giovedì 20 giugno 2019

Da morire (1995): Non sei nessuno in America se non appari in tv

Quando la cricca di compari Blogger ha proposto un’iniziativa per festeggiare il compleanno di Nicole Kidman non ho avuto dubbi: “Da morire” non è stato l’esordio cinematografico di Nicoletta Ragazzino, ma è il film che l’ha messa su tutte le mappe geografiche, oltre ad essere la più azzeccata associazione tra bellezza delle protagonista e titolo del film che io ricordi.

Ma “To die for” è stato un film di svolta anche per il suo regista, Gus Van Sant arrivava da titoli che erano rielaborazioni in chiave “Indie” di opere di Shakespeare (“Belli e dannati” 1991), oppure era capace di affidare a William Burroughs, la parte di un tossico in “Drugstore cowboy” (1989), ma dopo il tormentatissimo “Cowgirl - Il nuovo sesso” (1993) forse era meglio optare per qualcosa di più tranquillo, defaticante direi.

L’occasione arriva dal romanzo omonimo del 1992 scritto da Joyce Maynard (che fa una comparsata nel film nei panni di uno degli avvocati) ispirato al caso di Pamela Smart che nel libro diventa Suzanne Stone Maretto, una pronta a tutto pur raggiungere il suo grande sogno di diventare una stella delle televisione, un personaggio che, per altro, in uno dei suoi monologhi, s'immaginava interpretata al cinema nel film tratto dalla sua vita, da quell’attrice sposata con Tom Cruise.

"Ciao, sono quell’attrice sposata con Tom Cruise. Stavate parlando di me?"
Per Gus Van Sant, “Da morire” è il primo film su commissione, commerciale direbbe qualcuno, (pronunciato con tutte le “E” belle aperte in segno di disgusto, commEEErcialEEE!), ma è innegabile che questa storia aveva bisogno della satira al vetriolo del vecchio Gus che, di fatto, inaugura una tradizione per la sua carriera, quella di alternare titoli più ricercati a film commEEEErciali passando così a film di fantascienza come “Scoprendo Forrester” (2000, dal punto di vista cestistico è pura sci-fi, anche di quella spinta) a titoli minimalisti come “Gerry” (2002), sempre un po’ in equilibrio tra fulgido talento e i dubbi di essere un po’ una sòla. Sì, sto pensando al remake di “Psycho” che meriterebbe un discorso a parte se non avessimo un compleanno da festeggiare.

La verità è che Van Sant per il film della sua svolta, ha girato a lungo a vuoto in cerca dell’attrice giusta per la parte della protagonista. Meg “Fidanzatina d’America” Ryan ha pisciato la sceneggiatura pensando «ma voi siete matti!», a quel punto per il ruolo sono state vagliate tutte e dico proprio TUTTE le attrici in circolazione, fate un nome? Sì, anche Uma Thurman malgrado il mezzo disastro di “Cowgirl”. Ma un attimo prima di infilarsi lui una parrucca bionda in testa a casa Van Sant squilla il telefono.

"Inchioda le gomme, schianto ad ore quattro!" (Cit.)
Era Nicoletta che, lo sanno gli Dei del cinema come, aveva messo le mani sul numero del regista per convincerlo che Suzanne Stone Maretto poteva essere solo lei. A me se chiama un numero sconosciuto, di solito, è un Call Center che cerca di vendermi qualcosa che non mi serve... Certe persone hanno tutte le fortune! Sta di fatto che dopo quaranta minuti al telefono e una contro chiamata a Joyce Maynard (che probabilmente avrà ricordato a Gus il passaggio del libro sopra citato) la Kidman ha avuto la parte. Se questo non è calarsi nella parte, io non so cosa possa esserlo più di così, cioè lo saprei anche ma, Harvey Weinstein mi stava giù sulle palle prima che fosse figo farlo.

Alla fine “To die for” è una trama molto semplice, quasi un classico a voler esagerare, ma è il tocco di uno che arrivava dal cinema indipendente come Van Sant a migliorare il racconto, mentre è proprio Nicole Kidman a regalare al film due o tre marce extra, senza di lei il vecchio Gus si sarebbe trovato addosso i cani da guardia dell’arte, quellali per cui il regista in quanto artista dovrebbe essere povero, ma puro. Eppure, le chiacchiere stanno davvero a zero, perché “Da morire” è un bel film, che oggi è ancora più attuale per certi versi, anche se i media si sono evoluti.

“Ragazza devi fare qualcosa per quei punti neri, in tv sembreranno crateri lunari”
Chi ha tratto il meglio da questo film però, è stata proprio Nicoletta Ragazzino che è definitivamente uscita dall’ombra del nasone di Scientology che preferirei non nominare più in questo post - ho già dato - diventando per dieci anni buoni LA diva di Hollywood, passando per un sanguinoso non-premio-Oscar per la sua magnifica prova in “Moulin Rouge!” (2001), corretto in corsa dall’Oscar-questa-volta-sì con “The Hours” (2002). Ora, lo dico per essere corretto nei vostri confronti, che poi sembra che abbia un conflitto d’interessi: io e Nicoletta abbiamo avuto una lunga storia.

…Suona equivoca la frase così? Meglio! Anni travagliati di frequentazione assidua, quindi vi dirò una cosa che nessuno vi dirà mai. Come Picasso, con “Da morire” è iniziata la “fase bionda” della carriera della Kidman, questo è stato il film con cui ha rinunciato per sempre ai riccioli che aveva in quella roba con le BMX che abbiamo visto in sette, oppure al “pel di carota” da tirarti via il fiato dai polmoni in “Giorni di tuono” (1990) e “Cuori ribelli” (1992), non che il rosso sia sparito per sempre (il già citato "Moulin Rouge!" e quella roba con le streghe e la Bullock), ma i riccioli sì. Ed ora che vi ho dato questa informazione, sovrapponetela all’andamento della carriera della Kidman e non potrete più pensare ad altro. Adesso parliamo del film, che sarebbe anche ora!

Le prime sperimentazioni giovani con sostanze, del futuro "Doc" Sportello.
Con i titoli di testa che scorrono le prime pagine dei giornali (anche scandalistici) Van Sant ci presenta giù tutta la vicenda e i personaggi, nella piccola cittadina di Little Hope, la grande speranza di Suzanne Stone (in) Maretto, sta per diventare realtà. La morte del marito in circostanze più che misteriose le permetterà di diventare la diva del piccolo schermo, alla quale Suzanne si prepara ad essere da tutta una vita.

Con uno stile a metà tra la fiction e il finto documentario, idealmente Van Sant intervista tutti i personaggi, partendo proprio da Suzanne Stone (ormai ex) Maretto che ci racconta guardando in camera come ha conosciuto sui marito Larry Maretto (Matt Dillon), cotto di lei fin dal primo momento anche se i due arrivavano da due ambienti opposti. Italoamericano, ignorante e batterista scarso a tempo perso, intelligenza limitata e cultura uguale, condito da tutti i luoghi comuni sugli Italoamericani (sì, siete liberi di pensare a “I Soprano” se vi va). Lei, la figlia ideale, bella bionda tutta a modino, una che spara cattiverie al curaro, però sorridendo sempre impeccabile, la iena più pettinata del mondo.

Chiamami Jena Suzanne Stone.
La sorella di Larry, Janice (Illeana Douglas) non l’ha mai sopportata fin dal primo momento e sapeva che non sarebbe finita bene, com’è finita non è nemmeno difficile da intuire, perché è la storia più vecchia del mondo. La nostra Suzanne sogna di arrivare in televisione, perché secondo lei «Non sei nessuno in America se non appari in TV» e per farlo è pronta a tutto, anche mandare amorevolmente il maritino in gita in barca, durante il loro viaggio di nozze, solo per poter sgattaiolare impunita al locale convegno dei pezzi grossi del piccolo schermo.

Niente può fermare Suzanne dal suo sogno di potere profondamente americano, quella smania di arrivare in vetta che è più a stelle e strisce della torta di mele e della democrazia esportata a colpi di bomba. Poco importa se Wayne Knight (è un film degli anni ’90? Ci deve essere Wayne Knight!) gestisce una minuscola tv locale da poco, Suzanne è una “tromba d’aria” che scalpita per arrivare, il primo passo sarà condurre le previsioni Meteo del tg, per altro, anticipando con tempi non sospetti, le “Meteorine” di Emilio Fede, tanto per citare un altro che mi stava sulle palle, anche lui da prima che facesse figo dirlo.

“Sono previste piogge di sangue e alcuni episodi di omicidio su tutta la regione”
Ma come dicevo lassù da qualche parte, proprio perché l’associazione attrice/titolo del film è così azzeccata, Suzanne le zanne e gli artigli li tira fuori davvero e qualcuno dev'essere sacrificato sull’altare del suo successo, visto che è (bella) “Da morire”, i più indicati sono il minorenne Jimmy (un Joaquin Phoenix in azzeccato stato di catatonia da ritardo mentale e ormone galoppante) e il suo amico Russell (Casey Affleck al primo, ma non ultimo film con Van Sant). Sedotti, non abbandonati, ma anzi convinti a fare qualcosa per liberare Suzanne dall’ingombrante marito, avete già capito come continua, no? Ve l’ho detto è la storia più vecchia del mondo.

La scena in cui la bionda convince Jimmy a compiere l’omicidio è micidiale, lui le parla di film di zombie, mentre lei è una vampira che sbatte le ciglia e lo tiene per le, per le… Vabbè, lo tiene in pugno. Ma il bello di “Da morire” è il modo in cui Van Sant scopre le carte un po’ alla volta, sfruttando la tecnica delle finte interviste, sia quelle ai protagonisti che quelle registrate dalla stessa Suzanne, per raccontarci la storia di una lucidissima follia, preparata per anni, fatta di piccoli dettagli, tutti ammonticchiati e da utilizzare al momento giusto.

“Indosso il velo della Shriver quando ha sposato Arnold caro”, “Ma quello che diceva sempre: che cavolo stai dicendo Willis?”
Suzanne ha costruito il suo personaggi in maniera maniacale, il velo da sposa ispirato a quello di Maria (non De Filippi, Maria Shriver) e il cagnetto di nome Walter, come Cronkite, nemmeno un cane a caso, un Volpino «Una palla di pelo vomitata dall’inferno» come viene descritto del film, che poi dicono che i cani e i loro padroni non si somigliano.

Occhio che morde. No, non parlo del cane. 
La morte del marito e il successivo arrivo dei giornalisti, è il “ballo del debutto” che Suzanne ha sempre aspettato, infatti affronta le telecamere della sua rinascita con il cagnetto in braccio e il tailleur addosso nemmeno fosse la “First Lady”, sulle note di “The star-spangled banner” proprio perché rappresenta la caricatura del sogno americano, solo impeccabile e fotogenica, beh... Da morire.

La terra dei liberi e la patria dei telegenici.
Trovo ironico da morire che una così fissata con le telecamera, dimentichi nel suo piano perfetto un altro tipo di telecamera (quelle di sorveglianza), in una vicenda grottesca per quanto potrebbe essere reale e, infatti, è ispirata ad un fatto di cronaca prima che ad un libro. Nicole Kidman è semplicemente perfetta, senza girarci troppo attorno, perché ha un aspetto puro e innocente come una statuina di porcellana, per citare le parole del marito, quando è chiaramente uno schiacciasassi anaffettivo, una spranga d’acciaio che sarà pure avvolta in perfetti vestitini color confetto, ma se ti arriva sui denti fa la gioia del tuo dentista lo stesso.

In dieci e passa anni di dominio artistico totale, Nicoletta Ragazzino ha dimostrato che il suo scalpitare era prova di vero talento, ma “Da morire” è ancora un così riuscito caso di arte che imita la vita, da farti quasi pensare: «Hey, ma sta recitando davvero?».

“Shhhh! Non dirlo a nessuno, altrimenti mi toccherà eliminare anche te”
Ma devo essere completamente onesto con voi, perché se l’Australiana è un motivo di interesse notevole per questo film, l’altra ragione per cui l’ho scelto per questa iniziativa di compleanno è anche per via di un Canadese, il mio secondo preferito, un attimo che ci arrivo.

“Da morire” è ancora incredibilmente attuale nel suo fotografare l’ossessione per l’apparire, per diventare famosi a tutti i costi, nel 1995 la televisione era il massimo viatico per la celebrità per tutti, oggi i punti di vista, invece, proliferano grazie ad Internet. Se la prova di Nicole Kidman in questo film è diventata da esempio per molte altre attrici (Per loro ammissione, Reese Witherspoon in "Election", Charlize Theron in "Young Adult" e Rosamund Pike in "Gone girl") il suo personaggio è un influencer ante litteram, sarebbe bellissimo che qualcuno raccogliesse il testimone di Van Sant e ci raccontasse un “Da morire 2.0” ai tempi della celebrità a colpi di click.

“Dove mi porti David? Andiamo a fare uno dei tuoi film?”, “Si certo, tu lo hai visto Eastern Promises?”
Sapete quando è stata l’ultima volta qui sopra che ho invocato un film aggiornato ai nostri strambi tempi moderni? Quando ho scritto di Videodrome di David Cronenberg e, infatti, nel finale spunta anche il mio secondo canadese preferito, in un piccolo ruolo (ottenuto per amicizia con il regista e perché il film è stato in parte girato poco fuori Toronto. Storia vera) quello di un... Ehm, ufficialmente pezzo grosso di Hollywood, in realtà altro, non vi dico cosa per non rovinare il finale a chi non avesse mai visto il film. Ma trovo incredibilmente satirico che quella scena sia stata affidata da Van Sant all’uomo che prima di tutti ci ha mostrato l’ossessivo rapporto quasi fisico che si può instaurare con la televisione.

Se proprio dobbiamo dirla tutta, di davvero satirica c’è anche la pattinata sul ghiaccio finale sulle note della celebre “Season of the witch” dei Donovan, un finale talmente iconico che persino Lisa Simpson si è esibita nella stessa pattinata in un celebre episodio dei Simpson, quando arrivi ad essere omaggiato dalla serie creata da Matt Groening, vuol dire che sei davvero qualcuno. Suzanne ne sarebbe stata molto fiera.


Per completare la giornata di festa, vi ricordo il resto del Blogtour dedicato a Nicole Kidman:


Bollalmanacco - La donna perfetta
Pensieri Cannibali - Destroyer
Non c'è paragone - Il sacrificio del cervo sacro
La fabbrica dei sogni - Il matrimonio di mia sorella
Director's Cut - Moulin Rouge
La stanza di Gordie - The Others
Una mela al gusto pesce - Amori e incantesimi
Stories. - Big Little Lies - stagione 1

24 commenti:

  1. Intanto volevo farti i complimenti perché tiri sempre fuori dal cilindro film semi-dimenticati e mai banali. Bravo Capo! (anche se, sotto sotto, speravo in "Eyes Wide Shut"...).

    Questo in particolare me lo ricordo bene perché, oltre che per essere un lavoro di Van Sant (che amo/odio), ricordo ancora il trailer che passava in tv con lo speaker che annunciava il titolo "Da Morire". Lo recuperai solo anni dopo con ancora il trailer in testa.

    Chiudo con una nota personale che probabilmente ho già raccontato. Ho avuto la fortuna di incrociare la Kidman dietro le quinte della Mostra quando, da giovane, ci ho lavorato. Bella "da morire". Ma non bella in modo "sfacciato" o estremo (tipo Jennifer Lopez che incrociai l'anno prima...). No, la Kidman ha veramente una bellezza eterea, di porcellana (come dice Dillon nel film). Sembra finta da quanto perfetta è (era) questa donna. Mi mise in soggezione con un mezzo sorriso quando ci incrociammo e la salutai. Siccome sono un po' rinco e l'età avanza, come i vecchi racconto sempre le stesse cose. Così quando con la mia compagna becchiamo in tv un suo film (o adesso "Big Little Lies") le racconto sempre questo aneddoto e lei puntualmente "Oh, che palle! Ancora co sta storia? E vabbè, hai visto la Kidman e ti ha messo soggezione. Capirai...".

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    1. Grazie capo troppo gentile, per questi eventi a tema mi piace cercare di essere il più a fuoco possibile, “Eyes wide shut” è una delle prove migliori di sempre di Nicoletta, ma è un film con troppe cose da raccontare, non potrei mai concentrarmi solo sulla sua prova con un film così, e trattandosi del compleanno non sarebbe stato carino ;-)

      Lo avevi già raccontato ma mi fa sempre piacere, a casa Cassidy con la Wing-Woman facciamo (a turno) uguale, abbiamo la tacita regola che dopo il terzo racconto uguale iniziamo a prendersi ufficialmente per i fondelli a vicenda per l’Alzheimer galoppante ;-) ecco, “Big Little Lies” è una delle (circa cento) serie che dovrei trovare il tempo per guardare. Cheers

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  2. È il film che ci ha fatto innamorare tutti della Nicoletta, che le vuoi dire? Tanto perfetta da sembrare finta. Da Morire era davvero avanti, quando è uscito, ce ne rendiamo conto davvero solo oggi.. Film su commissione? Sì, ma sembra davvero perfetto per il Van Sant di allora, strabordante di talento ma alla ricerca del fuoco ideale. Chissà come sarebbe venuto fuori in questo 2019, in epoca di youtuber e celebrità virtuale...

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    1. Decisamente, il film con cui si è imposta al mondo con tutto il suo talento, per la questione “battiti persi” avevo già dato prima, su quella cascata di riccioli pel di carota della Shannon di “Cuori ribelli” / “Io una dottoressa così non l’ho mai avuta” di “Giorni di tuono”. Mi sono portato avanti sulla tabella di marcia ;-)

      Vorrei proprio che qualcuno oggi seguisse l’esempio di Van Sant (e Cronenberg) i nostri tempi moderni molto strambi, offrono molto materiali. Cheers!

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  3. Uh, non sapevo ci fosse anche Cronenberg *__* Troppo poco utilizzato come attore, mannaggia... e non me ne voglia la Kidman, mi è venuta voglia di vedere Da morire solo per la presenza di Lui u.u

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    1. Shhh, lo dico a te ma non dirlo a nessuno: Ho scelto questo film per Nicoletta (50%) e per il mio secondo Canadese preferito (l’altro 50%). Un piccolo colpo di genio affidargli proprio quel ruolo, una delle poche volte in cui non ha interpretato un dottore (il ruolo che di solito gli affidano, tipo in “Cabal” o “Jason X”). Ora che ci penso ha fatto anche il prete nella serie tv “Alias grace” ma dici bene, si vede troppo poco da questo lato della macchina da presa, ma ogni volta che ciccia fuori mi esalto ;-) Cheers!

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  4. Sai che questo mi manca?

    Parlando della bellezza eterea da biondorossa porcellanata della Kidman, mi è venuto in mente quando ho visto la Deborah Ann Wool dal vivo, al Comi-con a NY, per certi versi me la ricorda.

    Ah quella roba con le streghe e la Bullock l'ho postata io stamane!Mi metti in lista?Grazie!

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    1. Altamente consigliato, penso che potrebbe piacerti.
      Deborah Ann Woll mi provoca reazione tipo Homer Simpson con le ciambelle, davvero sembra una Nicoletta 2.0.

      Farò di più, passo proprio a leggerti e a dirti la mia su “quella roba con le streghe”, anzi scusa se non l’ho già fatto, ho avuto un inizio di mattinata di fuoco (e non per la temperatura esterna). Cheers!

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    2. Ti capisco perfettamente su Deborah, fra l'altro lei è una di quelle che ti dà idea che si alza al mattino ed è già una meraviglia del creato <3 come Nicoletta del resto!

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    3. Davvero, in “True Blood” bucava lo schermo. Cheers!

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  5. Intelligente e cattivissimo. L'ho recuperato soltanto un paio di anni fa su Rai Movie, mi pare, e l'avevo adorato.

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    1. Saranno cambiate le mode (nel vestire) e la tecnologia è progredita, ma la cattiveria intrinseca del film è ancora attualissima. Van Sant è così, si alterna tra roba Indie e titoli commEEEErciali, ma secondo me è un gran dritto ;-) Cheers

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  6. Essendo io di una generazione precedente, ho conosciuto la Kidman con "Ore 10: calma piatta" (1988? Vado a memoria) splendida Ripley ricciolona che affrontava il Billy Zane più cattivo di sempre. Quando poi mise con Tom tutti la conoscemmo ancora di più, per questo ricordo grande stupore davanti a quelli che con "Da morire" la "scoprirono", e purtroppo all'epoca elogiarne oltremodo la bellezza nascose il fatto che fosse un'attrice di talento, non certo esordiente. Non ho mai amato il film, ma è anche vero che non lo riguardo da allora...

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    1. Sono arrivato poco dopo ma ho fatto i compiti a casa, devo averla “scoperta” in “Giorni di tuono” e “Cuori ribelli” ma “Ore 10: calma piatta” penso di averlo visto ad ogni passaggio tv, e di averlo scoperto più o meno insieme al film dello Scott giusto. Un thriller di quelli fatti bene, con il cattivo giusto e una ricciolona pel di carota niente male davvero. Ho scelto “Da morire” per Cronenberg e perché è il film in cui Nicoletta è uscita dall’ombra lunga del marito. Rivedendolo posso dirti che resta una trama minimale, vecchia e stravecchia, ma a livello di satira ancora morde, è invecchiato bene ;-) Cheers

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  7. Non so come può essere, forse avevo 10 anni e poi è sfuggito perennemente, mai visto, ma è da vedersi se recuperare o meno, c'è tanto materiale da veder ancora prima ;)

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    1. La lista dei “Da vedere” è sempre infinita, ma questo merita ancora, come dicevo qui sopra, invecchiato piuttosto bene ;-) Cheers!

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  8. Mi piace quando riesci a farmi sentire ancora un ignorantello con migliaia di film ancora da vedere... pensare che in generale adoro Van Sant ma questo non l'ho visto. Così tanti film da vedere e così poco tempo...

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    1. Se tu vedessi la mia lista dei film “da vedere”, mi manderesti dietro la lavagna altro che ;-) Del vecchio Gus-Gus me ne mancano un paio, più che altro gli ultimi film, per il solito principio del Joker che è sempre valido. Cheers!

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  9. Uno dei migliori film di Nicole senza ombra di dubbio :)

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    1. Direi proprio di sì, buca lo schermo proprio come vorrebbe fare il suo personaggio con quello televisivo. Cheers!

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  10. E come al solito tu tiri fuori il filmone, quello più nel mio cuore. Grandissimo, come al solito!

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    1. Mille grazie capo, qui ci sta il Bro-Fist! ;-) Cheers

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  11. Questo film l'ho visto solo una volta, taaaaaaanto tempo fa. Mi ricordo che mi era piaciuto, ma dovrei riprenderlo in mano prima o poi.
    Come sempre ottima scelta, bro!

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    1. Sarà invecchiato il look anni ’90 dei personaggi (Phoenix e Affleck molto grunge) ma resta una storia attualissima. Tu sai che con Nicoletta faccio le cose sul serio bro, quindi ho scelto in fretta ma ragionandoci ;-) Cheers!

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