Ci sono film che nascono sotto una cattiva stella, ma cosa succede se quella cattiva stella è una supernova? Si parla di questo nel nuovo
capitolo della rubrica… King of the
Hill Lee Hill!
Ancora vivo, oltre
ad essere il disastro al botteghino che affossa per sempre la carriera di
Walter Hill, devono anche essere state le parole che il nostro Gualtiero ha
pronunciato, quando si è reso conto di essere sopravvissuto agli anni ’90, un
decennio che non è stato tenero con nessuno dei
grandi Maestri del
cinema, ma Hill è stato quello che ha preso più pugni di tutti.
Da vero duro, però, Gualtiero non si dà per vinto, stiamo
sempre parlando del “padrino” della
saga di Alien e l’idea di dirigere un film di fantascienza girava nel suo
testone da tempo, l’ideale per prendere le distanze dagli Xenomorfi che hanno
fatto la gloria di altri registi - coff COFF Ridley Scott(o) COFF coff! - ma
non la sua, ed anche per lasciarsi alle spalle i disastrosi anni ’90. Come
accade spesso in questi casi, quando piove, grandina.
Ora, se pensate che i quaranta minuti perduti del girato di
Punto di non ritorno, facessero del film
di Paul W. S. Anderson una produzione disgraziata, è soltanto perché non avete
mai sentito parlare di “Supernova” prima d’ora.
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Thomas Lee? Ma non è il giorno della rubrica su Walter Hill oggi!? |
Il piccolo sassolino comincia a rotolare quando il regista William
Malone si mette in testa di fare una specie di “Ore 10: calma piatta” (1989)
ambientato nello spazio e si lascia affascinare dai dipinti di H.R. Giger pensando
di trasformare tutto in una specie di “
Hellraiser
nello spazio profondo”, per la MGM che detiene i diritti, tutto fin troppo simile a
Punto di non ritorno, non vogliamo mica
ripetere gli errori di quel film veeeeero? Ecco, appunto, le ultime parole
famose.
Il sasso rotolando porta giù con sé altri sassetti, quando
la MGM assolda una sfilza di sceneggiatori per modificare la storia (David
Wilson, Daniel Chuba, Cathy Rabin e Thomas Wheeler) che trasformano l’astronave
al centro della storia in una in una nave di soccorso, una specie di enorme
ambulanza spaziale destinata a scontarsi con un buco nero e una Supernova. Il
tutto mentre la regia passa nella mani dell’australiano Geoffrey Wright che,
però, esce di scena più velocemente dell’attore Vincent D'Onofrio sostituito per
via delle solite “discrepanze creative” in favore di James Spader che,
probabilmente, passava di lì per caso.
Il capoccia della MGM Frank Mancuso vorrebbe affidare tutto
al regista di
The Hidden, Jack
Sholder, ma non è troppo convinto, non aiuta il fatto che James Spader vada in
giro per il set ripetendo a tutti: «W-A-L-T-E-R H-I-L-L! Datevi una “W”, datemi
una “A”…». La volontà del nostro Gualtiero di dirigere un film di fantascienza
tutto suo, mista alla stima per Spader fa il resto, Walter Hill diventa il
regista e qui il ruzzolare dei sassi comincia a diventare quasi una slavina.
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Tecnologia avanzatissima, ma per farsi luce si usa sempre la torcia elettrica. |
Sì, perché il nostro Gualtiero appena arrivato fa quello che
fa quasi ogni volta che inizia a lavorare su un soggetto non scritto da lui:
rimette mano alla sceneggiatura per sistemarla. Ora, in un mondo almeno
somigliante a quello normale, se un talento come Hill mette le mani sotto il
cofano della storia su cui stai puntando un sacco di soldi, come produttore
dovresti essere ben felice, ma Frank Mancuso era tutto tranne che felice. Sì,
perché pare che ci tenesse particolarmente alla sua sceneggiatura scritta da
due, quattro, sei, otto mani, e per lui Hill avrebbe dovuto limitarsi a dirigerla
e basta, la slavina s’ingrossa e inizia a portare giù con sé tutto quello che
incontra.
Con lo sciopero degli sceneggiatori in programma per
l’aprile del 1998, la MGM ha una fifa nera di aver bisogno di qualche
riscrittura proprio in quel periodo, David Wilson arriva ad affermare che
l’idea di Walter Hill per il film era molto più oscura e interessante, ma non
si trova una mediazione tra le parti, anzi meglio iniziare a girare il prima
possibile.
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L'occhio lungo per la signore di Walter Hill presenta: Robin Tunney. |
In questo bel clima rilassato, la MGM con il culo veramente
strettissimo, dimezza il budget a disposizione del film, la realizzazione degli
effetti speciali digitali viene affidata al primo studio specializzato pronto a
garantire un costo bassissimo. La scena di sesso a gravità zero tra l’attrice Robin
Tunney e Peter Facinelli già girata da Walter Hill viene tagliata, perché
cancellare i sedili e le imbragature che sorreggevano gli attori costa troppo,
in compenso, il robot all’avanguardia che l’equipaggio avrebbe dovuto pilotare
a distanza usando dei guanti, viene sostituito da un attore con addosso un
costume da androide, ma la goccia che fa traboccare il vaso, è quella
dell’enorme bolla d’acqua, in cui James Spader avrebbe dovuto nuotare per
salvare uno degli altri personaggi, il tutto a gravità zero. A quel punto
Walter Hill la prende bene, come abbia fatto a non mettere mano ad un revolver
avanzato da qualche suo film western, proprio non lo so.
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“Volevi un robot Walter, guarda che bel robot ti abbiamo portato, lo chiamiamo bello sguardo” |
Gualtiero spende ventiquattro settimana in sala di montaggio
per completare il film, in attesa che qualcuno gli appiccichi sopra uno
straccio di effetti speciali che servano a dare un senso al lavoro fatto con
gli attori, a questo punto l’MGM cala l’asso: "Organizziamo un visione di prova
con il girato completo e valutiamo le reazioni del pubblico".
Ora, non esistono informazioni in merito alla reazione di
Walter Hill, solo cronache della sua furia tramandate come leggenda di padre in
figlio. Nella mia testa Gualtiero deve aver grossomodo iniziato a cristonare
come i personaggio dei suoi film: «Come [CENSURA] vuoi che lo trovino? È un
[CENSURA] di film di fantascienza senza una [CENSURA] di effetti speciali del
[CENSURA] sono solo dei [CENSURA] che [CENSURA] appesi al soffitto, ma cosa
[CENSURA] hai dentro la testa la [CENSURA] che ti sei tirato fuori dal
[CENSURA]!».
Risultato finale: Walter Hill si rifiuta di presentarsi
all’anteprima, la MGM prende il gesto come un atto di sfida e questa volta
assume davvero il regista Jack Sholder che taglia via molte parti girate da
Hill comprese quelle che servivano a caratterizzare meglio i personaggi. Ma
solo quando la proiezione di prova va in maniera disastrosa (dài? Chissà
perché?), la MGM chiede a Hill di tornare gli offre tempo per lavorare al film
e cinque milioni extra per il suo lavoro. Credo che ancora oggi i dirigenti
della MGM soffrano di acufene dopo il sonoro “vaffa” incassato da Walter Hill
che, in tutta risposta, chiede anche di far togliere il suo nome dal film.
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“Non abbiamo i vestiti di scena, ed ora siamo anche senza regista, di bene in meglio” |
Di solito ad Hollywood quando accade questo, il film viene
assegnato d’ufficio all’immaginario regista Alan Smithee (anagramma di: The
alias man), il segnale universale che qualcosa è andato dannatamente storto, ma ormai è il 1997 e il film “Hollywood brucia” con vari nomi noti nella parte di
loro stessi (Sylvester Stallone, Whoopi Goldberg, Jackie Chan e
Shane Black), ma soprattutto con
Eric Idle nella parte dell’immaginario
regista Alan Smithee, ha ormai sbeffeggiato pubblicamente questa abitudine, per
cui Walter Hill viene accreditato con l’altrettanto immaginario, ma ancora più
anonimo nome di Thomas Lee.
Nel tentativo di tirare fuori un film da questo casino
spaziale, la MGM dà il girato e un milione di dollari alla piccola casa di
produzione, l'American Zoetrope di Francis Ford Coppola (proprio lui!) che dà una
sistemata al montaggio assecondando la richiesta della MGM di usare pochi
effetti speciali e tante scene di sesso, ecco perché lo “zumpa zumpa” spaziale
tra Robin Tunney e Peter Facinelli è stato riciclato, è bastato dare una
sistemata digitale al colore della pelle della Tunney, per trasformarla in Angela
Bassett lasciando intendere che l’altro fosse James Spader, voilà! Un bel
lavoretto fatto bene! (storia vera). Coppola vittima della classica “Offerta
che non si può rifiutare” da parte della MGM, pare abbia dichiarato che
l’ultimo montaggio da lui curato rendeva onore alle idee originali di Walter
Hill per il film, sarà... Ma se mai doveste trovarvi nella stessa stanza con
Coppola e Hill, io mi sposterei, perché Francis Ford è ben piantato e a
Gualtiero ancora girano. Altro che Godzilla contro King Kong!
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Francis Ford Coppola, mentre cerca di rimettere ordine a questo casino di film. |
Eppure, senza sapere nulla di tutto questo ingarbugliato
casino “Supernova” è un film di fantascienza con dentro delle idee niente male,
certo, i personaggi sono tagliati con l’accetta e per la maggior parte del
tempo non fanno che trombare e bere grappa di pera (il dialogo sulla
distillazione della grappa alla pera, peggio delle unghie sulla lavagna…) a
gravità zero, eppure è il classico film che se amate la fantascienza e siete
feticisti di equipaggi nei guai grossi nello spazio profondo, ha ancora tutto
per sfiziarvi, la prova che se non fosse stato trascinato a fondo da una serie
di decisioni scellerate, Walter Hill avrebbe detto la sua anche in questo
genere e che il successo planetario di
Alien,
lo dobbiamo a lui, la vera eminenza grigia dietro alla saga aliena più famosa
della storia del cinema.
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Segni di continuità aliena. |
Tutto inizia con la Nightingale 229, un’astronave di
soccorso con un equipaggio composto dai soliti ruoli (capitano, pilota, medico
di bordo), ma l’ospite indesiderato è la noia di un viaggio infinitamente lungo
e se gli astronauti di
Dark Star
davano di matto facendosi crescere la barba, quelli a bordo della Nightingale
229 cavalcano (in tutti i sensi) le gioie di un equipaggio misto, amoreggiando come se non ci fosse un
domani, 229 credo che siano le posizioni del Kamasutra utilizzate a bordo, da
raddoppiare perché a gravità zero le opzioni sono molte di più.
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“Ho sentito qualcuna togliersi la tuta spaziale? Pronto! Eccomi qua!” |
Ad esempio, due dei più attivi sono il tecnico Yerzy Penalosa
(Lou Diamond Phillips) e il paramedico Danika Lund (Robin Tunney), ma date un
po’ di tempo (e delle grappa alla pera) al vecchio James Spader e le ritrosie
iniziali della sempre tostissima Angela Bassett si risolveranno abbastanza
presto. Questa cazzarola di astronave è talmente carica di ormoni che persino
i computer non sono più quelli di una volta, infatti il tecnico informatico
Benjamin Sotomejor (Wilson Cruz) per tutto il tempo intreccia un rapporto
morboso con la voce femminile del computer di bordo, in pratica la
Mother di Alien, quando ancora era
giovane, disinibita e non pensava solo al conto alla rovescia per l’autodistruzione.
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"Usi l'aggeggio di McCoy di Star Trek per curarmi?", "In realtà è un sex toys, su questa nave spaziale l'andazzo è questo" |
L’intensissima attività a bordo viene interrotta da una
chiamata di soccorso a oltre tremila anni luce di distanza, per raggiungere l’origine
del segnale bisogna eseguire un salto dimensionale nello spazio, ben
rappresentato da un’accelerazione che fa correre la Nightingale lungo una
specie di binario al plasma, un po’ come se fosse una funivia lungo il cavo, bell’idea anche se bisogna stringere i denti sugli effetti speciali per tutti i
motivi già spiegati.
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"Diario del capitano, supplemento: Qui stanno tutti a trombà come al solito. Tutto nella norma" |
Il salto è pericolosissimo e va affrontato dall’equipaggio
dentro una cabina di stabilità, meglio nudi (tanto per questi astronauti non è
poi una novità) ed è qui che si vede che malgrado i rimaneggiamenti di Jack
Sholder, di Francis Ford Coppola e della MGM, l’autore viene sempre fuori,
anche nelle condizioni peggiori o con il nome di Thomas Lee.
Per un problema nella capsula, il capitano Robert Forster
muore malamente, una morte tormentata e dolorosa, a metà tra l’ultima cena di Kane
in
Alien e la
Brundlemosca di
Cronenberg. Come in
I guerrieri della notte e quelli della
palude silenziosa, i nuovi guerrieri di Hill restano senza una guida, in una
situazione pericolosa: la supernova del titolo minaccia di spazzarli via, hanno
bisogno di quattordici ore per ricaricare l’energia delle nave per il viaggio
di ritorno, ma tra quattordici ore e undici minuti, il vento solare gli regalerà
una tintarella di quelle che non si dimenticano.
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Quando sei il capo gruppo in un film di Hill, meglio fare testamento. |
Tanto vale rispondere al messaggio di soccorso proveniente
dalla stazione mineraria, mandato dal giovane Troy Larsson (Peter Facinelli)
usando il nome di suo padre, il temibile Karl Larsson, preceduto dalla sua
tremenda fama. La trama si complica quando Larsson Junior rivela di essere in
possesso di un artefatto alieno, dalla forma particolarmente equivoca (giusto
di quello avevano bisogno sulla Nightingale, viziosetti come sono!) con una
particolare capacità: quella di generare materia ed energia.
Questo spiega perché la struttura fisica di Larsson diventa
sempre più atletica e guizzante di muscoli (giusto perché avevamo bisogno di un
altro carico di ormoni a bordo), ma, soprattutto, a contatto con una realtà a tre
dimensioni come la nostra, l’artefatto capace di generare materia a nove
dimensioni, è per fisica elementare diventa una bomba pronta ad esplodere, ma ad una
seconda analisi un portatore di vita che crea nuove porzioni di un universo
morente, chiunque lo abbia creato è incredibilmente intelligente ed evoluto, come
lo definiscono nel film, quasi un Dio, ma molto meno buono.
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"Non sono mica Bhagwan o Sai Baba, io sono Jahvè" (Cit.) |
Dovreste saperlo, specialmente se leggete il
blog alieno di Lucius, ma la saga di
Alien è figlia di un sacco di influenze, ha tanti padri nobilissimi che hanno
contribuito a crearne il mito, combattendosi i diritti di paternità (Dan O'Bannon)
e campando di rendita per la gloria conquistata (Ridley Scott), ma l’uomo
dietro la tenda, quello che davvero tirava le fila di tutti era lui, il re
della collina, il nostro Gualtiero, perché con questo “primo contatto” con una
razza aliena superiore, in grado di creare la vita, i gradi di separazione con
la saga di Alien si riducono ulteriormente.
“Supernova” procede con un ritmo più che decente, i suoi 87
minuti – frutto di così tanti sforbiciamenti – filano via bene, ma la
produzione è stata talmente una tonnara che il colpo di scena su Troy Larsson è
talmente facile da intuire che la parte più di fantascienza di tutto il film, è
credere che qualcuno possa davvero essersi bevuto la sua storia.
Lo... Ehm, "scontro finale" non sarebbe nemmeno male, il robot di
bordo comandato a distanza porta i segni delle idee originali di Hill (gesto
del dito medio compreso), ma una cosa sarebbe stata una scena così con un robot avanzatissimo,
un’altra con un androide un po’ sgangherato che sembra D-3BO con un berretto da aviatore in testa.
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Che poi più o meno, è stata anche la risposta di Walter Hill alla produzione di questo film. |
Insomma: dentro “Supernova” ci sono i segni di un buonissimo
film e tutta la classe di un grande autore, sono abbastanza sicuro che sia un
film più che godibile – malgrado gli evidenti problemi al montaggio – per chi
decidesse di guardare un film diretto da questo tale di nome Thomas Lee, anzi
se siete fanatici di astronavi e missioni ai margini dell’universo come me,
potrebbe piacervi.
Il finale è particolarmente strambo, non me la sento
nemmeno di commentarlo perché l’idea del mescolamento genetico non è affatto
male, ma è chiaro che è un finale appiccicato al volo per concludere in modo
fin troppo frettoloso (e tutto sommato ottimista) una film che aveva avuto una storia produttiva ben oltre
il disastroso, ennesima conferma che “Supernova”, se Walter Hill avesse potuto
lavorarci per davvero, sarebbe stato l’ennesima stella luccicante in una
filmografia di tutto rispetto.
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Ridley Scott(o), anche questa volta ti è andata bene. |
Ma la verità è un’altra: c’è voluto tutto l’impegno della
MGM, quattro sceneggiatori e due registi (di cui uno premiato con sei Oscar)
per cercare di contenere e ridurre in un angolo il talento di Walter Hill e, a
ben guardare, non ci sono nemmeno riusciti in pieno a far sparire le sue buone
idee dal film. Proprio vero che il leone tu lo puoi chiamare “micio” (oppure Thomas
Lee), ma se vuole ti mangia lo stesso.
Tra sette giorni, torniamo tutti sulla Terra, anzi per la
precisione dietro le sbarre, portatevi i guantoni, vi serviranno.
Ritorno dopo mesi a commentare lo speciale su Hill e mi becco "Supernova"?!?! La mia solita fortuna... Ma vaff'!
RispondiEliminaAllora, sono sicuro di averlo visto perché lo noleggiai in VHS con la mia ex che mi mandò a cag@re per la scelta. Non mi sento di biasimarla anche se da quella volta credo di averlo visto una volta di striscio in tv. Non mi sento di esprimere un giudizio perché mi ricordo solo gran gente che tromba e un robot che "il mio falegname con 30.000 Lire lo faceva meglio". Da questi piccoli frammenti va da se che mi verrabbe da bocciarlo senza appello. Ovviamente non sapevo nulla della travagliata produzione della pellicola e questo può spingermi a recuperarlo anche solo per provare a capire dove c'è la mano di Hill e dove c'è quella del resto della truppa.
Gli ultimi film di Hill (ma anche i precedenti a voler vedere bene...) si portano appresso un pesante quesito: perché assumi WH e poi non gli fai fare ciò che vuole? Magari provi a mettergli dei limiti, ma c@zzo, lasciate lavorare sto uomo! Altrimenti affidati ad altri registi, no? Un po' come avere Curry in squadra e gli imponi di non tirare da 3. Giustamente si arrabbia ma si adatta perché è un fuoriclasse. Poi gli dici: "Senti Stephen, non tirare da 3 mi raccomando. E già che ci sei non penetrare. Anzi, non portare proprio palla. Falla circolare se te la passano, porta i blocchi e limitati a difendere forte ma mi raccomando: l'attacco lascialo agli altri!". Una bestemmia!
Venerdì prossima marcherò visita anche se leggerò, come sempre. Per prepararmi me li sono rivisti tutti e 4 la settimana scorsa (si, pure il 4°...).
“Supernova” è quello che ti capita mentre sei impegnato a fare dei piani, citofonare Walter Hill per conferma, in ogni caso, bentornato capo. Esatto, è andata proprio così, avere Steph Curry e obbligarlo a non tirare da tre, dentro questo film ci sono sprazzi del cinema di Walter Hill anche illuminanti, per fermarlo hanno avuto bisogno di quattro sceneggiatori e due registi, di cui uno molto blasonato. Eppure quando lo guardo, vedo il robot e sento i dialoghi sulla grappa alla pera e penso: cazzo se lo avessero fatto lavorare cosa sarebbe venuto fuori!
EliminaProssima settimana completo l’opera, ho tutti i film commentati, tranne il primo, dimostrazione che questa rubrica “King of the hill” era nella mia testa da molto tempo, eppure alla fine sono contento di averla fatta ora, era il momento giusto ;-) Cheers!
Al volo: è il mercato NBA più pazzo di sempre? Appena ho fatto partite il commento in alto mi sono letto di Westbrook ai Rockets e ovviamente non mi perderò più una partita di Houston manco per sbaglio! (150-160 punti a partita ci stanno?)
EliminaIl mercato NBA è stato gestito, tirando i fili nelle retrovie da Thanos, perché questa voglia di equilibrio totale può portare solo la sua firma. Ci sono cinque o sei squadre che potrebbero vincere il titolo, non sono stati scambi, ma una grande puntata di “Il gioco delle coppie”, che renderà la finale di conference ad ovest (un derby giocato a Los Angeles?) molto interessante. Siccome i contratti firmato sono tutti attorno ai quattro anni, non mi stupirei di vedere quattro diverse squadre vincere in futuro, sarebbe fighissimo! ;-)
EliminaDetto questo, ti annuncio lo schema d’attacco di Mike D’Antoni e dei nuovi Rockets: «Ok ragazzi, primo quarto palla al barba, secondo a Westbrook, terzo al Barba e ultimo quarto a Westbrook. Gli altri cinque fuori» ;-) Cheers
non l'ho visto ma ne sapevo l'esistenza.
RispondiEliminama si vede angela basset nuda ? no perchè altrimenti w la fantascienza.
ho controllato su imdb e il film è costato ( stimato ) 90 milioni di dollari.
edomanda : e allora come si spiega la pezzenteria di sto film se ci hanno speso una vagonata di soldi ?
ho una mia teoria: calcisticamente parlando qualcuno ha fatto plus valenze e contro plus valnze. ma sicuramente sbaglio.
grazie e buon week end
rdm
Si vede Angela Basset abbastanza nuda, che in realtà è Robin Tunney poco vestita con un piccolo aiuto da parte della grafica computerizzata. Conta che hanno dovuto pagare, quattro sceneggiatori, almeno tre registi, più il costo degli effetti speciali, se butti tempo e lavoro fatto dalle persone, arrivi a 90 milioni facile, ne avessero dati 70 a Hill, avrebbe fatto un capolavoro, sicuro come la morte e le tasse. Grazie a te e buon fine settimana! ;-) Cheers
EliminaNon sapevo fosse di Walter Hill. Adesso si spiega come un film così visibilmente disastrato sia comunque godibile (all'epoca credo che io e mio fratello avessimo convenuto che senza i chiarissimi casini, ne sarebbe venuto fuori un film con i controfiocchi)
RispondiEliminaNe sono profondamente convinto anche io, malgrado tutto ha dei momenti che t’incollano allo schermo (la morte del comandante). Questo non è un film, è una rissa in cui sei contro uno Walter Hill è uscito pesto e stropicciato, ma “ancora vivo” parafrasando il titolo di un altro suo film. Cheers!
EliminaNon sapevo di tutti i casini subiti dal film meno pubblicizzato dell'epoca, ma continuo a volergli bene. Lo affittai in DVD appena uscì da noi e sono abbastanza sicuro di averlo visto con mio padre: eravamo due drogati di fantascienza sempre in cerca di una "dose", quindi appena ho visto la locandina nel negozio non sono stato neanche a leggere la trama: noleggio e via! Nel DVD c'era anche il finale alternativo, ma a distanza di vent'anni onestamente non lo ricordo.
RispondiEliminaNon sapevamo di Hill ma credo che non sarebbe cambiato niente, visto che non lo seguivamo. Ci siamo goduti un onesto film di fantascienza che fa quello che tutti i film di fantascienza dovrebbero fare: raccontare una storia di fantascienza. Non il solito maledetto pippone sulla nascita della razza umana, della vita nell'universo e di Dio: no, santo medesimo! Astronavi con problemi, persone nello spazio che fanno casini, scelte da fare e magari robot da menare. Tutto questo rende il film una spanna superiore alla fantascienza media del periodo, tutta fatta di "Alle origini della vita" e buffonate varie.
Sotto la superficie si sente benissimo il cuore pulsante di "Ore 10: calma piatta", il naufrago è palesemente Billy Zane 2.0, ma questo è un pregio: prendere una delle migliori storie degli anni Ottanta e portarla nello spazio è cosa buona e giusta ^_^
Comunque da questo ciclo appare chiaro qualcosa che davvero travalica la comprensione umana: perché un autore come Walter Hill, che quando sbaglia tutto comunque tira fuori un filmone da applauso, e quando ne azzecca uno scrive da solo una pagina di storia del cinema, per tutta la sua carriera ha ricevuto bastonate da chiunque?
Tempo fa, per il ciclo su Chuck Norris, ho trovato un'intervista di John Frankenheimer sui cugini Golan e Globus: secondo il regista, il successo della Cannon stava tutto nel fatto che i produttori erano a loro volta cineasti, erano stati sul set, conoscevano il mestiere e quindi parlavano la stessa lingua dei registi che ingaggiavano. Invece, diceva John, quando lavori per le grandi major trovi tizi incravattati con sorrisi finti, gente che non ha mai visto una cinepresa e che non sa assolutamente nulla di cinema, ma mette bocca su tutto ciò che tu fai.
Temo che Hill abbia vissuto qualcosa del genere: ha dovuto combattere contro i "guerrieri della major silenziosa", papaveri in doppio petto che devono decidere di qualcosa di cui non sanno nulla e che soprattutto non imparano mai dai propri errori. Per me se Hill venisse chiamato da Jason Blum, con 5 milioni di budget in una mano e nell'altra mano totale libertà creativa, cominceremmo gli anni Venti del Duemila con l'universo in fiamme!!!
Esattamente lo spirito con cui ho sempre affrontato questi titolo, penso che sia stato con l’arrivo di Internet (quello vero, non quello a 56k) e delle informazioni a portata di “click” che ho capito, potendo andare finalmente oltre l’anonimo nome di Thomas Lee. Si vedono le tracce di “Alien” ma anche i temi che piacciono a Hill, tipo un altro gruppo di guerrieri senza più un capo, in una situazione incasinata, una anabasi spaziale. E poi dici benissimo, il naufrago è davvero il Billy Zane di “Ore 10: calma piatta” e questo spiega anche tutte le scene di sesso ora che ci penso, anche se qui la faccenda è un po’ scappata di mano ;-)
EliminaTanto di cappello a Frankenheimer che anche questa volta non sbaglia un colpo. Una cosa è rapportarti con qualcuno che conosce le difficoltà del tuo mestiere e se gli dici «Non si può fare» non lo prende come il capriccio di un artistucolo, un’altra è dover gestire uno che vuole farti fare una visione di prova del film senza effetti speciali, perché ha una tabella di marcia da far rispettare. Nei prossimi capitoli della rubrica vedremo cosa può fare Walter Hill con l’equivalente in budget di un pacchetto di noccioline e una cassa di birra, Blum deve farli tornare tutti! Joe Dante, Walter Hill, John Landis, con Carpenter un po’ ha già iniziato, ma lui è attirato magneticamente dal suo divano, l’NBA e i videogiochi ;-) Cheers
Ideona per un film, prodotto dalla Blumhouse: Dante, Hill e Landis irrompono in casa di Carpenter e lo torturano - facendogli vedere i sequel di Halloween - finché non si decide a tornare a lavoro :-D
EliminaL'idea della proiezione di prova di un film di fantascienza senza effetti speciali è puro delirio, ma non mi stupisce: le major sono gestite da pazzi scatenati. Tipo quelli della RKO che non erano convinti del ruolo di Cary Grant nel film "Il sospetto", un'altra produzione travagliata a massacrata di Hitchcock: per dimostrare ad Hitch il loro punto di vista, lo portarono ad una proiezione del film con un montaggio alternativo, in cui cioè... avevano tagliato la parte di Cary Grant! Immagina un film con un protagonista... montato senza il protagonista! Hitch ha perso dieci chili solo in quella visione :-D
Purtroppo sono questi folli a tenere i cordoni della borsa, e i soldi li danno solo ai folli come loro, tipo quelli che buttano via 100 milioni di dollari in film orripilanti che faranno flop al botteghino... Tu sai a CHI mi riferisco! :-D :-D :-D
Ahahah Se non lo convincono quelli a mollare divano e XBox niente può farlo! ;-)
EliminaZio Hitch avrò cercato di ucciderli e pensare a come nascondere i corpi per farla franca ;-) Io so, io ho capito!! Cheers
Che dire... conoscevo bene i casini che stavano dietro alla travagliata lavorazione di Supernova, sì, e gli ho voluto bene pure per questo (oltre per il fatto che, malgrado tutto, rimane comunque un film con delle idee assai azzeccate e affascinati come, ad esempio, proprio quell'artefatto generatore di materia a nove dimensioni) tant'è che me lo sono rivisto giusto un paio di settimane fa ;-)
RispondiEliminaChe bello quando mi dite che ripassate i film, mi esalto! ;-) Sul serio, un filmetto pieno di difetti che riesce ancora ad essere mitico, quando dico che gli autori si misurano nei film minori, questo forse è l'esempio più lampante. Cheers!
EliminaNon lo vidi al cinema, ma di sicuro in DVD comodamente seduto sul divano di casa durante una estate afosa. Effettivamente ricordo che ogni 2 per 3 qualcuno perdesse le mutande e che in definitiva era un bel brutto film.
RispondiEliminaNon si nota che la produzione ha voluto puntare sul lato “smutandato” no no, per niente ;-) Scherzi a parte, fa male agli occhi perché si vede quello che avrebbe potuto essere, però di suo, qualche numero lo ha e si lascia ancora guardare. Cheers!
EliminaIn eterna ricerca di dichiarazioni di Walter Hill, l'uomo di cinema che meno ha parlato del proprio lavoro, mi sono imbattuto nella rivista "Starlog" 260 (2000), dove a parlare è Lou Diamond Phillips.
RispondiElimina«Mi hanno inviato il copione e mi hanno chiesto di dare uno sguardo al personaggio di Yerzy. Non ho trovato il ruolo interessante, non c'era niente che potessi fare. Dissi che non ero interessato e passai avanti»: sta parlando della prima volta che l'hanno contattato per fare "Supernova".
«Passò un mese e all'improvviso c'era Walter Hill alla regia. Mi inviarono di nuovo il copione e mi chiesero di dargli un'altra occhiata. Il personaggio di Yerzy era solo vagamente differente. Dissi "Mi piacerebbe lavorare con Hill, ma non c'è alcun ruolo per me". Ricevetti un altro messaggio dove mi veniva chiesto di partecipare ad un'audizione per un altro personaggio. Be', ero felice di fare un provino con Hill, così andai, feci l'audizione per un altro personaggio e andai via. Walter mi chiamò e mi disse: "Guarda, questo ruolo di Yerzy migliorerà: hai la mia parola". Mi vendette la parte. Mi faxò alcune pagine e fu tutto. Parlai ancora con Walter e gli dissi: "Ci sono".»
Non si può dire di no a Walter Hill :-P
Molto coerente con le informazioni che avevo anche io ma non così dettagliate, sapevo di un lungo "corteggiamento" tra i due, perché una legge tiene insieme l'universo: Se Walter Hill ti chiama, tu rispondi presente! ;-) Cheers
Elimina