venerdì 3 maggio 2019

Chi più spende... più guadagna! (1985): fogli verdi con su facce di ex presidenti spirati

I soldi non fanno la felicità, però asciugarsi le lacrime con le banconote di grosso taglio è meglio no? Di questo tratta il nuovo capitolo di… King of the hill!
Walter Hill con ogni suo film, ha saputo creare il modello nobile e autoriale, di tantissimo cinema di genere: L’eroe della strada è il padre di tutti i film con Pit Fighters, Driver l’imprendibile ha reso l’autista il vero protagonista delle rapine, sull’impatto culturale di I Guerrieri della notte penso non ci sia nulla da aggiungere, mentre con 48 Ore ha creato il modello su cui sono forgiati tutti i film con strambe coppie di sbirri.

Gualtiero Collina è un pioniere in grado di mostrare per primo a tutti la strada da seguire, è così che si diventa il re della collina, si resta regali anche quando si cade. Lo abbiamo già visto succedere tante volte nelle carriera dei registi famosi, è un argomento che torna spesso anche qui sulla Bara, prendendo in analisi intere filmografie è quasi una regola. Il film della vita, quello estremamente voluto e sentito dal suo autore, molte volte è un tonfo incredibile al botteghino, che fa prendere alla carriera del regista direzioni impreviste. Il più delle volte questa curiosa deviazione balza agli occhi, è il titolo che non ti aspetti di trovare all’interno di una filmografia.

Dopo l’ingiusto flop del suo film più sentito, quella bomba di Strade di fuoco, Gualtiero sceglie qualcosa di completamente diverso, e anche in questo determina il modello da seguire per tutti i registi, perché non credo ci sia un caso più clamoroso di “Chi più spende... più guadagna!”, quando si parla di film che balzano agli occhi all’interno di una filmografia, per il loro risultare fuori posto.

“Hai idea del perché siamo vestiti così?”, “Ma che ne so, dice che il regista è fanatico di Baseball, vai a capire”

Dopo qualche capitolo di questa rubrica a lui dedicata, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che Walter Hill è una specie di divo del muto, parla meno dei personaggi che scrive ma è lapidario allo stesso modo, quelle poche volte che qualcuno lo intervista. Per lui “Chi più spende... più guadagna!” era un modo per dare una sistemata al conto in banca, e mandare a segno un successo commerciale, perché nell’industria del cinema, restare bollato a vita da un flop è come cadere in una pozza di catrame, rischi di non uscirne mai più, citofonare Terry Gilliam per conferma.

Per dirla in termini sportivi - visto che il film in parte anche di questo tratta - bisogna rientrare in campo e portare un contributo non negativo alla propria squadra, senza bisogno di strafare, per far dimenticare subito l’errore. Walter Hill che di sport è grande appassionato – di baseball in particolare – evidentemente lo sapeva bene, e per non sbagliare sceglie di rifare la sua versione di quello che potrebbe essere la pellicola con a carico più remake della storia del cinema.

Il libro originale è proprio quello che si intendo con “far piovere soldi”.

Tratto dal romanzo “Brewster's Millions”, scritto da George Barr McCutcheon nel 1902, la storia dell’aspirante milionario con le mani bucate è arrivata al cinema in tantissime versioni, la prima nel 1914 diretta addirittura da Cecil B. DeMille, seguita a ruota nel 1921 da “Fatty e i suoi milioni”, da una versione femminile “Miss Brewster's Millions” (1926), da un altro remake nel 1935 (“Brewster's Millions” di Thornton Freeland), fino ad arrivare a “Milioni in pericolo” (1941) e “Nato con la camicia” (1961) diretto dal regista di Superman IV, Sidney J. Furie.

Vi prego, fatevi bastare queste versioni e non chiedetemi di elencarvi le versioni Indiane, perché laggiù a Bollywood per la storia di George Barr McCutcheon sono andati via di testa, penso che esistano dieci versioni danzerecce e colorate, non fatemi aprire il vaso di Pandora!

Eppure ancora una volta, Walter Hill si dimostra il re della collina perché sono piuttosto certo che tutti nella vita, anche chi non ha mai visto il film, ha sentito parlare della sua versione di “Brewster's Millions” anche per via di un titolo italiano che non passa inosservato: “Chi più spende... più guadagna!”.

“Chi più spende più guad... ok dove sta la fregatura?"

A ben guardarla questa commedia, è la classica caduta di stile, fatta però con incredibile stile, uno di quei titoli che riesce a farsi voler bene da così tante persone, anche da chi magari Walter Hill nemmeno lo conosce, un risultato che giustifica il fatto di essere la mosca bianca nella filmografia di Gualtiero, che prende un classico come “Brewster's Millions” e fa di tutto per renderlo suo.

Ecco perché il protagonista è un giocatore di Baseball, lo sport del cuore di Hill, che il regista cerca sempre di infilare nei suoi film, si lo so che state pensando alle Baseball Furies di I Guerrieri della notte. Ma questo non è il solo modo con cui Hill trasforma la storia scritta da George Barr McCutcheon nel suo divano comodo sui cui appoggiare le chiappe, le musiche ad esempio sono curate dal sodale Ry Cooder, alla quarta collaborazione con Hill, e il tassametro corre.

Monty Brewster è un giocatore di baseball degli Hackensack Bulls, squadra di seconda categoria delle leghe minori, per altro del New Jersey, lo stato più dileggiato degli Stati Uniti, in pratica il Molise d’America. Monty è in là con gli anni, anche per la media delle longeve carriera dei giocatori di Baseball, il suo migliore amico è il compagno di squadra e gran chiacchierone Spike Nolan, i due non finiranno mai a giocare nella Major League, possono giusto arrangiarsi su campi di provincia, quelli dove ogni tanto, la partita viene interrotta per concedere al treno, i cui binari tagliano il campo a metà, di passare.

Intervallo dedicato al passaggio del treno e ai titoli di testa del film.

Se va bene, due così possono provare a rimorchiarsi delle signorine al Torchy’s (sì, proprio il locale che torna in molti film di Gualtiero Collina) e finire arrestati per rissa, quando una delle due si rivela fidanzata con un tipo poco raccomandabile e dalle mani parecchio pesanti.

Dopo un’imbarazzante auto difesa davanti ad un giudice («quest'uomo non mi rappresenta!») i due vengono portato da un loschissimo fotografo a bordo di una Cadillac blue decapottabile (sì, proprio la macchina preferita di Gualtiero) presso lo studio legale "Granville & Baxter" a Manhattan, dove Monty assisterà alla particolare lettura del testamento del suo vecchio prozio appena defunto, Rupert Horn interpretato dal caratterista Hume Cronyn.

Tipo bizzarro lo zietto, uno cresciuto con metodi non proprio Montessoriani, vuoi qualcosa? Prima devi arrivare ad odiarla per dimostrare di meritartela. Lezione che con malcelato sadismo impartisce anche al nipote: Monty viene sfidato a spendere 30 milioni di fogli verdi con sopra le facce di altrettanti ex presidenti defunti in trenta giorni, se ci riuscirà otterrà l’eredità completa, 300 milioni della stessa tipologia di biglietti verdi già descritti.

“Fate mettere tutto in conto, pago io!”

Facile direte voi! Posso farlo anche io in metà del tempo, no no! Perché allo scadere dei trenta giorni Monty dovrà portare tutte le ricevute delle spese, ma di fatto non dovrà possedere nulla se non i vestiti che indossa. Non vale regalare soldi, darli in beneficenza oppure comprare opere costose per poi distruggerle, ma soprattutto, non dovrà dire nulla all’amico Spike, e nemmeno alla bella assistente legale dello studio Angela Drake (Lonette McKee), che ha il compito di vegliare sulla bontà delle azioni di Monty.

Walter Hill per mettersi dalla parte della ragione, completa il film con un’altra sua caratteristica, una coppia di protagonisti opposti nei modi, per di più uno nero e l’altro bianco, proprio come in 48 Ore. Se Hill è l’uomo che ha lanciato la carriera di Eddie Murphy, qui punta ancora più in alto e fa venire giù direttamente il mitico Richard Pryor, fresco fresco dall’aver appena finito di monopolizzare con la sua presenza Superman III.

“Superman vieni a salvarmi! Non posso sconfiggere il capitalismo da solo!”

Per la parte del corpulento Spike invece, Walter Hill sceglie un comico che nel 1985 aveva solo quattro film in uscita, il grande John Candy, che qui si mette al servizio del film, lui che di solito al cinema (e nella vita!) era quello eccentrico, qui funziona ancora meglio, perché spiazzato dallo strano comportamento dell’amico Monty.

Inutile girarci attorno, “Chi più spende... più guadagna!” è divertente, la corsa contro il tempo di uno spiantato con nulla da perdere e tantissimo da guadagnare, funziona sempre, era alla base anche di film come “Mister Miliardo” (1977), ed è uno spasso vedere Richard Pryor prendere a noleggio limousine e taxi peggio di come faceva il geometra Calboni, offrire pranzi, colazioni e cene a chiunque, oppure mettersi in testa di fare quello che farei io se avessi soldi da buttare. Io comprerei una squadra di basket e mi metterei a produrre fumetti e film horror, Monty non potendo possedere nulla alla fine dei trenta giorni, pensa invece di organizzare una partita tra i suoi Hackensack Bulls, e gli odiatissimi New York Yankee, una delle squadre da sempre più ricche e vincenti della Major League, quasi una presa di posizione di chi non ha nulla, contro chi ha tutto.

Monty con la maglia dei Cubs, non a caso la squadra che non ha vinto per 108 anni di fila (storia vera).

In tal senso la scelta di Walter Hill di avere uno come Richard Pryor come protagonista è ancora più sensata, non voglio cercare significati dove non ci sono, questa è solo una commedia ben fatta, però Pryor per anni, con i suoi spettacoli di stand up comedy, trattava temi scottanti quasi tutti incentrati sulle tematiche calde, tipo la disparità di trattamento tra bianchi e neri. Pur essendo il “Picasso della comicità” il ragazzo non le mandava a dire, quindi ha molto senso vederlo interpretare un poveraccio nero, che per la prima volta si ritrova con il potere dell’unico colore che conta davvero: il verde dei dollari.

Proprio con questo spirito Monty si lancia nella sfida, non ha nulla, per male che vada a quel nulla è destinato a tornare, quindi da vero sportivo si gioca il tutto per tutto puntando al bersaglio grosso, il bello è vederlo disperarsi quando si ritrova involontariamente a guadagnare denaro, e a gioire quando invece riesce a sperperarlo, la negazione del capitalismo. Infatti il passo successivo in questa corsa alla rovescia, per Monty non può che essere la scelta di entrare in politica e concorrere per la carica di sindaco di New York, ma bisogna dirlo, forse a candidati con frasi elettorali ad effetto assurde, siamo più abituati noi, in uno strambo Paese a forma di scarpa che gli yankee nell'anno 1985, purtroppo per noi aggiungo anche.

Un comico in politica che vince le elezioni, ma dove si è mai vis… Oops!

Walter Hill è il regista dei duri che si trovato a cercare di dover sopravvivere in situazioni incredibilmente pericolose, il Monty Brewster di Richard Pryor non è certo un duro, ma con una corsa contro l’orologio finale, diventa anche difficile non appassionarsi al suo particolare modo di tirarsi fuori dai guai.

Allo stesso modo Walter Hill con “Brewster's Millions” si tira fuori dai casini, perché per un film che parla così tanto di soldi, al botteghino ne ha portati a casa più di quaranta milioni (storia vera). Non è difficile trovarci dentro qualcosa dello stile di Gualtiero, ma allo stesso tempo è il suo film più anomalo, una scommessa vinta perché beh, anche a rivederlo oggi è ancora parecchio divertente.

Ma se pensate che a Hill manchi il fegato, vi sbagliate di grosso, il film della prossima settimana per certi versi, potrebbe essere ancora più anomalo di questo, l’appuntamento è tra sette giorni, ci vediamo tutti ad un crocicchio, portate la chitarra. Vi servirà. Intanto beccatevi la locandina d'epoca di questo film direttamente dalle pagine di IPMP!

14 commenti:

  1. Eccoci qua, finalmente! Il mio Hill del cuore. Così sbagliato ma così centrato da fare il giro doppio e diventare un mio classicissimo. Dio solo sa quante volte mi sono rivisto sta pellicola sognando cosa avrei fatto con tutta quella paccata di soldi! Quando averne non è più un problema, quello diventa come spenderli per rispettare la sfida! Ricordo che da ragazzino, quando spaccia la VHS registrata dalla tv a mezza scuola, facemmo a gare a pensare come farcela. Poi usciva sempre l'infame che ci tarpava le ali facendo il sapientone di turno "Questo va contro le regole! Non puoi spenderli così! Alla fine ti rimane la villa/Ferrari/yatch e non devi avere nulla!". Ore passate ad arrovellarci su come spendere miliardi di Lire per poi non avere nulla alla fine. Se non è un'idea geniale questa, allora non lo so... E infatti, come dici benissimo tu, l'idea è stata usata mille volte con svariate sfumature. Sarebbe bello vederla adattata ai tempi nostri in un bel film senza PG13. Ci sarebbe da divertirsi col politicamente scorretto!

    Devo dire che il film, rivisto ad anni di distanza, non è più un granché. O meglio, perde molto in corso d'opera. Parte alla grandissima co 'sta un'idea originalissima e schiaccia il pedale sul gas con soluzioni brillanti (la cartolina spedita col francobollo inestimabile ad esempio o la partita contro gli Yankees) per poi rallentare pesantemente con tutta la parte della campagna elettorale. Sul finale rialza la testa con l'infamata dell'avvocato e chiude in bellezza come da tradizione. L'ho rivisto, dopo una vita, poche settimane fa quando hai presentato la rubrica e alla fine, chiaccherando con gli amici al pub in un post-partita alcolico abbiamo toccato l'argomento su come spendere paccate di soldi. Ora è decisamente più facile che negli anni '80! Con la compagnia giusta non durebbero una settimana. Magari ci scapperebbe il morto, ma questi sono dettagli (un giorno, in privato, davanti ad un paio di pinte di quella giusta ti racconterò qualche anedotto della mia vita. Giuro.).

    Chiudo con una piccola correzione. Pryor nel film non è un fan dei Cubs, la divisa è proprio la sua. I Cubs, il club più perdente di sempre è stato l'unico a puntare su di lui e a fargli firmare un contratto ed è proprio Brewster a raccontarlo.

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    1. Ti aspettavo in prima linea, infatti sei il primo a commentare, una sicurezza ;-)
      Sicuramente il tuo compagno di classe che puntualizzava sul regolamento, è finito a fare l’arbitro, oppure il vigile urbano ;-) Detto questo qualcuna delle tue storie di “paura & delirio” mi piacerebbe proprio sentirla. Oggi sarebbe la fiera del perfettino, altro che politicamente scorretto, in ogni caso avercene di film minori e fuori luogo riusciti come questo nelle filmografie.

      Hai ragione, per motivi di sintesi – ed evitare di avere didascalie più lunghe dei post, che già sono lunghi di loro – ho dovuto riassumere, anche perché ci tenevo a far notare il legame tra Monty e i Cubs, la squadra della “maledizione della capra”. Ho fatto una modifica al testo, così dovrebbe andare meglio ;-) Cheers!

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    2. Non posso scrivere nulla perché qualsiasi cosa potrebbe essere usata contro di me. Ma ti prometto che un giorno, quando ci incontreremo, tra una storia di basket e un ricordo di cinema, ti racconterò qualcosa di me. Poi se mi bannerai a vita dalla Bara ti capirei...

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    3. Bravo, mai lasciare nulla di scritto, è la prima regola! ;-) Figurati, anzi sarebbe un piacere. Cheers!

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  2. Oddio, giuro: conosco questo film da quando è uscito... e non ho mai fatto caso fosse diretto da Walter Hill!!!!! Stamattina infatti pensavo che ti fossi voluto prendere una pausa dal ciclo :-D
    Conosco gente che lo considera la migliore commedia mai apparsa al mondo, non sono così esaltato ma mi ha divertito, visto da ragazzino appena uscì in VHS. Non credo di averlo mai più rivisto dall'epoca ma ne ho un bel ricordo.
    Invece nello stesso periodo c'era un gioco televisivo condotto da Jocelyn, "Il milionario", in cui il concorrente aveva un tempo limitato - forse un'ora, non ricordo - per spendere appunto un milione, così da vincere forse un milione o qualcosa del genere. In pratica era il "gioco non ufficiale" del film di Hill :-P

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    1. Ahaha ecco vedi? Mi confermi che questo film vive di vita propria, il classico titolo che non ti aspetteresti mai da un regista ;-) No, non credo proprio sia la miglior commedia del mondo, ma è ancora un buonissimo film, un po’ invecchiato ma al passo con i tempi (per stare in zona Hill, Danko avrebbe detto: «Capitalismo»). Richard Pryor è in gran forma qui, e pensa che l’altra sera, con domanda assolutamente estemporanea, la mia Wing-Woman mi ha chiesto: «chissà che fine avrà fatto Jocelyn?» (storia vera). Un presentatore che ha segnato un paio di generazioni ;-) Cheers

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    2. Oddio, me lo ricordo anche io il gioco di Jocelyn, con il concorrente che doveva fare tutto per telefono alle 10 di sera.
      Mi viene in mente pure una storia di Zio Paperone che doveva spendere non so quanti soldi in pochissimo tempo perché altrimenti ne aveva troppi e avrebbe pagato troppe tasse. Aveva assunto Paperino in qualità di scialacquatore di concetto e andavano avanti a caviale e champagne cambiando limousine a ogni moscerino spiaccicato sopra. Alla fine però la cosa era andata male perché tutti i soldi erano stati spesi in aziende De' Paperoni per cui, incassi alle stelle e tasse pure.

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    3. In effetti sembra una versione con paperi di "Brewster's Millions”. Magari quella storia era ispirata al romanzo originale. Cheers!

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    4. Nemmeno io mi ricordavo fosse di Walter Hill, eppure questo film ai tempi l'avrò visto decine di volte. Me lo ero registrato su VHS un giorno che lo passarono in tivù e non mi stancavo di guardarlo e riguardarlo!
      Leggo sopra che il film, rivisto oggi, avrebbe perso il suo mordente.... beh, allora preferisco conservare il ricordo che è rimasto.

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    5. Sono in tanti ad ignorare la paternità di questa bella commedia, secondo me non è invecchiato, penso sia ancora attuale come tematica, forse ha un leggero calo di ritmo nella parte centrale, diciamo prima della fase politica di Monty, ma non lo ritengo invecchiato male, anzi ;-) Cheers

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  3. Questo film l'ho visto in TV parecchie volte da piccolo, poi con il tempo l'ho perso di vista, non so nemmeno se in Italia si trovi ancora in DVD (il blu-ray nemmeno lo scomodiamo). Una commedia piacevole diretta comunque da qualcuno che sa dosare i suoi interpreti, ma sopratutto conscio della cosa fondamentale per poter mandare il colpo della rista a segno, ossia il tempismo. Ad ogni modo attendo il film della prossima settimana e aggiungo che proprio questo fine settimana in quel portalone di nome Netflix è uscito un documentario sul crocicchio e Robert Johnson

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    1. Non ho mai verificato, ma non mi stupirei, i titoli di Walter Hill mai ristampati qui da noi sono uno stillicidio. Davvero? Proverò a dargli un’occhiata, anche se ormai il post della prossima settimana è già pronto, ma faccio sempre in tempo ad aggiungere qualcosa, ho sette giorni per farlo ;-) Cheers

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  4. Basta che c'è Richard Pryor che già so di averlo visto e che mi è piaciuto ;)

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    1. Pryor è una sicurezza, poi diretto da Walter Hill non si può chiedere di meglio per questa strana coppia ;-) Cheers

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