domenica 16 giugno 2019

I racconti della cripta (1989-1996): Tales from the (Walter) Hill

Perché avere un solo fanatico di Walter Hill, quando nello stesso post puoi averne ben due? Date il benvenuto a Don Max, uno dei più grandi appassionati del cinema del nostro Gualtiero che abbia avuto la fortuna di conoscere. Insieme a lui oggi va in onda, il capitolo a sorpresa della rubrica… King of the hill!
Forse molta Hollywood non sarebbe la stessa se non fosse passato di lì Walter Hill, un autore e un nome legato al cinema ma anche al piccolo schermo. Sul finire degli anni ’80 il Maestro decise di prendere in mano “Tales of The Crypt”, già serie a fumetti degli anni ’50, per portarla in tv. “Tales from the Crypt” sta agli anni ’90 come “Ai Confini della realtà” sta ai primi anni ’60, dietro a questo progetto tanti nomi (da William Friedkin a Kirk Douglas, passando per Tobe Hooper e Joel Silver) ma soprattutto tanti “brutti ceffi”… vi basti pensare che a produrla furono niente meno che Richard Donner, Robert Zemeckis e, naturalmente, Walter Hill. Dietro alla serie antologica l’ambizioso obiettivo di creare un prodotto commerciale a forti tinte horror e dall’umorismo nerissimo che unisse i temi della violenza, a quello del sesso e più in generale alla quota Walter Hilliana di zizze. Roba che magari oggi diamo per scontato ma che negli anni ’90, o più in generale nelle serie tv medie degli anni ’90, tanto scontata non era.

“Specchio specchio delle mie malefiche brame, chi è il più spaventoso guardiano di cripta del reame? Ah ma sono io!”
È Walter Hill a dirigere il primo episodio della saga, “The man who was death” (episodio 1x01), l’autore e maestro in meno di trenta minuti tira fuori una bomba a mano con tutti i temi cari al regista: c'è la violenza; c'è il bar che fa da collegamento al Saloon; ci sono i cattivi, il motociclista viene presentato con delle parole che ricordano quelle dei motociclisti del film Ancora 48 ore; c'è tutta una parte ambientata in un nightclub con zinne e culi da paura, che ricorda vagamente l’uso della fotografia di Strade di fuoco. Walter Hill insomma. Ma prima di parlare dell’episodio sarebbe ingiusto non introdurre il narratore onnisciente più interessante degli ultimi 30 anni: il Guardiano della Cripta, in inglese “Crypt Keeper”, un tipo schifosamente morto manovrato dal burattinaio Van Snowden. Di ogni episodio l’intro e la chiusura sono sue, ha sempre spaccato lo schermo… a parte quella volta in cui Arnold Schwarzenegger gli rubò la scena, ma Arnoldo in fondo ruberebbe la scena a chiunque.

L’introduzione al primo episodio, con tanto di adorabile omaggio ai fumetti.
“The man who was death” ha come protagonista un campagnolo che lavora per la prigione di Stato. Il nostro anti-eroe è niente meno che un boia e fa tutto un discorso su quanto sia tosto il suo lavoro, su quanto sia bella l'elettricità, ma… Walter Hill è un dio che dà e che toglie a suo piacimento e quando passa una legge a favore dell’abolizione della pena di morte, il protagonista  si ritrova senza lavoro. Il mondo gli toglie quello che ama, non si sente più il “King of the Hill”, allora si adatta e fa di necessità virtù. Decide di partecipare a una serie di processi e, punendo tutti coloro i quali la legge assolve, si trasforma in giudice, boia e giuria. Li punisce secondo i suoi modi e non ho detto che i suoi modi siano giusti. Nel suo essere un personaggio negativo, sicuramente politicamente scorretto e spiccio nel risolvere le questioni più spinose, il nostro risulta anche simpatico e in un momento riesce a metterti i brividi. È al bar e se ne esce con questa massima "secondo me se facessero un programma con le morti in diretta dei detenuti mandati sulla sedia elettrica, quel programma verrebbe visto da tutta l'America". Di fronte al suo umorismo nero non ho potuto far altro che applaudire e qua c'è tutta la magia del cinema di Hill. Da notare la musica del sempre Hilliano Ry Codder e il plot twist finale (un po' telefonato).

Walter Hill torna alla regia della serie altre due volte, per “Cutting cards” e per Deadline.

Quando si dice, giocare con il morto.
“Cutting cards” (episodio 2x03), è del 1990, pochi mesi dopo quella bomba a mano di Johnny il bello Walter Hill richiama a sé uno degli attori che avevano recitato nel film: Lance Henriksen, qui nella parte di Reno, il giocatore d’azzardo vestito da cowboy. L’episodio è un western metropolitano, con Hill che in una delle inquadrature iniziali si sofferma sugli stivali lucidi del protagonista seguito subito dopo dalla sua entrata in un casinò. Non c’è la sabbia, ma un sacco di asfalto, non ci saranno cavalli ma troppe macchine imbottigliate nel traffico, eppure l’atmosfera è quella di un western dove la a sala giochi funge da moderno saloon e la musica composta da James Horner aiuta e rafforza la puntata donandole delle sonorità noir. Al casinò Reno incontra Sam, interpretato da Kevin Tighe (Ancora 48 Ore; "Geronimo"), sua vecchia conoscenza e scommettitore incallito come lui. Entrambi sono dei personaggi che vivono in mondi tutti loro, Reno ha vinto 10.000 dollari da Sam? Allora Sam vince una Cadillac da Reno. Si completano, ma non lo capiscono. Una notte, quella che vediamo nell’episodio, decidono di sistemare tutti i loro attriti nell’unico modo che conoscono: scommettere. Cominciano con la roulette russa, ma non è abbastanza, e finiscono con quello che viene definito “Chop Poker”. È un gioco pazzo e maschio fino al midollo. L’episodio è recitato divinamente e viene portato sulle spalle tutto da Tighe e Henriksen con le loro sfide sanguinolente al punto giusto e ricche di umorismo nero, specialmente nel finale.

L’ultimo racconto firmato dal nostro Gualtiero.
In “Deadline” (episodio 3x12, 1991) invece, il protagonista dell’episodio, Charles McKanzie (Richard Jordan), parla direttamente al pubblico sfondando la quarta parete. L’uomo, attraverso un monologo girato in un lungo primo piano, si presenta come un vincente e dice di essere un reporter che farebbe di tutto per uno scoop. Sembra un tipo diretto, ma parla al passato, subito dopo infatti Walter Hill ci mostra gli eventi avvenuti qualche giorno prima.

Incontriamo Charles in un brutto momento, mezzo ubriaco e scontento della vita. Richard Jordan che qui interpreta un uomo sul tramonto della sua vita sarebbe morto solo un anno dopo, la cosa fa riflettere se ci pensate. Charles scontento della vita vede un raggio di sole entrare nel buio bar, il raggio di sole è la bellissima Vicky un fiore misterioso che va a sedersi da sola, lontana da tutto e tutti.

Il reporter le si accoda e le dice la battuta più vecchia del mondo «So, what’s a pretty lady like you doing in here» e giustamente lei lo guarda come per dire «Ma lo hai detto veramente?». Vicky è interpretata da Marg Helgenberger, la Catherine Willows di CSI, e l’attrice non è mai stata così sexy come nell’episodio in questione… che gli fai alle donne Walter?

La battutaccia da abbordaggio più vecchia del mondo.
All’inizio non sembra troppo interessata ma fanno amicizia e finiscono a letto. Charles grazie alla f…orza di Vicky riprende il coraggio perduto e cerca di rimettere la vita sui binari, deve trovare lo scoop e comincia a cercarlo come un segugio, ma lo scoop non arriva. Al lavoro viene bistrattato dai superiori perché convinti di aver di fronte un dinosauro pronto all’estinzione, ma il nostro non si dà per vinto e una sera, seduto comodamente in una tavola calda, assiste alla violenza di un uomo su una donna. Il titolare del ristorante (Jon Polito) geloso della compagna infedele le mette le mani sul collo e la strangola. Il reporter prende carta e penna e intervista il carnefice in lacrime, eppure la donna ancora non è morta… L’episodio è senza dubbio il più debole dei tre diretti da Gualtiero e rispetto agli standard della serie tv ha poco sangue, ma un’atmosfera davvero opprimente.

“Mi sento stretto, come se fossi chiuso in una cripta”, “Hai provato ad allentare il nodo della cravatta?”
“I racconti della cripta” ha dato modo a tanti registi di esprimere il proprio talento o a riconfermare le proprie capacità e gli episodi diretti da Hill, portano tutta la sua filosofia di vita e il suo modo di essere, dal grande al piccolo schermo. “Tales of the Crypt” quindi non è stata semplicemente una parentesi nella vita del regista di Long Beach, è stata una palestra che ha dimostrato ancora una volta la solidità di Walter Hill nella regia e nella produzioni delle sue opere anche televisive, con trame ricche di personaggi Peckinpahiani sul tramonto della vita che lottano ogni giorno per affermarsi nel bene e soprattutto nel male. Il tutto condito di umorismo e cinismo.

Ed ora, Ancora "due" parole da parte di Cassidy.

Ci sono cresciuto con gli antologici horror, lo ripeto sempre, devo a Creepshow di George A. Romero l’amore per questo formato, alimentato negli anni dalle repliche di “Ai Confini della realtà” e tutte le sue imitazioni più o meno famose. Quello che “I racconti della cripta” aveva in più rispetto alle altre serie dello stesso tipo era proprio il “Crypt Keeper”, il guardiano della cripta dei fumetti della EC Comics, che ha avuto in “Uncle Creepy” (da noi adattato in “Zio Tibia”) il suo più celebre imitatore.

Bella bara, una volta di queste dovremmo fare cambio.
Ho sempre seguito la serie a spizzichi e bocconi in base alle repliche televisive, devo ringraziare Don Max se sono riuscito a vedere gli episodi diretti da Walter Hill, che sono serviti a confermarmi una cosa che sapevo già: nessuno ha saputo spianare la strada agli altri che dopo di lui l’avrebbero seguita, più di quanto abbia fatto Walter Hill.

Se Creepshow è stato uno dei pochi film di Romero ad incassare al botteghino, seguito da capitoli spesso non all’altezza, “I racconti della cripta” è stata in giro per il piccolo schermo per la bellezza di sette stagioni, spostando un pochino più in là il limite del mostrabile sul piccolo schermo. Non è un caso che negli stati uniti, dopo la bella sigla composta da Danny Elfman, si poteva vedere il logo della HBO, il canale che prima di perdersi tra draghi e troni, è stato quello che davvero ha portato temi adulti nelle case degli americani.

“Che gran bel pezzo di figliol… Ah! Non è come sembra, leggevo gli articoli attorno alle foto!”
Tra i tanti meriti mai riconosciuti davvero al nostro Gualtiero, sicuramente quello di aver diretto dei film che sono diventati dei modelli di riferimento per il genere a cui appartenevano, che fosse il pit fight, oppure il buddy cop movie, solo per fare due esempi. L’unico genere che forse mancava davvero alla sua filmografia era l’horror, ma anche qui Walter Hill con “I racconti della cripta” ha scovato un’altra pista portando innovazione anche sul piccolo schermo.

I tre episodi da lui diretti sono l’ideale continuazione televisiva dei fumetti della EC Comics e di serie come “The Haunt of Fear” e “The Vault of Horror”, che ben si sposano con la poetica di Walter Hill, fatta spesso di distinzioni per niente nette tra buoni e cattivi, ecco perché “The man who was death” si gioca il faccione di William Sadler nella parte di un protagonista che sembra uscito direttamente dalle pagine dei fumetti: convinto della sua etica e con la schiena dritta, ma allo stesso tempo razzista (fa battute sul fatto che dopo la sedia elettrica, tutti siano un po’ “neri”) e sessista, tanto che nel finale resta fregato proprio per colpa di una donna, seguendo la tradizione della EC Comics per cui personaggi così sgradevoli alla fine, trovano quello che si meritano.

Forse il vero colpo di genio di Hill, è stato quello di affidare il ruolo del protagonista a William Sadler, con la promessa che l’attore avrebbe recitato esattamente come fatto durante il provino (Storia vera). I due sarebbero tornati a lavorare insieme in I trasgressori, quindi proprio male non devono essersi trovati.

Una coppia che fa scintille!
“Cutting cards” invece è un capolavoro di tensione, una barzelletta di puro umorismo nero che non può che finire male per i due protagonisti. Lance Henriksen buca lo schermo ad ogni inquadratura anche con i baffetti e conciato come il cowboy delle sigarette, mentre Kevin Tighe è il suo degno sfidante in questo duello western, tra uomini opposti e seriamente intenzionati a non mollare, proprio come da tradizione dei film di Gualtiero.

La scena della roulette russa ti incolla allo schermo ad ogni nuovo CLICK! Mentre la sfida a “Chop Poker” è quel tipo di umorismo nero che potrebbe piacere al “Crypt Keeper”, oppure a uno che ha un blog che si chiama la Bara Volante. Quella gente strana lì, avete capito no? Loschi figuri.

"Un colpo solo? Un colpo solo, un colpo solo!" (Quasi-cit.)
Ha ragione Don Max quando dice che “Deadline” non è sicuramente il migliore dei tre episodi, e nemmeno quello con il ritmo più serrato (specialmente visto a breve distanza da “Cutting cards”) ma è un noir puro, con tanto di femme fatale che sconvolge la vita del protagonista. Quando si tratta di portarci tra strade bagnate della pioggia e illuminate dai neon, bar che sembrano saloon ma anche il centro del mondo dei protagonisti, nessuno è più a suo agio di Walter Hill.

“I racconti della cripta” non è certo un Walter Hill che cerca di far entrare il suo cinema grande, spesso più grande della vita che rappresenta, dentro uno schermo troppo piccolo, al massimo è una perla da aggiungere alla sua già scintillante filmografia. Il fatto che poi Gualtiero sia anche appassionato di fumetti (ne ha anche scritti alcuni pienamente nel suo stile) non fa che confermarmi un'altra cosa che già sapevo di lui: ci sarà un motivo se è da sempre uno dei miei preferiti no?


Ringrazio ancora Don Max per questo pezzo scritto in coppia in puro stile Jack e Reggie, e vi invito a passare a trovarlo sulla sua del Faccialibro: 21st Century Schizoid Don.

18 commenti:

  1. Sorpresona domenicale davvero al sangue! ^_^
    La serie arrivò nelle videoteche nei primissimi '90, cioè quando io ero maggiormente attivo e mi aggiravo come uno squalo fra gli scaffali. Vado a memoria, ma credo sia arrivata prima come serie di VHS-raccolte (due o tre episodi a botta) e solo in seguito trasmessa in TV. Sempre a memoria, appena con un amico leggemmo sulla rivista "CIAK" che in un episodio c'era Schwarzy che piombava a rubarsi la scena del presentatore, iniziò la caccia finché non trovammo la cassetta in questione. (Credo fosse la VHS che conteneva anche l'episodio con Demi Moore, ma, ripeto, vado a memoria.) Inutile dirti che quando uscì fuori che in un episodio c'era pure Lance Henriksen nessuna videoteca di Roma fu più al sicuro!
    Da anni sto accarezzando l'idea di schedare la vita italiana della serie, e a questo punto la tua iniziativa potrebbe essere una spinta a quagliare.
    Ah, mi permetto di segnalare "Man from South: giocarsi le dita", una mia "indagine" per dimostrare come l'episodio "Cutting Cards" sia una geniale rielaborazione moderna di un vecchio racconto di Roald Dahl, già portato più volte al cinema, anche da Tarantino.

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    1. Ricordi molto bene, perché prima di passare in tv (a spizzichi e bocconi) l'unico modo per reperire gli episodi era in vhs che raccoglievano giusto qualche puntata. Ma questa serie ha avuto tutti, l'esordio alla regia di Arnoldone e di Michael J. Fox, ma anche episodi diretti da Joel Silver giusto per fare qualche nome, ci tenevo ad averla nella rubrica, e senza Don Max non ci sarei mai riuscito quindi lo ringrazio molto ;-) Cavolo avevo letto il tuo pezzo e ho dimenticato di citarlo! Hai fatto bene a farlo tu, perché é l'ennesima prova del fatto che Walter Hill abbia avuto un peso specifico enorme sulla carriera di Tarantino, solo che tutti ricordano e idolatrano l'allievo dimenticando il Maestro. Una bella classificazione di tutti gli episodi di questa serie sarebbe oro, sto guardando in questi giorni un po' di episodi a caso e ci sono episodi bellissimi che ricordavo bene, e altri mai visti veramente spassosi ;-) Cheers!

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  2. Un mito assoluto che, secondo me, funzionerebbe ancora oggi.
    Qui c'era tanto di fumettistico, e tanto del caro vecchio horror anche cinico-ironico.
    Se lo riproponessero con questi presupposti, I racconti della Cripta potrebbe spaccare.
    Sai che anche io ho sempre pensato alla questione pena capitale in diretta? :o

    Moz-

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    1. Sono profondamente convinto che il formato "storia breve" servirebbe a dare spazio a quei soggetti, che troppo spesso diventano film e serie tv, con un ottimo spunto e che finiscono la benzina troppo presto. Lo pensava anche Shamalacoso, che ha provato a rilanciare "Tales" ma purtroppo il progetto è stato accantonato (storia vera). Oggi é tornata "The twilight zone" con Jordan Peele, quindi ci spero di rivedere anche il guardiano della cripta ;-) Ipotizzi un 2019 come in "L'Implacabile" insomma :-) Non credo però, l'umanità si perde per colpa della TV e dei social così, quindi non ne sono convinto, la penso come Walter Hill alla fine :-) Cheers!

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    2. Adoro il formato antologico, ma lo trovo incompatibile coi nostri tristi giorni... ahimè, i tempi alla "Ai confini della realtà" o "Alfred Hitchcock presenta" sono i tardi anni 50-60. Sì, okay, si è tentata la ripresa negli anni '80, ma erano più rielaborazioni di miti classici da parte di chi ci è cresciuto con quegli show e che all'epoca voleva ricimentarsi sull'argomento...

      Riportare il pulp (declinabili in syfy, crime o horror come si preferisce, ma di base sempre racconti pulp da Weird Tales) in TV, con quella messa in scena minimale, demandando quasi tutto al lato psicologico, alle paure, ai timori verso il futuro, lo spauracchio atomico, il "razzismo" (di fondo) OGGI sarebbe un bagno di sangue economico dei produttori...

      Basta vedere oggi la parabola di un "Black Mirror", che pure al suo apice non raggiungeva i livelli dei suoi "nonni"!

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    3. "Black Mirror" funzionava finché si impegnava a fare quello che "Tales" (e in parte "Masters of horror") si erano imposto di fare: portare sesso, argomenti adulti e violenza sul piccolo schermo. Ci sono tante serie che consumano il loro ottimo spunto dopo una manciata di episodi, perché il formato è sbagliato, troppo tempo troppi minuti. Non ho notizia su come stia andando la nuova "The Twilight Zone" di Jordan Peele, ma non credo che il formato sia defunto, e anche fosse, allora richiamiamo il guardiano della cripta, tanto ormai, morto per morto ;-) Cheers!

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    4. ah, ma quindi TZ ri-và già in onda? Cavolo, me l'ero perso totalmente!

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    5. Negli stati uniti penso che sia anche già terminata la prima stagione, peccato che qui da noi nel terzo mondo a forma di scarpa non si sia ancora vista. Le serie non hanno vita facile fuori dalle grandi piattaforme di streaming. Cheers!

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  3. per la serie "big minds think alike"... ho recuperato i 6 volumi della 001 che raccoglie proprio "I racconti della Cripta" della EC Comics!

    l'anno scorso invece avevo recuperato gli omologhi science e fiction... compatibilmente alle mie finanze, mi manca "the haunt" e "frontline combat"

    https://postimg.cc/wtSPp8ph

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    1. Gli acquisti che contano, quelli di un certo livello, in effetti era aria di EC Comics in questi giorni ;-) Cheers

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    1. Tanta roba vero? Meritava un post questa serie leggendaria ;-) Cheers

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  5. Una delle mie serie preferite, anni fa mi ero guardato per intero le prime 5 stagioni, e devo ancora guardarmi la 6° e la 7°. Storie fortissime, con tanti camei, sia come attori (oltre ai citati ci sono stati per esempio David Hemmings, Demi Moore e Timothy Dalton) che come musiche (in un episodio le musiche erano state realizzate da Brian May).
    Belli anche i due film, Il Cavaliere del Male e Il Piacere del Sangue.
    Di recente si era anche parlato di un reboot, ma poi non se n'è fatto nulla.

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    1. Il rilancio purtroppo è saltato, anche io sto recuperando un po' di puntate, ed è davvero una serie che é entrata nel mito ;-) Cheers!

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  6. Ammazza che trio di produttori! Non lo ricordavo affatto.
    Con l'arrivo dell'estate mi è venuta una gran voglia di rivedere questa serie (anche io vista a spizzichi e bocconi), chissà se in qualche baia piratesca si rimedia qualcosa...
    Preferisco la traduzione letterale di keeper, ovvero "custode", è molto più macabro. Non so perché ma mi hanno sempre inquietato i custodi. Sarà per Shining visto in tenerissima età?
    Invece Gualtiero per Walter lo trovo geniale! 😂
    I fumetti non so se riuscirei a leggerli ma sono stato tentato più volte, con le ristampe in mega volumi e anche con Un Brutto Quarto D'Horror con il... Professor Rantolo, una specie di versione italiana.

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    1. Ho letto del professor Rantolo proprio dalle tue parti ;-) Merita il recupero, anche io sto vedendo un po' di episodi, divertent come la ricordavo. A me lo dici? A furia di guardare queste cose sono diventato il guardiano della Bara Volante ;-) Cheers!

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  7. Ma su internet non si trova nullanin italiano a parte quei pochi episodisu youtube?

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