Ognuno nella vita vorrebbe ritrovarsi nella condizione di
poter smettere una volta raggiunto l’apice, di poter uscire di scena tra gli
applausi, quando tutti ancora ti rimpiangono, piuttosto che compatirti.
Quando si tratta di fumetti, e in particolare di quelli di
Batman, nessuno è stato più all’apice di Frank Miller,
Anno Uno è un capolavoro, mentre
Il ritorno del Cavaliere Oscuro, semplicemente la storia che ha
ridefinito per sempre l’Uomo Pipistrello. Per quale folle ragione uno come lui
dovrebbe voler scrivere e disegnare il seguito della storia che lo ha reso una
delle personalità più eminenti del panorama dei fumetti mondiali? Le opzioni
sono due: Hai una storia monumentale per le mani, oppure sei matto come un
cavallo. Secondo voi Frank Miller a quale categoria appartiene?
Nel 2001, all’annuncio di un seguito di
Il ritorno del Cavaliere Oscuro, battezzato subito con il
giovanilistico acronimo di DK2 e firmato dagli autori originali Frank Miller e Lynn
Varley, il mondo dei comics è esploso.
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Batmaniani, questa sera ceneremo nell'Ade! |
Per anni la Distinta Concorrenza ha cercato di convincere
Miller a tornare sul luogo del delitto della sua opera più famosa, ma l’accordo
è arrivato solo nel 2001, nessuno sa quanto sia stato il compenso del vecchio
Frank, si vocifera di numeri a nove cifre, roba da giocatore della NBA più che
da autore di fumetti, ma non mi aspetto niente di meno, anche questa
esagerazione rientra nel quadro dell’opera finale.
Una delle prima affermazioni fatte da Miller sul questo
secondo capitolo, ruotavano attorno agli altri personaggi della Distinta
Concorrenza, quelli che in “The Dark Knight returns” erano assenti, ad
esclusione di Superman e di pochi altri eroi. Secondo Miller “DK2” sarebbe
stato un lavoro molto più ampio, malgrado i tre numeri annunciati della
miniserie. Magari sarà stato anche così nelle intenzioni, ma dopo una vita
passata a leggere e rileggere il capolavoro di Miller del 1986, la prima volta
che ho letto “Il cavaliere oscuro colpisce ancora” ho reagito più o meno come
tutti i lettori del pianeta: Sono rimasto spiazzato.
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Trovate che possono lasciare spiazzati: Una vignetta a sostenere la tesi. |
Critica e pubblico ai tempi risposero malissimo, Miller per
difendersi si ritrovò a sollevare lo scudo come gli Spartani a lui tanto cari,
riparandosi dietro una sfortunata casualità nelle tempistiche d’uscita della
saga, secondo l’autore aver fatto schiantare il Bat-aereo dritto contro le torri
gemelle di Gotham City nel secondo numero, uscito poco dopo l’attentato
terroristico dell’11 settembre è stata la principale causa del flop nelle
vendite.
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Magari dopo l’11 settembre, nessuno voleva più veder schiantarsi nulla, ecco. |
Sarà, ma considerato che il primo numero è uscito negli
Stati Uniti a novembre del 2001, secondo me le voci sulla qualità dell’albo avevano
già fatto in tempo a girare. Si perché per assurdo “The Dark Knight strikes
again” forse è un fumetto più facile da capire oggi, piuttosto che nel 2001, un’operazione
troppo estrema, ma da uno con il piglio di Frank Miller è anche difficile
aspettarsi qualcosa di diverso.
La storia continua dopo la fine di “Il ritorno del Cavaliere
Oscuro”, Batman è finito ad addestrare il suo personale esercito di Bat-ragazzi
aiutato dalla nuova Catgirl, Carrie Kelly, la Robin della precedente storia. Ma
nel frattempo la società è sprofondata ulteriormente, il presidente Lex Luthor
porta avanti una politica estera scellerata e grazie ad un’alleanza con Brainiac,
tiene Superman per le palle, minacciando di distruggere la città kryptoniana
miniaturizzata di Kandor, se Big Blue non esegue tutti i suoi ordini alla
lettera.
Il nuovo ordine mondiale è caratterizzato dai mezzi di
informazione sempre più martellanti, sempre più intenti a diffondere notizie
sceme per tenere il cervello del pubblico distratto. Gli unici super eroi
autorizzati dal governo, sono le improbabili “Superchix” (in italiano “Superpupe”
lo so, questo abbiamo e questo tocca tenerci), delle signorine - ben poco - vestite
da super eroine, che di eroico non fanno proprio nulla, se non insultarsi tra
di loro, ammiccare e influenzare i gusti e le opinioni del pubblico.
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Più che Bat-Girl mi sembra una bat… No è troppo facile, non la dico questa. |
Una società benpensante in cui l’apparenza domina, con poca
o nessuna distinzione tra celebrità e politica, con delle “Influencer” come miti,
attrici troppo belle sono gli unici eroi, Invece lui sì, lui era una star, ma
tanto non ritornerà… No scusate, mi sa che ho perso un po’ la tramontana. In
ogni caso è chiaro, oggi più che nel 2001, che Miller una piccola intuizione
sulla direzione che avrebbe preso il mondo, deve averla avuta. Ed essendo un Repubblicano
tutto d’un pezzo, un conservatore tendente alla destra più estrema, secondo voi
cosa può pensare di questo ben poco coraggioso, ma molto mollaccione, nuovo
mondo?
Se in
Il ritorno del Cavaliere Oscuro, Batman incarnava il punto di vista del vecchio Frank sul
mondo, in “The Dark Knight strikes again” questa cosa è accentuata non cento,
ma mille(r) volte, questo è l’unico modo per godersi la storia però, perché di
suo questo “Ritorno - Parte seconda” non ha una trama rivoluzionaria e anche nei
disegni, bisogna notare un grosso passo indietro.
Il tratto di Miller nel 2001, era quello più grossolano
degli ultimi volumi di “Sin City”, quelli in cui la posa - sempre ultra
plastica - dei personaggi dominava sulla cura del dettaglio, l’assenza delle
rifiniture di Klaus Janson si nota tutta, e anche i colori digitali di Lynn
Varley sono una sberla data a mano aperta in faccia. Secondo la colorista,
abbiamo visto fin troppe volte la colorazione digitale utilizzata per imitare i
vecchi pennelli, quindi in un moto di sperimentazione, Lynn spara i colori a
manetta, bianchi accesi, blu e verdi luminosi, e degli sfondi inesistenti ma
comunque variopinti, qualcosa che aggredisce gli occhi, specialmente se sei
rimasto all’oscuro (di nome e di fatto) capolavoro del 1986.
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La tentazione di dire “la mia nipotina disegna meglio” è forte lo so. |
“Il cavaliere oscuro colpisce ancora” è un bel fumetto? Non
me la sento di affermarlo, se siete interessati a tante versione alternative
degli eroi della Distinta Concorrenza, qui avrete pane per i vostri Bat-denti,
ma se non si entra nell’ottica giusta, resta una storia davvero poco incisiva,
anche se si salvano alcuni momenti e alcuni personaggi davvero riusciti.
Batman qui è in missione per conto dell’IO di Frank Miller,
per combattere la sua guerra santa contro questa società ben pensante, l’Uomo
Pipistrello deve radunare la banda, quindi uno alla volta libera dalla loro
schiavitù tutti gli eroi che possono aiutarlo nel far crollare questo mondo smidollato.
Già qui dovreste notare un leggerissimo attacco di Miller all’industria stessa
del fumetto, quella che lo ha pagato un’esagerazione pur di fargli scrivere
questo seguito, perché “Il cavaliere oscuro colpisce ancora” sta a “Il ritorno
del Cavaliere Oscuro” come
Fuga da Los Angeles sta a
1997 Fuga da New York,
scusate se vi chiedo di risolvere equazioni la mattina presto.
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Frank Miller era invidioso della Cinzia di Leo Ortolani? |
Con la sua solita delicatezza dell’uso delle metafore, Miller
ci mostra il vecchio Flash Barry Allen, costretto a correre come un criceto
dentro la ruota, usando la sua super velocità per generare la corrente
elettrica necessaria per Gotham City.
Anche se la mia scena preferita resta quella d’apertura, che
voglio sperare sia l’omaggio di Frank Miller al primo capitolo di uno dei miei
romanzi del cuore, “Tre millimetri al giorno” di Richard Matheson. Ray Palmer è
intrappolato da anni in un paesaggio allucinante fatto di oceani infiniti e
giganteschi mostri marini, ma giunti alla fine della scena scopriamo che il
vecchio Atom, ridotto a dimensioni microscopiche da anni era intrappolato in un
una piastra di Petri, in balia di organismi monocellulari, visto inizi peggiori
dai.
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Poi dicono che le dimensioni non contano, tzè! |
Ogni eroe della Distinta Concorrenza salvato da Batman,
diventa l’occasione per Miller di riflettere sull’andazzo preso dal fumetto
americano, in un accumulo di trame in cui ogni tanto qualcosa scappa di mano. Ancora
oggi, rileggendo “The Dark Knight strikes again” ci trovo alcune forzature,
tipo l’introduzione del “nuovo Joker”, la cui sotto trama si risolve davvero
troppo frettolosamente nel giro di pochissime pagine nell’ultimo volume, e la
cui identità segreta, sembra più che altro l’ennesimo attacco di Miller al
cuore dell’iconografia dell’Uomo Pipistrello, in una storia che di attacchi
frontali se ne intende.
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Papà d’acciaio e la sua figliola, fatta dello stesso materiale. |
Ci trovo anche cosette riuscite, anche se la sua genesi occupa
quasi tutto il secondo volume, il personaggio di Lara, figlia di Superman e
Wonder Woman è tostissima, anche nel suo look abbastanza estremo, dal colore
dei capelli alla gonnellina che fa da versione sexy del mantello. Una donna
tosta come non mancano quasi mai nei fumetti di Miller, che si prende spesso il
palcoscenico, anche se la crociata di Frank Miller è quella che tiene davvero
banco nella storia.
Alla fine del secondo capitolo, dopo aver sfracellato il
Bat-aereo contro l’ufficio di Lex Luthor che ha sede nelle
Trump Tower
torri gemelle di Gotham, e aver sfigurato il cattivone incidendogli una “Z” sul
volto (gran finezza di Miller), Batman si mette comodo, tanto a guidare il
mezzo per la fuga ci pensa Catgirl, quindi il nostro eroe appoggia i Bat-stivali
sul cruscotto, incrocia le dita dietro la nuca e si esibisce nella frase
simbolo di questa storia: «Infondere terrore. La parte migliore del lavoro».
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"Vado matto per i Bat-piani ben riusciti" (Quasi-cit.) |
Batman è il terrorista di Miller, mandato dietro le linee nemiche
con il Batarang tra i denti come un ninja, con il preciso compito di seminare
il panico, anzi, di infondere il terrore. L’unico modo per godersi davvero “The
Dark Knight strikes again” è indossare la vostra risata sardonica migliore
durante la lettura, e fare il tifo per un personaggio che fa saltare con il
tritolo l’industria dei fumetti dal di dentro, se si fosse intitolata “Frank
Miller colpisce ancora” sarebbe stata lo stesso, perché quello sotto il
cappuccio con le orecchie a punta è proprio Miller che non fa prigionieri.
Un’opera Dadaista che non vuole fare i baffi sul volto di
Batman, per irriderlo come si faceva con la Gioconda, ma vuole marcare il volto
dell’industria del fumetto con una grossa “Z” gigante e poi farsi delle gran
risate alle sue spalle. Surrealismo applicato alle super calzamaglie, René
Magritte diceva che quella nel suo famoso dipinto non era una pipa, perché non
potevi usarla per fumare, questo al massimo è Miller che si gode la parte
migliore del suo lavoro.
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Ultima vignetta del fumetto, manca solo la sigla dei Looney Tunes. |
Vi ricordo la
Bat-rubrica della Bara Volante!
Sono basito :D, sono opere come queste che mi fanno capire da una parte la mia ignoranza sul fumetto, dall'altra che mi fanno tenere alla larga da queste opere.
RispondiEliminaI disegni non mi piacciono (avrei voluto dire diversamente, ma non voglio fare l'ignorante di fumetti che critica cose di cui non ha competenza), la vignetta di quella specie di mutante mi ha lasciato interdetto...
Sì, forse non avrei dovuto commentare, ma ad ogni modo metti agli atti il commento populista di chi di fumetti supereroistici non si intende.
Nemmeno io ho mai amato molto questo secondo capitolo del "Cavaliere Oscuro" di Miller, rileggendolo mi sono divertito solo perché sotto la maschera di Batman mi immaginavo lo stesso Miller, è un opera Punk, non è bella, forse perché si rivolge agli addetti ai lavori, anzi, forse contro di loro. Però le versioni alternative degli eroi della Distinta Concorrenza non sono male ;-) Cheers
EliminaIncredibile... Ma quindi poi la coincidenza con il settembre 2001 non era vera? Posso capire che magari avesse scritto tutto prima, ma magari poteva cambiare la storia in corso d'opera...
RispondiEliminaUltimamente Miller è tornato su 300 scrivendo "Xerxes", che la Dark Horse ha provato a pompare per ripetere il successo del primo fumetto ma che invece mi sembra sia stato bellamente ignorato (ho provato a leggere il primo numero ma mi provoca allergia!)
Possibile che Miller abbia la maledizione dei seguiti? :-P
Ho riportato la frase di Miller perché è quello che ha dichiarato lui, il primo numero di "DK2" è uscito a novembre 2011, il successivo poco dopo, però penso che la scena in questione fosse stata scritta prima, il problema è che resta un momento chiave della storia, anche cambiarlo sarebbe stato un po' complesso, tra disegni e colori. Miller le spara grosse ma per questa tendo a credergli, il clima era quello, penso anche a "Donnie Darko" che con il suo motore di aereo, uscito in (poche sale) nell'ottobre del 2001 fu un grosso flop. Poi certo questo seguito è strano forte, quindi il passaparola sulla qualità della storia non ha certo aiutato. Non ho letto "Xerxes" mi sono preso una pausa da Miller dopo il tremendo "Holy Terror", ma considerando che i primi numero di "Sin City" sono ottimi e gli ultimi, deliranti quasi quanto questo "DK2", mi sa che hai ragione, Miller è uno da opere singole. Non ho ancora letto la terza parte del "Cavaliere Oscuro", ma non ne ho sentito parlare benissimo. Cheers!
EliminaFumetto discreto : se da una parte Miller intuisce il caos da scimmie urlatrici che oggi infesta l'internet, dall' altra crea un seguto di DKR dove Batman è quasi l'ultima ruota del carro ( la ci età non è più di alcun impedimento ).
RispondiEliminaTroppi personaggi, troppe cose da dire e poche pagine a disposizione.
Disegni mediocri per non dire peggio, e Carrie che col suo continuo cambiare identità , ricorda davvero il Tòpin di ratmaniana memoria .
Qualche scena azzeccata c'è : quella di Atom all' inizio, ma anche quella di Hal Jordan che vive su un altro pianeta con moglie e figlio ( e che razza di moglie e figlio ha !Mhhhh , de gustibus )
Qualche intuizione del futuro deve averla avuta, ma resta un bel casino questo fumetto, Batman poi non ha più limiti, è pelato per far vedere che è vecchio, ma la sua età non è più un limite come lo era nel capitolo precedente. Carrie davvero ne esce con le ossa a pezzi, peccato, era un gran personaggio. Non ho mai amato Lanterna Verde, non inizierò certo a farlo con questa storia, proprio no ;-) Cheers
EliminaA me DK2 è piaciuto molto, chiaramente non è un capolavoro al livello del primo capitolo della saga ma certamente si vede che all'epoca Miller aveva cose da dire, al contrario di quanto accade in quella noia mortale che è il Cavaliere oscuro III (ma lì c'è anche la responsabilità di Azzarello, co-autore dei testi). Probabilmente il tono grottesco che usa Miller qui, sia nella storia che nei disegni, non è per tutti i gusti; anzi, è proprio il tipo di cose che divide in due il pubblico e che non lascia indifferenti: o lo si ama o lo si odia, a me ha divertito tantissimo! L'unica cosa che non mi è piaciuta sono stati i colori, apprezzo la volontà di sperimentare ma forse le cose sono un po' sfuggite di mano in questo senso; c'è anche da dire che su altri lavori di Miller vedremo colori ben peggiori (vedere per credere le copertine degli albetti del già citato terzo capitolo della saga, terribili!).
RispondiEliminaMi rendo conto però che sono veramente di parte, a me è piaciuto pure Holy Terror (e pure quella in origine doveva essere una storia di Batman)!!
Rileggendolo ora, ho davvero notato come Miller abbia anticipato il nostro (grottesco come i suoi disegni) presente, "DK2" è un'opera incazzata e satirica, per quello mi è piaciuta. Ma non riesco a trovarlo bello fuori da questa provocazione di Miller, per quello il Cavaliere oscuro III non mi attira per nulla, da quello che so è piatto, e più un fumetto di Azzarello che di Miller. "Holy Terror" si doveva essere una storia di Batman, ma a parte il contenuto di pura propaganda, gestito secondo me molto ma molto male, è proprio una delle opere più scarse di Miller, dopo aver letto quello mi sono detto: Basta Miller per un po'. Ho riletto questi due vecchi albi da allora ;-) Cheers
EliminaE la classica "cagata d'autore": una graphic novel senza storia e senza personaggi, in cui Miller vomita dentro tutto quello che gli passa per la testa, senza dargli una forma coesa o coerente.
RispondiEliminaCi ha visto lungo, su questo non c'è dubbio (le superchix... quante cosplayer vorrebbero chiamarsi così?), ma questo non rende la storia buona.
Esatto, infatti è tutto tranne che un buon storia, l'unico modo per godersela un po' è immaginarsi Miller sotto il mantello di questa versione di Batman, ma più che quello, il nulla. Cheers!
EliminaTanto di cappello per esserne riuscito a parlare seriamente...
RispondiEliminaTi ringrazio, avessi dovuto farlo la prima volta che l’ho letto nel 2001, probabilmente avrei potuto mettere in fila solo una serie di cristoni e insulti di svariato genere ;-) Cheers
EliminaA me invece la presentazione dei personaggi è proprio la parte che più mi ha esaltato, vedere come hanno usato i loro stessi poteri per ridurli in schiavitù. Anche come ha fatto intendere la enorme pericolosità di un personaggio comico come Plastic Man mi ha fatto alzare la scimmia. "Dinky non ha possibilità. Nemmeno una. Non contro di lui. Potrebbe ucciderci tutti quanti, per lui sarebbe facile. Potrebbe ucciderci tutti quanti."
RispondiEliminaPoi ha mandato in vacca la storia, dando inoltre ai personaggi proporzioni e costumi da bambini (vedi Flash).
Vero, il potenziale era tutto lì da vedere, poi tutto è scappato di mano. Cheers
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