sabato 2 marzo 2019

Batman - Anno uno di Frank Miller: Absolute beginners


La scusa è quella di una rubrica su Batman, ma ogni occasione è buona per rileggersi un po’ di bei fumetti.

Il successo mondiale di Il ritorno del Cavaliere Oscuro, rilancia alla grande l’Uomo Pipistrello ma anche il suo autore, Frank Miller che nel 1987 fa una scelta estrema, quindi perfettamente in linea con il suo carattere. Se The Dark Knight Returns era stata l’ultima storia di un vecchio Batman alla fine della sua carriera, “Anno uno” fin dal titolo fa l’esatto opposto, raccontare nuovamente le origini del personaggio, con due storie, Miller ha letteralmente tratteggiato l’Alfa e l’Omega dell’Uomo Pipistrello, si perché dopo il rilancio di tutte le serie dell’era post-Crisis, la Distinta Concorrenza non ha avuto il minimo dubbio che l’unico uomo che doveva reinventare le origini del personaggio non poteva che essere Frank Miller.

Bat-Pugno e Bat-Calcio in azione!
Pubblicato per la prima volta negli stati uniti tra il febbraio e il maggio del 1987, sui numeri dal 404 al 407 della serie “Batman” (in uno strambo paese a forma di scarpa invece, sulle pagine di “Corto Maltese” nel 1990), questa storia si avvale di una vecchia conoscenza di Miller, il grande David Mazzucchelli, lo stesso con cui Frank aveva lavorato per sfornare un’altra opera fondamentale, per la Marvel però, quel capolavoro di “Daredevil: Born Again” (1986). Ora, ditemi cosa volete, ma le matite di Mazzucchelli a me fanno impazzire, ve lo dico subito così vi mettete l’anima in pace, ma tanto più avanti ci torniamo, tenetemi l’icona aperta.

La storia inizia con due personaggi che raggiungono la città di Gotham, lo fanno lo stesso giorno ma con una metafora (sottiliiiiiiissima) di Miller, utilizzano due mezzi di trasporto diversi: Il poliziotto James Gordon arriva su un proletario treno, insieme alla moglie Barbara, trasferito da un’altra città per problemi con i vecchi colleghi. Bruce Wayne invece arriva sul suo aereo, decisamente più capitalista, manca da Gotham da dodici anni, tutti passati ad allenarsi per la sua missione di vita.

Vite parallele applicate a similitudini velatiiiiiiiiissime.
Ancora non lo sanno, nemmeno si conoscono, ma diventeranno due delle personalità più importanti della città, alleati nella lotta contro la corruzione e la criminalità, ma soprattutto protagonisti di “Batman - Anno uno”. Opposti ma identici, capaci di ispirare e portare speranza, come fanno all'altro personaggio chiave della storia, Selina Kyle.

Si perché Bruce tornato in città, sfrutta quello che ha imparato nei suoi viaggi, per camuffarsi da reduce di guerra e portare un po’ di giustizia nelle luride strade di Gotham, per farlo sceglie un quartiere a caso, e trattandosi di quello a luci rosse, questo garantisce che buona parte dei personaggi femminili nella storia, di mestiere facciano, beh il mestiere. Grazie Frank Miller! Non ti smentisci davvero mai.

Roxanne Selina, you don't have to put on the red light.
Selina Kyle questo fa, anzi è specializzata in clienti con il pallino per il sadomaso, una trovata che poi la Distinta Concorrenza ha provato a stemperare in altre storie a fumetti, ma che qui non può non far pensare ad alcuni dei personaggi di “Sin City”, e che permette a Miller di scrivere i suoi soliti epitaffi spacciati per dialoghi per la futura gattina di Gotham: «Sai perché odio gli uomini? Non ne ho mai incontrato uno vero» DRIIIIN! Chi è? Sono il femminismo secondo Miller? Sono in ritardo di ottantadue anni.

In “Batman - Anno uno” le vite dei personaggi scorrono parallele, Gordon deve affrontare la corruzione del Commissario Loeb - ammanicato con le famiglie mafiose della città - oppure di alcuni suoi colleghi, tipo il simpaticissimo Flass, uno che si meriterebbe di essere picchiato due volte nei giorni pari e tre in quelli dispari. Mentre Batman, ferito e sanguinante dopo la sua prima disastrosa uscita, ha la visione di un enorme pipistrello, ispirazione per la paura che vorrà imprimere nel cuore dei criminali, in una delle scene più efficaci di tutta la storia.

Bruce Wayne e i pipistrelli, l'inizio di una lunga storia d'amore e mantelli neri.
Per Frank Miller, nessuno dei due personaggi è uno stinco di santo, Gordon crede nelle legge ma ha delle fragilità tutte umane, tipo la sua storia d’amore segreta con la collega di lavoro Essen. Mentre l’uomo pipistrello di “Year one” è un esordiente totale, per dirla alla David Bowie, durante la sua prima sortita in costume, rischia quasi di uccidere un criminale involontariamente e ne esce senza il cranio spaccato per pura fortuna. Ho sempre ammirato il modo in cui, in alcune didascalie - vere sostitute dei “baloon” del pensiero nello stile di Miller - il Batman di Miller si auto criticasse per le sue prestazioni non eccelse, ricordando a se stesso che è solo grazie alla fortuna che anche questa volta non è stato ucciso, lo faceva il vecchio Batman in Il ritorno del Cavaliere Oscuro, ma Miller ci fa capire che questa abitudine è iniziata fin da giovane per il personaggio. Segni di continuità!

Batman per i suoi metodi diventa il più ricercato dalla polizia di Gotham, ma anche da Carmine Falcone, detto "il Romano", il boss mafioso più temuto e potente di Gotham City, incazzato nero con l’Uomo Pipistrello dopo che questo gli ha fatto fare la figura del cioccolataio, facendo scagazzare sotto di paura lui e i suoi ospiti durante la cena tra le famiglie mafiose.

Il dessert verrà servito in prigione, lo spavento invece è un regalo di Batman.
La caccia all’Uomo (pipistrello) sfocia in una delle scena più memorabili di “Batman - Anno uno”, quella dei pipistrelli direte voi? Ma va quella del gatto! Si perché prima Batman non solo si libera dalle manette spezzandole come se avesse la super forza di Hulk (eh!?), ma poi inseguito da uno dei poliziotti corrotti, lo prende e gli fa attraversare la parete (di testa), perché lo sbirro poco prima ha maltrattato un gattino. Questo ci fa capire che uno tra Bruce Wayne e Frank Miller è decisamente un gattofilo convinto.

Si vede che è un giovane Batman, insegue un gatto invece che Catwoman.
No scherzi a parte, per sfuggire dall'assedio della polizia, Batman utilizza un congegno sonico che attira uno stormo di pipistrelli, in quella che è davvero la scena più memorabile di “Batman - Year one”, anche grazie ai disegni di David Mazzucchelli, dai chiudiamo quell'icona lasciata aperta sul vecchio David!

Ahhhh pipistrelli! Si attaccano ai capelli!
Possiamo dire che spesso Mazzucchelli non si impegna troppo con i primi piani, e non perde molto tempo a disegnare alcune espressioni dei personaggi? Credo che non si offenderà nessuno, ma il suo tratto è minimale e deciso allo stesso tempo. Il suo Batman non è (ancora) nerboruto come lo disegnava Miller (e Janson) in The Dark Knight Returns, è un allenato esordiente, ma i disegni di Mazzucchelli non fanno mai sembrare il costume di Batman una carnevalata, in una storia che si basa su dialoghi, dinamiche e situazioni prese di peso dalla letteratura noir.

L’edizione assoluta di “Batman - Anno uno” edita dalla Planeta, contiene una nutrita sezione dedicata a materiale speciale extra, con disegni e parte della sceneggiatura originale di Miller, ma attraverso un breve fumetto di poche pagine, Mazzucchelli si interroga sul realismo nelle storie di super eroi, tre vignette che riassumono questo delicato concetto molto bene.

Una gran lezione, da parte di un gran disegnatore.
I disegni di David Mazzucchelli sono così efficaci nella loro diretta essenzialità, da uscire a testa alta in questa impresa, grazie alle su matite, “Batman - Anno uno” è così noir da farti chiudere un occhio, se non proprio entrambi, su alcuni passaggi davvero forzati. No sul serio, volete dirmi che Gordon non si accorge, che il motociclista nero vestito, che guarda caso passa vicino a casa sua, proprio mentre lo sgherro mandato dalla mafia sta per rapire sua figlia, non può essere altri che Batman? Eddai su!

No dai è impossibile, però non cambia il fatto che la scena del rapimento della piccola Gordon, non solo è incredibilmente appassionate, ma è anche il momento in cui il rapporto tra i due personaggi si cementa per sempre.

“Batman - Anno uno” non è una storia perfetta, è una racconto in cui Frank Miller non raggiunge i toni volutamente estremi usati in Il ritorno del Cavaliere Oscuro, dico anche giustamente perché la trama ha altri intenti. Eppure resta una storia fondamentale e molto riuscita nel delineare i personaggi principali, a scapito di quelli secondari, come Alfred ad esempio, che è da sempre un’icona della mitologia di Batman, che qui purtroppo resta sullo sfondo, fosse stato un maggiordomo robot sarebbe stata la stessa cosa.

Un'entrata in scena così è buona, ma magari la prossima volta sarebbe meglio calcolare gli spazi.
“Batman - Year One” è una bella storia di volontà. Volontà di modificare il mondo attorno a se, utilizzando solo la fede e la preparazione, per Gordon è fiducia nella legge, e per Batman nella giustizia. In questo senso anche la scena del gatto ha una logica, l’Uomo Pipistrello al primo anno è sempre il ragazzino che ha perso i genitori in quel vicolo maledetto, e che vuole instaurare la paura nel cuore dei malvagi, tutti i malvagi in tutte le forme, anche quelli che se la prendono con un gatto, un idealista ancora puro, come solo uno che è al suo esordio può essere.

Questa storia è stata adattata in un cartone animato - abbastanza moscio -  nel 2011, che comunque è la prova che Miller e Mazzucchelli sono riusciti a dare carattere ai personaggi ma anche una spallata alla mitologia dell’Uomo Pipistrello così riuscita che Nolan ha pescato a piene mani da queste pagine, ma a dirla tutta, anche la serie tv “Gotham”.

Vi ricorda il finale di un film di Nolan? Tranquilli, tutto sotto controllo.
“Batman - Anno uno” non è la mia storia dell’Uomo Pipistrello preferita, ogni volta che la rileggo, i difetti sono sempre li ad aspettarmi, eppure ogni volta la trovo più riuscita, coinvolgente e chiara nei suoi intenti, proprio come un esordiente molto motivato. E malgrado quello che dice Batman nelle didascalia, non è fortuna, ci vuole un discreto talento per gettare basi così solide.


vi ricordo la rubrica sull'Uomo Pipistrello della Bara Volante!

8 commenti:

  1. Di' la verità, da quanto l'aspettavi un'occasione per rileggerti il meglio della tua collezione? ^_^
    Noto con piacere che le arti marziali sono sempre state parte integrante di Miller.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahaha in effetti mi dichiaro colpevole vostro onore! Ogni occasione è davvero buona ;-) Penso che sia iniziato tutto quando ha scritto "Ronin", fumetto di Miller che ho nella mia collezione e non ho mai ben capito ad essere onesto. Li sono iniziati i suoi studi per Ninja e Samurai, utilizzati anche per il suo ciclo di storie per Devil da cui è nata Elektra, però dici bene, Miller ha un'infarinatura, o meglio una fascinazione per le arti marziali che torna sempre nei suoi fumetti. Cheers!

      Elimina
  2. Davvero un' opera accattivante e sorprendente. Immancabili i riferimenti alla guerra del Vietnam per una storia decisamente noir dall' atmosfera molto ben riuscita. Ritmo compassato e scrne d' azione ben calibrate. Divertente quando Bruce mentre combatte con Selina pensa:" Conosce il karate! Per fortuna solo quello". XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. quei dialoghi lapidari che Miller sapeva scrivere, vuol dire ok sa il Karate, per fortuna altrimenti mi farebbe il culo a strisce, ma io ne so più di lei. Come dire tutto con pochissimo ;-) Cheers

      Elimina
  3. Dave Mazzucchelli è un discepolo di Alex " Less is more " Toth. Non tira via, semplicemente sa raccontare via sintesi e via assenze. Beato lui. Anche Matt Wagner nella sua Legend Faces (" Volti " da noi - Due Facce nel tentativo di popolare una isola con freaks like him ndr ) e nel primo team up tra il Darkoso ed il "suo Grendel " cita il Bats essenziale di Dave. Direi che un altro epigono di Mazz è Lee Weeks. Marco Checchetto segue la via di Weeks e quindi è un nipotino di Dave. Io sono un fan anche del Mazzucchelli post super-eroistico, sia di Città di Vetro sia dei racconti post viaggio in Giappone, ma non ho mai letto Asteryous Polip. Ai fans della Less is More Attiturde consiglio il recupero delle Batman Adventures disegnate dal compianto Mike Parobeck, da Ty Templeton, Rick Burchett, Bruce Timm etc.
    Una curiosità: le didas di pensiero in loco delle nuvolette a pecorella stilizzata che salgono dalla zucca del personaggio sono diventate famose grazie principalmente allo Shang -Chi di Moench e Gulacy nei seventies del secolo scorso. Il Maestro del Kung-Fu parlava davvero poco ed il rischio era di rasentare il mood de Il Respiro ed il Sogno di Ken Parker o di Infierno di Faraci/Ziche e così Doug trovò una interfaccia , visivamente non disturbante, che permettesse al lettore, quasi, di sentirsi una combo di Dave Carradine e di 007. Se non ci fossero i fumetti, qualcuno dovrebbe proprio inventarli. Ciao ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Alex Toth aveva sapeva dare una plasticità ai suoi personaggi fantastica, riusciva a renderli realistici e “cartoneschi” in parti uguali, le sue tavole per gli studi dei personaggi sono una gioia per gli occhi, come le sue signorine spesso di “fianco forte”. Lee Weeks è un altro che mi manda giù di testa, non avevo mai notato la “parentela” tra lui e il nostro Marco Checchetto, ma ora non riesco a pensare ad altro, questo spiega perché sono tutti disegnatori che gradisco moltissimo. Vuoi vedere che Miller con la sua fissa per le arti marziali nei fumetti, ha pescato anche da Shang-Chi, questo chiuderebbe proprio il cerchio. Vero che non solo malissimo questi così con i disegni e la parole? Potrei prenderci gusto ;-) Cheers

      Elimina
  4. Dave in una intervista ha detto che - al lavoro nei suoi primi DD , quindi non Born Again - aveva ben presente la lezione di Gene The Dean Colan che è stato fino a FM il disegnatore con il quale il pubblico di fans identificava Scavezzacollo. Poi la svolta Toth. Le didas di pensiero di FM resistono molto meglio alla prova del tempo di quelle di Moench che tentano di restituire lo zen di un tizio che è stato allevato da un mad doctor per essere una arma letale e si può commuovere per un insetto che danza leggero su di un fiore, ma il campione nella disciplina " una frase una sentenza " del Ferribotte dei Soliti Ignoti è lo Azzarello di Hellblazer, seguito dal Chuck Dixon del Punisher anni novanta. Amo questo standard, ma ammetto che gli preferisco i comics in cui non ci è dato sapere cosa pensino gli attori in campo e fuoricampo e trovo paradossalmente che un tipo di disegno che non carichi la recitazione in senso espressionista permetta straordinarie combinazioni. Meglio senza colore che è una altra occassione di distrazione e di senso. Ambiguità come valore. Probabilmente apprezzerei una storia de La Pimpa disegnata da Nick Drnaso in b/n e formato tascabile in cui la cagnolina torna a Gotham per fare il cane poliziotto e salva un gatto da una banda di ratti colle ali.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le didascalie di Chuck Dixon sono delle bastonate, Miller con il tempo ha smussato gli angoli, Dixon no. Non ho ancora letto il terzo Cavaliere Oscuro, ma da quanto so Azzarello ci ha messo più che qualcuno delle sue didascalie, il che chiude abbastanza il cerchio. La Pimpa in bianco e nero disegnata da Nick Drnaso potrebbe essere di fatto uno dei miei cani, che è una Pimpa in bianco e nero, appena arrivo a caso cerco se sulla zampa porta la firma di Nick ;-) Cheers!

      Elimina