Da qualche tempo qui sulla Bara mancano le serie tv, non
perché abbia smesso di colpo di guardarle anzi, il problema è un altro: Non
riesco a trovarne una che mi piaccia davvero. Quindi ho pensato di riassumere
le ultime visioni in un solo post, da leggere tutto d’un fiato e su cui
aleggiano le immortali parole del Boss: 57 channels and there's nothing on.
Russian Dolls
Stagione: 1
Dove la trovate: Netflix
Otto episodi, da 25 miserabili minuti l’uno, per una serie
ideata, prodotta e soprattutto interpretata da Natasha Lyonne, che qui
interpreta Nadia, costretta a rivivere il giorno del suo trentaseiesimo
compleanno in eterno, tra morti, scoperte, drogucce consumate, qualche altra
morte e soprattutto scale che sono armi letali più di Mel Gibson.
Cosa può andare storto quando la mitica Nicky di Orange is new Black, decide di regalarci
la sua interpretazione del classico di Harold Ramis “Ricomincio da capo” (1993)
con Bill Murray e Andie MacDowell? Tutto, perché per consumare quella ridicola
manciata di episodi mi ci sono volute due settimane (storia vera) un po’ come
se nel loop temporale ci fossi finito dentro anche io.
Nadia di fatto sembra condure la vita che ti aspetteresti da
Nicky fuori dalla sbarre, se non per il fatto che allo stesso modo è una
prigioniera anche lei, quindi la sensazione di dejà vu, va ben oltre la
struttura ossessivamente ripetitiva della serie. Natasha Lyonne è molto brava,
ha carisma da vendere ma la serie invece di coinvolgere, sembra pensata per
essere un palcoscenico per il suo talento, niente di male in questo, ma giunti
alla fine della – faticosa – visione, l’unica cosa che ci si porta a casa è "Gotta
Get Up” di Harry Nilsson, il pezzo che sentirete a ripetizione anche dopo aver
messo in pausa lo streaming di Netflix. Nella vostra testa, all’infinito, forse
per sempre.
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Natasha Lyonne is the new Bill Murray. |
Commento in breve: Groundhog Readhead day
Chi ne ha scritto meglio di me: Il Cumbrugliume vi darà ripetizioni.
The Umbrella Academy
Stagione: 1 (già rinnovato per una seconda)
Dove la trovate: Netflix
Con tutto il rispetto per chi amava i My Chemical Romance,
non sono mai stato un gruppo per me. Ero già troppo vecchio, rozzo e inacidito
dalla vita quando erano famosi. Inoltre una volta che ho rischiato di vederli
dal vivo, il cielo mi è caduto sulla testa come negli incubi di Asterix e compagni
(storia vera), non sono uno scaramantico, ma tendo a cogliere i segnali che
l’universo manda, specialmente quando sono così chiari.
Da vecchio (rozzo e inacidito) lettore di fumetti, ho
ritrovato Gerard Way - ex cantante del gruppo convertito a sceneggiatore di
fumetti - sulle pagine dell’Uomo Ragno, proprio lui ha contribuito a creare la
versione cartacea di Sp//der, uno degli Spidey alternativi che abbiamo visto
anche in Spider-Man - Un nuovo universo.
Vogliamo dare una possibilità a questo ragazzo dopo una cosetta così? Certo,
non sono uno che porta rancore io. Non troppo almeno.
Il 1° ottobre 1989, quarantatré donne in tutto il mondo
partoriscono contemporaneamente, anche se al loro risveglio quella mattina,
nessuna di loro era incinta. Bella fregatura, nemmeno l’aspettativa per maternità,
sfiga. Sette di questi bambini, dotati di super poteri, vengono adottati
dall'eccentrico miliardario Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore) e trasformati
in una squadra di supereroi nota come "The Umbrella Academy".
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Un giorno magari saranno Batman, ma per ora sembrano tanti piccoli Robin. |
Balzo in avanti nel tempo, i fratellini e le sorelline si
radunano ancora malgrado tutti i loro contrasti, il giorno della morte del loro
padre adottivo, tra di loro ci sono Luther (Tom Hopper) un astronauta dal
corpaccione grottescamente fuori misura, Allison (Emmy Raver-Lampman) una
famosa attrice, Vanya la violinista (una Ellen Page invecchiata di colpo, anche
perché sembrava eternamente bloccata all’età di quattordici anni, povera),
Klaus il tossico che parla con i morti (Robert Sheehan, l’eterna promessa
mancata dai tempi di “Misfits”) a cui si aggiunge il migliore di tutti, Numero
5 (Aidan Gallagher) un ragazzetto che zompa avanti e indietro nel tempo quasi a
piacimento.
Lo so cosa state pensato, quello che più o meno è stato
detto da tutti, le famiglie disfunzionali tanto care al cinema di Wes Anderson, incontrano gli Uomini-Pareggio. Anzi lo scrittore di
fumetti Grant Morrison ha fatto molto di più, ha definito il fumetto originale
di "The Umbrella Academy" come: Un X-Men per persone fighe (storia
vera) forse perché ha ancora il dente avvelenato con la Marvel, dai tempi in
cui gli Uomini-Pareggio era lui a scriverli.
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Eh lo so Ellen, la vita dopo i trenta è così. |
Giovanotti che viaggiano nel tempo o che parlano con i
morti, maggiordomi scimmia, personaggi con corpi da gorilla, una serie di
stranezze assordite che però generano più noia che meraviglia. Il mistero
misterioso dietro alle trame, è così impossibile da capire che a metà stagione mi
sono messo ad urlare, nome dell’assassino, arma e luogo del delitto come in una
partita di “Cluedo”. Ed io di solito sono una pippa a risolvere i gialli.
Com’è possibile annoiare quando hai una scimmia come
maggiordomo? Come!? Pensare che Netflix ha ucciso tutte le serie dei Difensori (e per sicurezza anche “The Punisher”)
pur di potersi permettere una SIMMIA in CGI. Forse preferivo i grugniti da
cantane Metal di Jon Bernthal, che
poi è il mio problema. Sono troppo vecchio, rozzo e nerd per Gerard Way.
Commento in breve: Sono cresciuto leggendo Hellboy e B.P.R.D. a voi non vi vedo
nemmeno nello specchietto retrovisore, tzè!
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“Mi spiace amico mio, oggi Cassidy è intrattabile, nemmeno con le scimmie si intenerisce”. |
Chi ne ha scritto meglio di me: Fate un salto su Omniverso per un’analisi ben più mirata.
True Detective
Stagione: 3
Dove la trovate: Sky Atlantic
Vi ricordate quando tutti hanno criticato la seconda stagione di True Detective, ecco
quando sono arrivato alla fine della terza, ho capito che è seriamente ora di
rivalutare la seconda, che era decisamente più originale della trama e anche
più articolata, anche se la messa in scena della prosa di Pizzolatto era un
vero casino, anche per via di un ritmo tutto sbagliato.
Tutto possiamo dire, ma non che Nic Pizzolatto non abbia un
ufficio reclami che non funziona. L’intenzione sembra proprio quella di tornare
alle atmosfere della prima e ultra celebrata stagione, non solo
nell’ambientazione rurale, quello dell’Arkansas, ma anche nello schema:
Mahershala Ali fresco del suo premio Oscar per Green Book, arriva a questa serie all’apice della sua celebrità,
proprio come era accaduto a Matthew McConaughey (in amicizia McCoso) per la
prima stagione.
Il 7 novembre 1980 in Arkansas, i fratellini Julie e Will
Purcell escono in bicicletta per andare a giocare a casa di un amico, ma non
tornano più. Il caso viene affidato ai detective Roland West (Stephen Dorff) e
Wayne Hays (Mahershala Ali) detto “Purple Hays”, gioco di parole che ricorda i
suoi trascorsi nel fottuto ‘Nam. Se gli amatissimi Rust e Marty erano una
coppia male assortita, qui i due collaborano molto meglio, anche se è chiaro
che West sia un comprimario di lusso, proprio come la moglie di Wayne, Amelia
(la brava Carmen Ejogo).
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Di tutte le foto che potevo scegliere, proprio quella con il canestro da basket. Non mi smentisco mai. |
Il primo problema è proprio questo, comprimari di lusso
impegnati ad interpretare personaggi che sono più che altro svolte narrative,
come la giornalista Elisa Montgomery (Sarah Gadon musa di Cronenberg, anche lei eternamente destinata a non decollare
mai) oppure l’Indiano che si becca tutte le accuse, quando è chiaro per tutti –
specialmente per gli spettatori – che sia il classico capro espiatorio.
L’ho visto dal vivo una vita e mezza fa, a meno che non sia
cresciuto nel frattempo, posso garantirvi che Stephen Dorff è alto un metro e
un tappo, accanto a Mahershala Ali letteralmente sparisce, quando gli va bene i
due sembrano l’articolo “il”. Anche perché Ali è bravissimo ad interpretare il
personaggio in tre fasi della sua vita, e anche grazie ad un trucco riuscito, è
credibile nei panni del vecchio detective malato di Alzheimer, che però vuole
ancora fare luce su un caso che si divide in tre momenti: Il 1980, il 1990 e il
2015.
I primi due episodi ti introducono ad una storia piuttosto
coinvolgente, tutto è molto ben diretto grazie alla regia di Jeremy Saulnier che è perfetto per le
atmosfere di questa serie, ma se escludiamo l’episodio numero quattro - diretto
dallo stesso Pizzolatto - quando la regia passa a Daniel Sackheim, malgrado la
sua lunga gavetta televisiva la musica cambia. Inoltre per sette episodi non
accede nulla, e per vedere qualche trama conclusa bisogna spettare la seconda
metà dell’episodio finale, un tantino troppo forse.
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Alla faccia del "De-aging" di Sam Jackson. |
A me sta benissimo sapere che Nic Pizzolatto sia più
interessato ai traumi dei suoi personaggi, che alla vera risoluzione del caso,
mi sta un po’ meno bene che le trame che decide di concludere, vengano condotte
con colpi di scena degni delle peggiori telenovela. Non voglio entrare nel
dettaglio per non rovinare la visione a nessuno, ma un paio di colpi di scena
qui sembrano rubati a “Milagros”, per non parlare di come la malattia del
protagonista, sia anche questa una svolta di comodo della trama: Dai andiamo il
vecchio Detective non ha dimenticato niente, ma niente di tutta questa lunga
indagine, però guarda caso, dimentica proprio quel dettaglio lì? Che è solo il
più importante di tutti? Per altro lasciando anche il suo compare a disperarsi
nel dubbio? No, non ci siamo proprio.
Peccato perché l’inizio della stagione era promettente e
Mahershala Ali si conferma caldo come una stufa, veramente bravissimo. Però
questa serie continua a far pensare che forse la prima stagione sia stata
irripetibile, e non solo per la presenza di Alexandra Daddario, fatevene una
ragione! È andata via! Smettetela di vivere nel passato!
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Qui la situazione è grave, il cast di Stranger Things è stato rapito". |
Commento in breve: True Detective 3 - Vecchi alla riscossa!
Chi ne ha scritto meglio di me: In central perk troverete dell’ottimo caffè e le parole di Lisa, un
toccasana per riprendervi.
Sex education
Stagione: 1 (già rinnovato per una seconda)
Dove la trovate: Netflix
La serie televisiva britannica creata da Laurie Nunn e
diretta da Kate Herron e Ben Taylor, è un concentrato di cliché come se non ci
fosse un domani, ma proprio per questo è bellissima.
Avete presente i film con gli adolescenti a scuola? Tutti
ormoni che fanno le sgommate nei piazzati e dubbi sulla crescita? Ecco “Sex
education” pesca a piene mani da qui, ma riesce a parlare di sesso ed
educazione sessuale, in maniera divertente e intelligente. Sarebbe fin troppo
facile etichettarla come una specie di “Big Mouth” meno sboccacciata e con
attori in carne e ossa, ma considerato che “Big Mouth” è un piccolo culto, non
è nemmeno un brutto paragone.
Otis (Asa Butterfield) è uno sfigatello che non riesce a dar
sfogo agli ormoni a dovere, inibito dall’avere come madre una terapista
sessuale di fama internazionale, disinibita, ultra liberare e fatta a forma di
una Gillian Anderson semplicemente impeccabile per il ruolo.
Il miglior amico di Otis è un altro cliché, Eric (Ncuti
Gatwa) nero, omosessuale e in fissa per “Hedwig una diva con qualcosa in più”,
più aderente al canone di stereotipo di così non è proprio possibile. Forse si
può fare di più solo aggiungendo la ragazza che fa perdere la testa ad Otis, la
classica carina Punkettina che avreste voluto come fidanzata quando avevate
quattordici anni, ma purtroppo esisteva solo nella vostra mente, e di certo non
somigliava a Maeve, che ha il volto di Emma Mackey, una specie di Margot Robbie
3.0. Perché da quanto ho capito della Robbie escono più modelli dell’iPhone ma
con la stessa regolarità, quindi dopo la versione 2.0 (Samara Weaving) ora siamo già arrivati all’ultima incarnazione.
Auricolari bluetooth venduti separatamente.
Un po’ per caso, e un po’ per fare colpo su Maeve, Otis
diventa di colpo il terapista sessuale della scuola, sfruttando gli anni di
indottrinamento materno per dare buoni consigli ai suoi coetanei. Il suo primo
paziente è il bulletto capitano della squadra, che anche lui a ben guardarlo,
risulta il solito cliché delle storie con protagonisti degli adolescenti.
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“Ti ho raccontato di quella volta in cui io e l’agente Mulder l’abbiamo fat…”, “Mamma ti prego non lo voglio sapere!”. |
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“Eppure mi ricordi qualcuna che ho già visto”, “Harley Quinn lo so, me lo dicono tutti”. |
Ma malgrado il loro essere ricalcati su stereotipi, Otis,
Maeve, Eric e tutti gli altri, riusciranno comunque ad appassionarvi, perché
sono scritti con la leggerezza giusta per questi personaggi, senza mai
ricorrere a soluzioni di trama (troppo) riciclate. Ma soprattutto sono recitati
così bene da risalutare credibili, per una serie che riesce a parlare agli
adolescenti, quelli di oggi e quelli che lo sono già stati e hanno fatto la
gavetta. Guardatevi la classica scena «Io sono Spartaco!» nella versione
fornita da questa serie, poi ne riparliamo.
Di tutte le serie che ho visto di recente, questa è l’unica
che mi è davvero piaciuta, anche se nella lista forse dovrei includere anche “Nightflyers”,
ma purtroppo mi sono arenato come una balena spiaggiata (sul divano) a metà del
secondo episodio, e chissà se la terminerò mai, visto che è già stata terminata
e cancellata.
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The |
Commento in breve: I'm going through changes...
Chi ne ha scritto meglio di me: Visto che mi avete letto
fino a qui, vi siete meritati un'altra tazza di caffè In central perk.
A me Umbrella Academy è piaciuta, pur senza esaltarmi.. Non mi aspettavo questo endorsement per Sex Education, mi hai convinto a provarla! True Detective devo iniziarla a brevissimo... Tu però recupera Wayne, secondo me ti farà far pace col mondo della serialità :D
RispondiEliminaDopo averne sentito parlare benissimo da tutti ero pronto a farmi conquistare, invece niente nemmeno il fumetto mi è piaciuto (storia vera). "Sex education" funziona alla grande, quella si che è stata una piacevole sorpresa. Ho voglia di vedere "Wayne" da quando ne hai scritto, spero di riuscire ad iniziarla a breve. Cheers!
EliminaVisti solo Sex Education, adorabile, e True Detective, recitato da Dio ma pensato così così. Oggi finisco The OA e do uno sguardo ad Umbrella!
RispondiElimina"The OA" sono fermo a metà del secondo episodio (della prima serie però). Ali è bravissimo si carica la serie sulle spalle, ma Pizzolato uhmm non mi frega più ormai. Cheers!
EliminaQua ho visto solo TRUE DETECTIVE. Tanta, tantissima confusione e poca, pochissima azione. Tutti bravi ma si arriva al finale (acidissimo) col fiatone e sbirciando troppo spesso l’orologiq. Peccato perché erano partiti col botto ma poi si sono persi. Due/tre episodi in meno avrebbero decisamente giovato al ritmo.
RispondiEliminaPer il resto nulla di che. Ho iniziato (e mi sono inchiodato) ALTERED CARBON. Proverò a dare un occhio a SEX EDUCATION... Vediamo com’.
I primi due episodi diretti da Jeremy Saulnier sono ottimi, poi non tiene il passo, una storia più lineare della giustamente bistrattata stagione due, secondo me non basta. "Altered Carbon" mollata dopo tre episodi tutti passati a prendermi a schiaffi per stare sveglio. Cheers!
EliminaAl momento sto vedendo True Detective 3, e per adesso è davvero tanta roba ;)
RispondiEliminaNon voglio rovinarti la visione, l'inizio però è davvero ottimo secondo me. Cheers!
EliminaIo ultimamente mi sto ridando parecchio all'acquisto di cofanetti di DVD, così risolvo. Come serie ti consiglierei però Vikings, un bell'incontro tra realtà storica e spettacolo.
RispondiEliminaAvevo iniziato a guardarla e poi mi sono perso, dico sempre che dovrei provare a riprenderla, ma ogni volta temporeggio. Cheers
EliminaPer me Umbrella e True Detective. Del secondo ho già amato le prime due serie... mi intriga la terza proprio per i tre periodi temporali^^
RispondiEliminaMoz-
Sono ben gestiti, e poi il protagonista è bravissimo, nulla da dire. Cheers
EliminaMi manca solo True Detective, ma solo perché le serie crime non mi prendono e mi annoiano subito.
RispondiEliminaBene o male le altre tre le ho apprezzate tutte, specie Sex Education, mentre Umbrella è fin troppo diluita ed alcuni misteri si sono trascinati fin troppo quando potevano essere rivelati già nelle prime tre puntate.
Ad Umbrella manca un po' di esperienza in compenso ha troppo minutaggio. Sex Education mi ha colpito più di tutte, non lo avrei mai detto ;-) Cheers
EliminaThe Umbrella Academy la finisco domani se riesco, me la sto trascinando da quando Netflix l'ha sfornata come hai fatto tu con Russian Doll (mi è piaciuta abbastanza). La storia è di per sé interessante, musica fighissima ed esteticamente accattivante, ma la storia risulta dispersiva e i personaggi sono solo abbozzati. E Vanja e Luther premio palla al cazzo 2019.I My Chemical Romance li ho visti due volte e mezzo, Gerard Way prima di diventare cicciammerda era messo veramente bene. Mi mancano come band! Welcome to the Black Parade e Danger Days sono ottimi album. Al primo concerto la mia amica tra un po' veniva mani con uno (o gli aveva risposto tipo 'vuoi botte' non ricordo lol), mentre al secondo concerto o e il mio amico eravamo gli unici nonni in mezzo ai ragazzini a saltare come minkioni al grido di Destroya, mentre da un lato c'era un'ora di genitori che si stavano abbioccando in attesa di raccattare i propri pargoli. La mezza volta ero andata ad accompagnare il mio amico (che saltava e minkionava con me nel secondo concerto e ha trattenuto la mia amica nel menare le mani se non ricordo male nel primo) all'MTV T-RL Live (una roba del genere) e una tizia mi fa 'mi scusi... (non ricordo cosa) e io gli faccio al mio amico 'oh, questa mi da' del lei'. Altri tempi. Se avessimo avuto 26/30 anni adesso, ci avrebbero perculati con una stories su Instagram. Che ricordi! XD
RispondiEliminaHai riassunto molto bene, Vanja e Luther si prendono fin troppo spazio, continuavo ad urlare contro lo schermo: «La scimmia! Voglio vedere la scimmia!» (storia vera). A proposito di colonna sonora notevole, non voglio fare quello che batte sempre sullo stesso tasto, ma “Sex education” ha una selezione musicale che secondo me, manda a scuola anche l’Accademia Ombrellati.
EliminaPer quel concerto in cui il cielo mi è caduto sulla testa, avevo fatto come da mia abitudine i compiti, e devo ammettere che malgrado non abbiano mai incontrato i miei gusti, si “Welcome to the Black Parade” aveva dei numeri, “Danger Days” non lo conosco, ma mi fido del tuo giudizio.
Eheh ti ringrazio per i racconti di vita, ancora oggi quando mi dicono “scusi” oppure “signore”, mi volto a cercare qualche anziano dietro di me, il più delle volte non lo trovo. Però ti capisco bene, per fortuna abbiamo evitato di un soffio l’era dei Social Così, fiuuuuu! ;-) Cheers!
Io come sempre mi ero arenata nei vari commenti e scopro solo ora di aver avuto ospiti per dei caffè! Grazie!
RispondiEliminaQuanto alle serie, su quelle Netflix ci troviamo d'accordo: il Natasha show stanca fin troppo facilmente, la carineria di Sex Education cavalca bene tutti i cliché del caso e quell'Umbrella Academy... no, non l'ho mai finita. Ferma al terzo episodio in cui tra sonnellini e sguardi annoiati al telefono ho capito che potevo impiegare meglio il mio tempo.
Mi spiace invece che True Detective non ti abbia preso come a me, il ritorno alle origini è evidente e il caso si risolve in modo non brillante, ma loro, la scrittura sono per me immensi. L'ho già sbandierato il mio nuovo amore per Ali?
Di nulla figurati, dopo i miei post avevo lettori bisognosi di caffeina, quindi li ho indirizzati dalla tua parte ;-) Oh meno male, perché erano tutti così entusiasti degli “ombrellati” che temevo di avere qualcosa io, ma se nemmeno una scimmia mi smuove, vuol dire che qualcosa non va.
EliminaMi spiace un po’ anche a me perché i due episodi iniziali diretti da Jeremy Saulnier sono ottimi, poi purtroppo il coinvolgimento è andato spalmandosi sul divano. Ali è bravissimo da solo fa quello che nella prima stagione facevano McCoso e il “mio” Woody, davvero notevole, è il suo momento d’oro e si spera continui così. Cheers!
Sono curioso di sapere l'aneddoto del "cielo caduto sulla testa" (se non sono troppo sfacciato :D).
RispondiEliminaThe umbrella academy mi incuriosisce, soprattutto il famoso giovane-vecchio, il n.5 :D.
Nel 2007 ero all’Heineken Jammin' Festival spostato da Imola a Venezia (anzi Mestre), il primo giorno avevo visto Mastodon, Slayer e Iron Maiden, il secondo giorno ero lì per i miei Pearl Jam, ma più infame della scelta del posto dove suonare era la combinazione di gruppi della seconda giornata. Abbinare i Pearl Jam a Linkin Park, The Killers e My Chemical Romance, è un po’ come fare la torta con la marmellata migliore della tua riserva, e poi metterci dentro la soppressata, il lardo di colonnata e la panna spray, tutta roba di ottima qualità, ma difficile da digerire insieme.
EliminaPersino il clima deve aver pensato lo stesso perché sulla laguna dietro il palco, si è scatenata una tromba d’aria che nel giro di dieci minuti ha spazzato via tutto, maxi schermi rovesciati, grandine tipo mitragliatrice e anche un paio di ragazzi che si sono fatti male. Quindi se ogni tanto faccio battutacce su Mestre ora sai il perché ;-) Cheers!