venerdì 12 aprile 2019

I guerrieri della palude silenziosa (1981): (S)conforto del sud

Tutti i più grandi registi del mondo hanno nella loro filmografia un film apparentemente dimenticato che, in realtà, è di importanza capitale, oggi è il turno di quel film, benvenuti al nuovo capitolo di… King of the hill!

Non vorrei sembrare esagerato, ma è proprio grazie a questo film che considero Walter Hill uno dei più grandi, non vorrei dire che ho iniziato una rubrica a lui dedicata solo grazie a questo “I guerrieri della palude silenziosa”, però quasi, perché di film belli Gualtiero ne ha fatti tanti, ma questo resta sempre un po’ nel sommerso, come se si fosse perso tra le paludi della Louisiana.

La sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Walter Hill insieme a Michael Kane e David Giler, l’idea era portare sul grande schermo due soggetti a basso budget, storie di sopravvivenza che non avessero bisogno di fantastilioni di bigliettoni verdi con sopra le facce di alcuni ex presidenti defunti per essere girati. Una era proprio “Southern Comfort” l’altra? Beh, l’altra era un filmetto di cui potreste aver sentito parlare che Hill per un po’ avrebbe anche dovuto dirigere, prima di restare a bordo solo come produttore e “padrino” di tutte le operazioni, una cosina che piano piano è cresciuta nel budget che risponde al titolo di Alien.

“Gualtiero, ma proprio in questa paludaccia ci dovevi portare?”, “Ti è andata bene Andrew, potevamo finire tutti sulla Nostromo”
Fin dal titolo italiano, il chilometrico “I guerrieri della palude silenziosa”, è chiaro che in uno strambo Paese a forma di scarpa si è cercato di mettersi subito in scia al successo planetario di I guerrieri della notte che già di suo era appesantito da quel “della notte” molto ridondante. Qui si è fatto ben di peggio perché, purtroppo, è andato perso il satirico titolo originale “Southern Comfort“ che non solo è molto più figo, ma anche molto più adatto all’atmosfera del film, infatti come mi capita per film come A 30 secondi dalla fine e 2002 - La seconda odissea, mi viene più naturale chiamare con il loro titolo originale, ben più azzeccato.

Vi ricordate L’eroe della strada (sempre a proposito di italiche traduzioni…) quando Chaney e Speed dopo aver regolarmente vinto un incontro in uno degli stati sudisti, non ricevevano i loro soldi sudati e si lamentavano? Ecco, in quel caso il doppiaggio italiano un po’ retrò del film, traduceva tutto parlando di una vigliaccata che non rendere onore alla tipica “accoglienza del meridione”. Ecco, “Southern Comfort” potremmo tradurlo così, l’accoglienza del meridione, ma anche una strizzata d’occhio al famosissimo liquore che porta lo stesso nome, tipico proprio della Louisiana dove il film è ambientato. Considerando quello che succede ai protagonisti, intitolare un film “accoglienza del meridione” è un giochino di parole che ci siamo fumati, anzi bevuti proprio come se fosse Southern Comfort (bevanda non film). Una sottile ironia che i titolari della Southern Comfort hanno dimostrato di avere quando hanno concesso ad Hill di usare il nome del loro prodotto per il titolo del suo film, questo spiega perché nei titoli di coda si leggono chiaramente i ringraziamenti all’azienda produttrice, per la gentile concessione fatta (storia vera).

Possiamo farci tutti un goccio, in onore dei titoli di testa del film.
Nella Louisiana del 1973, si svolgono le manovre di addestramento della guardia nazionale e la squadra Bravo ha un compitino di tutto riposo, trentotto chilometri di palude gelida ed inospitale, si parte con il minimo dell’attrezzatura e dei caricatori a salve al grido di «Civili in pace soldati in guerra!», anche perché i ragazzi, al fine di uno sfiancante weekend di addestramento tra soli uomini, avrebbero un obbiettivo secondario magari non nobilissimo, ma che sta loro molto a cuore, ovvero... Ehm, fatemi usare le stesse parole del film, raggiungere «Sei puttane da combattimento in attesa del nostro assalto» e se il concetto non fosse arrivato, meglio aggiungere anche «Ci fotteranno meglio di quanto non ha fatto la guardia nazionale». Siamo nei primissimi minuti del film e già tornano di moda le parolacce, perché ricordatevelo: nessuno si insulta come accade nei film di Walter Hill e anche da questo punto di vista “Southern Comfort” è capace di regalare delle chicche linguistiche anche al più turpe scaricatore di porto... Garantito al limone!

"Guarda che posto di merda! E ci vorrà più di una notte per andarcene" (quasi-cit.)
La squadra Bravo è variegata, i due opposti sono il biondo soldato Spencer (Keith Carradine dentro un altro gruppo di guerrieri ma sempre diretto da Hill) un po’ rozzo, ma spavaldo e fatalista e il caporale Hardin (Powers Boothe) texano di El Paso, con una laurea in chimica, due opposti costretti a stare insieme, in quello che è un classico del cinema di Walter Hill e lo diventerà sempre di più come vedremo nei prossimi capitoli della rubrica.

La svolta arriva quando i nostri, per attraversare una parte della palude, prendono in prestito delle canoe lasciate lì per la caccia da alcuni Cajun, la popolazione locale di lingua francese che pratica bracconaggio e altre attività da gentiluomini, tipo distillare “Moonshine” il whiskey illegale. I Cajun non parlano una parola di Inglese e viceversa i soldati di francese conoscono giusto qualche pratica amorosa che vorrebbero utilizzare con le già citate professioniste del settore, come fare a prendersi le barche senza scatenare un incidente diplomatico? Facile: si lascia un bel biglietto. Vi giuro, fanno proprio così.

“Non fate quelle facce incazzate, vi abbiamo lasciato anche un biglietto!”
Ma non aiuta se poi il soldato Stuckey (Lewis Smith) ha l’intelligentissima pensata di mettersi a sparare con il suo M60 a salve, contro i Cajun appena arrivati che rispondendo al fuoco con proiettili veri, fanno fuori il comandante e lasciando il gruppo senza radio, in pieno territorio ostile, capitanati dal tanto volenteroso, ma ben poco carismatico sergente maggiore Poole (Peter Coyote).

Un’incomprensione, per di più evitabilissima, dettata da un gesto scemo e da problemi linguistici, che ricorda in tutto e per tutto i problemi di convivenza tra cowboy e indiani nel vecchio West e quella che comincia è una nuova rilettura dell’Anabasi di Senofonte, proprio come lo era già stato in precedenza I guerrieri della notte, solo che qui l’ambientazione non sono le stilosissime strade di New York, ma le inospitali paludi della Louisiana, anche se entrambi i posti hanno in comune la fotografia curatissima di Andrew Laszlo, un fedelissimo di Hill.

“Ma che razza di postaccio, non ci vivrebbe nemmeno Shrek”
Gualtiero Collina è finito per dirigere questo film, come detto, ma a ben guardare qualche punto in comune con Alien si nota subito: l’idea del gruppo di guerrieri, in questo caso soldati, in un terreno inospitale e assediati dai nemici ricorda certo The Warriors, ma anche un po’ Aliens - Scontro finale e anche l’elemento Horror della saga aliena patrocinata da Walter Hill qui si fa sentire.

"Proiettili a salve? Ma come diavolo ci difendiamo, a parolacce?!" (Quasi-cit.)
“Southern Comfort” è ambientato nel 1973, un anno dopo l’uscita di un altro classico “Deliverance” di John Boorman ed, in fondo, anche i soldati della squadra Bravo vivono il loro “tranquillo weekend di paura” scontrandosi con i bracconieri Cajun che, però, hanno molto in comune con i contadinacci Redneck del film di Boorman. Proprio come il gruppo di amici composto da Jon Voight e Burt Reynolds, i soldati della guardia nazionale sono stranieri in terra straniera, ma se gli amici radunati per un fine settimana di pesca venivano uccisi e violentati per quello che rappresentavano (la civiltà ordinata e precisina di chi viene dalla città) i soldati di “Southern Comfort” vengono uccisi per quello che sono, per le divise che portano, anche se l’assedio per loro sarà su due fronti.

Quello esterno rappresentato dai Cajun senza volto, che si vedono poco, di sfuggita come la gang di Distretto 13 oppure come gli Xenomorfi di "Alien", ma letali allo stesso modo, anche perché seminano trappole mortali in questa giungla, come se fossero degli Yautja usciti da Predator. Infatti, uno dei cacciatori Cajun è interpretato da Sonny Landham, manco a farlo apposta.

“L’accoglienza del sud, tzè! Prossima volta in montagna me ne vado!”
Il fronte interno, invece, è quello dei soldati, la loro perdita di fiducia che va di pari passo con le ore passate nell’acqua gelida, a girare infinitamente, spesso anche a vuoto, nel vano tentativo di ritornare alla civiltà a cui appartengono. La tortura della goccia, un logorio che Walter Hill gestisce magistralmente con la sua regia incredibilmente misurata e grazie alle musiche di Ry Cooder, alla seconda collaborazione con il regista (e il tassametro corre…) che qui con la sua chitarra firma un bluesaccio ritmato, riflessivo, fighissimo, che accompagna il dramma della squadra Bravo che perde pezzi e sanità mentale ad ogni minuto che passa.

Sì, perché il principio è sempre di La Cosa di John Carpenter, metti insieme dell’umanità, costringila a convivere in una situazione difficile e aspetta di veder venire fuori il peggio, guarda caso, nemmeno a farlo apposta, il soldato Cribbs è interpretato da T.K. Carter, che era stato anche in Antartide per Carpenter… Se T.K. Carter vuole venire in vacanza con voi, voi state a casa!

“Amico ho avuto una grande idea per le vacanze, Rio delle amazzoni, vedrai solo relax”
Quello che inizia a tutti gli effetti come un Western moderno, proprio come Predator cambia genere in corso d’opera e con il passare dei minuti, quando i cadaveri di animali lasciati dai Cajun come monito per i soldati («Cristo, hanno sparato a bambi») cominciano a comparire, il film diventa lentamente un horror, con la paranoia che serpeggia tra i soldati, con il mitico Fred Ward che qui interpreta l’incazzatissimo caporale Reece, uno che si è portato delle pallottole vere da casa ed è pronto ad usarle contro quei bastardi Cajun, perché di più pericoloso di un uomo finito in una situazione di merda, c’è solo un uomo armato, finito in una situazione di merda alla ricerca di un nemico a cui dare la colpa.

Come migliorare un bel film? Metterci dentro quel mito di Ferdinando Reparto.
A proposito di facce note, il primo Cajun incontrato dai nostri “bravi” della squadra Bravo, ha il faccione di Brion James, un altro destinato a diventare un attore feticcio di Hill, dopo una piccola particina in Hard Times, ma prima di diventare uno dei replicanti di Blade Runner.

Prima che Scott(o) lo rendesse famoso, Hill lo aveva già reso famigerato.
Mentre lo stava girando, anche Walter Hill sapeva che tutto questo sarebbe stato interpretato dal pubblico e dalla critica come un’allegoria sulla guerra del Vietnam, anche se per sua stessa ammissione Gualtiero ha sempre rigettato fortemente questa chiave di lettura che ci può stare, ma, ammettiamolo, sarebbe un po’ riduttiva per un film così.

Sì, perché “Southern Comfort” è un film incredibile, che ti inchioda alla poltrona anche alla dodicesima visione, Hill ha il polso fermissimo di chi sa esattamente cosa sta facendo, provate a dare ad un regista meno capace, la scena di uno dei personaggi che dà di matto e si disegna una croce sul petto da angelo vendicatore e guardate come il film va in vacca. Invece, Walter Hill non perde un colpo, in 102 minuti Gualtiero Collina ci porta nell’inferno delle paludi della Louisiana e dritti sparati dentro un “Cuore di tenebra” fatto di persone che si odiano, che impazziscono e che odiano un nemico che li tiene letteralmente per le palle, un western che diventa un horror e che riflette sulla natura umana e sul militarismo senza moralizzare, ma soprattutto senza appesantire mai il ritmo e la trama, al massimo, facendo arrotolare lo spettatore sulla poltrona per la tensione crescente.

“Non la reggo tutta questa tensione fino alla fine, ho già avuto una giornataccia!”
Costato meno di otto milioni di presidenti spirati stampati su carta verde, il film ha portato a casa noccioline, negli Stati Uniti e nel mondo, lo stesso Hill ci ha sempre scherzato sopra, dicendo che non ha mai potuto nemmeno dire qualcosa tipo «Questo film è molto amato in Giappone», perché non ha incassato niente da nessuna parte e anche qui da noi è ancora (purtroppo) piuttosto introvabile. Scandaloso visto che è uno dei migliori di un regista incredibile come Hill, Classido? Per usare il gergo dei soldati di questo film: "E che cazzo, sì!".


Negli ultimi venti minuti poi “Southern Comfort” cala la maschera e abbraccia l’horror in tutto e per tutto e anche se gli unici sopravvissuti del gruppo sembrano al sicuro nella comunità cajun in festa, la tensione resta altissima, Walter Hill utilizza un montaggio alternato per mostrarci un paio di maiali che vengono uccisi e scuoiati, un pessimo presagio per i nostri soldati, alla facciazza della accoglienza del meridione” del titolo.

I protagonisti non possono calare la guardia malgrado l’atmosfera festosa e il pezzo “Parlez nous à boire” - suonato e cantato da Dewey Balfa un famoso cantante folk americano proprio di origini Cajun - sarà pure allegrotto quanto volete, ma per i protagonista suona un po’ come una campana a morto, una specie di Degüello per dirla come avrebbero detto ad Alamo.

Una festa in cui se non sei l’ospite d’onore, potresti diventare la portata principale.
Il finale è tiratissimo ed ormai in piena zona “survival horror” in cui bisogna usare le unghie e gli artigli per restare vivi e l’ultima scena è quasi beffarda, l’arrivo dei camion dell’esercito rappresentano la civiltà e il risveglio da un incubo per i protagonisti, ma dopo quello che hanno fatto, con tutto quello che avranno di cui rendere conto, è davvero un finale lieto? Questo viaggio nel cuore di tenebra dell’America più profonda, lascerà dei segni sui protagonisti per sempre.

“Southern Comfort” è un film grandioso e apprezzato davvero troppo poco rispetto al suo effettivo valore, in una filmografia piena di titoli dall’enorme peso specifico, questo resta una prova di talento cristallina, la prossima settimana, invece, ne vedremo… Un’altra. Vi toccherà aspettare solo, fatemi fare il conto... 168 ore!

Fate un salto a trovare il Zinefilo, che ha tradotto per noi una bellissima intervista a Walter Hill intento a ricordare la lavorazione di Southern Comfort, da non perdere! Visto che ci siete poi, ricordatevi della locandina d'epoca del film direttamente dalla pagine di IPMP.

34 commenti:

  1. M@#$a amico, questo c@#%%o di film è un fo#%$&o capolavoro! E anche il post. Cheers!

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    1. Porco c@&#o amico! In questo c@&€§o di venerdì di m€&#%@ ci vogliono commenti c@€€&#%i come questo m€&#@€! Avevi una mezza idea di commentarlo tutto così questo film, nessuno si insulta come nei film di Hill ;-) Cheers

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  2. non ho visto sto film e proverò a recuperarlo.

    ho un caro amico che beve il soutern confort e una volta ogni 10 anni gli regalo una bottiglia. ca°°°°ç@o ma costa più che l' oro!!!!!!!!!!
    v@@@@ulo al mio amico e ai suoi gusti di m##rda!!!!
    il prossimo anno gli compro una bottiglia di jack daniels che sempre mòòòa è ma costa meno.

    andate a morì ammazzati tutti quanti e buon week end

    VADO BENE??

    grazie rdm

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    1. Beh ma il sapore è molto diverso, la costante è che il whiskey e suoi derivati, non viene mai visa per poco ;-) In ogni caso sei quasi nello spirito giusto, come dicevo nessuno impreca e s’insulta come nei film di Walter Hill, buon week end anche a te! ;-) Cheers

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  3. Carabara, mi piacerebbe immergermi confuso e felice nel turpiloquio, ma anni passati a meditare sul cocuzzolo delle montagne meno accessibili con l'unico conforto di radici, bacche ed acqua di sorgente hanno fatto di me l'adulto pacato e non emendabile che oggi è risk manager in una società di consulenza che calcola quanto degrado ambientale possa sopportare una multinazionale prima di incorrere in sanzioni e spero mi scuserai se non ti seguo su quella via birichina.
    Non ci crederai, ma il mio compagno di digiuni nel crepuscolo in quegli anni di eremitaggio Walter Hill è stato citato persino dal compianto Steve Gerber nel n. 31 della prima serie di The Defenders del gennaio 1975 dove dei cacciatori ripieni di bumba uccidono la mamma di un cucciolo di cerbiatto che Hulk stava osservando da dietro un cespglio ( " Men Killed Bambi's mother !! " ). Ne ho parlato a Walt qualche anno fa- quando cercava i fondi per realizzare Comfort War Zone, la storia di una silenziosa invasione aliena di micro incursori che alzano il tasso di testosterone nella gente per portarli al conflitto dal più piccolo davanti alla partita in tv al pub al più grande nella stanza dei bottoni del Norad per un bizzarro esperimento scientifico che ricorda gli alieni che seminano le barzellette sulla Terra in un racconto di Asimov - ed il mio amico ex asceta ha commentato solo accipicchiolina ! ciao ciao

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    1. Nessun problema ti comprendo a pieno, io che di formazione invece, tra le cose più culturali ed auliche che ho fatto, posso vantare giusto aver studiato la filmografia di Walter Hill, beh, capiscimi, ognuno fa con quello che ha ;-) Non ti chiedo la marca della bumba dei cacciatori di Steve Gerber, facile intuire il nome sull’etichetta. A parte il fatto che il soggetto è geniale e secondo me attualissimo, ma credo che riuscire ad estorcere un “accipicchiolina” a Gualtiero sia il massimo che si può ottenere da lui in termini di reazioni ;-) Cheers!

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  4. Bello, bello, bello. Qui siamo proprio nel vivo della filmografia di Hill, gli anni per me migliori. "I guerrieri della palude silenziosa" esce l'anno in cui io nasco, quindi per forza di cose l'ho recuperato un po' dopo per caso in un passaggio televisivo e poi visto e rivisto un innumerevole numero di volte in VHS. Poi però, non so il perchè, me ne sono dimenticato pure io, salvo che lo scorso anno mentre stavo facendo la lista per i titoli rewind del blog è rispuntato fuori e che ti scopro? In Italia è introvabile, non dico in blu-ray, ma nemmeno in DVD. Un po' come "Ricercati: ufficialmente morti" che è una chimera del nostro mercato home video. Ma come si fa, come? Cassidy spiegamelo.

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    1. Non me lo posso spiegare, perché per me la filmografia di Walter Hill è oro, fino a “Strade di fuoco” ha solo capolavori, dopo, solo film solidissimi come non se ne fanno più. Per me Gualtiero è il padre nobile di tutto il cinema di genere, ne parleremo diffusamente la prossima settimana, in ogni caso anche “Nemesi” oppure “Jimmy Bobo” per me sono film migliori di tanta roba senza carattere che trovi in giro. Esistono edizione a dodici dischi di filmetti da nulla, e Walter Hill invece? Ciccia. Anche per questo nel mio infinitesimale, ho voluto omaggiarlo qui, è uno che ha formato il mio gusto cinematografico, un regista fondamentale, un altro che – purtroppo – verrà riconosciuto per il titano che è, solo quando avrà lasciato questa valle di lacrime. Questi di solito, sono i registi che piacciano qui alla Bara Volante ;-) Cheers!

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    1. Yeah! Era proprio quello lo scopo. Aspetto il tuo parere ;-) Cheers!

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  6. Titolo (italiano) di m?%&a, ma film meraviglioso.
    L'ho sempre amato, grazie Cassidy.

    Oscar BZ

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    1. Evocativo quando vuoi, ma pialla la satira del titolo originale che è molto, ma molto migliore. Grazie a te! ;-) Cheers

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  7. Post e film epici!
    Ho visto il film con i miei genitori che ero piccolissimo - prima dell'epoca dei "bollini rossi" - e per rimanere in tema mi ha strizzato la me@#$a dal c@lo dalla paura! Sono stato avvinghiato dal terrore in ogni fotogramma, a decenni di distanza ricordo ancora l'aria per nulla rilassata di essere in salvo ma in pericolo, nel finale, e quelle urla di maiali risuonano ancora nelle mie orecchie.
    Se Hill avesse sul serio diretto Alien, allora sì che quel film metterebbe fottutamente paura, anche a decenni di distanza!
    Fred che si è portato pallottole vere... Vazquez? Cameron non è certo un tipo facile e dubito che anche solo sia stato seduto ad un tavolo con Hill, che si finiva sicuramente a botte, ma certo alcuni richiami ad "Aliens" ci sono. Il problema è che dopo lo scotto del primo Alien Hill non avrebbe mai corso il rischio di scrivere ancora un film per poi venir cancellato dai crediti - e in fondo questo Guerrieri può benissimo essere la vendetta per il trattamento subìto. Chissà...
    Comunque la rubrica è ormai titanica: se lo sapesse, Hill addirittura alzerebbe mezzo ciglio, che di più da lui non si può ottenere :-D

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    1. Hai beccato uno dei pochi passaggi televisivi, prima che il film sparisse nel nulla, ed è proprio così, questo è uno di quei film che ti fa arrotolare sulla poltrona, ti annoda le budella e ti mette addosso una tensione da cui nemmeno i titoli di coda ti liberano, penso che ci sia un girone infernale in cui torturano i dannati facendo ascoltar loro a ripetizione “Parlez nous à boire”. Dici non bene, benissimo, se questo è il film su cui ha ripiegato al posto di “Alien”, non solo Hill ha fatto benissimo, ma almeno non ha fatto sfigurare Ridley Scott :-P

      So che avresti colto il paragone tra Ferdinando Reparto e Vazquez, nemmeno io credo che quei due si siano mai parlati davvero, te la immagini una riunione creativa con Walter Hill e Jimmy Cameron allo stesso tavolo? Come lanciare un fiammifero in una casa matta, però sono due della stessa pasta, ne varrebbe quasi la pena correre il rischio ;-) Ti ringrazio moltissimo, il bello è che siamo appena all’inizio, mezzo ciglio è già un gran risultato davvero ahaahah ;-) Cheers!

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  8. Recuperato dopo anni giusto qualche mese fa. Ancora oggi freschissimo, teso, personaggi ben caratterizzati con un simpatico ed ambiguo James, ambientazione suggestiva ed inquietante... ultimi 20 minuti degni di Alfred Hitchcock! Rispetto ad altri flop poi diventati cult poco ricordato. Misteri del cinema.
    Come hai detto in un' ora e 40 tanta roba quando oggi in alcuni casi con 2 ore e 10, se non di più, poco e o confuso.

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    1. Questo film ha un tiro micidiale, la durata è quella giusta, al resto ci pensa Walter Hill, quando sembra finita per i sopravvissuti, in realtà bisogna ancora combattere. Non vengono ricordati i grandi film di Hill, figuriamoci quelli che non hanno incassato molto come questo, veri misteri! Cheers

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  9. Sappi che mi hai totalmente "walterhillizzato"! Domani esce una chicca sul Zinefilo ma questa te la devo raccontare subito.
    Nel 2000 Andrew Laszlo pubblica un saggio sulla fotografia cinematografica dal titolo "Every Frame a Rembrandt", che ovviamente non può parlare della sua sterminata produzione: l'autore deve per forza concentrarsi su pochi film. Così sceglie di dedicare le 270 pagine del volume a soli 5 film di cui ha curato la fotografia. Ben tre dei quali sono di Walter Hill: "Southern Comfort", "The Warriors" e "Streets of Fire", tanto per dire quanto ha significato Guglielmo nella vita del fotografo ungherese. (Gli altri due sono "Rambo" e "Salto nel buio", capisci che questo libro è il mio nuovo saggio di cinema preferito!)

    Per ora ho letto solo le primissime pagine ed è già un capolavoro. Per riassumere brevemente, immagina che Laszlo sta curando la fotografia di un film in California dal lunedì al venerdì, perché appena si avvicina il weekend libero si presentano Walter Hill, David Giler e Pat Kehoe (assistente regista) che prendono di peso Laszlo, lo caricano su un jet privato e lo portano a visitare le paludi più schifose e infestate d'America! South Carolina, Florida, Georgia, Mississippi, Lousiana, Alabama e Texas: niente, le paludi sono troppo belle, rigogliose e piene di colori, non vanno bene.
    Poi Laszlo tira fuori un libro che ama, "This is War", del fotografo di guerra David Douglas Duncan. (Come dici? Assomiglia alla tagline di "Aliens", This Time is War? Continuano le coincidenze...) C'è una foto di un soldato della guerra di Corea apparsa su "LIFE": l'uomo è sudato, sporco, ricoperto di fango e dai suoi occhi traspare tutto l'orrore della guerra. Ecco la fotografia che Laszlo cerca.
    Conosce Greg Guirard, uno studioso che ha deciso di vivere con la famiglia nelle paludi della Louisiana e ha pubblicato un libro fotografico, "Seasons of Light", che colpisce il nostro direttore della fotografia: paludi grige, monocromatiche, inquietanti ed addirittura "ostili". Ecco la fotografia giusta! Abbiamo trovato la location.

    Capisci che mi hai rovinato? Sono infognato in mille progetti e ora non riesco a pensare ad altro che a Walter Hill!!! :-D

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    1. Eheh ti chiedo scusa, ma se la risposta che mi sfoggi è tirare fuori questo tipo di materiale, sono felice di averlo fatto! ;-) Tre film meravigliosi di Hill più “Rambo” e uno dei miei Joe Dante del cuore… in pratica è un testo sacro! :-D
      I gradi di separazione con “Aliens” continuano a diminuire ;-) Fantastico, grazie per averlo condiviso davvero una meraviglia, perché la banda ha fatto di tutto per cercare e trovare le paludi più schifosi e inospitali del mondo, ma la fotografia di Laszlo è talmente bella che ha davvero resto "Every Frame a Rembrandt", non vedo l’ora di leggerti domani ;-) Cheers!

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  10. Proprio ieri è stato reso disponibile su Prime Video. Mi piace pensare che abbiano letto il tuo meraviglioso articolo prima di decidere di acquistarne i diritti :D Ora me lo riguardo!

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    1. Ti ringrazio di cuore hombre, ho letto anche io la notizia e ne sono molto felice, questo è un capolavoro che dovrebbero vedere e rivedere tutti :-D Cheers

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  11. Porco cane, non l'ho mai visto!
    Perché mi faccio sempre fermare dai titoli...mi sembrava una roba tipo Fragasso et similia...
    Cacchio se avessi saputo di un film che si chiamava "Southern Comfort" solo per i molteplici sensi del titolo lo avrei recuperato! Anche se a dir la verità ho assaggiato anni fa 'sto famoso SC ma mi ha fatto schifo! 😄

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    1. Lo trovi su Amazon Prime, è un capolavoro, non ci giro troppo attorno ;-) Cheers

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    2. Infatti ho letto solo l'intro del tuo articolo per non bruciarmi niente! 😉😉👍🏻

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    3. Bravo, aspetto il tuo parere sul film però ;-) Cheers

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    4. L'ho scari...reperito!! Appena ho un attimo me lo guardo e poi ti faccio sapere!!

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    5. Aspetto il tuo parere ;-) Cheers

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  12. Il tuo lavoro lo stai facendo bene: non solo non avevo visto il film, ma neanche sapevo della sua esistenza; ho rimediato.
    Il film è piacevole. Sarei anche più generoso se non fosse che ho trovato alcuni dialoghi al limite del fastidio. Ok per il turpiloquio, che ci sta, ma perché strillano in maniera isterica? (non mi vengono altri termini)
    Finale strepitoso.

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    1. È poi non riesco a fare a meno di pensare a Deliverance, che adoro...

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    2. Se riesco a convincere qualcuno a guardare un bel film, ho fatto il mio dovere ;-) I dialoghi del film spiazzano, ma non lasciano certo indifferenti, penso che potresti finire per amarli, con il tempo e le visioni. Cheers!

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    3. Sono cugini i due film, l'anno scelto per ambientarlo parla chiaro, differiscono per pochi dettagli ma che fanno la differenza, ma restano comunque parenti alla lontana. Cheers!

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  13. rivisto propio ora prima di tornare a lavoro. ad ogni visione lo trovo sempre piu' bello.un monumento del cinema. ciao da LUIGI

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    1. Hai ragione Luigi è un classico mai abbastanza ricordato o celebrato. Cheers

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  14. fortunatamente con noi e' in buone mani. finche' vivremo lo tramanderemo, luigi

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