lunedì 24 giugno 2019

Chernobyl (2019): Memento mori

Il latte e il divieto di uscire fuori a giocare.
Chiedete a qualunque “bambino degli anni ’80”, anche quelli che come me erano piccolissimi, il drammatico 26 aprile del 1986 (e negli anni successivi) e state certi che ognuno avrà il suo ricordo della tragedia di Chernobyl. Il mio è questo, il latte e il divieto di uscire a giocare.

Il latte più che altro nei racconti di mia madre, di quanta ansia ci fosse nel reperirlo identificandone il Paese d’origine, mentre il divieto di giocare all’aperto, per via della nube tossica, le piogge radioattive e tutta una serie di calamità apocalittiche che sono diventate minacce costanti nell'infanzia di una generazione, una generazione e mezza.

Trentatré anni dopo, una serie tv americana dedicata al disastro di Chernobyl potrebbe sembrare ridicolmente in ritardo, invece i tempi non potrebbero essere migliori. Ne parlavamo con la mia Wing-Woman mentre ci tritavamo i cinque episodi di questa miniserie, consumati in un tempo ridicolmente breve, visto che uno chiama letteralmente l’altro. Probabilmente prima sarebbe stato troppo presto parlare di Chernobyl, non voglio insinuare un rigurgito della Guerra Fredda, ma quasi, considerando che comunque oggi, anno di grazia 2019, anno del maiale secondo il calendario cinese, la Russia si è dichiarata offesa da questa serie e rifiutandosi di trasmetterla ha già minacciato la SUA serie, pronta a raccontare la verità dal suo punto di vista. Mi sta benissimo, meglio la corsa ai palinsesti che quella agli armamenti.

Scene in grado di evocare un ansia degna dei racconti d’epoca di mia madre.
Eppure, “Chernobyl” non poteva trovare un momento migliore per uscire, perché ci sono generazioni che non hanno avuto una mamma come la mia, con i suoi racconti di latte e nuvole assassine, perché il male che abbiamo fatto a questo pianeta quel giorno di aprile del 1986, è tutto tranne che terminato e sì, ho detto abbiamo non hanno (…sporchi comunisti mangiabambini) perché HBO ha saputo centrare anche questo argomento. Lasciatemi l’icona aperta, più avanti ci torniamo.

Non mi ha stupito più di tanto il fatto che anche un Maestro della paura come John Carpenter, abbia “sprecato” un cinguettio a mezzo Twitter per fare buona pubblicità alla serie di HBO. Oddio, un po’ mi stupisce perché il Maestro ha una fitta attività di videogiochi e partite NBA e l’ultima volta che si è dimostrato così garulo sui Social-Così è quando LeBron James ha firmato per i suoi Los Angeles Lakers. Ma al netto dell’ultima stagione dei Giallo-Viola, questo entusiasmo è più comprensibile, non solo perché uno degli attori principale, il bravissimo Jared Harris ha recitato per Carpenter, ma anche perché il tipo di paura suscitata da Chernobyl è puramente carpenteriana: una minaccia invisibile, ma palpabile, un'ansia in costante crescita, guardare fuori dalla finestra, non vedere niente e di quel niente avere paura, è Carpenter al cento per cento. Vuoi vedere che sono carpenteriano da sempre? Fin dai racconti sul latte di mia madre? Questo spiegherebbe molte cose.

Il Maestro è meglio di Rotten Tomatoes (wink-wink)
“Chernobyl” sorprende per svariate ragioni, ma soprattutto per la sua capacità di ricordare a tutti, quelli che in parte hanno vissuto quel periodo e a chi non era nemmeno nato, quanto la tragedia sia stata sconvolgente. La regia di Johan Renck, che arriva dai videoclip e si è fatto le ossa dirigendo qualche puntata di serie tv popolari (“Breaking Bad”, ma anche i Camminamorti e “Vikings”), riesce alla perfezione a rendere spaventosa quella minaccia invisibile, ma assolutamente presente, come i racconti della nube radioattiva che qui si manifesta nella serie come le gocce di pioggia che cadono dal cielo, un conto alla rovescia di novanta letali secondi, scandito prendendo a colpi un tubo di ferro come se fosse una campana a morto, quella minaccia invisibile, carpenteriana, che i bambini degli anni ’80 ricordano e che dalle parti di Chernobyl non hanno mai dimenticato.

Ci sono momenti di ansia vera nella miniserie di HBO, roba da farvi aggrappare ai braccioli della poltrona invocando subito il prossimo episodio (il “cliffhanger” della seconda puntata è da applausi, se riuscite a staccare la mani dai citati braccioli), ma anche momenti di sanissimo malessere, davanti a tentativi di contenimento che sembrano gesti inutili come nell’episodio quattro, in cui dei “biorobot” devono fare il lavoro sporco, che sia recuperare grafite oppure contenere l’infezione tra la popolazione animale. In più di un momento mi sono voltato verso la cuccia del cane in cerca di rassicurazioni, a mio rischio, visto che una delle mie belve nel sonno spesso emana “nubi” che richiederebbero la maschera anti gas, mannaggia a lei.

Vi basterà il finale della seconda puntata per capire che questo è un Horror, uno vero.
Tra le tante sorprese di “Chernobyl” i suoi stessi autori, del regista dei cinque episodi abbiamo parlato, ma lo sceneggiatore, per certi versi è una rivelazione anche maggiore, Craig Mazin arriva a questa serie con un livello di maturità notevole, facendo anche delle scelte abbastanza forti, ma cos'avrà mai scritto questo talento da garantirgli una tale mano ferma? Vai a vedere e scopri che in carriera ha firmato qualche “Scary Movie” e i due “Una notte da leoni”, quelli brutti, però! (Storia vera).

Qui Craig Mazin riesce davvero a riportare in auge la tradizione della HBO che piace a me, quella delle serie che ti prendevano a calci alla bocca dello stomaco, che hanno fatto grande il celebre canale via cavo americano, quindi, se siete tra i delusi del finale di Giocotrono, sicuramente questa miniserie ci ricorda tutto il vero potenziale di un canale che ha contribuito a portare la qualità a cui siamo abituati oggi nelle serie tv.

“Chernobyl” può contare su alcuni attori in grande spolvero. Paul Ritter riesce benissimo nell’infame compito di caratterizzare un personaggio ricordato dalla storia come negativo a tutto tondo come Anatolij Djatlov, senza mai scadere nella macchietta del super malvagio. Emily Watson, invece, con il suo personaggio la fisica Ulana Khomyuk, contribuisce ad indagare sugli eventi di quel giorno, ma i veri protagonisti sono l’uomo del partito, Boris Shcherbina interpretato dallo Svedese Stellan Skarsgård e lo scienziato Valerij Alekseevič Legasov, il già citato Jared Harris in un’altra grande prova.

“Quanti personaggi devo interpretare? Ma tutti insieme?”
Bisogna dire che Stellan Skarsgård con il suo eterno interpretare “Lo Svedese” nei film americani (ha due figli che portano avanti la tradizione ad Hollywood) si era abbastanza svalutato ultimamente, qui si riprende un po’ del suo lustro alle prese con un personaggio pesantemente indottrinato dal suo governo, ma non ottuso, qualcuno che riesce ad imparare qualcosa dall’approccio di Legasov, ecco perché nei momenti in cui Skarsgård e Jared Harris recitano insieme, la serie sale ulteriormente di colpi.

Nemmeno dividere lo schermo con il plastico di Bruno Vespa intacca l'ottima prova di Skarsgård.
Il Jared Harris di Harris non è un uomo d’azione, nemmeno uno coraggioso – come gli fanno notare più volte durante la serie – ma ha la perseveranza di sfidare anche il suo governo per cercare di fare la cosa giusta, da spettatori è molto facile immedesimarsi nel personaggio, Harris condisce il tutto con una prova magnifica.

Il tutto recitando con gli occhiali del ragionier Filini (colpo di genio di Simone, ciao Simone!)
Difetti? No, perché i pregi di questa serie sono stati decantati da tutti, quindi passiamo ai difetti che incredibilmente sono anche più interessanti. “Chernobyl” è tratto dai resoconti degli abitanti di Pripyat, raccolti dalla scrittrice Premio Nobel per la letteratura Svetlana Alexievich nel suo libro “Preghiera per Černobyl”, per essere una serie così accurata nel suo raccontare gli eventi, Craig Mazin fa alcune concessioni narrative, ad esempio, il personaggio interpretato da Emily Watson è il riassunto di una serie di scienziati che hanno raccolto dati e testimonianze dirette, ma dal punto di vista drammatico, è chiaro che avere un personaggio femminile impegnato a muoversi nel pantano della burocrazia (e dei pregiudizi) del partito Comunista, sia narrativamente più efficace.

"Bozhe Moi!" (anni passati a leggere i dialoghi di Colosso degli X-Men, sono serviti a qualcosa)
In questo senso, “Chernobyl” in certi momenti si lascia un po’ troppo andare agli stereotipi sull’Unione Sovietica, ma forse il problema che mi è balzato più agli occhi è l’impronta americana insita nella serie: il cercare un colpevole e la verità a tutti i costi è qualcosa che deriva dal DNA Yankee, lo abbiamo visto in mille mila loro film e serie tv. Ai nostri amici dall’altra parte della grande pozzanghera, nota come oceano Atlantico, piace molto il mito del personaggio che sfida – anche quasi esclusivamente da solo – il sistema. Anche se è chiara la volontà di mostrare le creme di un impero che ha tenuto in scacco (metà) del mondo, dubito che certe libertà di pensiero e di parola, venissero concesse ad uno come Legasov con tanta leggerezza. Ma è comunque una scelta narrativa che non intacca la qualità di una serie davvero ottima e, a proposito di scelta narrative, parliamo della recitazione in lingua inglese.

So che molti hanno storto il naso per la scelta di far recitare tutto in inglese britannico, una decisione che all’inizio ha infastidito anche me, serie come Narcos hanno alzato l’asticella per sempre, quindi fa un certo effetto vedere (perché di leggerle, non ne sono proprio capace) le scritte in cirillico, mentre i personaggi parlano inglese. Sarebbe troppo facile etichettare il tutto dicendo che Svedesi (Stellan), Inglesi (Harris), Italiani, tanto per gli Americani gli Europei (ovvero chiunque non sia Yankee) siano tutti una grande zuppa indistinguibile, ma in realtà la riposta che mi sono dato è un’altra, anzi due.

Per prima cosa, sono cresciuto con uno Scozzese che in perfetto Inglese interpretava uno nato a Vilnius e qui nessuno si pone nemmeno il problema di far cominciare la recitazione in lingua inglese (tra personaggi russi) facendo un primo piano sulla bocca del protagonista come aveva fatto John McTiernan, ma questo non ha mai influito sulla mia passione per quel capolavoro.

Che poi, il terrore sui volti si capisce in tutte le lingue del mondo.
Fatta questa doverosa premessa (che gli appassionati di doppiaggio italiano a tutti i costi potranno tranquillamente ignorare) riportare i dialoghi dei personaggi ad una lingua “nostra” contribuisce al senso di una serie che mette in chiaro come il disastro di Chernobyl sia stato sovietico per luoghi, scelte e persone coinvolte, ma umano al cento per cento ed ecco perché questa serie è oggi più attuale che mai. Vi ero debitore di un’icona lasciata aperta, lo chiudo subito.

L’Unione Sovietica del 1986 e l’indottrinamento del Partito Comunista, sono uno scenario perfetto per rappresentare l’insieme di colpe e di menzogne celate per non apparire deboli davanti al nemico (la grande ossessione Russa, secondo il personaggio di Stellan Skarsgård). La centrale nucleare di Chernobyl e il suo indomabile reattore che sembra l'occhio di un mostro - in cui puoi guardare, a tuo rischio e pericolo - diventano una metafora nucleare, quasi un Godzilla occidentale che rappresenta ogni sistema in cui la burocrazia tiene banco e il rispondere agli ordini, è più importante di capire davvero se quegli ordini siano poi davvero giusti.

Avete presente quella storia dello scrutare a lungo l'abisso? Ecco, quella.
La centrale di Chernobyl è una cattedrale in rovina costruita sulle bugie e sulla scissione dell’atomo, questa serie con la sua ricerca dei fatti, ovviamente, non dispensa dalle sue colpe l’ei fu Unione Sovietica, ma attenta a diventare un piccolo classico istantaneo delle televisione perché la storia non si limita a dire “Russi cattivi!” di conseguenza facendo apparire immediatamente buoni i loro storici nemici, ma soprattutto a riportare in auge un problema che per trentatré anni è stato dimenticato dai più, ma che sarà ancora tale per il prossimo centinaio di anni, almeno finché quel nucleo sepolto nel cemento sarà ancora in attività.

“Chernobyl” è un memento mori, una versione espansa dei racconti sul latte e sulle nubi tossiche di mia madre, perché ci ricorda cos'è capace di fare l’umanità al pianeta che la ospita – e in questo senso risulta più attuale che mai – ma soprattutto della velocità con cui rinunciamo alla nostra umanità, se qualcuno ci abbaia addosso degli ordini, oppure, ancora peggio, se l’avidità personale ha la meglio sul buon senso e sulle capacità personali.

La scena migliore per distinguere chi ha creato il casino, e chi deve provare a risolverlo.
Sarebbe troppo facile e limitante etichettare la miniserie di HBO come un semplice j'accuse contro coloro che per decenni sono stati etichettati come i nemici del mondo, molto più difficile, invece, andare oltre i limiti geografici e politici e rendere il 26 aprile del 1986 un giorno nero per tutta l’umanità e ricordarci che trentatré anni non sono niente, non per un reattore nucleare e di sicuro nemmeno per cambiare il cuore degli uomini.

Questa è l’HBO che piace a me e “Chernobyl” è una miniserie di cui tutti avevamo bisogno, ora anche voi avete la vostra versione della storia del latte e della nube assassina, un po’ di materna angoscia da parte di una casa di produzione che quando muove la coda è ancora un drago che fa paura e non uno in CGI cavalcato da una bionda tinta.

24 commenti:

  1. la sto seguendo su sky e sono arrivato appunto al finale della 2^ puntata, mamma mia... ho dovuto wikipediare perchè pensavo che avessero fatto la fine di Rosso Malpelo, invece ho scoperto che si sono salvati! fiuuu!

    In generale serie ottima, ma ha anche delle "mimmate" che da una serie HBO a sfondo storico non mi sarei immaginato: dalle "Cassandre" che nella prima puntata si sentivano che sarebbe successo qualcosa (o l'infermiera che chiede se hanno scorte di bario... così, perchè se lo sentono) fino ad arrivare ad un Gorbachov che sembra più un JFK che appunto il capo supremo del soviet... a momenti diceva "Voi chiedete a me di sacrificare 3 compagni? Sono disposto a sacrificarmi io in prima persona pur di evitare una qualsiasi morte di un mio connazionale!1!1!!"

    sotto certi punti di vista ho preferito la narrazione della vita sotto l'Unione Sovietica (intra)vista in altri media: Goodbye Lenin, il sopracitato "Caccia ad Ottobre Rosso" e tutta la prima metà del romanzo (romanzo, non film!) "A 007, dalla Russia con amore"... dove traspariva quella vita "spartita tra grigiore spartano e slanci futuristici" (cit.)

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    1. Il finale della seconda puntata è un gioiellino di tensione. In generale nel suo essere minimale, e caratterizzata da una minaccia costante, mi è sembrata davvero Carpenteriana. Aspetta di vedere più avanti Gorbachov tornerà e con risposte che lo distingueranno da JFk. Sono d'accordo con te, non manca qualche stereotipo sull'Unione Sovietica, ma verso la fine ho capito, questa serie riesce ad essere molto più universale, sta qui la sua forza. Cheers!

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  2. Ti ho letto con un occhio solo perché sono arrivato al 3° episodio. Ripasso quando termino la visione. Aloha!

    P.S.: Siamo noi! Siamo noi! I campioni dell'Italia siamo noi!

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    1. Puoi leggere tranquillo, ma guardati prima la serie perché è bellissima, tanto il post no scappa ;-) Ti sei ripreso dalla ciucca? Gran finale Sassari ha fatto una resistenza eroica, ma uno scudetto davvero meritato per Venezia. Cheers!

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    2. Sei superstizioso? Da (ex) giocatore mi sa di sì, o quantomeno avrai come tutti le tue "fisse" e i tuoi riti pre-gara. Ecco, ti dico sol questo: 3 anni che non mi faccio l'abbonamento (dopo anni sempre presente al palazzetto, pure in quelli buissimi) e il risultato è stato due scudetti e una coppa europea.

      Secondo te mi faccio la tessera o continuo a friggere ma a godere dal divano di casa?

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    3. Ovvio, i rituali pre partita non anno alterati MAI. Stai a casa, tutti i tifosi veneziani te lo chiedono. Cheers!

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  3. Avevo 12 anni, quel 1986, e ricordo i TG che mettevano in guardia sul fatto che molte delle cose che mangiavamo arrivavano dai dintorni di Chernobyl, però onestamente nessuno mi ha mai messo in guardia dal latte. La vera grande bomba devastante che ho vissuto è stata qualche anno dopo con la mucca pazza, lì sì la gente è uscita davvero fuori di melone: e sì che invece le radiazioni a due passi da casa nostra erano molto più pericolose!
    La serie onestamente non mi ispira, non so se la vedrò, ma certo che ricevere un cinguettio da Carpenter dev'essere uno dei momenti più alti nella vita di un regista ^_^

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    1. Il latte è sicuro farina del sacco di mia madre, lei ci ha messo il carico ;-) Però vedi mi confermi quello che pensavo, che è stata un'esperienza comune, anche se dici bene, la "mucca pazza" non scherzava ed è sparita dai radar ancora prima. La serie è Carpenteriana, il cinguettio è solo l'attestato ufficiale, infatti la parte migliore dell'immagine che ho messo, per me resta la risposta di un incredulo Craig Mazin sotto ;-) Cheers!

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  4. La serie non l'ho ancora vista, ma provvederò. Ricordo anch'io quei momenti, ho dei ricordi precisi di mia madre che diceva di non giocare nell'erba...

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    1. Siamo tutti più o meno della stessa leva. Aspetto il tuo parere sulla serie ;-) Cheers

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  5. Mi tocca leggerti più avanti, che sto aspettando un pochino prima di guardarla. prometto di ripassare operò

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    1. So che forse avrei dovuto aspettare qualche settimana a pubblicare questo post, perché Sky sta ancora trasmettendo le ultime puntate. Ma ho preferito averlo pronto il prima possibile, e poi il mio entusiasmo mi fa dimenticare ogni straccio di strategia: se una cosa mi piace voglio dirlo a tutti il prima possibile ;-) Cheers

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  6. Ah, ma tu me li tiri i commenti politici. E io che volevo sia ringraziarti di avermi fatto approfondire Walter Hill (lo conoscevo pochissimo e merita) che parlare male di un suo film (Ancora vivo). Comunque, considerati ringraziato. Che c'è che non va nello sgranocchiare qualche bambino ogni tanto? Sono così teneri. Più seriamente, data la tua opinione e quella del Maestro sono sicuro che questa serie sia da vedere per l'atmosfera e provvederò quanto prima. Sull'Unione Sovietica e le situazioni che hanno portato alla tragedia di Chernobyl... ci vorrebbe ben più di un commento; consentimi di fare l'avvocato del diavolo (curioso, poi, ché il Satana nel libro di Giobbe era l'accusa. Che ci sia foul play?). Vostro onore, signori della giuria, sono qui per seppellire l'Unione Sovietica e non per lodarla. Gli statunitensi hanno poco da parlare dell'impero del male, chè se c'è del vero in quello che dici sull' "impero che ha tenuto in scacco (metà) del mondo", solo massicce dosi di droga hollywoodiana e poco studio della storia possono far pensare che loro abbiano una qualche superiorità morale, ieri come oggi. Non mi riferisco a te, chiaro. Vostro onore, non sto dichiarando l'imputato innocente (cioè, non voglio far passare l'Unione Sovietica tra i "buoni"). Ma, appunto, i processi politici ed economici, di cui gli imperialismi sono una parte, non possono essere ridotti ad un gioco di buoni e cattivi, però questa riduzione può essere utile a formare certe visioni del mondo, alla formazione di una certa egemonia culturale; mi è sempre piaciuta molto l'analisi di Edward Carr che non ha negato la piega che, dalla presa del potere di Stalin in poi, aveva preso la rivoluzione ma non ha mai accettato nè la schematizzazione "occidentale" (diciamo così) nè ha mai rinunciato a spiegarne le complesse cause storiche (e di questo gli imperialismi "occidentali" sono tutt'altro che innocenti). Comunque, come dici, Chernobyl è diventato anche simbolo più grande, delle proporzioni e dell'insidia raggiunti dalla guerra (ma direi dal modo di produzione) oggi, dell'impatto ecologico e delle conseguenze "carpenteriane" che potrebbero aspettarci. Quindi, anche se un giorno mi farebbe piacere vedere film e serie che, senza negare niente, affronti l'Unione Sovietica senza stereotipi (Gorky Park, il libro, è un buon esempio, mi pare), mi fa piacere (e mi fido del tuo giudizio che sia così) che questa serie trasmetta bene questo aspetto. Vostro onore, ho terminato e mi rimetto alla clemenza della corte.

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    1. Grazie a te e aspetta, perché il post su “Ancora vivo” è in arrivo, l’impresa è difficile, ma proverò a fartelo rivalutare, anche se è il film che ha ammazzato per sempre la carriera al nostro Gualtiero.
      Tornando a noi, per un anti-comunista guardare “Chernobyl” è un po’ come sventolare un drappo (rosso) davanti ad un toro; un po’ come potrebbe essere guardare “Fahrenheit 9/11” (oppure “Fahrenheit 11/9”) per un anti-americano, anche se Michael Moore ci mette sempre il carico nelle sue opere. Per questo mi sono limitato ad analizzare la serie per quello che per me è il suo grande merito: mettere una paura fottuta, un’ansia del tutto “Carpenteriana” (quindi per quello che mi riguarda, il meglio del meglio) e ricordarci di un problema che abbiamo tutti.

      Restando sempre sulla “finzione” della serie, mentre la guardavo pensavo: cazzarola, per fortuna questo enorme casino lo hanno gestito i russi comunisti, altrimenti sarebbe degenerato male. Alt! Però lo hanno anche generato loro il problema!

      Ecco, sono i tipi di pensieri che questa serie ti fa fare, giudicarla solo come un “Russi brutti! Comunisti cattivi!” sarebbe guardare solo una parte, e ammettiamolo, dimostrare di non averla capita per davvero. Non nego niente (anche perché nemmeno la serie lo fa) ma in generale non credo mai alla distinzione “Loro” contro di “Noi”, perché buoni e cattivi stanno da entrambe le parti della barricata. Clemenza accordata! La corte aggiorna la seduta al post di “Ancora vivo”, lì si che voleranno pallottole :-P :-) :-D Cheers!

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  7. Dunque caro Cassidy qua si tocca la mamma per cui sono costretto a intervenire

    ATTENZIONE SPOILER

    Partiamo dall'eliminare un pregiudizio/suggestione che molti hanno dell'Urss. L'unione sovietica di Gorbacev non è quella di Stalin, Krusciov e, meno che mai, Lenin. Assomiglia, ma con nette differenze, con quella di Breznev. Pochi lo sanno ma tra Breznev e Gorbacev ci sono stati in mezzo Cernenko e Andropov. Entrambi sono stati troppo poco al potere per lasciare una traccia significativa ma, in particolare Andropov, si rese conto che il modello sovietico portato avanti da Breznev non poteva andare avanti soprattutto dopo la disastrosa avventura afghana. Andropov, che era il direttore del KGB e quindi conosceva molto bene come funzionava la società sovietica, cominciò a combattere la corruzione, gli obiettivi dei piani quinquennali sempre più bislacchi, cercò di introdurre il concetto di produttività all'interno dell'industria sovietica. Durò poco perchè anziano e malato ma fu il suo breve interregno a convincere il partito comunista a doversi dare una svegliata e affidare le sorti del paese non più a un 70/80enne bensì fare un salto generazionale e puntare, appunto, su Gorbacev. Nel 1986 Gorbacev già era nel pieno dei suoi poteri e Chernobyl fu un disastro che si ritrovò, suo malgrado, in mezzo ai piedi. Però, e questo la serie lo spiega anche se io lo avrei sottolineato ancora di più, l'incidente non fu la naturale evoluzione di una industria nucleare sovietica antiquata, scalcinata e tecnicamente fallace. Fu l'arbitrio di un paio di funzionari di periferia che, di fronte la loro ambizione, non furono capaci di applicare le norme più elementari di cautela. Sarebbe potuto succedere in un altro paese? Secondo me sì anche se in un altro paese, ad esclusione degli Usa, la paranoia di dover testare una centrale nucleare nel caso di mancanza di alimentazione non ci sarebbe stata. Indubbiamente i tecnici di Chernobyl erano giovani e non avevano abbastanza esperienza ma senza la follia di Dyatlov nulla sarebbe successo.
    Purtroppo, invece, la storia che viene tramandata è del tipo: "i sovietici costruivano le centrali con scotch e cartapesta che vi aspettavate?"
    La serie invece mette ben in evidenza che le cose andarono diversamente e quindi la ricerca di un colpevole non mi sembra "un'americanata" bensì una reale necessità. Che poi il sistema sovietico usò Dyatlov come capro espiatorio, beh sfido qualsiasi paese a non farlo (Oswald giusto per fare un nome basta?)
    Cassidy, sul fatto che ti stupisci che Legasov avesse quella libertà di parola, ti posso assicurare che è verosimile proprio grazie alle aperture fatte da Gorbacev e dalle pressioni occidentali. La rivoluzione dei sistemi di comunicazione di massa rendeva sempre più difficile all'Urss nascondere i suoi segreti. La punizione che gli infligge il Kgb, poi, è magistrale e perfettamente in linea con la visione ottusa e burocratica che regnava quel mondo. In fondo, come dice la serie, era un evento mai successo prima e l'Urss cercò di affrontarlo come meglio poteva. CI furono indubbiamente tantissimi errori, alcuni gravissimi ma vogliamo parlare delle stragi italiane? Dell'11 settembre? della gestione del Sudafrica da parte degli inglesi? Dei golpe in sudamerica? Suvvia, parliamo di una potenza mondiale in competizione con gli Usa.
    Devo dire che la serie, con mia grande sorpresa, è fin troppo generosa con l'Unione Sovietica e io ho trovato una fotografia perfetta il cinismo dei minatori per raccontare il senso di ineluttabilità e, allo stesso tempo, di grande orgoglio, di un popolo che ha visto passare sulla sua terra rivoluzioni che ne hanno cambiato, più volte, la natura stessa delle istituzioni

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    1. Impeccabile, chiarisco solo il punto del “fraintendimento”, non intendevo dire che mi aspettavo una fucilazione in piazza, sono d’accordo con te quando dice che manca la parte in cui Gorbacev si è trovato il disastro di Chernobyl tra i piedi. Anche secondo me la serie mette bene i puntini sulle “i”, come dicevo anche nei commenti, se uno parte prevenuto di certo non cambierà idea con questa serie, ma quello è un problema che si adatta anche a "World Trade Center" (2006) oppure "JFK - Un caso ancora aperto" (1991), giusto per citare due film quasi opposti all’interno della stessa filmografia, e tutti basati su eventi reali. Cheers!

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  8. Non sono concorde cassidy. Jfk (che è uno dei più grandi film della storia del cinema almeno come impatto sulla coscienza civile di un paese) mette in discussione una verità ufficiale facendoti vedere l'altro lato della medaglia e cioè le mille incongruenze di quel fatto storico. Come dici tu se parti prevenuto lo classifichi come complottismo e al massimo apprezzi le performance degli attori.
    Chernobyl non ti vuole raccontare "un'altra verità" sul disastro. Non ti dice: ehi guarda che c'era dietro la Cia o il mossad o che era un'operazione del kgb per far fuori Gorbacev.
    No, cerca di raccontarti la storia concentrandosi sullo sguardo particolare di alcuni soggetti. (secondo me anche troppo in alcune fasi. Io avrei eliminato tutta la parte sull'uccisione degli animali per spiegare meglio alcuni passaggi).
    Puoi anche partire prevenuto ma basta che poi ti vai a leggere Wikipedia trovi, sostanzialmente, le stesse cose. Poi, ovviamente, devi avere un minimo di onestà intellettuale per accettare la realtà. Se il tuo metro di paragone per parlare di URSS sono rambo o Rocky sei un caso perso

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    1. Questo è vero, magari non ho fatto l'esempio migliore, volevo ribadire il concetto sul partire prevenuti. L'onestà intellettuale è roba rara, non la trovi quando si parla di Rocky e Rambo, figurati quando si va un minimo più nel realistico come in questo caso. Cheers

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  9. Ottima recensione Cassidy, per una serie TV.

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  10. Mia mamma aveva gli incubi perché agli ultimi mesi di gravidanza di mia sorella: niente verdure fresche, niente latte, poche uscite. Non facile, insomma.
    Felice che finalmente mi abbiano spiegato cosa sia successo e perché, facendomi rabbrividire a più riprese. Davvero peggio di tanti horror, con la sensazione di respirare/essere intossicata a propria volta.

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    1. Una tragedia che ha segnato tutti e che anche indirettamente ha spaventato tutto. Questa serie facendo qualcosa di molto Carpenteriano, ti tiene costantemente in ansia, sul serio viene voglia di correre a farsi la doccia alla fine di ogni episodio, e non per via del caldo. Cheers!

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  11. Ma quelle parti col contatore geiger in sottofondo che aumenta di intensità? Nei sotterranei e sul tetto del reattore! Era davvero tanto tempo che non provavo una tensione così inquietante... di malessere proprio! Un nemico implacabile che non puoi vedere, sentire, toccare...vedere poi quei poveracci mandati allo sbaraglio, è stata davvero una tragedia di cui scontiamo le conseguenze tutt'oggi...e ne passerà di tempo!
    Anch'io come te ricordo i racconti di mamma. Che ci tenevano in casa, niente latte, verdure...e i bambini che arrivavano a "cambiare aria" per qualche tempo dalla Bielorussia e dall'Ucraina. Avevo una famiglia vicino a dove abitavo che poi uno ucraino lo ha anche adottato, si chiamava Sasha (Alexandr) ed era molto simpatico, aveva qualche anno meno di me e lo ricordo con affetto 😊
    In conclusione, davvero bel post caro Cassidy! Molto emozionante 🙂

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    1. Abbiamo tutti dei ricordi comuni, almeno un paio di generazioni sono cresciute con questo incubo che la serie ha molto ben descritto, per il resto ti ringrazio molto. Cheers!

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