martedì 23 luglio 2019

Aladdin (1992) V$ Aladdin (2019): Una poltrona troppo stretta per due

Avevo un sogno, un post che mettesse a confronto le due versioni di “Aladdin” della Disney, e per realizzarlo ho utilizzato uno dei miei tre desideri, evocando un genio… Quinto Moro! Godetevi il risultato della sua magia.

Premessa: non ho visto tutti i remake della Di$ney ma in generale non credo che il “live-action” basti a giustificare un film. Non sono mai stato un fan della Disney ma la mia fase l’ho avuta, e di Aladdin ch’era stato uno dei maggiori successo negli anni ’90 avrò consumato la vhs come d'uso durante l'infanzia: vedere e rivedere un film fino ad impararlo a memoria.

Il remake me l’han venduto le entusiastiche recensioni (reclamo il nome – e la testa – di chi le ha scritte) e voci di corridoio che lo davano come ben fatto e divertente. I corridoi. Che brutti posti. Ma da dove cominciamo? Da quando fosse bello il vecchio o da quanto sia inutile il nuovo? E chi è davvero più vecchio e più nuovo? Non sarà una cosa breve né indolore. Esattamente come il remake.

Il Principe Alì spiega le profonde ragioni etiche e morali che hanno portato al remake.
Il film del 2019 è girato come una telenovela argentina anni ’80, con molti più soldi e CGI, ma senza quella cosetta che non dovrebbe mai mancare: la voglia di stupire il pubblico e la sincera voglia di modernizzare un’opera. Ma è questo il guaio: l’Aladdin del ’92 non è affatto un film datato, è anzi più moderno e attuale del remake se consideriamo il ritmo e la chimica tra i personaggi. La storia di Aladino viene nientemeno che dalle celeberrime “Mille e una notte”, e se il risciacquo disneyano aveva già alterato il racconto originale (com’è da sempre nelle politiche disneyane) manteneva lo spirito esotico e da fiaba, elementi di fascino svaniti nel remake. La Disney mi fa pensare sempre più all’Agente Smith per parla della razza umana: un virus, un’infezione estesa che divora case di produzione, brand, marchi, storie e personaggi. Non per avidità, perché cosa desidera chi ha potere? Maggior potere.

Un mondo maledetto fatto di remake. Era… inevitabile.
Citando il buon vecchio Cassidy che veglia su di noi come un becchino guercio con la pala in mano, i primi 10 minuti di un film spesso ne determinano l’andazzo, e nell’Aladdin del 2019 si sente presto l’aria da spettacolino teatrale fatto con pacchi di soldi ma poca inventiva. Le scene mancano di ampiezza, di grandezza, di respiro. Sembra quasi tutto girato in un teatro di posa o davanti al green screen, il che dà l’idea di quanto si sono impegnati a pensare in piccolo se il set di Agrabah era grande quanto due campi da football.

Ma visto che si tratta di Aladdin almeno posso esprimere i miei tre desideri, il primo è: Genio, voglio rivedere il Classico del ’92!

Venduto!
L’ultima volta che ho visto il Classico avevo forse 11 o 12 anni. Precisazione: oggi guardo i film animati quasi con più piacere che durante l’infanzia, ma il merito è per lo più di un certo Studio Ghibli e dintorni nipponici, con un asterisco sui lavori Pixar. Ma se parliamo di Di$ney non mi sento invogliato a recuperarli. Ho proprio un blocco psicologico.

L’Aladdin del ’92 durava 80 minuti di pura magia e ritmo, la versione 2019 ne dura 100: impiega più tempo per dire la metà delle cose con un quarto del divertimento. Ciò che mi ha stupito del Classico è che proprio i numeri musicali non sono pesanti, il brano introduttivo sui titoli di testa funziona e ci accompagna nella magica atmosfera orientale, mentre gli intermezzi canori sono brevi e così ben misurati da non soffrir mai della nausea da musical, com’è invece nel remake. Le vecchie canzoni sono appesantite da nuovi versi, il brodo è stato allungato (con acqua di rubinetto, di quella torbida), e la qualità è altalenante.

“Al, non strofinarla troppo che diventi cieco!” - “Così almeno non vedrò altri remake!”
L’Aladdin del ’92 sorprende ancora per il ritmo e la qualità visiva e musicale, contando su una sceneggiatura in cui ogni singola frase sta al punto giusto per far scorrere il racconto, sottolineare un’emozione o un’azione. La “recitazione” degli attori di carta è ricca di sfumature in ogni singola movenza e smorfia, mentre gli attori in carne e ossa risultano ben più finti e ingessati, incapaci di replicare la spontaneità delle controparti cartoonesche. Non è un caso se Glen Keane, l’animatore di questo Classico, è stato protagonista per un trentennio dell’animazione Disney, e della sua rinascita anni ’90. Fa sorridere che il casting del remake sia durato mesi coinvolgendo più di 2.000 attori per scegliere quelli giusti. L’ultimo casting così lungo è stato quello per Anakin Skywalker e sappiamo tutti com’è finita

Da sinistra a destra: Roberto Saviano, Daenerys Targaryen, Fabbbrizzzio, Willy il Principe di Pandora e Scimmia Cattiva.
Naomi Scott ci si impegna come nessun altro membro del cast, pare metterci tutta la volontà del mondo per far funzionare il personaggio, l’inedita scena musicale in cui affronta Jafar è una delle poche cose riuscite e l’unico vero momento di gloria per Jasmine (su di lei ci torniamo). Will Smith, di cui avevo sentito mirabilie, si mantiene su una simpatia passabile ma lontana dall’esplosività della sua controparte cartoonesca, gli manca la mimica facciale e fisica del Genio originale e non la recupera nemmeno con la CGI posticcia.

Mena Massoud è un Aladdin sciatto che recita con due sole smorfie, una delle quali è il sorrisino-bocca-storta violazione del copyright Ben Affleck. Massoud non ispira simpatia né sa farci tifare per l’eroe. Non è tutta colpa sua, visto che Aladdin è stato (ri)scritto peggio che mai. E non aiuta un doppiaggio da denuncia nelle scene musicali, col labiale costantemente fuori sincrono. Ci sono momenti imbarazzanti, le canzoni sembrano montate a caso. Ma sapete la mia seconda reazione alla visione del remake? La prima è stata rivedere il Classico, la seconda rivedermi La La Land! (La Bara Volante Inc. è autorizzata tenuta ad utilizzare apposito link per esprimere cosa Cassidy e Quinto Moro pensino di LLL). Come mangiare un cibo cui sei allergico ma cucinato da Gordon Ramsey, pur di cancellarti dal palato il sapore del cibo d’ospedale. Cioè ho dovuto rivedere due film per riequilibrare la mia dieta cinematografica.

Postproduzione: il Genio cerca di aggiustare il sincrono del doppiaggio
C’è un altro elemento su cui ragionare: la durata del film. Una volta a casa Disney sapevano di fare film “per bambini” e che le storie dovevano essere compatte e scorrevoli per non perdersi il pubblico per strada (né per far perdere la pazienza a quello adulto la cui soglia di sopportazione di cartoni e canzoncine non era altissima). Si dice che la soglia d’attenzione massima si abbia nei primi 20-30 minuti di qualsiasi cosa, poi il cervello si scazza e ci mette il suo tempo a riprendersi (sarà per questo che la parte centrale dei film sembra sempre la più fiacca?). Ma oramai se non giri una roba di 2 ore le major non sono contente, come se “per girare un film grande ci vuole un minutaggio grande”, come in quella vecchia pubblicità di pennelli.

Ma l’altra cosa brutta è che alla Disney sembrino convinti che se devi metterci degli attori in carne e ossa devi cambiare il tono del film, togliendo quelle piccole gag di cui l’animazione vive. Nel Classico, all’ingresso nella Caverna delle Meraviglie il tappeto scherza con Abu, è una scena piccola e molto simpatica che parrebbe quasi superflua, e invece sono quei momenti fondamentali in cui si gioca coi personaggi per giocare col pubblico, le piccole gag che spezzano il flusso della trama e alleggeriscono l’atmosfera sono la linfa dei film. Quando poi racconti una fiaba, questi passaggi diventano importanti per introdurre l’elemento magico, ma nell’iperminutaggio del nuovo Aladdin non c’è posto per i momenti di puro gioco se non sono funzionali alla trama e ai “messaggi” che si vogliono lanciare. Anche su questo ci torniamo…

Quando capisci come sei cambiato dall’ultima visione Aladdin…
Certo, anche il Classico aveva le sue ingenuità, il voltafaccia del Sultano a Jafar, troppo repentino, rientrava nella logica dei tempi stretti per non perdere il ritmo e correre verso il gran finale. Ma la magia nel vecchio Aladdin è sempre presente, a cominciare da una fotografia stupefacente. Prestateci attenzione e vedrete una cura certosina nell’uso dei colori: l’arancio e giallo delle sabbie in contrasto col blu del Genio e le costanti tonalità di viola (usate in continuazione, specie per le ombre), il modo in cui i fondali verde scuro fanno risaltare i personaggi nelle scene diurne (succede più volte), un’armonia cromatica presente ad ogni cambio di scena per un continuo gioco di colori sconosciuto a scenografi e fotografi del remake, in cui tutto è sì coloratissimo, ma in modo confuso. Anche il Palazzo, meraviglioso con quegli ampi spazi e sfondi color marmo del Classico, diventa un luogo confuso in cui la ricchezza delle scenografie si perde in quella regia da soap opera e nella fotografia che non fa mai risaltare nulla. Caro il mio Guy Ritchie, un po’ di scuola da Winding Refn vogliamo farla? Io ci farei un pensierino se pure i costumi, osannati dalla critica, fanno sembrare tutto una bambinesca mascherata. Si salvano quelli di Jasmine, ma non si capisce perché il Gran Visir debba andare in giro con l’armatura, o come facciano gli stracci di un ladruncolo ad essere così lindi…

“Alì, non serve leggere il copione, questa storia la conoscono tutti”, “Ma cara, se non lo leggo non posso recitare”, “Oh, sei così tenero, pensi di saper recitare…”
Il remake muore là dove il Classico sbocciava: nella magnificenza visiva, ma soprattutto nella narrazione e nel ritmo. Tutto succede perché “deve succedere” in quel preciso ordine, il richiamo a quella vecchia battuta, quella parola, un evento modificato che deve innescarne un altro identico al passato. Anche gli arrangiamenti musicali non aggiungono niente al passato, e le canzoni sono cover eseguite come un compitino. Anzi sono la cosa migliore nella mera esecuzione musicale, perché erano fantastiche 27 anni fa e lo sono ancora oggi, è la connessione tra audio e video a mancare di poesia.

A lasciarmi basito è stata la regia di Guy Ritchie, il cui stile e capacità di gestire le scene d’azione non si vedono neanche di striscio. Difficile entusiasmarsi oggi per le sequenze della Caverna delle Meraviglie o della fuga da palazzo a bordo del tappeto volante. Per non parlare dell’escalation finale quando Jafar dà fondo a tutta la sua cattiveria: sbadigli e noia contro quei venti minuti di passione del Classico, dove si soffriva per il destino dei protagonisti, Jafar sembrava invincibile e vederlo trasformarsi in serpente metteva una paura fottuta.

“Call me Snake” (Cit.)
Allora cosa li fanno a fare questi remake? Insomma, a parte incassare centinaia di milioni a botta… ok, domanda stupida. Ma la riscrittura ha fatto più danni della grandine sulle Colline del Prosecco: Jafar da supercattivo avido di potere diventa uno sfigato tormentato dall’essere “sempre secondo” (WTF???) e se ne sta immusonito e con gli occhi spiritati, figlio della tendenza al “nuovo” cattivo-fighetta-arrabbiata-col-mondo che se la prende coi buoni più per sua mediocrità che per convinzione (coff… Kylo-coff-Ren... coff). Jafar era un cattivo che amavi odiare, avido di potere, marcio e lercio fino al midollo, e il tentativo di dargli un background – poteva essere una buona idea – è sfruttato male, anche per la scelta di un attore troppo giovane, privo del carisma della sua controparte di cartone. Aladdin che sembra trovarsi sulla stessa china del cattivo, per mostrare quanto simili e vicini siano i percorsi dei due personaggi, resta abbozzato e fine a se stesso, rendendo l’Aladdin moderno un guscio assai più vuoto del ragazzo dal cuore d’oro che si ritrovava travolto dagli eventi.

“Senti, ma dove l’han trovato quel morto di fame?” Cit.
Avete presente Amadeus? Il film su Mozart, non il presentatore tv (chi ha pensato al secondo sarà espulso dalla Bara per una settimana, in castigo!). Quel simpaticone di F. Murray Salieri ci spiegava la musica di Mozart: “sposta una sola nota, e la struttura cade”. È più o meno così quando provi a rifare un capolavoro. Cambia il tono di una strofa e la poesia svanisce, ma chi se ne frega se intaschi un altro miliardo di dollaroni? Pazienza se nella trasmutazione da carta a carne le dinamiche tra i personaggi non reggono, più adatte a una recita scolastica che a un kolossal hollywoodiano. La scena dell’arrivo di Alì a palazzo e il disastroso incontro con Jasmine è emblematico della brutta scrittura con intenti moralistici post #metoo, con un Alì che arriva a dire di volersi comprare la Principessa, e l’indignazione di lei che svanisce quando si lascia impressionare da qualche mossetta di danza (imparagonabile alla sana sfuriata della “vecchia” Jasmine che metteva in riga principini, sultani e visir). In quella scena poi stona il generale imbarazzo per la battuta infelice di Aladdin, che stonerebbe a un ricevimento occidentale odierno, non tra culture in cui si combinano i matrimoni e le donne si scambiano per qualche mucca. E questo è un po’ il problema di tutto il moralismo occidentale.

Dinastie di Principe$$e alla riscossa sono oro colato negli anni del #metoo, e in giro per la rete si leggono mirabilie sul femminismo incarnato dalla nuova Jasmine, peccato sia visto in un’ottica tutta occidentale e attuale che fa a pugni con l’ambientazione orientale. Sono passati 27 anni dal Classico, dal periodo in cui le Principesse smettevano d’essere “trofei da vincere”. Non mi sembra cambiato molto, a parte il fatto che adesso i messaggi progressisti sono più costruiti, meno spontanei e più urlati, gioielli da sfoggiare al gran galà dell’emancipazione (finta). E soprattutto vendono. Se dopo 27 anni abbiamo bisogno di questo, vuol dire che la società si è evoluta davvero poco così come il modo di trattare questi temi. Se una donna che vuol prendere in mano il proprio destino è ancora un’idea rivoluzionaria, stiamo messi male. Perciò ben vengano anche questi messaggi scritti male, nella speranza che tra 27 anni siano serviti a qualcosa. Io però ne dubito.

“Maschilista!”
Fa rabbia pensare al patrimonio di contenuti che c’era per un film “nuovo” su una Principessa reclusa in un impero orientale in cui la gente muore di fame ma il palazzo del Sultano è d’oro scintillante. Se i remake si fanno per modernizzare storie e contenuti siamo lontani anni luce. Se il Sultano è un papà iperprotettivo solo perché gli hanno ammazzato la moglie, non perché sia conservatore di una cultura patriarcale, e l’unico maschilista è Jafar già cattivo di per sé, il “messaggio” non è meno banale di quelli letti nella carta dei cioccolatini. Ed è bello il messaggio della Principessa che alza la voce e non china il capo davanti all’ingiustizia (ci scriverei sopra dei libri su quanto sarebbe diverso il mondo se le donne mandassero a farsi fottere gli uomini infami, anziché stare al loro fianco), ma la Jasmine di oggi resta una Principessa schiava del suo ruolo più di quanto non sembri, risultando poco credibile quando prova ad ascendere a difesa del suo popolo. E per chi osanna il remake come una ben riuscita parabola neo femminista risponderei con l’inedito personaggetto dell’ancella della Principessa, che ne invidia ricchezza e pretendenti, e il cui unico desiderio sembra accasarsi col belloccio alto e muscoloso di turno, ovvero il Genio: la servitù con la servitù, e le donne della classe operaia continuino ad avere come massima aspirazione sposarsi e figliare, lasciando alle ricche ereditiere l’emancipazione vera. Classismo 1 - Femminismo 0.

Mi sono rimasti due desideri: rivedere il Classico è esaudito, il secondo è dimenticare il remake (si esaudirà col tempo, e non sarà tanto), il terzo che la Di$ney smetta di rifare i suoi successi in live-action solo per battere cassa, usando il pubblico come un bancomat.

P.S.
Mille grazie a Quinto Moro per aver recensito il film!
Vi invito tutti a passare a scoprire qualcuno dei suoi lavori, che potete trovate QUI.

40 commenti:

  1. Male. Malissimo. Anzi, bene la recensione del Moro che si sacrifica per noi. Male invece sta pazza voglia di soldi della Disney che deve pagarsi gli acquisti di Fox, Marvel e altre cosette da nulla (il franchise di Star Wars). Mi sta bene un tentativo tipo "La Carica dei 101" (fine anni '90, quello con Glenn Close) per tastare il terreno e vedere come va. Ma se da là ti sfugge la mano e cominci a toccare tutti i classici (peggiorandoli ovviamente!) allora non ci sto più. Va da se che questa nuova versione di "Aladdin" col cavolo che me la vedrò, come non vedrò tutto ciò che uscirà nei prossimi anni (da "Il Re Leone" in giù) ma tanto il mio contributo vale come uno sputo nel mare visto che stanno intascando dollari a tutto spiano.

    Gli incassi giustificano l'operazione che papà Disney sta mettendo in atto, ma personalmente non contribuirò. Sorry!

    P.S.: che poi che cavolo hanno preso la Scott per fare Jasmine? C'era Yasmine Petty che più volte ha dimostrato di essere la copia sputata della Jasmine cartoon! Ah già, dimenticavo... La Petty è un trans! (occhio che Gesù vi vede che spiate il suo Instagram!)

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    1. Vero che è un gran post? Cioè io non dovrei dirlo in quanto becchino di questa Bara, ma ho visto il remake, e volevo scavarmi la fossa da solo, un film talmente piatto e inutile che non valeva nemmeno il tempo impiegato ad insultarlo. Invece Quinto Moro ha scritto il post che da lettore, avrei voluto legger, ben felice di poterlo avere su questa Bara ;-)

      Aspetta quando mi faranno "La Carica dei 101" con colei che non sopporto (Emma Stone) allora si sarà una cosa personale per me!

      Non faccio uso di Instagram, ma dopo una veloce ricerca su Google direi che avrebbe fatto affermare un po’ troppe volte: «i bambini! Perché nessuno pensa ai bambini!» alle signore Lovejoy del mondo ;-) Cheers!

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    2. Userò tutti questi complimenti per farmi assumere dalla Disney come loro autore :-)
      Avrei un paio di idee: Jasmine che esce dal palazzo e vende i gioielli di famiglia per sfamare la povera gente di Agrabah (e non resta attaccata a un gioiello della povera mamma morta), si innamora di un Aladdin ladro e spacciatore, la scena sul tappeto volante diventa un trip da metamfetamina. Il Sultano è un patriarca violento e ignorante pilotato come un burattino dal Visir corrotto (Boss che produce la stessa roba che spaccia Aladdin).
      Aladdin dopo aver usato i suoi desideri per cercare di conquistare Jasmine perde la lampada, che dopo una serie di diatribe e passaggi di mano finisce finalmente tra le mani della principessa (che 'ste principesse avranno pure loro il diritto di esprimere un desiderio o no?), così Jasmine riscrivere le leggi del sultanato dimodoché Jafar finisca sulla forca, il Sultano diventi un servo della gleba e lei Stregona Onnipotente che non abbia più bisogno di sposarsi nè della lampada, del padre, di Jafar né di Aladdin. Che sposa se le va, ma solo dopo aver creato una legge sui divorzio. Allora si che potrà cantare "Il mondo è mio" senza sembrare ridicola.
      Copyright Quinto Moro. Mandare assegno in cambio di script. Si accettano anche contanti.

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  2. si, decisamente meglio il cartoon Disney ^_^

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    1. Li ho rivisti entrambi a breve distanza, l’originale lo avevo visto al cinema alla sua uscita e poi mai più, eppure ha ancora un brio ed un energia invidiabili. Il remake è roba da tracciato piatto, mi spiace per le nuove generazioni che faranno la conoscenza con questa storia, in questa nuova veste smorta. Cheers

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    2. "e poi mai più"

      Ma come hai fatto!?! XD

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  3. Certo che ne avete di coraggio per andare a vedere queste schifezze Disney. Il prossimo sarà "Il Re Leone", storia che ancora più di questa e delle precedenti non ha senso realizzata in CGI ultra realistica, con i leoni più veri di quelli che si vedono in un documentario del National

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    1. Vivo seguendo il precetto di Francis Ford Coppola: Andare al cinema è come votare. Ed io sono uno che al suo diritto di voto ci tiene molto. A buon intenditor… ;-) Cheers

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    2. Pure quello un botto di soldi!!! Però non ne sento parlare in giro e lodarli nonché citare scene e battute! Questa cosa un pò mi lascia perplesso!

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  4. Ho deciso che non vedrò questo film già dall'uscita del primo trailer... :-D
    esattamente come continuerò a snobbare questi stupidi remake. Mi sembrerebbe di sentire sempre in sottofondo il rumore dei soldi che scendono in cassa.

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    1. Bravo, ma è l’occasione per fare della “controinformazione” (uso una parolona enorme ed esagerata visto l’argomento) perché mi pare che tutta la stampa vera, quella pagata per vedere e recensire i film, sia un po’ troppo omologata nei giudizi, almeno per quello che sono i miei gusti. Ecco perché trovo perfetto questo post di Quinto Moro che non le manda a dire, ma anzi le argomenta tutte ;-) Cheers

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    2. A volte bisogna vedere coi propri occhi, sono rimasto lontano dai tanti remake Disney in live action, e mi sono lasciato convincere dagli osanna generali per Aladdin. Io sono una di quelle brutte persone che ancora legge le recensioni "ufficiali" oltre a qualche blog. Il fatto è che qui sulla Bara non ci pagano (o almeno Cassidy non mi paga) e non devo fare endorsement alla Diseny. Poi le nostre restano sempre opinioni, quanto più possibilmente obiettive.

      Questo Aladdin mi era stato raccontato e venduto come divertente e frizzante. E non lo è. Al cospetto del Classico poi, prende legnate su tutta la linea.

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  5. Io ho cercato di essere il più obiettiva possibile. Alcuni pregi questo film li ha: l'introduzione dell'ancella di Jasmine e Jasmine stessa, le coreografie bollywoodiane, persino Will Smith non m'è sembrato male come genio, e io DETESTO Smith.

    Per il resto, Jago è di una tristezza rara, Jafar un fighetto senza un briciolo del laido carisma di quello vecchio, le canzoni riadattate e ridoppiate mi hanno spezzato il cuore per il disgusto (mai quanto quelle della Bella e la Bestia, lì ci siamo superati). Ma chissene, Aladdin live action passa e va. Nessuno ci toglie quel capolavoro del vecchio :)

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    1. Vero sono d’accordo, Smith (che trovo il modo anche qui di fare il “bravo papà”) porta a casa il risultato, non scontato visto che era stato demolito in rete per il suo aspetto, quando sono uscite le prime immagini promozionali. Per il resto però un differenza di potenziale tra i due film in cui il remake ne esce con le ossa rotte, anzi trovo che il film originale ne esca anche rafforzato ;-) Cheers

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  6. Andai a vederlo con la signora solo perché nei cinema nelle vicinanze non c'era altro. Premetto che avevo difeso "Dumbo" di Tim Burton, che al netto di tutte le imposizioni Disney manteneva comunque una certa impronta autoriale (poteva non piacere, ma almeno la parte "remake" se la sbrigava in un quarto d'ora per poi fare il suo film), ma qui non c'é la minima volontà di dire niente, se non rifare (peggio) il vecchio cartone. Concordo sulla durata troppo lunga: il film perde di ritmo e (scusate il francese) ci si rompe il cazzo. Sulla questione femminile non so se sono l'unico a pensare di trovare molto più maschilista l'impostazione di questo nuovo film. In parte lo scrive anche Quinto Moro quando fa notare che Jasmine non si ribella tanto contro la società ma contro "uomini cattivi", svilendo un po' tutto il discorso femminista che ci poteva essere alla base. Sinceramente poi il femminismo applicato a regine e principesse mi ha sempre fatto ridere in quanto fuori dalla realtà. Ad esempio: l'Inghilterra del 1800 non era certo un paese dove vigeva la parità tra uomo e donna (ma nemmeno tra inglesi e provenienti dalle colonie), eppure non mi sembra che la regina VIttoria avesse problemi ad integrarsi. Ho trovato abbastanza irritante la raffigurazione dell'oriente, hanno fatto una specie di mix tra Arabia, Persia e India, ma si sa che tanto per lo statunitense medio tutto quello che c'è dopo la Turchia è un po' tutta pari.

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    1. La qualità di queste operazioni (perché definirli film è forse troppo) della Disney trovo che stia calando di qualità, e lo dice uno che ha già visto come il fumo negli occhi “La bella e la bestia”, spero solo che la moda passi prima che la casa di produzione del topo decida di mettere le mani anche su “Robin Hood” e “La spada nella roccia”, a quel punto potrei non rispondere più di me. Quinto Moro ha fatto un gran lavoro, perché ha ben sottolineato come questa versione perda in ritmo, in senso di meraviglia e anche in logica, così schiava di un modo di pensare occidentale. Cheers!

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  7. Ma perché vi fate del male ad andare a vedere queste porcate???

    Non resta che ringraziarvi del sacrificio, ma i prossimi potete saltarli a pie pari... queste cose non vanno neanche recensite, vanno prorio ignorate (grazie comunque per la bellissima recensione!)

    Ciaoool!

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    1. In parti ti rimando alla risposta che ho dato a Cinefilo Pigro, per il resto, non credo vadano ignorate, vanno demolite pezzo per pezzo come ha fatto Quinto Moro, questa cultura della malinconia con la quale i fregano va fatta saltare per aria con il tritolo dell’argomentazione ;-) Cheers

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    2. Hai ragione e vi ringrazio per il sacrificio che fate per noi tutti 😁!! Io non ci riesco proprio ad andare a vederli! Ciao!!

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    3. Un servizio di pubblica utilità (si spera). Cheers!

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    4. Cass, dovresti aprire una rubrica "servizio pubblico" in cui sconsigliare tutti i film pompati dalla pubblicità, o celebrati senza motivo.

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    5. Confesso che alcuni film li commento solo per questa ragione (storia vera) ma vedo che tu hai lo stesso spirito ;-) Cheers

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  8. Quasi quasi mi dispiace di non aver voluto vedere neanche il trailer di 'sto film :-D
    Mi spiace solo che appena uscì il primo trailer in anteprima, il web impazzì e tutti i creatori di memi si unirono a spernacchiare Will Smith, probabilmente al suo secondo peggior ruolo della storia. (Il primo è leggenda!) Poi invece il buonismo ha prevalso e la zuccherosa melassa ha conquistato tutti. Peccato, quella scena del Genio di Bel-Air era così involontariamente comica che era perfetta da mixare su YouTube :-P

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    1. Deve essere successo qualcosa, perché in un attimo l'ilarità si è spenta, non so bene quale siano le dinamiche ma è stato tipo interruttore, forse è spuntata una nuova cosa ad attirare attenzione, sta di fatto che Willy il Principe di Pandora come dice Quinto Moro è andato ;-) Cheers

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    2. Si, infatti. Sembrava dovesse fare una botta tipo il remake di "Ghostbusters" ed invece... mah!

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  9. Non ho visto il primo perché non ho di buon occhio i lungometraggi Disney per via delle parti cantate (assenti nelle produzioni tipo Studio Ghibli) che li rendono ridicoli.
    Non ho visto il secondo perché non amo i remake, e comunque sempre di Disney parliamo quindi vedi sopra. :D

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    1. L'originale te lo consiglio, le canzoni sono poche e almeno una molto orecchiabile, e lo dice uno che patisce le scene musicali. Cheers

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    2. La Disney e lo Studio Ghibli sono due modi agli antipodi di raccontare storie, di fare cinema, di intrattenere l'infanzia, di fare spettacolo. La Disney nasce dalla volontà di fare d'ogni cosa spettacolo per intrattenere, lo Studio Ghibli nasce dalla necessità di raccontare mondi, temi, storie e personaggi. La Disney è un carrozzone itinerante, lo Studio Ghibli un teatro di provincia. La Disney viene da te, lo Studio Ghibli è qualcosa che devi (e vuoi) raggiungere.

      Spezzo una lancia a favore della (vecchia) Disney, che in molti dei suoi classici aveva a cuore stupire il pubblico con lo spettacolo, una volontà che oggi non traspare più. C'è sempre meno spazio per l'arte, tutto è fatto a tavolino. I Classici che hanno rilanciato la Disney negli anni '90 erano sorretti da vera arte nelle animazioni, nella composizione dell'immagine (colori, personaggi, scenari) e storie fruibili e per quanto semplici scritte in modo molto efficace. Come ho detto nel commento, mi ha stupito quanto poco spazio avessero le canzoncine in Aladdin, in questi anni lontano dall'animazione della Casa del Ratto m'ero costruito un extra-pregiudizio per non rivedere i vecchi film né recuperarne altri. Ma almeno su Aladdin mi sbagliavo, perché i numeri musicali sono pochi, ben misurati e splendidi. Nel remake invece mi hanno portato solo alzate di sopracciglia alla Carletto Ancelotti, e qualche sbadiglio.

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    3. @Quinto Moro: ho visto vari lungometraggi Disney, prevalentemente classici, e sin da bambino sbadigliavo alle parti cantate. Quando ho scoperto Studio Ghibli è stato amore a prima vista, con "Principessa Mononoke" e poi "La città incantata"...
      Una casa di produzione che viene da me mi sa tanto di call center che deve proporti e magari venderti l'offerta della settimana: beh, io cordialmente preferisco decidere autonomamente quando cambiare gestore, cercare da me quello che mi convince. 😉
      Poi, anche il fatto che sotto le feste natalizie replicano a iosa roba Disney e forse nulla di lungometraggi giapponesi, mi accende l'essere bastian contrario...

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  10. Devo guardare quello nuovo, perchè ste riproposizioni in live action dei classici Disney le vedo volentieri, anche se finora nessuna mi ha convinto davvero - devo vedere ancora persino Dumbo... -.

    Sul film d'animazione invece è uno di quelli che se lo riguardassi oggi potrei soffocare dal ridere quanto alla mia prima visione.

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    1. Il primo è ancora uno spasso, le trovate fuori tempo (un po' alla Merlino) del Genio sono ottime, Williams aveva fatto un gran lavoro. Cheers!

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  11. Premetto che Aladdin è tra i miei cartoon preferiti della disney e credo di sapere a memoria tutte le canzoni e buona parte delle battute del genio. Ho sempre trovato adorabile quando dice:" Fenomenali poteri cosmici, in un minuscolo spazio vitale". Lo dico sempre a mia nipote che ha 5 anni e lei ride.
    Detto questo il film già perde di senso non per l'edizione originale ma per quella italiana. Obiettivamente ma chi poteva eguagliare proietti con il genio???? Dai è impossibile. Qualsiasi tentativo sarebbe stato inutile. Non c'è storia. Ho avuto un sussulto quando ho letto la scheda del film e ho visto sempre Proietti come doppiatore. Poi, con delusione, ho scoperto che faceva il sultano

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    1. Vabbe' grazie tante, sono passati quasi trent'anni, mica pretendevi doppiasse Smith. Sarebbe stato ridicolo, non è il doppiaggio il problema del film

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    2. Non ho mica detto che Proietti dovesse doppiare di nuovo il genio. Dico semplicemente che trovare qualcuno che riesca ad eguagliare una performance superlativa come quella del 92 la vedo piuttosto difficile. Se togli al cartone il genio e la "geniale" interpretazione di Proietti resta pochino per un remake

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    3. Si era chiaro, il problema è che genio o no manca un film ;-) Cheers

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  12. Good job Cassidy,very good��������

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    1. Complimenti tutti da girare all'autore Quinto Moro ;-) Cheers

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  13. "la voglia di stupire il pubblico e la sincera voglia di modernizzare un’opera."

    Già! Ecco perché la Hollywood odierna mi attira poco. Speriamo in "Dune"!

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