Per un tempo fin troppo lungo, ho avuto un allenatore di
basket profondo conoscitore del gioco ed estremamente competente in materia (si
nota la vena polemica? Bene), un vero genio che non perdeva occasione per
sottolineare le mie lacune di gioco. Cose che capitano quando fai notare a
tutti dettagli come il fatto che non sapesse disegnare uno straccio di schema
per la rimessa laterale... Robetta, insomma.
Sta di fatto che al primo allenamento dopo una partita
(vinta), sceso stranamente dal letto con il piede ottimista, il gran Sensei
della palla a spicchi fece notare che non si poteva che vincere, quando uno (il
vostro amichevole Cassidy di quartiere) in partita si permetteva addirittura di
far canestro in “fadeaway” il tiro cadendo all’indietro, per sempre marchio di
fabbrica di uno davvero competente in materia, Michael Jordan. Per inciso, ore
spese al campetto per imparare (più o meno) ad eseguirlo.
Sempre perché i rapporti erano un po’ quello che erano, il
fenomeno puntandomi il dito mi disse con aria di sfida: «Voglio proprio
vedertelo rifare». Partita successiva, al primo pallone che ricevo, mi metto spalle
a canestro, un palleggio, mi giro tiro canestro. Mentre corro davanti alla mia
panchina per andare in difesa, con l’aria di chi non ha fatto altro in vita sua
(ma nella testa pensando «Suuuuuca!») l’allenatore m'ignora totalmente, solo
uno dei miei compagni ha affermato: «Lo ha rifatto» (storia vera).
Cosa c'insegna tutto questo? Che sono nato con una testa,
diciamo tutta particolare via, che molte persone parlano perché hanno la lingua
in bocca e che se rifai qualcosa di valido una seconda volta, in pochi si
sorprenderanno davvero, tutto questo ci porta al secondo film diretto da Ari
Aster.
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“Ari pensi sia una buona idea portare la mia ragazza in Svezia, sai le piace tanto l’Ikea”, “Si si però spostati, mi rovini l’inquadratura” |
Dopo il tanto chiacchierato, da molti amato e da altrettanti
odiato (non da me)
Hereditary, il
giovane Aster (classe 1986) si è beccato un po’ di etichette e un bel carico di
aspettative, il suo secondo lavoro “Midsommar” era molto atteso, anche se a me
fa pensare ad una marca di tonno, oppure ad una celebre canzone popolare. Tutto
questo era per invocare il vostro perdono per il titolo del post.
Bisogna dire una cosa sul nostro Ari ari ari oh (iri iri iri
ih): al netto di modelli chiari e anche abbastanza palesi a cui fare
riferimento – come in questo caso quella pietra miliare di “The Wicker Man”
(1973) di Robin Hardy – il ragazzo non sceglie mai la strada facile di
replicare, ma al massimo di rielaborare secondo l’unico modello che ha ben
chiaro in testa, ovvero se stesso e il suo cinema. Forse anche troppo, visto
che durante gli abbondanti 147 minuti di “Midsommar”, mi sono ritrovato a
mormorare tra me e me: «Questo dettaglio è uguale ad Hereditary» (storia vera).
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Bimbe non proprio bellissime… uguale ad Hereditary!
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Il che non è certo sbagliato, il mondo ti ha acclamato per
la tua prima opera? Alla seconda regia Aster sceglie di mostrare a tutti che
no,
Hereditary non è stato un colpo
di fortuna, ma il frutto di un talento che è tutto lì da vedere. I due film
non sono altro che parenti stretti, sono più consanguinei degli abitanti del
villaggio svedese di questo film, hanno caratteristiche comuni e la stessa
sfiga di essere stati appesantiti in uno strambo Paese a forma di scarpa, di un
sottotitolo inutile, “Midsommar - Il villaggio dei dannati”, oltre ad
essere un titolo cretino che non ha senso ai fini della storia, è anche un modo
maldestro di mettersi in scia al capolavoro di Wolf Rilla, oppure al
remake di Giovanni Carpentiere.
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Per fare un sacrificio umano grande, ci vuole un martello grande.
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Lo schema di
Hereditary
qui viene ripetuto fino allo sfinimento, fino all’ultimo dettaglio, visto
che per Aster sono volati paragoni con Kubrick, di sicuro il ragazzo ha
dimostrato di essere ossessivo proprio come il vecchio Stanley, il problema
principale è che “Midsommar” nel suo essere quasi una versione espansa del film
precedente, non riesce a replicare il miracolo di equilibrio che caratterizzava
il primo film, una pellicola che riusciva a fermarsi un attimo prima di
risultare involontariamente comica e che, al netto delle stesse tematiche, riusciva
a risultare più coinvolgente.
Oh, parliamo chiaro! A me il film è piaciuto perché qualcosa che
nel 2019 riesce a riportarci in un culto pagano completamente sotto la luce
del sole estivo come aveva fatto solo Robin Hardy, con un uso dei colori, del
montaggio sonoro e video così preciso e dettaglio è una gioia per gli occhi!
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Ari Aster. Talento su pellicola, 2019. |
Bisogna anche notare, però, che le tematiche che stanno tanto
a cuore a Aster qui a volte prendono un po’ troppo il sopravvento, come il
rapporto con la famiglia che strangola i personaggi, oppure il suo modo di
mostrare la morte (e il lutto) in maniera così diretta, aggirando i moralismi e
spesso con dovizia di macabri dettagli, specialmente quando si tratta di gambe
spezzate e crani sfracellati, tutti dettagli che piacciono ai fanatici di Horror.
Il primo atto di “Midsommar” mette in chiaro, ancora una
volta, il fatto che Ari Aster ci tenga molto a farci patteggiare per i suoi
personaggi, qui ci presenta Dani (una
Florence Pugh monumentale che si carica spesso il film sulle spalle) ragazza
sopravvissuta ad un gravissimo lutto in famiglia, sua sorella in un terribile
omicidio/suicidio si è portata via anche i genitori. Accanto a lei un toncolo
senza speranze di fidanzato di nome Christian (
Jack Reynor) che per seguire gli amici antropologi molto
interessanti a completare la loro tesi di laurea, pensa bene che il modo
migliore per affrontare il lutto per Dani, sia un bel viaggetto in Svezia per
assistere a questo rito che avviene una volta ogni novant’anni.
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“Non fare così dai, ci andiamo sabato prossimo all’Ikea” |
Più chiaro del fatto che Christian sia più innamorato dell’idea
di avere una ragazza che di averne una davvero, solo il fatto che il nome del
personaggio è forse l’ultimo punto di contatto con “The Wicker Man”, insomma un
“Cristiano” che va in un villaggio di pagani, più chiaro di così diventa anche
difficile essere.
Esattamente come
Hereditary,
nel primo atto non mancano incisioni sulle porte e indizi su quale direzione prenderà la trama (i vari disegni e rappresentazioni sulle pareti, molti dei quali
ruotano attorno alla figura di un orso) dimostrazione che ad Aster non manca la
mania per il dettaglio. Per vedere davvero succedere qualcosa, però, bisogna aspettare
più di cinquanta minuti, tutti girati meravigliosamente, eh? Ma forse una
sforbiciata al minutaggio non avrebbe fatto male, chissà cosa potrebbe sfornare
il regista che la produzione non gli fornisse carta bianca, come ha avuto
almeno nei suoi due primi lavori.
Quando la violenza inevitabilmente arriva e con lei i primi
sacrifici umani, Aster gestisce il tempo molto bene, nel senso che è chiaro per
tutti (tranne per i protagonisti... Pare) quello che succederà, ma l’attesa del
sangue allunga la tensione, il che per uno che ambisce a fare horror, che non è
affatto male avere in faretra, ma su questo punto, ci vediamo a fine post.
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"RICOLAAAAAAAAA" |
I problemi sono altri e arrivano sempre dai paragoni (inevitabili)
con “Hereditary”, perché se nel film d’esordio Aster era stato molto bravo a
farci appassionare alle vicende di una famiglia a dir poco disfunzionale, qui
sembra quasi dimenticarsi dei suoi personaggi. Troppo impegnato a dirigere scene
una migliore dell’altra in termini di resa visiva? Non lo so, sta di fatto che
gli attori tendono a sparire e molte svolte che li vedono protagonisti si
accumulano, salvo venir dimenticate pochi minuti dopo.
Florence Pugh qui si rivela essere una perfetta Toni
Collette 2.0 andando sopra le righe in modo giusto e facendo reparto da sola,
gli altri attori? Sembrano la fiera estiva dell’anonimato e a sorprendermi più
di tutti è Will Poulter, identificabile solo dalle sue sopracciglia alla Jack
Nicholson, uno che di solito
dove lo metti spicca, mentre qui vaga (spesso pisciando su alberi sacri come
farebbe il mio cane) come se nessuno gli avesse dato direzioni, questo
spiega perché molti personaggi cambiano umore e comportamento a seconda della
scena.
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“So dove mi trovo, ma non quello che sto facendo” |
La coerenza suoi personaggi possiamo trovarla tutta dal lato svedese della storia, gli abitanti del villaggio sembrano strambi, ma cordiali
e quando si rivelano dei mitomani pazzi furiosi e invasati religiosi, restano
comunque estremamente cordiali nei comportamenti e, purtroppo, così facendo,
durante la visione di “Midsommar” si è inseguiti per tutto il tempo da quella
fastidiosa sensazione di cui è difficile liberarsi quando si guarda un film con Americani in gita nella vecchia Europa: gli Svedesi sono cordiali e matti, gli Americani dei pasticcioni un po’ tonti.
Possibile che gli Yankee qui ingollino ogni bevanda offerta
loro, senza porsi il minimo dubbio sul fatto che dentro potrebbe esserci
disciolta qualche sostanza psicotropa (come puntualmente accade)? Possibile che
se un minuto prima uno di voi è scomparso, nessuno si ponga il minimo problema
quando a cena viene servito pasticcio di carne (condito da peli pubici)? I
protagonisti di “Midsommar” troppo spesso sembrano gli adolescenti di un
Venerdì 13 a caso, con la differenza che si adattano alle usanze locali (per
quanto bizzarre) a volte facendo spallucce, spesso per non disturbare, il più
delle volte passivamente come se tutto fosse normale. Difficile tifare per
loro e considerando che Ari Aster era riuscito a farci affezionare ad una
famiglia estremamente disfunzionale, questo lo considero un passo indietro.
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“La sceneggiatura dice che questo è un horror, e tu caro ragazzo sei nero”, “GULP!” |
Due passi avanti di sicuro, invece, Aster li ha fatti fare alla
sua tecnica di regia, dal punto di vista tecnico “Midsommar” è impeccabile e
poi quel modo freddo e asettico di comporre l’immagine, oggi come oggi lo hanno
solo lui e Yorgos Lanthimos il che, se non si fosse capito, è un complimento.
Quando Aster ci traghetta tutti nel terzo atto, anche se
già – grazie ai tanti indizi sparsi nel film – sappiamo come finirà la vicenda,
il film sale di colpi grazie a momenti lisergici e ad una scena di sesso (volutamente)
grottesca e malsana, il finale di “Midsommar” fa davvero il suo dovere e da
solo vale per affrontare a testa bassa i 147 minuti della sua durata, anche se a
fine visione si rischia di correre il rischio di etichettare tutto il film con
il fighettissimo commento snob: «Bella la fotografia».
Se consideriamo che gli ultimi horror usciti in sala che ho
visto sono stati il soporifero “La Llorona” e il giocoso, ma innocuo pasticcio
di “Annabelle 3”, santo subito uno come Ari Aster che nel 2019, nel bel mezzo
dell’estate dei multisala, decide di regalarci la sua personalissima versione
di “The Wicker Man”, con una pellicola che andrebbe vista in sala senza
ragazzini che sghignazzano alla prima scena sempre in bilico tra tensione e
risata involontaria che nel film non manca. Bisogna dare merito ad Aster di
aver portato un po’ dei contenuti dell’horror “Indie” nella grande
distribuzione, ma bisogna anche dire che
TheVVitch, riusciva ad essere un film dell’orrore a tema folkloristico ben più
riuscito e inquietante.
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“Ma io volevo solo andare all’Ikea” |
“Midsommar” è la conferma che Ari Aster sa come tirare un
tiro in “Fadeaway”, solo che se la prima volta è stato una sorpresa (positiva o
negativa, a seconda di gusti e opinioni) per tutti, questa volta è più facile notare
il mestiere, la tecnica e il fatto che le sue ossessioni in termini di
tematiche, siano ancora tutte lì, ma un po’ meno spontanee e per questo forse
meno coinvolgenti, quando Ari Aster passa davanti alla panchina mentre corre in
difesa.
Il problema è anche un altro: il nostro Aster ha già
dichiarato che con l’horror, per lui è finita qui, dal prossimo film sembra
interessato ad esplorare altri generi, il che per uno che ambisce ad essere un
autore – e il ragazzo ne ha tematiche e temi per poterlo fare – andrebbe anche
bene, ma da appassionati di Horror viene da pensare che il nostro genere del
cuoricino, sia stato un bel biglietto da visita per farsi un nome e poi adios!
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"No ti prego, anche Ridley Scotto no! Basta!" |
Ridley Scott, un altro che ai tempi di “I duellanti” (1977)
era stato paragonato a Kubrick («Più le cose cambiano più restano le stesse»
cit.) aveva abbandonato
un genere che gli veniva benissimo come la fantascienza, per non restare etichettato, salvo
poi tornarci e diventare
Ridley Scott(o).
Il tempo che è il miglior critico cinematografico del mondo, ci dirà se Ari
Aster avrà fatto bene, per ora questo “The Wicker Man” per l’era dello
Smartphone non ti resta incollato addosso fin dopo i titoli di coda come
accadeva con il malsano capolavoro di Robin Hardy e penso che da appassionati
di Horror, se avessimo voluto un “uomo di vimini” da venerare, forse non era il buon
Ari ari ari oh.
Ho recuperato tardissimo "Hereditary" e che dire? Pugno sullo stomaco grosso così, un po' di confusione ma tutto sommato mi è piaciuto parecchio. Non è l'horror più spaventoso di tutti i tempi ma i sui due punti (in fadeaway ;-)) li porta a casa. Questo "Midsommar" lo aspettavo (aspettavamo?) tutti al varco. E dai, direi che non siamo rimasti delusi, no? Difficile replicarsi al vertice, cambiando ma rimanendo fedeli al proprio credo. Aster, come fai giustamente notare, è migliorato sotto il profilo registico tenendo alta la tensione più a lungo rispetto ad "Hereditary" (che da un certo punto in poi rasentava pericolosamente la parodia!) anche se un 20-30 minuti in meno a questo "Midsommar" avrebbero fatto solo bene*. Meno impattante di "Hereditary" ma mi è piaciuto ugualmente. Bravo Ari! Vediamo cosa sai fare oltre all'horror.
RispondiElimina*leggevo che dovrebbe uscire in dvd una director's cut di quasi 3 ore! Cioè, per me il film avrebbe dovuto sforbiciarsi almeno 20 minuti e Aster invece ha girato una versione più lunga di trequarti d'ora. O è un pazzo o è un genio. Il fatto che sia l'unico (chiedo aiuto a casa per la conferma, grazie!) che negli ultimi 30 anni ha girato un horror di giorno con tutto in bella vista mi fa propendere per il "genio"...
Pensavo ci fosse il film di Avati oggi. Non l'ho visto ma sono curioso di sapere che ne pensi perché sul web si passa da "capolavoro" a "merdata fumante" senza vie di mezzo! (anche se la seconda opzione è quella che va per la maggiore...)
EliminaDi solito le versioni “director's cut” durano di più, quando si parla di tre o quattro ore di rigato, normalmente si fa riferimento alla prima versione della pellicola, quella prima del primo montaggio. Il tempo ci dirà tutto su Ari ari ari oh, sta di fatto che l’horror (sempre in bilico sul filo sottile della parodia) lo sa fare, vediamo cosa succederà, il fatto che abbia già chiuso la porta al genere, mi fa un po’ storcere il naso, ma non precludiamoci nulla dai ;-) Cheers!
EliminaSono in “ritardo” con i post sulle ultime uscite causa ferie, ma non ho nemmeno voglia di mettermi a correre per recuperare tutto in una botta, anche perché ho rubriche e rubrichette in partenza a cui tengo parecchio. Tra le novità ho visto un po’ di roba, ma non il film di Avati, non ancora almeno non ne ho avuto il tempo, ma comunque arriverà di sicuro, anche perché sono curioso di vederlo, i giudizi assoluti dell’era di Internet arrivano per tutti i film se stai a guardare ;-) Cheers
EliminaHo trovato Hereditary buono (maledetta ragazzina...) ma non il capolavoro sbandierato in giro, questo lo ha visto il figlio grande con gli amici, l'illuminato parere al rientro a casa è stato:"Mamma mia che schifo, sembrava Suspiria". Considerato che a me Suspiria è piaciuto moltissimo cosa debbo pensare?
RispondiEliminaNo, il capolavoro sbandierato proprio no. “Suspiria” di Luca Guadagnino? Se si, questo secondo me è più lineare e – passami il termine – facile da seguire, a questo punto visto che ti sono piaciuti entrambi i titoli, quasi quasi te lo consiglierei ;-) Cheers
EliminaCassidy...se ti dicessi che Hereditary insomma 🤨 non lo rivederei e PER ME Midsommar proprio nein!! nein!! Mi disconosci? 😁😁
RispondiEliminaIl torsoncello che con tutto il posto che c'è intorno, la boscaglia dove infrattarsi, va a pisciare proprio lí? E poi "mi raccomando NON fare foto al libro sacro, eh, NON FARLO! NON SI FA!" e puntualmente 📸📸📸 Troppi zumpi e balli, la spingitrice di deretano, le "motivatrici"...troppo dai...troppe risate di naso e momenti "ma che caz..." per farmelo piacere. E tutto condito da un doppiaggio agghiacciante! Alla fine mi è sembrato che fosse durato 5 ore 😂😂😂
Se questo è quanto, mi riguardo volentierissimo il The Wicker Man del '73 e tiè, pure quello con Nicholas Cage con le sue urla sguaiate! 🤣🤣🤣
Ma va cavolo, più che legittimo non scherziamo ;-) Ari ari ari oh fa film sempre pericolosamente in bilico sul limite della risata involontaria (che poi è una reazione alla paura e al nervosismo, potrebbe dire qualcuno colto. Quindi non io) se ci pensi qualcosa che ti rovina la vita, ma se lo racconti fa ridere, può essere anche peggio no? Però è un limite davvero sottilissimo.
EliminaOra no, perché ho davvero troppa carne al fuoco, ma prima o poi una doppietta con i due “The Wicker Man” me la sparo, si anche quello con Nicola Gabbia, un mio totale culto (pagano). Cheers!
Ottimo!! Aspetterò la doppietta 😄😄 (scarica, eh!! 😁😁 - battutona - )
EliminaE comunque a "RIIIICOLAAAA" sono morto ahahah 😂😂🤣🤣
Non so come mi sia venuta, ma quando mi lascio ispirare dalla foto di solito tiro fuori le caSSate migliori ;-) Cheers
EliminaSpira tanto sentiment'... :-D
RispondiEliminaNon so se mi hai convinto a vedere il film, ma il post gronda di chiccosità: sentir citare Minnie the Moocher è sempre un bel modo per iniziare la giornata :-P
Complimenti per il tiro "ripetuto" e qualcosa mi dice che se l'avessi sbagliato allora sì che l'allenatore ti avrebbe detto qualcosa...
Come Roger Rabbit con “Ammazza la vecchia” due cose avrei dovuto trattenermi dal fare, infilarci canzoni a tema sul titolo e citare “Minni l’impicciona” (come la chiamavano in “The Blues Brothers”) missione fallita ;-) Il film deve piacere, ma anche piacendo, resta complicato, in ogni caso ti ringrazio!
EliminaPensa che quel tiro, lo sapevo già fare perché avevo passato ore ed ore a provare e riprovare al capetto, ma ho una testa molto strana, che vuoi farci ;-) Cheers
L'ho voluto vedere al cinema il weekend della sua uscita e non me ne sono certo pentito. Il primo Hereditary era stata una graditissima sorpresa - per me film dell'anno scorso - questa una ancora più gradita conferma. Per molti sarà puro esercizio di stile, ma per me al momento come Ari Aster, in grado di raccontare storie horror in questo modo, non ce ne sono in giro. Peccato che desideri abbandonare il genere: dopo due film stava quasi diventando una certezza per quanto mi riguarda.
RispondiEliminaPer me è proprio quello il problema, perché cambiare genere e farlo in maniera così lapidaria? In ogni caso Ari ari ari oh punta alla vetta. Cheers!
EliminaSe non altro con questo film Ari Aster conferma di saper scegliere bene la sua colonna sonora, canzone impertinente finale compresa. Per il resto questo Midsomaro mi è piaciuto assai, chissene se dura 20 minuti più del necessario, te sfonda e ti intontisce a forza di riti psichedelici e scene prolungate all'inverosimile e alla fine non ci capisci più un cazzo e neanche ti preoccupi più del fatto che 'sti antropologi sono dei boccaloni, e anzi ti immedesimi un po' con questi ragazzi che inspiegabilmente non reagiscono neanche ai segnali più ovvi di pericolo. Poi sono d'accordo eh, Ariana Aster deve imparare a diversificare e conciliare i suoi impulsi autoriali e quelli da cinema "mainstream", ma per ora apprezzo il suo approccio "Balls to the wall", ce n'è sempre bisogno. Secondo me anche al di fuori dell'horror farà parlare di sé, ma come dici giustamente, il tempo sarà il miglior critico ;)
RispondiEliminaAbbiamo bisogno nel cinema horror mainstream, fatto di fantasmini e film per ragazzini, uno che davvero vada a tavoletta su certe tematiche, sono curioso di capire cosa andrà a fare, ma l'horror gli cald benino dai ;-) Cheers
EliminaMi aggiorno da te su questi film di cui altrimenti non saprei niente.
RispondiEliminaGuarda che sul tuo aneddoto baskettaro ci si potrebbe fare in film! Mettiti nelle mani di Sly dai...
Ho un altro po’ di horror in rampa di lancio, mi piace andare ad esplorare titoli di horror indipendenti. Questo era piuttosto atteso, il nostro Ari-ari-ari-oh si è fatto un nome ;-) Magari! Ho fantasticato per anni di un film cestistico dal punto di vista del giocatore, ma temo fosse frutto del mio cervello cinefilo in carenza di ossigeno da sforzo sul campo :-P Cheers!
EliminaOgni volta che guardo questa locandina penso a Julie Christie da giovane.
RispondiEliminaIn effetti ora che me lo hai fatto notare, la somiglianza la vedo anche io.
EliminaFlorence Pugh, mi stupisce, sembra che cambi sempre faccia, ho un altro suo film da commentare che prevede questo argomento, quindi è una questione che tornerà di moda. Cheers!
Finito ora.
RispondiEliminaMi ha convinto a metà, ma sono state due ore e mezza con la gola asciutta.
Non è tutto riuscito, e forse non è quello che potevamo aspettarci (un semplice “Wicker man 2.0”), però è ipnotico, aspetto di leggerti ;-) Cheers
EliminaAmmetto che il film mi è piaciuto parecchio, ma sono a digiuno di "Hereditary", di cui ho iniziato la visione ma abbandonato poco dopo l'incidente, ma ho deciso che lo rivedrò. Forse questo "Midsommar" è davvero un po' troppo lungo come dici, andando un po' a diminuire il senso di alienazione tanto ben costruito nelle fasi iniziali, però alla fin fine rimane un gran bel spettacolo.
RispondiEliminaOra che sai a cosa andrai incontro, secondo me "Hereditary" ti piacerà ;-) Cheers
EliminaMidsommar mi ha fatto perdere 2 ore della mia vita. Un film da deficienti esauriti allo stato puro. Altro che horror demenziale.
RispondiEliminaOk, perché? Mi piacciono le argomentazioni piuttosto che i commenti lapidari, a lapidi e bare ci penso io ;-) Cheers
EliminaQuell'intuito strano che mi prende a volte...
RispondiEliminaQuando uscì al cinema sembrava fosse arrivato il supercapolavoropiùmeganonplusultra del nuovo cinema horror. Ed io sentendo puzza di fregatura alla fine non andai a vederlo. Anche perchè quando un film viene osannato mi parte lo sguardo con occhi a fessura.
E per citare Ian Malcolm, quanto mi secca avere sempre ragione.
Sì, la fotografia, i costumi, la regia, tutto molto buono, buonissimo. Oserei dire grandioso, in un universo parallelo in cui io non ho visto The Wicker Man trovandolo una bomba, o in un universo in cui quel film non è nemmeno stato girato.
Sì perchè Midsommar per me manca di una cosetta da niente: l'ansia, la paura per il destino dei personaggi, e di una più generica tensione che qui poteva anche starci, se il minutaggio esagerato non avesse dilatato tutto all'eccesso, e se i personaggi non fossero gusci vuoti.
Non so se è l'effetto Wicker Man, ad aver fatto intuire più o meno tutto quello che sarebbe successo:
- hai una protagonista femminile americana ad un evento in cui verrà nominata una reginetta del ballo, e secondo voi chi la vincerà?
- hai una coppia in crisi, col maschio alfa che non vedeva l'ora di mollare la fidanzata per andare a farsi qualche svedesuccia, poi vabbè a lei muore tutta la famiglia e non la lascia perchè fa brutto, ma secondo voi cosa succederà?
- hai dei personaggi-amici senza background e con pochissimo spazio in un film che dovrebbe essere un horror, e sono non proprio teenager americani ma siamo lì, e secondo voi cosa succederà?
- hai un misterioso "tempio" a forma di improponibile piramide gialla, che è un luogo proibito, e secondo voi non ci morirà nessuno?
Potrei andare avanti all'infinito.
Salvo i primi 40 minuti, più o meno fino alla scena della rupe, perchè là arriva l'apice del film, anche se l'avevamo capito tutti noi spettatori, ma gli americanoidi sballati ovviamente no.
Da questo momento in poi il film va a gambe per aria: doveva essere lo spartiacque, il momento in cui cresceva la tensione, ma l'ultimo barlume di speranza ce lo regala l'incubo notturno della ragazza traumatizzata. Ma pure questo aspetto, con le tensioni interne affidate unicamente alla bravura di Florence Pugh, manca di diventare un elemento determinante.
Tantissimo rigore tecnico ed evidenze di talento, che finiscono per afflosciarsi su se stessi.
In un mondo in cui esiste The Wicker Man, Midsommar è un The Wicker Meh.
Permettimi un giovanilismo: Midsommar is for boys, the wicker man is for men ;-) Cheers
RispondiEliminaTanta tecnica, però si vede la differenza tra chi sa giocare con il pathos e chi no. The Village di Night, escluso quello che comunque era il suo classico colpo scena, dalla sua aveva di sicuro una tecnica più modesta ma era scritto bene. Qui, non so, 60 minuti persi nel primo atto a cui poi segue il restante che colpisce più visivamente ma non per forza nel senso giusto. Certe scene, rischiano un po' il ridicolo per come vengono proposte non per quello che vogliono rappresentare in sé. The Wicker Man ha una vena corale, oltretutto musicale, che forse solo Delicatessen ripete col giusto equilibrio. Direi che questo è un film da vedere, almeno una volta, però lascia dubbi sul suo prossimo lavoro.
RispondiEliminaThe Wicker Man è quasi un musical e il paragone con Delicatessen ci sta tutto. Night era più concentrato su storia e personaggi, Ari Ari Ari Oh ha talento, ma se non ti cali nella dimensione "E se fosse successo a me?" rischia un po' di perdere il pubblico. Per quello sono "preoccupato" per i suoi prossimi film lontano dal genere horror, questa cos'è il pubblico dei film non horror le perdona con ancora più difficoltà. Cheers!
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