venerdì 22 marzo 2019

Driver l'imprendibile (1978): Sta zitto e guida

Poche parole, tantissimi fatti. A chiacchiere sono buoni tutti ad atteggiarsi, essere il migliore è qualcosa che si dimostra con l’esempio, è così che si diventa il re della collina. Benvenuti al nuovo, rombante capitolo di… King of the hill!
Non credo che ci sia un singolo film in grado di fare la differenza imponendo un nuovo standard di qualità per tutti, come “The Driver” che in uno strambo Paese a forma di scarpa si è guadagnato un sottotitolo che appesantisce il titolo, ma riassume il senso: imprendibile. Come Walter Hill che al suo secondo film da regista dopo L’eroe della strada, riassume già quasi tutta la poetica del suo cinema, regalando un archetipo narrativo che tutti gli altri registi dopo di lui hanno potuto giusto provare ad inseguire, imprendibile per davvero.

Dopo essere stato assistente alla regia di “Bullitt” (1968) e aver scritto “Getaway!” (1972), Gualtiero Collina voleva Steve McQueen come protagonista, ma di recitare in un altro film con le automobili, il nostro Steve proprio non aveva voglia, temendo di essere ricordato solo per quello (storia vera). A questo punto Hill avrebbe gradito lavorare ancora con Charles Bronson, ma dopo aver fatto il madornale errore di dire mezza parola contro la recitazione della signora Bronson, Jill Ireland in Hard Times, il vecchio Charlie aveva messo il nome di Hill sulla sua personalissima lista nera, quindi niente da fare, tocca cercare ancora.

La tradizione dei titoli di testa nella rubrica, uno dei pochi momenti statici del film.
Gualtiero inizia a pensare che Clint Eastwood potrebbe essere quello giusto, quando il suo fidato produttore, Lawrence Gordon gli da l’imbeccata giusta: "Se prendi gente come Bronson o Eastwood, quelli si mangiano il film attirando tutti gli sguardi. Se prendi McQueen faranno tutti i paragoni con Getaway, ti ci vuole qualcuno di più adatto al personaggio che hai scritto, uno che riesca ad essere figo in modo più sottile". Parafrasando un suo film famoso mi viene da dire: "Con questi mezzi Ryan O'Neal acquisì lo stile e il titolo di Driver".

E Ryan Gosling... MUTO!
A proposito di persone belle belle in modo assurdo (cit.), pare che Isabelle Adjani abbia accettato la parte, perché positivamente colpita da L’eroe della strada, ma se i protagonisti sono una tale coppia di belloni, per la parte dell’avversario non può esserci nessuno di più adatto della facciona da schiaffi e della massa di riccioli di Bruce Dern che qui sembra il papà di Michael Bay, appena un po’ più arrogante, però.

“The Driver” è un film che m’incanta ad ogni visione, sul serio, è girato alla grande, un trionfo dell’azione sui dialoghi, in cui ogni scena è girata per risultare il massimo della figoseria possibile, la sua influenza sulla storia del cinema è stata silenziosa quanto il suo protagonista, ma notevole come il risultato finale, se dovessi riassumere il cinema di Walter Hill ad un marziano, penso che gli farei vedere questo film che si merita di stare tra i Classidy!

Per essere uno che si è sempre considerato un regista di western, Walter Hill non si smentisce, “Driver l'imprendibile” è essenzialmente un western urbano (ecco perché il detective sfotte driver chiamandolo “Cowboy”) dove ogni dettaglio è scritto e diretto per risultare stilosissimo, un punto di equilibrio perfetto tra i modelli di riferimento di Gualtiero Collina, il western da una parte e Jean-Pierre Melville dall’altra.

Se in Le Samouraï, molti dei personaggi principali non avevano nemmeno un nome, ma erano indicati solo dal ruolo, qui Hill fa la stessa cosa estremizzando al massimo il concetto: i protagonisti sono un archetipo che ne identifica la collocazione sulla scacchiera. E se Melville concentrava la sua attenzione su un criminale solitario, un assassino con l’etica di un Samurai, Hill fa qualcosa di identico, ma ancora di più rivoluzionario: rende per la prima volta al cinema protagonista della vicenda, uno che di solito sta in disparte, l’autista, quello che durante una rapina, aspetta in auto fuori, con il motore acceso.

Prima di Walter Hill, l’autista era solo uno che guidava, ora è il protagonista.
Ora vi può sembrare normale, perché film come “Drive” (2011), oppure, ancora meglio, Baby Driver, fin dai loro titoli, hanno saputo essere quasi dei remake, anzi, meglio dei remake, delle rielaborazioni molto personali (uno in chiave molto romantica, l’altro anche, ma con ancora più musica) di un classico, in cui il modello di riferimento, il film di Walter Hill era chiarissimo, senza risultarne, però, una copia sbiadita.

"No Edgar, io sono tuo padre!"
Le rapine e gli inseguimenti in auto, sono due specialità in cui un regista d’azione deve cimentarsi prima o poi per eccellere, ci sono film che ci concentrano su cosa accade in banca quando i rapinatori fanno irruzione e altri che mostrano l’inseguimento successivo al meglio, ma per la prima volta nel 1978, Walter Hill pone l’attenzione sul tizio che aspetta fuori in auto, tanto che la rapina passa in secondo piano, è un cambio di fronte semplice che sarebbe rivoluzionario già così, se non fosse seguito da un’estetica che levati, ma levati proprio.
A proposito di estetica avere Isabelle Adjani aiuta, non poco. 
“Driver l'imprendibile” inizia di notte, non c’è niente di più cinematografico della notte al cinema e come accade spesso nei film di Walter Hill, le cose più importanti possono accadere solo quando cala il sole. Se dico sempre che i primi cinque minuti di un film sono quelli che ne determinano il ritmo, è anche perché sono cresciuto con i film di Gualtiero Collina.

I primi cinque minuti muti, con driver (Ryan O'Neal) che guida in auto di notte caricando a bordo i rapinatori in fuga sono perfetti, ma poi è qui che il film inizia davvero con un lungo inseguimento girato come gli Dei del cinema comandano, con le auto della polizia che aumentano di numero ad ogni minuto e driver lì al volante, impassibile come solo il faccione di Ryan O'Neal sapeva essere, un predatore nel suo elemento, peccato che il suo elemento sia con il culo sul sedile di guida, le mani sul volante e il piede sull’acceleratore. A tavoletta.

In realtà aveva solo la luce dello stop fuori uso…
Si tratta di un classico del cinema d’azione, l’inseguimento in auto, ma il punto di vista diventa quello dell’autista, il tutto con una varietà di inquadrature e un numero di stacchi di montaggio invidiabile, lo ribadisco: nessuno dirige con la selvaggia eleganza di Walter Hill. Ed è solo l’inizio del film!

Esattamente come faceva la pianista di Le Samouraï, la giocatrice interpretata da Isabelle Adjani, è l’unica ad aver visto in faccia driver e a poterlo identificare, ma non lo fa diventando volutamente sua complice, da qui comincia un duello a distanza con il detective (Bruce Dern) in quello che è un western urbano, Melvilliano fino al midollo, in cui i protagonisti sono tutti fighi, stilosissimi, hanno gli abiti giusti, la camicia e la giacca perfetta e non escono di casa se non hanno un paio di occhiali da sole e anche qui, una lezione di stile che Hill regala al mondo e che registi come Michael Mann hanno fatto propria nel modo migliore possibile.

Bruce Dern nella sua migliore faccia da: “Questa città non è abbastanza grande per tutti e due”.
Per sua stessa ammissione, Hill ha dichiarato di essersi ispirato ai quadri di Edward Hopper per questo film, infatti “The Driver” è un trionfo delle immagini che poi sono quelle su cui è basato il cinema, quindi è un trionfo del cinema dove le parole sono centellinate (il protagonista pronuncia solo 350 battute) e le immagini comunicano, ogni dettaglio ha la stessa importanza, dai costumi di scena, al posizionare la macchina da presa nel modo migliore possibile, per trasformare la città sullo sfondo, in una città da far west dove va in scena il duello e sono le azioni dei personaggi a dare una direzione alla storia, non i dialoghi. In questo senso non poteva esserci uno più adatto di Ryan O'Neal per la parte del protagonista, uno che non ha certo una mimica facciale variegata, ma che ad un personaggio così minimalista non servirebbe proprio a niente.

Torchy's il locale preferito nei film di Walter Hill, tenetelo d'occhio, tornerà a trovarci nel corso della rubrica.
Driver è il migliore in quello che fa, Chaney era un fenomeno con i pugni? Bene, lui è un fenomeno con il volante, quando prima di assoldarlo per una rapina, gli chiedono se è bravo come si dice in giro, lui non parla, lo dimostra, in un trionfo dello “Show, don’t tell” come si dovrebbe sempre fare al cinema, lui sale sulla Mercedes arancione e la devasta guidando come un pazzo a velocità suicida in un parcheggio coperto, facendo zig zag tra le colonne di cemento armato e facendo cagare sotto i matusa, i governi e i suoi nuovi datori di lavoro, salvo poi concludere con una “frase maschia” perché uno così parla poco, ma quando lo fa deve colpire nel segno: «Vi conviene cambiare la macchina se intendete usarla ancora».

“Un po’ di pasta abrasiva e torna come nuova. Forse”.
Il cinema di Walter Hill è fatto anche di personaggi opposti, come abbiamo visto Speed e Chaney lo erano, qui la tradizione continua, perché se driver è silenzioso e letale, il detective è altrettanto letale senza, però, essere affatto silenzioso. Bruce Dern qui fa lo spaccone, i suoi dentoni e la faccia come il culo fanno il resto, non ci sono dubbi sul fatto che per quanto sia lui il rappresentante della legge, da spettatori viene subito da fare il tipo per driver, perché è uno con una sua etica, il samurai di Melville interpretato dalla sensibilità di Walter Hill, non sarà l’ultima volta nel corso della sua filmografia (e di questa rubrica) che Gualtiero ci farà fare il tifo per tipi sulla carta poco raccomandabili, ma così giusti da conquistarsi con i fatti - non con le parole - la nostra stima.

Ma questa ostentazione di figoseria diffusa, non è un esercizio sterile per Hill, una cosetta fatta per puro edonismo no, Gualtiero Collina parte dall’estetica super ricercata di Melville, per fare qualcosa di molto più interessante, ovvero utilizzare il cinema per migliorare gli eventi, renderli più interessanti, coinvolgenti, epici se serve.
Tutto è figo in questo film, anche le pose del regista mentre dirige.
Hill se ne frega del realismo, parte da spunti realistici, ma poi va alla ricerca del modo per rendere quello spunto molto migliore sul grande schermo di quanto non potrà mai esserlo nella realtà, questa ricerca della finzione cinematografica, così riuscita da sembrare più vera del reale, sarà alla base del film successivo di Hill che arriverà qui sopra tra sette giorni e di cui non vedo l’ora di scrivere (olè!), ma che comincia qui.

Driver deve inseguire due tizi su una Corvette e si trova alla guida di un vecchio pick-up rosso? Impossibile che uno scassone anni ’50 come quello che sta guidando lui, per quanto bellissimo da vedere, possa stare dietro ad una Corvette nuova fiammante, ma se l’assunto è che Driver è il miglior pilota del mondo e Hill dirige l’inseguimento in quel modo magistrale, allora chissenefrega se guida un pick-up oppure il carrello della spesa, quello che conta è il risultato finale sul grande schermo.

Inseguimenti in auto: Dove davvero si scrive la storia del cinema.
Infatti quello che va in scena, è un vero e proprio duello, degno di un film western, con tanto di scena “A chi si butta per primo” come Jack Slater (guarda caso un film dove la finzione e la realtà tenevano banco), con le automobili al posto dei revolver, però.

Una scena in particolare, forse, rende ancora meglio l’idea: quando Driver nella stazione mette le mani sulla borsa e si volta, dietro di lui vede il detective e un esercito di poliziotti schierati, uno accanto all’altro disposti alla stessa distanza. No, sul serio, fino ad un momento prima non c’era nessuno e dopo una ventina di poliziotti, senza fare un solo rumore, sono riusciti ad entrare e mettersi in posa come se dovessero fare la foto di gruppo? Ve lo immaginate Bruce Dern che con l’indice davanti alla bocca, fa camminare tutti in punta di piedi, per poi spararsi la posa prendendo alla sprovvista Driver?

“Zitti raga zitti, fate una posa da fighi che ora si volta”.
No, non ha senso, ma a Hill non interessa e ha ragione lui, perché questo non cambia la potenza di quella scena, un attimo prima è solo, BOOM! Si volta, ha letteralmente tutta la polizia schierata dietro di lui, l’effetto cinematografico, che trionfa sul realismo, cinema allo stato puro, un capolavoro, non ci sono altre parole, ne ho già usate ben più di quanto non faccia Driver in tutto il film. Correte a vedere o rivedere questo film, ma fatevelo in fretta, a tavoletta.

Tra sette giorni, ne arriva un altro di capolavoro, ci venite con me a giocare a fare la guerra? ma mentre ci siete, vi ricordo il poster di questo film, direttamente dalle pagine di IPMP!

24 commenti:

  1. Stai volando così alto che non ti riacchiappiamo più :-D
    Ne approfitto per anticipare l'intervista al vetriolo a Walter Hill che sto traducendo, venerdì prossimo sul blog alieno, dove dal 1979 arriva il suo pacato disprezzo per non essergli stata riconosciuta l'autorialità di Alien :-P

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    1. Mi sono messo in testa di pilotare questa Bara come farebbe Driver, grazie mille troppo gentile! ;-) Non vedo l'ora di leggerla, Hill proprio come i suoi personaggi parla poco ma non le manda a dire. Cheers

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    2. Mi son sempre chiesto cosa sarebbe successo se avesse diretto lui Alien 😂👌

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    3. Pensa che per Walter Hill, "Alien" era una delle sceneggiatura, per fare un film dal budget contenuto, che trattasse il tema della sopravvivenza di un gruppo, è finito in una palude della Lousiana, a fare un film così. Ma il dubbio lo avremo per sempre! Cheers

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    4. Intendi Soutern Comfort? Ho ancora nelle iridi quel finale! Che cast poi!

      Che poi Walter con il genere fantascientifico si è approciato poco, se non sbaglio solo un film (forse) televisivo si chiamava Supernova (o qualcosa del genere).

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    5. Proprio lui, lo vedremo in dettaglio nel post dedicato ;-) Proprio quello, e non è finita bene, tanto che ha voluto provare a rinnegarlo. Cheers!

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    6. Essendo il 40° anniversario di Alien, da mesi sto spingendo di brutto a tradurre materiale d'annata per ricostruire un po' la faccenda, e davvero non ce l'hanno mai raccontata fino in fondo.
      Come dice Cas, il nostro Collina era un tipo che parlava poco ma menava tanto, e Alien l'ha lasciato steso a terra: si è vendicato parecchio. Sono d'accordissimo, trasformare un alieno in un "uomo della palude silenziosa" è stato geniale, così da raccontare come voleva lui la storia, ma ha anche rifatto la sua Ripley, visto che l'originale gliel'hanno sempre negata. E "Supernova" lo adoro, segno che malgrado Hill dicesse di non masticare la fantascienza... be', masticava di tutto e tutto bene.
      Se volessimo davvero far crollare l'universo, il prossimo Alien dovrebbero sfilarlo a quel pazzo di Scott e darlo ad Hill. Allora sì che tutto salterebbe in aria...

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    7. Non vedo l'ora di rivedermi "Supernova", pensare che Scott(o) campa ancora di rendita, quando Hill ha fatto quattro o cinque film seminali, che sono diventati dei fari per i rispettivi generi e quasi nessuno lo cita mai, a differenza dello Scott sbagliato. Cheers!

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    8. "e quasi nessuno lo cita mai"

      Già! Alcuni registi vengono misteriosamente "snobbati"! Boh!

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    9. Walter Hill è uno di quelli che viene dato proprio per scontato, quando spunta il suo nome il coro è quasi unanime, ma nei nomi citati, viene superato sempre da registi di minor valore. Cheers

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  2. Immancabile nei già visti degli appassionati e dei fan di Walter Hill in particolare.

    Dopo la leggo bene, aspettavo questa recensione da tempo.

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    1. Siamo al primo di tanti suoi classici, anche se già "Hard Times" era seminale. Vai tranquillo, a differenza di Driver il post non scappa ;-) Cheers

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    2. Sai che quello mi manca ho visto tipo: The Warriors, Johnny Handsome, Streets of Fire, i due 48hrs, Southern Comfort, i Cavalieri dalle lunghe ombre, Wild Bill, Ricercati: ufficialmente morti, Geronimo, Ancora Vivo, Undisputed e Jimmy Bobo.

      Quell'uomo sta Peckinpah come Carpenter sta a Hawks!

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    3. L’eroe della strada (hard times) è stato il primo capitolo della rubrica la scorsa settimana, merita una visione, però hai visto quasi tutto. Esatto, hai fatto il paragone giusto ;-) Cheers

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  3. D'accordissimo sul fascino delle riprese notturne, che danno un'estetica fantastica a qualunque scena si giri, se poi sono inseguimenti in auto vengono fuori delle robe eccezionali.
    Anch'io ho sempre pensato al "chi si butta per primo" alla Jack Slater, lo fa per due volte!
    Altra cosa che colpisce è l'assenza quasi totale di una colonna sonora, se poi i quasi-remake di Refn e Wright puntavano fortissimo sulla musica, qui la colonna è fatta tutta dal rombo dei motori e lo stridio degli pneumatici.
    Poi mi piacciono un sacco quelle fasi in cui il film "temporeggia" un poco, tutto fa parte della costruzione della scena, il montaggio diventa un mezzo narrativo come solo in pochi film (non solo quello che serve a far sembrare serrato un inseguimento).

    L'inseguimento finale è straordinario perché girato in mezzo al traffico. Poi non è nemmeno così surreale che il furgoncino rosso tenga la Corvette, se la Corvette perde metri ogni volta che esce da un curvone per la troppa velocità mentre il "Cowboy" tiene le curve strette ed ha un ingresso migliore in curva (oh, io a questi dettagli ci ho badato un sacco).

    p.s. adoro Bruce Dern in questo film, lo sbirro chiacchierone e spaccone ai limiti della legge, quasi un cavallo pazzo, mentre il Cowboy è quello misurato e taciturno. Il modo in cui Hill ha giocato coi ruoli è un valore aggiunto, e Dern regge una buona porzione del film.

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    1. Tutto il cinema che conta per Hill, si muove al buio di notte ;-) Lo penso anche io, Driver guida così bene che tira fuori il meglio da ogni mezzo che guida, non lo semini nemmeno con una Corvette. Lo penso anche io, perché Dern deve essere sgradevole, anche se interpreta un personaggio che piace ad Hill, in pratica è Nick Nolte in “48 Ore” ma deve ricoprire il ruolo del cattivo, ribaltamento completo dei ruoli, una mossa che viene bene a Gualtiero ;-) Cheers

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  4. Urca che classicone! Non lo rivedo da un sacco di tempo ma il bellissimo post mi ha fatto venir voglia di recuperarlo.
    Per venerdì prossimo vedrò di fare i compiti per casa perché il titolo che arriverà mi fa già venire l'acquolina! Anche se il mio film "del cuore" arriverà tra un mese circa (Pryor+Candy+tanti soldi...).

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    1. Oh quello che vorrei sempre sentire, se riesco qualcuno a vedere o rivedere un bel film questa Bara ha fatto il suo dovere ;-) Il tuo Hill del cuore me lo sono già rivisto (mi sono portato avanti) non vedo l’ora di scrivere anche di quello! Cheers

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  5. Dico solo grazie a questo ed altri film simili, perché senza non avremmo mai avuto Baby Driver nel cinema ed appunto Driver nel mondo videoludico ;)

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    1. Tutto questo lo dobbiamo a Walter Hill, un vero maestro! Cheers

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  6. Dopo anni sono riuscito a vederlo e devo ammettere che sono rimasto un po deluso. Il film è sorretto da O' Neal (al suo ultimo grande ruolo) e da Dern oltre che dagli inseguimenti che dopo 40 anni sono davvero spettacolari! Per il resto la storia è sin troppo minimale ed il suo andamento piuttosto anni 70. Non vado pazzo in generale per il cinema americano del periodo. Il citato "Getaway" pure peggio. Potrebbe essere un filmone, ma ha tutta quella parte con Al Lettieri e gli altri due che ti chiedi cosa centri con il resto del film!
    Le 4 successive pellicole di Hill per me sono più belle. Poi il nostro intraprenderà un curioso saliscendi.
    Mi hai ricordato che mi devo rivedere "Geronimo". XD

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    1. Pensa che per me "minimale" e "Anni '70" sono già eccezioni positive per un film ;-) Gli anni '80 sono più facili da ricordare, ma per me il vero fermento creativo, in tutti i campi dell'arte e dei generi cinematografici, era negli anni '70. Non vedo l'ora di rivedermi "Geronimo" quando ci arriveremo capirai il perché ;-) Cheers

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  7. IRIS l'ha trasmesso la notte scorsa e ne ho approfittato per vederlo, che onestamente non ricordo mica l'ultima volta che mi sono gustato il film: ammazza che capolavoro! Mica lo ricordavo così gagliardissimo!!!
    Concordo su tutto, questo è puro western, solo che i cavalli stanno nei motori :-D
    Il gioco tra un Bruce Dern più Bruce Dern che mai e un Ryan O'Neal mai così cazzuto è davvero il cuore di una sceneggiatura snella, ridotta all'osso, quasi minimale, eppure è potentissima. Ho potuto capire meglio certe scelte di "Drive" (2011), anche se possiamo parlare di reinterpretazione quanto si vuole, ma Hill è imbattibile! La corsa finale - anzi, la sfida all'Ok Car! - è qualcosa che ti prende alla gola e ti mozza il fiato.
    Ah, mica ricordavo che i personaggi sono senza nome! Quando arrivano i titoli finali leggo "The Driver, The Detective, The Player"... nessuno nel film ha un nome! Hill ha giocato così forte di sottrazione che ha tolto pure l'orpello dei nomi, e ognuno si chiama come quello che fa. Quale altro genere accetterebbe un eroe senza nome? Ah sì... il western! ^_^

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    1. "Drive" (2011) e "Baby Driver" (2017) sono andati a scuola guida da Walter Hill che però è come il sottotitoli italiano di questo film, imprendibile ;-) Gualtiero ha preso l'idea dei personaggi identificati dal ruolo da Melville e l'ha portata nell'unico altro genere che può permettersi una trovata così, il western di cui è maestro. Resta un film incredibile perché ha un ritmo perfetto e non un filo di grasso di troppo (nei dialoghi, nella storia, nella durata), il tuo neologismo mi piace, davvero una sfida all'OK Car ;-) Cheers!

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