster (più Jeffone nostro) non passa inosservata ;-) Cheers
EliminaIl delicato Bautista!! 😁😁
EliminaIl prossimo passo sarà Jodie nei "Guardiani della Galassia" (o nei Mercenari). Cheers!
EliminaNon sono un grande esperto di Almodovar, ma apprezzo il genere. Ogni volta che vedo un suo film mi fa venire voglia di scavare più a fondo nella sua filmografia. Anche se poi rimando, perché sì, non sono film per passare una serata spensierata, ci vuole l'umore giusto, la predisposizione mentale.
EliminaJodie Foster è la cosa migliore dell'Artemis, vorrei seriamente che tornasse più presente in sala.
HO VISTO ALMODOVAR E AVATI
RispondiEliminaMEGLIO AMOLDOVAR VOTO 7
AVATI 6
grazie
rdm
Te ne manca solo uno per completare il Triello ;-) Cheers
EliminaTre film ma solo due visti:
RispondiElimina- Dolor Y Gloria. Amo e odio Almodovar. Lo trovo così geniale in alcuni lavori che non mi spiego certe cadute pesantissime in altri. Questo al cinema comunque non avevo alcuna intenzione di vederlo, lo recupererò.
- Hotel Artemis. Visto nella pausa tra l'uscita americana e la distribuzione nostrana. Sarebbe stato un buon dtv con spunti interessanti che si riallacciano a John Wick ma con poco grano e si vede (tutto in interni). Peccato perché viste le premesse sarebbe potuto venir fuori un gioiellino e invece è un ibrido che si lascia guardare ma puzza molto di occasione sprecata. E visto che non faranno mai un seguito la puzza aumenta. P.S.: a Charlie Day darei volentieri due pizze in faccia!
- Il Signor Diavolo. Delusione totale. Insalvabile, ingiustificabile, inguardabile. Trama tenuta su con lo sputo, recitazione da saggio parrocchiale, effetti speciali che chiamarli così è un complimento. Salvo giusto l'ambientazione (anche se dopo "La Casa dalle Finestre..." sa di già visto) e qualche accenno di "denuncia" (come sottolinea il Moro) anche se molto all'acqua di rose. Twist finale non telefonato... No, no, di più! Per il resto preferirei stendere un velo pietoso perché non salvo nulla di nulla. E mi dispiace moltissimo per Avati. Regista che rispetto molto e che ci ha regalato parecchia roba buona, ma, ahimè, credo abbia fatto il suo tempo. Vorrei essere smentito e spernacchiato direttamente da Avati col prossimo film ma mi sa che non succederà.
Da Almodovar non mi aspettavo più niente è arrivato un bel film. Da Avati era lecito aspettarsi qualcosa e niente, andata male. Nel mezzo un film che si lascia guardare, ma resta un ibrido strano tutto sommato, magari diventarà un piccolo culto con il tempo, o magari no chissà. Cheers!
EliminaGrazie Zio. La tua delusione per Il Signor Diavolo mi solleva un po' la coscienza. Per qualche giorno mi sono sentito l'unico coglione a cui non era piaciuto.
EliminaDolor y gloria merita una chance. E' lento ma ha il suo perché. In certi passaggi mi ha fatto pensare a Moretti. Banderas ha fatto una bella prova, e se ti piacciono i film che "puzzano di biografia" potrebbe piacerti.
Tutti e tre nella lista da vedere e romango poco convinto solamente del discreto. Dolor Y Gloria me lo sono giá procurato e schiaccerò play nei prossimi giorni, mentre per Pupi Avati aspetto l'home video e le recensioni negative che ho letto in giro non mi scalfiscono... su Hotel Artemis non sono ancora convinto del tutto...
RispondiEliminaHotel Artemis è un filmetto per passare una serata spensierata senza grandi pretese.
EliminaLe recensioni negative sul film di Avati avrei voluto trovarle io, prima di vederlo, per tenermi lontano dalla sala...
Io il signor Diavolo non l'ho ancora visto, ma ho letto il romanzo. Tuttavia, anche se avessi visto il film, considerate le mie competenze scarsissime in materia, non potrei affatto mettere in discussione la stroncatura dell'autore della recensione.
RispondiEliminaAvrei comunque una puntualizzazione :D, su quel "il protagonista poteva anche non esserci", anche se motivato da una resa infelice del romanzo sullo schermo cinematografico. Il protagonista è un personaggio fondamentale del romanzo! Trova lavoro solo perché è del partito (la Dc), è un uomo che per risolvere i suoi problemi economici fa prostituire la moglie (!); è un "fantastico inetto" che, nel momento in cui trova il riscatto (cioè sta facendo una cosa giusta, riportare la verità alla luce), prima perde l'inchiesta e poi la vita!
E' un personaggio "stra-fondamentale"!
Tuttavia so che tutti questi retroscena sul protagonista non esistono nel film. Ad ogni modo però...La Casa dalle finestre che ridono, Zeder..c'è sempre un personaggio esterno che finisce in guai più grandi di lui! E c'è sempre questa spinta a curiosare, a varcare le colonne d'Ercole.
Non può esserci un horror di Avati senza tale personaggio!
Venendo al romanzo (non al film), esso è un'opera dirompente nella sua cattiveria. La cattiveria di una Chiesa che prima manda un proprio funzionario per mescolare le carte nel processo (cioé per evitare la testimonianza di suora e religiosi) e poi decide di passare al piano B, cioé fare fuori gli interessati! Infatti immagino che il sagrestano faccia la fine di Livio della Casa dalle finestre che ridono e venga ucciso senza pietà. La cattiveria di un paese arretrato nella mentalità (il diverso è sinonimo sempre di malvagità nella credenza popolare). Quanto mai è attuale questo messaggio? I giochi sporchi della politica..e della Chiesa..Ancor'oggi ne abbiamo, no?
Avati è un regista coerente con la sua poetica nei film horror...questo merito gli va riconosciuto!
Dei temi di cui parli praticamente non c'è traccia nel film; anche la questione superstizione = discriminazione è depotenziata dalla totale disempatia per la vittima, oltre che dall'evidenza pressoché immediata che no, non si tratta solo di chiacchiere di suore e beghine... Però mi hai fatto venir voglia di leggermi il racconto originale, che sembra assai meglio!
EliminaE' un tema molto ricorrente, specie nei suoi horror.
EliminaIl paesino visto non come luogo di tranquillita' e raccoglimento, ma come generatore di solitudine e alienazione.
"I giovani se vanno, perche' non c'e' lavoro. E qui rimangono solo i vecchi, gli ubriaconi e i dementi."
Cosi' parlava uno dei personaggi de La Casa Dalle Finestre Che Ridono.
In quei posti tutti sanno e nessuno parla. Ma sono pronti, da vera congrega, a far quadrato attorno all'impiccione che e' venuto da fuori e che non e' come loro.
La morale e' che ci sono cose che andrebbero lasciate sepolte.
Su cui sarebbe meglio sorvolare e passare oltre.
In realta' gli abitanti di quei luoghi vorrebbero solo essere lasciati in pace. Arrivano a compiere gesti estremi solo quando la loro realta' quotidiana viene seriamente minacciata.
Il protagonista riceve continue intimidazioni ed espliciti inviti ad andarsene.
Ma non ascolta. Vuole scoprire la verita'. E quando la scopre...per lui e' troppo tardi.
La potenza della casa dalle finestre che ridono è tutta in una battuta, che ho colto solo a una quarta o quinta visione. Quando il sindaco in auto con il restauratore parla delle (tre) caratteristiche del suo paesello, cita IL SILENZIO.
EliminaUno pensa: eh sì, il silenzio e la tranquillità di un paesello.
Invece, come fa notare l'autista del sindaco, il silenzio va letto sotto un altro aspetto..L'omertà.
Un paese che convive con due sorelle assassine.
Ecco, il film de Il signor diavolo sbaglia nell'ultimo fotogramma. Il bambino presunto assassino (perché nel romanzo è un presunto assassino...anzi alla fine, come detto, non è lui) doveva uscire di scena...Non rientrarvi.
Perché alla fine alla Chiesa - eliminato il protagonista, Suor Dolores e poi immagino anche il sagrestano in un'ideale seguito - non interessa più il processo...
Come finisce il processo?
Il ragazzino assolto, perché la perizia lo scagiona: non ha la forza per tirare il colpo. L'assassino è un altro e non è possibile rintracciarlo.
Il ragazzino condannato.
Ma la colpa non è della Chiesa, quanto della sua pazzia. La scena del quaderno che tanto vi ha fatto dispiacere...
In realtà il ragazzino non è pazzo, ma plagiato...
*un ideale seguito.
EliminaLa scena della culla, comunque, è buttata lì per due motivi:
strizza l'occhio alla prima scena di terribile impatto della Casa dalla finestre che ridono;
mostra ciò che è nella testa dei paesani: un omicidio che in realtà non è mai avvenuto (al massimo il bambino verro ha dato un morso non letale alla sorella, non l'ha sbranata).
Il mio commento si basava solo sulla visione del film, che per me non funzionava nel modo giusto. Per paradosso, si vede quanto sia legato al romanzo (si nota da certi dettagli e dalla costruzione del racconto), ma come sempre, letteratura e cinema hanno linguaggi e tempi diversi. Dalla visione intuisco che il romanzo sia superiore al film sotto molto aspetti.
EliminaLa scena della culla di cui mi "lamentavo" era la primissima scena della culla che gronda sangue, non quella dell'omicidio reale o presunto.