lunedì 15 aprile 2019

Noi (2019): Just the two of U.S.A.

Jordan Peele è caldo come un Hibachi giapponese, penso che Get Out non abbia davvero bisogno di presentazioni, non dopo un oscar portato a caso per la miglior sceneggiatura e l’enorme successo di pubblico.

Proprio in virtù di tale trionfo, il suo nuovo lavoro intitolato “Noi” era molto, ma molto atteso, quindi partiamo proprio dal titolo, perché ci dice già parecchie cose del film. “Noi” in originale “Us”, una traduzione così facile che persino la nostra distribuzione non è riuscita a storpiare, ma “Us” potrebbe anche stare per U.S. nel senso di United State, considerando la cura per il dettaglio che si trova nel film e i trascorsi di Peele, non penso proprio sia un caso.

Get Out aveva forse il difetto di essere rivolto principalmente ai “fratelli” neri dall’altra parte della grande pozzanghera nota come oceano Atlantico, il fatto che abbia avuto così tanto successo è anche perché Jordan Peele l’horror lo conosce, lo ama e lo tratta con il rispetto di chi ha visto tutti i film giusti.

Ecco, ad esempio ha visto di sicuro "la collina dei conigli"
“Us” amplia un po’ il discorso, ma nemmeno più di tanto, perché a ben guardarlo resta una storia molto radicata sul suolo americano, però a Peele vanno di culo due cose: la prima è che parlando degli Stati Uniti, di fatto, parli di tutto il mondo occidentale, l’altra è che l’horror in “Noi” è molto, ma molto migliore di quello visto in “Get Out”.

Questo non vuol dire che “Noi” sia automaticamente un film più riuscito, “Get Out” resta un METAFORONE (in questo caso, nel senso migliore del termine) dritto e lineare nella sua semplicità, “Noi” è decisamente più ambizioso, continua a parlare delle distinzioni tra classi sociali che negli Stati Uniti d’America (e di conseguenza nel mondo occidentale) esistono, cavolo se esistono! Ma lo fa donando alla parte horror del film un maggiore respiro e con un gusto per il finale a sorpresa che fa capire perché il rilancio della mitica “The Twilight Zone” sia stato affidato proprio a Jordan Peele.

Ma andiamo per gradi e partiamo proprio dal colpo di scena finale, non analizzare certi dettagli del film mi costringerebbe a chiudere il commento qui dicendo: “Noi” è figo, correte a vederlo, ciao! Ma non sarebbe proprio il mio stile, quindi vi avviso: resterò più sul vago possibile, ma da qui in poi, se non avete visto il film, davvero correte a farlo e (se vorrete) ci rivediamo qui sopra. Per amore di chiarezza, diciamo che da qui in poi ci saranno possibili SPOILER, ok?

Non fate quella faccia, io vi ho avvertito delle potenziali anticipazioni!
Cosa dico sempre dei primi cinque minuti di un film? Bravi! Che ne determinano tutto l’andamento. Jordan Peele comincia non con cinque minuti, ma con i quindici minuti che hanno cambiato per sempre la vita della sua protagonista Adelaide Wilson (una Lupita Nyong'o monumentale). Per farlo ci riporta tutti nel 1986, l’anno di USA for Africa, l’anno in cui alla radio passava “We are the world” a rotazione, ma soprattutto l’anno della catena umana chiamata Hand across America. Peele ci racconta questa iniziativa da una tv accesa con accanto alcune VHS di film horror - tra cui “C.H.U.D.” horror del 1984 con alcuni punti in comune con “Us” - una scena d’apertura simile a quella di “Climax” di Noè, film di cui dovrei anche decidermi a scrivere qualcosa.

Anche la gita al Luna Park di Santa Cruz di Adelaide con i suoi genitori, è tutta ripresa da Peele in stile anni ’80, con inquadrature ad altezza bambino e strizzate d’occhio che ti calano subito nel periodo, la maglietta di “Thriller” (che dopo il documentario Leaving Neverland, è un elemento anche più horror del video diretto da John Landis), ma anche il riferimento al film in cui cercano comparse che non viene nominato, ma si tratta di Ragazzi Perduti, girato proprio a Santa Cruz (storia vera).

Mancano solo i fratelli Ranocchi e Tim Cappello a suonare il sassofono.
Adelaide si allontana, si perde nella casa degli specchi e si spaventa a morte vedendo il riflesso di se stessa, quindi se Get Out era un METAFORONE, state tranquilli che “Noi” lo è ancora di più. La volontà di Peele è quella di rendere le acque un po’ più torbide e i titoli di testa con i conigli disposti in file da undici gabbie servono proprio a questo, al resto ci pensa la colonna sonora di Michael Abels che con il suo incedere inesorabile, contribuisce moltissimo a portare angoscia ad ogni scena, ascoltatevi “Anthem” e poi ne riparliamo.

Quando ritroviamo Adelaide è cresciuta, ha due figli una famiglia medio benestante, ha superato il trauma ed è pronta a tornare a Santa Cruz per le vacanze estive, in una scena dove il mare sostituisce le montagne, ma se il viaggio in auto dei Wilson, vi ricorda quello dei Torrance in “Shining” (1980), tutto normale, è solo una delle tante citazioni ricercate da Peele. Tra magliette di Jaws, stormi di inquietanti uccelli e persone che “risorgono” dalla sabbia come se fossero zombie, il nostro Jordan si è proprio divertito.

"Overlook Hotel nel Colorado!? Ma io avevo impostato Santa Cruz dannato navigatore!"
“Noi” si prende il suo tempo per presentarci i personaggi, tutti abbastanza aderenti ai canoni del genere horror, a partire dal papone scemone Gabe (Winston Duke) fino ad arrivare agli odiosi amici – non a caso bianchi – la famiglia Tyler, ben rappresentati da Elisabeth Moss, l’unica che riesce per qualche minuto a rubare la scena a Lupita Nyong'o, anche perché Peele è troppo sveglio per non aver pensato che quando compaiono abiti rossi e Elisabeth Moss insieme, le cose di solito prendono una brutta piega.

Previously on the handmaid's tale...
La svolta con “Us” arriva quando nel vialetto di casa dei Wilson, compare una famiglia tradizionale copia di loro stessi, con tute rosse che sarebbero piaciute agli Slipknot, forbici in mano e tante cattive intenzioni. Il classico “Home invasion” macchiato di rosso, reso più teso dalla scena d’apertura paranormale e dalla prova di Lupita Nyong'o che è spaziale. Oltre ad interpretare Adelaide, in questo racconto di strambi doppelgänger ricopre anche il ruolo del suo doppio, accreditato solo come “Red” nei titoli di coda, ma è il modo in cui lo fa ad essere straordinario: non solo un notevole e spaventoso cambio nell’uso della voce (se vi capita l’occasione, gustatevi il film in originale come si dovrebbe sempre fare per poter giudicare la prova di un’attrice o di un attore), ma è proprio il linguaggio del corpo ad essere diverso e non è un dettaglio da poco, visto che Peele per tutta la trama semina indizi.

“Cara, hai invitato i vicini per cena? Allora mi sa che siamo nella cacca…”
Quindi parliamo dell’elefante nella stanza, per certi versi sembra quasi di essere tornati ai tempi dei primi film di M. Night Shyamalan, quelli in cui se qualcuno ti spifferava il finale, ti toglieva una fetta della sorpresa. Ma sarebbe frettoloso ridurre tutto al colpo di scena finale che, ammettiamolo, è tutto tranne che impossibile da intuire. Vi dico la mia solo perché ho già sventolato la bandiera dello SPOILER, ma restando molto sul vago, dopo l’inizio del film mi sono ritrovato immediatamente a pensare a Hugo, il personaggio di un episodio - speciale di Halloween - dei Simpson che se avete visto ricorderete sicuramente. Eppure, tutto questo non toglie nulla al film, anzi, perché “Noi” non fa altro che ribadire il suo concetto senza essere troppo sottile con le metafore, per una volta viene da pensare che mettere da parte la pignoleria (ma la polizia non avrebbe dovuto arrivare in quindici minuti?) aiuti a godersi di più il film e il suo messaggio finale che non è rivoluzionario ma tremendamente efficace, quello sì.

Nella parte centrale “Us” diventa un “home invasion” bello dritto, strapieno di momenti horror riusciti e grondanti sangue, sempre senza rinunciare ad un tocco di umorismo (meglio se nero), la beffa dell’assistente elettronico che fa partire “Fuck the police” strappa una risata se avete un senso dell’umorismo un po’ macabro tipo il mio, ma sa anche di piccola frecciatina sociale. Inizialmente Peele pare avesse optato per un pezzo allegrotto dei Police (storia vera), ma se scegli uno proprio degli NWA vuol dire che qualche messaggino a qualcuno vuoi mandarlo, questo ragazzo non fa nulla per caso.

Anche se a ben guardarli, più che gli NWA mi ricordano gli Slipknot.
No, anche perché “Noi” ha una cura per il dettaglio che mi ha ricordato proprio l’uso del colore di M. Night Shyamal… Shyam… Michael Knight nei suoi primi film, tenete d’occhio quante volte compare il numero 11 nel film (che, poi, è un uno ripetuto, quasi un doppelgänger matematico) in maniera molto, ma molto rimarcata da Peele che, come detto, con le metafore ci va giù più duro degli NWA con le parolacce.

Si, gli adesivi famiglia per auto sono odiosi, ma è un dettaglio che diventa più chiaro solo alla luce del finale del film.
Tra musiche tese, ammazzamenti, tensione e una voglia di voler capire dove la storia vada a parare, “Us” si lascia davvero guardare, non ha la linearità di Get Out e, come detto, è un pochino più ambizioso, non tutto quadra in modo cartesiano e se siete il tipo di spettatore che vuole una soluzione esplicita, spiegata sedici volte per uscire dalla sala senza nemmeno un dubbio, questo film potrebbe non fare per voi, ma il messaggio di Jordan Peele è talmente chiaro che è ribadito fin nel titolo.

“Us” parla degli Stati Uniti, della differenza tra l’1% e il restante 99%, ma è una critica a “Noi” (perciò ringraziate che qui da NOI non abbiano tradotto il titolo con strambe italiche invenzioni), perché alla fine il mostro potremmo averlo più vicino di quello che pensiamo, invece cercando in oscuri invasori esterni potremmo essere... Beh, avete capito, no?

Nell’ultima parte “Noi” apre il gas e va a tavoletta, lasciandosi alle spalle ogni inibizione nell’esigenza di dire qualcosa allo spettatore, il colpo di scena finale anche se non impossibile da intuire, come detto, ha un senso perché ci costringe a rivalutare tutto il piano messo in atto da Red, che ad una prima occhiata è sullo scemino andante, ma trova un minimo di spessore proprio riflettendoci un po’ su.

“Cosa diceva la capitana della Marvel riguardo alle mani legate? Dannata bionda!”
Insomma, “Noi” sporca un po’ il foglio e potrebbe far storcere il naso ai fanatici della trame cartesiane, ma ha delle cose da dire, sa come farlo e si porta dietro un manifesto amore per il cinema horror, non gli manca la voglia di dire qualcosa del proprio Paese (anche se a Peele non è mai mancata) e ti fa uscire dalla sala bello contento, perché di filmetti dell’orrore fatti con lo stampino ne abbiamo visti fin troppi.

Un difetto? A Jordan Peele manca la capacità di scrivere storie horror in grado di andare oltre i confini del proprio Paese, gli va di culo che usare gli Stati Uniti come esempio, serva a coprire quasi tutto il mondo occidentale, ma il ragazzo ha talento, quindi a quelli bravi si chiede un po’ di più, se da grande vorrà continuare a dirigere film horror che possano essere letti con più chiavi di lettura, dovrebbe puntare al nichilismo universale di maestri come Carpenter e Romero, i cui METAFORONI (visto? Non tutti i metaforoni vengono per nuocere) parlavano dell’umanità e non solo dell’umanità americana.

"Ciao. Sono la nuova arrivate e sono fuori di testa" (Quasi-cit.) 
Ma potrebbe anche andare diversamente, Jordan Peele, come detto, è caldo come un Hibachi giapponese e sembra destinato a diventare il prossimo grande nome del cinema Horror, oppure potrebbe far svoltare la sua carriera andando in altre direzioni e verso altri generi, se ve lo state chiedendo sì, sto ancora pensando al già citato M. Night Shyamal… Shyam… Michael Knight.

Sta di fatto che in questo momento Peele è in stato di grazia, qualunque cosa voglia fare da grande, l’importante è che lo faccia con questo livello di qualità e se qualcuno in questi giorni vi ha già rovinato il colpo di scena di “Noi”, noi voi non perdetevelo lo stesso, abbiamo un regista che per dirla
come Sidney Deane - anche se forse avrebbe preferito che io avessi citato Billy Hoyle - è in “zona magica”, ignorarlo sarebbe un crimine.

24 commenti:

  1. Non leggo nulla perché non essendo riuscito a beccarlo in sala causa polmonite, sto aspettando di beccarlo per altre vie. Legali eh...
    Mi riprometto di passare in un prossimo futuro.
    Buon lunedì Capo!

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    1. Merita di essere visto in sala, anche se l’ideale sarebbe in lingua originale, perché Lupita Nyong'o è spaventosa, in ogni declinazione possibile di questa parole ;-) Stammi bene capo e buon lunedì! Cheers

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  2. Ho letto con un occhio solo per non beccarmi gli spoiler... Guarderò!

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    1. Pensa che io ho scritto con un occhio solo ;-) No scherzi a parte, sono rimasto sul vago, ma è un film che secondo me merita una visione, aspetto il tuo parere. Cheers!

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  3. Carabara, ti sarò sempre grato perchè hai le sfere per vedere i film ripieni di spavento ed urla e stridore di denti al posto mio che sono scoppiato a piangere davanti ad un cartone animato in cui Taddeo cercava di impallinare Bugs Bunny. E' successo qualche giorno fa. Crepascolino che vuole come fiabe della buonanotte storie di Frank Castle e Wade Wilson non riusciva a capacitarsi e poco ci mancava che mettesse in testa un sacchetto di carta come Gilberto che si vergognava davanti al papà Gatto Silvestro incapace di catturare un " topone " che Berto non sapeva essere un canguro. Ho pianto anche lì naturalmente.
    Credo che il signor Jay Peele abbia del talento e mi piacciono le sue citaz: 1) i conigli sono un riferimento a Glenn Close di Attrazione Fatale che porta a So Close to Me dei Cure che porta lla cura per evitare che l'umanità si moltiplicasse come fanno i conigli e cioé la rete in cui, è noto, i gatti sono il soggetto + presente 2) Red NON è un riferimento a Cappuccetto Rosso, naturalmente, ma a Canzian e Ronnie , due icone nostrane degli anni rispettivamente di piombo e plastica 3) undici sono i sette nani + i quattro cugini Dalton e cioé uno dei test che la CIA fa ai candidati operators : chiunque sia in grado di snocciolare i nomi degli 11 personaggi senza esitazione è individuo pericoloso ed arruolabile
    Bravo Jay P. Forse davvero sta viaggiando verso Carpenter e Romero. Io spero naturalmente che si sbagli: non vorrei vivere in un mondo di siringhe virtuali di plastica e piombo in cui tutti sono sempre connessi e controllati nella illusione di partecipare a tutto lo scibile ed invece cuccioli mentalmente inibiti perché non figlino pensiero eterodosso e continuino a fare le fusa al Grande Fratello in un eterno presente. Brr. Ciao ciao

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    1. Per altro quello è uno dei miei cartoni animati preferiti con Gatto Silvestro, se ti serve parcheggiare il pupo, mai fatto la babysitter, ma ho tanti fumetti con Frank Castle e “Doppia W” a casa ;-) Ho glissato sui conigli, perché ero in regime di “Spoiler” ma il tuo riferimento ad “Attrazione fatale” è anche migliore della spiegazione fornita da Jay Peele in un’intervista, tu mi insegni che l’autore non dovrebbe mai commentare la sua opera, questo era uno di quei casi.

      Un horror con Canzian e Ronnie, questa è roba per stomaci tosti, forse Crepascolino potrebbe farcela. Lo scenario descritto è degno del terzo capitolo dopo “Get Out” e “Noi” in ogni caso sono troppo sconvolto per commentare ulteriormente: ho appena scoperto che sono arruolabile per la CIA! (Storia vera) Bugia bugia bugia, dice la CIA (Cit.). Cheers!

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  4. Ok, ho evitato le parti spoiler ma non poteva non cadermi l'occhio su Ragazzi Perduti.
    Quindi quindi quindi anche US è andato a parare un po' negli anni '80, da quel che ho letto cercando di evitare spualé (come i francesi leggono "spoiler", secondo me).
    Diciamo che potrebbe piacermi più questo che GET OUT, non so quanto sia antitrumpiano anche questo -basta che non si rasenti il ridicolo- però un bel ritorno della blaxploitation ci sta :)

    Moz-

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    1. Sempre senza il pericolo degli “spualé” posso dirti che: La scena iniziale è ambientata nel 1986, ma solo quella, inoltre Peele ci ha infilato un omaggio a “Ragazzi perduti” che lo fa entrare subito di diritto tra i tanti registi famosi che amano quel film, ma è proprio una strizzatina d’occhio, niente di invasivo.

      Come horror puro, è molto più riuscito di “Get Out”, è sicuramente radicato negli stati uniti (il rosso è il colore associato ai repubblicani, i famosi “Red state”, Kevin Smith ci aveva fatto il suo primo horror a tema), ma la critica sociale non si riduce a Trump oppure anti-Trump, te lo consiglio, secondo me potrebbe piacerti ;-) Cheers!

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    2. Red State per esempio lo adoro e troneggia nella mia videoteca.
      Con un grandioso Micheal Parks :D
      Ok, ricevuto, guarderò questo US :)

      Moz-

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    3. Il suo monologo di circa dodici minuti (se non ricordo male) era pazzesco, con tutti i difetti anche io ho un debole per quel film, aveva dei numeri. Fammi sapere come ti sei trovato con questo. Cheers!

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  5. Lo vedrò presto, quindi prima il film e poi la tua rece! ;)

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    1. Vai tranquillo, il post non scappa questa bara ti aspetta... che detta così suona come una minaccia ma ti giuro che non voleva esserlo! ;-) Cheers

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  6. Ormai sei il mio pusher di super-chicche, sempre sul pezzo! ^_^

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    1. Questo un'occhiata la merita, un po' meno a fuoco di "Get Out" però con la parte horror molto più riuscita, si lascia guardare ;-) Cheers

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  7. Non sono tra quelli che hanno incensato "Get Out", eppure quando ho visto che era uscito "Noi" sono corso al cinema fiducioso di vedere qualcosa di particolare e non mi ha deluso. Sono d'accordo sul fatto che sì, forse ha qualche difetto in più di Get Out che era molto lineare, qui ci sono delle belle forzature (specie nel colpo di scena finale), però è un film affascinante che gioca benele sue carte.
    Senz'altro uno dei film più interessanti di questo 2019. Peele è uno da seguire.

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    1. Lo penso anche io, sono contento che ti sia piaciuto, è tutto tranne che cartesiano, però ha delle cose da dire e non è affatto un male, Peele al momento è un nome veramente caldo ;-) Cheers

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  8. Come già sai mi é piaciuto molto. Peccato per lo spiegone finale e per il fatto che il finale fosse fin troppo intuibile, ma questa commistione di sottogeneri dell'horror, home invasion, zombie movie senza zombie etc. mi é piaciuta parecchio e ha saputo inquietarmi.

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    1. So, so tutto, sono un sapone ;-) Lo spiegone è un po’ di troppo, e il colpo di scena penso di averlo capito alla prima scena, ma malgrado tutto me lo sono goduto lo stesso, avercene di film con questa personalità, che sporcano il foglio vero, ma con carattere. Cheers!

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  9. Peccato per la Shallallata finale che mi sporca un film fichissimo. Io non so che cazzo di problema hanno gli inglesi, ma l'home invasion se la sono goduta di bestia facendosi un sacco di risate. Ma boh, era successo pure con la casetta di Jack. Nel finale Peele ringrazia la mugliera Chelsea Peretti aka Gina Linetti e il dubbio del personaggio parecchio rinco del marito scritto da lei c'è. Comunque mi sa che non ci ho capito un cavolo, ma a leggere la tua rece forse qualcosa ci ho azzeccato. E gnente, mi sa che devo temere la gogna pubblica e scriverci anche io! XD

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    1. Shallallata per altro nemmeno così difficile da intuire, in effetti mi sai che hai ragione, anche per la scelta degli occhiali del marito, un minimo di auto parodia ci sta tutta ;-) Mai temere la gogna pubblica, argomentando non si ha nulla da temere, di sicuro ti leggere molto volentieri alle prese con questo film. Cheers!

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    2. Io sinceramente non ci sono arrivata, ma dopo uno shift di quasi 10 ore in balia di clienti/vecchie demmerda, è un miracolo se non mi sono addormentata! XD

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    3. Il lavoro e i vecchi demmerda sono due soggetti che i film horror dovrebbero sfruttare molto di più, anche perché sono terrificanti. Quindi piena solidarietà! Cheers

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  10. Mi ero persa questo tuo post e ci sono finita per capire meglio quel metaforone che, mah, sarò stata impegnata a rabbrividire e coprirmi gli occhi, ma non avevo intuito del tutto. Che ci fosse dell'altro sotto lo sentivo, ma cosa di preciso non sapevo. Quindi è la divisione "noi"/loro? Trump citato da molti, dove lo devo mettere?
    Niente, resto terra-terra e ringrazio Peele per le notti in bianco e per le prove monumentali delle sue attrici. E sì, anche per quell'umorismo nero che tra Fuck the police e un padre scemo ma spietato killer, mi ha fatto spezzare la tensione con delle risate.

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    1. Il mostro siamo "noi", e la prova mostruosa di talento della protagonista lo mette in chiaro. Il famigerato 1% rappresentato da Trump contro il 99%, infatti gli "altri" sono vestiti di rosso, i famigerati "Red state" quelli che votano repubblicano. Non sei tu terra terra, é Peele che mette dentro abbastanza cose non tutte cartesiane bisogna dirlo. Rispetto a "Get out" il metaforone è meno dritto, ma le parti horror sono molto migliori del film precedente, e poi anche la commedia (nera) ha fatto ridere anche me, quando la famiglia fa a gara a chi ne ha uccisi di più per decidere chi guida, mi sono fatto delle belle ghignate ;-) Cheers

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